«Voglio morire di giorno, quando c’è la luce e ascoltando la Parola di Dio e voglio intorno a me un gruppo di frati che intonino l’Alleluja»: così Michele Castoro, vescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, aveva parlato, alla viglia della morte, avvenuta il 7 maggio, al padre Francesco Dileo, rettore del Santuario di San Pio. “Morire quando c’è la luce”: cioè consapevole e accompagnato. Quelle parole mi sono entrate, ho costruito una memoria di quel vescovo che non avevo conosciuto e l’ho inserita nel capitolo che amo di più della pagina di questo blog intitolata Cerco fatti di Vangelo: l’ottavo che ha come motto Celebrazione ecclesiale della propria morte.
Michele Castoro voleva morire di giorno e con la luce
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Qui trovi la storia. Questo è il link alla storia di Michele Castoro, della quale nel post ho fornito le coordinate utili a chi volesse vedere tra quali altre l’ho inserita:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/8-celebrazione-ecclesiale-della-propria-morte/michele-castoro-voglio-morire-di-giorno-quando-ce-la-luce/
Buon giorno, Luigi.
Morire nella luce è l’inizio più bello della nuova vita. Però purtroppo non sempre succede così. Riporto qui di seguito una morte che mi ha fatto piangere, anche se non riguarda parenti o amici.
Un mio amico, tramite mail, mi ha fatto sapere che a un ragazzo di 26 anni, che abitava vicino a Castelbasso (TE), nel dicembre dell’anno scorso hanno diagnosticato un tumore che poi ha invaso tutti gli organi interni, portando il ragazzo alla morte. Il povero ragazzo, consapevole della sua fine imminente, in ospedale, arrabbiatissimo ha deciso che gli fosse fatto un funerale laico con il sindaco e nella palestra che frequentava, assolutamente non in chiesa. Quando ho letto questa notizia ho pianto per quel ragazzo e ho pregato e prego ancora per lui. Spero che Gesù lo abbia comunque accolto tra le sue braccia…
Caro Giuseppe, fai bene a pregare.
E’ una cosa bella e concretissima , pratica, alla portata di tutti quanti.
Mai sprecata.
Spero che quando sarà toccato a me ci sia qualcuno che lo faccia.
Tu credi, Giuseppe, che un uomo che muore senza una Chiesa, non venga accolto da Gesù? Pensa solo che, se fosse così, sarebbero proprio tanti quelli che non sarebbero accolti da Dio.
Le molteplici sofferenze del corpo e quelle della mente sarebbero dei vuoti a perdere se ritenessimo che per l’accoglienza fossero necessari i funerali religiosi. Nella mia pochezza mi rifiuto di crederlo.
Diversi miei amici carissimi, ottime persone, che non hanno voluto funerali religiosi, ora non dovrebbero essere in Dio. Ripeto: mi rifiuto di crederlo.
Per entrare nella dimensione del Signore sono necessari gli atti d’amore di un’ intera vita per quanto breve.
Sono sicura che la ribellione di quel ragazzo, che non mi scandalizza affatto, si sarà sciolta nell’abbraccio liberatorio di Gesù, il Quale tutto comprende, anche le ribellioni che nascono dalle sofferenze, dalle delusioni e dalla incapacità di capire la volontà di un Dio che sembra, a volte,lontano da noi e dalle nostre speranze.
Caro Lorenzo, è una cosa, la preghiera per quel giovane, che faccio volentieri, anche perché, e mi riferisco alla cara Victoria, anch’io sono sicuro che Gesù l’abbia voluto sorprendere con un amorevole abbraccio. Se non fosse così, che Dio-Amore sarebbe?
Un caro saluto a voi.
Per essere accolti nel Regno dei cieli è necessario un “funerale religioso” ? certamente no.
Per entrare nella dimensione del Signore bisogna “volerlo”.
Cosa accade nell’intimo di un essere umano nel “processo della morte” ( perché la morte non è un “fatto”istantaneo ma un “processo” della cui durata poco sappiamo . La cessazione della attività cerebrale come segno della avvenuta morte è una “convenzione” umana stabilita per legittimare i trapianti di organi ).
E’ possibile che una persona la quale sulla onda della emozione si è ribellata a Dio e lo abbia rinnegato , in quegli istanti “ci ripensi” e Dio che è infinitamente misericordioso provveda.
È possibile.
Ma niente affatto “sicuro”.
Bisogna fare attenzione ai “wishful thinking”
Lei ritiene che Dio non sia in grado di capire le ragioni di una ribellione?
Io non Lo vedo né così meschino né così “limitato”.
L’ uomo, sì, può essere meschino e rancoroso. E molto limitato di mente e di cuore.
Rif. 18,43.
L’unica cosa certa è che Dio è infinitamente misericordioso.
“E’ possibile che una persona la quale sulla onda della emozione si è ribellata a Dio e lo abbia rinnegato , in quegli istanti “ci ripensi” e Dio che è infinitamente misericordioso provveda.”
Sì, anche questa è una immaginazione assai fantasiosa e fuori da ogni logica.
Di quali istanti si parla? Di quelli in cui la vita è appesa ad un filo?
Una persona che sta tra la vita e la morte sarebbe in grado di “ripensarci”?
‘Sta cosa la diceva la Chiesa di una volta. Peccato che qualcuno che è stato sull’orlo dell’abisso, abbia testimoniato che in quegli attimi non si capisce più niente. Lo aveva detto anche un santo sacerdote che aveva vissuto degli attimi tragici e poi era stato ripreso fortunosamente per i capelli.
E aveva appunto testimoniato che ritenere che nel fine vita ci si possa “salvare spiritualmente” è proprio “wishful thinking”.
Solo le opere di una vita valgono per la salvezza.
Considerazione conclusiva: quando finalmente si imparerà a restare con i piedi per terra sarà sempre tardi.
Quale la differenza tra “wishful thinking” e “opinione fondata”?
Il potersi riferire a qualcosa di non basato sul proprio sentimento.
Che non siano le “opere di una vita” ma la propria determinazione finale a essere decisiva lo dice a chiare lettere il profeta Ezechiele. Certo si tratta di AT : questo per la Chiesa Cattolica ( attuale ) e’ Parola di Dio mentre per la NRU ( Nuova Religione Universale ) è “parola di uomini” che scrivono alla luce dei tempi nei quali vivono.
Mi ciene fatto di pensare: con la interpretazione di Victoria, che differenza c’è nella situazione finale tra i due malfattori crocifissi con Gesu’? E che senso potrebbero avere le Sue parole dirette al cosiddetto “buon” ladrone.
Infine, io non sto parlando di quei momenti che “stanno tra la vita e la morte” ma di quelli che ci sono dopo la “morte” decretata dalle umane convenzioni ( encefalogramma piatto ) e la “separazione” dell’anima immortale dal corpo mortale.
L’affermare la “possibilità” ( si badi bene solo una “possibilita’ ” e niente di più) è il modo nel quale io razionalmente faccio “stare insieme” due cose nelle quali credo fermamente: la infinita misericordia di Dio e la libertà da Lui concessa all’uomo, libertà che non può non esprimersi se non nella possibilità di una scelta definitiva di rifiuto.
Forse mi sbaglio. Comunque non suggerirò mai a nessuno di “farci conto”, piuttosto consiglierò di vivere una vita in un rapporto esplicito con Dio, non fondata quindi solo su opere di solidarietà umana. Sono convinto che se si ha un rapporto reale, personale e intimo con il Dio-Amore ( e non solo “intellettuale” ) sia altamente improbabile il rinnegarlo in extremis.
( A proposito, come la mettiamo con quella Parola che dice : “se noi lo RINNEGHIAMO anche Egli ci rinnegherà? ” , errore di traduzione, perché in realtà il corretto pensiero è esattamente l’opposto? )
In realtà la sua religione, tutta idealizzata, è stata superata da quella che si ispira alle parole di Gesù, le quali convergono tutte su un unico concetto: Dio è Amore. Solo Amore.
L’ A. T. è stato superato, in questo senso, dal N.T.
Poi, se lei vuole rimanere nell’Antico T., libero di farlo. E di restare indietro.
“ lLa sua religione tutta idealizzata e’ stata superata”
A me pare che ad essere “ idealizzata” e sentimentaloide sia la nuova religione che predica Victoria Boe.
Non e’ idealistico e sentimentaloide pensare che Dio essendo Misericordioso ci deve salvare TUTTI ? Che qualora non lo facesse non sarebbe Misericordioso?
Mi sembra idealistico e sentimentaloide l’ idea di Victoria Boe che siccome lei davanti alla storia del ragazzo raccontata da Giuseppe di Melchiorre si sarebbe comportata in certo modo DI SICuRO anche Dio si comportera’ Cosi’.
Per fortuna Dio e’ infinitamente GRANDE e nessuno di noi neppure Victoria Boe puo’ presumere di sapere con certezza cio’ che Dio fara’ o puo’ fare.
Se poi fosse vera l’ interpretazione che SICURAMENTE il ragazzo si e’ salvato nn si vede a cosa serva pregare : pregare perche’ ? Perche’ preghiamo per i nostri morti raccomandandoli alla misericordia di Dio se siamo certi che sono tutti salvi e che nessuno puo’ dannarsi?
Inoltre segnalo che dire a Beppe Zezza che la sua religione e’ “ superata” espone a una logica della religione di tipo storicista ed evoluzionistico: alla stessa stregua tra cento anni anche le concezioni religiose di Victoria Boe potrebbero essere “ superate” da una nuova religione e la stessa Victoria Boe considerata reazionaria. Per esempio ora Victoria Boe crede che tutti si salvino, un domani una nuova religi9ne non solo potrebbero credere che tutti si salvano, ma che si salvano solo quelli che non credono in Dio, si ribellano, non chiedono i sacramenti ecc. La religione di Victoria Boe potrebbe essere superata da una religione “ invertita” : non piu’ l’ obbedienza a Dio ma la disobbedienza a Dio verra’ reputata salvifica. E cosi’ il cerchio si chiude: fu infatti il Serpente nel Giardino dell’ Eden a predicare per primo questa religione agli uomini , la religione della ribellione a Dio , della sfida orgogliosa e della “ liberta’ “ umana.
Allora si vedranno persone morire brindando a Satana e alla liberta’ , convinte di salvarsi in tutti i casi.
“ A te brindo o Satana
O ribellione
O forza vindice
Della Ragione”. ( Giosue’ Carducci )
Inoltre segnalo a Victoria Boe che crede solo nel Nuovo Testamento, che non puo’ fare una scelta un florilegio dei discorsi di Gesu’ scegliendo solo quelli in cui parla di Dio amore e dell’ importanza dell’ amore , e censurando quelli in cui parla della dannazione eterna. Gesu’ ha predicato apertamente il rischio di finire la’ dove vi e’ pianto e stridore di denti.
E lungi da idealizzare e sentimentaleggiare sulla parola “ amore” come fa Victoria Boe e come fanno i nuovi predicatori di un cristianesimo new-age , e’ molto concreto e per nulla astratto: l’ amore si deve innanzitutto a Dio e alla sua LEGGE, il servo buono e fedele e’ colui che e’ fedele nel poco cosi’ sara’ fedele anche nel molto. Trasgredire la Legge e poi presumere di poter compiere eroici sacrifici tipo amare il proprio nemico e’ illusione. Si comincia a essere fedeli nel piccolo ( osservare i comandi di Dio) e da questa umilta’ ci si eleva poi al vero amore. Non si comincia colla SUPERBIA E con la sfida, tipo il Vecchio Testamento non e’ piu’ valido, la religi9ne cattolica tradizionale e’ “ superata” ed altre amenita’ simili,
A Pietro Su cui poi avrebbe fondato la sua Chiesa , che ragionava come un uomo in maniera mondana seconda i propri desideri ed opinioni, Gesu’ ’ ha detto a muso duro: Vattene indietro Satana perche’ tu mi sei di scandalo.
Altro che sentimentalismo e buonismo, in Gesu’ rifulge solo una cosa la VERITA’ .
Nella nuova religione di Victoria Boe rifulge una sola cosa: non la Verita’ ma l’ Opinione.
La Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, che la Chiesa cerca di trovare attraverso la interpretazione di parole scritte da uomini. Che ci avrebbero fatto esegeti e studiosi a dedicare una vita intera per capire il senso di una parola o di una frase?
Ezechiele va letto e interpretato nella Chiesa e con la Chiesa. E alla luce di tutta la Parola.
Alla base di alcune eresie e sette come quelle dei Testimoni di Geova ci sta proprio il letteralismo.
Toh, il ” cristianesimo new age”.
Proprio non ce la si fa a non ragionare per etichette e per nemici.
Bene Andrea Salvi.
È bene che si sappia, una volta per tutte, che l’A.T NON È Parola di Dio; contiene la Parola di Dio, scritta da uomini, ma solo in quei libri e passi che vengono confermati dalla PAROLA che è Gesù stesso.
L’interpretazione dell’A.T., cioè, viene fatta dal N.T., che è posteriore.
Gli altri libri sono semplicemente storia del popolo ebraico, lungo ben 1000 anni e più; NON SONO Parola di Dio, come viene proclamato durante la liturgia. Chiaro il concetto?
Ci sono libri che grondano sangue da ogni parola. E sarebbero parola di Dio? Ma quando mai? Eppure, noi continuiamo a dire: “parola di Dio.Amen (= così è).
In ogni caso, anche il N.T. va interpretato bene, cara signora Venturi. Non frammentandolo, ma leggendolo alla luce di un discorso unico da cui si ricava il senso di un intero TESTO, e tenendo ben presente che ci sono variazioni fra un Vangelo e l’altro a seconda del tempo in cui vennero scritti, diverso per ogni Vangelo; dello scopo che si prefiggevano i singoli evangelisti; degli uditori cui volevano rivolgersi.
Gesù ha superato la Legge con il comandamento NUOVO: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Non ha detto: “amate ME ( o Dio) come io ho amato voi” ma “AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI come IO ho amato VOI”.
Niente letteralismo, dunque, come bene ha detto Salvi. Altrimenti si finisce per essere fondamentalisti come i T.d.G.
Aggiornarsi, prego.
Condivido parola per parola i due interventi di Maria Cristina.
Ritengo disonesto e pericoloso che qualcuno in questo blog proponga una sua interpretazione personale del cattolicesimo, peraltro piuttosto discutibile e obiettivamente distante dalla tradizione della Chiesa, senza che nessuno si prenda la responsabilità di ricondurre il dibattito nei binari giusti.
Trasecolo davanti a certe affermazioni come “l’A.T NON È Parola di Dio”e vorrei dire quello che penso, senza peli sulla lingua, ma per rispetto del blog eviterò ogni polemica personale.
Chiedo tuttavia a chi ne sa più di me e riesce ad esprimersi in modo più “diplomatico” di me di dare una risposta CHIARA, inequivocabile e coerente con la dottrina della Chiesa. Grazie
Come ho avuto modo di esprimere già in altre circostanze, il problema con Victoria è che lei asserisce di essere “cristiana cattolica” – se non lo dicesse e convenisse invece di essere una fedele della NRU ( nuova religione universale ) i problemi sarebbero molto minori. La NRU andrebbe ad aggiungersi alle varie religioni presenti oggi nel mondo: il giudaismo, l’islamismo, il taoismo, il confucianesimo ecc. e ci potremmo dilettare a “dialogare” per trovare i “punti di convergenza”.
Ho anche fatto l’esempio di come per un certo numero di anni il nascente cristianesimo sia stato considerato una “branca” del giudaismo. Così anche la NRU per un certo periodo di tempo potrà essere considerata una “branca” del cristianesimo – come una delle tante “confessioni cristiane” o “semi cristiane” presenti su pia zza, ma, prima o poi una chiara dis.tinzione si imporrà.
Ad Andrea Salvi
Certamente lo AT, come anche il NT , è stato scritto da uomini che la Chiesa ha ritenuto “ispirati” da Dio e le loro parole vanno interpretate.
Sono molto curioso di conoscere le interperatzioni delle parole di Ezechiele che mostrino come il profeta, ispirato dallo Spirito Santo, quando afferma che un “giusto che per tutta la vita ha compiuto opere buone e alla fine invece ne fa di cattive” si salverà per le buone azioni compiute precedentemente, ha detto una “menzogna”.
( Dire una cosa “falsa” è dire una “menzogna” )
No, caro signore, non propongo affatto interpretazioni personali.
Quindi, non trasecoli.
Si tratta di aggiornarsi sulla realtà delle cose e di convertirsi ad esegesi giuste a cui lo Spirito Santo ha portato nel tempo.
Uomini di Chiesa ben più preparati di me, di lei e di tanti altri chierici e clericali del suo stampo, tradizionalisti, lefebvriani e ignorantissimi, fermi su posizioni antiquate e ridicole, dicono quel che io ho appena detto.
Non si permetta di dire che io propongo interpretazioni personali.
Non lo faccia più, non provochi e vada ad aggiornarsi, piuttosto.
Lo dico per il suo bene.
Io, lo sappia per sua norma, non invento niente.
Gesù ha evangelizzato con un Volto nuovo quel Dio che l’ A. T. presenta spesso come un Padre-padrone senza amore.
Sono stanca di sentire tradizionalismi cristallizzati negli errori.
Mi riferivo al commento delle 13:20.
A lei, Zezza, è inutile replicare.
Poi, c’è da chiedersi quali sacerdoti sentano questi signori; quali omelie, quali discorsi entrino nelle loro orecchie.
Sembra che questi arrivino dalle catacombe.
Sarà che io ascolto preti, anche anziani, che sono intelligenti e acuti nelle interpretazioni delle Sacre Scritture, ma davvero a me sembra di trovarmi qui nel blog, di fronte a certi interventi, in un mondo religioso inesistente.
Possibile che solo io sia tanto fortunata da incontrare uomini di Chiesa al passo con le esegesi illuminate, che hanno lasciato indietro da quel dì certe interpretazioni stantìe e sbagliate?
Possibile che solo io senta omelìe attualizzate anche all’epoca culturale e sociale in cui viviamo?
Urge una campagna di svecchiamento di certe posizioni arretrate, che non hanno più alcuna risonanza nel pensiero della gente.
E poi ci si lamenta della crisi della Chiesa. E te credo!
Se si è rimasti ancora nella catacombe e non si riesce ad uscirne, che si vuol pretendere?
E ci lamentiamo se i giovani prendono altre strade.
I giovani non vogliono scendere nelle catacombe, signori cari…
Dal mio parroco don Francesco Pesce ricevo questo messaggio con il titolo “Anche Paolo VI voleva morire nella luce”:
Dal Pensiero alla morte: «Ambulate dum lucem habetis». Camminate finché avete la luce (Jo. 12,35). Ecco: mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce. Di solito la fine della vita temporale, se non è oscurata da infermità, ha una sua fosca chiarezza: quella delle memorie, così belle, così attraenti, così nostalgiche, e così chiare ormai per denunciare il loro passato irricuperabile e per irridere al loro disperato richiamo. Vi è la luce che svela la delusione d’una vita fondata su beni effimeri e su speranze fallaci. Vi è quella di oscuri e ormai inefficaci rimorsi. Vi e quella della saggezza che finalmente intravede la vanità delle cose e il valore delle virtù che dovevano caratterizzare il corso della vita: «vanitas vanitatum». Vanità della vanità. Quanto a me vorrei avere finalmente una nozione riassuntiva e sapiente sul mondo e sulla vita: penso che tale nozione dovrebbe esprimersi in riconoscenza: tutto era dono, tutto era grazia; e com’era bello il panorama attraverso il quale si è passati; troppo bello, tanto che ci si è lasciati attrarre e incantare, mentre doveva apparire segno e invito.
Molto bello e ricco di sapienza questo discorso di don Pesce.
“Tutto è grazia” scriveva anche Bernanos.
Ecco, quel che non si riesce a capire della vita, anche quello ci apparirà “grazia”, io credo. Anche i momenti neri e senza luce.
Se, per dono del Signore avremo lucidità di mente e pace nel cuore, già al termine della vita potremo avvertire la “grazia”.
Altrimenti, questo avverrà subito dopo la morte nell’ abbraccio di Gesù, pronto ad accoglierci. Così diceva Origene.
Ed io voglio sperarlo.
Ma erano parole di Paolo VI o di don Francesco Pesce?
Parole di Paolo VI. “Pensiero alla morte” è il titolo del suo testamento:
https://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1978/august/documents/hf_p-vi_spe_19780806_meditazione-morte.html
Belle le parole di Paolo VI.
“Di solito la fine della vita temporale, se non è oscurata da infermità, ha una sua fosca chiarezza…”
Purtroppo posso testimoniare per quello che vedo che depressione, farmaci, dolore e sofferenze di ogni genere e a volte addirittura perdita della capacità di intendere e di volere offuscano spesso le ultime fasi della vita.
Per questo mi sembra che e’ proprio oggi che non possiamo ignorare quell’invito “Camminate finché avete la luce!” .
Negli ultimi giorni questa luce ci potrebbe mancare e non per colpa nostra.
È vero. Per questo ho detto, in un altro commento, che nella fase ultima della vita è assai difficile che possano esserci cambiamenti rispetto a quel che si è pensato nel corso della vita.
Del resto, andando al resto del discorso di Paolo VI, è possibile vedere un’alternanza di speranza e di rammarico.
“E vedo anche che rispetto alla vita presente è vano avere speranze; rispetto ad essa si hanno dei doveri e delle aspettative funzionali e momentanee; le speranze sono per l’al di là.
E vedo che questa suprema considerazione non può svolgersi in un monologo soggettivo, nel solito dramma umano che al crescere della luce fa crescere l’oscurità del destino umano; deve svolgersi a dialogo con la Realtà divina, donde vengo e dove certamente vado; secondo la lucerna che Cristo ci pone in mano per il grande passaggio.”
Le speranze sono per l’aldilà. Retaggio di una religiosità antica che sempre ha visto due mondi separati, non comunicanti.
” Assale, a questo sguardo quasi retrospettivo, il rammarico di non aver osservato quanto meritavano le meraviglie della natura, le ricchezze sorprendenti del macrocosmo e del microcosmo. Perché non ho studiato abbastanza, esplorato, ammirato la stanza nella quale la vita si svolge? Quale imperdonabile distrazione, quale riprovevole superficialità!”
Quanto è giusta questa osservazione.
Pian piano si sta affermando oggi una religiosità che insegna a incontrare Dio qui, nel mondo terreno, nelle bellezze di questa vita e sono tante.
Ma è necessaria un’educazione a cercare Dio già ora, qui sulla Terra, senza aspettare il passaggio estremo.
Ricordo quando a un esame di ingegneria a uno studente bocciato che diceva al professore di avere ascoltato tutte le sue lezioni e avere studiato sui suoi libri, il professore rispose : caro ragazzo, l’importante non è che tu legga molto o ascolti, l’importante è che tu capisca. Ritorna quando avrai capito!
Si possono ascoltare anche omelie sapientissime o essere fedeli discepoli di saicerdotiilluminati ma è possibile che si travisino quello che dicono.
A proposito io contesto puntualmente le affermazioni erronee , vorrei che anche quelle mie che sono giudicate “stantie” e “sbagliate” vengano puntualmente indicate e non giudicate facendo di ogni erba un fascio.
Io ascolto omelie sapientissime e non traviso un bel niente, caro signore.
Vorrei che le sentisse anche lei, ma forse lei farebbe la solita quadratura del cerchio.
Ascolta talmente la Boe omelie sapientissime indubbiamente. Ma se le segue con la stessa deformazione con cui continua a citare Bernanos (e non è la prima volta) attagliandolo ai suoi “ragionamenti” e convincimenti non rendendosi minimamente conto che l’autore citato -un cattolico tradizionalista a tutto tondo- è lontano anni luce dalle farneticanti elaborazioni teleologiche che scrive con dovizia, allora, si spiega tutto.
Evidentemente identica operazione la riserva alla Parola di Dio: convinta com’è che l’esegesi sia una “reinvenzione” della stessa e così, la Boe, si crea il suo quinto Vangelo: un ibrido tra il cristianesimo e l’antroposofia di Rudolf Steiner.
Libera di aderirvi Boe, ma la smetta una volta per tutte di trasformare l’esegeta cattolico, che sotto la guida del magistero ecclesiastico NON viaggia su binari alternativi rispetto al solco tracciato dai santi Padri dai dottori della Chiesa, dalla sacra Tradizione che uno dei pilastri su cui poggia il Sacro Deposito. Ma con la stessa intelligenza, affonda nel sacro testo e si impegna a proseguirne l’opera. perciò i vari approcci femministi, liberazionisti ,soggettivisti e relativisti come l’intende lei Boe, sono del tutto pretestuosi. L’esegesi non mira a cambiare il Vangelo di Cristo immettendo falsità, non può, non potrebbe poiché quella cattolica ha una sua identità: preserva e studia, non reinventa la Parola di Dio. Stia serena, aiooooo si goda il mare!
Per tornare al tema, qualcuno ha detto “beato chi senza odio chiude le porte al mondo”. Vero.
Si può morire in Grazia di Dio sotto la sua luce, ma anche “sotto il sole di Satana” per chi decide di dannarsi. Perché si sceglie da che parte stare, si sceglie fin da ora, qui, in questo breve segmento che ci è stato dato al termine del quale saremo giudicati per ogni parola, ogni azione, ogni gesto, anche se si è contribuito a veicolare una religione inventata: alterando,, trasformando, introducendo falsità nella Parola di Dio.
Leggevo in un’intervista al cardinal Biffi il quale, a domanda circa la sorte delle anime staccate dal corpo, se vaghino oppure siano nel sonno rispose che se è vero, com’è vero, che dopo la morte ci si incontra col Cristo, il valore dipenderà dalla vicinanza o lontananza rispetto all’Archetipo: Cristo stesso.
Ci accorgeremo solo allora, quando gli occhi si apriranno sull’altra dimensione se si è vicini o lontani da Lui: ” La misura”. Il giudizio dipenderà da questa e sarà immediato. E’ il giudizio personale, distinto da quello collettivo e universale.
“To be, or not to be, that is the question”, fa dire Shakespeare ad Amleto.
In un’istante si è in balia del nulla: finisce la superbia della scienza, la vanità del mondo e in un istante non si è più nel tempo! L’eternità, per come la vedo io, non è di sola beatitudine o di ritorno al nulla, così, come predicano certi falsi profeti divoratori di Verità dell’uomo e di domineddio. Ma è fatta di beatitudine eterna in Dio e di dannazione nelle tenebre, col diavolo.
La misericordia a buon mercato è uno slogan…
“Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà… Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell’azione perdono anche il nome”
Amleto
W. Shakespere
Ma lei che vuole da me, scusi?
Chi la cerca? Inutile che citi Shakespeare. La sua ignoranza è crassa e tale resta; si capisce lontano un miglio.
I padri della Chiesa qui c’ entrano come i proverbiali, indigesti, cavoli a merenda. Se lei si illude che citandoli fa mostra di cultura teologica, sappia che sbaglia il bersaglio.
Lei continua a mostrare un’ ignoranza pari alla maleducazione cafona che è un non invidiabile suo distintivo.
Ecco sì, lei è volgare, presuntuosa e ignorantissima. Si metta il cuore in pace e vada con Dio.
Non va bene questo tono insultante di Victoria come non andava bene quello di Claudia che giudicava e mandava. Non pubblicherò loro rilanci.
E’ bello l’argomento della salvezza guadagnata all’ultimo momento, mi ricorda la promessa per coloro che si sono comunicati per nove volte consecutive il primo venerdì di ogni mese e mi ricorda, ancora, la parabola del padrone di casa che paga allo stesso modo i lavoratori della sua vigna, i primi e gli ultimi arrivati: i ricordi dell’infanzia e l’attualità della misericordia predicata da Francesco.
Rif. 6.56 – Misericordia nel giudizio
Dire che saremo salvi per misericordia di Dio (“…lux aeterna luceat eis Domine… quia pius es” – liturgia preconciliare) significa riconoscere che saremo salvi per fede e non per le nostre opere, nemmeno se giustissime. La misericordia nel giudizio non è un supplemento di indagine per trovare ragioni di scagionamento, o un tempo aggiunto per sospiri e ripensamenti, o un tempo di gara per imploranti esterni, come succede con Abramo in Genesi 18.
Comunque si intenda il giudizio alla fine della vita, prevarrà la misericordia di Dio, come dappertutto ci dice la Scrittura. Invocare le libere e legittime opinioni teologiche di Biffi (che in altri o in odierni tempi di blog sarebbero giudicate eresie) non serve a niente, se a non a dimostrare – con la autorità ex cathedra del super cardinale – la inutilità, pericolosità e contro-verità di troppe rappresentazioni del purgatorio, in specie del purgatorio valtortiano o di altri messaggi visionari. Il purgatorio è senza luogo, senza tempo, senza fiamme, senza calore, senza diavoli, senza indulgenze offerte dai vivi. Biffi dice semplicemente e liberamente (quando la teologia aveva più libertà di ragionare e di coordinare) che il giudizio è unico; è solo quello particolare, alla fine della vita di ognuno. Quello finale, “in tuba Dei”, nella gloria – vidimato dal Credo apostolico – sarà solo una messa in scena pubblica, una specie di ratifica ufficiale. E comunque si intenda il giudizio, sarà Dio a valutarci, misurarci se e in quanto vicini a lui, purificarci, premiarci. Dio “dives in misericordia”… dall’inizio alla fine della sua eternità. Questa dottrina del Cristo “fuoco che brucia e insieme salva” è anche in Spe salvi 45-47, di papa Benedetto.
Credo si debba tutti ringraziare padre Amigoni per la parola chiarificatrice sull’argomento .
Dunque una messinscena pubblica, e sta bene. Chi il capocomico? A pro di che e di chi?
Per noi uomini che viviamo immersi nel tempo è semplicemente IMPOSSIBILE ragionare su ciò che accade quando si ESCA dalla dimensione temporale.
Abbiamo solo qualche indizio fornito dalla Sacra Scrittura – Vecchio e Nuovo Testamento – la quale si esprimeva attraverso immagini che veicolassero alla gente del loro tempo pochi concetti fondamentali ed eterni : la vita costituisce una sorta di “prova” al termine della quale ci sarà un giudizio che sarà al contempo “giusto” e “misericordioso” ( come queste due condizioni possano stare insieme trascende le nostre possibilità di comprensione ) . Dovremmo, penso, fermarci qui e non dare spago alla “immaginazione” per rendere “comprensibile” qualcosa che ci trascende.
Giusto e Misericordioso. Non credo nella Misericordia a buon mercato che fa di Dio e di Gesù Cristo una caricatura. La misericordia non si spiega,è vero: Cristo non spiegò la misericordia alla vedova che portava il figlio a sepoltura, toccò il fanciullo e glielo diede. Come tutte le cose di Dio anche la Misericordia, mozione dello Spirito Santo, è la vita stessa di Cristo che così agiva passando tra le umane angosce e sofferenze.
Ora, se è vero che la misericordia di Dio è il cristiano quando si lascia muovere dall’Alto -San Paolo nella prima ai Corinzi concentra il tema della Misericordia con uno speciale focus sui Carismi: frutti dello Spirito per l’edificazione del corpo di Cristo- è altrettanto vero che il sacramento della Misericordia in quanto frutto dello Spirito agirà e vivrà nel discepolo nella misura in cui il discepolo si distacca dal peccato. Se poi non si crede più nella potenza devastante del peccato e non si crede nel peccato allora non ha senso parlare di misericordia di giustizia, di Dio e dell’al di la.
Ma si da il caso, in questo contesto, che noi si creda che il peccato sia una realtà che ci separa da Dio e che, se radicato, impedirà o ritarderà la mozione dello Spirito sicché Dio non abiterà quel corpo né la Misericordia di Dio, che è il cristiano in Cristo,vi abiterà. Non si ama per motu proprio, di propria sponte, ma per mozione dello Spirito. Peccato e amore non si sposano. La Misericordia è cosa santa, mostrarla è la via giusta. Si torna nella Giustizia si vive, poi, anche di Misericordia.
Diceva San’t’Alfonso Maria de’ Liquori che “manda più all’inferno la misericordia di Dio che non la sua giustizia”.
Rif. 16.20 di ieri – Escatologia cristiana, “soluzione nuova” di Biffi
(salvo migliore giudizio e diverso parere del Magistero
autentico della Chiesa)
Tre note quasi bibliografiche.
a) Lux aeterna luceat eis, Domine, cum sanctis tuis in aeternum, quia pius es
(Communio della Messa preconciliare in rito romano dei defunti)
b) Iussione tua venio, Sanctissime; ne derelinquas me, quia pius es
(dai funerali preconciliari in rito ambrosiano)
c) G.Biffi, Linee di escatologia cristiana, Jaka Book 1984; in particolare i tre capitoli della seconda parte “escatologia e sorte individuale”.
Ultime righe della conclusione: “L’escatologia cristiana non ci offre una guida dell’al di là, che ci aiuti a non smarrirci quando ci si dovrà avventurare nell’ignoto, ma ci manifesta la natura e il valore dell’esistenza”.
Padre Amigoni dice bene quando afferma che “alla fine della vita prevarrà la misericordia di Dio”. E dice ancor meglio quando aggiunge quella piccola potente locuzione :” nella fede”.
Ora,pensare che la fede in Gesù Cristo -che ci ha riscattati a caro prezzo- sia un fatto del tutto connaturale all’uomo, nessuno lo direbbe. La fede, invece, partecipa di un dono, di una Grazia; non è un evento di comodo ma la presa di coscienza che ci spinge ad optare, umilmente, per Dio,per il Risorto e accettare che da soli non ce la possiamo fare e abbiamo bisogno che un Altro ci liberi del “nostro”, per darci gratuitamente del “suo”.
Penso sia proprio in virtù di questo dinamismo, in Cristo, in questa potente azione che riusciamo ad entrare nell’ottica di una giustizia “più grande” in quanto si avverte sé stessi più debitore che creditori consapevoli di aver ricevuto più di quanto ci si poteva aspettare. Tutti i discorsi di Paolo,infatti, vertono sulla conversione a Cristo e la fedeltà al Vangelo, le uniche armi di cui disponiamo per uscire dall’illusione dell’autosufficienza . Allora la misericordia ha un senso perché ci viene svelata la nostra indigenza riflessa in quella degli altri , ci mette dinnanzi alla propria miseria ci dice che siamo mendicanti di Dio del suo perdono e della sua amicizia. Se così non fosse, non avrebbe senso neppure la lettera di Paolo ai Romani 3:10-18 in cui si legge:
“Siccome è scritto: Non v’è alcun giusto, neppur uno. Non v’è alcuno che abbia intendimento, non v’è alcuno che ricerchi Dio.Tutti si sono sviati, tutti quanti son divenuti inutili. Non v’è alcuno che pratichi la bontà, no, neppur uno.La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno usato frode; v’è un veleno di aspidi sotto le loro labbra. La loro bocca è piena di maledizione e d’amarezza.I loro piedi son veloci a spargere il sangue. Sulle lor vie è rovina e calamità, e non hanno conosciuto la via della pace.Non c’è timor di Dio dinanzi agli occhi loro”.
Allora vedete che pensare che possa esistere una misericordia scollata dalla giustizia è da stolti?.
Ringrazio Padre Amigoni per la segnalazione sul pensiero escatologico Biffiano, e Dio sa quanto apprezzi la teologia del defunto Cardinale.
Tuttavia, non posso mancare di riflessioni personali, e penso, riguardo all’escatologia, che la nostra storia sia fatta di un prima e di un dopo, ovvero di tempo ed eternità, e credo che sia sempre la prima a generare il dopo, e non il contrario.
Perciò sarà il tempo che ci è dato a maturare quel frutto di eternità futuro. Ergo , che se il prima fu di peccato, di trasgressione, di malvagità, di vizio, il frutto non potrà che essere corrispondente all’immoralità vissuta. Almeno il mio ragionamento mi fa dire che se quel tempo, quel breve segmento è stato vissuto lontano da Dio, o senza Dio, o contro Dio, anche l’eternità sarà vissuta alla stessa maniera: lontana da Dio, dalla Sua Dimora in quella dimensione che ci è ignota e al contempo rivelata dall’Escatologia appunto, che è la dottrina cristiana che, all’interno della Rivelazione, rivela le ultime cose che tutti siamo chiamati a vivere e ci dice anche che queste ultime cose -Morte, Giudizio, Inferno, Purgatorio, Paradiso- altro non sono che il frutto del tempo che ci è stato concesso. Ma questo perché, perché l’escatologia non riguarda solo l scienza di cose future, ma è anche la Sapienza che rivelandoci le cose che ci attendano alla fine della vita, ci sprona ad agire secondo verità, con giustizia e Carità, quella vera, non un generico “amore” in base alle nostre inclinazioni o simpatie quella è la pornografia dell’amore, se vogliamo che nostro futuro eterno sia di Luce.
Rif, 8.36
Penso che ciascuno ha facoltà per credere o non crede, di interpretare l’Escatologia in maniera scollata dalla Parola, e in quel caso sarà falsa, o in conformità alla Parola, in quel caso sarà vera, certi che se si tradisce la Parola di Dio , la stessa salvezza dell’uomo è tradita. Pertanto, una falsa escatologia è destinata a vendere le anime al diavolo (sempre se ancora si crede nel diavolo, visto che si tende a metterlo in soffitta).
Ora, se la MORTE è separazione dell’anima dal corpo, e se nel momento stesso in cui avviene l’anima in un istante vedrà, in sequenza, il tempo vissuto, nello steso istante vedrà il suo futuro eterno: se con Dio, oppure no!
Il Giudizio definirà la condizione dell’Anima, se giusta, ingiustam perfetta,o puramente se addirittura morta alla Grazia o ancora vivente nel Signore. Insomma, lo stato spirituale è sottoposto a giudizio inappellabile e definitivo. Questo è il Giudizio.
Poi verrà l’inferno, che lo stato destinato a coloro che hanno devastato la propria anima seguendo vie assurde, penso ai violenti che uccidono, picchiano i deboli, intrisi di malvagità, per scelta, senza possibilità di emendamento. Con queste anime non può esserci alcuna “comunione”, è verità infallibile, vera. Con queste anime s’interrompe in modo irreversibile il legame e per esse non saranno effici né le preghiere né le messe.La realtà di questa condizione, dell’inferno intendo, è attestata dalle Scritture.
Per quanto riguarda il Purgatorio, anche questa condizione sarà giustificata da una logica di purificazione, e credo che dipenda principalmente da noi che questo avvenga, pregando per la nostra anima mentre siamo ancora in vita anziché confidare nella carità degli altri spesso inesistente. Diciamo che abbiamo nelle mani il nostro futuro.
Così via via per il Paradiso, al quale non si può accedere nell’istante stesso del distacco perché anche un sospiro, un lamento ne potrebbe inficiare l’ingresso.
Ma oggi, per dirla francamente e onestamente: c’è qualcuno che crede in queste Rivelazioni? Purtroppo no, perché è entrata nella vulgata corrente l’idea di mentite. Io non credo che il,Cardinale Biffi possa aver smentito tutto questo, o possa aver detto che alla fine di tutto non ci sarà una Resurrezione di Gloria o una di infamia eterna.
Rif. 8.40 – Il Purgatorio non è un novissimo
“Veramente abbiamo qualche dubbio sulla legittimità della presenza di questo argomento (il purgatorio) entro i confini della escatologia…
La sua collocazione più felice sembrerebbe quella imposta dall’insegnamento scolastico del Medioevo, non tra i Novissimi ma in connessione con la virtù e il sacramento della penitenza” (Biffi, libro citato, p. 101)
:
“L’intervista” a Giacomo Biffi richiamata nell’intervento del 20 giugno ore 6.56 credo che sia questa, leggibile qui in integrale:
http://www.internetsv.info/ULife6.html
Ora, per chi abbia voglia di leggersela, ma è voglia ben ripagata perché Biffi non è mai noioso, colpiscono due cose.
La prima. Il reiterato principio, più volte ribadito seccamente nell’intervista, che ” di cio’ di cui non si puo’ parlare si deve tacere “, soprattutto in campo di escatologia…..il che – da solo – rende vagamente surreale gran parte di quanto affastellato qui sopra.
La seconda. Il giudizio.
D a Biffi.
“Lei pensa che il giudizio sia più benevolo o più severo?”
R di Biffi :
Cosa ne sappiamo? Sarà più vero, più vero…Nel capitolo 25 di San Matteo quando Gesù fa la descrizione analitica del giorno del giudizio, lo stato d’animo che mette in luce in tutti, buoni e cattivi, E’ LA MERAVIGLIA. I buoni non si erano mica accorti dio essere buoni ” Avevo fame e mi avete dato da mangiare…”” Ma quando, ti abbiamo dato da mangiare?!” I cattivi non si erano mica accorti di essere cattivi ” Non mi avete…” ” MA quando , non ti abbiamo dato da mangiare ?!” Io credo sia importante tener presente questo aspetto per cui effettivamente ci SARA’ UNA DISCREPANZA tra quello che noi possiamo vedere così, con un occhio umano, sulla terra, e quello che sarà il giudizio di Dio”.
La terza. La severità
D. _ lei immagina che Gesù sia un giudice benevolo o severo?
R- Io so CIO’ CHE APPARE DA TUTTA LA RIVELAZIONE: che Dio ha più voglia di salvarmi di quanta ne abbia io di essere salvato; E QUESTO VALE PER TUTTI GLI UOMINI.Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, come è detto nel Nuovo Testamento. Questa affermazione MI METTE IN UNA posizione molto tranquilla. Sono sicuro che PER QUESTA VOLONTA’ SALVIFICA UNIVERSALE SI SALVERANNO TUTTI, tranne quelli che esplicitamente si chiuderanno alla volontà salvifica di Dio”.
La quarta. La condanna
D- Poiché Gesù è morto per la salvezza di tutti, il fatto che alcuni non si salvino non è un fallimento parziale della Sua missione.
R- Non credo. INTANTO BISOGNA VEDERE SE CI SIA QUALCUNO CHE SI SALVA E QUALCUNO CHE NON SI SALVA: non do giudizi sulla situazione angrafica dell’aldilà….
Tanto per dare a Biffi quel che è di Biffi.
Grazie Padre Amigoni.
E buon onomastico Padre Luigi…oggi è San Luigi Gonzaga. Auguri !
Biffi “il reiterato principio, più volte ribadito seccamente nell’intervista, che ” di cio’ di cui non si puo’ parlare si deve tacere “, soprattutto in campo di escatologia”
Rassomiglia molto a “Per noi uomini che viviamo immersi nel tempo è semplicemente IMPOSSIBILE ragionare su ciò che accade quando si ESCA dalla dimensione temporale” ore 19.08 e ancora “Sono sicuro che PER QUESTA VOLONTA’ SALVIFICA UNIVERSALE SI SALVERANNO TUTTI, tranne quelli che esplicitamente si chiuderanno alla volontà salvifica di Dio”. non è lontano da quanto ho più volte scritto che “la libertà da Dio data all’uomo deve contemplare la possibilità di un rifiuto di Lui definitivo”
Mi fa piacere ritrovarmi sulla stessa linea di pensiero di un “grande” della Chiesa di questa pgenerazione
Bella l’ intervista di Biffi, ne ricordavo dei frammenti e in seguito non riuscii più a rintracciarla. Ne sto contemplando la ricchezza, e ringrazio chi l’ha rintracciata e postata integralmente. Perciò, grazie Lorenzo Cuffini.
…Bella, veramente bellissima! Grande Biffi.
P.S
Non mi sembra ci sia tanta discrepanza rispetto a “quanto affastellato qui sopra”, caro Lorenzo Cuffini…anzi..basterà leggerla e confrontare …io mi sono basata sulla Rivelazione e sul catechismo della Chiesa Cattolica.
“Ciò di cui non si può parlare si deve tacere”, sacrosanto assioma, e giusto, ma se Biffi ne ha parlato con tanta chiarezza, forse, In questo universo i nostri assiomi hanno solo un valore di cronaca.
Rif. 14.01 – Anche Biffi nel partito della misericordia
Ringrazio degli auguri.
Mi pare che dopo questo scambio sull’escatologia di Biffi (argomento non da poco nel credo), e con l’intervista riassuntiva richiamata, anche lui – Biffi – sia stato, alla grande, “recuperato alla misericordia di Bergoglio”. Un bell’acquisto per tutti noi.