Müller Marchetto Faggioli: demitizzare il Papa emerito

Risale la febbre dei due Papi e torna il dibattito sulla figura dell’emerito e sull’uso che ne fa chi si oppone al Papa regnante. Tra quanti hanno disinfettato ieri questa ferita, scelgo tre voci diversissime, di un cardinale, un arcivescovo, un laico, però concordi nel chiarire che il Papa emerito in verità è un vescovo emerito e come tale andrebbe considerato e denominato. Il cardinale è Müller intimo di Ratzinger, l’arcivescovo è Marchetto leale collaboratore ieri di Benedetto e oggi di Francesco, il laico è Faggioli decisamente bergogliano.

24 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Gerhard Ludwig Müller: “Non abbiamo due Papi, esiste solo un Papa, Francesco. Si dice ‘Papa emerito’ per una forma di cortesia, in realtà Benedetto XVI è un vescovo emerito”. Più avanti, nell’intervista, il cardinale rivendica il diritto del “vescovo emerito” Ratzinger a dire la sua: “Il Papa ha il primato ed è principio di unità, ma tutti i vescovi, anche gli emeriti, partecipano del magistero della Chiesa e hanno insieme la responsabilità del depositum fidei”. Nella modifica della legge del celibato Müller vede “un grande pericolo per la Chiesa: se si distrugge un principio, poi cade tutto”.

    Intervista al “Corriere della Sera” del 14 gennaio 2020.

    15 Gennaio, 2020 - 10:20
  2. Luigi Accattoli

    Agostino Marchetto: «Credo che, oggi più che mai, occorra demitizzare la figura del Papa emerito. Benedetto XVI è un vescovo come tanti altri e il teologo che conosciamo e fu Papa dal 2005 al 2013. Se la curia romana e la Chiesa imparano a guardarlo così, tante polemiche dopo ogni sua ‘uscita’ non ci sarebbero». Quanto agli interventi dell’emerito, Marchetto invita a rispettare “il dramma di un uomo che aveva preso un impegno per la discrezione, ma che poi col passare degli anni ha sentito in coscienza di dover manifestare pubblicamente il suo pensiero”. E ancora: “Credo lui veda un problema in merito al celibato e senta in coscienza di dover intervenire. Ritengo in ogni caso gli si debba lasciare la libertà di parola”.
    https://ilsismografo.blogspot.com/2020/01/italia-mons_14.html

    15 Gennaio, 2020 - 10:20
  3. Luigi Accattoli

    Massimo Faggioli: “Benedetto XVI da un punto di vista ecclesiologico dovrebbe essere chiamato ‘vescovo di Roma emerito’ e non ‘papa emerito'”. Per Faggioli il problema che viene in luce con il volume del cardinale Sarah che poneva a coautore Benedetto XVI non è tanto quello del celibato e neanche se il libro costituisca un attacco intenzionale contro papa Francesco: “Il problema, oggettivamente, è la libertà del vescovo di Roma nel suo ministero, un ministero dell’unità della Chiesa, che deve restare libero da indebite interferenze esterne o interne”. Occorre dunque “normare” canonicamente la figura del Papa emerito.
    https://www.ncronline.org/news/opinion/myth-self-regulating-institution-pope-emeritus

    15 Gennaio, 2020 - 10:21
  4. Luigi Accattoli

    Sto con Marchetto. Mi ritrovo nelle parole dell’arcivescovo Marchetto sulla possibilità di ascoltare senza drammi la parola di Joseph Ratzinger che fu Papa con il nome di Benedetto XVI. Egli così risponde alla domanda dell’intervistatore Gian Guido Vecchi sull’opportunità che il diritto canonico regolamenti la figura del Papa emerito anche riguardo alla sua “libertà” di intervento quando – poniamo – entra nel merito di temi “sui quali il Papa regnante ancora non si è espresso”: «Sì, credo che il Diritto Canonico, con la sua specificità e chiarezza, potrà aiutare in avvenire a delineare ed accettare questa libertà. Dunque il Diritto Canonico, essendo la figura del Papa emerito di fatto del tutto nuova, potrà esprimersi in meglio regolando appieno la forma e la sostanza della figura stessa. Ma per il momento se consideriamo Ratzinger come vescovo e teologo possiamo anche accettare l’intervento senza drammi».

    15 Gennaio, 2020 - 11:16
  5. Luigi Accattoli

    Che nel Papato ebbe nome Celestino. Ascoltare senza drammi la parola dell’emerito ne favorisce la “demitizzazione”. Credo che questo valga ora per il celibato come ieri per gli abusi e l’altro ieri per la liturgia. Immagino che Francesco non si lascerà condizionare neanche stavolta e forse questo nuovo caso aiuterà più degli altri a collocare Joseph Ratzinger nella giusta posizione di vescovo emerito. Credo possano essere d’aiuto, a intendere un vescovo che fu Papa, la lapide che è sulla tomba di Gregorio XII nel Duomo della mia Recanati, che lo qualifica come “due volte cardinale”, in quanto cardinale tornò dopo la rinuncia al Pontificato, che avvenne nel 1415; e quella che è sulla tomba di Celestino V (1209-1296), nella Basilica di Collemaggio all’Aquila, dove è scritto: “E’ riposto in questa tomba Pietro che nel Papato ebbe nome Celestino”.

    15 Gennaio, 2020 - 12:01
  6. picchio

    Ma per il momento se consideriamo Ratzinger come vescovo e teologo possiamo anche accettare l’intervento senza drammi».

    questo è il punto dolente , caro Luigi, che oggi coloro che “usano” Ratzinger e lo citano sui siti che ben conosciamo antifrancesco non lo considerano uno dei tanti vescovi emeriti, ma qualcuno ( pochi) lo considera il papa vero, altri pur sapendo e credendo che il papa è Francesco lo usamo per deligittimare, indebolire il papa regnante , dandogli per questo un’aurea molto superiore a quella di mero vescovo emerito.
    Abbiamo visto la copertura mediatica data da tutti i giornali a questa notizia, quale giornale avrebbe dato lo stesso spazio se le cose che ha scritto Ratzinger le avesse scritte, che so, il vescovo emerito di Milano, Parigi o Madrid? Sarebbe apparsa una notiziola in 6 pagina e il giorno dopo si passava ad altro.
    Cristina Vicquery

    15 Gennaio, 2020 - 15:07
  7. Amigoni p. Luigi

    Ri. 10.20 – Ratzinger Vescovo e teologo

    Davvero tre begli interventi. Soprattutto il primo e il secondo.
    Dunque: anche le riflessioni di Ratzinger sul celibato valgono nè più nè meno come quelle di un altro vescovo e di un altro teologo. Anzi come quelle di un altro vescovo-teologo. O di un altro vescovo emerito-teologo. Ogni suo intervento va analizzato per quello che è. Esiste semmai, per i suoi interventi, il valore aggiunto di un teologo di razza e di un pastore saggio; non c’è il valore aggiunto del “papa emerito”, titolo – mi pare venga ormai condiviso – inesistente.

    15 Gennaio, 2020 - 17:58
  8. Beppe Zezza

    Penso che il vero nodo sia prprio questo : si può affermare senza tema di smentita che il titolo di papa emerito è inesistente? È certo che ERA inesistente prima delle particolarissime dimissioni di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. ( Particolarissime perché non assimilabili a quelle di Celestino V o a quelle di papi/ antipapi avvenute in altri momenti della storia della Chiesa) Perché quando JR/BXVI ha fatto un passo indietro ( o laterale ) ha esplicitamente affermato che non rinunciava al “munus petrino” in quanto questo era irrinunciabile ( non ricordo le sue parole esatte ma il senso se la memoria non mi tradisce erano queste ) Le sue dimissioni – nei termini nei quali le ha espresse – sono state “accolte” ( non credo che si possa dire che sono state “accettate” ). La definizione della NUOVA situazione, di due papi – entrambi papi! – non è stata fatta.
    Decisione sbagliata? Forse. Ma comunque è un FATTO che non può essere contestato: nella Chiesa oggi ci sono DUE papi. Questo fatto rimane anche se qualcuno afferma che il Papa è UNO solo. Si può essere d’accordo che , per bene di chiarezza, sarebbe BENE che così fosse, ma, ahimè, cosi NON È.

    15 Gennaio, 2020 - 21:43
  9. Luigi Accattoli

    Da Davide Morabito ricevo questo messaggio:

    Buona sera dr Accattoli. Premetto che sono un assiduo frequentatore del blog di Sandro Magister, non condivido quasi nulla del suo pensiero, tuttavia mi piace leggerlo per la preparazione e la competenza e perché, pur scrivendo per L’Espresso, non “armonizza” le sue idee con quelle del settimanale (per capirci ho visto vaticanisti scrivere in un modo quando lavoravano per il Giornale o il Foglio e in un altro quando sono passati a Repubblica o Vatican Insider). Detto questo aggiungo che sono un grandissimo estimatore del defunto cardinale Martini, sono “rientrato” nella Chiesa grazie a lui e alla sua idea di Cristianità.
    Fatta questa premessa, volevo dire, semplicemente, che capisco gli ambienti conservatori quando contestano un coinvolgimento maggiore della componente femminile (capisco ma non condivido), viceversa non capisco questo dramma che narrano sull’eventualità di ordinazione di uomini sposati: non è una novità, è una cosa presente nella Chiesa (Chiese orientali, Anglicani convertiti, ecc); tra l’altro abbiamo in Italia due Diocesi in cui i sacerdoti si possono sposare (Lungro e Piana degli Albanesi; oltre ai sacerdoti sposati in queste diocesi di recita il credo così: credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, e procede dal padre, fine; visto nella S Messa trasmessa dalla cattedrale di Lungro su Rai uno per l’ultima Pentecoste).
    Le aggiungerò che nella’arcidiocesi vicino alla mia (Gorizia) c’è una comunità rumena greco cattolica e l’arcivescovo ha autorizzato il prete sposato di quella comunità a dire messa in italiano in una parrocchia sprovvista di pastore: per i conservatori tradizionalisti questo sarebbe un dramma… meglio quindi una parrocchia senza sacerdote?
    Ecco io sono una persona che si può definire cattolica adulta e a cui piace un certo tipo di Chiesa, tuttavia amo seguire chi non la pensa come me (Magister in questo è sommo, Matzuzzi del Foglio mi piace pure parecchio), però non capisco questa reazione nei confronti di una prassi presente nella Chiesa da molto tempo. Inoltre, gli stessi contestatori di Bergoglio sottolineano come i protestanti si stiano allargando sempre di più in America Latina e non si rendono conto che ordinare sacerdoti sposati può essere una “mossa” per limitare questa propagazione
    Scusi per la lunghezza, la seguo e condivido il suo pensiero. Davide Morabito Trieste

    15 Gennaio, 2020 - 22:01
  10. Centofanti Giampaolo

    Nella storia della Chiesa hanno finora prevalso, alternandosi, due orientamenti.

    Uno, quello platoniano, agostiniano, variamente tendente allo spiritualismo, ossia a una spiritualità più attenta alle intenzioni che a tutto l’uomo. Rischiando dunque un discernimento poco incarnato.

    L’altro filone è quello aristotelico, tomista, tendente ad un certo razionalismo, un’attenzione sì alla vita umana integrale ma in genere di fatto considerata attraverso logiche variamente astratte.

    Oggi nella Chiesa va emergendo un possibile terzo orientamento, che dunque viene a smuovere la secolare staticità di fondo dei precedenti: una tendenza a cercare la crescita nel contatto con la vissuta vita concreta. Dunque tendenzialmente tutto un mondo prima valutato quasi in laboratorio che ora si può affacciare nel discernimento.

    Si tratta allora di stimoli che possono aver aiutato molte guide ad uscire dai vecchi gusci di cui sopra. Ma il quadro generale anche in questo terzo caso sembra restare quello della cultura precedente con le sue astrazioni. I riferimenti da un lato vengono riconosciuti, da un altro vengono guardati con vario sospetto per la frequente interpretazione meccanica cui sono sottoposti. Si può però così finire nel pragmatismo. Anche qui, come tutti i riduttivismi, rischiando di favorire nuovi slogan, nuove logiche di apparato.

    Questi passaggi storici, queste non casuali oscillazioni, possono forse aiutare ad intuire il bisogno di un oltre. Un oltre finalmente più facilmente sentito vicino dalla gente. Che in vario modo ha avvertito in passato certi freddi schematismi o certe spiritualità per pochi intimi, così come oggi può percepire un qualche spegnimento valoriale, identitario.

    Si sta forse preparando un graduale, talora lentissimo, salto epocale. La fuoriuscita dal razionalismo e l’ingresso nel discernimento del cuore nella luce serena. Chissà se sarà prima necessario sperimentare il crollo totale della società del tecnicismo delle astrazioni, del pragmatismo di rimando. O il guado potrà venire riconosciuto magari da alcune teste di ponte.

    Gesù non ha mai trattato nei vangeli di fede e ragione ma di Spirito e umanità della persona, della comunità, specifica. E via dicendo. Il cuore nella luce serena, a misura, quando per esempio riceve il dono della fede può imparare a crescere con gradualità e buonsenso verso e grazie ai sostanzialmente immutabili riferimenti, imparando dalla Chiesa e da ogni uomo.

    Spirito, conoscenza, vita concreta, trovano così la naturale via di armonizzazione invece di scindersi o di giustapporsi. Il cuore divino e umano di Gesù, sul quale lo Spirito scende come una colomba, è la chiave di ogni cosa. Su questa scia infatti viviamo, vediamo, ogni cosa in modo sempre nuovo. Anche sempre meglio cogliendo il buono di ciascuno. Non è impressionante che Maria abbia detto con poche densissime parole: il mio cuore immacolato trionferà?

    16 Gennaio, 2020 - 5:46
  11. Amigoni p. Luigi

    Rif. 21.43 di ieri – La logica dell’antilogica

    – Che il papa sia uno, e non siano due, lo dicono (e l’han detto) e lo ripetono in tanti. Ultimissimamente lo ha detto o ripetuto anche il cardinal ex prefetto della Congregazione della fede (…oltre a me). E’ vero che il dato dell’unico papa non è ancora una definizione dogmatica.

    – Il canone 332§2 dice che per la rinuncia all’ufficio di romano pontefice
    “non si richiede che qualcuno la accetti”. Alla distinzione sottilissima tra accogliere e accettare io non so arrivare; ma credo di saper capire il canone.

    – Nella declaratio sulla rinuncia (testo ufficiale che certifica “la rinuncia fatta liberamente e debitamente manifestata”) non si parla in nessun modo di munus petrino. Si dice solo (basta e avanza) che “rinuncia all’ufficio di vescovo di Roma” e che poi continuerà a “servire la santa Chiesa”.

    http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2013/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20130211_declaratio.html

    16 Gennaio, 2020 - 19:03
  12. Amigoni p. Luigi

    Rif. ore 19.03 – Integrazione
    …Non si parla in nessun modo che continua per lui munus petrino
    che è “il ministero di vescovo di Roma”. Nè questo viene definito irrinunciabile.

    16 Gennaio, 2020 - 19:13
  13. Luigi Accattoli

    A Zezza e Amigoni. Forse può essere utile ricordare un testo dell’emerito sull’esistenza di “un solo Papa”. E’ contenuto in una lettera allo storico e cardinale tedesco Brandmüller e lo riporto da un articolo del 21 settembre 2018 di Vaticaninsider firmato da Andrea Tornielli:

    «Nel mio caso – scrive ancora Ratzinger a Brandmüller – sicuramente non sarebbe stato sensato dichiarare semplicemente un ritorno al cardinalato. Sarei stato permanentemente esposto al pubblico come appunto è un cardinale – anzi, di più, perché in lui si sarebbe visto l’ex Papa. Ciò avrebbe potuto condurre, volendo o non volendo, specialmente nel contesto della situazione attuale, a conseguenze pesanti. Con il Papa emerito ho cercato di creare una situazione nella quale io fossi per i mass media assolutamente inaccessibile e nella quale fosse pienamente chiaro che c’è un solo Papa. Se lei conosce una via migliore e crede di poter condannare quella da me scelta, la prego di dirmelo. La saluto nel Signore».

    https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2018/09/21/news/e-benedetto-xvi-scrisse-basta-c-e-un-solo-papa-e-non-sono-io-1.34046885

    16 Gennaio, 2020 - 22:49
  14. Beppe Zezza

    Non voglio fare polemica. Ma ricordo che ci furono dichiarazioni fatte da Ganswein a nome di Benedetto ( che quando furono dette fecero scalpore ) che si esprimevano nel senso che ho rammentato. Io sono un semplice lettore che ama la Chiesa, si tiene informato su quello che accade al suo interno ( e non sono espertodi diritto canonico ne’ di documenti ufficiali come le declaratio e compagnia cantando )ed è molto amareggiato per tutto quanto sta accadendo in questi anni nella lotta tra fazioni. A me pare chiaro che discutere sul fatto che ci sia “un” solo papa o “due” papi dipenda dal significato che si attribuisce alla parola “papa”. JR/Benedetto XVI veste da papa, si è autoidentificato come “papa emerito” , è detto da tutti i media papa ( quante sono le foto apparse con la didascalia i due papi? ) ma se uno dice che ci sono due papi gli si danno gli schiaffi sulle dita. Amici cari una cosa è certa : la chiarezza ( e anche il linguaggio ) è qualcosa che non si sa più cosa sia!

    17 Gennaio, 2020 - 8:16
  15. Luigi Accattoli

    Due Papi come due Decani. Beppe provo a dire come vedo io la faccenda dei due Papi. Il titolo “Papa emerito” lo considero onorifico come nel caso di “presidente emerito” e simili. Tra poco sarà eletto un nuovo decano del Collegio cardinalizio e ci saranno “due decani”: quello in carica e l’emerito. Ma dire che ci sono due decani non significherà che il nuovo decano sarà un decano dimidiato: lo sarà a tutti gli effetti pur avendo accanto un emerito. Dunque la mia idea è che l’espressione “i due Papi” sia comoda per il titolo di un film, la didascalia di una foto, la rapida praticità del linguaggio giornalistico. Io la uso perchè dice in breve la situazione inedita della compresenza, non perchè immagini un ruolo papale in atto da riconoscere all’emerito. Se qualcuno invece intendesse usarla per dire che Francesco non è un Papa intero, ma dimezzato, sostituto, vicario, ad interim, credo risulterebbe del tutto impropria, anzi falsa. Da sedevacantisti. Più che per via di dottrina, discutendo del munus petrino, poniamo, o delle facoltà papali, o della portata della rinuncia, o di che voglia dire vescovo emerito – più che per dottrina io a quella conclusione ci arrivo con il principio di realtà: Francesco è stato eletto da un Conclave canonico, nel chiamarlo alla Cattedra il Conclave non gli pose nessuna condizione, nell’accettare l’elezione egli non specificò alcuna peculiare modalità di accettazione, da allora esercita in pienezza le facoltà papali e tutta l’ecumene cattolica gliele riconosce. Per non andare in lungo, ne richiamo una, la più importante: da sei anni – quasi sette – nomina i vescovi dell’intero orbe e le sue “provviste di Chiese” sono accettate come valide da tutte le comunità locali. Dunque è un Papa a tutti gli effetti mentre Benedetto è un emerito a tutti gli effetti. E dunque il Papa è “uno solo” come in più occasioni ha detto Francesco e almeno una volta l’ha detto anche Benedetto. Ho riportato le parole di Benedetto in un precedente commento. Beppe, se ce lo dicono in due ci crederemo, no?

    17 Gennaio, 2020 - 13:24
  16. alphiton

    Il fatto è che Zezza e chi la pensa come lui, non accettando il magistero di Francesco, si arrampica sugli specchi per convincersi che sotto sotto Ratzinger è ancora un po’ papa e quindi si può credergli quando offre una dottrina che piace di più. Alla faccia dell’amore per la Chiesa…

    Alberto Farina

    17 Gennaio, 2020 - 16:09
  17. Beppe Zezza

    Non replico a Alphiton che esprime un giudizio “temerario” sulla qualità del mio amore per la Chiesa, basandosi sul solo argomento che ho sottolineato la mancata definiIone della posizione del papa emerito.
    Ho ricercato e ritrovato la intervista rilasciata da Ganswein alla quale avevo fatto riferimenro, e alla quale sideve aggiungere anche una intervista eilasciata da Muller. Certo sono solointerviste e lasciano iltempo che trovano : non hannoalcun valore canonico, tuttavia manifestano che considerare ilpensiero di Benedetto XVI alla stessa stregua del pensiero di un qualsiasivescovo ( e quindi sostanzialmente ignorarlo ) è senz’altro riduttivo.
    Riporto copia delle parti rilevanti dell’intervista
    Prima e dopo le sue dimissioni, Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione al ‘ministero petrino’. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune”.
    “Dall’elezione del suo successore Francesco, il 13 marzo 2013, non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato, con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è ‘Santità’; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato”.
    Secondo Garshwein dunque non Due Papi ma un solo papa doppio.
    In ogni caso sarebbe proprio auspicabile che dell’argomento si parlasse e non si lasciassero spazi di ambiguità.

    17 Gennaio, 2020 - 20:56
  18. Luigi Accattoli

    Ma se i due ti dicono a tutto tondo che non ci sono due Papi – e te lo dicono proprio in risposta a chi obietta – non ti basta? Chi secondo te dovrebbe pronunciarsi?

    17 Gennaio, 2020 - 22:08
  19. Luigi Accattoli

    Subito prima di leggere il tuo commento – Beppe – avevo sott’occhio un’intervista del cardinale Walter Brandmüller a Il Giornale.it, dove questa è l’ultima domanda: “Sulla difficile coabitazione di due Papi, cosa risponde?”; e dove così conclude il cardinale: «La risposta è molto semplice: non esistono, non possono esistere due Papi». Cioè uno dei cardinali dei dubia risponde alla questione come vi rispondono i tre personaggi che ho messo nel titolo del post. E come ne parlano l’uno e l’altro Papa. Dunque che spazio c’è per “parlarne”? Distinguere tra il munus petrino e il suo esercizio può essere una buona divagazione accademica; ma proiettare quella distinzione sulla realtà e tirarne conclusioni ecclesiologiche, canoniche, epocali, ti appare come una buona partita?

    17 Gennaio, 2020 - 22:35
  20. Amigoni p. Luigi

    Rif. ore 8.16 – Argomenti ragionati, non schiaffi

    1) Anche io sono amareggiato per tutte quello che sta accadendo nella lotta tra le fazioni nella Chiesa. Ma dare esclusivo credito di dogmacità a un segretario (sia pure vescovo) rispetto all’interessato stesso, ritenuto “non alla stregua di un qualsiasi vescovo” e che ufficialmente dichiara (21-9-2018) esserci un solo papa, e non essere lui, è alimentare la faziosità.
    2) Se uno è un semplice lettore che ama la Chiesa e si dichiara non competente di diritto canonico e di “declarationes” (scusato), perchè poi blatera di rinuncia del Romano Pontefice da accogliere/accettare? Basta leggere due righe chiare, non ambigue, circa le condizioni che Benedetto XVI ha fedelmente rispettato, senza alcun diritto/dovere per i fedelissimi (e per nessuno) di dare o non dare alla libera dimissione il loro sofferto consenso.
    3) Grazie ad Accattoli per i due interventi chiarificatori di oggi, che si aggiungono ai precedenti.
    4) Sottoscrivo Alphiton delle 16.09 di oggi.

    17 Gennaio, 2020 - 23:15
  21. roberto 55

    Non serve dire che mi ritrovo al 101% negli interventi del nostro “padrone di casa”, nonché dell’amico Alphiton e di Padre Amigoni: il Papa è uno solo, ed è Papa Francesco; se ne faccia una ragione anche l’amico Beppe Zezza.
    Diversamente, Beppe (perdonami la ruvidezza, ma noi “cristiani dell’ultimo banco” siamo di modi un pò spicci), si continua a parlare del nulla.

    Buon fine-settimana al “pianerottolo” !

    Roberto Caligaris

    18 Gennaio, 2020 - 0:27
  22. Beppe Zezza

    Rif 23.15 1)io mi guardo bene dall’inoltrarmi nella “ dogmaticita “ . Per quel poco che ne so “ dogmatico “ è qualcosa di definito in modo “ assoluto “ ( il mio non è linguaggio ne’ da chierico ne’ da giornalista specializzato. Ribadisco di essere solo un fedele che segue le vicende della Chiesa ) e la posizione di “ papa emerito “ non è stata ne’ dogmaticamente ne’ canonicamente definita. E questa è una realtà lamentata da più parti. Al momento c’è una persona che È Papa e un’ altra che veste come un papa, è chiamato “papa”, ma Papa NON È ma “semplice” vescovo.
    2) Alla ambiguità del titolo di papa emerito e alla mancanza di chiarezza del ruolo, all’ epoca non è stato dato il peso che sarebbe stato opportuno dare. Ho “ blaterato “ differenziando tra “accogliere “ e “accettare” per esprimere in qualche modo la mancanza di definizione .
    Rif 16.09 Ma non è stato ribadito a ogni piè sospinto che “ la dottrina non cambia” ? Dunque non è in discussione alcuna nuova “dottrina” o questa volta non è cosi?
    Rif 22.35 Le discussioni “ accademiche “ di norma precedono le definizioni e quindi le conclusioni ecclesiologiche, canoniche, epocali. Queste discussioni NON sono state fatte al momento delle dimissioni di BXVI e inquinano oggi l’acqua. Se fosse “ pacifico “ che quanto scrive JR/BXVI è SOLO la opinione di un semplice vescovo che senso avrebbe tutto il canaio che si è levato ?
    A scanso di equivoci voglio sottolineare che l’espressione “ ci sono due papi “ la ho usata in un senso “non canonico” ne’ “dogmatico”. Io sono fermamente “cattolico” e credo che ci sia canonicamente e dogmaticamente UN solo papa, al quale si deve obbedienza e che questo papa sia Francesco. Come canonicamente e dogmaticamente affermano gli interessati.

    18 Gennaio, 2020 - 7:44
  23. Amigoni p. Luigi

    Rif. 13.10 – Testi seri
    Grazie per i testi allegati. Particolarmente profondi e utili gli ultimi due.

    18 Gennaio, 2020 - 21:01

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