Ora che è di là sarà chiara la faccenda al dubitante Luciano De Crescenzo che si diceva “non credente ma sperante” e “ateo cristiano”: qualifica che già si era data Oriana Fallaci e che poi è passata a Federico Salvatore, autore nel 2004 della canzone “Ateo cristiano”. Luciano lo era più alla maniera del bonario Federico che della pugnace Oriana. L’avvicinavano al cantante la napolitudine e l’amore per il presepe.
Mio saluto a Luciano De Crescenzo ateo e cristiano
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 26 della “Lettura”, il supplemento culturale del Corsera, che sarà in edicola fino a sabato.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio 2017:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Nei commenti che seguono, qualche ragguaglio su Luciano, Oriana, Federico e chi sia il credente e chi lo sperante.
Non credente ma sperante. “Non sono un credente ma uno sperante” scriveva il socievole Luciano De Crescenzo, dicendosi “ateo cristiano” a pagina 15 del volume “Fosse ‘a Madonna”, pubblicato nel 2012 da Mondadori. Vi è detto che “fosse ‘a Madonna” nella lingua di Napoli equivale a “volesse Dio” e che i napoletani credono di più in Maria che in Gesù. Le sette parole “non sono un credente ma uno sperante” meritavano d’essere richiamate in morte di Luciano, che è passato di là il 18 luglio, vicino a compiere i 93 anni.
Oriana Fallaci (1929-2006) ha detto tante volte d’essere un’atea cristiana. Ha argomentato riassuntivamente il concetto nel volume “La forza della ragione” (Rizzoli 2004). Così lo richiamò in una telefonata che mi fece il 13 luglio 2005 per chiedermi di Papa Benedetto – ero il suo consulente per il Vaticano che tre giorni prima – con riferimento agli attentati del 7 luglio nella metropolitana di Londra – aveva invitato a pregare per la conversione dei terroristi e aveva insistito sul dialogo: se non fosse in contraddizione con quanto aveva scritto da cardinale sull’identità cristiana dell’Europa e su quella del cristianesimo nei confronti delle altre religioni. Io provai a dirle che il Papa non poteva non credere nella possibilità del cambiamento sempre offerta a ogni uomo, dal momento che così insegna Gesù nei Vangeli. Ribattè che considerava questa “fiducia” una “debolezza” del cristianesimo e che “con l’islam bisogna difendersi”. Dissi anche che la via del dialogo era stata scelta in maniera programmatica dal Concilio Vaticano II e un Papa certo non poteva abbandonarla. Replicò che non capiva neanche quella scelta: “del resto io sono un’atea cristiana”. Ma precisò che aveva preso sul serio la “raccomandazione” che Ratzinger rivolgeva ai non credenti: “comportatevi come se Dio esistesse”. “Non dico quanto ci ho riflettuto” concluse.
Per le mie conversazioni con Oriana vedi qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/collaborazione-a-riviste/sono-l%e2%80%99oriana/
“L’ateo cristiano” di Federico Salvatore (2004):
Io non bestemmio Dio, io non bestemmio i santi
E poi non faccio mai dei giuramenti
se provo a dire il falso la lingua ha mille trucchi
ma chi mi puo’ tradire sono gli occhi.
Non penso mai di uccidere, sara’ che il mio destino
non ha la discendenza di Caino
e se nella mia vita io non ho mai rubato
e’ per paura di essere arrestato.
Io porgo l’altra guancia pero’ non mi stupisco
se dopo il terzo schiaffo m’incazzo e reagisco
e se per i miei vecchi c’ho il bene piu’ profondo
e’ il debito per chi mi ha messo al mondo.
Nel nome del Signore mi hanno battezzato
per togliermi con l’acqua la macchia del peccato
ma se dovessi ancora rinascere e capire
mi farei battezzare solo prima di morire.
Se spesso vado in chiesa e’ sete di cultura
santifico un altare per quadri e architettura
ma se di notte guardo le stelle su nel cielo
allora mi domando: Chi c’e’? Chi c’e’?… al di la’ di quel cielo.
Con la donna di un altro? Io non ci metto il dito!
P erche’ sarei geloso del marito
e se una Maddalena di un vicolo m’incanta
trasformo la puttana in una santa.
Da quando sono nato non so cos’e’ l’invidia
perche’ mio padre mi regalo’ una sedia
dove poggiare il culo e poi sentir le grida
di chi rimane in piedi per la vita.
Io non ho pregiudizi nemmeno nel mistero
mi piace aver l’idea di un Gesu’ Cristo nero
e l’anima non c’entra se al cuore m’abbandono
se uso per vendetta la forza del perdono.
Io non mi affido a Dio neppure se sto male
ma faccio il mio presepe nei giorni di Natale
e’ una contraddizione per uno che non crede
ma vivo la mia vita cosi’, cosi’.. come se avessi fede.
Dove comincia il sacro, quale sara’ il profano?
Se vivo la mia vita cosi’, cosi’ .. come un ateo cristiano.
Come se avessi fede. Notate, visitatori belli, che il cantante Federico Salvatore dice di non credere ma di cercare di vivere “come se avessi fede”. Ripigliate questo spunto che era già nelle ultime parole di Oriana che ho riportato al commento precedente. E poi andate all’appello rivolto ai non credenti dal cardinale Ratzinger nel discorso di Subiaco il 1 aprile 2005, due settimane prima del Conclave che lo volle Papa:
Nell’epoca dell’illuminismo si è tentato di intendere e definire le norme morali essenziali dicendo che esse sarebbero valide ‘etsi Deus non daretur’, anche nel caso che Dio non esistesse. Nella contrapposizione delle confessioni e nella crisi incombente dell’immagine di Dio, si tentò di tenere i valori essenziali della morale fuori dalle contraddizioni e di cercare per loro un’evidenza che li rendesse indipendenti dalle molteplici divisioni e incertezze delle varie filosofie e confessioni. Così si vollero assicurare le basi della convivenza e, più in generale, le basi dell’umanità. A quell’epoca sembrò possibile, in quanto le grandi convinzioni di fondo create dal cristianesimo in gran parte resistevano e sembravano innegabili. Ma non è più così. La ricerca di una tale rassicurante certezza, che potesse rimanere incontestata al di là di tutte le differenze, è fallita. Neppure lo sforzo, davvero grandioso, di Kant è stato in grado di creare la necessaria certezza condivisa. Kant aveva negato che Dio possa essere conoscibile nell’ambito della pura ragione, ma nello stesso tempo aveva rappresentato Dio, la libertà e l’immortalità come postulati della ragione pratica, senza la quale, coerentemente, per lui non era possibile alcun agire morale. La situazione odierna del mondo non ci fa forse pensare di nuovo che egli possa aver ragione? Vorrei dirlo con altre parole: il tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo. Dovremmo allora capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita ‘veluti si Deus daretur’, come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno.
Benedetto e i suoi amici. Trovo straordinario che gli stessi concetti, o comunque sentimenti tra loro così vicini siano espressi da un santo cardinale, da un cantante scanzonato e da un’inviata di guerra.
Gesù sotto il Vesuvio. L’amore di Luciano De Crescenzo per il presepe ispira uno dei suoi ultimi lavori:
Gesù è nato a Napoli, la mia storia del presepe, ed. Mondadori – 2013
Che sia la napolitudine. Alla napolitudine – che evoco nell’ultima riga dello spillo – Luciano ha invece dedicato l’ultimo lavoro, mandato in stampa poche settimane prima dell’addio:
Napolitudine. Dialoghi sulla vita, la felicità e la smania ‘e turnà, con Alessandro Siani, Milano, Mondadori, 2019