“Non chiedere permesso / credi in te stesso”: scritta a tratti decisi, in nero, su un muro di via Aurelia 134, a Santa Marinella, a sinistra di chi sta per entrare in paese.
Non chiedere permesso
16 Comments
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http://significatocanzoni.altervista.org/blog/bitter-sweet-symphony-the-verve/
Proprio ieri notte (non riuscivo a dormire) ho rispolverato questa:
No change, I can change
I can change, I can change
But I’m here in my mold
I am here in my mold
A voi non dirà nulla ma alla fine degli anni ’90 si sentiva in tutti i luoghi e in tutti i laghi. (nostalgia).
Notte a tutti.
“credi in te stesso! ”
Io direi allo scrivente che è cosa nobile, eroica, credere in se stessi. Purché non si perda di vista l’essenziale: che la sfida più bella non è tanto quella che s’ingaggia tra “se” e “se” quanto con gli altri, con le ingiustizie del mondo. In una società dove le gare, spesso , sono truccate, dove la medaglietta è sempre al collo dei “falsi primi”, quel “credere in sé stessi” è destinato a sgretolarsi come sabbia secca. Non sempre è l’eroe, il vincitore, che ha la meglio -nelle opere epiche Ettore è ricordato e amato più che Achille: il semidio, il superbo!- anzi, l’eroe dei nostri giorni è spesso un “vuoto a perdere”, un anti/eroe che si concede alla morte e la sfida andando contro mano in autostrada, ad esempio, o gettandosi dalla rupe legato ad un filo e cose del genere.
Anzi, crede in se stesso chi, pur avendo perso, riesce a guardare lontano ed oltre… fino a scorgere gli ultimi che hanno gareggiato onorevolmente e sorridere a questi con simpatia e rispetto …
Il motto che campeggiava nel santuario di Apollo a Delfi era CONOSCI TE STESSO“
Poi ripreso da Socrate e da Platone.
Ora il motto e‘credi in te stesso.
Ma credere senza conoscere e‘un atto irrazionale ed oscuro.
Il sonno della ragione genera mostri.
Una fede irrazionale genera mostri. Fede e ragione (conoscenza e amore,misericordia e giustizia) dovrebbero trovare un punto di incontro . Altrimenti. l‘umanita‘continua ad oscillare come un pendolo impazzito da un estremo all‘altro.
Conosci te stesso mi sembra un motto piu‘saggio ei credi in te stesso.
Fede e ragione: come poter riconciliare queste due grandi vie ,la conoscenza razionale e l‘amore per Dio ,la carita‘e la verita‘, e‘ stata la grande battaglia intellettuale di Ratzinger ahime‘sabotata dalla stirpe eterna dei cretini.
Ratzinger ha perso la sua battaglia anche all‘interno della Chiesa.
I cretini credono in loro stessi,i saggi conoscono se‘stessi.
La bellissima “Fides et ratio” dà un insegnamento prezioso:
“La fede e la ragione sono le due ali con cui la nostra mente può innalzarsi alla ricerca della verità”.
Un documento del lontano 14.09.1998, da riprendere, magari nell’anniversario che è prossimo.
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_15101998_fides-et-ratio_it.html
Discepolo ha colto un aspetto fondamentale del problema: credere in se stessi non è lo stesso che “conoscere se stessi” –
Anche Narciso credeva di essere il più bello, il migliore, credeva di conoscersi così bene da non sentire il bisogno del confronto. Era uno che “non chiedeva permesso”. Narciso, che credeva in se stesso e tanto si amava: trtragono, insensibile ,un guscio vuoto, rappresenta l’identità sempre in fuga dall’arterità.
Al contrario, colui che conosce se stesso è anche consapevole della propria fragilità. Li sta la vera forza [quando sono debole, è allora che sono forte, dice l’Apostolo] nella consapevolezza dei propri limiti. La fragilità richiama il tempo, la caducità del tempo che passa e presto o tardi presenterà il conto anche al nerboruto ,all’uomo di pietra pieno di se stesso che ha sempre vinto..
“Conoscere se stessi ” è una di quelle verità immutabili ed ordinate senza le quali è impossibile conoscere la realtà che ci circonda. Ma anche la spiritualità della propria anima, l’esistenza di Dio: è l’arte di vivere sapendo che c’è un fine ultimo cui tendere
@corrige: alterità!
Grazia. Talento. Sensibilità. Umiltà. Bellezza. Perfezione. Poesia. Unicità: sinonimi di un uomo solo e profondamente fragile: Chopin
http://youtu.be/hOcryGEw1NY
Clodine! È tanto che non ci salutiamo. Grazie del link,una meraviglia (con lo spartito, poi).
Ciao nicoletta, sono contenta di averti deliziata ti mando un caro saluto. Ho voluto condividere questo brano, uno dei più belli, almeno per me, del grande compositore polacco. Credo che Il maestro Rubinstein sia il più fedele interprete di Chopin, forse perché anche lui fragile e umile….
Clodine. Narciso non conosceva realmente se stesso perche‘conosceva solo la propria immagine riflessa dalle acque del lago in cui si era specchiato. La sua immagine riflessa era cosi‘bella che Narciso si innamoro‘do sestesso credendo fosseuna altra persona.
Le persone che dicono Non chiedere permesso/credi a te stesso“ piu‘che a Narcis li sembrano somigliare al Superuomo ei Nietsche.Sono quelli che si sentono “superiori“alla morale comune,sono quellu che creno che le regole siano fatt per tutti ma non per loro stessiSono quelli che se ne fregano“come dicwvano i fascisti e gli avanguardisti. . E‘un modo di pensare piu‘sruffonesco che narcisista. Credi a te stesso potrebbe essere il motto di un bullo di periferia. Conosco te stesso invece e‘il motto oltremodo sottile,raffinato e introspettivo che cercano disperatamente di raggiungete quelli che stanno in psicanaliei quindici anni nella spern di far luce sul proprio inconscio. Entrambi le posizioni sono pre-cristiane o a-cristiane. Per il cristiano infatti l‘unica fede non e‘in se‘stessi ka in Cristo il proprio personale inconscio vale nella creazione universale solo in rapporto a Cristo.
Grazie clodine. Bel brano.Chiudi gli occhi e senti la pace entrare in te.
Possiamo dire, discepolo, che il “difetto” dell’uomo moderno è proprio quello di trovarsi incuneato tra Narciso , che prova amore solo per se stesso e si compiace delle sue qualità esteriori fino a perdere ogni tipo di controllo della realtà posta fuori di sé, e il super uomo, che in nulla crede se non in se stesso e nelle sue capacità per cui tutto concorre all’affermazione della propria persona. Nietzsche, infatti, non maschera l’individualismo del super uomo, anzi, lo evidenzia parafrasando il linguaggio del Vangelo invertendolo di segno: non bisogna amare il prossimo ma “imparare ad amare se stessi” (Così parlo Zarathustra).
Il pino e la folgore
Crebbi, su, in alto, ho oltrepassato tutti;
E io parlo – ma a me nessuno parla.
Troppo solo e troppo in alto –
Aspetto: ma cosa aspetto?
Troppo vicino è delle nubi il velo, –
Aspetto il primo fulmine dal cielo.
Interessante poesia scritta da Nietzsche attorno al 1880 che descrive il senso della solitudine quale parcella di un destino ineludibile verso il quale tende il superuomo, che si è posto “al di là del bene e del male
Nina Zilli canta:
A me piace così
e non chiedo permesso
perché questo dolore
è amore
per teeeeeee…
Un saluto a tutti: avete passato buone vacanze?
Grande Tonizzo, ciao. e ben tornato ! Sei mancato al “pianerottolo”: spero che ne riprenderai la frequentazione; i tuoi commenti sono sempre preziosi.
Roberto 55
Ciao Bob, tranquillo che ci sono. Leggo quando posso perché ultimamente sono un po’ incasinato tra le cose da fare, ma ci sono…