Mio libretto: “Hai visto che non ho messo le scarpe rosse?”

Forse c’è una donna dietro la scelta di Francesco di non usare le scarpe rosse tipiche dei Papi. Maria Ines, nipote di Jorge Mario Bergoglio, racconta al settimanale Il mio Papa in edicola il 5 novembre 2014 d’aver fatto una battuta contro le scarpe rosse salutando lo zio che partiva per il Conclave: «Un uomo con le scarpe rosse è ridicolo». Ed ecco che una settimana dopo lo zio divenuto Francesco la chiama al telefono e le dice: «Maria Ines, hai visto che non ho messo le scarpe rosse?». – E’ lo “spillo” numero 56 su 120 che compongono un mio libretto intitolato “Maria Ines, hai visto che non ho messo le scarpe rosse?”, Edizioni Clichy, Firenze 2016, pp.126, euro 9,90. Nei commenti la prefazione al libretto.

29 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Papa Bergoglio va preso in parola. Prefazione al libretto di cui nel post: Papa Bergoglio ha il talento della lingua e l’ambizione di farsi capire. Ci riesce grazie alla più importante tra le sue riforme che è quella del linguaggio. Egli predica una «riforma della Chiesa in uscita missionaria» e per primo esce dalla lingua codificata della tradizione papale. Questo libretto raccoglie 120 spunti su quell’uscita, uno per pagina, partendo sempre da una parola che attesta un cambiamento. Per un terzo questi spunti sono apparsi su “La Lettura”, che è il supplemento culturale del “Corriere della Sera”: lì si chiamano «spilli». Per un altro terzo erano apparsi lì, ma li ho riscritti perché fuori dall’attualità settimanale non erano comprensibili. Per l’ultimo terzo sono inediti. Qualcuno è buono e qualcuno fa pena, ma è così che si fanno i libretti.

    19 Luglio, 2016 - 22:55
  2. Clodine-Claudia Leo

    Beh si, effettivamente, scegliere di sopprimere la tradizione delle scarpe rosse, simbolo del martirio, del “Getzemani”, del destino di ogni pontefice, quello di essere: spremuto, triturato, macerato nel frantoio dell’amore vicario (“et factus est sudor eius sicut guttae sanguinis decurrentis in terram” Lc 22,43-44 ).
    Scelta che, nn credo attribuibile, sempliciter, al soddisfacimento di richieste esterne, o estetiche, quanto piuttosto ad esigenze intrinseche, di salute.

    Alla fine, non tutto il male vien per nuocere e sarà propedeutico al fine di maturare la capacità, la saggezza, l’acume di saper vagliare e distinguere il ruolo principe che occupa la Tradizione Apostolica Vivente: realtà immutabile che perpetua per mezzo dello Spirito Santo quanto Cristo disse e fece come attestate nel N.TNuovo Testamento- dalle “tradizioni” teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso dei secoli e che, contrariamente alla grande Tradizione, possono essere conservate oppure modificate ma anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa.
    Ecco, in questo contesto, anche se la Chiesa vive di simboli, e per quanto non sia mai passata inosservata questa “licenza”, alla fine non è che una nota, stonata…ma quanto potrà influire, del grande concerto, una nota stonata. Alla fine, sempre che non se aggiungano altre, lascia il tempo che trova.

    20 Luglio, 2016 - 9:27
  3. maria cristina venturi

    cara Clodine sono d’accordo con te ma non sottovaluterei il peso di una singola nota stonata
    “quanto potrà influire del grande concerto una nota stonata”? ti chiedi.
    dipende dalla finezza d’orecchio di chi ascolta! 🙂
    il grande direttore d’orchesta e musicista Gustav Mahler si dice riuscisse a sentire in una orchestra di più di cento elementi che suonavano all’unisono, se un violino calava di “un quarto di tono” , cioè neppure di una nota intera !
    Molti musicisti riescono a sentire una nota stonata cantata da qualcuno in coro di centocinquanta persone! lei , lassù, fra i baritioni, ha cantato un fa diesis invece che un fa naturale, lo redargisce il baravo maestro di coro!
    perciò non sottovaluterei nel grande concerto il peso di una nota stonata.

    quando poi le note stonate sono di più di quelle azzeccate, allora direi che chi è sensibile d’orecchio si strappa i capelli per la disperazione !

    🙂

    20 Luglio, 2016 - 10:14
  4. Clodine-Claudia Leo

    Leitmotiv del mio commento infatti , Cristina, è: “alla fine” ….lapsus freudiano?…
    . …la sensazione di essere giunti alla fine di un sistema in cui l’armonia sta lasciando il posto al caos, e le note, su strumenti scordati stridono….

    20 Luglio, 2016 - 10:34
  5. Clodine-Claudia Leo

    Simboli, epigrammi, molti negli stemmi dei papi: punti, fiori, geometrie ,nodi -osservabili nelle antiche Basiliche segno di congiunzione tra il corpo, lo spirito e l’anima a somiglianza della Trinità , ma anche intralci nel viaggio attraverso la vita- sono messaggi ermetici dalla valenza mistica e misterica rilevante.
    I Simboli sono un potente tres d’union che congiunge segrete affinità tra il mondo visibile (concreto) e l’invisibile (divino). L’umanità fin dagli albori si è sempre confrontata con questo linguaggio che rimanda a realtà velate, ma non meno reali : penso alla stella a cinque punte,all’Uovo cosmico,alla croce greca o quella latina, uncinata, o di Gerusalemme.

    le sacrpe rosse.
    Per restare in tema Papa Francesco non si è limitato alle scarpe rosse, ma ha modificato il Pastorale, simbolo di autorità (cosa comune a molti Papi) ha sostituito le 6 croci Kadosck del Pallio con quello a croci nere, cambiandone la foggia .
    Ha apportato modifiche al tradizionale rito di imposizione del pallio agli arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell’anno, un rituale altamente simbolico e che, generalmente, veniva imposto in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo dal Santo Padre. Ma ora – come consuetudine – saranno si presenti a Roma, concelebreranno con il Santo Padre, parteciperanno al rito di benedizione, ma non avranno l’imposizione che avverrà nelle diocesi di appartenenza accentuando la Chiesa locale. In buona sostanza un cambio di paradigma: sostituire alla Chiesa piramidale gerarchica, con un governo “democratico” affidato in buona parte alle Conferenze episcopali locali alle quali viene data molta autonomia…
    Ha introdotto varianti discutibili nella lavanda dei piedi.
    Insomma.Tante le modifiche nel “cammino iniziatico”di papa Francesco, molta audacia, ma poca dimestichezza con la segnaletica rituale usata da dai papi.. che contiene anche molti sensi “vietati”…

    20 Luglio, 2016 - 14:27
  6. In onore di Syr, che addolciva e illuminava con la sua grande musica le nostre bagatelle.
    Spero tu stia bene, Syr.

    20 Luglio, 2016 - 15:07
  7. maria cristina venturi

    Ognuno ha la sua sensibilita‘di fronte ai simboli. Per me per esempio il fatto che papa Francesco non porti le scarpe rosse non colpisce piu‘di tanto mentre mi colpisce sempre,ogni volta,qundo vedo che non si inginocchia MAI alla consacrazione del Corpo e del Sangue di Cristo nella Messa. (mentre si inginocchia in altre circostanze) Non si inginocchia di fronte a Cristo eucaristico. Certo anche i gesti liturgici sono simboli,come veniva spiegato un tempo tutta la Santa Messa simboleggia nei gesti la passione morte e resurrezione di Nostro Signore. Il momento della Consacrazione del pane e del vino e‘il momento del sacrificio del Golgota. Come si puo‘non inginocchiarsi¿ Non sentire la voglia di inginocchiarsi…
    Questa ela nota stonata di papa Francesco che piu‘ suona stridente e insopportabile al la mia sensibilita‘. Dicono che gli fanno male le ginocchia: puo‘darsi ma a maggior ragione un piccolo sacrificio. fisico davanti a Cristo Eucaristico sarebbe una piccola sofferenza da unire a tutto quello che ha sofferto Cristo per noi¡ E poi naturalmente l‘esempio:nella mia parrocchia i preti zelanti si sono affrettati ad imitare il.papa:anche quelli giovani e con le giunture elastiche non si inginocchiano piu‘ davanti all‘Ostia e al CaLICE del sangue di Cristo.
    Cosa vorra‘significare¿ Forse che non credono piu‘nella presenza reale di Cristo nell‘Eucarestia¿ Non so ma per la mia sensibilita‘e‘una nota assai piu‘stridula delle scarpe nere o dell‘abitare in albergo invece che negli Appartamenti Apostolici.

    20 Luglio, 2016 - 21:36
  8. Federico Benedetti

    Condivido le riflessioni di Clodine e Discepolo. Il Cardinal Bergoglio può indossare le scarpe che preferisce, il Papa veste da papa

    21 Luglio, 2016 - 21:20
  9. Luigi Accattoli

    Clodine – Claudia Leo il senso della decisione di Papa Francesco sulla consegna dei pallii è stato così spiegato dal cerimoniere Guido Marini e trovo buona sia la decisione sia la spiegazione:

    Il significato di questa modifica è quello di mettere maggiormente in evidenza la relazione degli arcivescovi metropoliti – i nuovi nominati – con la loro Chiesa locale, quindi dare anche la possibilità a più fedeli di essere presenti a questo rito così significativo per loro, e anche particolarmente ai vescovi delle diocesi suffraganee, che in questo modo potranno partecipare al momento della imposizione. In questo senso, si mantiene tutto il significato della celebrazione del 29 giugno, che sottolinea la relazione di comunione e anche di comunione gerarchica tra il Santo Padre e i nuovi arcivescovi; allo stesso tempo, a questo si aggiunge – con un gesto significativo – questo legame con la Chiesa locale.

    http://it.radiovaticana.va/news/2015/01/29/mons_marini_pallio_a_nuovi_arcivescovi_nelle_loro_diocesi/1120533

    21 Luglio, 2016 - 22:19
  10. Luigi Accattoli

    Clodine – Claudia Leo: “Papa Francesco ha modificato il Pastorale, simbolo di autorità (cosa comune a molti Papi)”. Non capisco la tua affermazione. Il Papa non aveva e non ha pastorale. La croce papale per le celebrazioni ordinarie [prima era usata solo in circostanze straordinarie] è stata introdotta da Paolo VI e mantenuta dai successori. Francesco usa con libera alternanza la croce di Paolo VI e quella di Benedetto XVI. Che modifica ha fatto Francesco?

    21 Luglio, 2016 - 22:38
  11. LuigiMortari FIdes

    Piuttosto, qualcuno sa dirmi di più sullo stato delle riforme della curia romana e degli enti vaticani come lo Ior?

    22 Luglio, 2016 - 6:45
  12. Luigi Accattoli

    Federico Benedetti: “Il Cardinal Bergoglio può indossare le scarpe che preferisce, il Papa veste da Papa”. Davvero Federico? E quale canone lo stabilisce? Se un Papa non può mutar di scarpe, Benedetto e Francesco avrebbero ancora i sandali venuti da Nazaret. Le calzature papali saranno cambiate nei secoli, poniamo, 47 o 48 volte: e tu credi che sia stata ogni volta un’avventura, una sfida alla Provvidenza?

    22 Luglio, 2016 - 10:17
  13. Clodine-Claudia Leo

    Luigi, per “Pastorale” intendo quello Papale o “ ferula papale”, non quello comune in uso presso i vescovi cattolici e anglicani: questo s’incurva, quello (il Pastorale o ferula papale) usato dai papi fin dall’antichità può terminare con le fogge tra le più svariate, davo per scontato lo avessi capito. Quello di Leone XIII terminava a croce tripla, per intenderci.

    Dunque, che fosse in uso fin dal x secolo per particolari Liturgie è pacifico, come è pacifico che con Paolo VI ,a seguito della Riforma conciliare, il Pastorale (ferula papale :modificabile, secondo gusti ed esigenze dei papi, anche riguardo al peso, per dire) viene introdotto comunemente nelle celebrazioni. Benedetto XVI nel 2008 abbandona la ferula di Paolo VI per tornare a quella di Pio XII, già di Pio XI e Giovanni XXIII segnando una sorta di spartiacque!

    Tornando a papa Francesco: mi sembrava che il tema trattasse di simboli velati e ri-velati. A proposito di ciò Egli inizialmente adotta il Pastorale/ferula di Benedetto XVI poi torna a quella di Paolo VI la quale, nel 2015, a Saraievo nel corso della celebrazione, si spezza : al Papa resta in mano un’asta da pellegrino! Simbolicamente potrebbe rappresentare la volontà di essere ciò che dice di essere fin dal primo istante:Vescovo di Roma-
    Volontà riaffermata da una serie di indizi -il titolo apparso sull’Annuario Pontificio 2014 ad esempio; per converso troneggia quello di Benedetto XVI come “Sommo Pontefice emerito”- ma gli indizi che palesano una presa di distanza dal”Primato Petrino” sono molti non da ultimo il testo relativo ai Pallii e alle Chiese locali che lo conferma. Decisione ancor più radicale di quanto previsto dalla Tradizione della Chiesa perchè minimizza il rapporto che esiste da sempre tra il Papa e i nuovi vescovi e arcivescovi. Ma il “ruolo” che ha accettato di svolgere dinnanzi ad oltre un miliardo di fedeli sparsi in tutto il mondo è quello di Pontefice non può assolutamente presentarsi come Vescovo di Roma, ma come Papa Vicario!

    22 Luglio, 2016 - 15:30
  14. Lorenzo Cuffini

    ” …non puo’ assolutamente “….
    Confermato: anche le pulci hanno la tosse.
    🙂

    22 Luglio, 2016 - 15:48
  15. Clodine-Claudia Leo

    E’ tornato “Bice mi ridice”il nostalgico imitatore di questa geniale bambola che si diverte e si scompisciola dalle risate nel fare l’eco come un pappagalletto divertimento per gli sciocchi di qualunque specie…

    22 Luglio, 2016 - 17:08
  16. Lorenzo Cuffini

    🙂

    22 Luglio, 2016 - 19:23
  17. Lorenzo Cuffini

    Mai andato via, o clodina.
    🙂
    Uno scriroppino da pulcettinina per una tossettina fastidiosettina ?

    22 Luglio, 2016 - 19:26
  18. Luigi Accattoli

    Clodine – Claudia Leo: tu hai affermato che “Papa Francesco ha modificato il Pastorale”, io ho obiettato che non è vero in quanto usa alternatamente la croce di Paolo VI e quella di Benedetto, tu replichi dicendo molte cose e ribadendo che l’ha modificato ma non indichi in che cosa. Se usa le croci dei predecessori, che senso può avere l’affermazione che l’ha modificato, o che le ha modificate?

    22 Luglio, 2016 - 20:14
  19. Fabrizio Scarpino

    Il papa usa alternativamente il pastorale della scultore Scorzelli (quello del Beato Paolo VI e di San Giovanni Paolo II) e il pastorale di Pio XI e Benedetto XVI.

    Tertium non datur.

    (Come già affermato da Luigi).

    22 Luglio, 2016 - 20:20
  20. Luigi Accattoli

    Sempre per Clodine – Claudia Leo: l’innovazione sulla consegna dei pallii non palesa affatto “una presa di distanza dal Primato Petrino”: il primato è affermato con la nomina dei metropoliti (come degli altri vescovi), alla quale Francesco provvede esattamente come vi provvedevano i predecessori; e questa affermazione non è minimamente condizionata dalle modalità di consegna dei palli. Il significato della nuova modalità era ottimamente esposto dal maestro delle cerimonie nel testo che citavo sopra.

    22 Luglio, 2016 - 20:23
  21. Clodine-Claudia Leo

    Luigi, vedi, io non ho intenzione di polemizzare, ma siccome mi tiri per la giacchetta allora ti rispondo: abbiamo esordito parlando di scarpe rosse e di simboli e sulla “simbologia” mi sono soffermata limitandomi ad alcune osservazioni ritenendo che , a mio avviso, Papa Francesco ha introdotto rispetto ai suoi predecessori , diverse novità aul piano puramente simbolico.

    Tra quelle elencate ho anche omesso di menzionare l’anello piscatorio, garante della firma dei documenti papali che affonda radici nello stesso Vangelo (Lc 5,4-6,10) il quale è un ‘topos’, un luogo che racconta nella storia dell’uomo il potere dei Papi. E’ un simbolo che rimanda ad altro disertato da Francesco che non lo indossa mentre conserva e indossa quello episcopale d’argento e rafforza il concetto restandosene in albergo con i suoi “pari di grado” ( logica conclusione sconclusionata? No, logica conclusione)

    22 Luglio, 2016 - 22:59
  22. Clodine-Claudia Leo

    Riguardo al tanto agognato Pastorale, che sta diventando un “affare di stato”, di nuovo Francesco non usa solo i due da te e indicati, e da Scarpino ratificati, ma ne utilizza in modo occasionale tutti quelli che desidera. Così a Lampedusa ne userà uno di legno simboleggiante i barconi della morte. Nel mese di novembre, stesso anno, al Verano è il momento della “Crux Gloriosa”, pomposa opera di un orafo romano. Passarà con nonchalance nella Pasqua 2014 a quella di legno dell’Honduras e in Terra Santa la ferula sarà di legno di faggio e ulivo…insomma…per dire che papa Francesco passa con disinvoltura da un simbolo all’altro perché non da importanza ai simboli . Ne ha facoltà, certamente. E infine la modifica sul rito dei pallii, anche in questo alcuni coglieranno una ventata di fresca genuinità altri presagi, o avvisaglie, o adesione -ulteriori- a dottrine e ideologie iper collegiali, protestantiche ecc ecc …dipende dai punti di vista…

    22 Luglio, 2016 - 23:00
  23. roberto 55

    Mi unisco alla cara Nico per inviare un affettuoso saluto, ovunque sia, all’amico Syriacus, al quale dedico questa “pietra miliare” del buon vecchio “West Coast rock”:
    https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwiSx9Hu-ofOAhVTnRQKHdFhC2YQyCkIhAEwAA&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3D8n9OqLiUzpc&usg=AFQjCNENiJiC4IG5EuEbwB-lS2F3Tr5g_w&bvm=bv.127521224,d.d24
    Buon fine-settimana a tutti.

    Roberto Caligaris

    22 Luglio, 2016 - 23:02
  24. Lorenzo Cuffini

    “protestantiche” …..uahuahuah.
    La pulcetudine è progressiva e ingravescente.
    Ma assolutamente e pervicacemente volontaria.
    🙂

    22 Luglio, 2016 - 23:03
  25. Clodine-Claudia Leo

    I simboli sono importanti, non considerarli è più rischioso di quanto si pensi, anche un piccolo errore nella logica dei segni religiosi può produrre conseguenze….
    Si dice che il monaco Martino non fu eletto priore per aver sbagliato a mettere un punto.
    Eh si: fu incaricato di copiare l’iscrizione che era sulla porta del convento e che in latino suonava così: “porta patens esto, nulli claudatur honesto ” cioè: la porta aperta sia; a nessuna persona onesta si chiuda.
    Che fece il monaco Martino?
    Nel trascrivere, mise per errore un punto dopo “nulli”: porta patens est nulli. Claudatur honesto -cioè: la porta aperta sia a nessuno. Si chiuda in faccia alla persona onesta.
    Per questo errore di punteggiatura Martino non fu nominato priore, perse la cappa, il mantello con cappuccio che indossano i priori.

    22 Luglio, 2016 - 23:16
  26. Clodine-Claudia Leo

    Così per un punto Martin perse la cappa. Chi ha orecchie intenda!

    22 Luglio, 2016 - 23:20
  27. Lorenzo Cuffini

    …come no, come no, come , no?!!

    22 Luglio, 2016 - 23:20
  28. Lorenzo Cuffini

    Uh.,
    Sensata questa storia degli errori e delle loro conseguenze.
    Peccato che poi, passando dal piano della ramanzina pulcettosa a quello della pratica bloggarola personale, degli errori, peggio, dei capricciosi doler di calli che si propalano pensosamente gabbandoli per verità, uno se ne strabatta, strainfischiandosene delle conseguenze certe.
    Pòero don Bosco, che si rigira incessantemente nella tomba.

    22 Luglio, 2016 - 23:27

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