“Immigrati, x favore non lasciateci soli con gli italiani”: letto su una parete a vetri di corso Publio Cornelio Tacito a Terni. Mi è stata segnalata da un amico che mi dice trattarsi di una scritta che “gira molto” sui muri e nel web. E’ stata vista sul basamento di una colonna a Bologna e sul palazzo dell’anagrafe in via delle Fontane a Genova, dove risiede anche l’ufficio decentrato Immigrazione. Riporto ciò che mi fu detto e invito i visitatori a segnalare altri avvistamenti, se ci saranno. Quanto all’autore, immagino sia stata scritta da un tedesco di Vipiteno o da un leghista di Livigno: insomma da qualcuno che a Genova si sente già all’estero.
Non lasciateci soli con gli italiani
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… o troppo a sud! come l’ingegnere amico del Professor Bellavista di DeCrescenzo che, essendo di Milano, sposa una svedese che gli rimprovera continuamente la sua mentalita’ meridionale!!…… ” Si e’ sempre a sud di qualcuno!”………
A parte i sorrisi, mi viene da pensare che una volta eravamo ( gli italiani) il popolo per eccellenza a cui assomigliare; quelli che sapevano essere solidali, affettuosi, carichi di umanita’,disponibili,pieni di risorse.
Ma cosa e’ cambiato perche’ una persona qualunque, per motivi noti solo a lui, riesce pero’ con due parole a fotografare una situazione che sempre piu’ spesso traspare anche dai telegiornali? Dov’e’ finita l’italianita’? Ma allora e’ vero che gli italiani all’estero siamo quelli che ancora deteniamo il carattere del Bel Paese che in patria e’ andato perduto?
E, per favore!, non ditemi che anche questo e’ colpa di Berlusconi…. Se potete, datemi davvero uno spaccato chiaro che deriva dal’osservazione oggettiva di come “siamo” diventati negli anni e di quanto “abbiamo” perduto strada facendo.
Quando sono stata in Italia recentemente mi ha colpito una cosa: la gente non sorride piu’. E non parlo di felicita’, ma anche dei sorrisi piccoli , di quelli buoni e sinceri che si possono scambiare anche per strada o nei negozi con gente che non rivedrai mai piu’.
Parlatemi amici carissimi, fatemi capire se, oltre a diventare razzisti, abbiamo anche abdicato dal carattere nazionale che ci ha fatto superare tragedie indicibili e ci aveva sempre indicato al mondo come l’esempio del saper vivere.
Una buona notte e un buongiorno a tutti
Cara Principessa,
purtroppo come dici tu, anche i sorrisi si sono fatti più rari e progressivamente va scemando la solidarietà e non solo.
Noi italiani, qui nel nostro paese, ci siamo specializzati in paradossi e non sense, così almeno appare anche dalle statistiche comparative sui generi a livello internazionale.
Un paese di cristiani cattolici con il più basso indice di natalità, il più alto di illegalità, di pedofili, di organizzazioni criminali e di morti ammazzati, di morti sul lavoro, e al 36° posto nel mondo in libertà d’informazione.
Eccellenza in telefonini, in ore passate alla TV, in pubblicità ( gli spot che passano nella TV in Italia sono 6 volte quelli che passano in tutte le televisioni europee); volontariato, debito pubblico.
Ai primi posti della classifica mondiale per uso e spaccio di droghe e di medicinali, per inquinamento, dissesto ambientale, abusivismo di ogni genere e per il business del calcio.
Questo è più o meno il quadro generale.
Vedi Principessa siamo troppo presi nel mantenere questi record che l’immigrazione rappresenta un disturbo, una rottura di scatole, non ci possiamo permettere distrazioni e affrontare le problematiche del “diverso” e della diversità, fanno perdere tempo e soprattutto concentrazione, e non va bene. Perché contrastano con l’obiettivo finale della decadenza e dello sbraco che ci stiamo infliggendo.
Questo accade in un paese di super furbi per eccellenza, di opportunisti, menefreghisti, qualunquisti che si cura da almeno 20 anni con dosi massicce di gossip, salotti televisivi, reality show, veline, tronisti e in esibizioni culinarie in TV.
Un paese con 200 mila avvocati e 60 mila praticanti, ridotto al peggiore dei condomini di gente interessata al proprio particolare tornaconto senza più una visione e un progetto comune. E diviso su tutto.
Qualcuno, ben descritto in un film sugli alligatori, ha “intercettato” e cavalcato questa particolare indole degli italiani. All’inizio ci ha fatto una fortuna, poi preso da manie di grandezza è scivolato su Caligola.
E i risultati si vedono.
Un abbraccio
Purtroppo credo che Berlusconi sia l’effetto più che la causa.
La mancanza di senso civico, il “familismo amorale”, la tendenza ad autoassolversi hanno radici ben più profonde. Le qualità che ci siamo sempre riconosciuti erano qualità che andavano bene e ci aiutavano finché eravamo dei poveracci e finché eravamo noi gli “albanesi” e gli “extra” in giro per il mondo. Una volta che ci siamo ritrovati dall’altra parte, tra i “ricchi”, sono emerse le magagne.
In questo senso può essere vero quanto dice principessa: l’unico momento in cui essere italiani è un’esperienza ancora sopportabile è quando si è all’estero (non come turisti però). Allora quasi quasi viene la voglia di tornare. Ma non c’è da preoccuparsi: basta leggere i giornali e guardare i telegiornali che passa.
Secondo me la scritta indicata da Luigi può averla scritta chiunque, non necessariamente uno che si sente straniero perché in un’altra città. Personalmente mi ci riconosco: ben venga una qualche contaminazione da fuori, per liberarci da noi stessi.
cara principezza, ma non è che sta storia dell’italiano buono è un po’ una leggenda?
Tipo quando rimpiangiamo i bei vecchi tempi andati (tipo quelli delle guerre mondiali, della fame e della miseria diffusa, dei matrimoni indistruttibili ma infelici e pieni di bugie, dei “sani principi” senza carne etc etc)?
Invece, credo che il “familismo amorale” che cita MassimoD sia il motore immobile. E facciamo fatica a farne una critica educativa anche nelle comunità cristiane.
(per la serie “Sociologia da strapazzo”)
Concordo con le cose che sono state scritte fin qui e sottolineo l’ultimo commento di Simone. Le comunità cristiane non sono esenti da critiche. Manca spesso un approccio formativo serio. Rimpiango la forza e la vitalità dell’Azione Cattolica di un tempo, che ha provveduto a formare le coscienze di uomini e donne impegnati nella società, nel lavoro, nel servizio, nella politica. Mi sembra di cogliere un grande vuoto. Salvo qualche eccezione.
Mi ritrovo nella vostra sensibilità,
soprattutto con don Mario, sento l’assenza di un laicato cattolico presente e responsabile, come lo ricordiamo della vecchia AC, che è stata appositamente appiattita da…… (lo sai dMario!!!)
Abbiamo avuto tempi di rigoglioso laicato, finchè dall’inizio anni 80 si è entrati gradualmente nel crericalcentrismo, (a danno degli stessi sacerdoti) e depotenziando il laicato che si è semplicemente ripiegato su caritas e volontariato, e non dando altro contributo di pensiero, di ricerca, di approfondimento tra mondo e esigenze di fede.
Fra vent’anni, riprenderemo, questi discorsi che per ora sono in ibernazione….
Sì, sì! Lo so! Ma datti un po’ da fare :-)!!!…Perchè 20 anni?
“Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
…
Mi scusi Presidente
se arrivo all’impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza
…
Io non mi sento italiano
… ”
(Giorgio Gaber)
oddio!!!! ho scritto “principezza” invece di “principessa”!!!! è un refuso…
Chiedo scusa all’interessato. Ora posso ridere di me 😀
“all’interessata”…. glom… vabbè, oggi è una giornataccia… sono un po’ scojoné (francesismo).
Matteo, da chi è stata appiattita l’azione cattolica? è una domanda sincera, di cui non conosco la risposta.
concordo pienamente sulla posizione del moralista circa i rimpianti dei tempi che furono. quando sento qualcuno parlare dei valori di un tempo, del fatto che oggi non ci sono più valori, del fatto nella generazione dei nostri genitori era migliore di quella odierna mi convinco ancora di più del fatto che non c’è miglior tempo per agire, vivere, esistere del presente. i valori di una volta: ve li farei raccontare io dal mio bisnonno, che riposa alle fosse Ardeatine.
L’AC? Diciamo… Eminence
Commissariamento di fatto a fine anni ’80. Molto pesanti.
Ho testimonianze di prima mano su quel che successe.
Comunque la questione va un po’ più a fondo. L’idea che la legge degli uomini sia relativa, in sé corretta da un punto di vista teologico, da noi finisce per significare che il suo mancato rispetto è un peccatto veniale – quando non un titolo di merito – per il cattolico.
È che invece di promuovere la crescita di una qualche forma di “religione civile” condivisa e laica, da parte cattolica si è sempre cercato di proporre il cristianesimo come religione civile per il nostro paese.
felice sintesi. Grazie Massimod
No, caro moralista!, non credo che sia una leggenda… Almeno non a giudicare dalle conversazioni che mi sono ritrovata ad avere con coloro che sono lontani dall’Italia da qualche decennio. Certamente il ricordo in generale e’ sempre ammantato di “qualita’” migliore della realta’ stessa, ma, di fondo, quei tratti caratteriali a cui accennavo erano presenti davvero. E la riprova ne e’ che quando si arrivava in terre straniere non esisteva piu’ alcuna rivalita’ di campanili ma ci si dava la mano da qualunque parte d’Italia si giungesse.
Bravo a MassimoD ! per una lettura cruda ma veritiera del “cambiamento” italico. Che mi fa pensare: vuoi vedere che quando si e’ poveri ( in tutti i sensi) si e’ ( in un certo senso) migliori?
E un altro grazie per una prospettiva vera ancorche’ non allettante va a Nino.In mezzo a tutto il disastroso andare della patria, pero’, mi e’ piaciuto leggere del primato del volontariato, che, forse, sotto sotto, mi da’ ragione. Sebbene ormai ovunque non se ne puo’ piu’ di cultura dell’apparenza, di gossip sfrenato e di tv e tecnologie che gestiscono la nostra vita.
Mi piace sempre ricordare che una foresta che cresce fa sempre meno rumore di un albero che cade, pero’ devo, ahime’, concordare sulla graduale scomparsa ( anche qui) di quella cultura cristiana che formava cittadini per il domani.E non credo che sia mai stata una imposizione di qualcosa (o il tentativo di imposizione) ma piuttosto un’aggiunta importante e sostanziosa al benessere ed alla crescita sana di un paese, quando non condotta all’eccesso.
Concordo, infine, sull’autocritica che in molti dobbiamo operare per aver lasciato che le nostre vite prendessero una deriva lontana da quella formazione di coscienza necessaria per ognuno. Ci ritroviamo in um mondo che non ci piace e con la prospettiva che impiegheremo qualche generazione per raddrizzare il timone, ammesso di riuscirci e ammesso che ne esista la reale volonta’.
E, no,non si stava meglio prima, simone, (nascosti dietro le menzogne). Ma neppure oggi c’e’ da rallegrarsi.Forse sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche… come e’ sempre stato nel nostro DNA.
Un abbraccio a tutti
interessante che da diverse angolazioni, spunti una visione ampia come quella che state mettendo insieme.
Un saluto a chi studia 🙂
Verso le 17 stavo andando alle Pie Discepole a fianco di s. Maria Maggiore, ho acquistato il vino per la messa, serve per domenica.
Ora mi riesce difficile pensare che quello che acquisto dai padri Trappisti a 1 dalle Pie Discepole valga 6.
Mi serviva solo il vino per la messa e anche se ne serve poco, ne ho dovuto prendere un litro.
Ma le Pie Discepole da quale pregiata Cantina si servono?
Già ma quello che vendono loro ha il sigillo della diocesi di Mazara del Vallo Curia foranea di Marsala!!!!
Peccato che quest’anno non avevo ancora fatto provvista di vino dai Trappisti !
Già ma quello che vendono loro ha il sigillo della diocesi di Mazara del Vallo Curia foranea di Marsala!!!!
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Caro Matteo, ma quello è il Pellegrino, ex gemine vitis, in bottiglia da 1 lt, ottimo per il dessert.
Nello spaccio del COR, in vicariato, forse costa meno di 6 euro, così mi pare.
Il marketing!!
Ciao.
Altri avvistamenti di questa scritta sicuramente ci saranno, se crescerà la coscienza di quanto siano diffusi tra noi razzismo e xenofobia. Di sicuro avvistamenti ci sono stati in passato, almeno fin dal 2001: ne ho trovati diversi e nel web e vorrei che fossero di più se penso, per fare un esempio tra mille, alla solitudine di quell’immigrato indiano che aveva perso il lavoro e dormiva alla stazione di Nettuno. I tre ragazzi italiani che gli hanno dato fuoco hanno detto: “Volevamo fà un gesto eclatante”. Molti li hanno scusati perché, si sa, questi stranieri… Quello che viene fatto ai diversi, i loro drammi quotidiani, con in più il liguaggio leghista che li umilia e che ormai è diventato luogo comune, nel silenzio della Chiesa che non si mobilita con tutta la sua forza, di fronte a tutto questo, per difendere la vita, come invece fa in altri casi… a me appare una tragedia grande.
Don Milani diceva: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati da un lato, privilegiati dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
Che ci sia un grosso disagio inn giro è evidente, ma è anche vero che se disagio si avverte significa che in molti resisteil desiderio di essere migliori. Se tutti fossero piegati definitivamente al peggio tutti staremmo bene così come stiamo.
Direi, anzi, che forse c’è una presa di coscienza dei valori essenziali, solo che il contrasto è forte, il rischio di fare il salto di qualità ancora di più perchè si diventerebbe dei diversi, dei lebbrosi agli occhi della massa.
Eppure qualcuno ha questo coraggio, qualcuno si sposta dal “così fan tutti, ma una caratterstica essenziale: quella di non essere un nostalgico, quello di non guardare indietro, non guardare “ieri”, ma guardare avanti, ben cosciente che quello che andava bene ieri, non può andare bene oggi; che quello che “ieri” era buono, oggi è chiamato ad essere “meglio”.
Non si può camminare guardando indietro perchè ci si scontrerebbe con tutti gli altri che hanno la stessa posizione nel camminare. La conversione a cui siamo chiamati quotidianamente, credo abbia a che fare con questo “andare avanti” guardando avanti … schiavando gli ostacoli di quanti – guardando indietro – non sanno dove stanno andando!
Tra l’altro questa posizione “dello sguardo” contraria alla direzione del movimento ha come effetto quello che io chiamo “effetto inverno!
Un effetto che porta sotto i nostri occhi una natura ferma, congelata, morta o – se viva – apparentemente agonizzante. Ma io amo l’inverno perchè nel mese più freddo, più invernale che ci sia, più “disperazione della natura” che ci sia, guardando bene gli alberi e le piante, guardando bene i prati ci si accorge di gemme potenti e piene di vita: una promessa di vita.
Questa è una mia posizione personalissima su cui neppure vale la pena di contestare o disquisire, ma davvero personalmente rifiuto ogni nostalgia, ogni guardare indietro perchè mi perderei il meglio di questo bellissimo film che è la vita e di cui – ognuno di noi – è attore protagonista.
Ciao a tutti e buona giornata …
Marta09, quando ti abbiamo suggerito come formattare il testo, non immaginavamo che avremmo creato… un mostro! 🙂
“Non domandare: ‘Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?’, poiché una tale domanda non è ispirata da saggezza”: questo è Qohèlet 7, 10. Ma io preferisco Siracide 39, 34: “Non cè da dire: ‘Questo è peggiore di quello’, a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona”.
Perchè? Che ho fatto di male? Mi pareva che un testo formattato potesse aiutare nella lettura.
Se infastidisce non lo faccio più!
Ciao
Non mi piace essere un “mostro” ecco!!!!
Ma no, Marta, non era una critica. Era solo un modo per dire che mi sembra tu abbia capito benissimo il meccanismo. Intendevo un mostro di bravura.
Sono d’accordo con Luigi: i tempi antichi non erano migliori. Ma forse (dico come italiani) dobbiamo ancora abituarci a convivere con quelli moderni.
Ah, ecco!!! Ma mi sono solo ricordata dei tag (marcatori) che avevo studiato con mia figlia! E grazie a voi per avermelo fatto ricordare, davvero anche la scrittura può assumere caratteri di carità a volte ( e anche di rispetto)
e ….
GRAZIE LUIGI!!!! … trovare in Siracide e Qohèlet il proprio pensiero è davvero una consolazione grossa … ho sempre pensato di essere out!!!
e …
grazie anche a te Massimo!!!!
Ho studiato storia per un po’ e mi sembra che l’idea di un peggioramento continuo della società e della qualità della vita ci sia sempre stato (come dimostra sia il Qoelet che il periodico riaffacciarsi di movimenti apocalittici).
L’Italia in particolare si crogiola da molti anni nel mito di se stessa: il fascismo e la mafia hanno dimostrato, mi pare abbondamente, che non solo siamo capaci di concepire il male almeno altrettanto bene degli altri, ma anche di esportarlo.
Con questo non voglio assolutamente dire che siamo un popolo di fascisti e mafioso ma che, come ogni altro popolo, siamo soggetti agli egoismi e alla cattiveria verso il prossimo anche se poi troviamo spesso modi originali per declinarli.
Molto dipende anche da coloro con i quali ci confrontiamo: se ci confrontiamo con i tedeschi ad esempio risulta chiaro che abbiamo un senso più aleatorio della collettività che ci rende più elastici ma anche preda di appetiti egoistici.
La povertà ci ha costretto per anni ad imparare l’arte di arrangiarsi ed ha creato anche una forma di solidarietà nazionale che è servita per sopravvivere a governi inetti ed a difficoltà oggettive. La storia del banditsmo ad esempio ci mostra come si siano creati canali alternativi di giustizia per far fronte alla povertà ed alla sopraffazione, che hanno aiutato molte persone a sopravvivere ma si sono trasformati con il tempo in ostacoli profondi alla formazione di istituzioni nazionali.
Quel che è successo quest’estate con i rom a Napoli è un esempio: dove le istituzioni latitano si creano solidarietà familiari e reti di protezione che poi si trasformano in gruppi di pressione e di aggressione anche violenti nei confronti di chi sta al di fuori.
Personalmente mi ritrovo molto nella frase di don Milani citata prima da Fiorenza, e se dovessi definirmi geograficamente userei termini come “europeo e mediterraneo” più che italiano.
Infine: anche secondo me la frase iniziale era lo sfogo di un italiano che voleva vivere in un mondo più aperto alle contaminazioni.
E chi guarda indietro, cara Marta? Quello che cercavo di sottolineare non e’ certamente nostalgia del passato!…
Cercavo soltanto di fare quei paragoni necessari, che tutti operiamo, in privato e in pubblico, affinche’ dal passato giunga la luce che illumina il futuro e ci indica la strada da percorrere nel presente.
Sono sempre state le comparazioni tra le generazioni che hanno provato a migliorare la vita di tutti i popoli e ad evitarne gli errori. Sembra, da qualche tempo, che sia “passato di moda” attingere dall’esperienza trascorsa . Forse a causa del delirio di onnipotenza e onniscenza di cui sono pervasi la maggioranza delle persone e che ci ha condotti dove siamo: tra reality shows, gossip, telefonini, palestre, chirurgia plastica, consumismo sfrenato e tutto quanto di tutto e di piu’. A scapito di cultura, fratellanza, unione, etica, e tutti quei buoni principi che sanno regolare la vita degli uomini ma che sono troppo “barbosi” da assimilare, non fanno tendenza!!
La “colla” che teneva uniti gli uomini e i popoli si sta asciugando rapidamente, forse sarebbe il caso di pensarci, ogni tanto…
Già, Principessa! Ma il distruggere il passato è un estremismo opposto, ma uguale, alla nostalgia.
Diciamo, allora che è un problema di equilibrio!!!
Delirio di onnipotenza o onniscienza è una forma di prevaricazione e di rifiuto della storia.
Insomma, il disagio di non ritrovarsi più in una realtà e per questo ce se ne inventa un’altra.
Ciao
Bel tema, quello proposto da Luigi, e bella discussione, pur se i toni, inevitabilmente, sono un pò pessimisti: ma io mi riconosco in molta parte degli interventi.
No, io non credo che “si stava meglio quando si stava peggio”: può darsi, invece, che il popolo italiano abbia, come dire ?, perso spinta e vitalità e si sia rattrapito; l’energia, la voglia di salire, sfidare la realtà, costruire il futuro, e, intanto, rendersi protagonisti del presente, questi sentimenti così vivi, pur se disordinati, che ci avevano permesso, nel dopoguerra, di risollevarsi, e ci avevano accompagnato, negli anni ’50 e ’60, verso il primo, precario benessere della nostra storia, e, negli anni ’70 ed ’80, verso conquiste di libertà e nuovi spazi di progresso, ci hanno abbandonato per lasciare il posto ad un triste ripiegamento su sè stesso.
Non mi scandalizza, poi, che sia sorto, in queti ultimi anni, un vago e diffuso stato d’animo di disagio e diffidenza verso gli immigrati: è, a ben pensarci, il “minimo della pena”, se pensiamo ai tanti, tantissimi stranieri capitati in Italia nel solo arco degli ultimi 25 anni; piuttosto, è ben più grave che alcune forze politiche (la Lega Nord, tanto per non far nomi), invece che governare questi sentimenti, abbiano eccitato e “detonato” paura e cupa intolleranza verso “gli altri” (gli immigrati, gli “zingari”, i “barboni”: a quando gli “omosessuali” e, perchè no ?, gli ebrei ?), per volgari e becere finalità elettoralistiche, con il risultato (oggi che il Ministro dell’Interno è uno di loro) di dover fare i conti con i mostri che loro stessi hanno creato.
Ma non c’è, per fortuna, solo questo: la mia regione, tante volte additata ad esempio di terra funestata da gretta e meschina xenofobia, è, in realtà, la parte d’Italia dov’è più diffuso il volontariato e la rete di solidarietà sociale verso gli stranieri.
Per questo, non sono, poi, così pessimista per il futuro.
Buona notte e buona domenica a tutti gli amici del “pianerottolo” !
Roberto 55
Intervengo solo per togliere il grassetto
Buonanotte.
o forse così
Sputi sui cristiani, dileggio in Tv
Prima i frati francescani, poi un ecclesiastico armeno: i cristiani sono sempre più presi di mira a Gerusalemme da studenti delle scuole ebraiche ortodosse, che gli sputano in faccia (o, come nell’ultimo caso, sputano sulla croce). Lo denuncia non un giornale cattolico, ma Haaretz, importante quotidiano israeliano. Per di più nei giorni scorsi, su Canale 10 terza emittente isareliana più vista nel paese (a partecipazione pubblica e privata), seguita anche dagli arabi israeliani-cristiani, soprattutto al nord, ha trasmesso un programma gravemente offensivo verso i cristiani/cattolici, con espressioni molto volgari contro Gesù e soprattutto la Madonna e volgari ironie sui miracoli di Cristo e i dogmi cristiani. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se un simile programma fosse stato trasmesso dala Tv di un paese islamico, immagino che ne sarebbe nato un caso. Mi colpisce anche il silenzio dei rabbini sugli sputi e su queste offese alla sensibilità cristiana.
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