Alberto Luigi Bellucci di Rimini muore il 10 aprile, due settimane dopo il rientro a casa, apparentemente guarito dal covid ma da esso debilitato. Festeggia comunque i 101 anni con i familiari e al momento di chiudere gli occhi riesce a salutare tutti, in presenza e in videochiamata: la moglie di 92 anni, i figli, i nipoti. I giornali locali ne hanno parlato come del riminese che aveva conosciuto la spagnola ed era scampato ai tedeschi. I familiari considerano “una grazia” averlo potuto accompagnare nell’addio. Nei commenti le parole con cui la nipote Elisa ha narrato la vicenda al “Corriere Romagna”.
“Mi avete detto che dovevo tornare e sono tornato”
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Ci sentiamo graziati. Il racconto della nipote Elisa Bellucci. «Ci sentiamo graziati: non era da solo quando è successo, ed è riuscito a salutare anche noi nipoti, facendo “ciao” con la mano in videochiamata. Quando l’hanno portato in ospedale gli ho detto: “Nonno, sei sopravvissuto anche ai tedeschi, loro erano più cattivi del virus. Devi tornare a casa”. E’ stato lucido fino all’ultimo e quando è tornato a casa ha detto: “Eh, mi avevate detto che dovevo tornare, io sono tornato”. Era nato nel 1919, l’anno della spagnola, anche se in realtà non l’ha contratta. La guerra invece l’ha proprio combattuta come Alpino, ed è riuscito a tornare a casa solo grazie al suo coraggio. Vicino alla fine del conflitto i tedeschi in ritirata l’avevano fatto prigioniero e caricato su un treno per deportarlo in Jugoslavia, ma lui è saltato giù dal vagone in corsa, e ricatturato è scappato di nuovo, sempre gettandosi dal treno. Se oggi noi siamo qui è solo merito del coraggio che ha avuto quella volta da ragazzo. Ha avuto una vita molto intensa, i racconti della guerra sono quelli che a noi nipoti faceva più spesso, ricordava benissimo tutto. L’ha aiutato la voglia di andare avanti e combattere, la vicinanza della famiglia e il seguire le proprie passioni. Ad esempio, lui amava lavorare la terra, anche se di mestiere aveva fatto il muratore. Fino a tre anni fa andava nei campi dietro casa, era sempre attivo, e questo credo che sia stato ciò che lo ha tenuto in vita così a lungo. Ma un ruolo fondamentale l’ha avuto mia nonna, che ha 92 anni, e che è stata sposata con lui per 67. La sua prima preoccupazione era quella di curare e assistere il nonno. E adesso che se ne è andato pensa di non essere riuscita a fare abbastanza. Invece era lì, con lui, insieme ai suoi figli, quando ha chiuso gli occhi. Ed era tutto quello che noi volevamo per lui, che non morisse da solo in ospedale. E’ una grazia che ci è stata data, e ne siamo grati».
https://www.corriereromagna.it/rimini-morto-101enne-aveva-sconfitto-coronavirus/
Ha visto tutto. La notizia della guarigione di Alberto Luigi, ovvero della dimissione dall’ospedale era stata data così il 26 marzo dalla vice sindaco di Rimini, Gloria Lisi: “Ha visto tutto, guerre, fame, dolore, progresso, crisi e resurrezioni. Valicata la barriera centenaria il destino gli ha messo davanti questa nuova sfida, invisibile e terribile allo stesso momento. In pochi giorni è diventato ‘la storia’ anche per i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario. E ce l’ha fatta”.
https://news-coronavirus.it/coronavirus/coronavirus-morto-a-rimini-lanziano-di-101-anni-sopravvissuto-al-covid-19/
Ventisette storie. Questa di Alberto Luigi Bellucci è la ventisettesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/