Muore Angelo il barbone e il rione Monti lo festeggia

E’ morto Angelo il barbone del rione Monti, anzi di Roma e tutto il quartiere lo piange, anzi lo festeggia. In piazza Madonna dei Monti è stato appeso uno striscione che prende tutto lo zoccolo di un palazzo con una scritta alta che dice COME VA’ LEI? – che era il suo saluto a chi incontrava prima di chiedergli una sigaretta – e sotto un’altra scritta che esclama: UN ANGELO VOLA SU MONTI. Al centro, sotto alcune foto, c’è l’avviso fatto dagli “amici” a nome dell’intero rione: “Angelo ci ha lasciato. I funerali si svolgeranno martedì 27.10.09 alle ore 14, 30 nella chiesa Madonna dei Monti”. E’ la chiesa dov’è sepolto Benedetto Giuseppe Labre (1748 –1783), che era a modo suo un barbone e che morì in casa di un macellaio qui a due passi. Insomma, in questa zona di Roma i barboni hanno una tradizione. Sotto l’annuncio e le foto hanno messo un bicchiere di vino, la passione di Angelo e una sigaretta su un tovagliolo, il suo vizio innocente. A terra, per tutta la lunghezza dello striscione, 23 lumini e tanti fiori. Appesi allo striscione ci sono biglietti e fogli con saluti. Le riporto nel primo commento e nel secondo dico un po’ meglio chi era Angelo. Nel terzo parla uno dei preti della parrocchia. Qui metto una foto di Angelo.

37 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Ecco alcune delle scritte dedicate ad Angelo dagli abitanti del rione Monti, annunciate nel post:

    Le nostre mani ti salutano ovunque tu sia… Ci mancherai. Flavia, Federico, Lucia e Franco “Gli autarchici” – e intorno ci sono impronte multicolori di mani aperte.
    So che di lì ci proteggi. Con affetto. Maby
    Ti voglio un bene dell’anima
    Abbi pace, con tutto il nostro amore
    Grazie di essere stato con noi
    Speriamo che qualcuno ti offra una sigaretta anche in Paradiso. Tu che non abbisognavi di denaro perché ti eri liberato dalla sua schiavitù e non ne chiedevi mai
    Ciao Angelo, buon viaggio!
    Grazie a te Angelo e a tutti gli angeli come te
    Le strade del nostro rione senza di te sono come svuotate
    Tu sei sempre stato il capo della piazzetta Madonna dei Monti, spero che sei il capo anche nella piazzetta del Paradiso
    Quel giorno che ti sei fermato alla porta della pasticceria dove lavoravo pensai che tu avessi bisogno di soldi, ma tu rispondesti che non li volevi, quasi offeso nella tua dignità. Mi chiedesti un cornetto e in cambio volevi dare il tuo aiuto se serviva.
    Ci hai insegnato l’importanza dei piccoli gesti, della gentilezza, della bontà. Che si può sempre fare qualcosa per gli altri anche se non si possiede nulla. Non c’è altro da dire quando si parla della dignità di un uomo

    29 Ottobre, 2009 - 20:35
  2. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Si chiamava Angelo Pagotto, ma pochi conoscevano il cognome. Nato nel 34 ad Addis Abeba e vissuto a lungo a Pordenone, da vent’anni era a Roma, sempre nel rione Monti. “Ho la terza media e a 18 anni sono finito nella Legione Straniera, dal 1956 al 1961” raccontava. Era arrivato a Roma con un’Alfetta senza documenti che gli fu sequestrata davanti all’Angelicum e restò senza alloggio. Poi gli tolsero anche un Fiorino che gli era stato procurato dal padre Mongillo dell’Angelicum, gran teologo moralista. Gli abitanti del quartiere ultimamente gli avevano regalato con una colletta una Fiat Tipo dove potesse dormire, parcheggiata sotto l’abitazione dei Napolitano, in via dei Serpenti. Quando Giorgio Napolitano fu eletto presidente della Repubblica, la polizia la portò via per “ragioni di sicurezza” ma la signora Clio gli procurò un furgoncino nuovo e in quello ha dormito fino all’ultimo. E’ morto il 23 ottobre e subito la gente è andata dal parroco: “Dobbiamo fargli un bel funerale”. Alla messa c’era mezzo quartiere.

    29 Ottobre, 2009 - 20:38
  3. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] “Angelo era generoso, simpatico, un uomo semplice. Parlava con tutti, non chiedeva niente, era felice di un bicchiere e di una sigaretta. Non voleva soldi. Se glieli davi – ma dovevi forzarlo – era capace di passarli a uno più povero di lui”: così lo descrive don Ermanno di Pasquale, uno dei preti della Madonna dei Monti. Chiedo in giro che voglia dire che era generoso: “Aiutava le persone a portare dei pesi, si offriva di fare lavoretti, parlava con tutti e dava una mano a chi stava facendo qualcosa: al fioraio, ai camerieri del ristorante quando portavano dentro le sedie. Ascoltava chi si sfogava. Ti diceva se c’era qualcuno nell’altra strada che aveva bisogno di qualcosa. Le pare poco uno che parla a tutti e ascolta tutti?”

    29 Ottobre, 2009 - 20:38
  4. adriano

    Dev’essere la prima foto che metti sul blog (oltre alla tua in alto a destra). Sono contento che sia quella di Angelo. Grazie di avercelo fatto conoscere.

    29 Ottobre, 2009 - 22:28
  5. roberto 55

    La storia è bellissima, la foto in tutto degna, lo striscione “UN ANGELO VOLA SU MONTI” pure.
    Due domande, Luigi, originate dalla mia innata propensione di ficcanaso: che ci faceva suo padre ad Addis Abeba nel 1934 (ancor prima, cioè, della conquista italiana) ? E, inoltre, dov’è – mi perdonino tutti i romani – il rione Monti ?

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    29 Ottobre, 2009 - 23:09
  6. Luigi Accattoli

    Adriano è vero non ho mai voluto mettere foto. Ho fatto un’eccezione per un uomo che ho visto e del quale poco si può dire a chi non l’ha visto. Benedetto Giuseppe Labre me l’immagino così.

    29 Ottobre, 2009 - 23:56
  7. Luigi Accattoli

    Caro Roberto 55. Angelo dev’essere nato verso il 1936-1938, ma preferiva invecchiarsi di alcuni anni e dunque diceva 1934. All’obiezione che dici tu (Badoglio entra ad Addis Abeba nel maggio del 1936) rispondeva con una risata. I barboni non hanno alcuna considerazione per le faticose cronologie. Nel dubbio (la madre poteva essere laggiù per fatti suoi, precedenti l’Impero) ho preferito rispettare la sua versione.
    Sul rione Monti ti suggerisco di procurarti il documentario di Mario Monicelli (monticiano doc) VICINO AL COLOSSEO C’E’ MONTI (2008) e così vedi anche la piazzetta della Madonna dei Monti che è il cuore del rione. Io vivo nel quartiere Esquilino che confina con Monti. Monti racchiude la zona popolare che insiste sull’antica Suburra. E’ come un paese. Ha le feste e i festoni, le luminarie e il tifo, ci si conosce e si fa chiasso. Uno non crede che ci sia in Roma un tale mondo popolare pienamente vivo, e invece c’è. Io amo Monti. Puoi collocarlo – sulla mappa della città – in un triangolo ideale che ha come angoli il Colosseo, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore.
    Tonizzo ed io un giorno abbiamo passeggiato per Monti, siamo stati nella chiesa della Madonna dei Monti e abbiamo magiato in una delle sue ottime trattorie.

    30 Ottobre, 2009 - 0:26
  8. Clodine

    “Clochard” significa “persona che zoppica”, perché una volta i reietti della società fingevano di zoppicare per far compassione e rimediare l’elemosina. Credo che in ognuno di noi viva un potenziale clochard, e forse la spiegazione per cui ogni tanto certi delinquenti cospargono uno di loro di benzina e gli danno fuoco, in realtà vorrebbero uccidere il clochard che è in loro. Sono come coloro che uccidono un messaggero di brutte notizie: s’illudono che, uccidendo il messaggero, si possa sopprimere il loro malessere interiore.

    Singolare al riguardo è la figura di un clochard ebreo Lituano vissuto durante la deportazione nazista: vero genio del Talmud chiamato Monsieur Shoushani Un numero considerevole di filosofi consumarono gli scalini e il selciato dei luoghi frequentati da questo misterioso individuo, tra cui Emmanuel Lévinas- suo discepolo- che le dedicò un intero libro, il quale ebbe a dire:”Era un genio nel senso assoluto della parola; un uomo che poteva attraversare un numero molto grande di idee senza sentire l’obbligo di portarle a un esito conclusivo. Aveva il Talmud dentro, incarnato, vivente”. Pensate che parlava trenta lingue e altrettanti dialetti, conosceva e sapeva tutto, viveva da clochard per non appartenere a nessun tempo e a tutti i tempi. Fu definito “un messaggero mistico”, non aveva un domicilio fisso e non gli si conosceva alcun mestiere, compariva senza ragione e allo stesso modo si eclissava. Si sentiva a casa di tutte le culture, sempre sporco, irsuto, puzzolente, un barbone diventato pagliaccio, chi lo incontrava per strada senza conoscerlo se ne allontanava con disgusto, d’altra parte –diceva E.Lévinas- “con sua grande soddisfazione”. Forse, la figura di questo singolare, geniale clochard racchiude in sé la filosofia di tutti i clochard. Uomini e donne che sfidando la ragione e i pericoli della ragione, che si danno in pasto al mondo serbando in loro quel segreto che li consuma e li protegge da una umanità malata.

    Addio Angelo, barbone del rione Monti, finalmente hai arrotolato la tenda, ti sei incamminato versa la dimora stabile del regno dei cieli, il tuo viaggio si è concluso. Arrivederci!

    30 Ottobre, 2009 - 9:48
  9. Luigi Accattoli

    Clodine non trovi anche tu che Roma sia adatta ai barboni?

    30 Ottobre, 2009 - 10:25
  10. fiorenza

    Non sarà, invece, che sono i barboni -certi barboni- a creare, dovunque, intorno a loro, la Roma adatta a loro?

    30 Ottobre, 2009 - 11:08
  11. fiorenza

    Ma è un’altra la cosa che volevo chiederti, prima che mi distraesse questa domanda che in realtà avevi rivolto a Clodine.
    Volevo chiederti: Luigi, non è che mi leggi nel pensiero? Ieri sera la foto non c’era e, dopo aver letto il post -troppo entusiasta per commentare- mi chiedevo: come sarà il volto di quest’uomo, di questo Angelo? E stamani appena sveglia ancora ci pensavo. E, acceso il computer, ecco, il suo volto era là.
    Ora penso che è proprio come doveva essere: è il volto arguto e sapiente di un tipo umano che deve essere sempre esistito, magari un po’ nascosto (o nascosto tra i nascosti e notissimo a loro) se i pittori, nel tempo, si sono ispirati a lui per raffigurare l’uno o l’altro degli apostoli.

    30 Ottobre, 2009 - 11:22
  12. fiorenza

    Sarà stata una scelta precisa di lui, quella di vivere e di morire nel luogo segnato dalla presenza di San Benedetto Giuseppe Labre, oppure è una di quelle coincidenze che con la logica umana non si spiegano?
    Perché Benedetto Giuseppe Labre non lo chiami Santo, anche se è stato canonizzato? Forse perché hai evocato un mondo (nascosto dentro il mondo) in cui tutti, senza minimamente sospettarlo e senza che nessun altro glielo dica, sono santi?

    30 Ottobre, 2009 - 11:32
  13. Si può effettivamente essere “Santi nel viavai”…
    Si effettivamente aveva ragione Raf, nella nostra società, ma sopra tutto, nella nostra mente, e ancor peggio nel nostro cuore, c’è troppo “rumore”, un rumore che ci impedisce di ascoltare la voce di Dio, quello vero, mentre probabilmente “ai barboni nel brusio parla dolcemente Dio”…
    Il virgolettato è di una canzone di Raf, “Santi nel viavai” del 1989, inserità nell’album “cosa resterà”.
    E l’invito pensando a cosa resterà di noi (terrenamente ben poco…), è ad ascoltare questa canzone, e a guardare il video. Con una raccomandazione: assicurarsi di avere il cuore “acceso”, e la parte troppo razionale, che purtroppo la fa da padrone, in stand-bye…
    Il link:
    http://www.vocazioni.net/index.php?option=com_hwdvideoshare&task=viewvideo&Itemid=117&video_id=257

    P.S. cosa curiosa, diversamente da tutte le altre canzoni, questa è l’unica che non trovate su Youtube… , probabilmente perchè di solito la gente… “se ne frega”, … (probabilmente ho detto questo perchè sono io che sono pessimista verso gli altri).
    P.S.2 Sempre a proposito di pessimismo, il problema di chi non “ascolta” non è che “non parla”, ma il contrario, straparla… …a vanvera…. (anche se non è questione di quantità… ma di qualità…).
    Un fraterno bacione a tutti.

    30 Ottobre, 2009 - 11:39
  14. Correzione al P:S: l’unica che non trovate “nel motore di ricerca che porta subito” su Youtube

    30 Ottobre, 2009 - 11:48
  15. G R A Z I E

    30 Ottobre, 2009 - 12:05
  16. Luigi Accattoli

    Fiorenza questa volta non l’ho chiamato “santo” per la seconda delle ragioni che dici: dunque anche tu mi leggi oltre le parole. Ma altre volte non uso l’appellativo “santo” o “beato” per non allontanare chi dovrebbe esserci vicinissimo.

    30 Ottobre, 2009 - 12:25
  17. Luigi Accattoli

    Sempre a Fiorenza. Non credo che Angelo conoscesse Benedetto Giuseppe.

    30 Ottobre, 2009 - 12:28
  18. Leonardo

    Capisco la simpatia che ispira il personaggio e posso immaginare l’affetto che ispira la persona in chi lo ha conosciuto. Ma tutta la poesia sui clochard, di cui vi dilettate tanto, ve la lascio volentieri. A me non sembra una cosa seria. Potrei accettarla se la sentissi sulle labbra di chi fa realmente quella vita terribile, non da chi ha una casa col riscaldamento. È un po’ come quando vi sdilinquite per i matti.
    Son sofferenze, son tragedie, come minimo son derive.

    30 Ottobre, 2009 - 12:52
  19. mattlar

    Non la penso molto diversamente da Leonardo (!). Probabilmente questa visione romantica del barbone abbia qualcosa di vero. E ho conosciuto diversi barboni che effettivamente incarnano l’icona classica che state descrivendo voi… ricordo che alla mensa caritas di Roma ce ne era uno che si dichiarava (e probabilmente era) nipote di Luigi Pirandello, che era noto a tutti; peraltro, vedo la faccia di Angelo e non ne ricavo miseria. Tuttavia, Roma è piena di persone che vivono per terra e alla mensa caritas (che rappresenta peraltro uno spaccato privilegiato nell’universo dei senza dimora, perché ci vanno i più scaltri) per ogni cento persone si troveranno due o tre icone di questo genere. E immagino che dal punto di vista degli altri 97 la vita non sia per niente romantica.

    30 Ottobre, 2009 - 13:39
  20. mattlar

    abbia= leggasi avrà

    30 Ottobre, 2009 - 13:40
  21. Luigi Accattoli

    Leonardo: “La differenza tra me e voi”, “Io e Minzolini”, “Io personalmente”.

    30 Ottobre, 2009 - 14:37
  22. tonizzo

    Luigi, quando sono andato a trovarlo a Roma poco dopo aver sostenuto l’esame da professionista, mi ha portato proprio a vedere la chiesa della Madonna dei Monti. E mi raccontò di Benedetto Giuseppe Labre. Era una bella giornata d’aprile, quelle giornate in cui Roma è splendida. E le case, i colori, le viuzze, mi parlavano quasi del centro storico di Vibo Valentia che del Caput Mundi. Una casa, un utero accogliente. Ecco, Roma è davvero Mamma Roma. Mamma di ricchi e poveri, nobili e derelitti. Ed è mamma che col cuore accoglie quelli come Angelo e tutto sommato, quando se ne vanno, trova il modo di accompagnarli: con il suo cielo, il volo di una colomba, il sorriso di un raggio di sole. Ciao, Angelo.

    30 Ottobre, 2009 - 18:14
  23. Leonardo

    Luigi, tieni addirittura un archivio dei miei ghiribizzi! C’est moi faire trop d’honneur!

    30 Ottobre, 2009 - 18:33
  24. Luigi Accattoli

    Fiorenza e la somiglianza di Angelo “con l’uno o l’altro degli apostoli” ritratti dai pittori. Avevo pensato alle due crocifissioni di Pietro più capovolgenti che conosco: quella di Michelangelo nella Cappella Paolina e – di più – quella del Caravaggio in Santa Maria del Popolo. Roma a quei tempi doveva essere piena di barboni.

    30 Ottobre, 2009 - 19:14
  25. Luigi Accattoli

    Niente archivio Leo, mi aiuta lo stile.

    30 Ottobre, 2009 - 19:15
  26. Luigi Accattoli

    Da Paolo Solfizi ricevo questo messaggio:

    La speranza

    Cuore, corri,
    non ti fermare,
    cerca i valori
    che l’uomo
    ha smembrato.

    C’è tanta nebbia,
    c’è tanto buio,
    c’è tanta ombra.

    In ogni angolo
    c’è una vita spenta
    dalla morte, dall’alcol
    dalla droga, dall’inerzia,
    dall’asservimento al potere,
    dall’egoismo erede.

    Vedi, lontano
    c’è una minuscola luce
    che rischiara un bambino
    cullato da sua madre.

    E’ la speranza,
    è il nucleo del tuo cuore,
    è la vita spesa per l’amore.

    30 Ottobre, 2009 - 20:04
  27. Clodine

    Vedo solo ora la domanda di Luigi. Si, in parte ti ha risposto Fiorenza, nel senso che è Roma ad adattarsi ai barboni, ai clochard per scelta e a quelli che subiscono l’umiliazione di non avere una fissa dimora. Roma, come pure Parigi, sono citta’ simili, dinamiche, con uno straordinario potenziale di creativita’, ma allo steso tempo cariche di disagio e di sofferenza sociale. In alcuni quartieri la povertà dilagante segna picchi di drammaticità. Una miseria che è sempre esista del resto, da che mondo è tale, come in altre grandi capitali. Nella sola Parigi si contano 7.500 “clochards” che scendono nelle stazioni per passare le notti, e a Roma succede altrettanto. Non so come facciano, ma provare a vivere in strada per un po’, e se non si è forti si diventa pazzi, io credo che il sistema temi la loro libertà che viene avvertita come una minaccia. Comunque, tornando a Roma, questa città agevola la vita dei clochard per via delle sue piazze che sembrano salotti immensi, sontuosi, barocchi,a volte dotate di grandi porticati dalle volte ciclopiche, dove trovano ricovero. Girando la notte si vedono questi poveri esseri fuligginosi coricati come sacchi di carbone sugli scalini delle chiese, in ogni angolo e anfratto: fanno un po’ parte di noi, ci appartengono e non tolgono alla città la sua bellezza che -come amava ricordare il poeta Rainer Maria Rilke è magica: “Nella mia memoria rimarrano impresse queste limpide, stupende, mobili acque che vivono nelle sue piazze; e le sue scale, che sembrano modellate su acque cadenti, tanto stranamente un gradino scivola dall’altro come onda da onda; la festosità dei suoi giardini e la magnificenza delle grandi terrazze; e le sue notti, così lunghe, silenziose e colme di stelle saranno sempre nel mio cuore.

    Concordo in toto con Luigi: la foto di Angelo è completamente somigliante all’apostolo del Caravaggio in Santa Maria del Popolo.

    30 Ottobre, 2009 - 20:46
  28. fiorenza

    Fiorenza non ha affatto detto che “è Roma ad adattarsi ai barboni”.
    Ma non importa, Clodine.

    30 Ottobre, 2009 - 23:11
  29. Clodine

    @fiorenza.”Non sarà, invece, che sono i barboni -certi barboni- a creare, dovunque, intorno a loro, la Roma adatta a loro?”

    Credo di aver capito che vi sia una sorta di reciproca complicità tra i due soggetti, dunque : che l’oggetto dell’adattamento siano i barboni, o Roma, il concetto non cambia: si rapportano uno all’altra senza urtarsi,giusto per intenderci., Almeno così mi sembra di aver capito,credo.

    Ma se ho urtato mala malamente il suo pensiero storpiandone la “profondità” chiedo venia, ohibo’!

    Buona giornata a tutti…la mia inizia di buon’ora.

    Orevoi

    31 Ottobre, 2009 - 6:02
  30. principessa

    volevi forse dire ” au revoir”, Clo?

    mettici un po’ di attenzione quando scrivi, per favore, …e anche quando leggi, perdinci!!

    31 Ottobre, 2009 - 17:36
  31. Clodine

    oui oui, bravà bravà…cet te gravè..je ne comprì pas…riene rien rien

    Perdinci, perdinci, perdinci, tieh!

    31 Ottobre, 2009 - 17:48
  32. Gerry

    Io sono romano di (quasi) periferia, ma mia moglie no: è nata a Piazza Madonna dei Monti, e a Monti ha sempre vissuto fino al matrimonio (celebrato in pieno rione, in una chiesa a noi cara ed ora adibita al culto dei cattolici cinesi, tra drappi rossi, gong e grandi vasi,oggi collocati sotto le tele di santi che le antiche suore di clausura guardavano dall’alto, dietro le spesse grate) continuando a lavorare lì sino a pochi anni fa.
    I barboni, gli irregolari della vita non sono mai mancati, neanche davanti al forno che era della famiglia di mia moglie, in un’alternanza di carità e di problemi pratici: l’aria di Monti, dolce e permissiva, anche negli sfottò e nel cinismo (solo) verbale dei veri romani è quella che Luigi ha descritto, ma è un mondo che, ahimé, sta scomparendo, come sta cambiando la popolazione dei rione: le famiglie sono andate via quasi tutte (i miei suoceri no), e il loro posto è stato preso da single più o meno danarosi, persino molte vecchie trattorie sono scomparse, sostituite da locali etnici (via dei Serpenti è il distretto della ristorazione indiana a Roma).
    Resterà a lungo tra le strade del rione il ricordo di San Benedetto Giuseppe Labre, belga trapiantato, che chiedeva per i più poveri, condividendo con loro la vita?
    Incidentalmente, la casa di Napolitano è a vicolo dei Serpenti, all’angolo della medesima via.

    2 Novembre, 2009 - 17:18
  33. Clodine

    La festa de’ noantri ad esempio -che vuol dire [per chi non conosce il gergo trasteverino ma soprattutto Roma] ” di noi”, festa nostra” di noialtri- è ancora abbastanza festeggiata. Di “noi”, perché Trastevere si presenta come una sorta di enclave separata e distinta dal resto della città a causa del fiume, per cui : slegati, isolati dal resto di Roma,questi “trasteverini” si sentivano un popolo a sè stante, con le loro tradizioni culinarie, usanze, con le sue vie le sue piazzele sue basiliche -Santa Maria in Trastevere San Cosimato, San Crisogomo- La festa -molto sentita perché Legata al culto della Madonna del Carmine- risale al 1535, quando fu ritrovata una statua sacra alla foce del tevere,è a tutt’oggi partecipata dai superstiti, dai ropmani, ma soprattutto affollata di turisti, perché ormai dei vecchi abitanti trasteverini c’è rimasto ben poco. Delle abitazioni infatti, formate da piccolissime case caratteristiche, addossate una all’altra, arrampicate all’interno di vicoletti neri, ammuffiti dall’umidità e dal tempo, esalanti odori stantii dei quali sono pregni quei muri portanti che formano il corpo del ghetto antico, non sono più abitate dai romani: gli appartamenti sono stati quasi tutti acquistati a suon di soldoni..ma tanti tanti. Una volta spropriati i “vecchi”, ristutturati gli interni, ovviamente, è rimasto solo l’aspetto esteriore,ma l’anima trasteverina è estinta!
    Mia madre ad esempio era nata in Piazza impiscinula -quindi trasteverina di tante generazioni- ma la maggior parte dei parenti (giusto per rendere l’idea) erano di Piazza Navona: case grandi, bellissime (di proprietà).
    Ebbene, ci pensò Mussolini a sistemare le cose: ordinò ai romani di abbandonare le loro case per destinarle ai gerarchi …voi direte:” e dove sono andati a vivere sti’ poveri diavoli? Semplice: nelle borgate costruite a misura, in case anguste, piccole, fredde, senza riscaldamento, eh già, a fronte del famoso motto : “gli operai sono forti, e il freddo rafforza e intosta!”..capito? Il freddo secondo il Duce era un toccasana!

    2 Novembre, 2009 - 19:19
  34. GianlucaFumarola

    Buonasera a tutti!
    Mi chiamo Gianluca Fumarola e sono un artista marziale e attore, insieme ad un regista emergente (Cilo Acevedo) stiamo lavorando ad un progetto dedicato alla vita di Angelo….Gentilissimo Luigi Accattoli le lascio la mail del regista cosi da avere un suo contatto e poter organizzare un incontro anche tramite Skype per poterle parlare del progetto, sarei veramente grato se ci da una mano, anche perché ho preso il progetto a cuore! grazie mille
    email Cilo Acevedo – Cilo@cilofilm.com

    13 Settembre, 2022 - 21:20
  35. Luigi Accattoli

    Gianluca buongiorno – le ho risposto in privato – grazie d’avermi cercato. Luigi

    14 Settembre, 2022 - 9:43
  36. GianlucaFumarola

    Buongiorno ragazzi, mi chiamo Gianluca Fumarola sono un attore e artista marziale, insieme al regista Cilo Acevedo abbiamo portato avanti un progetto di un film dedicato ad Angelo, ho trovato questa pagina per caso, la produzione Cilo Eis sta raccogliendo i fondi per realizzare il film, che sarà un lungometraggio ispirato ad Angelo..Il regista ed io abbiamo rivisitato il personaggio per dargli omaggio, tutti coloro che vogliono contribuire al progetto possono donare una quota cliccando a questo link, nel link trovate tutte le info.

    Supporta il progetto – https://www.kickstarter.com/projects/ciloeis/the-shadow-of-the-light?ref=nav_search&result=project&term=the%20shadow%20of%20the

    Gianluca Fumarola – https://www.instagram.com/gianlucafumarola_official/ Cilo Eis – https://www.instagram.com/cilo.eis/

    24 Settembre, 2022 - 15:35

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