Ho visto i venti cavalli del maneggio del carcere di Bollate governati dai detenuti e ho parlato con uno degli stallieri che gira tra le staccionate con una merla sulla spalla destra e vanno parlando e squittendo e quella gli scacazza il gilè che lui chiama “ciapamerda”. Nei commenti altre favole del carcere più socializzante d’Italia dove ho passato la giornata di oggi per il Premio Castelli.
Nel carcere di Bollate con venti cavalli e una merla
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Dove andiamo a cena stasera? “Andiamo in galera”. I detenuti ammessi al “trattamento avanzato” hanno la cella aperta dalle otto di mattina alle otto di sera. Lavorano nel maneggio e nelle serre, gestiscono un catering che presta servizio all’esterno del carcere e hanno appena realizzato un ristorante interno al quale si può accedere dall’esterno con una normale prenotazione. L’hanno chiamato “Ristorante In galera”.
http://www.vita.it/it/article/2015/06/19/apre-il-primo-ristorante-italiano-dentro-un-carcere/135556/
A Bollate c’è anche una scuola di teatro e i detenuti che la frequentano hanno letto i testi del Concorso di Scrittura per il quale ero lì; i testi che hanno avuto il primo, il secondo e il terzo premio, di mille, ottocento, seicento euro. Sono il presidente della Giuria e i tre vincitori li ho salutati e abbracciati a uno a uno, due donne e un uomo. Il pubblico era seduto sulla tribuna in legno sulla quale tante volte in televisione avevo visto il gruppo dei detenuti chiamati a leggere le Scritture per la trasmissione domenicale “Frontiere dello Spirito” del cardinale Ravasi.
Ci hanno fatto fare un giro al maneggio, alle serre e nell’area dei colloqui, che nella buona stagione si fanno all’aperto e ai quali sono ammessi i figli dei detenuti fino ai 12 anni. Nelle due aree, maschile e femminile, ci sono gli scivoli e le altalene e abbiamo visto i piccoli giocare con i genitori detenuti.
Che cavalli avete nel maneggio? “Sono animali a fine carriera che nessuno vuole più, o sono animali sotto sequestro” risponde l’educatrice Catia Bianchi che ci guida nella visita. Li lasciate tutti liberi? “Li trattiamo come qui sono trattati gli uomini e le donne: isoliamo solo quelli che hanno comportamenti problematici”.
“Dove andiamo a cena stasera? “Andiamo in galera”.
Si mangia bene, Luigi, nel “Ristorante in galera”?
🙂 🙂
“Sono animali a fine carriera che nessuno vuole più, o sono animali sotto sequestro……isoliamo solo quelli che hanno comportamenti problematici”.
L’ ho sempre detto io che gli uomini sono uguali agli animali (e viceversa).
Ma qualcuno non voleva crederci.
Per motivi, in un certo senso, “di lavoro”, ho avuto modo di conoscere una serie di altre, positive iniziative intraprese dall’Amministrazione Penitenziaria del carcere di Bollate: è una delle poche, buone notizie provenienti dal mondo delle carceri italiane, che, per il resto, costituisce, purtroppo, uno degli aspetti più degradati della realtà civile del nostro paese.
Buona domenica a tutti.
Roberto 55
Parole dette ieri al nostro convegno dal direttore del Carcere di Bollate Massimo Parisi:
In primis ritengo che bisogna guardare al carcere avendo sempre bene in mente la centralità della persona umana e partendo dal presupposto che non è il reato commesso a definirla. Il reato è un fatto – devastante per il singolo e per la società – che va incastonato nella complessiva personalità del suo autore. Da questa personalità l’istituzione carcere deve provare a far emergere risorse ed energie positive che, attraverso anche il recupero di autostima, possono consentire di rimettere certe storie di vita sui giusti binari. Il lavoro, l’istruzione, l’arte, la poesia, la scrittura possono e anzi devono essere utilizzate come leve per far scoprire in chi è detenuto competenze e attitudini che gli servono per sperimentare la bellezza e positività di una vita comune e allontanarlo definitivamente dal mondo penale. Per fare tutto ciò è necessario che l’istituzione stimoli il senso di responsabilità del detenuto dandogli un certo margine di fiducia e si renda credibile offrendogli condizioni di detenzione, non solo dignitose, ma prospere di opportunità di cambiamento. Senza tali opportunità il carcere rischia di essere una inutile e arida scatola vuota che può solo incattivire che ne è ospite e restituirlo a una società che risulterà inevitabilmente meno sicura”.
Saluto e ringrazio Massimo Parisi, contento d’averlo conosciuto e delle sue parole secondo Costituzione.