La leggenda voleva che ci fosse un quarto Magio sconsideratamente generoso e vagabondo che strada facendo distribuì ai bisognosi che incontrava le perle che avrebbe dovuto portare al bambino insieme all’oro, all’incenso e alla mirra degli altri tre. Mimmo Muolo, operoso collega di “Avvenire”, si appassiona a questa leggenda e ne realizza uno svolgimento avventuroso, tant’è che l’editore qualifica il suo racconto come “romanzo”, ma che a me è piaciuto leggere come una lunga intervista nella quale il Magio risponde in prima persona alle domande del moderno lettore delle Scritture: “Il mio nome è Artaban e sono un sacerdote dell’Altissimo”. Nei commenti: una scheda della leggenda riproposta dal collega, l’indice e la copertina del volume, il perché del titolo, un brano del capitolo culminante dov’è narrato l’incontro del Magio ramingo con Gesù Risorto, una mia nota sul carattere di parabola di questa narrazione e sulla sua ottima scrittura.
Mimmo Muolo intervista il Magio randagio che fu primo al sepolcro vuoto
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Mimmo Muolo
Per un’altra strada
La leggenda del Quarto Magio
Romanzo
Paoline 2020 – pagine 222 – euro 16.00
Artaban il Magio vagabondo. Secondo una leggenda apocrifa, i magi venuti dall’Oriente erano quattro: il quarto, Artaban, avrebbe dovuto portare in dono al Bambino alcune pietre preziose, ma, partito in ritardo, non riuscì più a raggiungere i compagni e arrivò a Betlemme quando già il futuro Messia era migrato in Egitto per sfuggire alle spade di Erode. Mimmo Muolo dipana in queste pagine il girovagare del Quarto Magio sulle tracce del Nazareno fino a un sorprendente finale in cui la somma dei ritardi accumulati dal protagonista si trasforma in un folgorante anticipo: egli sarà il primo a entrare nel sepolcro vuoto e il primo a incontrare il Risorto. In Artaban l’autore del romanzo raffigura l’uomo d’oggi, che appare così spesso smarrito nella ricerca del divino e nell’altra ricerca – forse a essa gemella – del significato della vita.
Indice
Capitolo primo – Di giovedì
Capitolo secondo – Babilonia
Capitolo terzo – La strada in discesa
L’incenso di Gaspare
Capitolo quarto – Nel Regno delle Due Città
L’oro di Melchiorre
Capitolo quinto – La stella scomparsa
Capitolo sesto – Claudia Procula
La mirra di Baldassarre
Capitolo settimo – Betlemme
Capitolo ottavo – La città sul mare
Capitolo nono – Di venerdì
Capitolo decimo – Di sabato e di domenica
Epilogo – Per un’altra strada
Appendice – I magi tra storia e leggenda
Ringraziamenti
Per un’altra strada. Il titolo del volume – Per un’altra strada. La leggenda del Quarto Magio – allude al racconto evangelico che fa tornare i Magi in Oriente senza ripassare per Gerusalemme, per non reincontrare Erode, ma indica anche la novità cristiana dell’incontro con l’Altissimo per la via della carità, inconsapevolmente praticata dal quarto Magio che ha distribuito il suo dono ai bisognosi. “Ora ho compreso” dice Artaban a Gesù nell’epilogo del romanzo: “Sei tu l’altra strada che gli uomini percorreranno fino alla fine del mondo”. La narrazione delle avventure del quarto Magio che smarrisce la stella per soccorrere i bisognosi può anche essere letta – benché ’autore non espliciti mai quest’intenzione – come metafora interpretativa della predicazione di Papa Francesco, che spesso richiama la parabola del Giudizio finale: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”. Per esempio così il Magio nell’epilogo riassume la sua avventura, rendendo lode al Risorto che ha appena conosciuto: “Tante volte mi hai permesso di incontrarti nei poveri, negli umili, nei disperati, negli affamati di pane e di giustizia, nei perseguitati, negli ammalati, nei carcerati”.
A mani vuote nel sepolcro vuoto. Un brano dall’ultimo capitolo. Nella notte sono l’unico uomo per le strade di Gerusalemme. Dorme la città dopo gli eventi degli ultimi due giorni. E i miei passi risuonano sul selciato con la gravità e la pesantezza di tutta una vita. Ma il giardino dove c’è la tomba nuova in cui l’hanno deposto è ormai là davanti a me […].
«Artaban», sento chiamarmi.
«Nicodemo, sei tu?», ma so che non può essere lui. Non è la voce di un vecchio quella che ascolto.
«Artaban, non sono Nicodemo».
La cecità e la paura mi bloccano.
«Signore», imploro, «chiunque tu sia non farmi del male. Sono un povero vecchio e una luce poco fa mi ha accecato».
«E prima vedevi?», mi chiede la voce. Che strano. Più l’ascolto, più la paura svanisce. E il cuore, oh il mio cuore, ricomincia a martellare.
«Anche se vecchio, vedevo. E ho visto che il sepolcro di colui che chiamavano il Nazareno è vuoto».
«Vedevi solo con gli occhi, Artaban. Voltati verso di me e d’ora in poi vedrai anche con il cuore».
In silenzio gli ubbidisco. E il cuore martella più forte che mai. Sento una carezza sul volto, poi sugli occhi e d’un tratto riacquisto la vista. L’uomo davanti a me ha lunghi capelli, la barba gli incornicia le gote, lo sguardo mite come di agnello.
«Signore, tu mi hai ridato la vista. Chi sei?…»
«Non avere timore di pronunciare il mio nome. Lo annuncerai ancora a lungo».
«Gesù…», sussurro. Il cuore sembra voler uscire dal petto. Le ginocchia si piegano. «Mio Signore e mio Dio». Mi tende le mani, io mi slancio a baciarle. Il segno dei chiodi è ancora chiaramente visibile. «Potrai mai perdonarmi? Ho passato la vita a cercarti e ora che ti ho trovato non ho più niente da offrirti».
Abbasso il viso. Ma sento ancora la sua carezza sul capo incanutito.
«Alzati e guarda, Artaban. Li vedi i tuoi doni?»
Mi rialzo e vedo scorrere davanti a me tante immagini. Vedo la gioia dei bambini risanati nella Città del Sud, vedo il sorriso del neonato scampato alla strage di Erode, vedo le lacrime asciugate della madre che aveva perduto suo figlio, vedo i guariti d’Egitto e infine vedo la felicità di una sposa che ha il volto della giovane di Gerusalemme, liberata dalla prostituzione.
«Ogni volta che hai donato una delle tue pietre a costoro, in verità, ti dico, l’hai data a me».
[Pagine 202-204]
Mia nota. Visitatori belli vi invito a leggere il romanzo di Mimmo Muolo che vi terrà svegli con la sua arte narrativa. Quell’arte comporta una svolta a ogni capitolo, ma anche ti avvince svolgendo una sorprendente parabola della ricerca di Dio, proposta in una lingua che unisce una buona memoria del linguaggio biblico a un’altrettanto buona conoscenza dei drammi dell’umanità di oggi. Una parabola che è insieme antica e postmoderna, svolta con sobrietà di scrittura, com’è giusto che avvenga con ogni parabola che meriti tale nome. Quella sobrietà l’avverti già negli attacchi narrativi dei capitoli: “Le cavallette arrivarono sette giorni dopo”, “La strada di nuovo davanti a me”, “Ponzio Pilato mi guarda torvo”. Ma la ritrovi poi nella narrazione diffusa e nella raffigurazione dei personaggi minori: Claudia Procula – la moglie di Pilato – e Nicodemo sono i più riusciti. Buona lettura.
Muolo sui soldi della Chiesa. Di un altro libro di Mimmo Muolo, di saggistica vaticana, parlavo nei commenti 2 e tre di questo post del novembre 2019:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/galantino-contro-la-leggenda-che-la-chiesa-non-paghi-limu/comment-page-1/#comment-178820
Grazie per avere segnalato questo bel libro!
Da Anna Maria Travaini ricevo questo messaggio:
“Vorrei comprare il libro sul Quarto Magio”
Mia risposta. Anna Maria, non avrai nessuna difficoltà a comprarlo: basta che tu vada a una libreria Paoline o San Paolo. Ce ne sono diverse in Roma: in via della Conciliazione, a Piazza San Giovanni, a via del Mascherino, al Castro Pretorio…