Mi dispiace che Paola Binetti – che ha la mia età e quasi tutti i miei sentimenti – abbia lasciato il Partito democratico. Era un’uscita anche troppo annunciata, come quella di Rutelli. Mi chiedo se Bersani abbia fatto qualcosa per evitarle. La riduzione dell’ala moderata porterà a una nuova sconfitta perchè a sinistra non c’è nulla da guadagnare. Se lo capisco io, come fa a non capirlo il segretario del parito?
Mi dispiace che la Binetti abbia lasciato il Pd
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caro Luigi,
che la Binetti rappresentasse l’ala moderata nel PD,
io personalmente non me ne ero mai accorto.
Anche nelle discussioni in ufficio,
la sola parola Binetti, riusciva ad accendere emozioni forti talvolta violente,
per molti, dire Binetti, era dire “i cattolici”.
Ora scusa,
non mi sento nelle mie ragioni del cuore, politiche, o di fede, o sociali,
associarmi nell’immaginario di molta gente, alla Binetti.
A differenza della Binetti,
ci sono cattolici,
che non hanno bisogno del clamore,
che continuano a lavorare con costanza e pazienza,
non di meno sofferenza,
e mi sembra di fare un torto a loro,
se si usa la Binetti come porta-bandiera dei cattolici.
Siamo molti cattolici che non ci sentiamo rappresentati
nelle espressioni della Binetti, come non la abbiamo mai votata (altri certamente l’hanno fatto e trovano in lei quello che desiderano).
I cattolici sono chiamati ad essere lievito nella pasta, affinchè questa fermenti.
Se il lievito non si unisce alla pasta….. e non la fermenta…
non è lievito….
Caro Luigi,
la Binetti si è comportata coerentemente con la sua coscienza e la sua religione: il Pd è ormai ‘zapaterista’, e lei è da sempre cristiana. Come avrebbero potuto convivere questi due modi di essere?
Come rendere l’altro,
diverso,
nemico,
assolutamente altro???
Dagli del
zapaterista,
relativista,
ed ecco stabiliti
i due mondi incomunicanti.
I noi
e gli altri,
i puri
e gli impuri,
i fedeli
e gli infedeli,
noi con la legge naturale
gli altri evoluzionisti.
Il principio dell’odio…
stabilire gli altri chi sono,
ebrei,
negri,
zingari,
froci,
islamici,
protestanti,
quelli del concilio,
dare loro una precisa identità,
a mio arbitrio,
per poter avere un oggetto da odiare (non sono più persone…)
Sono i popoli cristiani europei,
ad aver dato vita
a due guerre mondiali,
che hanno prodotto una ecatombe di vite massacrate.
Hanno massacrato altri fratelli cristiani…. oltre che ebrei.
Ecco questa radice rimane.
profonda….
La Binetti è una santa, prima che per le sue virtù cristiane personali, per l’infinita pazienza con cui ha sopportato da lunghissimo tempo gli odiosi insulti, generalmente di uomini rigorosamente “femministi”, che l’hanno trattata come nemmeno più è permesso trattare gli animali.
Ovviamente anche i cristiani progressisti, adulti, la odiano: perchè, bene o male, sentono che, con lei, tutti i loro “credo in Dio ma non credo la Chiesa”, le loro masturbazioni a vita, il loro sesso prima del matrimonio, le loro Comunioni in peccato mortale, il loro amore sviscerato per il preservativo, la loro ignoranza profonda come la fossa delle Marianne, perchè neanche si sono presi la briga di legge le poche pagine del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica… tutto questo è silenziosamente portato alla luce. E chi sta nelle tenebre odia la luce.
Questo odio prende spesso la forma di affermazioni totalmente false e di discorsi deliranti, come uno che avesse 41°-42° di febbre.
riemergo dalle nebbie… e mi accodo al dispiacere di Luigi.
Io credo che sia un visione di piccolo cabotaggio e falsamente rassicurante pensare che l’unico contesto in cui i cattolici possano fare politica con dignità e libertà sia più o meno nell’orbita del centrodestra.
Ma sopratutto credo fermamente che oggi i cattolici (insieme a tutti gli uomini di buona volontà) siano chiamati soprattutto e urgentemente a riformare questa politica dei partiti “all’italiana”… se non hanno questa intenzione e questo orizzonte, si possono spostare dove je pare e allora davvero saranno “irrilevanti”, sale insipido, lampada nascosta, lievito che vuole solo essere pasta (o pastetta)… gente che galleggia al motto “così va il mondo” …
Il decantato progetto culturale, purtroppo, non ha formato cattolici (più o meno di destra o di sinistra) preoccupati tanto di fare questo, ma soprattutto di “sfruttare” questa politica per obiettivi circoscritti di breve respiro. Oltre tutto, senza riuscirci.
Ricominciamo da capo, please?
ps. Orsobruno, non trovi che per esempio l’amore sviscerato per il preservativo sia indubitabilmente e nei fatti roba “bipartisan”?
Qui si parla di politica e non di dogmi.
Fede, religione, religiosità, sette, e società private come l’Opus Dei in cui tu e la Binetti siete Soprannumerari, c’entrano un tubo con le farneticazioni che ammannisci.
Candidare lei, Carra e altri simili ed altri ancora come alcuni industriali è stato un errore politico perché basato sulla strumentalizzazione, per acchiappare qualche votucolo da destra, cattolica o laica che sia e accreditarsi in un mondo cattolico e imprenditoriale ( più prendi che imprendi) che nulla ha a che fare con le istanze e i problemi sociali che il PD intende rappresentare.
La santa Binetti prima di accettare quella candidatura ha accettato e sottoscritto il programma del PD.
Se non in mala fede ha peccato di presunzione immaginando di cambiare quel programma con le proprie idee, definite da alcuni indefettibili cattolici col birignao portatori di verità assolute, “principi non negoziabili”.
Forse la presenza della Binetti nel PD era un pò eccentrica, un numerario dell’Opus Dei, per quanto possa sforzarsi, non ce lo vedo a comporsi con i sostenitori di Ignazio Marino (la parte più giovane e dinamica del partito, ovvero il partito di domani).
Il caso, però, illumina anche il ruolo degli altri.
La cultura cattolica, anche democratica, che tipo di incidenza, apporto, funzione sta avendo nel PD?
A me pare in modicissima quantità, ed è su questo che occorrerebbe meditare, non tanto sul caso Binetti.
Il tema non è neppure il c.d. “voto moderato”, ma il tipo di servizio che si rende a un progetto.
Mi pare scarso, dico la verità.
I cattolici stanno nel partito di Bersani se tacciono e chiudono nel privato singolare i temi dell’antropologia cristiana.
Attenzione, non se evitano di “imporli”, come si dice, ma se rinunciano a “proporli”.
Perchè su alcuni capitoli, per la cultura media del PD, proporre significa per ciò stesso imporre.
Io eviterei di parlare sempre di Berlusconi o dei casi Binetti, e mi concentrerei su questo: che apporto reale offro a uno schieramento, a un partito, a un’idea?
“I cattolici stanno nel partito di Bersani se tacciono e chiudono nel privato singolare i temi dell’antropologia cristiana”.
bisognerebbe chiederglielo… a quelli che sono rimasti.
Ma non credi che sia esattamente lo stesso in qualsiasi schieramento? Io credo di sì.
I cattolici fanno comodo finché… dicono da cattolici ma non fanno da cattolici, di qua e di là…
@ moralista
No, non credo sia così in tutti i partiti, anche se difficoltà serie esistono ovunque.
Nel PD però la situazione è diversa, e sai perchè?
Perchè i cattolici che vi hanno aderito, o lo hanno costituito, ci sono arrivati sostenendo spesso di rappresentare la parte migliore del cattolicesimo politico, che lì avrebbe trovato compimento e nuova sintesi.
Per far questo, non ci sono andati per il sottile: hanno prodotto lacerazioni pesanti, politiche e talvolta ecclesiali, accusando gli altri di essere ora clerico-moderati, ora clerico-fascisti, ora semplicemente servi di Berlusconi, ora conservatori, e via scomunicando.
Il risultato che vedo oggi mi pare una nemesi storica evidente, e ti assicuro che non ne gioisco.
Però non so bene cosa rappresentino davvero nel PD, quanto a ispirazione cattolica visibile e condizionante, persone come la Bindi, come Letta, come Ceccanti, come il mio amico Giovanni Bachelet.
A me la loro pare la storia di un tentativo fallito.
Il partito unico dei cattolici nel quale ho militato per lunghi anni ha retto, malgrado le lacerazioni e le divisioni da te rilevate, finquando la chiesa che lo teneva insieme non ha collassato.
Circa “cosa rappresentino davvero nel PD” e “A me la loro pare la storia di un tentativo fallito”
Credo che le due domande e le relative risposte possano essere speculari riguardo ai cattolici collocati negli altri fronti, a meno che non si considerino casi di successo i Lupi, le Roccella, i Formigoni, i Casini, ecc, .
Dispiace anche a me, ma noto che dal PD non sono usciti solo alcuni cattolici, ma anche esponenti della sinistra.
Insomma a me colpisce soprattutto vedere che nel centrosinistra si faccia una gran fatica ad andare d’accordo e a trovare mediazioni.
Le “parti” si arroccano sui “principi non negoziabili” (sui quali il moralista ha più volte detto cose sagge) mentre ognuno (Binetti inclusa) si sbraccia per distinguersi dal vicino alleato.
Una volta ben diviso al proprio interno, il centrosinistra perde le elezioni e dà la colpa al destino cinico e baro.
Nel centrodestra tutti si turano il naso e vanno sempre forte.
L’analisi non è molto raffinata, ma per ora è quella che mi convince di più.
Le incomprensioni sono normali e ci sono anche in politica, anche in uno stesso partito. OK, vuol dire che ci sono persone pensanti, che esprimono la propria opinione, che su qualche questione possono vedere un po’ più nero o un po’ più grigio dell’altro. Ma da qui ad avere convinzioni completamente opposte su materie di fondamentale importanza mi sembra proprio esagerato. Quando leggo che i principali esponenti del PD si accusano l’un l’altro di essere fuori dalle linee del partito in materia di matrimoni e adozioni omosessuali, di unioni di fatto, mi chiedo cosa possa pensare un elettore di questo partito.
Ignazio Marino che ha nelle battaglie di laicità la propria bandiera, ha accusato Paola Binetti di essere estranea al partito, data la sua linea cattolica. Lei ha replicato con una frase che non lascia spazio a fraintendimenti: “È Ignazio che, per la deriva radical-laicista presa, è estraneo al Pd.” E così anche gli altri si dividono. Bersani accetta l’invito di partecipare al Gay Village, per parlare di adozioni e matrimoni omossessuali, di DICO, di PACS e di chi più ne ha, più ne metta. Franceschini, invece, non ha ancora deciso e comunque non ne vuole parlare.
Ma un povero elettore cattolico del PD cosa deve pensare? Può andare sicuro e giulivo dentro l’urna a barrare il simbolo del Partito Democratico, sapendo che le sue idee in materia di matrimonio e adozioni, potrebbero essere letteralmente sputate dagli esponenti ultra laicisti del partito?
Qui non si parla di piccoli disaccordi, di sfumature, di idee diverse nelle sfaccettature, ma uguali nella sostanza. Qui si parla di bianco o nero, di testa o croce, all’interno dello stesso partito. L’elettore cattolico del PD non vuole la ragione, perché la ragione si dà ai fessi. Vuole la certezza, la certezza che le persone che lui sceglierà come suoi rappresentanti la pensino, a grosso modo, come lui.
Un bravo cattolico da sempre ama il peccatore ma odia il peccato e allora, per esempio, io rispetto Bersani (e altri personaggi del PD) come persona ma non posso approvare le sue battaglie per l’aborto, l’eutanasia, contro la famiglia, ecc. … questi peccati li devo denunciare e lottare e combattere e lavorare per un’assistenza che abolisca tali necessità e gridare al mondo che Gesù è vita! Quindi, come la mettiamo? Una persona che ama Gesù e si dice ‘Cattolico’ non può sostenere azioni contro la vita, ecc., non può aiutare uno o una che lottano per cose che vanno contro l’insegnamento della Chiesa.
Gia’ del Noce, come Accattoli sa, aveva previsto l’evoluzione del vecchio PCI in un partito radicale di massa. Di rado previsione fu piu’ precisa.
Io non giudico nessuno, davvero, perche’ ho gia’ il mio bel da fare con me stesso. Ma trovo difficile negare che sia dura per un cattolico militare, oggi, a sinistra: troppe bandiere oggi sventolate da quella parte sono in diretta opposizione con la dottrina cattolica, e si tratta di un’opposizione piu’ diretta e piu’ micidiale di quella, comunque difficilmente digeribile, che si vede negli squallidi comportamenti personali di tanti a destra.
Me ne dispiace. Ci sarebbero tante battaglie davvero di sinistra, in primis sul lavoro modernamente inteso, che mi troverebbero d’accordo e troverebbero d’accordo anche la Binetti. Invece si preferisce insistere su temi che non possono trovare d’accordo nessun cattolico, salvo coloro per i quali la parola cattolico sia l’etichetta di un prodotto il cui contenuto sia decidibile dal singolo, cosa che e’ anche possibile in alcuni ambiti, ma dimostra un rigetto completo del cattolicesimo, per cio’ che e’ realmente e non per cio’ che si immagina, in altri. Per fare un esempio, dubiterei di potermi definire socialista se fossi a favore della schiavitu’. Essere a favore di aborto, eutanasia, testamento biologico, matrimoni omosessuali e relativa possibilita’ di adozione non e’ una questione di opinioni, e’ qualcosa che pone al di fuori di cio’ che il cattolicesimo propone da duemila anni. Lo si faccia, ma si evitino allora etichette che in realta’ si disprezzano. Non giudico il singolo, ripeto, ma constato che c’e’ un’intera generazione di persone che crede di essere cattolica, in buona fede, ed e’ in realta’ protestante (come quelli di sinistra ve ne sono, peraltro, anche di destra).
Io non penso, sinceramente, che i sostenitori di Marino, dentro e fuori dal PD, siano ultrà laicisti.
Ne conosco molti, sono quasi sempre ragazzi (si fa per dire) che stanno attorno ai 35/40 anni, hanno buone professioni e buoni studi, non appartengono alla politica mestierante, sono estranei al correntismo e ai codici partitocratici, sono elettoralmente liberi e non fidelizzabili per ragioni di dottrina.
Non hanno nulla dell’ultrà, semplicemente pensano che la sinistra di domani si qualifica anche e soprattutto sui diritti civili, ovvero su contenuti e battaglie che sino ad ora sono stati soprattutto dei radicali (e quindi ben vedono la candidatura della Bonino nel Lazio), e che in altri paesi d’Europa sono stati felicemente portati avanti da leader più coraggiosi di quelli nostrani, tipo Zapatero.
Si tratta, in sostanza, di persone libere dalla sindrome del vorrei ma non posso tipica di altri esponenti della sinistra italiana tradizionale (celebre il “purtroppo in Italia c’è il Vaticano”, detto da Fassino tempo fa a chi gli chiedeva perchè non agisse come fanno i socialisti spagnoli).
Io penso che questo elettorato giovane, fresco, pulito, rappresenti una riserva preziosa e un segno della sinistra di domani.
Naturalmente, mi chiedo cosa c’entrino con questo spirito destinato a prevalere non solo i cattolici dell’Opus Dei, ma anche i cattolici democratici.
Quale “sintesi plurale” si possa raggiungere davvero non lo so, magari la Bindi scrive un altro libro per spiegarcelo.
Esattamente questo e’ il punto. Non giudico il merito, ma un partito radicale di massa alla Zapatero e’ ortogonale al cattolicesimo. Un tale partito non puo’ pensare di ottenere i consensi di chi si riferisce a quest’ultimo mondo. Inoltre esasperera’ le divisioni, esattamente come in Spagna (paese che conosco bene perche’ mi ci reco spesso per lavoro). Infine dimentichera’ o riterra’ secondarie le questioni veramente urgenti, in primis quelle del lavoro, o si adeguera’ a modelli esterni (gran parte delle leggi “liberali” in questo ambito vengono dal centro-sinistra). Il vero limite pratico di questa posizione e’ che, come per il PCI degli anni 60, su questa linea nel nostro paese si potra’ attrarre il 35-40% dell’elettorato, e ci si condannera’ a una lunga opposizione.
Io non credo che si tratti di un “elettorato giovane, fresco, pulito”, ne’ di coraggio di alcun tipo, quanto di un elettorato conformista al massimo grado: oggi il liberalismo etico ha ottima stampa e soprattutto ottima copertura mediatica (per non parlare dei comportamenti dei rappresentanti di entrambi gli schieramenti), c’e’ da rischiare solo opponendovicisi. Dare la dignita’ di diritti civili a comportamenti personali, dandone approvazione e sostegno pubblico, prima di essere sbagliato nel merito e’ un ossimoro nella forma. Farne una bandiera della sinistra e’, semplicemente, una sciocchezza
Caro Luigi,
da un certo punto di vista può darsi che hai ragione. Il problema però è che la senatrice Binetti non è moderata. E’ numeraria dell’Opus Dei, cattolica clericale ultra-papista e quasi rasenta l’integralismo per le idee che professa riguardo l’omosessualità, da lei considerata una sorta di malattia. Sinceramente non mi sembrano idee compatibili con una formazione politico-culturale di Centro-Sinistra come il PD. Non credo pertanto che la sua uscita, così come quella di Rutelli, facciano perdere voti al PD. Piuttosto sono l’opposizione poco convinta, gli interventi di Massimo d’Alema e Luciano Violante che fanno perdere voti.
Mi è capitato di ascoltare l’onorevole Bruno Tabacci sia a Genova che a Parma in occasione della festa del PD e del momento fondativo di ApI: mi piace molto! Penso che lui sia una persona onesta, seria, moderata e competente.
Condivido con lei, Luigi, la preoccupazione per la candidatura di Emma Bonino alla presidenza del Lazio.
Linko a lei ed agli amici e amiche del blog un video in cui la signora Bonino BESTEMMIA in faccia a Daniele Capezzone che ancora recitava la parte del radicale.
Così magari vi aiuto a decidere chi votare…
Forse sono di cattivo gusto ma penso che sia ora di smascherare questi ipocriti, che fino a ieri mangiavano i preti a colazione, pranzo e cena e adesso fanno i politically correct per ragione di pura, cinica convenienza politica. Basta!
http://www.youtube.com/watch?v=lS28nAtoarM
Mi ritrovo nelle considerazioni di Moralista e di Marcello.
Aggiungo, alle loro parole, che nel vecchio Partito Comunista Italiano, capace di costituire attorno a sè quel “paese nel paese” di cui parlava Pier Paolo Pasolini, ed il cui popolo salutava, nell’agosto del 1964, a Roma, la bara di Palmiro Togliatti “con il pugno chiuso ma anche con il segno della croce” (parole, ovvio, non mie ma tratte dall’orazione funebre di Luigi Longo), cattolici e non credenti convivevano sotto le stesse bandiere, al punto da rendere il PCI non solo il “secondo partito” italiano ma anche il “secondo partito cattolico” italiano.
Oggi (o, meglio, ieri), nel Partito Democratico, sembra, invece, che la sola presenza di Paola Binetti sia (o, meglio, fosse) un insormontabile problema: non posso non ricavarne l’impressione d’un deficit – grave, per giunta – di cultura politica che, evidentemente, si traduce, in questo caso, nell’incapacità di trovare un punto alto e praticabile di mediazione, appunto, politica in cui possano riconoscersi laici e cattolici.
Circa le, al solito non banali, osservazioni di Francesco73, mah !, io credo, Francesco, che la questione della presenza cattolica nel PD si ponga principalmente perchè lì (nel PD), appunto, vi sono cattolici che tale questione la sentono e vivono: nell’opposto schieramento – perdonami la brutalità – non mi pare che ci si crei molti problemi.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Sottoscrivo le parole di Moralista, che sono poi i pensieri che Simone ieri affidava ad un post sul suo blog.
Ecco, sottolinerei che i cattolici in politica sembra debbano emergere come tali solo rispetto ad alcuni temi (quasi che ci fosse un copyright), metre su altre battaglie, dall’economia alla giustizia…è come se fossero anatre mute. Niente di male che vengano difesi i “valori cattolici”, ma l’idea di una creatività politica sembra totalmente archiviata. C’è solo da difendere? Non c’è nulla di nuovo da proporre?
Se possibile mi verrebbe da invocare su di noi l’ispirazione geniale e cristiana di Robert Schuman…!
Ma il punto è che – parlando del PD – non bisogna fare l’errore di riferirsi a certe caratteristiche del PCI.
Lì la questione cattolica, a parte il segmento rodaniano della sinistra cristiana, era trattata essenzialmente in termini concordatari: il Vaticano era visto come una potenza con cui si addiviene a utili compromessi di vertice, tali da consentire anche a una parte di popolo cattolico della base di riconoscersi senza traumi nel burbero ma bravo Peppone di paese di turno.
Oggi le cose sono molto differenti, la sinistra ha in gran parte abbandonato le questioni sociali (nel senso che la sinistra che se ne occupava, bene o male, è stata messa fuori dal Parlamento), c’è una fetta di volontariato che le segue ma non è così incidente elettoralmente e seducente mediaticamente da costituire il pensiero forte di quell’area.
Il core business delle sinistre continentali è costituito dai diritti civili, e in questo disegno i cattolici possono benissimo stare ma a patto di fare una scelta decisamente “pro choice”, di non pretendere troppa visibilità per i propri “segni”, di favorire un’assoluta privatizzazione della fede, di declinare la propria cultura residua in forme blandissime e mai dirompenti.
A queste condizioni, sono bene accolti, non fossa’altro che per ragioni numeriche.
Diversamente no, e vi assicuro che gli elettori di Marino non si crucciano troppo del fatto che i cattolici “visibili” si allontanino.
La risposta a queste considerazioni, in ogni caso, non dovrebbe essere: “sì ma dall’altra parte stanno meglio?”. Piuttosto, ci si dovrebbe chiedere come si sia arrivati a tanto, quali cattive ricette occorre mandare in soffitta, a quali esponenti andrebbe chiesto di andare serenamente a casa come “politico cattolico”, e quali forme creative nuove ipotizzare per dire qualcosa a questa Italia.
“Ci si dovrebbe chiedere come si è arrivati a tanto”; dici benissimo Francesco73. Possiamo dire che c’è anche un po’ (non tanta, ma un po’ sì) di avversione alla sinistra da parte di qualche vescovo (forse eredità della guerra fredda)?
Ma dov’è tutta ‘sta deriva zapaterista? Mah.
Per me non è nemmeno una deriva, è un approdo abbastanza naturale, tanto desiderato proprio perchè tenuto a freno in questi anni.
Se si ascolta un dirigente giovane e in gamba come Giuseppe Civati, si comprende benissimo il destino del PD.
Ripeto, i cattolici che hanno desiderio di esprimere una propria cultura politica in quel partito non hanno molto spazio, nè oggi nè in previsione.
Se poi dicono che ci stanno perchè dall’altra parte c’è Berlusconi, allora stiamo alla logica della Guerra Fredda al contrario.
Non c’è nulla di male a prenderne atto, e direi che non occorre stigmatizzare nessuno.
Non mi sognerei mai di disprezzare il laicismo radicaleggiante, con la serenità dell’avversario.
Civati, che è in gamba assai, è uno che la questione cattolica la prende molto sul serio, e che ha capito da tempo – pur avendo aderito alla mozione Marino – che l’enfasi laicista porta voti a Marino ma non contribuisce a risolvere i problemi, non solo quelli del PD.
Il problema del PD è che si è confusa la creazione di una cultura politica condivisa con la parcellizzazione tra le varie correnti. Questa è la morte – o l’aborto – dell’Ulivo. Il cattolicesimo politico deve profondamente rinnovarsi,e così pure (e direi molto di più!) la cultura di sinistra. Il PD, attualmente, non è in deficit di cultura cattolica, ma di cultura tout court. Ma invece che produrre questa grande fusione culturale si è badato ad altro – perché accettare il rischio della “fusione” significava abbandonare le comode nicchie elettorali delle varie “aree” e correnti: e oggi ci si ritrova senza potere e senza una cultura condivisa, mentre le residue culture tradizionali, con qualche bella eccezione, non sono in grado di affrontare le sfide dell’oggi.
Ogni vuoto viene riempito: e infatti oggi ci si trova di fronte all'”invasione” della cultura radicale – che, ahimé, è com’era la cultura cattolica una volta: minoritaria ma dannatamente attiva. Quest'”invasione” (che è l’opposto di dialogo e di ricerca di una soluzione condivisa), beninteso, è in tutta la società: il suo trionfo nel PD sarebbe molto grave non solo per la cultura cattolica, ma anche e forse più per quella di sinistra: il radicalismo individualista è in antitesi con quello che comunemente diciamo “di sinistra” almeno quanto col personalismo cattolico! Il fatto che di questo ci sia poca avvertenza lo interpreto come prova della crescente labilità, ahimé, della cultura di sinistra oggi.
Vediamo cosa riusciamo a fare.
C’è solo da difendere? Non c’è nulla di nuovo da proporre?
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in quelle parole,
mi sembra sintesi
di coloro che si riepiono la bocca di cattolicismo,
mentre tengono le porte del servizio al popolo ben chiuse per quei cattolici che riflettono e guardano in avanti con tutti i rischi che comporta…
C’è spazio solo per cattolicisti conformisti,
i liberisti del mercato, che sono sempre pronti a fare la “ola” al Grande Venditore,
il resto….??’
è semplice….
basta marchiarlo come
“liberismo radicale”
che d’è poi? (ognuno ne ha una idea eminentemente soggettiva!!!)
“zapaterismo”
“relativismo”
“nichilismo”
(espressioni di successo per la “benedizione” papale)
Cattolicisti che arrivano a esistere solo per formare identità altrui,
senza saper proporre,
guardando i tempi correnti….
call center pronti a chiudere e portare per aprire a 1/3 del costo in Est-Europa (un operatore/stipendio 800€ in Italia)
migliaia di posti letto tagliati nella sanità, (Lazio 5.200)
La corruzione continua con molte più possibilità di 15 anni fà,
grazie ai nuovi sistemi di continue esternalizazzioni che soprattutto tra enti pubblici, comunali, regionali etc. devono fare,
si vedono cose da capogiro.
Tra chi gestisce spesso interne a queste situazioni ci sono persone che si dicono cattolicheferventi… che frequentano movimenti (non dico quali…) che fanno belle prediche nei momenti di assemblea in working…. poi…. li vedi muoversi e fare… con cinismo, con ambiguità…..
La crisi economica sta producendo tagli enormi di posti di lavoro e continuerà così per i prossimi 2 anni, ( mentre il Grande Venditore ci dice che siamo in ripresa!!!!)
Insomma i cattolici in politica cosa producono davanti alle tante problematiche sociali ?????
A sentire le Bindi/cassandre,
sembra che la politica sia fatta solo per parlare di aborti, froci, eutanasia
strumentalizzati forse dalla stampa….. ehhhh ma come ci stanno bene …..
malati mentali,
sono pochi istituti eccellenti,
non c’è informazione,
spesso le famiglie non sanno a chi rivolgersi,
spesso si capita in mano a pessimi medici,
senza parlare di chi si trova sull’orlo di depressioni croniche anticamera della follia,
non c’è informazione generale,
e riguarda milioni di cittadini italiani.
Cosa fanno i politici cattolici, di destra o sinistra per questo?
I carcerati,
in sovraffollamento in cella,
dentro a contesti di violenza inumana in cella,
con guardie che spesso si abituano a non considerare persone i carcerati,
solo qualche cappellano non allineato alza la voce…
carcerati che non hanno possibilità di reinserimento,
perchè sono pochi coloro che si interessano alla capacità/possibilità della loro riabilitazione sociale/psicologica nel tessuto sociale dei rapporti umani,
lo Stato dà solo un po’ di soldi a qualche associazione,
per il resto se ne frega,
mentre alimenta il senso di forca nella massa populistica.
Che fanno su questo i politici cattolici di destra e sinistra?
un pò di esempi…..
Per carità….
continuano a parlare di aborti, froci ed eutanasia,
ma fanno anche titoloni sul B16 all’ostello che parla della carità…
A questo si deve ridurre la politica dei cattolici?
Dove è il lievito?
dove è il sale?
forse…
è ovvio che venga gettato via….
Sono addolorato per l’uscita della Binetti (che ho conosciuto come una persona mite, diversamente da altri esponenti dell’Opus Dei), e disgustato di fronte alle ultime scelte del PD (come il sostegno acritico alla Bonino, senza fare neppure le primarie). Io non ci sto a stare in un partito in cui la presenza dei cattolici è irrilevante e tollerata… finché non tirano fuori argomenti scomodi come la famiglia, la dignità del nascituro o del morente ecc.
Oltretutto sono sicutro che ai radicali va bene l’alleanza col PD solo allo scopo di ottenere quelle leggi che premono loro (sul testamento biologico, leggi eutanasia, sui gay ecc.). ttenuto questo, torneranno là dove li porta la loro cultura individualistica: con Berlusconi.
Nel frattempo bisogna comunque votare: il PDL è disgustoso, l’UDC non mi sembra che abbia ancora molto mordente (ma per ora mi sembra il “male minore”). Di volta in volta voterò UDC o PD o Rurelli guardando ai candidati. Nel PD ci sono persone valide, ma deboli (come la Bindi, che non andò al “Family day”, mentre la ministra diessina delle Pari opportunità andò tranquillamente a una manifestazione dei gay: chiaro esempio di “asimettricità” nei rapporti tra le duie culture all’interno del PD). In ogni caso io non voterò mai chi ha impallinato la Binetti, Dorina Bianchii e altri cattolici costringendo lei ed altri ad andarsene: alludo ai vari Ignazio Marino, Paola Concia ecc. E non mi interessa se pubblicano libri con la prefazione di qualche cardinale meritevole sotto altri aspetti ma poco attento ai temi bioetici.
A proposito della Bindi:
«Come Castagnetti, da democratica sono dispiaciuta per l’uscita di Paola Binetti e come Parisi e Monaco penso che l’equivoco con il quale Paola Binetti entrò prima nella Margherita e poi nel Pd sia all’origine di questa decisione. E Bersani ha ragione quando dice che il Pd non è un condominio e che per starci è necessario accettare la fatica dell’incontro con le idee degli altri. Da cattolici si sta nel Pd non con la nostalgia democristiana ma con la speranza della sintesi plurale».
«Penso comunque da presidente pro tempore dell’Assemblea del partito e soprattutto come persona che ha sempre creduto e scommesso in questo progetto – prosegue Bindi – che sia arrivato il momento di fermarci, di provare a fare una riflessione, di interrogarci. Forse la responsabilità non è solo di chi se ne va ma anche di chi avendo responsabilità non riesce a capire il disagio di tanti, non solo a livello nazionale, ma nei tanti territori dove ogni giorno ci si chiede se il partito è proprio quello che abbiamo voluto. Forse non siamo ancora riusciti a fare del partito una scuola di democrazia plurale per tutti, compresi alcuni cattolici con tentazioni integraliste. E il nostro impegno elettorale non giustifica il rinvio di una seria riflessione. Sono convinta che alla democrazia italiana sia indispensabile il contributo del cattolicesimo democratico e che questo debba esprimersi nell’incontro con altre culture e non in forme identitarie. Se il Pd non è lo strumento anche per rendere fecondo il contributo del cattolicesimo democratico che tanto ha dato all’Italia, viene meno a una parte fondamentale della sua missione».
“infatti oggi ci si trova di fronte all’”invasione” della cultura radicale – che, ahimé, è com’era la cultura cattolica una volta: minoritaria ma dannatamente attiva”.
Mi viene in mente un’idea: visto il successo di questi radicali, che insistendo su piochi temi ripetuti in modo ossessivo sono riusciti a colonizzare un partito (il PD) che doveva produrre ince una sintesi alta di due grandi culture storiche (quella cattolico-democratica solidarista e quella socialista), perché una “minoranza creativa” (come la chiamerebbe Benedetto ZVI) non fa un partito incentrato su 3-4 grandi idee ripetute in modo altrettanto ossessivo (sì alla vita e alla famiglia, sì all’integrazione tra i popoli e le culture, con tutto ciò che ne discende; valorizzare a livello fiscale le famiglie e non i “single”; integrare gli stranieri con il lavoro, senza rinnegare le nostre radici; promuovere anche economicamente l’accoglienza dei nascituri, l’assistenza ai malati terminali ecc.)? Sarebbe un partito che all’inizio otterrebbe forse il 4-5 % dei voti (sono idee “scomode”), ma portrebbe sull’arena una cultura vera, con grande entusiasmo, e adopo un po’ di tempo riuscirebbe a entrare nei gangli della società, come hanno fatto, in senso opposto, i radicali.Così potrei finalmente votare senza turarmi il naso: per questo sarei pronto anch’io a “scendere in campo”, a investire tempo e danaro.
“E Bersani ha ragione quando dice che il Pd non è un condominio e che per starci è necessario accettare la fatica dell’incontro con le idee degli altri. Da cattolici si sta nel Pd non con la nostalgia democristiana ma con la speranza della sintesi plurale”.
Mi sembra che questa “fatica” per ora la sopportino solo i cattolici: mi pare che i laicisti non si spostino di un millimetro, e che quindi la “sintesi plurale” non ci sia; e che ci sia inece la capitolazione di una cultura di fronte all’altra. Moklti esponenti del PD si comportano come se fossero ancora neòl PCI o nei DS.
Un esempio: il PD lucchese organizzò lo scorso anno una tavola rotonda sul testamento biologico. Io proposi al coordinatore cittadino di invitare, tra le varie persone (si era pensato anche a Veronesi), anche la Binetti o un altro cattolico “tutto d’un pezzo”, in modo che tutte le sensibilità fossero presenti. non fu invitata la Binetti (e neppure il sottoscritto); fu invece invitata una cattolica certamente brava per altri aspetti, ma moplto più “accondiscendente” sul tema specifico. Non mi sembra segno di grande attenzione in direzione di una “sintesi plurale”…
Ma io vorrei dire alla Rosy che l’espressione “sintesi plurale” suona bene ma non significa niente.
Indica un traguardo generico, ma contiene un massimo di vaghezza sul contenuto possibile.
La cultura cattolico-democratica (o una parte di essa) coltiva questo amore innamorato per la cornice, per il metodo, per la garanzia delle posizioni.
Sacrosanto.
Sino al punto però di perdere di vista le posizioni in sè stesse, ciò che contengono, ciò che in esse è rinunciabile e no.
C’è un permanente discorso sulle modalità, che sono pure esse sostanza, ma non del tutto e non sempre a prescindere dalla sostanza che comportano e contengono.
Si mette a paragone la Bindi che ha rinunciato ad andare al Family Day con la Pollastrini, che invece ha partecipato alla manifestazione gay.
Il primo appare un gesto di responsabilità partitica, ma da solo no basta, perchè descrive un rispetto per l’equilibrio, ma anche una rinuncia.
Una sintesi pluare non sta in piedi solo a forza di reciproche rinunce, è questo il vizio di origine del PD e anche dell’Ulivo.
La rinuncia incrociata è come il perenne discorso sul metodo senza merito, ed è come la moderazione senza colore.
Alla fine coincide con il tono di voce, non con una proposta.
Pensateci.
Ci troviamo di fronte ad un partito che in due regioni nevralgiche ha ceduto ad un’O.P.A. ostile, almeno in prospettiva. Un partito che non ha saputo cogliere l’alternativa di fondo vero, lasciando scoperti i temi sociali, quelli in cui è naturale l’incontro con le identità cattoliche forti. In sostanza, viviamo in una monocultura politica “liberal” (di dx. o sn. che sia), che abbandona al non essere ogni prospettiva “comunitarian”. Come se l’uomo fosse solo un fascio di diritti da esigere monocraticamente.
Temo che lycopodium abbia colto il punto meglio di tutti.
Forse nel baillame nel quale siamo stati cacciati abbiamo confuso piani, ruoli e poteri istituzionali mescolando tutto.
Ricordo che trattasi di elezioni amministrative.
Il presidente o para governatore eletto e la sua coalizione sono chiamati a fare fatti e a risolvere problemi, che dati i tempi non mi sembrano pochi, non a trastullarsi in ideologie fumose guardandosi l’ombelico.
Intanto sarà alle prese con la quadratura di un bilancio che per il 90% è impegnato nella sanità, e con il restante 10% dovrà barcamenarsi con problemini come la disoccupazione, la mobilità, lo sviluppo e la tutela del territorio e dell’ambiente, con la lotta alla criminalità organizzata che si ritroverà dentro casa ed altre amenità.
E’ qui che si misura la percentuale di cattolicità o meno di coloro che saranno alle prese con questa roba?
Ha senso infilare la cattolicità anche in questo?
Se poi chi ricoprirà con dignità e capacità quell’incarico sarà anche cattolico buon per lui e per la comunità, ma altrettanto sarà per gli altri o no?
Non è mia intenzione di semplificare ma di guardare alle cose e ai fatti come oggettivamente e realmente sono, intendo dire che la frase “ il fine giustifica i mezzi” non è di Machiavelli che vide messo all’indice il suo “De principatibus” ovvero “Il Principe” dai miei amati gesuiti che per togliersi di mezzo lui e l’alto valore di quel libro non gradito alla gerarchia, così ne sintetizzarono la critica.
Nino, ha ragione. Il problema è spiegare cosa si intende per ricoprire con dignità e capacità un ruolo di presidente di regione.
Emma Bonino è una laicista intollerante, responsabile della diffusione di quella cultura radical-chic individualista che fa da scheletro al relativismo nichilista e che ha distrutto la sinistra socialista e comunista.
I radicali propongono sempre soluzioni distruttive ai problemi senza mai effettuare un’analisi davvero profonda. Mi spiego:
– il matrimonio va male? Divorzio;
– non si desidera il nascituro? Aborto;
– si vuole far uso di sostanze stupefacenti? Costruire luoghi appositi;
– la sofferenza non sembra avere alcun senso? Eutanasia e/o suicidio assistito.
Una vera forza di Centro-Sinistra deve darsi un’impostazione filosofico-culturale che le permetta di analizzare più incisivamente la società, criticarla e proporre soluzioni alternative e costruttive.
In questo senso la presenza di un’ala cattolica del tipo Binetti poteva essere una risorsa.
Se il PD abbraccia e promuove la cultura radical-chic come unico approdo del riformismo progressista si suicida.
Ha ragione Luca Grasselli: ma dov’è, perdonatemi, e dove la si vede questa “deriva zapaterista” del Partito Democratico ?
Paradossalmente, mi verrebbe da “sbottare”: magari ci fosse ! In tal caso, almeno, il PD marcherebbe un’identita forte e riconoscibile, mentre, ed invece, il suo profilo mi sembra ancora debole ed incerto e la sua “offerta” politica poco convincente.
Mi permetto un’altra osservazione sull’intervento di Francesco73 – ore 9.42: mi pare riduttivo, Francesco, spiegare la presenza di cattolici tra gli elettori del Partito Comunista solo con l’attenzione (peraltro, indubbia) che il P.C.I. riservava alla questione “vaticana”; io credo, in realtà, che i motivi fossero più profondi e risiedessero nel convincimento, di una quota-parte del mondo cattolico, che la propria scelta (e vita) di fede potesse trovare terreno comune d’incontro (quella, sì !, era “sintesi plurale” !) con laici ed anche non credenti nell’impegno per una società nuova, più giusta e più eguale: in questo senso, ecco !, penso che Lycopodium abbia colto il punto quando, nel suo intervento delle ore 16.48, rileva come il PD (al contrario – per me – del vecchio P.C.I.) “non ha saputo cogliere l’alternativa di fondo vero, lasciando scoperti i temi sociali, quelli in cui è naturale l’incontro con le identità cattoliche forti” (d’accordissimo, Lyco !).
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Da un visitatore che si firma Ninodue ricevo questo messaggio:
Mentre la Chiesa è triste e l’Italia frana. Mentre la disoccupazione cresce ogni giorno anticipando alla “seconda settimana” milioni di famiglie e crescono le tensioni razziali. Mentre esplodono la questione morale e quella sociale. Mentre il populismo bonapartista, quello “democratico” e gaudente, quello del monopolio televisivo, quello pelagiano, ci trascina col sorriso al presidenzialismo materiale. Mentre avanza una incredibile tangentopoli-due affidata alla premiata ditta “Sesso & Profitto”, ebbene mentre succede tutto questo la Binetti sai che fa? lascia il Pd. Nel tempo delle passioni – che in politica hanno la loro ragione dice M. Walzer– questo abbandono non sorprende. E dispiace anche a me anche se è pienamente giustificato. Ma tu, caro Luigi, poni all’inizio un quesito, inevaso, che attiene più alla Scienza politica che alle passioni: nelle democrazie pluraliste, se l’obiettivo di un partito è quello di vincere, vincerà solo intercettando voti di centro. Toccando cioè quella pancia benpensante e moderata, quella che si vuole arricchire ma indifferente, spesso cattolica domenicale o anagrafica, della sana provincia italiana impaurita. Da questa legge a mio avviso non si scappa. E il Pd resta con l’uscita della Binetti, ma non solo, più scoperto. La filosofia che stava dietro la “Cattedra” milanese per i non credenti era quella fondata sulla categoria del dialogo: i migliori frutti la fede li ottiene quando si confronta con i diversi e non con gli uguali. Tradotto in politica questo principio fa pensare che un partito ottiene i migliori risultati quando riesce a fare sintesi inequivocabile delle diverse sensibilità interne e presenta vivacità dialettica. Mi sbaglierò ma per evitare i pensieri unici altro non vedo. Ecco perché l’andata via della Binetti dispiace anche a me. Pur in presenza dei tantissimi dubbi nel metodo seguito per la candidatura della Bonino: assenza di primarie; inesistenza di dibattito; diktat dell’autocandidata. Roba da democrazia ricattatoria che stravolge l’incompreso “metodo democratico” dell’articolo 49 della nostra Carta. Rimangono pochissimi dubbi, invece, sulla fine ingloriosa di quel manipolo di cattolici, adulti o adolescenti che siano, rimasti dentro il Pd, ormai frammenti isolati autoreferenziali, senza una prospettiva e disegno comune mai cercato e voluto. Anche se poi è riuscito a collocare un suo autorevole rappresentante a responsabile del programma Bonino. Diciamo allora che chi ne esce con le ossa rotte è il futuro di tutto il cattolicesimo politico. Sia esso di matrice popolare o cattolico democratica, sia esso liberale o sociale, sia esso teo–dem di nuovo conio, in cui si riconosce la Binetti. Se il disegno ben visto dalla Chiesa è infatti quello di ricomporre una nuova Dc di centro, in attesa che Berlusconi lasci la scena politica e di una riforma elettorale, ebbene un partito che nei terribili anni che ci attendono non accetta la categoria del dialogo col mondo e della mediazione al minor male, sarà inevitabilmente un partito integralista e fuori dalla storia. Collocato in difesa. Senza profezia e dono della ragione. Un dono che a guardar bene si richiama sempre ai valori. Ai grandi valori. Se ai nostri giorni ha ancora senso il “Richiamo Pastorale” della Pacem in Terris a proposito del “Rapporto tra cattolici e non cattolici in campo economico, sociale e politico” ,Giovanni XXIII ricordando la sua Mater et Magistra si è così espresso: “… In tali rapporti i nostri figli siano vigilanti per essere sempre coerenti con se stessi , per non venire mai a compromessi riguardo alla religione e alla morale. Ma nello stesso tempo siano e si mostrino animati da spirito di comprensione , disinteressati e disposti ad operare lealmente nell’attuazione di oggetti che siano di loro natura buoni e riconducibili al bene. “ “(…) Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso”. Ninodue.
Marco.
Ti sei perso gli antefatti circa il giudizio che ho espresso in un precedente post di Luigi sulla candidatura Bonino che a mala pena trangugio.
Sul resto, divertente il tono ironico ma del tutto inconsistente circa il senso dell’opinione che ho espresso e che si basa sulla netta distinzione di attributi e competenze tra Parlamento e regione i cui limiti legislativi non consentono di legiferare sulle materie che hai indicato..
Sulle distruzioni operate dai radicali e dalla Bonino, come sostieni, e che non mi appassionano ti segnalo che altrettanto e se possibile peggio ancora hanno fatto dei cattolici purosangue, dei veri gentleman come Michelini, Formigoni, Buttiglione, Mastella, Casini ed altri che hanno fatto scempio perfino delle spoglie della DC giocandosi la titolarità del sibolo dello scudo crociato davanti ai giudici.
Si lyco ha ragione. Dal suo punto di vista, quello di chi vede la politica di un paese laico e repubblicano cattolico-centrica, segnalando efficacemente :” In sostanza, viviamo in una monocultura politica “liberal” (di dx. o sn. che sia), che abbandona al non essere ogni prospettiva “comunitarian”.
Ma senza ipotizzare una soluzione possibile rispetto alla materia prima oggi disponibile.
Vedi, Nino, io sono tendenzialmente un impolitico. E non ho terapie, ma neppure illusioni. Certo, queste sono elezioni amministrative e in teoria è sulla capacità di buon governo che bisognerebbe giudicare i gcandidati e le coalizioni. Ma la buona amminstrazione è come san Pietro, viene portata dove non vorrebbe andare.
lyco
“Ma la buona amminstrazione è come san Pietro, viene portata dove non vorrebbe andare”.
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Io sono assai più pessimista di te e anche guardando ai fatti dell’ultim’ora dico di più e correggo la tua frase : la buona amministrazione,……. viene portata dove vorrebbe andare, e ci va’. E peggio ancora lo rappresenta sprezzante nelle TV.
Questo per me non vuol dire assuefarsi all’immanente ma opporsi e partecipare perchè le cose e i costumi cambino. Una parte dei gravi dei problemi del nostro paese è l’assenza in politica di una classe dirigente consapevole, capace e onesta che scegliendo l’impolitica e la non partecipazione lascia spazi a parvenue e a farabutti.
Una sparuta minoranza di minus habens o come avviene nel caso delle mafie che detta l’agenda e condiziona l’etica, la vita sociale ed economica della stragrande maggioranza di onesti cittadini.
Sia detto poi col massimo rispetto: a leggere certi interventi sembra che, usciti dal PD la Binetti e Rutelli, siano rimasti dentro pochi cattolici isolati, sparuti e smarriti. Francamente, non è così, né per quanto riguarda i parlamentari né tantomeno per l’elettorato. Non voglio minimizzare né disinteressarmene, né nascondere una certa misura di preoccupazione, ma – tra i cattolici del PD – è quella che se n’è andata la parte minoritaria.
anche per l’appunto di lyco, politicamente, è centrato.
ma sono nevroticamente attaccato al punto di vista più ecclesiale che suggerivo… sarà la mia “campagna per le elezioni”… per il programma, ho in mente già due punti, me ne manca un terzo e partono i 6×3…
ovviamente intendevo “anche per me”…
Mi verrebbe da dire che è quello che cerco da fare, da cattolico “sparso” ma non spaurito.
Mica tanto sparso, poi.
Sarà che sono in una roccaforte dell’Emilia rossa (anche se il “mio” PD ha perso parecchi punti alle ultime elezioni comunali per via di una lista civica -sostanzialmente di sinistra ma che ha saputo attirare consensi trasversali e lavorare parecchio sul territorio; questo per dire che non si parla di un’oasi felice…). Sarà soprattutto che in un paese ci si confronta soprattutto su temi molto concreti (il nuovo dehor del bar di piazza, lo sgombero della neve dalle strade, la nuova superstrada che non arriva mai e se arriva passa troppo vicino alle case ecc. ecc.).
Ma l’ultimo problema tra la Chiesa e il PD ultimamente è che… quattro membri della segreteria del PD fanno parte attiva del coro della parrocchia (o viceversa), e quando per sventura i due appuntamenti si sovrappongono si rischia di mandare a monte una delle due riunioni. Così i quattro coristi sono stati richiamati all’ordine dalla capocoro: una bieca berlusconiana? Macché: la moglie di un altro dirigente del PD…
(Ora le riunioni si svolgono rigorosamente in due serate distinte, anche se la regola non è ancora stata recepita nello Statuto del PD…)
😀