Per la prima volta misi il naso in Sala Stampa Vaticana nel dicembre 1975, con in mano la lettera di presentazione di Eugenio Scalfari per essere accreditato come vaticanista della “Repubblica” nascente. Il direttore era Federico Alessandrini (1905-1983), di Recanati come me. Altri tempi. Parlavamo quasi solo di come andavano le cose «al paese», come fanno per tutta Roma i romani acquisiti: è un passo di un mio articolo sulla comunicazione vaticana pubblicato da “Il Regno” con il titolo: I media vaticani – Come vede la riforma un giornalista d’antan.
Mi presentai in Vaticano con una lettera di Scalfari
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Caro e stimatissimo Luigi, io con i media vaticani ovviamente non ho alcun rapporto, ma con Scalfari ce l’ho avuto. Era l’inizio del 1976 quando scrissi una lettera al direttore di La Repubblica. Invece di pubblicare la mia lettera sul giornale, Scalfari mi rispose personalmente l’8 Marzo 1976 con una lettera postale. La cosa mi inorgoglì, tanto che la lettera la conservo ancora. Io ho scritto pochissimo alla stampa. Un’altra volta, nel 1981, scrissi ad AIRONE di Giorgio Mondadori e Associati. Anche in quell’occasione il direttore Egidio Gavazzi mi rispose personalmente per posta. Evidentemente le mie lettere non erano di interesse pubblico.
Approfitto di questa occasione per salutarti cordialmente.
Sono curioso dell’argomento della lettera a Scalfari… magari protestavi per qualche lepidezza scritta dal vaticanista d’antan… che ero io…
NO, Luigi, non c’entrava assolutamente il vaticanista.
Non ricordo quale scandalo era in ballo, probabilmente erano stati scoperti dei politici che si facevano pagare. Allora io scrissi: ma perché non organizziamo una raccolta di soldi e li diamo ad essi, purché poi lavorino bene, ma per il bene di tutti: Io ho il difetto di avere troppa fantasia. Sicché Scalfari mi rispose: “Caro amico, messi all’incanto, dubito che troverebbero compratori. Grazie per l’attenzione. E. Scalfari”.
Caro Luigi, come vedi tu non c’entravi. Un bellissimo saluto a te e famiglia!
Sono passati 45 anni, caro Luigi, potremmo dire che la società è cambiata che sono cambiate le dinamiche, che la storia è mutata radicalmente . Potremmo dire che con il digital, in cui tutto viene alla luce con la rapidamente del fulmine si è realizzata l’antica profezia sullo svelamento dei pensieri reconditi dei cuori ecc ecc Eppure, il pollice che decreta la vita o la morte del “morituro” non è cambiata. Pollice verso e sei finito, chiuse le Messe a San Gregorio.
Come vedi, l’antica gestualità -chiamiamola “sindrome del pollice”- è ancora là, con il suo connotato distruttivo. In tal guisa, ovvio, che la prima Istituzione a capitolare non poteva che essere la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Pensare che, a fronte del grande odio che ha sempre suscitato la Cattolica perché custode dei costumi, della morale, con le sue premesse soprannaturali, fondata sugli Apostoli, sgorgata dal costato di Cristo potesse uscire illesa fu pia illusione. In una società sempre più distante, dalla mentalità marcatamente antropocentrica, orizzontale, mondialista, disinibita sotto tutti i punti di vista in mano a potenze luciferine, forse, l’assenza di una visione escatologica da parte di chi avrebbe dovuto impegnarsi a delimitare il fronte invalicabile tra “libertà e non libertà” che passa tra Chiesa e mondo- e nel cuore degli stessi individui compresi gli uomini di Chiesa – è saltata.
Ora s’invoca la “Riforma”, nel senso di ridare la forma a ciò che si è deformato. Ma se l’immagine di Chiesa che non genera secondo Agar – per la schiavitù- ma secondo Sara -per la libertà- è sfumata miseramente perché prendersela con chi, in buona o in mala fede forse neppure un Papa può giudicare, formula un pensiero critico. Non è sopprimendo che avviene una Riformare, semmai sopprimere, allontanare, confinare, contribuisce a deformare..
Gli schieramenti, le cordate, ci sono sempre state: già Michelangelo Buonarroti tanto amato dai Papi, cospirava all’ombra del cupolone con il cardinale Reginald Pole i Colonna e un foltissimo gruppo di teologi e scrittori tra i più autorevoli in un cerchio magico detto degli “illuminati”. La storia insegna che non appena terrena “autorità suprema” si mosse nella logica della “punizione” , del “te la farò pagare” emerge una fedeltà di facciata che scuote ancora di più le fondamenta e, nella maggior parte dei casi ,raggiunge effetti contrari. Ogni lotta negativa messa in atto è percepita come un insuccesso che emerge palpabile, se ne sperimentano gli effetti e sempre più contribuisce , se fosse possibile aggiungere un “più” , a spaccare il tessuto ecclesiale anziché ricucire…