Il nuovo Rito delle Esequie – appena approvato dai vescovi ad Assisi – avrà anche “un formulario per quanti scelgono la cremazione”. Un’introduzione a questo “formulario” chiarirà che la Chiesa “pur preferendo la sepoltura tradizionale, non riprova tale pratica, se non quando è voluta in disprezzo della fede, cioè quando si intende con questo gesto affermare il nulla in cui verrebbe ricondotto l’essere umano”. Viene anche affermata l’intenzione di “contrastare la dispersione delle ceneri”. Parole sagge che a me ne richiamano altre lette con brividi nei libri di storia. Nel 1155 a Roma Arnaldo da Brescia viene processato come eretico, impiccato e arso e la cenere gettata nel Tevere “ne a furente plebe corpus eius venerationi haberetur”: per evitare che il popolo le venerasse come reliquie di un santo. Nel 1431 a Rouen Giovanna d’Arco fu bruciata viva che non aveva ancora compiuto i suoi umili 19 anni e al boia fu ordinato di “riunire le ceneri e tutto ciò che restava di lei e di gettarle nella Senna”. Nel 1498 a Firenze altri cristianissimi inquisitori bruciarono vivo Girolamo Savonarola in piazza della Signoria e “subitamente ordinarono che fussero prese, e ben raccattate tutte quelle ceneri, et ossa e gittate nel fiume Arno”. E chissà quanti altri fiumi sono stati così benedetti. Di questi tre mi accontento avendoli ricordati per dire la mia contrarietà alla dispersione delle ceneri.
Non disperdete le ceneri: e Giovanna Arnaldo Girolamo?
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[Segue dal post] Le tre citazioni sono prese da:
Arsenio Frugoni, Arnaldo da Brescia, Einaudi 1989, p. 68;
Régine Pernoud, Giovanna d’Arco, Città Nuova 1987, p. 181;
Anonimo del secolo XVI, Vita confessione e martirio di Fra Girolamo Savonarola, La Locusta 1982, p. 128.
Caro Gigi, trovo molto interessante questo post, e tuttavia direi che non vedo grande differenza se le ceneri sono conservate da una piccola urna o da un fiume, sia esso Arno, Senna, o Tevere.
Sono anch’io del parere di Antonio … Non ha importanza dove vanno le ceneri o i resti del nostro corpo (il corpo di Mosè non si sa dove sia finito) … l’importante è ricordare “chi” c’era dentro quel corpo.
Ogni gesto fatto sul corpo di un defunto non va a togliere la vita che quella persona ha vissuto, gli insegnamenti e l’amore che ha dato … La stupidità di disperdere le ceneri degli eretici (????) o così considerati per evitare la devozione popolare non l’ha impedita, ma ha evidenziato lo scherno ed il disprezzo umano verso un altro essere umano.
Praticamente la bestemmia peggiore è stata dell’Inquisizione e di quei “santi” uomini che hanno giudicato/ucciso ed oltre (ma molto oltre) altri uomini negando sui fatti la sacralità della vita e ponendosi come Dio con diritto di vita e di morte.
Una bestemmia al confronto del quale quella degli “eretici” erano marachelle da bambini.
Sulla dispersione delle ceneri.
Nel film “il caro estinto”, The Loved One, assai divertente, le ceneri venivano lanciate in orbita da un missile.
Immagino che il funerale e le reliquie del caro estinto siano, in particolare per i cristiani, per chi resta, per mantenere “in vita” la relazione metafisicamente rappresentata dal contenuto dell’urna o di una tomba.
Caro Luigi,
ho sentito di divisioni e discussioni all’assemblea CEI in merito a questo argomento, ti risulta qualche particolare in più? Grazie.
Sul tardino.
Quel che mi preoccupa è quel “cristianissimi inquisitori”. Sul blog di Tornielli tempo fa ci furono tre o quattro persone che postarono sulla “bontà” dell’inquisizione, e auspicavano su un suo “ritorno”. Anche su altri siti (seri e non) che si rifanno alla cd “tradizione”, ogni tanto tali commenti appaiono.
Insomma auspicano alcuni, un “ritorno di fiamma”. Certo folclore, ma c’è anche qualche matto che lo pensa davvero.
Quanto alle ceneri, meglio conservarle (attenzione a Serafino) o, disperderle al cimitero.
Buona notte.
Ubi humilitas sulla bontà dell’Inquisizione. Nella liturgia penitenziale del 12 marzo 2000, nella Basilica vaticana, la seconda delle sette “confessioni di peccato” riguardò le “colpe nel servizio della verità” e il riferimento primario era ai tribunali dell’Inquisizione e alle loro condanne, seguite dall’affidamento del reo al braccio secolare. Fu letta dal cardionale Ratzinger, in quanto erede formale di quell’istituzione e riconosceva che “anche uomini di chiesa, in nome della fede e della morale, hanno talora fatto ricorso a metodi non evangelici nel pur doveroso impegno di difesa della verità”. Così era poi suonata la preghiera del papa: «Signore, Dio di tutti gli uomini, in certe epoche della storia i cristiani hanno talvolta accondisceso a metodi di intolleranza e non hanno seguito il grande comandamento dell’amore, deturpando così il volto della Chiesa tua sposa. Abbi misericordia dei tuoi figli peccatori e accogli il nostro proposito di cercare di promuovere la verità nella dolcezza della carità, ben sapendo che la verità non si impone che in virtù della stessa verità».
Don78 non sono ad Assisi ma trovo verosimile che la materia liturgica accenda i vescovi così come i bloggers.
Sull’Inquisizione ci sono degli studi, approfonditi, di storici attuali veramente asettici che ci dicono delle cose decisamente diverse dalle “legende” abilmente inventate dagli illuministi anticleriali dell’800.
Come mai, quando i Napoleonici conquistarono la Spagna, per prima cosa
( quasi fosse un atto urgentissimo) si affrettarono a requisire gli archivi dell’Inquisizione con lo scopo poi di distruggerli tutti?
Il nostro essere cristiani , quindi docili all’azione dello Spirito, che di comanda di pentirci prima di presentarci all’altare, significa anche chiedere perdono per le nostre infedeltà al Vangelo, in ogni epoca e da qualsiasi parte siano arrivate.
Non penso che lo Spirito Santo ci chieda di dare ragione, sempre, alle abili macchinazioni dei nemici della chiesa : la Verità va assunta tutta intera.
E’ faciloniera ed è troppo comodo ( come ha ricordato, garbatamente il Papa Benedetto XVI) criticare le azioni del passato.
Se proprio vogliamo parlare di intolleranza perchè non citiamo , dati alla mano, quella di qualche chierico, che in pubblico si tinge di progressismo con tanto di sorriso stampato e poi perseguita, noi , fedeli all’antica tradizione liturgica?
Purtroppo molta povera gente conosce bene questo tipo di intolleranza dal “sorriso stampato” ma, in virtù della sacra veste che il Consacrato indossa, stringendo i denti sa sopportare pazientemente e sa anche pregare per lui.
Ho letto con particolare interesse la nota storica del Direttore e ne ho fatto motivo di riflessione personale.
Il mio status di peccatore mi fa pensare che il mio corpo starà “al caldo…” , per questo confido che il Santo Sacrificio della Messa, che i miei amici avranno l’obbligo di far celebrare “cum abbundantia”, riuscirà a gettare della fresca acqua sulla mia anima tormentata del fuco purificatore del Purgatorio ( sperando che ci possa arrivare per la misericordia di Dio dispensata attraverso il Sacramento della Santa Confessione).
Non voglio ulteriori fiamme per tormentare il mio corpo esanime.
Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
Caro Luigi,
tra i vari motivi per opporsi alla dispersione delle ceneri, uno mi colpisce: spesso i nipoti sono molto affezionati ai nonni, addirittura a quelli che non hanno conosciuto.
Se quando un anziano muore, i figli, distaccati da “queste materialità”, ne disperdono le ceneri, può succedere che dopo 10, 20, 30 anni i nipoti, molto più sanamente “materiali”, siano molto molto dispiaciuti.
Tutti sappiamo che il Signore farà risorgere il nostro corpo anche se il vento l’ha disperso in mezza Europa, non è questo il problema, la ragione è che tanti di noi, comprensibilmente, vogliono avere ancora qualcosa di ciò che fu il corpo dei loro cari.
Orsobruno/Aurelio
prima li si brucia, poi li si canonizza…
Qugli atti di dispersione delle ceneri sì che erano sacrileghi e contro la fede!
meno male che i roghi non esistono più.
I roghi di eretici efefttuati dalla sacra romana ed universale Inquisizione sono stati pochi (molti di più quelli della Spagnola e Portoghese).
Ma anche se fosse stato uno solo, sarebbe assurdo e inconcepibile che in nome del vangelo si uccida qualcuno.
Tutti gli altri “roghi” (compreso quello stalinista e nazista) sono “meno gravi” se così si può dire di un singolo rogo che porta la firma di un vescovo o di un sacerdote (“riceveranno una pena più grave”, dice Gesù a proposito di certi scribi e sacerdoti…).
Amen
C’è qualcosa di molto medievalista in questo imporsi (e imporre) un cilicio agli eredi di una Storia. In questo caso, evidentemente, la medicina della misericordia non si applica.
Un frammento del commento dell’ottimo p. Giovanni Scalese:
http://querculanus.blogspot.com/2009/11/proposito-di-cremazione.html
“Eppure, nonostante queste precise indicazioni, confesso che le nuove norme mi lasciano alquanto perplesso. Perché? Perché segnano una rottura con una ininterrotta tradizione. Non dimentichiamo che il Cristianesimo è nato in un tempo in cui l’incenerimento era prassi comune; eppure i cristiani scelsero l’inumazione, perché tale uso esprimeva meglio la loro fede nella risurrezione. Avrebbero potuto anche loro fare qualche “contorsione” teologica; ma non la fecero, perché il seppellimento del corpo era un segno che parlava da sé. I segni — lo sappiamo — sono di solito molto piú eloquenti di tanti giri di parole.
Ecco dove sta il problema: la nuova linea adottata dalla Chiesa, pur essendo teoricamente corretta, rischia di favorire il processo di secolarizzazione e “ripaganizzazione” della società. Accettare la cremazione, pur con tutte le precisazioni e i distinguo, trasmette un messaggio ben chiaro: non esiste risurrezione; dalla natura veniamo e alla natura torniamo.
Ma allora, che fare di fronte alla diffusione della cremazione anche fra i cattolici? So bene che si tratta di un fenomeno incontrollabile. Quando ero nelle Filippine mi sono reso conto che ormai tale pratica è diffusa anche fra il clero. Un giorno, al termine della Messa, rimasi interdetto, quando una signora, con un fagottino sotto braccio, mi chiese di benedire le ceneri del marito. Ma non credo che sia saggio limitarsi semplicemente a prendere atto della situazione; in qualche caso bisogna reagire, come fecero i primi cristiani. “Bisogna evangelizzare”, si dice. Certo, ma non si evangelizza solo con le parole; spesso un segno, un gesto, una pratica sono molto piú efficaci di tante prediche. Certa timidezza pastorale non paga; qualche volta, forse, dovremmo avere il coraggio di prendere posizioni nette e controcorrente anche di fronte a questioni apparentemente secondarie.”
Grazie @maioba … ma guarda che un bel po’ di roghi senza fuoco fisico mi pare continuino ad essere innalzati o usati e pure sulla “pubblica piazza”. E’ più grave togliere la vita fisica o la vita spirituale? E’ più grave togliere di mezzo qualcuno fisicamente o renderlo una specie di “lebbroso dell’anima” per giudizi che arrivano fino all’arroganza del “giudicare le intenzioni”?
Ma grazie al cielo, oggi c’è un gran coraggio in giro di gente che non teme nessun rogo e giudizio … Il tempo e la storia hanno sempre dato la risposta giusta. Il coraggio di essere “testimoni” convinti che vivono ciò che dicono … e che spesso identificano quelli che dicono senza viverlo.
Ma, misericordia per misericordia, credo che ognuno di noi (giù o su dal rogo) debba invocare “Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno!” … perchè, chissà quante volte abbiamo ficcato gente sul rogo del giudizio senza darci la briga di capire … e magari su cose molto più banali e piccole … e se non l’abbiamo ancora fatto è certo che prima o poi ci si presenterà l’occasione di farlo e allora la preghiera diventa:
“Padre, perdona me perchè mica son sicuro di sapere quello che faccio!”
Lyco: la storia dovrebbe servirci per imparare non per giudicare….
come faceva Manzoni nei Promessi Sposi: parlava di altri tempi per invitare a riflettere sugli attuali… 🙂 ciao ciao
Abbiamo imparato così bene che in nome di Dio e della sua lieta notizia né si vive né si muore, figurarsi se si combatte.
non ho capito quel che hai detto… forse posso pensare che sia ironia, ma non ho capito lo stesso… sono tardo … 🙂
Ti rispondo citando Eliot (Cori della Rocca, VII):
“Ma sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai accaduto prima, sebbene non si sappia quando, o perché, o come, o dove. Gli uomini hanno abbandonato Dio non per altri dei, dicono, ma per nessun Dio, e questo non era mai accaduto prima; che gli uomini negassero gli dei ed adorassero come dei la ragione o il denaro, il potere o ciò che chiamano vita, razza, dialettica. La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte, cosa possiamo fare se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto in un’età che avanza all’indietro progressivamente?”.
Credo che il problema della misericordia e del “non capirsi” stia sempre e solo nel fatto che il Vangelo lo usiamo per giudicare gli altri, chi lo vive, lo predica, lo proclama.
Usiamo il Signore per giudicare, ma dal Signore non abbiamo ancora imparato che dobbiamo solo guardare a quello che facciamo noi e non altri.
Il combattere, @ycopodium, sta proprio qui: essere soli (magari) ad essere nel Vangelo, vivere nel Vangelo anche quando il Vangelo e Dio vengono insultati.
Dio non ha bisogno di essere difeso da noi, figurarsi, ma siamo noi ad avere bisogno di essere difeso.
La dispersione delle ceneri, i danni dell’Inquisizione passati e futuri, e tante altre bellezze della Chiesa non ci devono scandalizzare o far condannare … ma devono solo fare in modo che noi prendiamo la strada giusta. La Chiesa non è una massa urlante e non è nemmeno un insieme di individui, ma sono tanti singoli che giocandosi in prima persona, lasciandosi giudicare dalla Parola /che usiamo sempre per giudicare gli altri) vivono come semplici uomini in cammino.
Nessuna ipocrisia e si dicono “no” e “si”, nessun buonismo, ma solo il coraggio di cambiare le cose cambiando noi stessi e …. ad uno ad uno la Salvezza si realizza e tutti gli “uno” si riscoprono progressivamente e coscientemente essere uno stesso Corpo, uno stesso Cuore, un stesso Pensiero.
Bentornata, Marta09 ! Era un pò che non ti leggevo (giusto ?), e sono contento di rivederti nel “pianerottolo”.
Complimenti, anche, a Maioba e Lycopodium per il loro bel “duetto”, dotto e gustoso.
Personalmente, anch’io sono contrario alla dispersione delle ceneri: porto, peraltro, l’esperienza che m’è toccato d’affrontare quando mancò mio padre, uomo religiosissimo, e che aveva espresso il desiderio d’essere, alla sua morte, “cremato”: il suo parroco, cui mi rivolsi per un consiglio in proposito, mi confermò, appunto, proprio quanto qui sopra leggo riportato da Luigi in ordine alla “non contrarietà” pregiudiziale della Chiesa, e, a quel punto, acconsentii a che fosse dato corso al rito della cremazione.
Buona notte !
Roberto 55