Mi chiamo Agostino in ricordo delle lacrime di Monica

“Mi chiamo Zhang Agostino: diventando cristiano ho scelto il nome Agostino pensando a sant’Agostino e alla sua storia, commosso da sua madre santa Monica per tutte le lacrime che aveva versato sperando di ritrovare il figlio perduto. È un po’ come la mia situazione, pensando alla mia mamma ed al fiume di lacrime che ha versato per me sperando che io potessi ritrovare il senso della vita”: Agostino Zhang è il detenuto cinese che ha raccontato la sua storia il 12 gennaio all’Augustinianum, durante la presentazione del libro del Papa con Tornielli “Il nome di Dio è misericordia”. Nel primo commento metto i link al testo e alla voce di Agostino. Suggerisco di ascoltare: c’è di più. E invito a festeggiare quello che ci è dato di ascoltare.

3 Comments

  1. Clodine-Claudia.F.Leo

    Bellissima testimonianza.
    Sono andata a rileggermi “Le confessioni” di S.Agostino. Mi ha tanto colpito la descrizione di un peccato che sembra banale, ma che, leggendolo, mi ha rammentato un aneddoto che la suora , figlia spirituale di Padre Pio, nelle sue narrazioni non ometteva mai: circa una suo amico di scuola il quale, durante una confessione dimenticò di accusare il furto di alcune ciliegie che sporgevano da un giardino e le gettò. Il Santo, che vedeva tutto, lo redarguì duramente : ” Sicuro di avermi detto tutto? E le ciliegie? Non ti vorrai mica dannare per un pugno di ciliege…!?”. A me parve sempre esagerato questo rimprovero.
    Ma leggendo, ora, “Le confessioni”, comprendo il senso.

    Racconta Sant’Agostino:

    “Nelle vicinanze della nostra vigna sorgeva una pianta di pere carica di frutti d’aspetto e sapore per nulla allettanti. In piena notte, dopo aver protratto i nostri giochi sulle piazze, come usavamo fare pestiferamente, ce ne andammo, giovinetti depravatissimi quali eravamo, a scuotere la pianta, di cui poi asportammo i frutti. Venimmo via con un carico ingente e non già per mangiarne noi stessi, ma per gettarli addirittura ai porci. Se alcuno ne gustammo, fu soltanto per il gusto dell’ingiusto. Così è fatto il mio cuore, o Dio, così è fatto il mio cuore, di cui hai avuto misericordia mentre era nel fondo dell’abisso. Ora, ecco, il mio cuore ti confesserà cosa andava cercando laggiù, tanto da essere malvagio senza motivo, senza che esistesse alcuna ragione della mia malvagità. Era laida e l’amai, amai la morte, amai il mio annientamento. Non l’oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annientamento in se stesso io amai, anima turpe, che si scardinava dal tuo sostegnoper sterminarsi non già nella ricerca disonesta di qualcosa, ma della sola disonestà”…

    23 Febbraio, 2016 - 19:22
  2. Lorenzo Cuffini

    Molto bello.
    Mi ci ritrovo pienamente, potrebbe essere benissimo la mia storia.
    Ha ragione Luigi. Festeggiamo pure tutto il festeggiabile. Il Vangelo è attuale, e, solo, ci libera e ci salva.
    E non per il senso del peccato, ma per quello della misericordia.

    23 Febbraio, 2016 - 20:42

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