Ma tu stai con il Bartimeo gridante o con la folla che cerca di zittirlo?
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Luigi Accattoli
Il cieco Bartimeo chiama Gesù “figlio di David” e si fa suo seguace – Marco 10, 46-52 – Siamo all’ultima rivelatrice giornata del cammino di Gesù verso Gerusalemme: ci troviamo a Gerico, a 25 chilometri dalla Città Santa, dove Gesù sarà prima accolto con l’osanna messianico e poi messo a morte con l’accusa d’essersi fatto re. Qui a Gerico il Maestro guarisce un cieco e già avvertiamo in questo episodio la tonalità messianica dichiarata che la narrazione di Marco va assumendo: il cieco chiama Gesù “figlio di David” e Gesù accetta il compromettente appellativo.
Su questa tonalità mirata a una proclamazione aperta della missione del Rabbi di Galilea verranno poi narrati il suo ingresso in Gerusalemme, la cacciata dei mercanti dal Tempio, la maledizione del fico sterile, le rinnovate dispute con l’ufficialità giudaica, la predizione della distruzione della città. Gesù ora va incontro con decisione alla propria sorte ripetutamente annunciata lungo gli ultimi tre capitoli.
Faremo attenzione anche alla valenza messianica dell’aprirsi degli occhi dei ciechi: nel Primo canto del Servo del Signore – nel quale Gesù si identifica – il profeta Isaia aveva descritto l’entrata in scena dell’inviato del Signore come destinata ad “aprire gli occhi ai ciechi e a far uscire dal carcere i prigionieri” (42, 6s). Richiamandosi a quella profezia Gesù aveva detto un giorno ai discepoli del Battista: “Riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo” (Matteo 12, 4s).
Terremo d’occhio il nostro Bartimeo – questo cieco tornato vedente, che prende a seguire Gesù lungo la via che conduce a Gerusalemme – sicuri che lo ritroveremo tra la folla che domani festeggerà l’ingresso del Maestro nella Città Santa. Lo ritroveremo e forse anche l’udremo ripetere il grido che fu suo fin dal passaggio di Gesù per Gerico: “Osanna al figlio di Davide” (Matteo 21, 9).
25 Giugno, 2023 - 10:13
Luigi Accattoli
Marco 10, 45-52. E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. 49Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Àlzati, ti chiama!”. 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. 52E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
25 Giugno, 2023 - 10:13
Luigi Accattoli
Abbi pietà di me: Kyrie eleison. v. 46: E giunsero a Gerico. “L’oasi di Gerico è attraversata da una strada che proviene dal Nord e si indirizza verso Sud-Est, inerpicandosi per i monti pietrosi di Giuda fino a Gerusalemme” (Gianfranco Ravasi).
v. 47: Figlio di Davide. Appellativo messianico tra i più espliciti. Il Messia, secondo la credenza dell’ebraismo del tempo di Gesù, avrebbe ricostituito il Regno di David. “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, su di lui si poserà lo spirito del Signore” (Isaia 11, 1s): Iesse è il padre di David. “Io, Gesù, sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino” leggiamo nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse (22, 16). “O germoglio della radice di Iesse” inizia l’antifona maggiore che cantiamo il 19 dicembre in preparazione al Natale.
v. 50: gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Tutti e tre i Sinottici narrano l’episodio, ma solo Marco riporta questi vivi particolari, pregio costante della sua scrittura visiva. – Gettato via il mantello: il mantello del mendicante era importantissimo, protetto dalla legge: “Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso” (Esodo 22, 25s).
v. 51: Rabbunì, che io veda di nuovo. In tutto il Nuovo Testamento l’appellativo ebraico rabbunì – rafforzativo di rabbi, maestro, come se uno dicesse maestro mio – ricorre solo qui e nell’apparizione di Gesù alla Maddalena, in Giovanni 20, 16. “Che io veda di nuovo” sono parole che ci dicono come Bartimeo non sia nato cieco, ma lo sia diventato dopo aver veduto il sole sul mondo e gli occhi dei vedenti.
25 Giugno, 2023 - 10:15
Luigi Accattoli
Bartimeo come modello del discepolo pronto a seguire Gesù. Rudolf Schnackenburg nel commento al Vangelo di Marco (Città Nuova 1973, p. 125 del secondo volume) invita a leggere la parabola di Bartimeo come “presentazione del modello di un intrepido assertore della fede e prototipo di un discepolo che segue Gesù fino alla morte”. Proviamo a mettere in pratica questo suggerimento.
Bartimeo pur isolato nella sua cecità ha udito parlare di un Gesù di Nazaret che opera segni simili a quelli che i profeti avevano attribuito al Messia figlio di Davide.
Sente ora una folla che avanza lungo la strada dov’è seduto a mendicare, chiede che sia e gli dicono che sta passando Gesù di Nazaret. Bartimeo resta folgorato da questa notizia: è arrivato il Messia che aspetta, e subito grida verso di lui.
Grida “abbi pietà di me”: l’invocazione del penitente e del peccatore, di ogni misero che può trovare aiuto solo in Dio. Quella che un giorno sarà la preghiera del cuore del Pellegrino russo. Il Kyrie eleison delle nostre messe.
Molti tra gli accompagnatori di Gesù lo rimproverano perché taccia, ma lui grida ancora più forte. A volte basta un’invocazione a Dio formulata in luogo pubblico per incontrare – anche oggi – ostacoli e rimproveri.
Gesù si ferma udendo il grido di Bartimeo e lo fa chiamare: a differenza della folla che l’accompagna – che può anche essere un’immagine della comunità cristiana – il Maestro ha pietà verso chi gli chiede d’avere pietà.
Gesù non va subito dal cieco ma vuole che Bartimeo, che grida a lui, anche vada da lui: attende cioè che chi chiede aiuto si metta in gioco concretamente, non si limiti a dire “Signore Signore”.
Bartimeo getta da parte il mantello, balza in piedi e va da Gesù: l’attendeva da una vita, finalmente può parlargli. Il mantello è tutto quello che possiede, ma lo getta via, non vuole ostacoli nel suo movimento verso il Messia.
Il Maestro gli chiede “che cosa vuoi che io faccia per te”: è la stessa domanda che nell’episodio immediatamente precedente Gesù aveva rivolto a Giacomo e Giovanni, tutti presi dalla ricerca dei primi posti.
Bartimeo dice: che io veda di nuovo. Non ha dubbi, non ha esitazioni. Sa dai profeti che il Messia può ridare la vista ai ciechi e lui è cieco e il Messia è lì davanti a lui e incredibilmente gli chiede “che cosa vuoi”.
Gesù riconosce, approva, loda, esaudisce quella richiesta fatta con fede. E subito il cieco torna vedente e subito segue il Maestro lungo la strada che lo porta a Gerusalemme. Cioè lungo la via della sua prova suprema.
25 Giugno, 2023 - 10:15
Luigi Accattoli
L’applicazione a noi mi pare facile e feconda:
– anche noi abbiamo saputo qualcosa di Gesù
– anche per noi viene un momento nel quale avvertiamo il suo passaggio
– anche noi gli chiediamo d’avere pietà di noi per le croci che portiamo
Ma proprio da questo episodio evangelico sappiamo che è nostro compito
– gridare ancora più forte quando tutti ci inviteranno a smetterla
– che oltre a gridare dobbiamo andare a lui liberandoci degli ostacoli che potrebbero ritardare l’incontro ravvicinato
– che una volta ottenuto il soccorso dal Signore dovremmo seguirlo sulla via che sale a Gerusalemme, cioè al Calvario e alla risurrezione.
25 Giugno, 2023 - 10:16
Luigi Accattoli
Per ora niente pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
25 Giugno, 2023 - 10:19
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 26 giugno. L’appuntamento precedente fu lunedì 12 giugno e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 18 giugno:
Due problematiche di fondo stanno distruggendo l’Italia: una Commissione Europea che non dipende dalla fiducia di un parlamento democraticamente eletto e che per di più dispone della leva monetaria non più appannaggio delle nazioni comunitarie. Siamo in una dittatura. Una situazione di pensiero unico rafforzata dall’oligopolio delle Big Tech di internet.
L’altro problema, che potrà essere ancora più difficile da sbloccare accettando la situazione sopra descritta, è in realtà una questione a monte e dunque di intreccio non semplice: la cultura razionalista svuota le persone di ricerche personali profonde e di autentico scambio, di autentica partecipazione, imponendo un falsamente neutro tecnicismo a tutto campo che di fatto fa emergere con forza il denaro e il potere come criteri reali di discernimento. La via di superamento va forse cercata nella formazione fin dalla scuola alla luce dell’identità spirituale, filosofica, liberamente cercata ed in momenti distinti del solo allora autentico scambio. L’identità tende a dare i riferimenti profondi, lo scambio dal vivo tra cercatori di fedi, filosofie, diverse stimola il superamento delle ideologizzazioni, delle astrazioni, favorendo per esempio per i cristiani anche l’interesse per la vita dal vivo in ambienti come la parrocchia, la partecipazione educativa delle famiglie, anche nella cultura…
Dove identità e scambio confliggono o si mescolano o si ignorano si perpetua lo svuotamento delle persone. Su tali scie si ritiene di fatto anche giustamente poco decisivo il cambiamento della scuola. Oggi la scuola cattolica è anch’essa una scuola intellettualista con una patina leggera di religiosità che può incidere molto poco. Nei casi citati si finisce per restare nello svuotamento che tende a formare consumatori isolati persi in una massa anonima. Prevalgono gli apparati, la gioventù rischia sempre più di rivelarsi una bomba a orologeria, si va come il Titanic verso l’iceberg senza che in varie situazioni si possa facilmente fare qualcosa, essendo non pochi imprigionati ciascuno nel proprio ruolo di sistema. In tale situazione finendo per fomentarsi una falsa realizzazione nel proprio ruolo che tende a spegnere i margini di consapevolezza e di libertà che qua e là possono restare.
Il cieco Bartimeo chiama Gesù “figlio di David” e si fa suo seguace – Marco 10, 46-52 – Siamo all’ultima rivelatrice giornata del cammino di Gesù verso Gerusalemme: ci troviamo a Gerico, a 25 chilometri dalla Città Santa, dove Gesù sarà prima accolto con l’osanna messianico e poi messo a morte con l’accusa d’essersi fatto re. Qui a Gerico il Maestro guarisce un cieco e già avvertiamo in questo episodio la tonalità messianica dichiarata che la narrazione di Marco va assumendo: il cieco chiama Gesù “figlio di David” e Gesù accetta il compromettente appellativo.
Su questa tonalità mirata a una proclamazione aperta della missione del Rabbi di Galilea verranno poi narrati il suo ingresso in Gerusalemme, la cacciata dei mercanti dal Tempio, la maledizione del fico sterile, le rinnovate dispute con l’ufficialità giudaica, la predizione della distruzione della città. Gesù ora va incontro con decisione alla propria sorte ripetutamente annunciata lungo gli ultimi tre capitoli.
Faremo attenzione anche alla valenza messianica dell’aprirsi degli occhi dei ciechi: nel Primo canto del Servo del Signore – nel quale Gesù si identifica – il profeta Isaia aveva descritto l’entrata in scena dell’inviato del Signore come destinata ad “aprire gli occhi ai ciechi e a far uscire dal carcere i prigionieri” (42, 6s). Richiamandosi a quella profezia Gesù aveva detto un giorno ai discepoli del Battista: “Riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo” (Matteo 12, 4s).
Terremo d’occhio il nostro Bartimeo – questo cieco tornato vedente, che prende a seguire Gesù lungo la via che conduce a Gerusalemme – sicuri che lo ritroveremo tra la folla che domani festeggerà l’ingresso del Maestro nella Città Santa. Lo ritroveremo e forse anche l’udremo ripetere il grido che fu suo fin dal passaggio di Gesù per Gerico: “Osanna al figlio di Davide” (Matteo 21, 9).
Marco 10, 45-52. E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. 49Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Àlzati, ti chiama!”. 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. 52E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Abbi pietà di me: Kyrie eleison. v. 46: E giunsero a Gerico. “L’oasi di Gerico è attraversata da una strada che proviene dal Nord e si indirizza verso Sud-Est, inerpicandosi per i monti pietrosi di Giuda fino a Gerusalemme” (Gianfranco Ravasi).
v. 47: Figlio di Davide. Appellativo messianico tra i più espliciti. Il Messia, secondo la credenza dell’ebraismo del tempo di Gesù, avrebbe ricostituito il Regno di David. “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, su di lui si poserà lo spirito del Signore” (Isaia 11, 1s): Iesse è il padre di David. “Io, Gesù, sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino” leggiamo nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse (22, 16). “O germoglio della radice di Iesse” inizia l’antifona maggiore che cantiamo il 19 dicembre in preparazione al Natale.
v. 50: gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Tutti e tre i Sinottici narrano l’episodio, ma solo Marco riporta questi vivi particolari, pregio costante della sua scrittura visiva. – Gettato via il mantello: il mantello del mendicante era importantissimo, protetto dalla legge: “Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso” (Esodo 22, 25s).
v. 51: Rabbunì, che io veda di nuovo. In tutto il Nuovo Testamento l’appellativo ebraico rabbunì – rafforzativo di rabbi, maestro, come se uno dicesse maestro mio – ricorre solo qui e nell’apparizione di Gesù alla Maddalena, in Giovanni 20, 16. “Che io veda di nuovo” sono parole che ci dicono come Bartimeo non sia nato cieco, ma lo sia diventato dopo aver veduto il sole sul mondo e gli occhi dei vedenti.
Bartimeo come modello del discepolo pronto a seguire Gesù. Rudolf Schnackenburg nel commento al Vangelo di Marco (Città Nuova 1973, p. 125 del secondo volume) invita a leggere la parabola di Bartimeo come “presentazione del modello di un intrepido assertore della fede e prototipo di un discepolo che segue Gesù fino alla morte”. Proviamo a mettere in pratica questo suggerimento.
Bartimeo pur isolato nella sua cecità ha udito parlare di un Gesù di Nazaret che opera segni simili a quelli che i profeti avevano attribuito al Messia figlio di Davide.
Sente ora una folla che avanza lungo la strada dov’è seduto a mendicare, chiede che sia e gli dicono che sta passando Gesù di Nazaret. Bartimeo resta folgorato da questa notizia: è arrivato il Messia che aspetta, e subito grida verso di lui.
Grida “abbi pietà di me”: l’invocazione del penitente e del peccatore, di ogni misero che può trovare aiuto solo in Dio. Quella che un giorno sarà la preghiera del cuore del Pellegrino russo. Il Kyrie eleison delle nostre messe.
Molti tra gli accompagnatori di Gesù lo rimproverano perché taccia, ma lui grida ancora più forte. A volte basta un’invocazione a Dio formulata in luogo pubblico per incontrare – anche oggi – ostacoli e rimproveri.
Gesù si ferma udendo il grido di Bartimeo e lo fa chiamare: a differenza della folla che l’accompagna – che può anche essere un’immagine della comunità cristiana – il Maestro ha pietà verso chi gli chiede d’avere pietà.
Gesù non va subito dal cieco ma vuole che Bartimeo, che grida a lui, anche vada da lui: attende cioè che chi chiede aiuto si metta in gioco concretamente, non si limiti a dire “Signore Signore”.
Bartimeo getta da parte il mantello, balza in piedi e va da Gesù: l’attendeva da una vita, finalmente può parlargli. Il mantello è tutto quello che possiede, ma lo getta via, non vuole ostacoli nel suo movimento verso il Messia.
Il Maestro gli chiede “che cosa vuoi che io faccia per te”: è la stessa domanda che nell’episodio immediatamente precedente Gesù aveva rivolto a Giacomo e Giovanni, tutti presi dalla ricerca dei primi posti.
Bartimeo dice: che io veda di nuovo. Non ha dubbi, non ha esitazioni. Sa dai profeti che il Messia può ridare la vista ai ciechi e lui è cieco e il Messia è lì davanti a lui e incredibilmente gli chiede “che cosa vuoi”.
Gesù riconosce, approva, loda, esaudisce quella richiesta fatta con fede. E subito il cieco torna vedente e subito segue il Maestro lungo la strada che lo porta a Gerusalemme. Cioè lungo la via della sua prova suprema.
L’applicazione a noi mi pare facile e feconda:
– anche noi abbiamo saputo qualcosa di Gesù
– anche per noi viene un momento nel quale avvertiamo il suo passaggio
– anche noi gli chiediamo d’avere pietà di noi per le croci che portiamo
Ma proprio da questo episodio evangelico sappiamo che è nostro compito
– gridare ancora più forte quando tutti ci inviteranno a smetterla
– che oltre a gridare dobbiamo andare a lui liberandoci degli ostacoli che potrebbero ritardare l’incontro ravvicinato
– che una volta ottenuto il soccorso dal Signore dovremmo seguirlo sulla via che sale a Gerusalemme, cioè al Calvario e alla risurrezione.
Per ora niente pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 26 giugno. L’appuntamento precedente fu lunedì 12 giugno e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 18 giugno:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/bozza-pizza-e-vangelo-12062023/
https://gpcentofanti.altervista.org/mettersi-al-posto-di-dio-vangelo-di-lunedi-26-giugno-2023-e-commento/
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https://gpcentofanti.altervista.org/il-vero-albero-che-da-frutti-vangelo-di-mercoledi-28-giugno-2023-e-commento/
https://gpcentofanti.altervista.org/maria-gesu-la-via-dellequilibrio-vangelo-santi-pietro-e-paolo-e-commento/
I DUE PROBLEMI DI FONDO IN ITALIA
Due problematiche di fondo stanno distruggendo l’Italia: una Commissione Europea che non dipende dalla fiducia di un parlamento democraticamente eletto e che per di più dispone della leva monetaria non più appannaggio delle nazioni comunitarie. Siamo in una dittatura. Una situazione di pensiero unico rafforzata dall’oligopolio delle Big Tech di internet.
L’altro problema, che potrà essere ancora più difficile da sbloccare accettando la situazione sopra descritta, è in realtà una questione a monte e dunque di intreccio non semplice: la cultura razionalista svuota le persone di ricerche personali profonde e di autentico scambio, di autentica partecipazione, imponendo un falsamente neutro tecnicismo a tutto campo che di fatto fa emergere con forza il denaro e il potere come criteri reali di discernimento. La via di superamento va forse cercata nella formazione fin dalla scuola alla luce dell’identità spirituale, filosofica, liberamente cercata ed in momenti distinti del solo allora autentico scambio. L’identità tende a dare i riferimenti profondi, lo scambio dal vivo tra cercatori di fedi, filosofie, diverse stimola il superamento delle ideologizzazioni, delle astrazioni, favorendo per esempio per i cristiani anche l’interesse per la vita dal vivo in ambienti come la parrocchia, la partecipazione educativa delle famiglie, anche nella cultura…
Dove identità e scambio confliggono o si mescolano o si ignorano si perpetua lo svuotamento delle persone. Su tali scie si ritiene di fatto anche giustamente poco decisivo il cambiamento della scuola. Oggi la scuola cattolica è anch’essa una scuola intellettualista con una patina leggera di religiosità che può incidere molto poco. Nei casi citati si finisce per restare nello svuotamento che tende a formare consumatori isolati persi in una massa anonima. Prevalgono gli apparati, la gioventù rischia sempre più di rivelarsi una bomba a orologeria, si va come il Titanic verso l’iceberg senza che in varie situazioni si possa facilmente fare qualcosa, essendo non pochi imprigionati ciascuno nel proprio ruolo di sistema. In tale situazione finendo per fomentarsi una falsa realizzazione nel proprio ruolo che tende a spegnere i margini di consapevolezza e di libertà che qua e là possono restare.
https://gpcentofanti.altervista.org/gesu-ama-la-persona-specifica-santi-primi-martiri-romani/
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