“Ringrazio il Signore per avermi regalato, per un pezzo della mia vita, Patrizia, Alessandra e Antonella. Persone meravigliose che mi hanno gratificato della loro presenza, del loro affetto, del loro sorriso. Ora non sono più con me, ma questa mancanza mi permette di constatare quanto grande era il dono che avevo ricevuto”: parla così Patrizio Cora, aquilano, che nel terremoto ha perduto la moglie e le due figlie di 22 e 27 anni. Qui puoi leggere l’intera intervista pubblicata oggi da “Il Sussidiario”: http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=18517. Un abbraccio a Maurizio! Le sue parole mi appaiono come il miglior commento a quanto ha detto stamane il papa alla gente di Onna: “Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato“.
Maurizio Cora: “Ringrazio per il dono delle mie donne”
21 Comments
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Vedi qui una mia rievocazione della visita drammatica e avventurosa ai terremotati dell’Irpinia compiuta da Papa Wojtyla il 25 novembre 1980, due giorni dopo la tremenda scossa: http://www.liberal.it/primapagina/accattoli_2009-04-28.aspx
bellissima la rievocazione della visita di Giovanni Paolo II.
Esistono delle foto sul web, Luigi?
Credo che anche Benedetto abbia fatto una bella visita, del tutto informale (per quanto possibile) e affettuosa. E se devo esser sincero son contento che per il governo ci fosse Gianni Letta…
PS: ma è vero che la chiesa di Celestino V sarà rasa al suolo domani?
Vuoi dire Santa Maria di Collemaggio? Non credo proprio! Non so indicare foto di quella visita. Nel mio volume intitolato “Io ho avuto paura a ricevere questa nomina. Ritratto di papa Wojtyla in parole e immagini” ne riportavo una in cui Wojtyla abbracciava un superstite: ma quel libro – http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=267 – è fuori commercio!
Piangere perchè si è perso qualcuno di caro significa ringraziare di aver avuto in dono quel qualcuno.
Con più una persona è dono, con più se ne sente la mancanza!
Della visita wojtyliana dell’80 mi pareva di ricordare esattamente un’immagine del Papa in piedi sopra un tavolino, vista non so più dove.
Oggi fa simpatia questo modo rocambolesco che aveva di affrontare le cose, ma mi rendo conto che allora – a due giorni dal sisma – il suo arrivo lì dovette creare parecchio trambusto.
Bellissime le istantanee benedettine odierne.
Ho visto affetto, delicatezza, vicinanza. Anziani, giovani, ragazze che hanno perso fratelli, mamme che piangono i figli.
Per tutti quella presenza, fatta di gesti, di occhi negli occhi, di cuore vicino al cuore.
Ci vuole una Chiesa con questa divisa qui.
salmo 74,10-12 “Fino a quando ,o Dio,insulterà l’avversario,il nemico continuerà a disprezzare il tuo nome ?
PERCHE’ RITIRI LA TUA MANO E TRATTIENI IN SENO LA DESTRA ? Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi , ha operato la salvezza della nostra terra .”
un saluto particolare a marta .
Non ho trovato una parola che possa definire una mamma o un papà ai quali muore un figlio, forse perchè la stessa innaturalità dell’evento si rifiuta di trovare la definizione a chi resta. All’incredulità di una tragedia pian piano si fa spazio nel cuore di chi resta la certezza che un essere fatto di pensieri, di azioni, di amore non possa finire nel nulla. Nel cuore di chi, come me, ha il dono della fede, cresce la speranza di un incontro nell’eternità. Ecco allora la dolcezza dei ricordi, la tenerezza del vissuto insieme diventano quel ponte necessario al legame tra il cielo e la terra. All’amore, esclusivamente terreno, si sostituisce l’Amore infinito e dilatato, libero da leggi terrene e dal vano tentativo di pietre sepolcrali di imprigionarlo.
Ecco, questo ti permette di sopravvivere ad un figlio.
Concordo con Clara.
Nell’esperienza della morte di una persona cara si coglie il punto di congiunzione del tempo con il senza tempo, è l’intensezione tra Kronos e Kairos,tra il tempo delle lancette dell’orologio e quello interiore che non si dipana con lo scorrere dei giorni; le persone che non riescono a collocarsi in questo punto di intersezione rimangono bloccate in un lutto e vita. Quando invece si riesce a cogliere questo vivere nel tempo un rapporto senza tempo, allora si conferma l’affetto per la persona che non c’è più e si continua a nutrire nel cuore amore, gioia e speranza…. e si vive bene.
mia nonna, che fede ne aveva, diceva che quando muore un fratello o il marito è come se crollasse una parete di una casa.
Quando muore un figlio ti casca il tetto addosso…
Quella metafora lei l’aveva vissuta
Clara,
a volte semplifichiamo la parola Dio e la fede, specialmente quando – per un certo periodo – la nostra vita non presenta particolari problemi. Ma io cerco di non dimenticare Genesi 32, la lotta con Dio di Giacobbe, all’inizio dell’avventura di riconoscimento reciproco tra Dio e l’uomo, all’inizio della Scrittura. Credere non è facile, come non è facile vivere: la Croce, se oltre vederla la guardassimo, ce lo direbbe sempre. Una mamma che prova questo dolore del quale tu parli io la avvicinerei la abbraccerei in questa sua lotta con Dio, dove quel “con” è sia contro Dio che assieme a Lui. Non c’è bisogno di dire nulla a chi soffre, ma le cose fatte per chi soffre sapendo che si sta lottando con Dio credo non siano semplici atti filantripici, sanno di qualcosa di più, danno qualcosa di più, che sfugge alle parole ma è fondamentale per l’umanità. Grazie comunque per quanto hai scritto, un abbraccio.
Grazie, di cuore ignigo74 (74 sta per l’anno della tua nascita? Se è così è la stessa di mio figlio), maioba (col tetto addosso si aprono gli occhi e si vede ciò che altri non vedono), mamma (Kronos e Kairos) mai altra esperienza ti fa più mamma.
<> Maurizio Cora
Qualcuno di noi qui li ha sperimentato personalmente ?
Spero proprio di no.
ops non sapevo che fossero caratteri speciali… riprovo :
I drammi li comprendi soltanto nel momento in cui li attraversi, quando ti trapassano lo stomaco e vivi la tragedia . Maurizio Cora
Qualcuno di noi qui li ha sperimentato personalmente ?
Spero proprio di no.
Caro plpl8, rispondo alla tua domanda : Sicuramente leggendo il commento di Marta 09,è evidente che Marta09,non ha sperimentato personalente!!!!
Caro Ignigo 74 Quanto è profondamente vero ciò che scrivi!Una tragedia così grande la si vive proprio così.,con Dio e contro Dio,in un’altalena continua che oscilla tra il desiderio di abbandono a Lui,e ….una grande rabbia.
non più di quello sperimentati da tanti e per 15 eterni minuti quello che diceva maioba!
Attenta alle evidenze che deduci … puoi ferire … aurora! 🙂
Qui dentro so che ci sono persone che hanno sofferto e soffrono tanto e altre che hanno perso ancora di più, ma per quelli che non so, non azzardo deduzioni.
Cara marta09,nessuna intenzione di ferire.Dalle parole lette,di solito risulta peròchiara la differenza tra chi parla per aver sperientato sulla propria pelle,e chi,per grazia di Dio,parla solo su un sentito dire.Che,non è certo una colpa!
Comunque sia quello che ho sperimentato io o meno non interessa, il mio commento era solo in linea con quello detto da Patrizio Cora che sono stra-convinta vero ed autentico e sentito. Queste parole di Patrizio Cora:
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“Ringrazio il Signore per avermi regalato, per un pezzo della mia vita, Patrizia, Alessandra e Antonella. Persone meravigliose che mi hanno gratificato della loro presenza, del loro affetto, del loro sorriso. Ora non sono più con me, ma questa mancanza mi permette di constatare quanto grande era il dono che avevo ricevuto”
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O dalle sue parole lette …….ecc.ecc.?
Fai tu!!!
Il commento di Marta09 mi sembrava appropriato, anche se, magari, non fondato (almeno, lo spero per te, Lidia) sull’esperienza diretta: non credo, comunque, che Aurora volesse ferirti e la sua spiegazione (contenuta nel “post” del 29 aprile – ore 18.51) lo testimonia.
Ciò posto, l’intervento di Ignigo74 mi pare bellissimo: accidenti, Ignigo, ma dove sei stato (non per curiosare nei fatti tuoi ……) in queste ultime settimane ? Perchè, di questi (come di altri) contributi (azzeccatissima la citazione di Genesi, 32) abbiamo tutti bisogno.
Buona serata a tutti !
Roberto 55
Purtroppo è fondato, più che fondato!!
Se hi reagito così è perchè l’ho provato sulla mia pelle.
Roberto, non scrivo o dico mai cose che non ho provato, mai e per nessuna ragione al mondo!
Per essere creduti è necessario viverle certe esperienze … un credo senza conoscere può essere anche un’illusione, ma un credo che ti ha tirato via pelle, ossa e cuore è più che credibile.
… Ma non oserei mai dire “evidentemente” da parole scritte in un blog o dette … E’ pura e semplice supponenza ed è una cosa che non tollero per il male che può fare, per le voci che non hanno più la forza di dire, per i cuori che non hanno più la forza di sperare e per quanti si sono sentiti morire pur rimanendo in vita.
Grazie Roberto