Memoria dell’Estate: da Emilio Greco a Vincenzo Cardarelli
Memoria dell’Estate – bronzo di Emilio Greco del 1979 – dallo scultore donato alla città di Tarquinia in memoria del poeta tarquiniese Vincenzo Cardarelli, accorato cantore dell’estate. Ho rivisto la bella che si gira a cercare l’estate in un recente passaggio per Tarquinia e mi è parsa la raffigurazione dell’Adolescente di Cardarelli. Nei commenti l’accompagno con versi di Emilio Greco e di Vincenzo Cardarelli, mio dono ai visitatori. Ma se sono scritti da altri, che dono tuo sarà? Mio dono l’averli scelti e tra loro accostati
7 Comments
Luigi Accattoli
Versi di Emilio Greco
intitolati “Memoria dell’estate” (1980) che è lo stesso titolo che l’artista ha dato alla statua
Oh, memoria dell’estate
mio solo rifugio se piove:
un ricordo di sole
una spiaggia solitaria.
Memoria d’una giornata a Tebe
dove le rocce d’arenaria
chiudono l’orizzonte di cobalto
come un’immensa esedra tutta d’oro.
Dal volume di Emilio Greco Memoria dell’Estate, Capitol Editore 1980
15 Marzo, 2025 - 12:00
Luigi Accattoli
Quando la torsione richiama alla gioia Le mie sono immagini di giovinezza, e io ho qualche volta messo le braccia , il corpo, come in una torsione, per esprimere un inno di gioia
Così Emilio Greco in “Viaggio nella memoria”, colloquio con Luciano Luisi, in Emilio Greco una vita per la cultura, Ente Fiuggi 1985
15 Marzo, 2025 - 12:11
Luigi Accattoli
Che cosa le racconta la fanciulla che spesso ricorre nelle sue opere? Mi parla della giovinezza; di un momento della vita che lascia in noi un’immagine splendida. Una sera guardavo in televisione la grande festa della moda che si svolgeva sulla scalinata di Trinità de’ Monti. A parte la bellezza dell’architettura che faceva da sfondo, c’era da commuoversi anche davanti a quelle schiere di ragazze stupende. Esiste qualcosa che superi l’Adolescente di Cardarelli o l’immagine dolcissima della Silvia del Leopardi? Eppure in quei versi esiste una nota triste dovuta alla consapevolezza che anche quella bellezza sfiorirà inesorabilmente.
Da Mario Pisani, Colloquio con l’artista, che è nel volume di Domenico Guzzi, Emilio Greco, pubblicato da Mediarte nel 1987
15 Marzo, 2025 - 12:12
Luigi Accattoli
Adolescente
di Vincenzo Cardarelli
Su te, vergine adolescente,
sta come un’ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell’attenta veste
e abiti lontano
con la tua grazia
dove non sai chi ti raggiungerà.
Certo non io. Se ti veggo passare
a tanta regale distanza,
con la chioma sciolta
e tutta la persona astata,
la vertigine mi si porta via.
Sei l’imporosa e liscia creatura
cui preme nel suo respiro
l’oscuro gaudio della carne che appena
sopporta la sua pienezza.
Nel sangue, che ha diffusioni
di fiamma sulla tua faccia,
il cosmo fa le sue risa
come nell’occhio nero della rondine.
La tua pupilla è bruciata
dal sole che dentro vi sta.
La tua bocca è serrata.
Non sanno le mani tue bianche
il sudore umiliante dei contatti.
E penso come il tuo corpo
difficoltoso e vago
fa disperare l’amore
nel cuor dell’uomo!
Pure qualcuno ti disfiorerà,
bocca di sorgiva.
Qualcuno che non lo saprà,
un pescatore di spugne,
avrà questa perla rara.
Gli sarà grazia e fortuna
il non averti cercata
e non sapere chi sei
e non poterti godere
con la sottile coscienza
che offende il geloso Iddio.
Oh sì, l’animale sarà
abbastanza ignaro
per non morire prima di toccarti.
E tutto è così.
Tu anche non sai chi sei.
E prendere ti lascerai,
ma per vedere come il gioco è fatto,
per ridere un poco insieme.
Come fiamma si perde nella luce,
al tocco della realtà
i misteri che tu prometti
si disciolgono in nulla.
Inconsumata passerà
tanta gioia!
Tu ti darai, tu ti perderai,
per il capriccio che non indovina
mai, col primo che ti piacerà.
Ama il tempo lo scherzo
che lo seconda,
non il cauto volere che indugia.
Così la fanciullezza
fa ruzzolare il mondo
e il saggio non è che un fanciullo
che si duole di essere cresciuto.
Da Poesie, 1936
15 Marzo, 2025 - 12:15
Luigi Accattoli
Qui sono vissuto per millenni. Ancora un accostamento tra lo scultore e il poeta: Cardarelli nell’Adolescente – che è forse il suo capolavoro – nomina infine il saggio che “non è che un fanciullo / che si duole d’essere cresciuto”; ed Emilio Greco in versi composti a Siracusa nel 1937 così evoca la saggezza:
Attorno un antico silenzio
sfiora la mia fronte come una grande ala.
Qui sono vissuto per millenni:
la saggezza m’è compagna
in questo lungo viaggio.
15 Marzo, 2025 - 12:44
Luigi Accattoli
Quanto a Cardarelli cantore dell’estate, ecco un testo del 1915, forse il più convincente:
Estiva
Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore –
ci si risveglia come in un acquario –
dei giorni identici, astrali.
Stagione la meno dolente
d’oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca.
Stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.
15 Marzo, 2025 - 17:08
fiorenza
“Esiste qualcosa che superi l’Adolescente di Cardarelli o l’immagine dolcissima della Silvia del Leopardi?”: conoscevo, io, queste parole di Emilio Greco? No. Di lui sapevo solo che era uno scultore, non un lettore di poesia, e nemmeno che avesse scritto dei versi.
Ora, queste parole che lui ha detto in un’intervista (niente sfugge allo sguardo di Luigi Accattoli) mi apriranno tutto un altro orizzonte, e mi porteranno a cercare l’Emilio Greco poeta, oltre al poeta Cardarelli, che invece conoscevo, sì, ma poco e male.
Ecco, insomma, altri due doni che mi arrivano da questo blog. L’aprirsi, come al solito, di un nuovo sguardo sul mondo. Oggi più che mai, perché il mio sguardo era oggi ancora offuscato dall’ insonnia per le immagini terribili della piena dell’Arno, che stanotte saliva, inesorabile. E quei versi di “Estiva”, “…la certezza di sole / che dal tuo cielo trabocca”, oltre che al cuore di Cardarelli hanno dato pace anche
a me. Grazie per questi doni.
Versi di Emilio Greco
intitolati “Memoria dell’estate” (1980) che è lo stesso titolo che l’artista ha dato alla statua
Oh, memoria dell’estate
mio solo rifugio se piove:
un ricordo di sole
una spiaggia solitaria.
Memoria d’una giornata a Tebe
dove le rocce d’arenaria
chiudono l’orizzonte di cobalto
come un’immensa esedra tutta d’oro.
Dal volume di Emilio Greco Memoria dell’Estate, Capitol Editore 1980
Quando la torsione richiama alla gioia
Le mie sono immagini di giovinezza, e io ho qualche volta messo le braccia , il corpo, come in una torsione, per esprimere un inno di gioia
Così Emilio Greco in “Viaggio nella memoria”, colloquio con Luciano Luisi, in Emilio Greco una vita per la cultura, Ente Fiuggi 1985
Che cosa le racconta la fanciulla che spesso ricorre nelle sue opere?
Mi parla della giovinezza; di un momento della vita che lascia in noi un’immagine splendida. Una sera guardavo in televisione la grande festa della moda che si svolgeva sulla scalinata di Trinità de’ Monti. A parte la bellezza dell’architettura che faceva da sfondo, c’era da commuoversi anche davanti a quelle schiere di ragazze stupende. Esiste qualcosa che superi l’Adolescente di Cardarelli o l’immagine dolcissima della Silvia del Leopardi? Eppure in quei versi esiste una nota triste dovuta alla consapevolezza che anche quella bellezza sfiorirà inesorabilmente.
Da Mario Pisani, Colloquio con l’artista, che è nel volume di Domenico Guzzi, Emilio Greco, pubblicato da Mediarte nel 1987
Adolescente
di Vincenzo Cardarelli
Su te, vergine adolescente,
sta come un’ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell’attenta veste
e abiti lontano
con la tua grazia
dove non sai chi ti raggiungerà.
Certo non io. Se ti veggo passare
a tanta regale distanza,
con la chioma sciolta
e tutta la persona astata,
la vertigine mi si porta via.
Sei l’imporosa e liscia creatura
cui preme nel suo respiro
l’oscuro gaudio della carne che appena
sopporta la sua pienezza.
Nel sangue, che ha diffusioni
di fiamma sulla tua faccia,
il cosmo fa le sue risa
come nell’occhio nero della rondine.
La tua pupilla è bruciata
dal sole che dentro vi sta.
La tua bocca è serrata.
Non sanno le mani tue bianche
il sudore umiliante dei contatti.
E penso come il tuo corpo
difficoltoso e vago
fa disperare l’amore
nel cuor dell’uomo!
Pure qualcuno ti disfiorerà,
bocca di sorgiva.
Qualcuno che non lo saprà,
un pescatore di spugne,
avrà questa perla rara.
Gli sarà grazia e fortuna
il non averti cercata
e non sapere chi sei
e non poterti godere
con la sottile coscienza
che offende il geloso Iddio.
Oh sì, l’animale sarà
abbastanza ignaro
per non morire prima di toccarti.
E tutto è così.
Tu anche non sai chi sei.
E prendere ti lascerai,
ma per vedere come il gioco è fatto,
per ridere un poco insieme.
Come fiamma si perde nella luce,
al tocco della realtà
i misteri che tu prometti
si disciolgono in nulla.
Inconsumata passerà
tanta gioia!
Tu ti darai, tu ti perderai,
per il capriccio che non indovina
mai, col primo che ti piacerà.
Ama il tempo lo scherzo
che lo seconda,
non il cauto volere che indugia.
Così la fanciullezza
fa ruzzolare il mondo
e il saggio non è che un fanciullo
che si duole di essere cresciuto.
Da Poesie, 1936
Qui sono vissuto per millenni. Ancora un accostamento tra lo scultore e il poeta: Cardarelli nell’Adolescente – che è forse il suo capolavoro – nomina infine il saggio che “non è che un fanciullo / che si duole d’essere cresciuto”; ed Emilio Greco in versi composti a Siracusa nel 1937 così evoca la saggezza:
Attorno un antico silenzio
sfiora la mia fronte come una grande ala.
Qui sono vissuto per millenni:
la saggezza m’è compagna
in questo lungo viaggio.
Quanto a Cardarelli cantore dell’estate, ecco un testo del 1915, forse il più convincente:
Estiva
Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore –
ci si risveglia come in un acquario –
dei giorni identici, astrali.
Stagione la meno dolente
d’oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca.
Stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.
“Esiste qualcosa che superi l’Adolescente di Cardarelli o l’immagine dolcissima della Silvia del Leopardi?”: conoscevo, io, queste parole di Emilio Greco? No. Di lui sapevo solo che era uno scultore, non un lettore di poesia, e nemmeno che avesse scritto dei versi.
Ora, queste parole che lui ha detto in un’intervista (niente sfugge allo sguardo di Luigi Accattoli) mi apriranno tutto un altro orizzonte, e mi porteranno a cercare l’Emilio Greco poeta, oltre al poeta Cardarelli, che invece conoscevo, sì, ma poco e male.
Ecco, insomma, altri due doni che mi arrivano da questo blog. L’aprirsi, come al solito, di un nuovo sguardo sul mondo. Oggi più che mai, perché il mio sguardo era oggi ancora offuscato dall’ insonnia per le immagini terribili della piena dell’Arno, che stanotte saliva, inesorabile. E quei versi di “Estiva”, “…la certezza di sole / che dal tuo cielo trabocca”, oltre che al cuore di Cardarelli hanno dato pace anche
a me. Grazie per questi doni.
Fiorenza Bettini