Mia relazione a Nocera Umbra su don Milani a cent’anni dalla nascita

Domani si compiono cento anni dalla nascita di “Don Lorenzo Milani profeta inquieto”: questo è il titolo del nostro convegno e a me è stato chiesto di aprirne i lavori. Se volessimo stringere a un solo tema la sua molteplice profezia penso che potremmo dire che egli ha avvertito in anticipo la crisi educativa che oggi è sotto gli occhi di tutti. E’ stato questo l’attacco della relazione che ho tenuto stamane nella Biblioteca Pervissani a Nocera Umbra. Nei commenti riporto per intero il mio testo e ringrazio gli organizzatori dell’evento, che ha visto partecipi il Comune, la Parrocchia, il Polo Liceale G. Mazzantini Gubbio.

Qui la locandina del convegno: https://www.facebook.com/photo/?fbid=606756428103888&set=a.453164070129792&locale=hi_IN

18 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Don Milani è stato dunque un anticipatore nell’avvertenza della crisi o sfida dell’educazione nel senso pieno, epocale, del termine: educazione alla parola, alla vita, alla pace. L’avverte già – questa sfida – nel 1947 a San Donato di Calenzano, dove viene mandato come viceparroco e dove subito apre una scuola serale. Inizia ad avvertire dunque come centrale la sfida educativa del nostro tempo già prima che il nostro tempo inizi a dispiegarsi: prima del boom economico, prima dell’arrivo della televisione. Prima – potremmo dire – della nostra stagione storica.
    Scelgo dunque questa chiave di lettura e la uso come una lente con la quale mettere a fuoco quattro facce del profeta don Milani: il prete innovatore del rapporto con il suo popolo, il prete che si fa maestro, l’anticipatore del Concilio, la sua attualità riconosciuta da Papa Francesco con la visita a Barbiana del 2017.
    Il prete innovatore del rapporto con il popolo della parrocchia: è giusto che questo aspetto sia considerato per primo. Disse la mamma di don Milani (Alice Weiss, ebrea triestina), intervistata da Nazareno Fabbretti a tre anni dalla morte del figlio: Mi preme soprattutto che si conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a lui… quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire ma che gli ha dato il sacerdozio, e la forza di quella fede che resta, per me, il mistero più profondo di mio figlio… Se non si comprenderà realmente il sacerdote che don Lorenzo è stato, difficilmente si potrà capire di lui anche tutto il resto. Per esempio il suo profondo equilibrio fra durezza e carità (Il Resto del Carlino, 8 luglio 1970).

    26 Maggio, 2023 - 21:10
  2. Luigi Accattoli

    Prete innovatore e anche prete politico che compie la scelta dei poveri: due ragioni di incomprensione con la Chiesa di prima del Concilio. La sua ansia religiosa lo fa prete, le circostanze pastorali lo fanno maestro, la scuola lo fa politico. Don Milani era considerato quasi un comunista dalla Curia fiorentina e da quella vaticana degli anni cinquanta che ne censurarono l’opera maestra “Esperienze pastorali” (1958), imponendone il ritiro dal commercio otto mesi dopo la pubblicazione.
    Ma don Milani non subì soltanto l’accusa di comunismo: fu anche sostenitore dell’obiezione di coscienza al servizio militare e per la “Lettera ai cappellani militari” (22 febbraio 1965) in cui affermò quell’opinione fu processato per apologia di reato. Assolto in primo grado nel febbraio del 1966, condannato in appello nell’ottobre del 1967, quattro mesi dopo la morte, con l’annotazione che “il reato è estinto per la morte del reo”. I suoi testi sull’argomento, raccolti nel volumetto “L’obbedienza non è più una virtù” (1965) fecero epoca. Il titolo viene da questo passaggio del memoriale difensivo che don Milani aveva consegnato al tribunale nella prima udienza del processo (30 ottobre 1965): Occorre oggi avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni.

    26 Maggio, 2023 - 21:12
  3. Luigi Accattoli

    Il prete che si fa maestro prima di scuola serale e poi di scuola plenaria: siamo alla seconda faccia del nostro profilo di don Milani. Questo prete che si dedica all’insegnamento porta nell’impegno educativo la carica di assoluto, di profezia, di intransigenza che aveva maturato nella propria conversione religiosa. Così scrive in una lettera a don Ezio Palombo: Ponete in alto il cuore vostro e fate che sia come una fiaccola che arde. Io penso che su questo punto non bisogna avere pietà, di nessuno. La mira altissima, addirittura disumana (perfetti come il Padre!) e la pietà, la mansuetudine, il compromesso paterni, la tolleranza illuminata solo per chi è caduto e se ne rende conto e chiede perdono e vuol riprovare da capo a porre la mira altissima (lettera del 25 marzo 1955).
    La stessa scelta di fare scuola viene da un’esigenza pastorale, un’esigenza del prete che è. Scrive in Esperienze pastorali: Ho iniziato il mio apostolato facendo scuola perché come parroco ho l’incarico di predicare il Vangelo. I miei parrocchiani non mi intendevano perché non erano capaci di un discorso lungo e complesso, di una lingua sufficiente per ricevere le spiegazioni del Vangelo. Allora ho fatto scuola per eliminare il problema della lingua. Poi alla fine è successo che mi sono innamorato di loro e mi è cominciato a stare a cuore tutto quello che sta a cuore a loro e tutto quello che per loro è bene.
    “Chiamo uomo chi è padrone della sua lingua” diviene un motto della sua attività di prete e di maestro: Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e religiosa.
    “Perché è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli”: questo brano di “Lettera a una professoressa” sarà proposto come tema per la maturità del liceo classico nel luglio del 1976.
    Il tempo pieno e l’anno pieno, l’assenza di vacanze, il superamento della lezione frontale, la lettura quotidiana del giornale, il richiamo alla Costituzione e ai fatti concreti della vita, la scrittura collettiva: il metodo della Scuola di Barbiana trova espressione nel volumetto “Lettera a una professoressa”, che viene pubblicato nel maggio del 1967, un mese prima della morte di don Lorenzo.

    26 Maggio, 2023 - 21:13
  4. Luigi Accattoli

    Milani anticipatore del Vaticano II. Non ho conosciuto don Milani da vivo ma la sua viva parola era già con me quand’egli morì. A rimedio della mancata conoscenza a un anno dalla sua partenza sono salito a Barbiana a vedere il luogo della scuola e la tomba, in una specie di pellegrinaggio con altri giovani della Fuci nella quale militavo, come allora si diceva.
    Noi fucini eravamo affascinati dalla diversità di don Milani rispetto a ogni altra nostra frequentazione in quegli anni inquieti del primo dopo Concilio. Don Lorenzo nei suoi testi non parla quasi mai del Vaticano II, il suo linguaggio resta tridentino, sostanzialmente legato al tema del peccato, dei sacramenti, della vita eterna. Ma la sua lotta a fianco dei poveri, la sua rivendicazione del diritto all’obiezione di coscienza, la sua libertà di parola ci travolgevano.
    “Don Milani e il Concilio” è un volumetto EDB pubblicato nel 2019 dall’arcivescovo di Modena Erio Castellucci, che conclude qualificando don Milani come “uno dei precursori o degli interpreti del Concilio”. Precursore in materia di accesso di tutti i battezzati alla Scrittura, di libertà di coscienza, di pedagogia della pace, di impegno della Chiesa per i poveri, di lettura dei segni dei tempi. Ecco un passaggio della Lettera ai giudici nel quale infine si avverte un’assimilazione – da parte di don Milani – dello spirito e persino del linguaggio del Vaticano II: Il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso.

    26 Maggio, 2023 - 21:14
  5. Luigi Accattoli

    Onorato e proposto a modello da Papa Francesco. Riprendendo oggi in mano i testi di don Milani, colpisce a ogni pagina la parziale ma provocante somiglianza a Papa Francesco. Una somiglianza che ci aiuta a intendere come venisse da lontano e avesse la forza per andare al largo quella sua tenace identità di prete in talare, tradizionale e rivoluzionaria a un tempo. Proprio come ci sorprende, antica e nuova, la pedagogia ignaziana del Papa gesuita.
    Li avvicina la severità della vita, l’avversione alle vacanze, il primato dell’impegno educativo.
    “Il sapere serve solo per darlo” diceva don Milani, “Il sale della vita cristiana è per offrirlo” dice Francesco.
    Li accomuna l’anti-intellettualismo. “Il mondo ingiusto l’hanno da raddrizzare i poveri” affermava il priore di Barbiana. “I poveri vogliono essere protagonisti” sentenzia Francesco.
    “Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola” diceva l’uno. “E’ necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare dai poveri” proclama l’altro.
    “Non dobbiamo aver paura di sporcarci” dice il primo e l’altro: “E’ difficile fare del bene senza sporcarsi le mani”.
    Li unisce la scelta dei poveri. Don Milani non usa questa espressione ma ne ha un’altra equivalente: “A venti anni decisi di stare con i poveri”. La parola Vangelo li calamita entrambi e le pagine che ambedue citano più di frequente sono le “Beatitudini” e la “Parabola del Giudizio” di Matteo 25.
    Appare dunque ragionevole che il superamento tardivo della censura ecclesiastica di “Esperienze pastorali” sia avvenuto anche per interessamento del Papa delle periferie.

    26 Maggio, 2023 - 21:15
  6. Luigi Accattoli

    Nel novembre del 2013 il cardinale Giuseppe Betori arcivescovo di Firenze invia al Papa una documentazione sulla vicenda di quel volume ancora “sotto la proibizione di stampa e di diffusione”. Francesco passa il dossier alla Congregazione per la Dottrina della fede e questa comunica al cardinale che “non c’è stato mai nessun decreto di condanna”. Ci fu soltanto “una comunicazione all’arcivescovo di Firenze nella quale si suggeriva di ritirare dal commercio il libro e di non ristamparlo o tradurlo”. Ma oggi “le circostanze sono mutate e pertanto quell’intervento non ha più ragione di sussistere”. Conviene dunque “riprendere in mano” il volume e confrontarsi” con esso, conclude il cardinale in un’intervista dell’aprile 2014 a “Toscana Oggi”.
    Verrebbe da osservare che confrontarsi con “Esperienze pastorali” sarebbe stato provvidenziale nel 1957, quando il volume fu pubblicato e ritirato, ma oggi è forse un’operazione accademica. Il senatore Pietro Ichino (discepolo laico di don Milani) ha raccontato il 18 aprile 2014 sul “Corriere della Sera” l’influenza che esercitò su di lui, nella prima giovinezza, don Milani, spesso ospite in casa Ichino a Milano, e ha concluso così la rievocazione della “reticente” correzione ecclesiastica della messa al bando di “Esperienze pastorali”: “Spero che da Papa Francesco, maestro di umiltà per la Chiesa, venga il riconoscimento esplicito che la condanna di allora fu un grave errore”.
    Quel riconoscimento è arrivato con la visita di Francesco a Barbiana, alla tomba di don Milani, il 20 giugno 2017 quando da “vescovo di Roma” ha affermato che “la Chiesa riconosce nella vita di don Lorenzo Milani un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa”.

    26 Maggio, 2023 - 21:15
  7. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! (Mt 23, 29-32). I profeti sono esaltati da morti, quando li si può usare come si vuole.

    Ma io credo che ognuno vada compreso nella propria storia, con i propri doni e i propri limiti. Bello cercare di cogliere gli stimoli positivi, il contributo, che viene da don Milani. Gesù stesso pone la questione educativa al centro, e così vediamo anche, appunto, il suo sguardo di comprensione e non di giudizio: si commosse per loro perché erano come pecore senza pastore.

    Vi è un motivo profondo per la drammatica sottovalutazione del problema scuola nella Chiesa.
    Prima di è cercato di trasmettere la fede a tutti. Poi si e compreso che la fede non si può imporre e si è accettato il falsamente neutro razionalismo. Poi si è talora cercato di sfuggire l’intellettualismo favorendo l’, incontro tra le persone delle varie filosofie e religioni.

    Nei primi due casi si tratta di posizioni astratte, razionaliste. Nell’ultimo caso si tratta di un tentativo di fuga meramente pratica dal razionalismo: si cerca di fare incontrare nella vita le persone mettendo in vario modo in secondo piano le identità, perché si teme l’ideologia, appunto il cerebralismo. Ma così si finisce in uno svuotamento omologato che non esce dall’intellettualidmo imperante.

    Si resta in un modo o nell’altro nell’ideologismo, appunto nel razionalismo. Si svuota la vera crescita delle persone e si favorisce dunque il domino dei codici di apparato. I quali codici si sviluppano meccanicamente a tutto campo al punto che anche chi si avvede che il prevalere della mera tecnica, del mero fare, porta al crollo della società vede che si queste vie non vi è possibilità di fermarsi, di svoltare. Ognuno è schiavo del suo ruolo preconfezionato dal sistema. Ormai solo un Dio ci può salvare, ha osservato lucidamente Heidegger, il quale non vedeva di fatto vie d’uscita perché razionalista anch’egli.

    La scuola intesa nelle varianti sopra citate produce una crescita riduttiva, distorcente e per questo si può ritenere che non sia così importante. Anche la scuola cattolica può dare una patina di religiosità ma resta il nucleo intellettualista.

    La via di soluzione sta nel lasciare la libertà di scegliere la formazione scolastica alla luce della visuale cercata , anche accettandone i limiti intellettualisti, i vari ideologismi e di favorire in momenti distinti l’incontro con i cercatori di altre visuali. Il primo momento tocca comunque l’imprescindibile aspetto identitario, il secondo stimola l’uscita dagli ideologismi perché fornisce la possibilità di cogliere il più umano da chiunque venga.

    Si può così tendere ad uscire dall’identitarismo ideologico e dallo svuotante, alfine ideologico anch’esso, pragmatismo del mero incontro. Si può tendenzialmente favorire una crescita viva, sempre nuova, tendenzialmente sempre più profondamente umana. Si può finalmente uscire dal razionalismo favorendo le vie dell’autentica, libera, maturazione integrale di ciascuno.

    È il razionalismo che fa morire i pastori, gli educatori, all’origine. Possono darsi guide cristiane che difendono accanitamente il cosiddetto incontro di fede e ragione, senza minimamente avvedersi delle distorsioni provocate, come visto sopra a proposito delle varie visuali della scuola.

    Ci si rende dunque solo molto limitatamente conto della sistematica distruzione dell’uomo operata dalla scuola da generazioni. Si resta irretiti nella cultura della vuota teoria, della mera tecnica, del mero fare, a tutto campo. Tutto da di svuotato, di omologato, di apparato. Ognuno può avere le proprie ragioni, appunto il proprio ruolo, per non uscire da questo sistema prefabbricato, come dicevo sopra. Ma più in profondità da più parti nemmeno ci si avvede di tale dramma perché si conosce solo questa cultura.

    Forse non a caso Maria a Fatima ha detto che alla fine il suo cuore immacolato trionferà. Quanto sfacelo si dovrà ancora sperimentare per venire stimolati ad un salto di qualità? E sarebbe possibile illuminare dall’alto le persone senza che.si rendano conto sulla loro pelle dello sfacelo in cui versano?

    26 Maggio, 2023 - 23:41
  8. maria cristina venturi

    Chissa’ cosa avrebbe da dire Don Milani sulla scuola di oggi ,che e’ diventata il campo di battaglia sulla pelle dei bambini delle teorie e e degli indottrinamenti incrociati.
    Ai tempi di mio padre ( tempi di Don Milani) a scuola elementare si insegnava “Dio ,patria, famiglia”, oggi l’ indottrinamento e’ uguale ma di segno opposto . promuovono: l’equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di “famiglia”; la prevalenza dell’ “identità di genere” sul sesso biologico (e la conseguente normalizzazione della transessualità e del transgenderismo); la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali; la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini.
    Non credo Don Milani si ritroverebbe in questa scuola che invece di promuovere la crescita del bambino lo indottrina dall’ alto.

    27 Maggio, 2023 - 7:42
  9. maria cristina venturi

    Ben prima di Don Milani anche Rousseau vagheggiava un progetto educativo fondato sulla liberta’ del fanciullo e senza costrizioni.
    Utopie pedagogiche sono nate a bizzeffe . Poi alla fine la realta’ e’ sempre quella: la societa’ nell’ educazione dei bambini “impone” ad essi le cose in cui crede ,i suoi principi. La societa’ odierna fa dei bambini dei piccoli adulti ,precocemente competitivi, iperindaffarati, protesi al” fare ” ,perche’ un domani possano “rendere” in termini economici, non lascia loro tempo libero ,non lascia loro i sogni,la poesia, le favole tipici dell’ infanzia. Il principe azzurro diventa politicamente corretto e la drag Queen di turno va all’ Asilo a leggere le favole in versione woke.

    27 Maggio, 2023 - 7:49
  10. Cero non è facile insegnare. Io non ho imparato fino al momento in cui, in pensione e nella veste di volontaria, mi sono dedicata ai ragazzini dell’oratorio.

    27 Maggio, 2023 - 11:55
  11. Chi vuole davvero crescere scopre il bisogno di guide serie e serena, di imparare dagli altri. Non è una crescita spontaneista ma neanche un delegare al potere la visuale in cui si vuole venire formati. Il punto e che il potere spesso non vuole altra formazione che la propria. Qui evidenzio che più in profondità oggi il potere stesso è schiavo della cultura tecnicista. Davvero l’uomo è dominato dal robot.

    27 Maggio, 2023 - 19:50
  12. maria cristina venturi

    Ogni tanto una buona notizia :
    Il pellegrinaggio parigi-Chartres quest’ anno ha avuto un boom di partecipanti ,hanno dovuto chiudere le iscrizioni .
    Persino la TV iperlaicista francese ha fatto un servizio su questo fenomeno .Son stati intervistati poi alcuni partecipanti (età media 20 anni) che hanno tutti confermato la forza della fede, della preghiera e del gruppo unito per affrontare con gioia il cammino: uno di questi, Francois di 19 anni, che é cresciuto in una famiglia non praticante a 16 anni, cercando un rifugio spirituale ha conosciuto la Tradizione e ne é rimasto affascinato dalla Messa tradizionale per la verticalità e dalla profondità della preghiera (anche quella silenziosa) e dell’adorazione.
    Cosa direbbe papà Francesco di questi ” rigidi” ,
    indietristi ,di 19 anni ? Mi pare che il messaggio di Don Milani fosse quello di ascoltare e giovani e non dirigerli dall’ alto. I diktat di un papa ottantaseienne contro la Liturgia Tradizionale a cui pare aderiscano molti giovani non vi sembra in contraddizione col ” dialogo” e col camminare insieme? Chi e’ il rigido e l’ indietrista?

    29 Maggio, 2023 - 10:51
  13. don Milani ce l’aveva con le professoresse ed io erp una professoressa. Per fortuna ora non lo son più.

    29 Maggio, 2023 - 17:14
  14. Non sono uno studioso di d Milani e non vorrei esprimere valutazioni superficiali. Affrontandolo cercherei di comprendere anche quanto si avvedeva, in qualche modo, delle questioni sopra esposte. Io credo che ci siano bravi insegnanti non aiutati dal sistema. È il sistema che è il problema. Non c’entra la destra o la sinistra, fanno parte di una stessa cultura disastrosa e in più teleguidata da una commissione europea che non è controllata dal popolo. Come uscirne? Per questo lucidamente Heidegger ha affermato che ormai solo un Dio ci può salvare. Si deve in qualche modo diffondere l’intuizione di un salto di qualità necessario come il pane.
    https://gpcentofanti.altervista.org/societa-un-salto-di-qualita-necessario-come-il-pane/

    https://gpcentofanti.altervista.org/che-succede-a-chi-segue-gesu-vangelo-di-martedi-30-maggio-2023-e-commento/

    29 Maggio, 2023 - 20:26

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