Tornando ieri da Fatima il Papa sull’aereo ha parlato di Medjugorje e dei lefebvriani, di Trump che incontrerà presto, del “vescovo vestito di bianco” del segreto affidato da Maria ai pastorelli. Nei commenti le parole più interessanti.
Medjugorje: le conversioni i dubbi e “io sono più cattivo”
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Che cosa pensa delle apparizioni di Medjugorje e del fervore religioso che hanno suscitato? «Per Medjugorje Benedetto XVI ha istituito una commissione presieduta dal cardinale Ruini. Io ho ricevuto il risultato, era composta di bravi teologi, vescovi e cardinali. La relazione della commissione è molto, molto buona […]. Afferma che si devono distinguere le prime apparizioni, quando i veggenti erano ragazzi e dice che si deve continuare a investigare quelle. Sulle presunte apparizioni attuali, la relazione presenta i suoi dubbi. Io personalmente sono più cattivo, preferisco la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore: questo lo dico come opinione personale. C’è chi pensa che la Madonna dica: venite, quel tal giorno alla tal ora darò un messaggio a quel veggente. Poi c’è il fatto spirituale e pastorale, il nocciolo della relazione: gente che si converte, che incontra Dio, che cambia vita. E questo non grazie a una bacchetta magica. Questo fatto non si può negare. Adesso per vedere questo, ho nominato un vescovo bravo (monsignor Hoser, ndr) che ha esperienza per occuparsi della parte pastorale. Alla fine si dirà qualche parola».
Alla vigilia dell’incontro con il presidente Trump che opinione si è fatto sulle sue politiche e che cosa si aspetta da lui? «Mai mi faccio un giudizio su una persona senza ascoltarla, credo di non doverlo fare. Dal nostro colloquio usciranno le cose, lui dirà quello che pensa e io dirò quello che penso. Sui migranti sapete bene che cosa io penso. Sempre ci sono porte che non sono del tutto chiuse, bisogna cercare le porte che almeno siano un po’ aperte, bisogna entrare e parlare su ciò che c’è di comune e andare avanti passo dopo passo. La pace è artigianale, si fa ogni giorno. Anche l’amicizia tra le persone, la conoscenza mutua, la stima reciproca è artigianale, si fa quotidianamente. Bisogna avere rispetto dell’altro, allo stesso tempo dire ciò che si pensa in modo molto sincero». Spera che dopo l’incontro il Presidente Trump ammorbidirà le sue politiche? «Questo è un calcolo politico che non mi permetto di fare… E sapete che sul piano religioso non faccio proselitismo».
Lei a Fatima si è presentato come “vescovo vestito di bianco”, con le stesse parole usate da suor Lucia nel Terzo Segreto. Fino ad ora si applicavano a Giovanni Paolo II, all’attentato che ha subito, ai martiri del XX secolo… «La preghiera alla Madonna che conteneva quell’espressione non l’ho composta io, l’ha fatta il santuario di Fatima. C’è un collegamento tra il vescovo di bianco, la Madonna vestita di bianco, il bianco dei bambini innocenti per il battesimo. Credo che letterariamente abbiano cercato di esprimere col bianco quella voglia di pace, di innocenza, di non fare guerra all’altro».
La Fraternità San Pio X ha una grande devozione per Fatima. Si parla di un accordo a breve, rientreranno trionfalmente? «Scarterei ogni forma di trionfalismo. Alcuni giorni fa la Congregazione per la dottrina della fede ha studiato un documento e questo testo ancora a me non è arrivato. I rapporti attuali sono fraterni, l’anno scorso ho dato la dispensa per la confessione a tutti i loro sacerdoti e anche una forma di giurisdizione per i matrimoni. Ma già da tempo i loro problemi, i casi che devono essere risolti dalla Congregazione per la dottrina della fede – per esempio i casi di abusi – li stanno affrontando con i dicasteri vaticani. Con monsignor Fellay ho un buon rapporto, ho parlato diverse volte con lui. A me non piace affrettare le cose, ma camminare e camminare, poi si vedrà. Per me non è un problema di vincitori o sconfitti, ma di fratelli che fanno passi avanti».
“Poi c’è il fatto spirituale e pastorale, il nocciolo della relazione: gente che si converte, che incontra Dio, che cambia vita. E questo non grazie a una bacchetta magica. Questo fatto non si può negare.”
(ah, come gli piacerebbe poterlo negare, ma non lo può negare! Ma non lo può neppure spiegare!)
E infine non parla del fatto più “concreto” il fiume di danaro che arriva alla Chiesa ( locale )e alla comunità alberghiera ( locale) dai pellegrinaggi: non solo a Medjugore ovviamente, pensiamo solo a Padre Pio e al fiume di denaro che gira intorno alla devozione a Padre Pio!
E tutti i soldi che girano intorno ai santuari mariani, Lourdes in primis, soldi dei pellegrini, soldi degli organizzatori dei tour ecc.
E’ come per l’accoglienza migranti. difficilissimo separare il business, la verità, la mistificazione, la buona fede, la mala fede, chi ci crede e basta , chi ci crede E ci lucra, chi non ci crede ma ci lucra ecc. ecc.
Le cose sono difficili e complesse e non si prestano a semp,lificazione quali quelle che è uso ad adoperare papa Francesco.
già il fatto che ,( ponendo l’ipotesi che a Medjugori le apparazioni siano una montatura e non ci sia nulla di vero) tantissime persone si sono convertite, hanno cambiato vita, sono diventate ferventi cristiani , deve mandare in tilt il semplicismo manicheo di Bergoglio come la vendita delle indulgenze nel 1500 mandò il tilt Lutero, mentre fior di santi e di brave persone non per questo ( per la vendita di indulgenze) divennero eretiche e si staccarono dalla chiesa cattolica.
come al solito
🙂
Qui l’unica che è in chiara marcia di distacco dalla Chiesa Cattolica è Maria Cristina venturi.
Devo dire che leggere i pignoli virgolettati di Luigi, le parole bergoglianissime di Bergoglio e , d’infilata, la riscrittura ombelicocentrica che ne fa Venturi contiene in sè un effetto comico irresistibile.
” ah, come gli piacerebbe poterlo negare, ma non lo può negare . Ma non lo può neppure spiegare!”
Infatti non lo nega: lo afferma.
E, non potendolo spiegare, come i predecessori si affida a qualcuno che studi il caso. Come si è sempre fatto da che Chiesa è Chiesa. E per fortuna.
Toppato n’ata vota, Cristì !!!
🙂
🙂 🙂
Se quello di Bergoglio è ” semplicismo manicheo ” (!!!), quello degli antibergogliani compulsivi che mai sarà? Semplicismo ossessivo-distruttivo?
Tutto quello che ha a che fare con Bergoglio è satana, e va bollato di eresia.
Profondissima, ponderatissima, articolatissima analisi.
🙂 🙂 🙂 🙂
“E infine non parla del fatto più “concreto” il fiume di danaro che arriva alla Chiesa ( locale )e alla comunità alberghiera ( locale) dai pellegrinaggi…..”
Splendido esempio di affermazione bifronte, ma anche tri o quadrifronte.
Che si intende dire, con questa affermazione?
Che Bergoglio avrebbe dovuto ringraziare a prescindere veggenti & apparizioni sub iudice per aver tirato su finanziariamente una costola alla locale chiesa?
Che avrebbe dovuto incentivare possibili veggenti e possibili visioni, onde garantire un congruo e crescente flusso di denaro nelle casse maggiormente bisognose?
Che avrebbe dovuto batter cassa pubblicamente alla confesercenti alberghieri locali per pretendere una decima dei pingui incassi pro ecclesia derelicta? Che avrebbe dovuto, da lì, dall’aereo, cacciare dalla regione ogni traccia di albergatore, di venditore di rosari, di operatore turistico religioso che dire si voglia?
Ci dica Venturi quelle che sono le aspettative infrante dall’eretico gaucho, in cotal frangente. Perché è un tantino difficile arrivarci, in caso contrario.
🙂
😀 😀 😀
La fumosa cortina delle incongruenze della Venturi si taglia a fette.
Argomentazioni senza costrutto.
“Io personalmente sono più cattivo, preferisco la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio.”
…”C’è chi pensa che la Madonna dica: venite, quel tal giorno alla tal ora darò un messaggio a quel veggente.”
La penso allo stesso modo.
Certo che “la Madonna capo di ufficio telegrafico” è un capolavoro di umorismo probabilmente inconsapevole, che non può passare sotto silenzio.
Io applaudo.
Quanto al fatto che c’è “gente che si converte, che incontra Dio, che cambia vita. E questo non grazie a una bacchetta magica. Questo fatto non si può negare…” devo dire che tutto ciò non mi stupisce affatto.
Ma questa sorta di “miracolo” io la attribuisco al fenomeno della spiritualità che si ingenera dovunque si raduni una grande folla davanti alle immagini sacre.
Fa parte del mistero della sacralità che è presente nel mondo umano, in cui una corrente misteriosa percorre le persone che si trovano riunite di fronte ad una statua o altra immagine che rappresenta la Madonna o Gesù stesso o un santo. Si diventa devotissimi anche senza volerlo. Ci si sente diversi.
Bisogna vedere se poi tale spiritualità perdura o se si esaurisce, prima o poi, una volta tornati a casa, nel solito ambiente.
Oggi ho partecipato dalle mie parti a un tratto di un pellegrinaggio mariano. Mentre veniva recitato il rosario riflettevo sulla contraddizione tra le lamentele di Valli e Socci e c che vedono in Fatima solo riivelazioni che dovrebbero in tutti incutere la paura angosciante dell’ inferno destino inevitabile di moltitudini di pecccatori e la preghiera di Fatima che intervalla le decine e che dice tra l’altro nella invocazione a Gesù “porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia”…tutte le anime, si chiede da Fatima. Poi e’ stato intonato un canto con le parole di Teresa di Lisieux : ” …se avessi mai commesso il peggiore dei crimini per sempre manterrei la stessa fiducia, perché io so che questa moltitudine di offese non è che goccia d’acqua in un braciere ardente..” Al termine un celebrante ha commentato il pellegrinaggio dedicato a Maria Madre del Buon Consiglio e ha ricordato che dal Vangelo vengono 2 consigli principali relativamente a Maria: ai piedi della croce “Madre ecco tuo figlio” e quindi un invito ad avere Maria come madre che ci ricorda a Canaan quello che dobbiamo fare: “fate quello che Lui vi dirà”. Lui naturalmente e’ Gesù. Guardate a Gesù ci dice Maria
Tante parole pronunciate contro il papa relativamente a Maria qui e altrove, mi sono sembrate ancora più gratuite e strumentali.
Tutto qui.
Non c’è una parola fuori posto, proprio nemmeno una, tra quanto detto alla e sulla Madonna dal Papa a Fatima. E anche le frasi sull’aereo circa Medjugorje sono a puntino. Così almeno a me, catto-luterano della neo Chiesa bergogliana, pare. A maggior gloria di Dio.
Difatti,manco una.
Di parole sbagliate ce ne sono e diverse, questo è il mio punto di vista…
Prendo lo spunto da un pezzo molto interessante di un amico per riproporlo in modo che ripecchi il mio punto di vista..
Il modo in cui Papa Francesco si esprime su Medjugorje è indelicato e direi anche problematico sul piano pastorale. E non mi riferisco al fatto che abbia espresso il suo parere personale nettamente negativo. Anche un Papa ha le sue opinioni personali – e naturalmente ha anche tutta l’autorità per esprimere un giudizio negativo ufficiale, se e quando verrà il momento.
Il punto su cui cade Papa Francesco a mio avviso è il metodo, il modo..
Appare contradditorio e fortemente disorientante, affermare da una parte che intorno a Medjugorje esiste un importante e – a suo stesso dire – “innegabile” “fatto spirituale” (conversioni etc.), confermato dallo stesso vesco vo inviato a scopo pastorale, e poi, dall’altra, liquidare con espressioni semplicistiche, da bar, (“Madonna postina, Madonna capo dell’ufficio telegrafico) quello che per milioni di fedeli rappresenta un punto di riferimento della loro fede. .
Ci sono tantissimi modi per esprimere un giudizio scettico o negativo evitando questo modo non rispettoso nei confronti dei fedeli che hanno vissuto un’esperienza di conversione o di rinnovamento di fede proprio attraverso queste apparizioni e questi messaggi e i pellegrinaggi a Medjugorie. .
Facendo così, si ottiene solo il risultato di gettare queste persone in uno stato di incertezza e di dubbio, “dissonanza cognitiva”, in cui l’importanza che le apparizioni rivestono per la loro vita di fede viene a scontrarsi frontalmente con l’atteggiamento del Papa.
La stessa argomentazione con cui Francesco mette in ridicolo le apparizioni di Medjugorje – ossia, “ma vi pare che la Madre di Dio possa apparire su appuntamento?” –, è in evidente contrasto con le apparizioni di Fatima, dove la Madonna si mostrò a cadenza fissa il 13 del mese per sei mesi consecutivi, se poi si prende in considerazione la cadenza regolare sommata alla grande quantità e alla lunga durata delle presunte apparizioni, cosa dire allora della recentissima (2008) approvazione ecclesiastica delle apparizioni di Nostra Signora del Laus, che durarono ben 54 anni, dal 1664 al 1718, con cadenza prima quotidiana e poi mensile?
Questo solo per dire che se la “relazione Ruini” esprime dubbi nei confronti delle apparizioni di Medjgorje, o almeno quelle successive al primo periodo, questi dubbi vanno suffragati da argomentazioni piu’ serie rispetto a quelle espresse in alcune occasioni da Papa Francesco.
Ma la questione non è se le apparizioni di Medjugorje siano più folli, meno folli o ugualmente folli di quelle di Fatima, di Lourdes e chi più ne ha più ne metta, e sinceramente non vedo come credere a una Madonna postina sia più folle di credere a un morto che risorge, o avere visioni dell’inferno sia più folle di essere rapiti col corpo o fuori dal corpo fino al terzo cielo; vedi 2 Cor 12,2).
La questione è che se sei il Pontefice non puoi permetterti di trattare con sufficienza e deridere qualcosa che – a torto o a ragione – rappresenta un punto di riferimento molto importante per la vita spirituale di milioni di fedeli, dei quali tu sei il pastore.
Ok, a Francesco piace parlare diretto, da “pescatore”… ma quando vuole è capacissimo di esprimersi in modo equilibrato e rispettoso, come ha fatto nella medesima conferenza stampa a proposito… della Fraternità S. Pio X.
Prendere in giro, ridicolizzare, disprezzare, non avere empatia verso chi sarà ferito dalle nostre brillanti battute, è un comportamento che non mi sento di condividere. ( Poi io sono 100 volte peggio del Papa…)
Alberto Melloni nella sua rubrica settimanale “Il Sabbatico” ( Rai news) ha detto delle cose molto interessanti sul viaggio del Papa a Fatima.
Ha parlato di una particolare teologia della liberazione da parte del papa, definita “teologia del popolo”, secondo la quale il Magistero recepisce le istanze dei fedeli cattolici, che sono il popolo di Dio.
Non più quindi dal Magistero al popolo ma dal popolo al Magistero.
Papa Francesco ha avuto rispetto, come già lo aveva nel suo Paese, del senso di fede del popolo comune, che il Magistero deve ascoltare perché lo porta laddove da sé non sarebbe andato.
In tale prospettiva deve essere visto il viaggio di papa Francesco a Fatima.
I segreti di Fatima fanno parte della letteratura apocalittica che legge i messaggi della Madonna come denuncia del male che percorre il mondo.
Ma il Papa ha dato un senso diverso alla sua visita nel luogo in cui “una signora”( parola di Melloni) apparve ai tre pastorelli dando loro dei messaggi.
L’accumularsi delle preghiere di tante persone, il portare il proprio dolore e il proprio peso in un luogo di contemplazione fa sì che quel luogo si carichi di significati che prima non aveva.
Lo fa diventare una sorta di santuario del dolore umano nel quale,e forse proprio per questo, c’è un incontro con Dio che è molto più lontano da quello iniziale da cui aveva preso vita.
Lo stile espressivo puo’ piacere o meno.
Ma questa è questione che riguarda ciascuno di noi: variabilissima e soggetivissima.
Il punto è: nella sostanza, quale sarebbero, lo chiedo a Leone che afferma che ce ne siano state, e diverse, le ” parole sbagliate” dette da Bergoglio “alla e sulla Madonna a Fatima”, per usare l’espressione di Amigoni?
“quali”, plurale, chiedo scusa.
“La questione è che se sei il Pontefice non puoi permetterti di trattare con sufficienza e deridere qualcosa che – a torto o a ragione – rappresenta un punto di riferimento molto importante per la vita spirituale di milioni di fedeli, dei quali tu sei il pastore.”
Mi dispiace ma le cose non vanno viste così, gentile Leone Minuscoli.
Il Papa non ha trattato con sufficienza né ha deriso le apparizioni, vere o presunte, a Medjugorie.
Ha espresso con spontaneità, come è solito fare, il suo pensiero PERSONALE improntato a scetticismo; lo stesso scetticismo che hanno moltissime persone, fra cui io mi pongo, di fronte a certi eventi straordinari che si ripetono a scadenza fissa e negli stessi orari, già da trent’anni a questa parte. Tali apparizioni sono ormai ordinarie, non straordinarie, e ciò induce a parecchie perplessità.
Non vedo perché il Papa, che è un uomo come tutti, debba essere esente da tale scetticismo.
Con onestà ha espresso un parere solo personale, senza peraltro negare che, in ogni caso, le positività di ordine spirituale ci sono, e lui le riconosce apertamente. Tutto questo lo ha fatto in modo garbato, senza avere pretese di superiorità.
Fare le pulci ad un “Pastore” che si permette di dire quel che pensa con sincerità, significa solo una cosa: esprimere, per l’ennesima volta, avversione per un Papa che non si piega ad addolcire le pillole amare, come tanti vorrebbero.
E questa, a mio giudizio, è cattiveria, solo cattiveria.
Punti di vista signora, punti di vista, poi che io sono piu’ cattivo del Papa l’ho scritto al fondo del mio post, ma grazie per avermelo ricordato.
Per il resto prendo atto che su questo Blog è diventato difficile esprimere opinioni fuori da coro…ma va bene cosi’ le cose che ho scritto vengono dal piu’ profondo di me stesso e anche un papa puo’ qualche volta sbagliare..
Buona serata..
Condivido al 1000 per 1000 l’intervento di Leone:
“prendo atto che su questo Blog è diventato difficile esprimere opinioni fuori da coro…”.
Si può discutere senza dare questa impressione?
🙂
Qualcuno continua a sbagliarsi di blog….qui non ci si trova , per esempio, sul blog di Aldo Maria Valli, dove chi dissente viene virtualmente ghigliottinato.
Mi pare che ci sia la più ampia libertà di espressione garantita dal paron de casa. Basta una scorsa quotidiana per rendersene abbondantemente conto.
Alberto Melloni è un po nostalgico della Teologia Della Liberazione, una parte della quale condannata senza appello visto che mischiava fede e Marxismo, il professore della scuola di Bologna che predicava la discontinuità di 2000 anni di Magistero con il Concilio Vaticano II, dimenticando che la Chiesa procede da 2000 anni con tutti i suoi problemi ma dimenticando che è anche corpo mistico di cristo e quindi una realtà non puramente terrena. Ognuno HA GIUSTAMENTEI SUOI PUNTI DI RIFERIMENTO, preferisco Giovanni Paolo II o il Papa emerito Benedetto XVI…santi e beati e riesco ad apprezzare anche Papa Francesco in diverse occasioni..
Noi crediamo in Dio non nel popolo, lo stesso Clodovis Boff noto esponente della TDL e fratello di Leonardo ha testualmente affermato che l’errore fondamentale di una parte della TDL fu di mettere i poveri al posto di Dio.. Non rifacciamo lo stesso errore…
Melloni, a dire il vero, ha parlato di “diverse teologie della liberazione”, di cui una è la “teologia del popolo”. Non ha detto niente delle altre, a cui lei, sig. Minuscoli, sembra fare riferimento.
Quanto al resto di cui lei parla, le faccio presente che Dio è nel Popolo, non lassù distaccato dal popolo. Dio è qui fra noi. L’ho detto più volte questo.
E tutte le volte che un popolo è schiavizzato per un motivo o per l’altro, Dio reclama che la Chiesa intervenga per liberare il popolo dalla schiavitù.
Lei dimentica che Oscar Romero, recentemente beatificato, fu ucciso da chi voleva opporsi a Dio, ovvero ai poveri di Dio. O sbaglio?
Romero, se non erro, non fu appoggiato dalla Chiesa a quei tempi.
Sbagliò la Chiesa allora, salvo poi ricredersi più tardi.
Quanto alle parole di Boff, non le condivido affatto.
Dio è proprio dalla parte dei poveri e degli esclusi, qui su questa Terra.
Lo ha detto Gesù il Cristo.
Poi, lei è libero di pensarla come vuole.
“prendo atto che su questo Blog è diventato difficile esprimere opinioni fuori da coro…”.
Quale coro? Se il coro è inteso come la libera espressione delle proprie idee, allora sarebbe meglio parlare dei “cori”. Che non sono omologabili.
Anche lei, Benedetti, fa parte di un certo “coro”. O no?
Ma ci mancherebbe che non la pensassi in maniera diversa da lei…
Dio è dappertutto, non solo nel popolo , che non è Dio….. almeno questo spero che lo possa condividere… perché se per lei Dio è il popolo chiudiamo il discorso subito…
Clodovis Boff è stato uno dei piu’ noti esponenti della TDL e la sua autocritica anni fa fu illuminante…
Romero fu un vescovo che si schierò a difesa del suo popolo, non aveva nulla a che fare con la TDL, era un conservatore che prese coscienza della situazione del suo popolo e si schierò al suo fianco, ma mai mischio’ marxismo e fede…la Chiesa sbaglio’ con Romero, non ho difficoltà ad affermarlo., accetti la possibilità che possa sbagliare ancora e che magari ho ragione io e torto lei sui fatti sopraesposti..
Aiutare i poveri è doveroso, mischiare Dio e altre ideologie è pura eresia…
Le ripeto quello che ho scritto nell’altro post, siamo su due frequenze diverse.. mi ricordavo un Blog diverso… ma starò invecchiando io..
Sì certo, siamo su due frequenze diverse, è evidente. Non è detto però che si debba essere sulla stessa frequenza. E il presunto “invecchiamento” non c’entra niente.
Ma lei ha letto bene quel che ho scritto io? Ho detto che “DIO è NEL POPOLO”.
Certo che Dio è dappertutto, essendo puro Spirito. Lo si incontra, tuttavia, primariamente nella vita quotidiana in mezzo alla gente e al vissuto della gente. O lei crede che stia solo nelle chiese e nella Tradizione e nel Magistero? Gesù Cristo stava solo nelle sinagoghe, forse? O non camminava fra la gente?
Se il popolo si ribella a chi lo ha sempre soggiogato e sfruttato, è nel suo pieno e sacrosanto diritto di farlo. La cosiddetta teologia della liberazione consisteva nel mettersi dalla parte di chi si ribellava ai potenti di turno.
Quando Clodovis Boff dice :”l’errore fondamentale di una parte della TDL fu di mettere i poveri al posto di Dio”, innanzi tutto parla di UNA PARTE della TDL, non di tutta la TDL, e in secondo luogo bisogna vedere a quale parte si riferisse. Resta il fatto che le estremizzazioni sono sempre indiscutibilmente perniciose. Lo ha scritto la Storia, questo, a caratteri cubitali. Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.
In ogni caso, Alberto Melloni–lo ripeto– parlava di UNA fra le varie teologie della liberazione; parlava di TEOLOGIA DEL POPOLO. E credo di avere spiegato in che cosa consistesse. Che poi non è difficile a capirsi. Vuol dire semplicemente, come ho già detto, che Dio lo si incontra nel dolore umano.
Giustissimo, il problema è quando dalle parole che sono sempre giuste, si passa alla realtà, e allora abbiamo purtroppo visto che molti di quelli che volevano fare gli interessi del popolo in realtà lo tiranneggiavano, Venezuela, Cuba, Cina, Vietnam, Russia sono li’ da vedere, e una parte della TDL è stata intossicata dal marxismo che se vogliamo è stato il regime più’ subdolo del XX secolo…
No Dio non è nel popolo che è un’entità astratta, Dio è nelle persone che sono una cosa diversa, nel nome del popolo si sono commesse le peggiori nefandezze del 20 secolo,
le persone sono uniche e irripetibili, il popolo è un’entità astratta che per fortuna nessuno rimpiange più’…
Contesto che nel nome del popolo si siano commesse LE PEGGIORI NEFANDEZZE del 20 secolo, posto che nefandezza paurosa fu anche il nazifascismo, che se non parlava di “popolo”, parlava di individu– milioni di persone– da mandare al macello delle camere a gas per salvaguardare la purezza inesistente della razza ariana. In nome di questa ideologia lugubre e pazzoide furono compiute stragi immani.
Dunque, la invito a guardare con obiettività le vicende di quel secolo tormentato, caro Leone Minuscoli.
Il marxismo, che parlava di “popolo”, certo non fu meno colpevole nelle sue estremizzazioni. Però, dicendo pane al pane etc…, bisogna riconoscere che gli intenti da cui ebbero inizio quelle rivoluzioni, erano ben più accettabili rispetto a quell’altra ideologia. Si trattava di scardinare il potere di certe classi dominanti da secoli, a discapito dei più deboli.
Se non ci fossero state quelle rivolte, oggi non esisterebbe quella maggiore equità, nelle classi sociali, che invece nei nostri tempi c’è. Pur con le enormi lacune che sono visibilissime da qualunque parte le si guardi.
I partiti di sinistra derivano da quel marxismo, caro Leone, e ancora difendono i diritti delle fasce più deboli.
Esiste, tuttavia, un corollario di altri non piccoli dettagli che vanifica, almeno parzialmente, l’azione delle sinistre.
La storia del mondo è fatta così: si perseguono degli ideali che vengono interpretati dai partiti, ma poi vi si infiltrano gli interessi particolari di questo o di quello che smontano l’impalcatura generale. Ed è tutto da rifare.
Sarà sempre così, purtroppo, fino a quando gli egoismi e l’odore dei soldi prevarranno sul bene comune.
“le persone sono uniche e irripetibili, il popolo è un’entità astratta che per fortuna nessuno rimpiange più’…”
Dire questo è come dire che lo STATO è un’entità astratta e che i cittadini sono persone uniche e irripetibili. Per cui tutti se la prendono con lo Stato quando qualcosa non va bene, e nessuno pensa che lo Stato siamo noi presi nell’insieme e che ognuno di noi deve fare la sua parte.
Allo stesso modo il popolo è l’insieme degli individui, delle persone; e in certe circostanze tutti devono riunirsi per far sentire la propria voce corale.
Ragionare in quel modo lì significa cercare inutilmente di spostare il problema.
Più di clodovis Boff,non certo un esponente di spicco della TdL, ricordiamo il suo fondatore Gustavo GUttierez e ricordiamo che recentemente lui ie il prefetto della congregazione della fede ,card .Muller, hanno scritto un libro sulla TdL con tanto di prefazione di Papa Francesco. Quindi non direi che questa sia da cestinare così come clodovis e Leone vorrebbero.
Poi è vero che Romero non appartenne alla TdL, ma è anche vero che era molto vicino a degli esponenti di questa. È noto che Jon Sobrino, gesuita ed esponente della TdL, gli scrisse il discorso di accettazione della laurea Onoris causa dell’Università di Lovanio e collaborò con lui nella redazione delle sue lettere pastorali.La sua alba sporca di sangue con altre reliquie è conservata presso l’uca l’università gesuita di San salvador dove insegna sobrino esposta accanto alle reliquie di rutilio grande e dei gesuiti dell’uca assassinati dai militari.
Cristina Vicquery
Sulle similitudini tra Nazismo e comunismo la invito a leggere Todorov, illustra filosofo bulgaro recentemente scomparso, io penso invece al contrario di lei che il Comunismo sia stato addirittura più’ menzognero del Nazismo perché in nome del sole dell’avvenire uccise molte più’ persone del Nazismo, che ebbe picchi di malvagità maggiore ma fortunatamente duro’ meno anni… comunque la stessa Madonna di Fatima mise tra le maggiori sciagure del XX secolo il comunismo… in nome del popolo di sono compiute nefandezze e massacri, ma basta guardare oggi il Venezuela per vedere come una dittatura che parla in nome del popolo in realtà lo affami.. l’unica carità possibile è verso le persone, le entità astratte ed il desiderio di creare paradisi in terra portano agli effetti opposti…. il popolo è un concetto, non esiste, esistono le persone con i loro bisogni individuali e i loro desideri e aspettative.
Clodovis Boff è stato invece un esponente di spicco della TDL insieme al fratello Leonardo e ad altri tra cui Gutierrez che non ebbe mai scivolamenti verso il Marxismo e infatti rimane la parte valida della TDL.. che comunque rimane una teologia riferita ad un ben determinato periodo storico e geografico, l’America Latina, in altri luoghi vedi est dell’Europa si vedevano le cose da altra prospettiva, vedi Giovanni Paolo II e la sua sconfitta del marxismo..
“… il popolo è un concetto, non esiste, esistono le persone con i loro bisogni individuali e i loro desideri e aspettative.”
Ma chi gliel’ha messa in testa questa strana idea?
Dunque, il popolo italiano non esiste, se ho ben capito.
Lo pensi pure, se così le piace.
Ma mi permetta di chiederle: da quando in qua i nomi collettivi hanno smesso di esistere e di avere un ben preciso significato?
È come dire: il gregge non esiste, esistono le pecore con i loro bisogni.
Quindi, bando al termine “gregge” e diciamo solo “le pecore”.
Strana idea…
Ogni tanto ne imparo una nuova.
I due corpi del popolo
Ci sono parole maledette — nel senso di “dette male” — che, in certe stagioni, calamitano l’attenzione e anche il risentimento generale. È il caso, oggi, del lemma “populismo”. Intendiamoci: il populismo contemporaneo, con tutte le sue distinzioni interne, contiene effettivamente i rischi che si paventano. Ma, se resta confinata alla parola, senza andare alla sua radice, la discussione rischia di rimanere superficiale e di precludersi la strada per fronteggiarlo adeguatamente. Inoltre, nel momento in cui si individua in ogni populismo il nemico da combattere, si rivolge contro di esso lo stesso schema binario che il populismo usa nei confronti dei propri avversari: noi contro loro. E su questo terreno esso è più forte, come appare in tutti gli scontri in atto di questo tipo.
La via per uscire da questo cortocircuito passa per un allargamento dello sguardo al termine che il populismo contiene — vale a dire al “popolo”. Sono utili, in questo senso, i due fascicoli de La società degli individui (1/2015) sul populismo e della Rivista di politica (4/2016) sul potere del popolo. Ai quali va aggiunto il volume collettaneo Che cos’è un popolo? (DeriveApprodi 2014), con saggi di Badiou, Butler, Rancière e altri. Va messo in evidenza che il dispositivo di esclusione del populismo nei confronti della parte avversa è implicito nello stesso concetto di popolo. La nozione di popolo si costituisce sempre in opposizione a qualche cosa d’altro che pure, contraddittoriamente, ne fa parte. È stato così in tutte le denominazioni che esso ha assunto nelle varie epoche. Nel demos greco, comprensivo dei soli cittadini liberi rispetto alla massa degli schiavi e dei lavoratori; nel populus romano, ben diverso dalla plebe che pure rientrava in esso; nel popolo medioevale, differenziato al suo interno in popolo grasso e popolo minuto. Insomma una parte di società è sempre rimasta irriducibile alla totalità del popolo.
Anche quando, nella fase moderna, il popolo ha acquistato la sovranità, ereditandola dai monarchi assoluti, ha riprodotto la dualità che, secondo la celebre formula di Ernst Kantorowicz nel suo classico I due corpi del re, tagliava il corpo del sovrano in due corpi differenti — quello fisico della persona, soggetto a morte e quello, politico, reso immortale dalla continuità della successione dinastica. Si può dire che anche il popolo abbia due corpi diversi e talora opposti. Un corpo politico, soggetto della sovranità, e un corpo sociale che la subisce.
In questo senso, ben prima che il populismo entrasse in scena, ogni popolo è da sempre già attraversato da una faglia che lo rende introvabile, come si esprime Pierre Rosanvallon ( Il popolo introvabile, il Mulino 2005). Nella lectio magistralis La democrazia minacciata, tenuta durante il conferimento della laurea homoris causa all’Università di Urbino, Bernard Manin ha sostenuto che la democrazia rappresentativa porta come inevitabile conseguenza un discrimine tra governanti e governati, potere costituente e potere costituito.
Nonostante quanto si dichiara, la sovranità nazionale non coincide mai con la sovranità popolare, il popolo resta diverso dalla nazione. Se non altro perché è diviso in se stesso tra parti tanto disuguali da percepirsi con difficoltà come un unico popolo. Ogni popolo contiene al proprio interno diversi popoli sotto il profilo sociale e adesso, con l’immigrazione crescente, anche sotto il profilo etnico. Il corpo elettorale non coincide con quello politico e questo è altro dal corpo sociale. In questo senso “potere del popolo” è espressione ambivalente e contraddittoria. Cosa vuol dire esercitare il potere su se stessi? E cosa lega l’azione dei rappresentanti al volere dei rappresentati, nel momento in cui viene meno anche il vincolo di mandato? Nel sistema rappresentativo coloro che prendono le decisioni non sono sottomessi alla volontà degli elettori. Questo significa “rappresentanza”: che gli uni stanno al posto degli altri per rappresentarli. Naturalmente c’è la Costituzione, che il popolo autorizza, ma di cui non è artefice diretto. Non a caso le Costituzioni moderne sono state scritte da giuristi (Barnave, Preuss, Mortati). Non solo, ma in tutte le democrazie esistono istituzioni non elettive, come le Corti. Del resto sul massimo dei poteri sovrani, un tempo prerogativa regia, quello della dichiarazione di guerra, il parlamento ha una forma di controllo, ma non la disponibilità. Neanche l’istituto del referendum, che sembra di tanto in tanto rimettere il potere nelle mani del popolo, costituisce un valido contrappeso alla dissimmetria tra governanti e governati. Ogni referendum tende a modellare la risposta attraverso la formulazione della domanda secondo un modello binario — sì o no — che riduce drasticamente la possibilità di determinare effettivamente le scelte politiche. Si tratta di uno strumento, certo necessario, ma rigido ed escludente, per di più privo di reversibilità, come ha provato quello che ha sancito la Brexit senza possibilità di ripensamento.
È su queste contraddizioni, e su queste fratture interne, che lavorano i populismi. Non sanandole, ma allargandole ai propri fini. Per contrastarlo non bastano gli anatemi, se si ignora tutto questo. Colpisce, con le dovute eccezioni, l’impressionante deficit storico-giuridico della nostra classe politica. L’unica strada capace di fronteggiare il populismo non è quella di unificarne le diverse espressioni, mettendole tutte sullo stesso piano. Ma, al contrario, quella di dividerle, incorporandone alcune esigenze. Soprattutto in ordine alle emergenze sociali.
Soltanto se si riuscirà a ridurre la divisione originaria dei due corpi del popolo — il corpo politico e il corpo sociale — sarà possibile rilanciare la politica nella stagione del suo apparente tramonto. Ma, per farlo, la politica deve rompere lo specchio autoreferenziale in cui da tempo si guarda, aprendo il proprio recinto alle richieste, sempre più pressanti e inascoltate, che vengono dai diversi popoli che formano ogni popolo.
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LO STORICO
Ernst Kantorowicz ( 1895- 1963) è lo storico tedesco che teorizzò la dualità del corpo del Re: naturale e mistico (
I due corpi del Re,
Einaudi)
Il popolo in realtà non esiste
L’imbroglio dei populisti è fingere che sia uno solo, il proprio, spiega Roberto Esposito su Repubblica, è questo il senso della mia affermazione, dire che si fanno gli interessi del popolo è una cosa non vera, perché di popoli oggi ne esistono diversi e con interessi diversi, con aspettative diverse… le ideologie si sono impossessate di questo concetto con i disastri che abbiamo visto.. molto semplice era questo il senso se uno vuol dialogare e capire… buona giornata.
Guttierez non è stato uno tra gli altri è stato il padre e fondatore della teologia della liberazione.
GpIi vista la sua storia personale non ha mai capito nulla nedell’America Latina né della TdL , in quella zona del mondo ha fatto solo danni.
Cristina vicquery
All’inizio pensavo anch’io che fosse cosi’, che San Giovanni Paolo II uno dei piu’ grandi papi della storia per il sottoscritto, non avesse capito nulla dell’America Latina, poi piano piano leggendo quello che è accaduto, sono arrivato alla conclusione che aveva invece capito molto, che cristianesimo e marxismo non possono viaggiare insieme, che il pericolo è quello di una fede orizzontale attenta solo al lato umano e dimentica della dimensione trascendente, e il fallimento di tutte quelle esperienze politiche che tanti avevano guardato ingenuamente con speranza sta li’ a testimoniarlo, Cuba, Venezuela, Bolivia, i problemi dello stesso Brasile testimoniano che nessuna esperienza politica puo’ sostituire il cristianesimo e la fede…
Gutierrez è vero che fu il fondatore della TDL, ma è stato rivalutato solo negli ultimi anni, prima era considerato troppo moderato e il vero leader della TDL fu Leonardo Boff, almeno fino a quando restò dentro la Chiesa, fa piacere che oggi sia stata rivalutata quella parte valida della TDL che non si mischiava con marxismi socialismi e rivoluzionari vari…
Leonardo Boff ha richiesto, come hanno fatto tanti altri sacerdoti e religiosi per vari e diversi motivi, la dismissione dall’ordine ( era un francescano) e la riduzione allo stato laicale. Continua come semplice fedele ad essere dentro la Chiesa di cui partecipa alla vita sacramentale.
La tdl non si è mai dimenticata della dimensione trascendente, neanche quella parte che si rifaceva al marxismo.La liberazione di cui parlava la tdl avveniva sempre tramite la fede, il marxismo entrava di straforo come gestione dei processi politici .La cappella dell’UCA è intitolata a Gesù cristo libertador, non a Karl Marx libertador
CRISTINA Vicquery
” …il pericolo è quello di una fede orizzontale attenta solo al lato umano e dimentica della dimensione trascendente, e il fallimento di tutte quelle esperienze politiche che tanti avevano guardato ingenuamente con speranza sta li’ a testimoniarlo, Cuba, Venezuela, Bolivia, i problemi dello stesso Brasile testimoniano che nessuna esperienza politica puo’ sostituire il cristianesimo e la fede…”
Non la penso allo stesso modo, mi dispiace.
Il cristianesimo e la fede non possono prescindere dalle esperienze politiche, perché religione e fede da sole non realizzano la convivenza degli uomini in organismi sociali ben strutturati. E le strutture della società vengono create dalla buona politica. Inutile girarci intorno.
Non si può vivere di Utopia.
Dio, che è un’entità spirituale, si concretizza nelle opere dell’uomo, il quale è stato creato come “essere sociale”.
Da questo concetto bisogna partire per comprendere che non esiste solo “la dimensione trascendente”, ma anche quella orizzontale in cui l’uomo, che puro spirito non è, trova la sua collocazione naturale.
Questo significa che le varie società funzionano con un’ organizzazione che prevede la politica in quanto governo della “polis”.
Nella polis, da quando si è arrivati a concepirla come comunità in cui i cittadini si collocano in diverse classi, c’è una varietà di partiti a seconda dell’indirizzo che ritengono più corrispondente ai loro ideali di governo.
Tali partiti non possono essere omologati. Anzi, è meglio che un partito non stia per lunghi anni al governo, ma che ci sia un’alternanza.
In ogni caso, chi sta all’opposizione ha il compito di vigilare sull’azione di quelli che governano, ad evitare che si facciano gli interessi di una sola parte di popolo.
Dunque, dimensione verticale( “trascendente”) e dimensione orizzontale (“politica”) sono complementari.
http://www.aldomariavalli.it/2017/05/20/il-papa-nero-cuba-e-un-omaggio-a-castro-del-1989/
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/205773.html
Nel prima parte del saggio, Clodovis Boff critica il fondamento su cui si basa la teologia della liberazione, non quella teorica, ma quella “realmente esistente”.
A suo giudizio, l’errore “fatale” in cui essa incorre è di collocare il povero come “primo principio operativo della teologia”, sostituendolo a Dio e a Gesù Cristo.
E spiega:
“Da questo errore di principio possono derivare solo effetti funesti. […] Quando il povero acquista lo statuto di ‘primum’ epistemologico, cosa avviene con la fede e la sua dottrina a livello di teologia e anche di pastorale? […] Il risultato inevitabile è la politicizzazione della fede, la sua riduzione a strumento per la liberazione sociale”.
Le conseguenze sono gravi anche per la vita della Chiesa:
“La ‘pastorale della liberazione’ diventa un braccio fra tanti del ‘movimento popolare’. La Chiesa si fa simile a una ONG e così si svuota anche fisicamente: perde operatori, militanti e fedeli. Quelli ‘di fuori’ provano scarsa attrazione per una ‘Chiesa della liberazione’, poiché, per la militanza, dispongono già delle ONG, mentre per l’esperienza religiosa hanno bisogno di molto più che una semplice liberazione sociale. Inoltre, per il fatto di non percepire l’estensione e la rilevanza sociale dell’attuale inquietudine spirituale, la teologia della liberazione si mostra culturalmente miope e storicamente anacronistica, ossia alienata dal suo tempo”.
Nella seconda parte del saggio, l’autore mostra come la teologia della liberazione può “salvarsi” con i suoi frutti positivi solo tornando al suo fondamento originario. Che trova nel documento finale della conferenza di Aparecida.
Tale documento – scrive – è la “limpida dimostrazione” di come è possibile coniugare correttamente la fede all’azione liberatrice. A differenza della teologia della liberazione, che “parte dal povero e incontra Cristo”, Aparecida “parte da Cristo e incontra il povero”, avendo ben chiaro che “il principio-Cristo include sempre il povero senza che il principio-povero includa necessariamente Cristo. […] La fonte originaria della teologia non è altro che la fede in Cristo”.
Clodovis Boff a prima vista potrebbe avere ragione. Infatti, la fede NON DEVE essere politicizzata, e la Chiesa non deve assimilarsi ad una ONG fra le tante. Su questo non c’è dubbio.
Però, C.Boff sembra non prendere in considerazione le beatitudini espresse nei Vangeli di Matteo e di Luca, dove Gesù si identifica con i poveri e con gli emarginati, ma anche con chi ha sete di giustizia.
C’è un vizio di fondo nel pensiero di Boff, ed è quello di credere che la fede si coniuga necessariamente con l’azione liberatrice, perché–dice–quando si parte da Cristo, si incontra il povero.
Questo convincimento fa ritornare ai tempi in cui si predicava la rassegnazione perché i poveri e gli emarginati rassegnati rappresentavano Gesù stesso, e grande sarebbe stata la loro ricompensa nei cieli.
Questa visione teologica è stata superata da molto tempo, grazie a Dio.
Oggi si è imposta un’altra teologia, per la quale non bisogna arrendersi ai calci che i potenti ti danno. Contro le ingiustizie si deve lottare con i denti. Altrimenti hai finito di vivere. E la vita è un dono di Dio; ma che sia una vita dignitosa, non calpestata da altri che si sentono superiori e ti vogliono sfruttare.
Non voglio certo dire che la violenza è doverosa; e non voglio neanche dire che l’unico strumento da usare è la guerra. E neppure voglio dire che la Chiesa deve incitare alla violenza, ci mancherebbe altro.
La teologia della liberazione non è stata solo quella ricondotta ad un marxismo puro e duro, per cui Ratzinger e G.P.II l’avevano stigmatizzata.
È stata anche quella sostenuta da una Chiesa in cui i preti e certi vescovi pronunciavano, indignati, parole dure contro i potenti che calpestavano i poveri. Mentre la Chiesa di Roma taceva.
E facevano benissimo a farlo, appellandosi al senso di giustizia sociale che nei vangeli appare evidentissimo.
C.Boff non si è accorto che la Chiesa, proprio in seguito ai richiami fatti a quegli ecclesiastici, si è davvero svuotata fisicamente di operatori, militanti e fedeli.
Quanti preti lasciarono la tonaca perché non si riconoscevano più nella Chiesa di Roma, ovvero nella Chiesa del Cristo?
Devo dire che preferisco l’altro Boff (Leonardo).
I tuoi commenti sono interessanti ed in parte posso anche condividerli, l’unica considerazione che mi sento di aggiungere è che la fede non puo’ appiattirsi su un modello politico-economico, lo stesso Don Milani scrisse al compagno Pipetta questa lettera significativa e PER FORTUNA CHE VINSE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA NEL 1948 CON TUTTI I DIFETTI CHE POTEVA AVERE…
Lettera di don Lorenzo Milani
San Donato 1950
Caro Pipetta,
ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora …
Lo dici perché tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica(1) te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perché t’ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni:
Ma dimmi Pipetta, m’hai inteso davvero?
E’ un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva così.
E quel caso è stato quel 18 aprile(2) che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. E solo perché ho avuto la disgrazia di vincere che…
Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?
Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell’altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo non m’hai più chiesto.
Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull’uscio dei ricchi, di là c’è il Pane di Dio.
E solo questo che il mio Signore m’aveva detto di dirti. E’ la storia che mi s’è buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grande sconfitta.
Ora che il ricco t’ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco.
Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch’io sono l’unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita.
E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18… non m’avresti mai veduto scendere lì in basso, a combattere i ricchi.
Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione.
Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione.
Ma come è poca parola questa che tu m’hai fatto dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m’hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: “Hai ragione”. Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all’unico grido di vittoria degno d’un sacerdote di Cristo: “Pipetta hai torto. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro”.
Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.
Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno d’un sacerdote di Cristo: “Beati i… fame e sete”.
1. La scomunica decretata nel 1948 dal Sant’Uffizio contro tutti quelli che aderivano al Partito Comunista.
2. Il 18 aprile 1948 la Democrazia Cristiana vinse le elezioni politiche.
Chi ha vissuto o vive i regimi marxisti o populisti sulla propria pelle, vedi Venezuela, o Bolivia di oggi, un vescovo del mio paese vive li’ vede che ogni governo ha i suoi limiti, io penso che un cristiano non puo’ essere ne di destra ne di sinistra ma come diceva Don Mazzolari deve guardare in alto… come vedi anche su un Blog si puo’ comunicare anche nella diversità ed arricchirsi vicendevolmente…
Certo, un cristiano non deve essere né di destra né di sinistra, ma deve difendere con ogni forza chi viene sopraffatto, nella sua dignità, da chi è convinto di essere superiore, da chi privilegia le differenze ( di classe e d’altro ancora). In Cristo siamo tutti uguali. Se i più deboli non hanno la forza per reagire, noi dobbiamo reagire per loro. Altrimenti che ci stiamo a fare? Dio ha bisogno di noi non solo per parlare di Lui ma anche, soprattutto, per agire e per testimoniare, in suo nome, che la giustizia non deve essere una parola vuota.
Martini ebbe a dire che Dio è giustizia. Approvo le sue parole.
Concordo, un’ultima considerazione, qui sulla terra qualunque società sarà comunque imperfetta, incompiuta diceva bene Flannery O’ Connor grande scrittrice americana cattolica, e come disse bene anche Martini, esiste un relativismo cristiano che è il vedere tutto con l’ottica di quando verrà il Signore, allora tutte le lacrime si asciugheranno….. questo non ci deve pero’ esimere dal fare tutto quello che è nelle nostre possibilità di fare… a quel punto possiamo stare sereni ed affidarci a lui..