Si annunciano giorni felici: quelli della Grande Settimana, che quest’anno vivrò in compagnia di Renato Guttuso. Straordinaria la sua lotta con il Gesù della passione e della croce. Mi ritrovo in essa. La scelta di attraversare con lui la Settimana è occasionale, suggerita dal fatto che mi è arrivato per posta il volume “Guttuso credeva di non credere” di Crispino Valenziano, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (150 pp., 24 euro). Mi ritrovo in Guttuso, sono amico di Valenziano. Metto qui, a captare i visitatori, Ingresso in Gerusalemme, che compose per l’Evangelario delle Chiese d’Italia 1987. La scelgo anche per aiutare chi mi legge ad amare la fatica di quanti hanno lavorato per riaccostare la Chiesa all’arte. Nel primo commento dico l’incrocio di sguardi che ha fatto famosa quest’acquaforte e che l’ottimo Crispino mi ha appena spiegato.
Entro a Gerusalemme in compagnia di Guttuso
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Occhi negli occhi bianco e nero. Valenziano fa ruotare l’icona intorno all’asse dello sguardo che si scambiano Gesù bianco sull’asino e la vedova in nero che è davanti alla testa della cavalcatura. Incontro dell’umanità sofferente con l’umana sofferenza del Cristo. “Eccoli Gesù e la vedova, occhi negli occhi – non c’è nessuno e nient’altro intorno a loro due – bianco e nero” (p. 103).
La lunga lotta di Guttuso con la Passione di Cristo. Flagellazione 1931, Cristo deriso 1937-1938, Maddalena 1938, Crocifissione in una stanza 1940, Coronazione di spine 1940, Crocifissione 1940, Veronica 1945, Cristo alla colonna 1966, Maria Maddalena 1980, Il legno della croce 1980, Cena di Emmaus 1981, Crocifisso “non finito” 1986: sono le opere di Guttuso (12, più cinque “studi” preparatori) riprodotte nel volume e interpretate da Crispino Valenziano con l’occhio di chi legge le Scritture da una vita.
Ma non dicevano che Guttuso fosse ateo ?
So che non vorrebbe dire niente, però un ateo che si confronta con la Passione di Cristo qualche dubbio lo pone.
È come quando uno Scalfari dice di essere ateo e, tuttavia, va parlando sempre più spesso di Gesù ( per lui solo un uomo) e va a parlarne con certi esponenti autorevoli del cristianesimo. A me questo modo di fare manifesta una gran voglia di cercare Dio. E allora mi rifaccio alla celebre frase: ” tu non avresti cercato Dio, se non lo avessi già trovato”.
Di Guttuso so, comunque, che nell’ultimo periodo della sua vita si confessò e fece la comunione. A meno che io non stia sbagliando.
Guttuso non si diceva credente ma neanche ateo. Nel libro del Valenziano vengono riportate molte sue riflessioni sul sentiero stretto tra la fede e la non fede sul quale ha camminato per tutta la vita.
“Io non penso sia tanto importante dire se credo o non credo; qualsiasi certezza io avessi, in un senso o nell’altro, sarebbe frutto d’orgoglio. Non potrei mai dire che sono ateo perché mi sembrerebbe sbagliato affermarlo. Non potrei mai dire, tuttavia, che sono certo dell’esistenza di Dio […]. Ogni volta che tento dire di non credere mi sento preso sa da un grande sgomento; sono ateo, io non lo dirò mai. Non ne ho il coraggio e non troverei la forza per farlo” (pagina 23).
Nello stesso volume così Fabio Carapezza Guttuso scrive in premessa:
“Il lungo cammino di Guttuso è stato più volte segnato da momenti nei quali le risposte provenienti dalla sua fede nel comunismo non gli erano più sufficienti, dato il suo senso religioso dell’arte e della vita, della vita e della morte […]. Il travagliato percorso si sarebbe concluso con la richiesta al cardinale Angelini di celebrare, nel dicembre del 1986, una messa in casa con pochi amici, quando stanco e ammalato si avviava alla conclusione della sua esistenza. Ricordo che in quella occasione volle che l’altare fosse costituito da un’opera da lui stesso dipinta. Scelse un Crocifisso, campeggiante in una grotta, un bozzetto di scena per un’opera dal titolo emblematico La forza del destino” (p. 8).
Io voglio bene a Guttuso per la bellezza delle donne che ha dipinto e per la vita che è nella sua interrogazione a Cristo.
Grazie, Luigi, per le precisazioni.
Del resto, il percorso tra la fede e la non fede è di molti, anche fra quelli che si dicono cristiani cattolici.
Credo che in molti di noi ci sia, soprattutto in certi momenti, un po’ di Tommaso, il discepolo incredulo.
Alzi la mano chi non lo è mai stato.
Ringrazio anch’io per l’offerta dell’immagine sacra. Però non mi piace. Ho provato (a farmela piacere) ma continua a sembrarmi una illustrazione da catechismo anni sessanta/settanta.
Il momento presente del mondo e della chiesa di fronte a Cristo che entra a Gerusalemme (anzi, a Bruxelles!) mi pare assai meglio espresso qui:
http://3.bp.blogspot.com/_azzvKx1SrdM/TMAJn7XFR_I/AAAAAAAAAL4/b85mJl6z3Vk/s1600/ENSOR-+Cavalli.JPG
(Dipinto nel 1889. Cosa vuol dire essere un genio!)
Perchè negli anni ’70 è vero le immagini sacre si dipingevano così, a me piacevano e piacciono ancora.
Di Guttuso però conosco solo la storia con la Marzotto (che volendo non era un punto a suo favore!!)
bello quel quadro Franti, forse un po’ “macabro” ma bello.
Anni 70 per anni 70 trovo geniale, nel suo genere ( che è il genere “Gesù Cristo figlio dei fiori) questo Jesus Christ Superstar
https://www.youtube.com/watch?v=OXDmfAB42z0
Da notare, verso la fine, il momento in cui Gesù si rattrista incontrando lo sguardo di Giuda che è fra la folla festante .
Fra una delle più belle in assoluto “Entrata in Gerusalemme” della storia dell’arte è secondo me quella di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, con quel cielo così azzurro, coi ragazzini che salgono sugli alberi a spezzare i rami, e con la curiosa figura della donna che inchinandosi ribalta il proprio mantello ( in basso a destra
http://www.tanogabo.it/arte/giotto/giottocappelladegliscrovegnientrataagerusalemme.html
Per l’Occidente questa è la mia preferita:
http://www.italica.rai.it/argomenti/storia_arte/duccio/eventi/origini_pittura_senese/3.htm
E, infatti, è molto orientale.
Discepolo ho un’altra lettura della “curiosa figura della donna che inchinandosi ribalta il proprio mantello”: credo sia un giovane – più che una donna – che sta togliendosi il mantello per stenderlo a terra, come fa l’altro che gli è davanti. Una figura impigliata in simile impresa torna spesso nelle raffigurazioni medievali dell’Ingresso in Gerusalemme. Per esempio in questa deliziosa della Cappella Palatina di Palermo:
Nell’omelia di ieri Francesco ha invitato a passare in rassegna i protagonisti della Passione e a domandarsi: “A quale di queste persone io assomiglio?” – Ecco io credo di riconoscermi in quello che vuole togliersi il mantello e si intreccia nella complessa operazione.
http://liturgiadomenicale.blogspot.it/2008/03/la-domenica-delle-palme-nellarte.htm
Buona settimana Santa!
http://liturgiadomenicale.blogspot.it/2008/03/la-domenica-delle-palme-nellarte.html
non sono riuscita nell’intento: vi pregherei di prendere il sito direttamente da Google. Vi sono opere meravigliose di Gustave Doré, del Beato Angelico e di molti altri grandissimi che attraverso la loro arte ci aiutano a meditare sulla Passione di Nostro Signore ….