“Montefalco, Benozzo pinse a fresco / giovenilmente in te le belle mura, / ebro d’amor per ogni creatura / viva, fratello al Sol, come Francesco”: la prima tappa della mia vacanza in automobile è Montefalco, dove infine mi hanno attirato questi verso del D’Annunzio. Sono venticinque le “città del silenzio” che egli cantò all’inizio del Novecento e io tutte da tempo le frequentavo tranne questa, la più piccola e un poco fuori mano. Più volte o almeno una ero stato a Ferrara, Pisa, Ravenna, Rimini, Urbino, Padova, Lucca, Pistoia, Prato, Perugia, Assisi, Spoleto, Gubbio, Spello, Narni, Todi, Orvieto, Arezzo, Cortona, Bergamo, Carrara, Volterra, Vicenza, Brescia: è questo l’ordine in cui il poeta le mette in scena. Alcune da tempo non sono più silenziose, ma altre sì e come sempre silente è Montefalco, che D’Annunzio colloca tra Spello e Narni. Finalmente mi sono aggirato per la sua piazza circolare e sono sceso per via della Ringhiera dell’Umbria, dalla quale si vedono Assisi, Spello e Bevagna come in un affresco di Benozzo. E proprio Benozzo è il miglior dono della giornata di gran luce che ho avuto a Montefalco: il pittore “ebro d’amor per ogni creatura”. Le sue storie di Francesco, nella chiesa del poverello, offrono molti esempi di quell’amore, a partire da un’immagine della stessa Montefalco “in se compacta tota” e da un’altra di Bevagna, presso la quale Francesco predica agli uccelli. E che belli e vari quegli uccelli e come splendenti i bicchieri, i pani, la crostata, le caraffe dell’acqua e del vino che ornano la tavola del Signore di Celano, nel riquadro in cui egli muore avendo Francesco in casa e negli occhi.
Parto da Montefalco e da Benozzo “fratello al Sole”
11 Comments
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e pensare che proprio qualche sera fa degli amici mi parlavano di Montefalco,
wow,
conviene che me lo metta anche io in itinerario a venire.
Bealto te Luigi.
Quest’ anno mi sto concedendo meno di viaggi,
ma almeno si è ristrutturati casa.
Belle le tue vacanze girovaghe,
proprio come uso anche io.
Vuol dire che ora mi godo le vacanze altrui!
Buona continuazione e buona festa della madonna.
al popolo di questo pianerottolo
un augurio di una buona festa dell’assunzione,
sperando che ci induca ad essere più mariani,
e più capaci di essere rispettosi tra ospiti di questo pianerottolo, accettando che altri abbiano formazioni diverse,
cosa non ovvia a quanto pare.
Caro Luigi,
tanti auguri (a te e a tutti) per la festa della Regina in caelum assumpta.
Grazie per la tua scelta di condividere le cose belle che vai a scoprire o a riscoprire. Non sono mai stato di persona a Montefalco, ma ho cercato di supplire con libri e documenti. Quello che mi ha colpito di più è il dipinto di San Francesco che si spoglia, alla presenza del vescovo, come segno di rinuncia alle ricchezze paterne. La lettura oggi prevalente di quell’episodio insiste sulla vis polemica: la scelta della povertà come provocazione, sfacciata e violenta (Dario Fo docet). Nell’affresco di Benozzo, invece, il santo è giovanissimo, poco più che adolescente, e ha tutta l’aria di compiere nient’altro che un pio rito d’amore. Tenerissimo.
(Ci dovrebbe essere anche, nella stessa chiesa, un dipinto non particolarmente bello, ma che io trovo divertente e molto rassicurante: una “Madonna del Soccorso” armata di un grosso bastone, nell’atto di minacciare e allontanare un diavoletto che vorrebbe insidiare un devoto. Sarò infantile e primitivo, ma devo dire che l’idea mi fa sorridere compiaciuto.)
Buona festa dell’Assunta a tutti e buona vacanza al Nostro, spero riesca a riposare dopo le fatiche del lavoro e dei viaggi intercontinentali.
Un salto agli amici del pianerottolo, con un pensiero particolare alle ragazze! A presto.
un saluto, naturalmente… Perdonate l’errore.
Montefalco mi ricorda una mistica del Trecento, un po’ “anomala” secondo i nostri parametri odierni: è stata studiata da Menestò, Leonardi e Santi. La mistica trecentesca (diversa da quelkla di un san Bernardo) è un linguaggio non razionale che tenta di parlare di Dio in modo diverso (e per me un po’ difficile da interiorizzare, lo ammetto).
Scusate, ho omesso il nome: Chiara da Montefalco.
Sump la vista di quella “Madonna del soccorso” ha divertito anche me, mia moglie e la più giovane dei figli che è con noi in questa vacanza. Salendo poi al Museo che è sopra l’abside della chiesa, nei locali dell’ex comvento, vi abbiamo trovato una variante di quello stesso soggetto, che un giorno mi era capitato di ammirare anche nella chiesa di Santo Spirito in Firenze. Il Medioevo umbro-toscano ha familiarità con il tema del diavoletto arpionatore di creature – in particolare bambini – cacciato a randellate da una Madonna massaia.
Caro Savigni ho letto che Montefalco è patria di otto santi e perciò definita “lembo di cielo caduto in terra”. Non so nulla di Chiara da Montefalco, tranne che l’ho trovata ritratta in pale e predelle in tutte le chiese dove ho messo il naso.
Nella chiesa del convento delle agostiniane che ne conserva il corpo, quasi venticinque anni fa, una suora fece vedere a me ed alla mia futura moglie alcune reliquie di Santa Chiara da Montefalco. Nessun privilegio, ovviamente: avevamo soltanto dato credito ad un cartello che invitava a suonare una campanella per avere ulteriori informazioni. Una vecchissima suora ci fece vedere innanzitutto il cuore della santa su cui si era cicatrizzato un “tau”, “segno del suo amore per Cristo”; poi tre calcoli, trovati forse nel fegato, “che avendo lo stesso peso” alludevano, ovviamente, alla Trinità. Ci fece inoltre vedere le forbicine con cui gli organi erano stati espiantati…
Confesso che non ne fummo propriamente edificati.
Ho invece rimesso Santa Chiara da Montefalco tra i santi che invoco di preferenza da quando ho scoperto che il suo primo miracolo è stata la guarigione di un ragazzo che era nato coi piedi torti-varo-equino-supinati.
L’handicap con cui sarebbe nato il nostro primogenito.
Allora Luigi dovresti passare a visitare il monastero delle monache agostiniane dov’è conservato il suo corpo incorrotto.
Le monache ti racconteranno che il corpo, sottoposto a cure varie, si può ancora muovere con facilità, quasi come se “santa Chiara aiutasse le monache nel vestirla”. Inoltre c’è il prodigioso miracolo del suo cuore in cui sono stati rinvenuti segni organici (!) della Passione di Cristo, motivo per cui è anche chiamata Santa Chiara della Croce.
Ci sono stato in una vacanza itinerante nel lontano 1994 e ancora ne porto un dolcissimo ricordo.
Inoltre un particolare curioso: il monastero di clausura delle monache agostiniane è separato da una sola parete dal monastero delle Clarisse, che ha un’altra stupefacente storia: sono conservati ancora oggi dei denari che all’inizio del ‘900 (se non ricordo male) un’anima del purgatorio consegnava regolarmente alle monache deponendo la somma nella “ruota”. Erano soldi sottratti che avevano causato a quell’anima il tormento del purgatorio.
E ce n’è ancora tanto da raccontare!
Andateci a Montefalco, ne vale proprio la pena!
Ciao a tutti!
Adriano e Davidino pieni di notizie e io nulla ne sapevo! Grazie