Recupero oggi un detto parlante di Papa Francesco che fu in data 21 giugno, da Napoli; e io stavo distratto: “Il Mediterraneo è proprio il mare del meticciato”. Nel primo commento riporto il contesto di quel detto e nel secondo aggiungo un mio menomo argomento ad personam, anzi no: di persona.
Mediterraneo mare del meticciato e mio argomentuzzo
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In Parthenope Franciscus dixit. Il Mediterraneo è proprio il mare del meticciato – se noi non capiamo il meticciato, non capiremo mai il Mediterraneo – un mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione. Nondimeno vi è bisogno di narrazioni rinnovate e condivise che ? a partire dall’ascolto delle radici e del presente ? parlino al cuore delle persone, narrazioni in cui sia possibile riconoscersi in maniera costruttiva, pacifica e generatrice di speranza.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/06/21/0532/01104.html
Mio argomentuzzo. La mia mamma si chiamava Saracini: Adele Saracini. Detta Delina. Nata in una casa contadina a sette chilometri dall’Adriatico, in comune di Recanati. A Porto Recanati c’è ancora un castello, al centro di quel borgo di pescatori, posto a protezione dalle incursioni saracene e qualche saracino mio maggiore restò ferito o impigliato nell’incursione e non riuscì a risalire sul burchiello con il quale era arrivato. E in quelle terre trovò moglie ed ebbe figli. Sono dunque un meticcio ed è per questo che tifo tuttodì per i mori, i moriscos, i moretti legali o clandestini. Mio padre si chiamava Accattoli, donde la mia simpatia per gli accattoni d’ogni specie e sottospecie. I miei argomenti sono spesso nominali, cioè attaccati ai nomi. E se io sono meticcio, tutti gli italiani di pelle scuretta come la mia sono pure meticci. Dunque questo Mediterraneo è un mare meticcio. Come volevasi mostrare.
Concludeva Francesco. Già che ci sono riporto la conclusione alta che Francesco quel giorno a Napoli tirò dalla sua lectio proposta alla Facoltà teologica San Luigi, retta dai gesuiti: “La teologia dopo Veritatis gaudium è una teologia kerygmatica, una teologia del discernimento, della misericordia e dell’accoglienza, che si pone in dialogo con la società, le culture e le religioni per la costruzione della convivenza pacifica di persone e popoli. Il Mediterraneo è matrice storica, geografica e culturale dell’accoglienza kerygmatica praticata con il dialogo e con la misericordia”