A Velletri per una conferenza, chiedo “che c’è da vedere” e mi portano al museo diocesano dove trovo incantevoli Madonne di Gentile, Antoniazzo e Bicci di Lorenzo ma dove anche scopro tre frammenti di una pergamena inglese del XIII secolo che il cancelliere della Curia Angelo Mancini – persona arguta – così descrive e chiosa: “Abbiamo qui le scene della Passione e della Resurrezione, dal Bacio di Giuda all’Ecce Homo, alle Tre Marie. Come vede i personaggi positivi sono bianchi mentre quelli negativi – Giuda, gli sbirri, gli schernitori sotto la croce – sono raffigurati come mori, a motivo del contrasto con i saraceni che caratterizzava quell’epoca“. “Già, quell’epoca”, ho detto io.
Nel XIII secolo i cattivi erano quelli di pelle scura
19 Comments
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O gran bontà dei cavalieri antichi!
il tipico “uomo nero” che faceva paura ai bambini… anche in Sardegna, con gli attacchi dei pirati saraceni si è sviluppata questa mentalità…
“Se non fai il bravo chiamo l’uomo nero!”.
Hai capito, Leonardo?? 🙂
Con le vostre “mauvaises lunettes”, JRRT sarebbe tradotto KKK.
JRRT…
mumble mumble….
Journal for the Renewal of Religion and Theology?
Jacksonville Reef Research Team?
Joseph Rowntree Reform trust?
John Ronald Reuel Tolkien?
Chi altri fu accusato di razzismo per i suoi “cavalieri neri”?
Ebbe le accuse più stolte ma non sapevo gli fosse stato imputato quel nero – che non era imparentato ai mori ma alle Tenebre e al loro Signore. Chi mosse l’accusa?
Il loro numero non è legione, ma negli ambienti laicisti l’accusa di aver subcreato razze perennemente votate al bene e altre al male è frequentissima. Accusa, peraltro, del tutto infondata, come dimostra il fatto che, nel mondo dei c.d. “bianchi e buoni”, Tolkien registra un notevole campionario di azioni e omissioni connotabili in negativo.
Gli stessi ambienti, del tutto alieni da un minimo di cognizione della simbologia dei colori, giungono spesso a censurare o rimuovere la rappresentazione del male metafisico (in T. nella forma non di “privazione d’essere”, ma di “privazione di luce”; nell’arte e nelle tradizioni popolari all’incirca lo stesso). Il discorso dell’incontro-scontro tra culture, dove l’altro è per forza di cose negativo, è ad un livello più storico e non è immune, in tanti influenzati dalla koinè politcally correct, da un etnocentrismo alla rovescia.
Nell’ arte sempre si cela un suo messaggio esclusivo, naturalmente incomprensibile se non se ne conosce il codice silenzioso, mistico, rappresentato dalle linee, i colori e i volumi. Come per i Bizantini rappresentare in luce accecante il mondo degli eletti dello spirito -costituito dai santi e dai beati della Chiesa cristiana- è simbolo dell’intelletto e della sapienza trasformati nella «luce del Tabor», la stessa luce sottolinea le due nature, umana divina, rivelatrice dell’ incarnazione di Cristo e il quotidiano insegnamento ecclesiastico del riscatto dell’anima e del corpo. Luci e ombre però, almeno per quello che mi hanno insegnato, più che miranti a discriminare, hanno l’intento di rendere visibile l’ invisibile. Nei Bizantini ad esempio il colore vuol comunicare un messaggio molto forte, imposto dai fatti [spostato verso l’ambito del cosiddetto dialogo teologico tra le due chiese l’ortodossa e la romano cattolica] che non recondito tout-court. Diverso, è il contesto, ad esempio, del periodo di Caravaggio, dove col Borromeo si ha una visione del rito Ambrosiano diversa da quella del clan papale: c’è più una chiesa rivolta ai poveri, che pensa allo strettissimo rapporto tra povertà e fede (che andrebbe rivalutato e riscoperto), ed è proprio qui che entra in gioco l’antonomia, Il contrasto bianco/ nero, bello/ brutto, naturale/innaturale, contrasto che sottolinea la divisione fra la chiesa romana e quella milanese. La vocazione di Matteo di San Luigi dei Francesi ad esempio, ebbene, lì vi è una luce di salvazione una luce divina. E ‘ il raggio della salvezza che arriva sugli uomini per riscattarli dal loro essere uomini. la figure viene evidenziata dall’ illuminazione che sottolinea i volumi dei corpi i quali escono improvvisamente dal buio della scena:realizza quella luce unica posizionando delle lanterne nello studio, o bucando addirittura il tetto lasciando il resto del corpo o nella tenebra totale o nella luce totale, a seconda del messaggio che vuole comunicare . Poi ci sono i simboli : il vetro o il bicchiere simboleggiano il riflesso della luce interiore,nella famosa canestra di frutta che pende pericolosamente sul bordo del tavolo si possono trovare significati teologici: l’uva nera indica la morte, l’uva bianca la resurrezione, le melagrane sono simboli di cristo, i pomi possono essere intesi come frutti di Grazia o riportare al significato del peccato, infine l’ombra della canestra crea sul tavolo l’immagine del pesce, altro segno cristologico. Siamo di fronte alla scelta, non c’è scampo: tenebre o luce – o con me o contro di me, non esistono zone grigie, nell’arte, come nella vita
Con Tolkien, senza se e senza ma!
Ogni epoca rilegge i Vangeli con le proprie lenti (Masaccio veste i Magi e le persone che circondano Gesù come ricchi borghesi fiorentini o comunque toscani della sua epoca…). Comunque già nei testi agiografici dei primi secoli cristiani i demoni avevano spesso la parvenza del “nero etiope”.
E’ vero Raffaele, i demoni hanno un comun denominatore in ogni epoca e rappresentazione religiosa, da una latitudine all’altra sono neri e e terrificanti.
Una curiosità: fu identificata una Natività fiamminga del XVI secolo, non ricordo in questo momento in quale museo, davvero singolare, nella quale una figura angelica appare chiaramente diversa dagli altri individui, con una evidente sindrome Down. In passato, diversi osservatori hanno identificato la sindrome Down nell’arte premoderna favorendo talvolta discussioni sulla sua storia. Questa potrebbe essere una delle prime rappresentazioni europee della sindrome. Ma è davvero stupefacente notare come la raffigurazione angelica di persone con sindrome Down non sollevava alcun interrogativo sulla condizione in cui vivevano nel tardo medioevo queste persone. Interessante, veramente.
E di quest’ultimo aspetto, Clodine, che spiegazione ti dai ?
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Che forse l’umanità anziché progredire è regredita, e non solo sul versante dell’accettazione del, cosidetto, “diverso”, che oggi si tenta di sopperire.
I figli del dio minore non si accettano, in nome del culto dell’immagine,della bellezza ricercata a tutti costi -figlia del demone della vanità- e dell’efficienza ai massimi livelli, in assenza della quale, se non si è capaci di arrancare con le sole proprie forze si è fuori gioco: spressione di una società che ha perduto i grandi valori quali generosità, altruismo, empatia, misericordia, amicizia..
L’angelo Down (maiuscolo. Come l’hai scritto tu, Clodine. Potrebbe davvero chiamarsi così… Grazie)
http://www.siblings.it/attivita/dipintofig2.htm
Grazie, Clodine.
Buona notte !
Roberto 55
“la condizione in cui vivevano nel tardo medioevo queste persone”
Nel tardo medioevo non lo so, ma so per certo che fino a pochi anni fa queste persone (con la sindrome di Down) vivevano molto peggio che non adesso, tanta è vero che morivano tutti in giovane età. senza i progressi della moderna medicina , diciamo della medicina dopo gli anni ’60, una persona affetta da sindrome di Down aveva poche possibilità di sopravvivere all’infanzia.
Forse è per questo che li raffiguravano come Angeli?
non credo , cara Clodine, che nelle epoche precedenti la nostra, trattassero i disabili e le persone con deficit mentali meglio di come le trattiamo noi..
Anche l’interessamento per loro è cresciuto coi progressi della scienza
In certe aree del mondo meno civilizzate queste persone vengono ancora nascoste dai familiari come un onta, una vergogna, spesso segregate e legate in stanza buie finchè non muoiono…
la nostra epoca avrà pure dimenticato generosità ed empatia ma stiamo attenti a non favoleggiere di mitiche “epoche” nella storia dell’umanità migliori della nostra…che non sono mai esistite.
Discepolo sono con te: considero l’accoglienza dei figli menomati uno dei doni dello Spirito alla nostra epoca.
Io non sono d’ccordo, anzi. Sa da un certo punto di vista discepolo ha ragione, dall’altra è innegabile rilevare che quando da una ecografia emerge un problema di questo tipo si può procedere, se lo si consente, all’aborto selettivo, e nella maggior parte dei casi questo avviene. Ma, per carità, me ne guarderei ad entrare nel merito o solo azzardare un giudizio su temi di questa portata. Comunque nei miti e nella realtà classica il diversamente abile è visto con riguardo, e forse con timore, e venerazione anche. Omero è cieco,ad esempio, ed è colui che ha dovuto rinunciare alla visione esteriore per approfondire quello che è dentro di sé. L’epilessia, pure: questa malattia abbastanza discriminante veniva considerata divina, incuteva paura ma anche rispetto, i suoi effetti erano conseguenza del “dono” che consente all’uomo di avvicinarsi agli dei. Così anche nel Medioevo, il menomato è collocato tra i paria della società. Se proprio vogliammo affondare ancora una volta la lama nel burro, allora, ti posso dire, che solo nel pensiero cristiano si registra la ghettizzazione del disabile. Gregorio Magno diceva che un’anima sana non albergherà mai in una dimora malata, quindi un uomo dal corpo deforme (zoppo, cieco, gobbo, ecc.) non poteva prendere gli ordini sacri. E ancora oggi vige questa regola. Si voleva dare a intendere che i deformi e i ciechi sono tali perché concepiti nei giorni sacri (che non dovevano essere macchiati dalla lussuria). Nel Malleus Maleficarum (il noto testo inquisitorio) è prospettata l’ipotesi che i bambini nati con menomazioni siano il frutto del rapporto carnale con il demonio, figuriamoci…!!!….