Non ci sono più clandestini

“La parola ‘clandestino’ è impropria ed ha acquisito ultimamente un tono criminalizzante” dice il direttore di Redattore Sociale, Stefano Transatti, annunciando che l’agenzia non l’userà più “per rispetto degli stranieri che sono tra noi: sia quelli che vivono in Italia da tempo e per qualche motivo non sono in regola con il permesso di soggiorno, sia quelli che l’estrema povertà o la guerra o la persecuzione hanno costretto ad affrontare pericoli mortale per arrivare qui”. Da oggi i lanci del notiziario DiReS – incrocio tra l’Agenzia Dire e l’Agenzia Redattore Sociale – non conterranno la parola “clandestino” riferita a persone immigrate, a meno che essa non sia presente in testi altrui riportati tra virgolette. Al posto di “clandestino” useranno “irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona, cittadino, lavoratore, giovane, donna, uomo e così via”. – Avevo già sentito il motto Non ci sono clandestini sulla terra, non ricordo da chi e l’avevo apprezzato. Nei miei articoli quella parola l’usavo e forse l’userò, ma sono contento che venga posto il problema. E’ utile scoprire in quanti modi si può dire “raca” (in Matteo 5,22: parola aramaica che vuol dire “testa vuota”) a un “fratello” magari senza avvedersene: Gesù diceva che equivale a uccidere. Il termine più appropriato mi è sempre parso lo spagnolo “indocumentado”, che però in italiano suona male: “senza documenti”. I francesi hanno “sans papiers”.

43 Comments

  1. Un senza-documenti,
    già, ma ormai classifico clandestino/senza-documenti anche il migrante che vive da 30 anni in Italia, purchè abbia la pelle scura, gialla, una parlata slava….
    Sarebbe interessante chiedere ai tantissimi genitori che nei decenni passati hanno preso in adozione figli di colore, e ora sono giovani di colore che parlano romanaccio se a Roma, come vengono trattati in genere…. Se non vengono confusi con i “migrantes” e quindi visti in modo “diverso”…l…

    Sono ritornato in piena era in cui le “radici” hanno un senso ambiguo, siamo tutti figli di Dio, tutti fratelli in Cristo,
    ma io sono quello che ha radici, padane, italiane, europee,
    non siamo gli altri.
    Forse il vangelo è rimasto chiuso e poggiato sul comodino ad impolverarsi.

    Posso cambiare parola,
    ma non cambierà mai il senso che daro’ ad ogni parola con cui voglio sostuirla.
    Ogni sozzeria viene dal cuore dell’uomo?
    Ma Gesù ha vinto la morte e ha fatto nuove tutte le cose.
    Intanto ammiro lo sforzo di chi nel proprio piccolo cerca di lanciare messaggi di cambiamento, è segno di vita.

    10 Novembre, 2008 - 11:59
  2. “uomo” può andare bene se ad usarlo è uno spirito laico e laicista.
    “fratello” dovrebbe funzionare almeno per un cristiano.
    Io penso che se i cristiani (almeno quelli della domenica, che sono un 15-20 per cento della popolazione) cominciassero a chiamare “fratello” i migranti in cerca di lavoro, pace, prosperità e altro, le cose forse cambierebbero…
    Ma se vai ad intervistare un bravo cristiano chessò a Treviso, è facile che lo senta parlare come un borghezio qualsiasi.
    Idem in Sardegna, giusto per la par condicio, benchè noi utilizziamo il meno politically correct “strangiu”, straniero.
    Aggettivo che, per inciso, applichiamo anche a colui che abita nel paese vicino…

    10 Novembre, 2008 - 12:16
  3. Lea

    in realtà, su questo blog, un po’ ‘straniera’ mi sento io e solo perché mi sembra di esprimere delle idee spesso fuori dal coro… nonostante, a volte, ci abbia trovato delle ‘perle’ sia in termini di idee che di sentimenti… ed è la ragione per cui lo sto frequentando poco e intervengo così di rado.
    So che poco ve ne cale, ma lo dico lo stesso

    10 Novembre, 2008 - 14:13
  4. Lea, è un peccato,
    che ci si ascolti l’un altro è un dato positivo di crescita,
    anche se si hanno idee diverse, perchè ogni uomo-donna è diverso da ogni altro, se fossimo tutti uguali, non daremmo piacere nemmeno al buon Dio, si annoierebbe a morte anche Lui.
    Ciascuno ha una crescita, una maturazione, una storia diversa dalle altre e che gli ha insegnato qualcosa di diverso dagli altri.
    Certo per me vivendo tra la gente di tutti i giorni e troppo facile ritrovarmi nella maggior parte dei casi tra gente indifferente al dato cattolico, ma sensibile al dato religioso o di vita personale intima e trascendente, e li bisogna essere capaci all’ascolto, mai pronti a dare staffilate, a lasciar cadere il dubbio….,
    chi è nel gregge e rimane al chiuso dell’ovile non ha di questi problemi,
    ma rimane degno di rispetto, ma altrettanto rispetto deve a chi deve operare diversamente nel mondo.
    Come vedi,
    non è vero che non ci cale di te, e lo dico lo stesso.
    Tra persone civili, ci si puo’ stancare, ma guai a voler abbattere il prossimo per differenza di idee pur essendo nella stessa fede.
    ciao

    10 Novembre, 2008 - 14:23
  5. Sumpontcura

    Inuit.

    10 Novembre, 2008 - 14:53
  6. Sumpontcura

    Ciao Lea, brezza sottile d’aria fresca e pulita, in un pianerottolo in cui a volte, inevitabilmente, sembra ristagnare un puzzino stantio da pensiero unico globale.

    10 Novembre, 2008 - 14:56
  7. Leonardo

    Per Maioba: a proposito delle idiosincrasie sarde, mi pare di ricordare, da una bellissima route nel nuorese fatta centinaia di anni fa (decine, in realtà, ma è come se fossero centinaia) le scritte sui muri «Foras sos italianos da sa Sardinia» (spero di aver trascritto bene, e prima ancora di ricordare bene, ma correggimi la grafia se ho sbagliato). Ricordo che mi divertì l’idea di essere straniero.

    C’era peraltro un senso dell’ospitalità meraviglioso: un giorno camminavamo, in fila indiana, lungo un sentiero che costeggiava una piccola baia. Dalla parte opposta c’era una casa. Quando ci arrivammo, il vecchio che abitava lì ci fece trovare un vassoio di fichi d’india sbucciati. Vedendoci di lontano, e sapendo che saremmo passati da casa sua, aveva preparato un dono per noi mettendosi a sbucciare i fichi d’india. Abramo allo stato puro.
    Dopo, come si fa a non amare i sardi, nonostante Cossiga?

    10 Novembre, 2008 - 15:54
  8. Nino

    @ Lea

    Un po’ straniera?
    Ma se siamo tutti di passaggio, pellegrini e senza fissa dimora.

    Fuori dal coro?
    Ma qui serve dire chiaro e forte ciò che si pensa, l’auto censura e la restaurazione si stanno diffondendo a macchia d’olio, la melassa ci ottunde. Servono uno shock e il coraggio della discontinuità che è ormai la cifra permanente del nostro tempo per non soccombere ai peana osannanti.

    Non cale?
    Ma chi: J.J. Cale (nato John W. Cale; Oklahoma City, 5 dicembre 1938) cantautore e musicista statunitense, noto al grande pubblico per aver composto due tra i grandi successi di Eric Clapton, After Midnight e Cocaine, così come molti altri brani registrati da altri artisti.
    Ciao Lea, adelante.

    10 Novembre, 2008 - 16:07
  9. Leonardo, tu solletichi il mio amor proprio…
    Comunque concordo con te: nonostante Cossiga! 🙂
    Sì: capita di trovare scritte simili nel nuorese: “Foras sos Italianos dae sa Sardinia”… ma mi sa tanto di pulizia etnica.
    In realtà penso che la maggioranza della gente si riconosca nel vecchio di cui hai raccontato: siete stranieri, ma nonostante ciò (o forse: proprio a causa di ciò!) vi offro un piatto bello e invitante.
    Siete di passaggio.
    Se doveste restare forse mi sarebbe più difficile dividere il pane con voi, ma se vi mettete sotto e lavorate, ci possiamo venire incontro a vicenda…

    10 Novembre, 2008 - 17:54
  10. fabrizio

    maioba, grazie per l’omelia di ieri.

    10 Novembre, 2008 - 18:05
  11. ignigo74

    a me sa tanto di iper politicaly correct non usare la parola clandestino.
    comunque siete più intelligenti di me, se vi piace me l’idea me ne farò una ragione.

    10 Novembre, 2008 - 19:11
  12. questa è davvero una berlusconata…
    quello non è l’inno “sardo”, ma l’inno del Regno di Sardegna (e poi d’Italia, se non erro): Dio conservi il Re e il popolo sardo…
    ma noi abbiamo cambiato calendario! Grazie a Dio.
    Se i Savoia fossero al potere penso che dovremmo nasconderci come e più di quanto già dobbiamo fare con mister b.

    10 Novembre, 2008 - 19:56
  13. Sumpontcura

    Il suo titolo è “Hymnu sardu nationali”, caro Maioba, e non vedo perché ci si dovrebbe vergognare del calendario di ieri.

    10 Novembre, 2008 - 20:09
  14. Sumpontcura

    Mirabile inno “nazionale” sardo! Con tutto il rispetto per il compositore di “Fratelli d’Italia” Michele Novaro, che a mio parere era peraltro un dignitosissimo e simpatico professionista, questo inno sardo è musicalmente più solenne, efficace e congruo.
    Posso fare un po’ di “filologia”? Rispetto alle notizie riportate nel sito, si potrebbe aggiungere che il testo di gran lunga più utilizzato è quello riportato per secondo, trascritto al computer (purtroppo con refusi molto antipatici). L’autore dei versi in lingua sarda logudorese, Vittorio Angius, era un padre scolopio; il compositore, Giovanni Gonella, era capomusica del reggimento dei Cacciatori di Sardegna. La prima esecuzione torinese avvenne nel 1848.

    10 Novembre, 2008 - 20:10
  15. abbi pazienza, Sump.
    Ma allora dovremmo esporre ancora la bandiera Aragonese prima e poi Spagnola, visto che abbiamo avuto quasi cinquecento anni di dominazione iberica…
    e dovremmo continuare a parlare in spagnolo…
    Sarà pure musicalmente migliore dell’inno di Mameli, ma non ci appartiene più (e qui dico: Grazie a Dio che non ci son più i Savoia!).
    Non è che io mi vergogno del calendario di ieri… ma semplicemente: non c’è più!

    10 Novembre, 2008 - 20:19
  16. targum55

    “pensiero unico globale”
    la spectre

    “brezza sottile d’aria fresca e pulita”
    “puzzino stantio”: mi pento e mi dimetto dalla spectre, c’è posto in giardino?

    10 Novembre, 2008 - 20:25
  17. Sumpontcura

    Ma caro Maioba, mi hai preso per monarchico e nostalgico di Casa Savoia? Se ascolto con piacere la “Serbidiola”, vuol dire che rimpiango Francesco Giuseppe? Se leggo l’Orlando Furioso simpatizzo per Casa d’Este?
    E’ una ricerca storica, via! Rischi di un ritorno del Regno di Sardegna credo proprio che non ce ne siano più: possiamo rilassarci e prenderla un po’ bassa, non credi?

    10 Novembre, 2008 - 20:28
  18. Sumpontcura

    Accomodarsi in giardino?
    Ma certo, Targum, vieni: ci andremo sotto braccio.

    10 Novembre, 2008 - 20:30
  19. ho come l’impressione, Sump, che stia cercando lo scontro. Ma siccome ti leggo sempre molto sereno e gentile, mi dico: che scemo che sei a pensar così!
    Ma non mi sembrava di essermi alterato! avevo commentato solo la “carineria” di Leonardo… 🙂 ciao

    10 Novembre, 2008 - 20:33
  20. @ Fabrizio: son contento se la mia omelia ti ha aiutato. ciao

    10 Novembre, 2008 - 20:33
  21. Sumpontcura

    Certe volte è difficile capirsi, avendo a disposizione solo un testo scritto, senza la possibilità di ammiccare, strizzare l’occhio o – apertamente – farsi una risata. Fra noi, a quanto vedo, è capitato proprio questo.

    (Hai capito, adesso, perché non mi piace il “sola Scriptura” di frate Martino?).

    10 Novembre, 2008 - 21:11
  22. A me piace pure “Sole che sorgi libero e giocondo”, che mi cantava mia nonna. Figuratevi voi!

    10 Novembre, 2008 - 21:16
  23. ok, Sump! 🙂 Chiuso l’incidente diplomatico nell’ex Regno d’Italia, già Regno di Sardegna, già Regno di Spagna, già Regno di Aragona, già Giudicato di Arborea… 🙂

    10 Novembre, 2008 - 21:18
  24. Leonardo

    Caro Sumpontcura, devo essere ancora una volta d’accordo: temo che quasi tutti gli inni siano più belli di quello di Mameli e Novaro. Del resto se la musica della Serbidiola è di Haydn qualcosa vorrà pur dire. E l’inno borbonico è di Paisiello, scusate se è poco. A me, che sono un animo semplice, commuovono pure le parole: “Serbi Dio l’austriaco regno / guardi il nostro imperator / nella fede gli è sostegno / regga noi con saggio amor”. Cosa letteralmente vera, se l’imperatore era il beato Carlo d’Asburgo, e poi sempre meglio dell’allure massonica di quei “fratelli d’Italia” che sanno tanto di loggia.
    Non hai nominato la Marcia reale, del buon Gabetti: che facciamo, rivalutiamo anche quello? (Avrei delle insormontabili obiezioni sui Savoia, ma posso pensare a Carlo Alberto, l’ultimo decente della casata).
    Infine, non mi dispiace neppure l’Inno a Roma. In fin dei conti è pur sempre Puccini. E poi adoro la retorica.

    10 Novembre, 2008 - 21:25
  25. Leonardo

    Vedo adesso che Luca Grasselli condivide i miei deprecabili gusti. Complimenti, il signore sì che se ne intende.

    10 Novembre, 2008 - 21:26
  26. Sumpontcura

    Una nonna che canta Puccini? Caspiterina, Luca! La mia arrivava al massimo a biascicare “Mira il tuo popolo”…

    10 Novembre, 2008 - 21:29
  27. «Non opprimerai lo straniero:
    anche voi conoscete la vita dello straniero,
    perché siete stati stranieri nel paese d’Egitto» (Es 23,9)

    «Quando un gher dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il gher dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati gherim nel paese d’Egitto. Io non il Signore, vostro Dio» (Lev 19,33-34)

    «Chi è sbattuto lontano in terre straniere e finisce in un paese sconosciuto, costui non ha commercio con alcun uomo e non può intrattenersi con alcuno. Ma se allora appare un altro forestiero, anche se la sua patria è un’altra, i due possono diventare amici… E se non fossero stati ambedue stranieri non sarebbero diventati così intimi. Questo intende il salmista: “Tu sei come straniero sulla terra e non hai dove posarti: dunque non sottrarti a me, ma svelami i tuoi comandamenti, perché io possa diventare il tuo amico”» (M. Buber, I racconti dei Hassidim, )

    10 Novembre, 2008 - 21:40
  28. In compenso, Leonardo, sono innamorato del nostro inno nazionale.

    11 Novembre, 2008 - 8:38
  29. in matteo scrive – 10 Novembre 2008 @ 21:40

    (Lev 19,34) è “Io sono il Signore, vostro Dio”.

    scusate il refuso

    11 Novembre, 2008 - 9:14
  30. Luigi, ieri mi è arrivato il solito,
    la pag.665 in Quella volta… e A gara…
    mi hanno profondamente emozionato.
    Grazie per le perle di vita che regali.
    Invidio il tuo cuore che sa discernere.

    11 Novembre, 2008 - 9:19
  31. Nino

    Clandestino
    Concordo con quanto dice Transatti e plaudo alla sua decisone di abolire il termine perché improprio.
    Infatti nulla è fatto di nascosto.
    Qui è noto il mercimonio dei moderni Caronte traghettatori di esseri umani in fuga da un’inferno verso un altro probabile.
    Noti i luoghi di partenza e perfino note le destinazioni e l’ora d’arrivo.
    Qualche anno fa così diceva MANU CHAO in una sua nota canzone.

    CLANDESTINO
    perso nel cuore della grande Babylon
    mi chiamano clandestino perche non ho documenti
    andai a lavorare in un città del nord
    la mia vita la lasciai fra Ceuta e Gibilterra
    sono una riga nel mare fantasma nella città
    la mia vita è proibita dicono le autorità
    giro solo con la mia pena, la mia condanna va da sola
    fuggire è il mio destino, per non avere documenti
    perso nel cuore della grande Babylon
    mi chiamano il clandestino sono un pericolo per la legge
    giro solo con la mia pena, la mia condanna va da sola
    fuggire è il mio destino, per burlare la legge
    perso nel cuore della grande Babylon
    mi chiamano il clandestino perche non ho documenti
    Algerino clandestino Nigeriano clandestino
    Boliviano clandestino Mano Negra illegale

    Ma qui mi preme di segnalare una nuova forma di clandestinità.
    Quella espressa da Lea “in realtà, su questo blog, un po’ ’straniera’”, che ieri sulle prime non avevo colto.
    Lea ha ragione, non mi riferisco al suo sentirsi straniera nel blog, ma più in generale.
    Nel senso che al punto in cui siamo nelle nostre società egocentriche, individualiste, veloci e competitive il rischio di chiudersi su se stessi e isolarsi è a mio avviso assai più diffuso di quanto possa apparire.
    Questa è una società che va decisamente verso lo “scarto” non solo dei migranti ma anche dei cittadini italiani nati vissuti e cresciuti da generazioni nel nostro paese.
    Le origini o le motivazioni dello “scarto” possiamo intuirle: precarietà del lavoro, indigenza, analfabetismo di ritorno, una vita all’insegna della pura sopravvivenza : au métro au boulot au dodo (alla metro, al lavoro, a nanna) dicono i francesi. Insomma tutte le patologie che ci mettono fuori gioco da un sistema di nuovi paradigmi valoriali basati sull’usa e getta e il mordi e fuggi.
    Chissà se nell’attuale situazione mondiale da shock anafilattico possa ritrovare spazio l’utopia della realizzazione di una “famiglia umana” in cammino verso una meta comune.
    In questo senso mi sembrano profetiche, una frase di Ernesto Che Guevara : “Siate realisti : domandate l’impossibile”
    e le encicliche sulla dottrina sociale della Chiesa.
    Qui Roma ri-splendida giornata, scusate la ciclabile mi aspetta insieme al resto di quel teatro che vi ho descritto.
    Adm.

    11 Novembre, 2008 - 9:21
  32. la mia propensione alla “dietrologia” mi fa vedere la proposta di Trasatti un po’ come la vede Ignigo… sebbene sia una bella e seria provocazione per “noi” giornalisti.
    Il punto è che bisogna usare le parole che ci sono quando è giusto usarle e in modo corretto.

    ps. @Sump: anche io caro Sump, e sai che apprezzo il tuo “stile” anche quando (spesso) non siamo d’accordo, ho notato un “salto di qualità” nel tono dei tuoi commenti… che cosa ti sta stufando?

    11 Novembre, 2008 - 13:38
  33. PS: tanto per stare alal filologia e alla genealogia, anche Goffredo Mameli era sardo per parte di padre e genovese per parte di madre. ciao a tutti

    11 Novembre, 2008 - 13:41
  34. Lea

    Nel senso che al punto in cui siamo nelle nostre società egocentriche, individualiste, veloci e competitive il rischio di chiudersi su se stessi e isolarsi è a mio avviso assai più diffuso di quanto possa apparire.
    …………………
    Nino ha colto questo duplice livello di ‘estreaneità’… ma se ci riferiamo a questo blog, non vedrei – almeno per definizione – rischi di egocentrismo individualismo competitività, presenti in ognuno a livello personale, ma che dovrebbero essere ‘espunti’ da una risorsa che penso si consideri ‘democratica’ e ‘aperta’ e frequentata da persone che in linea di massima cercano il confronto e non l’autoaffermazione
    per cui, alla fine, il non intervenire non equivale tanto al chiudersi e all’isolarsi dato dal ripiegamento su se stessi, quanto alla rinuncia all’esprimersi nel contesto e ad un ‘defilarsi’ da un ‘luogo’ dove c’è un ascolto prevalentamente unidirezionale: il che non esclude altri impegni e altre ‘aperture’, altri ambiti di espressione…
    a livello sociale, non saprei…

    11 Novembre, 2008 - 15:41
  35. questa insostenibile leggerezza dell’essere… contrapposta a La Pesanteur et la Grace, di Simone Weil…

    11 Novembre, 2008 - 15:54
  36. Lea

    pesanteur e Grace credo ci riguardino tutti, Maioba.

    11 Novembre, 2008 - 16:31
  37. raffaele.savigni

    Secondo la Scrittura e la lettera a Diogneto siamo tutti “stranieri sulla terra”. Ma dobbiamo trovare il modo di coniugare la solidarietà con chi fugge da condizioni di oppressione e persecuzione con il rispetto della legalità, anche battendoci per cambiare leggi discutibili, senza dimenticare che dietro a spostamenti di masse umane ci sono anche interessi politici ed economici ben calcolati e “manovratori” privi di scrupoli (da Gheddafi agli scafisti).

    11 Novembre, 2008 - 16:53
  38. hai ragione Lea. Tutti.
    Pensa a uno straniero che arriva in Italia perchè fugge dalla miseria e dice: che Grazia mi ha fatto Dio.
    E poi si trova in un ex-CPT e quando lo fanno uscire con un foglio di rimpatrio, siccome a casa non ci vuol tornare comincia a rubare per fame e poi entra nel giro del malaffare. A come tutto si fa scuro…
    E a quanta poca luce possiamo portare noi, che cerchiamo a volte di illuminare il sole e non guardiamo gli angoli bui del mondo e delle nostre città.
    Altro che abbronzature!

    11 Novembre, 2008 - 19:36
  39. roberto 55

    Bello quest’ultimo spunto di Maioba: t’invidio, Maioba, per questa tua capacità di saper, spesso, proporre pensieri autenticamente originali e “diversi”.
    A questo proposito, posso rivolgere a Lea e Sump due domande (una a testa) ?
    Perdonami, Lea, ma, quando affermi d’essere, in questo blog, una “voce fuori dal coro”, di quale “coro” parli ?
    E, amico Sump, quando menzioni il “pensiero unico”, a cosa ti riferisci ?
    Mi piacerebbe, per dirvela tutta, che voi poteste qui esplicitare questo vostro “sentire” (che a me, vi confesso, non è chiarissimo: ma, forse, è un mio problema, e, in tal caso, mi scuserete).

    Buona notte a tutti.

    Roberto 55

    11 Novembre, 2008 - 22:31
  40. Luigi Accattoli

    Giornata in cui non ho potuto leggere nulla. Letto tutto ora. Ringrazio chi ha letto e chi ha scritto. Un abbraccio a Lea per dire senza parole. Un grazie a Matteo per l’apprezzamento: si riferiva alla pagina 656 dell’ultimo “Regno attualità” dove divago sui viaggi papali.”Cerchiamo a volte di illuminare il sole” dice bellamente Maioba e lo ringrazio per la parola sveglia che lo caratterizza. Bellissima la disputa sugli inni nazionali. E bello Luca Grasselli che li salva tutti. Ma già Sump aveva mostrato una volontà salvifica non indifferente.

    11 Novembre, 2008 - 22:41
  41. marta paola

    Colgo l’occasione per salutare il mio amico Stefano Trasatti l’illustre Luigi Accattoli e tutto il forum.
    Mi è arrivata una mail dal redattore sociale sulla questione, se non sbaglio parlava anche del vocabolo extracomunitario… ora controllo.
    mp

    21 Novembre, 2008 - 17:48

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