Nel Getsemani con Gesù che cade a terra e grida “Abbà” cioè “Papà”
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Luigi Accattoli
Grande notte tra tutte. Eccoci alla preghiera nell’Orto degli Ulivi, da cui prende inizio il racconto della Passione, che costituisce la sezione originaria e fondamentale dei Vangeli. Tutti i quattro Vangeli hanno nella Passione il loro corpo principale, ma questo vale soprattutto per il Vangelo di Marco, che essendo il più breve e narrando in dettaglio come gli altri gli eventi del Venerdì Santo, viene ad accentuare – rispetto agli altri – il ruolo che in esso ha la Passione.
Grande notte quella del Getsemani: la più importante dell’intera Storia della Salvezza, nella quale ci viene rivelato fattualmente, con il grido del Nazareno “Abbà Padre” il vero nome del Dio di Gesù Cristo.
Concentreremo l’attenzione sulla paura e l’angoscia vissute da Gesù di fronte alla prospettiva della morte: una “debolezza della carne”, per usare le sue parole, che lo mostra in tutto simile a noi e lo fa nostro avvocato di fronte al terrore per l’avvicinarsi della nera signora che tutti ci attanaglia. Seguendo la narrazione delle tre fasi di quel dramma, tutte accompagnate dall’incomprensione dei discepoli, compresi i tre prediletti Pietro Giacomo e Giovanni, cercheremo di cogliere la via della preghiera attraverso la quale il Maestro riesce infine ad accettare la volontà del Padre, a essa si adegua e invita infine i discepoli ad accompagnarlo all’incontro con il traditore: Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino (v. 42).
L’applicazione a noi la tenteremo mettendo sotto la lente le parole che in questo brano Gesù rivolge al Padre e quelle che indirizza ai discepoli. Cercheremo di leggere in filigrana, in quelle parole, la messa in pratica dell’ammaestramento centrale su come invocare il Padre dato dal Nazareno quando aveva proposto ai discepoli la preghiera del Padre Nostro: chiamandolo Padre, appunto (v. 36a); chiedendogli la grazia di riuscire ad accettare la sua volontà, soprattutto quando essa non coincide con la nostra (v. 36b); perseverando in tale richiesta per non entrare in tentazione, ovvero nella tentazione di abbandonare la fede nel Padre (v. 38).
Detto in breve: ogni volta che preghiamo il Padre Nostro dovremmo avvertire, dietro le singole invocazioni, il respiro e le parole di Gesù nella veglia del Getsemani.
12 Ottobre, 2024 - 19:26
Luigi Accattoli
Marco 14, 32-42. Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: “Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.
12 Ottobre, 2024 - 19:27
Luigi Accattoli
Triste fino alla morte. v. 32: Giunsero a un podere chiamato Getsèmani. Getsemani vuol dire “frantoio per le olive” e dunque siamo a un podere coltivato a olivi e munito di un frantoio.
v. 33: Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Li prende a testimoni, come già li aveva voluti con sé, sempre in funzione di testimoni, negli episodi della risurrezione della figlia di Giairo (Marco 5, 37) e della trasfigurazione (Marco 9, 2).
v. 33b: cominciò a sentire paura e angoscia. Matteo attenuerà i toni: conserverà “angoscia” ma sostituirà “paura” con “tristezza”.
v. 34: La mia anima è triste fino alla morte. Sono parole che echeggiano il Salmo 42, 6 (“Perché sei triste anima mia?”) e Giona 4, 9: “Sono triste fino alla morte”.
v. 35: cadde a terra e pregava. Anche qui Matteo attenuerà la franchezza narrativa di Marco e dirà “si prosternò faccia a terra” (Matteo 26, 39).
v. 36: Abbà! Padre! Tutti i Sinottici hanno la parola Padre, in greco, ma solo Marco mette la voce aramaica usata da Gesù e unisce a essa la traduzione greca, perché l’intendano i lettori non ebrei: forse Marco scrive il suo Vangelo per la Chiesa di Roma. Sul termine “Abbà” vedi il primo approfondimento.
vv. 36 e 38: non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu – Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Sono echi del Padre Nostro: vedi il secondo approfondimento.
v. 42: Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino. “Alzatevi, andiamo” non è un invito a fuggire l’arrivo del traditore, ma ad andargli incontro, in un gesto di consegna.
12 Ottobre, 2024 - 19:27
Luigi Accattoli
Gesù dice in aramaico Abbà, cioè Papà. “Nella letteratura ebraica di preghiera non esiste alcuna testimonianza dell’appellativo Abbà rivolto a Dio, Gesù invece ha chiamato Dio sempre così, con l’eccezione del grido dalla croce: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato (Marco 15, 34). Stiamo dunque davanti a una parola certamente usata da Gesù: una ipsissima vox Iesu […] Quanto poi al termine Abbà [che appartiene al linguaggio dei bambini] per la sensibilità ebraica sarebbe stato irriverente e quindi impensabile rivolgersi a Dio con questa parola familiare. Era una cosa nuova e inaudita che Gesù osasse fare questo passo. Egli parlava con Dio così come il bambino parla col padre. L’Abbà dell’appellativo usato da Gesù per Dio svela l’intima essenza del suo rapporto con Dio”: Joachim Jeremias, Abbà, Paideia 1968, pp. 59-63, passim.
L’appellativo aramaico “Abbà”, padre o papà, rivolto a Dio compare tre volte nel Nuovo Testamento: in questo brano di Marco esso risuona in bocca a Gesù, ma in accoglienza del suo esempio, comparirà anche sulla bocca dei cristiani, come attestano, già prima del Vangelo di Marco (70 circa dopo Cristo) le lettere di Paolo ai Galati e ai Romani (55 circa dopo Cristo, o poco dopo): ai Galati: Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! (4, 6); ai Romani: Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! (8, 15).
12 Ottobre, 2024 - 19:28
Luigi Accattoli
La trama del Padre Nostro nella preghiera dell’Orto. Il Vangelo di Marco – come anche quello di Giovanni – non riporta il Padre Nostro, ma nella sua formulazione della preghiera di Gesù al Getsemani sono presenti almeno tre elementi portanti della preghiera che il Maestro insegna ai discepoli nei Vangeli di Matteo e di Luca: l’appellativo di Padre rivolto a Dio: “Padre” in Luca 11, 2 e “Padre nostro” in Matteo 6, 9; l’affidamento alla volontà di Dio: “sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra” in Matteo 6, 10; il richiamo alla vigilanza contro la tentazione: “non abbandonarci alla tentazione” in Luca 11, 4 e in Matteo 6, 13.
12 Ottobre, 2024 - 19:29
Luigi Accattoli
Suggerisco due letture. Una classica e una attualissima.
Quella classica è il volume dell’esegeta francese Pierre Benoit, Passione e resurrezione del Signore. Il Mistero pasquale nei quattro evangeli, Gribaudi Editore 1967 (prima edizione francese 1966). E’ un volume che acquistai appena uscito, per la prima Pasqua che vissi da fucino e che seguirò come testo base per il resto delle nostre lectio.
La lettura attualissima è il libretto di Massimo Recalcati, psicoanalista che si applica spesso a Bibbia e Vangeli, intitolato La notte del Getsemani, Einaudi 2019
12 Ottobre, 2024 - 19:29
Luigi Accattoli
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
12 Ottobre, 2024 - 19:31
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 14 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 17 giugno e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 5 ottobre:
Grande notte tra tutte. Eccoci alla preghiera nell’Orto degli Ulivi, da cui prende inizio il racconto della Passione, che costituisce la sezione originaria e fondamentale dei Vangeli. Tutti i quattro Vangeli hanno nella Passione il loro corpo principale, ma questo vale soprattutto per il Vangelo di Marco, che essendo il più breve e narrando in dettaglio come gli altri gli eventi del Venerdì Santo, viene ad accentuare – rispetto agli altri – il ruolo che in esso ha la Passione.
Grande notte quella del Getsemani: la più importante dell’intera Storia della Salvezza, nella quale ci viene rivelato fattualmente, con il grido del Nazareno “Abbà Padre” il vero nome del Dio di Gesù Cristo.
Concentreremo l’attenzione sulla paura e l’angoscia vissute da Gesù di fronte alla prospettiva della morte: una “debolezza della carne”, per usare le sue parole, che lo mostra in tutto simile a noi e lo fa nostro avvocato di fronte al terrore per l’avvicinarsi della nera signora che tutti ci attanaglia. Seguendo la narrazione delle tre fasi di quel dramma, tutte accompagnate dall’incomprensione dei discepoli, compresi i tre prediletti Pietro Giacomo e Giovanni, cercheremo di cogliere la via della preghiera attraverso la quale il Maestro riesce infine ad accettare la volontà del Padre, a essa si adegua e invita infine i discepoli ad accompagnarlo all’incontro con il traditore: Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino (v. 42).
L’applicazione a noi la tenteremo mettendo sotto la lente le parole che in questo brano Gesù rivolge al Padre e quelle che indirizza ai discepoli. Cercheremo di leggere in filigrana, in quelle parole, la messa in pratica dell’ammaestramento centrale su come invocare il Padre dato dal Nazareno quando aveva proposto ai discepoli la preghiera del Padre Nostro: chiamandolo Padre, appunto (v. 36a); chiedendogli la grazia di riuscire ad accettare la sua volontà, soprattutto quando essa non coincide con la nostra (v. 36b); perseverando in tale richiesta per non entrare in tentazione, ovvero nella tentazione di abbandonare la fede nel Padre (v. 38).
Detto in breve: ogni volta che preghiamo il Padre Nostro dovremmo avvertire, dietro le singole invocazioni, il respiro e le parole di Gesù nella veglia del Getsemani.
Marco 14, 32-42. Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: “Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.
Triste fino alla morte. v. 32: Giunsero a un podere chiamato Getsèmani. Getsemani vuol dire “frantoio per le olive” e dunque siamo a un podere coltivato a olivi e munito di un frantoio.
v. 33: Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Li prende a testimoni, come già li aveva voluti con sé, sempre in funzione di testimoni, negli episodi della risurrezione della figlia di Giairo (Marco 5, 37) e della trasfigurazione (Marco 9, 2).
v. 33b: cominciò a sentire paura e angoscia. Matteo attenuerà i toni: conserverà “angoscia” ma sostituirà “paura” con “tristezza”.
v. 34: La mia anima è triste fino alla morte. Sono parole che echeggiano il Salmo 42, 6 (“Perché sei triste anima mia?”) e Giona 4, 9: “Sono triste fino alla morte”.
v. 35: cadde a terra e pregava. Anche qui Matteo attenuerà la franchezza narrativa di Marco e dirà “si prosternò faccia a terra” (Matteo 26, 39).
v. 36: Abbà! Padre! Tutti i Sinottici hanno la parola Padre, in greco, ma solo Marco mette la voce aramaica usata da Gesù e unisce a essa la traduzione greca, perché l’intendano i lettori non ebrei: forse Marco scrive il suo Vangelo per la Chiesa di Roma. Sul termine “Abbà” vedi il primo approfondimento.
vv. 36 e 38: non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu – Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Sono echi del Padre Nostro: vedi il secondo approfondimento.
v. 42: Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino. “Alzatevi, andiamo” non è un invito a fuggire l’arrivo del traditore, ma ad andargli incontro, in un gesto di consegna.
Gesù dice in aramaico Abbà, cioè Papà. “Nella letteratura ebraica di preghiera non esiste alcuna testimonianza dell’appellativo Abbà rivolto a Dio, Gesù invece ha chiamato Dio sempre così, con l’eccezione del grido dalla croce: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato (Marco 15, 34). Stiamo dunque davanti a una parola certamente usata da Gesù: una ipsissima vox Iesu […] Quanto poi al termine Abbà [che appartiene al linguaggio dei bambini] per la sensibilità ebraica sarebbe stato irriverente e quindi impensabile rivolgersi a Dio con questa parola familiare. Era una cosa nuova e inaudita che Gesù osasse fare questo passo. Egli parlava con Dio così come il bambino parla col padre. L’Abbà dell’appellativo usato da Gesù per Dio svela l’intima essenza del suo rapporto con Dio”: Joachim Jeremias, Abbà, Paideia 1968, pp. 59-63, passim.
L’appellativo aramaico “Abbà”, padre o papà, rivolto a Dio compare tre volte nel Nuovo Testamento: in questo brano di Marco esso risuona in bocca a Gesù, ma in accoglienza del suo esempio, comparirà anche sulla bocca dei cristiani, come attestano, già prima del Vangelo di Marco (70 circa dopo Cristo) le lettere di Paolo ai Galati e ai Romani (55 circa dopo Cristo, o poco dopo):
ai Galati: Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! (4, 6);
ai Romani: Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! (8, 15).
La trama del Padre Nostro nella preghiera dell’Orto. Il Vangelo di Marco – come anche quello di Giovanni – non riporta il Padre Nostro, ma nella sua formulazione della preghiera di Gesù al Getsemani sono presenti almeno tre elementi portanti della preghiera che il Maestro insegna ai discepoli nei Vangeli di Matteo e di Luca:
l’appellativo di Padre rivolto a Dio: “Padre” in Luca 11, 2 e “Padre nostro” in Matteo 6, 9;
l’affidamento alla volontà di Dio: “sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra” in Matteo 6, 10;
il richiamo alla vigilanza contro la tentazione: “non abbandonarci alla tentazione” in Luca 11, 4 e in Matteo 6, 13.
Suggerisco due letture. Una classica e una attualissima.
Quella classica è il volume dell’esegeta francese Pierre Benoit, Passione e resurrezione del Signore. Il Mistero pasquale nei quattro evangeli, Gribaudi Editore 1967 (prima edizione francese 1966). E’ un volume che acquistai appena uscito, per la prima Pasqua che vissi da fucino e che seguirò come testo base per il resto delle nostre lectio.
La lettura attualissima è il libretto di Massimo Recalcati, psicoanalista che si applica spesso a Bibbia e Vangeli, intitolato La notte del Getsemani, Einaudi 2019
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 14 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 17 giugno e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 5 ottobre:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/cantato-linno-uscirono-verso-il-monte-degli-ulivi/