Ha insultato il collega Aldo Grasso, ha detto che Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi. E ha parlato così perché Grasso, Avvenire e Famiglia l’avevano criticato. E’ dunque indifendibile. Ma ha pure detto che i cristiani dovrebbero parlare innanzitutto della incomparabile felicità che si attendono dalla vita futura: e questo era giusto. Ora non ho tempo di approfondire, lo farò spero domani. Ma volevo dirlo subito.
Attenzione: l’approfondimento lo trovi linkato al commento numero 62.
In effetti Ceklentano è uno deui pochi che, pur insultando varie realtà cattoliche, ha dimostrato tuttavia di avere una fede.
Ho letto che sabato Celentano è stato fischiato e contestato.
Ho trovato particolarmente irritante il tentativo di annullare il dissenso cominciando a parlare di “fischi pilotati” (Gianni Morandi), “contestazione organizzata dalla RAI” (Claudia Mori), come se fosse impensabile non applaudire al Divo Adriano.
E’ proprio impossibile che al Teatro Ariston ci fossero alcuni lettori di Avvenire e Famiglia Cristiana che si siano legittimamente ribellati a una nuova polemica e ai ripetuti attacchi ai giornali cattolici? E proprio inimmaginabile che qualcuno abbia osato dire “basta” alle filippiche sconclusionate e scorrette di Celentano?
Ecco, questo genere di commento mi fa pensare che per alcuni personaggi le critiche siano pressochè illecite e fuori discussione. Se ci sono, sono forzate, quasi imposte a una parte del pubblico per altri scopi.
Vorrei dire chiaramente ai signori citati sopra: se io fossi stato in teatro sabato sera, sebbene sia un gesto che non appartiene all’educazione che ho ricevuto e non rientra nel mio usuale comportamento, avrei fischiato anch’io il Sig. Adriano Celentano. Senza forzature, proprio spontaneamente, perchè si può suggerire a “preti e frati” di parlare di Paradiso senza chiedere la chiusura di giornali e settimanali che hanno commesso l’unico errore di porre dei dubbi sul compenso percepito da certi artisti ospiti al Festival di Sanremo.
Aspetto gli approfondimenti, ma questo andava detto subito.
“sembra quand’ero all’Oratorio
da ragazzino tanti anni fa
quelle domeniche da solo
in un cortile a passeggiar..
ora mi annoio più d’allora
neanche un prete per chiaccherar..
Azzurrooooooooooo, il pomeriggio è troppo azzurrooooooo ”
evidentemente i preti dell’oratorio dei tempi del Celentano giovinetto usavano (ancora) parlare del Paradiso e dell’aldilà…
più che demenza senile quella di Celentano mi sembra nostalgia , un po’ come quei vecchi che sospirano “o tempora o mores!!!
[Qo 7,10] Non domandare: “Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?”, poiché una tale domanda non è ispirata da saggezza.
Trovo prezioso il suggerimento del buon Qoelet: promuovere il futuro, bene-dire e non male-dire.
Anche se non è per nulla facile.
concordo con Antonella e discepolo…non ho tempo ora di approfondire, lo farò al più presto!
Celentano 1. Serata di martedì 14 febbraio
Però se c’è una cosa che non sopporto e che mi innervosisce, non soltanto dei preti ma anche dei frati, è che nei loro argomenti, quando fanno la predica, o anche nei dibattiti in televisione, non parlano mai della cosa più importante, cioè del motivo per cui siamo nati. Quel motivo nel quale è insito il cammino verso il traguardo, quel traguardo che segna non la fine di un’esistenza, ma l’inizio di una nuova vita. Insomma, i preti, i frati non parlano mai del Paradiso. Perché? Quasi come a dare l’impressione che l’uomo sia nato soltanto per morire. Ma le cose non stanno così. Qual è la camera dove sono dentro i preti? Ah questa. Le cose non stanno così. Noi non siamo nati per morire. Noi siamo nati per vivere.
Celentano 2. Serata di martedì 14 febbraio
Voi preti siete obbligati a parlare del Paradiso, altrimenti la gente pensa che la vita sia quella che stiamo vivendo adesso. Ma che cazzo di vita è questa qua? Lo spread, l’economia, le guerre. Giornali inutili come l’Avvenire, Famiglia Cristiana: andrebbero chiusi definitivamente. Si occupano di politica e delle beghe nel mondo, anziché parlare di Dio e dei suoi progetti e non hanno la più pallida idea di quanto invece può essere confortante per i malati leggere di ciò che Dio ci ha promesso. Senza contare, poi, i malati terminali, che anche se non lo dicono, loro sono consapevoli di ciò a cui stanno andando incontro. Ma loro no, Famiglia Cristiana e l’Avvenire non la pensano così. Per loro il discorso di Dio è… il discorso di Dio, per loro, occupa poco spazio: lo spazio delle loro testate ipocrite. Ipocrite come le critiche fanno a uno come Don Gallo.
Mai sentito Don Gallo parlare del Paradiso.
Su Famiglia Cristiana Celentano ha ragione! Non mi sembra né Famiglia, né tanto meno Cristiana.
Sul Paradiso, però, neanche Gesù Cristo ha detto più di tanto, anzi quasi niente.
Celentano 3. Serata di martedì 14 febbraio
Ma questa, di vita, è soltanto la prima… non la prima, una fermata. La prossima approderemo in un mondo che neanche lontanamente possiamo immaginare quanto è meraviglioso. Lì non ci saranno distinzioni di popoli: neri, bianchi; saremo tutti uguali. Eternamente giovani e belli, in compagnia di cristiani e musulmani, mentre ballano il tango della felicità, in un abbraccio d’amore senza fine. Certo, non mancherà il giudizio di Dio. Ci sarà qualcuno che, prima di entrare in Paradiso, avrà bisogno di una spolveratina. È per questo che è venuto al mondo Gesù: per metterci in guardia contro la polvere. Quella polvere che oscura l’anima, fino ad uccidere i propri simili e a rendere gli Stati assassini. Alla stregua di quei criminali che loro vogliono giustiziare con la pena di morte.
Celentano 4. Serata di martedì 14 febbraio
Ma soprattutto è venuto al mondo per dimostrarci che la morte non esiste. Non esiste per i buoni e non esiste neanche per i cattivi che, di fronte alla vergogna che proverebbero in quel dato giorno davanti a Dio, forse preferirebbero morire. Ed è per questo che poi ha cominciato a fare i miracoli, pur sapendo che non sarebbero bastati perché avremmo detto: è un mago, è uno stregone. E allora lui cosa ha fatto? Ha fatto una cosa che nessun mago, nessuno stregone, potrà mai fare: è risorto. E per farlo ha dovuto morire e subendo il più straziante dei martiri. La morte è soltanto un ultimo gradino prima del grande inizio. Ed è per questo che noi… ed è su questo inizio che noi dobbiamo concentrare i nostri pensieri. E invece cosa facciamo? Stiamo qui ad affannarci su quel titolo, su quanto potrà fruttarci in Borsa; a litigare uno con l’altro; a prendercela per ogni piccola cosa.
Celentano 5. Serata di sabato 18 febbraio
Ma io sono venuto qui a fare quattro chiacchere con quei 16 milioni di persone che hanno visto il Festival di Morandi, e per parlare del significato della vita, della morte, ma soprattutto per quello che viene dopo. E quindi per parlare della straripante fortuna, che voi, noi, tutti quanti insieme abbiamo avuto per essere nati. E dunque divertirci a fantasticare sul dove e come sarà il Paradiso. E’ chiaro che per quanto possa essere elevata la nostra fantasia non riusciremo mai ad immaginare la grandiosità di ciò che ci aspetta. Tutto quello che desideriamo, qui sulla Terra, non è che una misera microscopica particella in confronto a ciò che il Padre Nostro ci ha preparato. E noi invece non facciamo che allontanarci, sempre di più, mentre invece dovremmo cercarlo. Cercare in qualunque modo di tracciare una linea del suo carattere per capirne, anche se lontanamente, i tratti del suo volto. Quasi come ad una gara per vedere a chi si avvicina di più al suo identikit. E non importa se nessuno di noi lo ha mai visto Dio, ma tutto ciò sarà interessante per conoscerci, per capire che l’unica via non interrotta è la sua. E’ su questi temi dunque che dovrebbe basarsi un giornale che ha la presunzione di chiamarsi Famiglia Cristiana o anche l’Avvenire.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9792
Almeno non è un cerchiobottista.
“E quindi per parlare della straripante fortuna, che voi, noi, tutti quanti insieme abbiamo avuto per essere nati”… e soprattutto quella fortuna che lui avrebbe avuto con il contratto per sanremo per dire in 10/20 minuti le prime quattro cavolate che gli passano per la testa. Danno limitato grazie alla libertà di quei giornali che lo hanno criticato. Ecco perché secondo lui andrebbero chiusi.
un bel polpettone – don gallo, paradiso, cristiani e musulmani, chiudere i giornali cattolici, preti e frati tutti uguali – il cui unico centro è solo un pensiero delirante retribuito quasi un milione di euro (? se non ricordo male, ma fossero anche la metà).
Niente e nessuno è mai “tutto da buttare”.
Io stavolta non concordo con il nostro gentile ospite e Celentano, non potendolo fare a fette, lo butto via tutto intero.
@mattlar
Un milione di Euro corrisponde a ottantatremilatrecentotrentatré famiglie che ricevono mille Euro al mese per un anno!
[…] alcuni articoli e blog viene l’invito a considerare anche quanto di positivo ci sia stato nell’intervento di […]
Uhm …ho litigato con l’aritmetica .. le famiglie sono solo 83 … Mi sembravano un po’ tantine, in effetti!
“Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea”.
San Paolo ai Corinti.
elsa.F vai a riposarti che è meglio…
Marco : “Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti”. Simpatico San Paolo! Ricordo tempi lontani allorché alcune donne, alla “quindicina” – che era il giorno di paga degli uomini nelle fabbriche – rincorrevano i mariti disperate e con i figli attaccati alla gonnella, prima ch’essi spendessero la loro paga nelle bettole. Ma forse i mariti, al tempo di San Paolo, erano diversi…
Si, era proprio simpatico, jo…
E scommetto che quel fenomeno di Luigi saprebbe scriverne il lato femminista se i tromboni di via Solferino gli commissionassero un pezzo su san Paolo.
Ma le donne cheparlano in questo Blog, secondo la Legge, dovrebbero avere il permesso dai loro mariti? Per capire
Non occorre scomodare Luigi, basterebbe conoscere un pochino la Scrittura, Marco:
“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” Gal 3,28.
In altripassi distingue tra quello che dice lui e quello che dice Cristo, mostrando (a differenza di molti di noi tromboni)una chiara consapevolezza dei suoi limiti, e della possibilità di sbagliare.
Infine, nel passo sugli sposi, se chiede alla donna di obbedire al marito (secondo la mentalità del suo tempo) chiede al marito di amare la mogliemcome Cristo ha amato la chiesa = fino a morire per lei.
In modo assolutamente originale. E straordinario.
Come potete notare dai refusi, non ho riletto.
Il tema mi è caro, san Paolo è passato dall’essermi indigesto ad una delle mie letture preferite.
E parlo da donna, fiera e orgogliosa di esserlo.
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – 1948:
Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
Abbiamo dovuto aspettare 1900 anni perchè ciò che Paolo aveva scritto in Galati diventasse patrimonio dell’umanità.
Che ti dicevo, jo?
Eccolo lì che san Paolo è un femministo!
Si, jo… credo che le donne a quest’ora farebbero bene a spegnere il PC e andare in cucina a preparare una buona cenetta a mariti e figli.
E la sera, quando “la gente si sveste e inizia un mondo, un mondo diverso” corrispondere alla loro vocazione: “essere gloria dell’uomo”.
Cmq, jo, sta al marito decidere: le donne gli devono obbedire come “Sara obbediva ad Abramo”.
Capito, il femministo? Bisogna inserirlo nel contesto, perché fa comodo. Altre cose invece non si contestualizzano: si leggono e si applicano. E’ la chiesa cattolica apostolica romana! Ciummia!
Marco, caro, nei tuoi confronti sono combattuta tra l’irritazione e una tenerezza infinita.
Ti ho già detto in un’altra occasione che mi ricordi in particolare uno dei miei figli, nella bufera adolescenziale.
Io non discuto con te di medicina. So che ne sai più di me, che sei competente e credo appassionato. Ti rispetto.
Tu cerca di rispettare le competenze altrui. E’ una buona regola non solo in un blog.
Ah, quindi la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo è stata ispirata da san Paolo…
Straordinaria capacità fagocitante, mistificatoria e deformante!
D’altra parte, se sono durati 2000 anni mica so’ schiappe, ‘sti pretacci, i loro segugi e le loro perpetue.
@Marco
Hai ragione è meglio che vada a riposare e lasci te a scrivere le cose lucide e piene di buon senso che ti hanno permesso di guadagnare negli ultimi giorni la top evaluation.
🙁
E Voltaire, Diderot, Montesquieu (o come diavolo si scrive)?
E Liberté, Egalité, Fraternité?
Mi sul caval e ti a pé! Ah! Ah! Ah!
Tutto è vanità.
Leggi piano, una parola alla volta.
Non ho detto affatto che sia stato Paolo ad ispirare l’ONU, ma che ci sono voluti 1900 anni perchè facessimo nostri principi che lo Spirito aveva già consentito a Paolo di enunciare allora.
D’altra parte, pur senza influsso diretto, tu non puoi in nessun modo negare che l’alveo culturale cristiano sia stato determinante per il focalizzarsi dei diritti umani. Un alveo culturale negato da più parti, ma ineliminabile, perchè il cristianesimo struttura il nostro modo di ragionare (non il cattolicesimo, stai attento, ma il principio ebraico-cristiano dell’uguaglianza di tutti davanti a Dio perchè a Sua immagine=Gen 1,27).
Lo sapevano bene i romani, quanto fosse incisivo a livello culturale e politico, tanto che il cristianesimo è l’unica religione che si sono presi la briga di perseguitare.
So bene che non sei d’accordo. Pazienza.
“che l’alveo culturale cristiano sia stato determinante per il focalizzarsi dei diritti umani”
sono d’accordo, invece.
Il punto è che i valori evolvono. E il clan di cui fai parte è da 2 o 3 secoli impegnato in una ferrea opposizione a questa evoluzione.
Credo che il ” vir catholicu”, l’uomo cattolico, che alberga nel molleggiato -come in ogni credente- è ben riassunto in queste tre righe di Dante:
(Paradiso, V, 76-78).
Ma il molleggiato non è Benigni. La rai sapeva su quale mina vagante erano punate le telecamere. Ha sbagliato a puntare l’indice sui quotidiani, già in crisi, soprattutto sull’Avvenire! Probabilmente non ha pensato al dramma che si cela dietro un giornale che si avvia al suo declino, che stenta a decollare, le cui copie si assottigliano . Non ha pensato al licenziamento di giornalisti, tipografi, addetti alla distribuzione. Non c’ha pensato, ne sono certa! Lui è così: bizzarro, ribelle, però è uno generoso. Ha trasmesso il suo pensiero, il suo credo, nel modo che gli è congeniale. Ha voluto parlare di un cristianesimo, l’attuale, che sta peccando, forse, di troppa “buona educazione”, che ha dimenticato gli infuocati improperi della Bibbia, l’audacia degli Apostoli. Credo volesse con tutto il cuore difendere Dio e i diritti della Verità! Credo intendesse dire a quanti considerano Dio il ” guardiacaccia” di certi privilegi, che difendono i loro”diritti” dando a vedere che difendono quelli della Chiesa: “Giù le mani” !!! Che volesse smaschere certe posizioni sospette…o che lui ritiene sospette…Ma, probabilmente non è riuscito a centrare l’obiettivo.
Se sei battezzato fai parte anche tu del clan, Marco.
E questa è la sua bellezza: c’è spazio per me e per te, se c’è qualcosa che non ci garba possiamo adoperarci per cambiarlo, nessuno ci caccia se non ce ne andiamo noi sbattendo la porta.
La chiesa è come il matrimonio, o stai dentro o stai fuori, tertium non datur.
Ma se decidi di starci dentro, ti conviene, davvero, cercare di fare di tutto perchè sia il migliore possibile, lì dove ti trovi, secondo le tue possibilità.
Di solito questo risultato si ottiene meglio con il dialogo che con la baruffa.
“catholicus”…
Sono d’accordo in gran parte con Clodine.
Ecco le tre righe di Dante :
(Paradiso, V, 76-78).
[scusate, la stanchezza fa brutti scherzi]
“Avete il novo e il Vecchio testamento e il Pastor della Chiesa che vi guida. Questo vi basti al vostro salvamento”
Paradiso, V, 76-78
[non funziona il copia incolla]
Si, ho condiviso molto l’intervento di Celentano.
Gli addetti stampa della chiesa ormai sono disgustosi per vittimismo, ipocrisia, opportunismo e cerchiobottismo.
Sono insopportabili nelle loro campagne mistificatorie sui temi bioetici, disumani nella loro cieca obbedienza al berretto rosso di turno.
Scontati.
Di famiglia cristiana salvo il coraggio di essersi smarcata dalla linea di appoggio a Berlusconi, subito controbilanciata (e come poteva essere diversamente?) da una precisazione vaticana mirante a spiegare come la posizione di famiglia cristiana non fosse quella della chiesa.
Già, purtroppo la posizione della chiesa, in particolare della SEGRETERIA DI STATO era un’altra. Vero, Luigi?
Ma si, solo un Segretario estroverso, per controbilanciare la timidezza e riflessività del Papa…
E finì tutto a tarallucci e vino.
Sono assolutamente d’accordo con Nico.
Che Marco e Geob siano due alter-ego di una stessa persona?
Sinceramente mi era più simpatico il secondo!
discepolo scrive,
20 febbraio 2012 @ 12:05
Azzurro
Testo Vito Pallavicini
Musica Paolo Conte e Michele Virano
Celentano è stato solo uno dei tanti interpreti
…Mi ci hanno pucciato a forza nell’acqua quando le bestemmie uscivano sottoforma di pianto…
Ma chi gli ha chiesto niente? Perché diavolo mi ha messo al mondo? Chi gli ha dato il permesso?
Consapevole dell’insensatezza, non mi illudo di poter attribuire senso ad alcunché, ma lascio che la vita lo plasmi alla vita e l’ascolto.
Sherlock Holmes con i tacchi a spillo,
è bastato citare due righe di san Paolo e hai dedotto che io sia Geob.
Non hai riposato abbastanza.
Marco:
bellissimo il finale.
Ascolta.
E’ l’unica cosa indispensabile per crescere.
Naturalmente alle 18.52 ribattevo a Marco delle 18.49
scusate le sovrapposizioni…
E comunque i problemi del mondo sono ben diversi:
http://d.repubblica.it/argomenti/2012/02/20/foto/kate_moss_yasmin_le_bon-860855/1/?ref=HRESS-30
Anche se qualcuno (leggere qualche commento) spera di poterci dormire sopra.
Scusat ne, ma e che stat parlanno?
(Per i non napoletanofoni: scusate, ma di cosa state parlando? )
Fatevi due sane risate che è meglio… (che poi da mercoledi inizia la penitenza…)
http://www.youtube.com/watch?v=r55w_Tg84Jg
Io il permesso del marito ce l’ho! 🙂
E quindi parlo …
Anche per me Celentano aveva qualche ragione, su Fam Cristiana ( e io avrei aggiunto Jesus, più che Avvenire),
però non era il momento né il luogo.
E io vi dirò che ho solo letto dopo e visto il telegiornale il giorno dopo,
quindi non ho visto San Remo.
Adesso però è finito e … inizia la quaresima.
Fam. cristiana venderà il doppio! 🙂
Ciao a tutti.
Ho appena sentito Gioab al telefono da Sarasota. Mi ha detto: “Attento, Marco è un troll ambrosiano dello UAAR.”
(Però, a pensarci bene, manca un Luca qui… e poi i Sinottici -se non tutti i Canonici- son completi..)
[Scusa, Pentagras, non mi riferivo certo a Te. Era un esperimento mentale.]
La discussione sugli interventi di A.Celentano ha preso altre diramazioni, come spesso avviene. Io preferisco ritornare al tema.
Celentano ha preso vie traverse per arrivare a dare una bella botta a chi gli aveva dato qualche schiaffo.
Non ha mai incassato porgendo l’altra guancia.
Però ha fatto considerazioni interessanti e ha detto delle cose vere, a mio parere. Nell’intento–credo– di provocare, come sempre ha fatto; per questo ha sempre preteso spazio libero, senza confini. Gli piace così, anche se è consapevole, almeno penso, di non avere facilità di parola e di essere alquanto scarso di memoria. Per chi lo ascolta non è facile seguirlo. Ma è un merito per lui esprimere, comunque, con franchezza le sue opinioni, certo non sempre condivisibili, su quel che vuole. I temi non sono mai banali, però.
Mi soffermo un attimo solo su un passo del suo discorso:
“Noi non siamo nati per morire. Noi siamo nati per vivere.”
Quanti preti della vecchia guardia lo ricordano a se stessi e a noi laici credenti? Per essi è meglio tuonare dal pulpito dicendoci, magari alzando la voce severamente, che l’inferno, stato di eterna dannazione, sta lì pronto ad accogliere i peccatori. Sembra che non aspetti altro.
E noi, sempre peccatori, stiamo lì a tremare e a fare gli scongiuri, magari chiedendoci in quale girone dantesco andremo a finire. Faccio per dire.
Pressappochismo quello di A. Celentano, sempre snobbato dai sapientoni e dalle persone colte? Per il modo in cui si esprime potrebbe anche sembrarlo, ma in realtà non lo è.
Come non lo è quando parla, a suo modo, di altri temi sociali.
Ad ogni modo sono i suoi pareri, e solo perché tali vanno rispettati anche se non condivisi, come quelli di chiunque altro. La libertà di opinione–è risaputo– non è reato.
Tuttavia, a me sembra che Celentano non conosca davvero i giornali di cui ha parlato espressamente e che sia stato superficiale nel parlarne in negativo.
“Avvenire” e “Famiglia Cristiana” sono giornali validissimi che parlano ampiamente di religione oltreché di altri argomenti attinenti alla società, alla cultura, alla politica, al costume, all’attualità.
Forse Celentano legge di più il “Messaggero di sant’Antonio”( e questo è il suo modello di giornale cristiano) e non ha ancora capito–ed è una vera lacuna e qualcuno dovrebbe dirglielo– che la Chiesa, che non è avulsa dal mondo e non è una cittadella in disparte, ovattata e circondata da vetri isolanti, deve occuparsi anche di quel che accade nel mondo per trarne ispirazione anche per conformarsi, in una certa misura, all’attualità, altrimenti lo stesso Celentano–ne sono certa– tuonerebbe contro una Chiesa cristallizzata in uno sbagliato egocentrismo. Deve farlo, la Chiesa, senza, però, interferire pesantemente, come ho detto altre volte, condizionando i cittadini cattolici, quelli che prendono per oro colato tutto ciò che viene espresso dalla gerarchia ecclesiastica. I partiti di ispirazione cattolica, del resto, ci sono per fare la loro parte.
La contestazione a Celentano nell’ultima serata è stata eccessiva e forse davvero pilotata, cosa sbagliatissima.
A me lui piace moltissimo quando canta. L’ultima sua canzone, in coppia con Morandi, mi è parsa la più bella dell’intero festival, anche se fuori gara ovviamente.
Tu Stefano hai il nome di quello che per Gesù si è fatto prendere a sassate a 17 anni “e i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo”…
Nico,
sono contento che il mio pensiero finale delle 18.49 ti abbia emozionata.
Ma è un pensiero triste.
E liquida come troppo bella per esser vera la teologia e la filosofia cui fai riferimento tu. Anzi, liquida un po’ tutto.
Dunque, come può piacerti?
I tuoi superiori non ti hanno mai insegnato che la parola seducente non è necessariamente vera? O questa volta hai dismesso i panni della teologa militante per essere soltanto te stessa?
Forse la prossima volta che fanno Sanremo possiamo promuovere il nostro Marco.
Sicuramente costa di meno ma più o meno è come Celentano. Insulta gratuitamente, dice la prima cosa che gli viene in mente, provoca, non è facile seguirlo e marilisa potrebbe dire che qualcosa di interessante lo dice pure.
Si, mi tatuo ATTANTULO dove non batte il sole o lo mostro ai 15.000.000 di stron*i addormentati davanti alla TV.
Chissà i Vian, i Tarquinio, i Merlo ed i Messori il giorno dopo…
Mmm, a pensarci bene i Vian no… Loro di queste sciocchezzuole non parlano. Osservano e telefonano riservatamente.
E poi il rossor dei Mazza e il mazzo della Lei e, in tarda mattinata, il livore della CEI.
http://www.youtube.com/watch?v=DaxEKSgyz0I
@Marco
io non ho superiori se non l’Unico.
E’ il privilegio di essere una donna, sposata, prestata alla teologia.
Non ho incarichi istituzionali, né cariche nè mandati, né mangio con la teologia, ma ci vivo, che è diverso.
Quindi sono libera, e quello che dico lo dico da me.
Il tuo pensiero finale mi piace perchè è vero.
E non liquida proprio un bel niente, perchè la verità non è mai un possesso inconcluso, ma un cammino lungo la Via.
Che tu non hai terminato, fin tanto che mi dici di essere in ascolto.
Che io non voglio terminare, perchè sono ogni giorno e sarò sempre in ascolto, finchè il Signore mi darà vita.
Buonanotte, Marco.
Decisamente quel fanciullesco “attantulo” ha fatto colpo.Vederlo tatuato sul posteriore di Marco non sarebbe altrettanto carino.
Marco, tanto per capire: cos’è che induce a svoltare la strada tanto repentinamente? Sembri un’altra persona. Qualcuno in questo blog lo aveva già fatto ma in un’ altra direzione.
Io–lo confesso– resto sempre sconcertata da tali cambiamenti.
Marco non sta bene. Mi pare evidente. Temo però che di qui non lo si possa aiutare granché.
Il mio smodato approfondimento su Celentano a Sanremo è pubblicato oggi da LIBERAL nel paginone centrale e lo puoi leggere qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=8483
– “Ti va di farci diecimila battute spazi inclusi su Celentano?”
– “Et come non”.
Marco ma che t’ha morso ‘na tarantola?
Nico, una donna sposata “prestata alla teologia”??!?!?!?
Le parole sono importanti
da te proprio non me lo aspettavo… 🙁
@mattlar
Perchè? non capisco la perplessità.
sposata prestata alla teologia… imprenditori prestati alla politica….
…sssstttt….
faccio parte del governo tecnico del vaticano, in mano alle perpetue, ma non dirlo a nessuno…
😀
non contesto l’essenza, il concetto, ma l’involucro “imprenditore prestato alla politica” “sposa prestata alla teologia”… scusami, è l’istinto
No problem, Mattlar.
Luigi, molto interessante la prospettiva dell’articolo.
Un’altra cosa mi è piaciuta (letta su vinonuovo, mi pare…), perchè la trovo complementare a quello che dici.
I fischi sono forse da attribuire anche alla logica della contrapposizione, alla necessità di individuare a forza un “nemico”, che ha segnato i monologhi di Adriano e ha nuociuto anche alla bellezza di ciò che pure ha detto.
Non è che siamo proprio stufi di questa dinamica?
@marco
Marco, se mi permetti, ma che succede?
Sei arrabbiato? Anch’io Lo sono molto, ti assicuro…per i più disparati motivi…
Io rispetto la tua rabbia, ma non ho condiviso i tuoi attacchi a Luigi.
Confrontiamoci, discutiamo: ognuno di noi è diverso dall’altro, ciascuno di noi ha le sue opinioni…
Cerchiamo di arricchirci reciprocamente e quando si fa fatica, facciamo il possibile almeno per sopportarci a vicenda.
Un caro saluto,
F.
Si, sono incazzato.
Sto toccando con mano l’arroganza del ricercatore ciellino.
Sto vedendo l’osceno trattamento dei pazienti al san Camillo.
Un cristiano non deve necessariamente dire qualcosa di buono su tutti. Non vuole attaccare direttamente? Ok, liberissimo. Ma almeno si rispetti la verità.
Certo atteggiamento non è carità, è cerchiobottismo.
Chi ha il potere di scrivere e di entrare nella testa delle persone deve rendersi conto della responsabilità e del peso che hanno le sue idee. Non può sempre finire tutto in commedia.
Luigi sa benissimo chi è Bertone e cosa pensano di lui molti uomini di Chiesa, anche religiosi e di alto livello.
Evitare di attaccarlo è una scelta rispettabile, difenderlo e soprattutto difenderlo in quel modo è una presa in giro di chi legge.
Detto questo ringrazio Luigi perché lascia libertà di espressione e questo è molto bello. E poi perché in tanti pomeriggi il blog mi ha fatto molta compagnia.
Leggi il blog solo di pomeriggio?
Prevalentemente.
Molto bello l`articolo. Pensavo lo stesso. In una fase di grande e preoccupante afasia del laicato cristiano e` importante ascoltare ” i cristiani parlanti e da loro si può apprendere qualcosa per l’aggiornamento della lingua cristiana.” In fondo Mounier (ad un altro livello) iniziava l`avventura cristiana con toni molto piu` severi …”Questi esseri curvi che camminano nella vita di sbieco, con gli occhi bassi. Queste anime sgangherate, questi calcolatori di virtù, queste vittime domenicali, questi timidi devoti, queste ombre di ombre possono forse essere l’avanguardia di Daniele in marcia contro la Bestia?”
Cara nico,
ieri ti ho fatto credere di essermi lasciato prendere in giro dalla tua risposta.
Il mio pensiero liquida le teologie e filosofie che si basano su concezioni finalistiche e che vedono l’uomo come vertice della creazione.
Chi come te crede in un dio padre buono e onnipotente non può contemporaneamente sostenere l’insensatezza del tutto, vita umana compresa; andrebbe incontro ad un’aporia.
Dunque torno a chiederti: come puoi dire che quanto io affermo è vero?
Caro Marco
è sempre un problema capirsi con questo mezzo…
La mia affermazione non riguardava il contenuto di ciò che affermi, ma la tua autenticità nell’affermarlo.
Ossia ciò che dicevi mi è parso una verità di te, non una verità in sé.
Hai chiuso affermando di essere in ascolto, e questo è l’elemento che io considero più prezioso, nella vita di ciascuno, proprio perchè mantiene aperta la possibilità di scoprirne (o approfondirne) il senso.
Detto questo, anch’io sono sconcertata da te: se non ricordo male lo scorso anno, a quest’epoca, ti sei imposto un digiuno quaresimale da internet, che hai ammirevolmente rispettato. Il cambiamento rispetto ad oggi è notevole.
Ma forse mi sbaglio…
Dopo parliamo di me.
Ora stiamo sul discorso: se c’è una verita in sé, o la si riconosce o la si rifiuta. Non può esserci una verità per me che smentisce la verità in sé, pur rimanendo vera.
Questo si chiamerebbe relativismo.
Inoltre dovresti esplicitare la verità in sé, quale sarebbe?
Qualcuno conosce una esegesi soddisfacente del brano citato sopra (lo riporto qui sotto)?
“Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea”. (1Cor 14, 34.35)
Non ho mai approfondito questo aspetto, ma a prima vista sembra proprio una frase discriminatoria. e’ stata in qualche modo “contestualizzata”?
Ok per gli altri passi citati da Nico (20 feb ore 17.45), che scagionano Paolo da accuse di discriminazione, ma per questo? Forse è una interpolazione successiva?
Marco
ci stiamo incartando.
O non leggi, o io non so spiegarmi, oppure fai il “birichino” (…) e mi prendi bellamente in giro.
In ogni caso ritengo che questo botta e risposta tra me e te stia annoiando, quindi per il momento mi fermo.
Pika
di certo il brano non è una interpolazione successiva.
Ora non posso fermarmi, ma se qualche altro di noi non soddisfa la tua curiosità prima, stasera cercherò di indicarti dove leggere qualcosa di sensato.
Che ti sei incartata può essere.
Che sono birichino è vero.
Ma non ti sto prendendo in giro né mi sto annoiando.
Mi spiace che ti ritiri così.
Quanto al mio cambiamento: anche quest’anno farò digiuno quaresimale di internet e non solo del blog di Luigi ma totale. Farò digiuno anche di TV e stampa. Non servono. E leggerò il Vangelo di Marco e quello di Giovanni.
Ormai credo contro ogni evidenza logica e senza segni della presenza di Cristo. Non prego più, non serve. Mi confesserò per Pasqua, come di precetto, ma prendo atto di una forte aridità spirituale. Terra deserta ma vera, senza oasi illusorie e fasulle. Se dio esiste sono arrabbiato con lui, mi ha fatto perdere tempo e non ho niente.
Un caro saluto a Osea82 e Pika che sono nuovi….(scusami Luigi se mi permetto di anticiparti nel dare il benvenuto), ma non ho resistito a salutare soprattutto Osea82. La sua presenza ci arricchira`, ne sono certo.
Benvenuti.
F.
C’è il deserto ma ci sono anche le acque sotterranee. Di quando in quando affiorano e il deserto fa spazio, e deve arrendersi, ad una vegetazione splendida.
Così è la nostra vita.
@Marco, che scrive:
“Terra deserta ma vera, senza oasi illusorie e fasulle”.
Nel deserto Dio interviene con amore a favore del suo popolo (Dt 30,10; Ger 31,12; Os 9,10) per legarlo a se’, lo guida perché passi sicuro sotto la prova (Dt 8,15; 29,4; Am 2,10; Sal 136, 16), lo porta sulle spalle come un padre porta un figlio.
Fin dall’antichità, la letteratura patristica e l’esperienza monastica hanno visto il deserto, sia in senso reale che in senso metaforico, come luogo dell’incontro con l’Assoluto, come scuola di ascesi e di preghiera.
Auguro a Marco un buon cammino. A tutti un buon inizio di Quaresima.
Ovviamente, anche Pika, sapra` arricchirci….
Pika è rara ma non è nuova: si fa vedere stagionalmente dal maggio del 2009.
Pika in attesa che Nico dica meglio, ti segnalo come testo che fa i conti con la condizione della donna in Paolo la Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II (1988), in particolare il paragrafo 24 intitolato LA NOVITA’ EVANGELICA dove il Papa che ha chiesto perdono alle donne per i maltrattamenti subiti dagli uomini di Chiesa interpreta Efesini 5: «le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore; il marito, infatti, è capo della moglie». Reinterpretazione applicabile per analogia a 1 Corinti 14.
Questa è l’argomentazione svolta dal Papa polacco in quel paragrafo: “Tutte le ragioni in favore della «sottomissione» della donna all’uomo nel matrimonio debbono essere interpretate nel senso di una «reciproca sottomissione» di ambedue «nel timore di Cristo“.
Ricordo un intervento di Pika:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=6509#comment-67159
Ringrazio Federico e Marilisa.
Non so se ne uscirò.
Una cosa devo dirla: nonostante le differenze di valutazione e di stile, non vorrei mai che non ci foste nel Mondo, proprio per un sincero affetto per voi, al di là di tutto il resto.
Giusto, ma Pika è maschio, non femmina.
Le poche volte che ho scritto commenti, ho preso parecchie botte, altro che arricchire 🙂
Stavolta ho scritto per domandare, speriamo bene…
@Marco
Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto
e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana;
stava con le fiere e gli angeli lo servivano. (Mc 1,12-13)
http://gospelart.files.wordpress.com/2009/02/kramskoy-cristo-nel-deserto.jpg
Buona quaresima Marco.
Un abbraccio, davvero.
Questo è il digiuno che voglio, dice il Signore: Dividi il tuo pane con l’affamato, accogli chi è povero e senza tetto. * Allora invocherai il Signore ed egli ti risponderà: Eccomi!
Abbracciamo con coraggio le nostre croci e offriamole a Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli dei fratelli.
Ma tu, Signore, non ci abbandonare nell’ora della prova. Le mie mani tremano di terrore, ma il mio cuore sa che sei qui con me.
Auguri a tutti di una Santa Quaresima di meditazione e carità.
Elsa
…Vedete? Che vi dicevo?
Luigi ce la fa!!!
Le parole sono del beato, ma lui sa dove e cosa cercare!!!
Si potrebbe anche citare: “Dio creò l’Uomo, maschio e femmina li creò”, come segno di pari dignità tra i due sessi.
Tuttavia sappiamo che per secoli e millenni la donna è stata considerata come un utero accessoriato che allatta e accudisce. E non è certo “colpa” solo dei cristiani. Nei primi decenni del Novecento la Grande Guerra costrinse le donne a gestire ambiti fino ad allora considerati maschili e ciò rese la donna consapevole della sua dignità; fu da allora che iniziarono veri e propri movimenti di liberazione femminile.
Molto spesso la Chiesa li ha avversati perché preoccupata della perdita del valore della figura di sposa e madre.
Negli anni del boom economico la donna si affrancò definitivamente da tutte le catene rappresentate dagli stereotipi e dall’aspettativa pubblica nei suoi confronti.
Oggi ci sono madri, chirurghe, pilotesse, ministre… Mancano solo le diaconesse e le sacerdotesse… Guarda un po’.
Il beato non voleva nemmeno sentir parlare della possibilità di ordinare donne. Il motivo lo ignoro, forse il fatto che i Dodici fossero tutti maschi. Tuttavia di diaconesse presenti nelle prime comunità cristiane si parla nella Nuova Alleanza.
…Quindi, almeno le diaconesse potrebbero esserci. Lo dice anche il Card. Martini in Conversazioni notturne a Gerusalemme e nel dialogo con i lettori del Corsera.
Ma non voglio tirarlo per la tonaca rossa. Mi pare anche lui messo lì a far da specchietto per le allodole.
Buona Quaresima a nico ed elsa.
E grazie.
Una carezza e un bacio Marco… quando stiamo male è tutto quello che ci abbisogna. Insieme al silenzio…
Ciao, monellaccio.
Fai un po’ arrabbiare, ma guai se non ci fossi.
Fa’ un ultimo sforzo. Chiedi scusa a Luigi e comincia così una buona Quaresima.
Ah, dimenticavo! So che non preghi, ma se ti capitasse, dì una parolina in Cielo per me. E’ il momento più brutto della mia vita, con mia mamma che pare sarà presto chiamata ad un lungo, lungo viaggio.
Stamattina presto sono andato per una Messa di trigesima alla chiesa di San Luca, di cui è parroco Don Stefano, ex segretario di Bertone e Bagnasco (soprattutto del primo, da arcivescovo genovese, perché poi poco dopo l’insediamento del secondo è divenuto docente e preside dell’Istituto di Scienze Religiose, e come segretario particolare gli è subentrato l’ancor più giovane Don Marco..) . Oggi era San Pier Damiani, riformatore par excellence. E mi è piaciuto come, davanti ai pochi fedeli, il giovane sacerdote abbia sottolineato in poche ma efficaci parole come ogni vera “riforma” della Chiesa sia in primis una riforma personale.
Prima aveva letto il Vangelo del giorno, che era secondo Marco ( 9,30-37) :
” In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”. ”
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Chiedo scusa se ho offeso Luigi, in particolare se l’ho offeso mettendo in dubbio la sua buona fede.
Quanto ho espresso riguardo Bertone però non lo ritiro.
Per rendere omaggio a Luigi, riallacciandomi al discorso sulla donna, voglio fare una cosa secondo lo stile del nostro ospite.
Ho saputo infatti che una ragazza madre di due gemelli, abbandonata dall’uomo che l’ha messa incinta (un extra-comunitario), ha ottenuto la possibilità di battezzare i due neonati il giorno del Sabato santo, ossia il 7 Aprile.
Questo fatto evidenzia come la Chiesa abbia intrapreso un cammino di rinnovamento e mostri misericordia nei confronti di situazioni che pochi decenni fa sarebbero state trattate in modo ben diverso.
@Pika
intanto ringrazio Luigi per il quadro generale.
Poi correggo me stessa: gli studiosi sono divisi sui due versetti (1Cor 14,34-35), alcuni li ritengono assolutamente paolini, altri rispondono alle evidenti difficoltà che presentano considerandoli un’interpolazione della fine del secondo secolo, legata alle discussioni sul ruolo delle donne in comunità.
Per chi li ritiene paolini (posizione che condivido, secondo il principio esegetico della lectio difficilior) i versetti vanno inquadrati nei capitoli 12-14 in cui l’apostolo parla dei doni dello Spirito e si rivolge alla vivace (e un po’ confusionaria) comunità di Corinto.
L’oggetto di questi capitoli NON è il ruolo della donna, ma i diversi carismi (profezia e glossolalia, in particolare), il loro corretto esercizio e il loro senso per la vita della comunità.
A tutti coloro che vivevano questa esperienza, l’apostolo indica regole di discernimento: tutti possono esercitare i loro carismi, ma sempre in modo decoroso e ordinato, e ponendo al primo posto il carisma più grande, quello della carità (cap. 13). I doni infatti sono al servizio del prossimo e non per la propria gloria.
Le regole di decoro che l’apostolo indica sono dettate dal buonsenso, inteso secondo il codice culturale dell’epoca. E allora le donne ricoprivano un ruolo certo subordinato rispetto ai mariti.
Ciò che appare evidente, e originale, è il riconoscimento, da parte di Paolo, del fatto che anche le donne in comunità esercitassero il carisma della glossolalia e della profezia. Di più non sappiamo, quindi per la comprensione del pensiero paolino dobbiamo affidarci alla globalità dei suoi scritti, da interpretare secondo quanto accennato sopra e come ha già indicato Luigi riferendosi alla Mulieris dignitatem.
Prendo questi brevi (e limitati) spunti da R. Fabris, Prima lettera ai Corinzi, Paoline 1999. Dato che non sono una biblista, chiedo venia per i limiti della risposta.
Cara elsa,
sono accanto a te. Coraggio!
” Mi pare anche lui messo lì a far da specchietto per le allodole.”
No, Marco, il cardinale Martini non farebbe mai da “specchietto per le allodole”. Troppo intelligente per adattarsi ad un ruolo simile.
Nelle sue parole ho sempre visto una riflessione profonda che scaturisce dall’umiltà, dal sentirsi uomo alla pari di noi tutti, con le ansie, i dubbi, i perché che interrogano la nostra mente e Dio stesso, e tormentano l’esistenza di chi, di fronte al male, si sente vacillare. Egli sa che la tentazione di non credere è sempre presente a tutti, anche a quelli che sembrano (ma è solo apparenza) esibire una fede salda e incrollabile. Egli sa questo ed ha capito che, essendo l’esistenza di ognuno attraversata da alterne vicende apparentemente casuali, spesso dolorose, ma in realtà indirizzate ad una meta ben definita, l’ unica salvezza sta nell’affidarsi a Dio, la nostra roccia, che ha mostrato il suo volto nella Persona di Gesù.
Da questa fiducia, che è una conquista fatta a piccoli passi, giorno per giorno, è possibile la vera pace.
Non è facile, non è un gioco; è questione di perseveranza, con l’aiuto di Dio, per un’intera esistenza.
Il cardinale Martini non ha la prosopopea di altri prelati che sembrano avere la verità in tasca; che ti gettano sulla faccia il “dovere”(l’obbligo) di essere cristiani, pena la dannazione eterna.
Teologo di grande spessore, pur parlando di Dio, nella sua Trinità, e del suo amore per Lui, non demonizza le altre religioni (pur vedendone le differenze), come è giusto che sia. Perché ama tutti gli uomini– con le loro diverse religioni– che Dio ha creato.
Il cardinale Martini si sente parte dell’umanità intera e sa mettersi con semplicità nei panni degli altri, di chiunque altro, su di un piano accessibile a tutti.
Per questo motivo a molti sembra più credibile e più umano, più lucidamente aperto alla vita, alla sua evoluzione e alla sua ricchezza, rispetto ad altri rigidi esponenti del clero che guardano nostalgicamente al passato. Per lo stesso motivo altre persone, al contrario, lo detestano o quasi.
A me piace moltissimo. Non appena viene pubblicato un suo libro, corro a comprarlo perché mi arricchisce.
Caro Luigi e cari tutti, oggi mi sono affacciato più volte su questa pagina di commenti e mi sono sentito travolto dalla vivacità e dall’ampio spaziare degli argomenti che mi invitavano a riflettere più che a dire la mia. La dico adesso, anche per avere l’occasione di salutare tutti. Personalmente sono contento di tutto quello che ha detto Celentato, indipendentemente dal fatto che alcune cose le condivido e altre no. Trovo sempre positiva la comunicazione, anche quando è sgradevole. Sono d’accordo con Luigi che è stato positivo l’invito a occuparsi di più delle cose ultime. Peccato che questo invito sia stato accompagnato da un atteggiamento contro qualcuno. Avrei preferito un atteggiamento benevolo verso tutti, magari con qualche ironia purché benevola. Buonanotte a tutti.
A Elsa Marco e tutti. Ringrazio Elsa e tutti che mi hanno difeso da Marco e ringrazio Marco che mi chiede scusa. Ma oso dire che non mi ero offeso. Marco lo ringrazio per il segno di correttezza che viene dalle sue parole, ma non perché io ne avvertissi il bisogno. Chi frequenta questo blog dall’inizio – o da molto tempo – sa che non è facile offendermi. Ovvero: non è mai avvenuto che io abbia qui lamentato mancanze di riguardo nei miei confronti. Anzi a chi ha urgenza di menare le mani suggerisco di dirigere le sue aggressioni verso di me, magari con questo reindirizzo: “Si vergogni lei che ospita vermi di questa fatta”.
Un salutone ad Antonio che raramente passa di qua ma sempre con mia allegria.
Lo sapevo che fosse temprato, caro Luigi…
Le faccio un altro omaggio. Ho letto sulla Domenica del Sole un articolo che riprende la sua teoria sull’eccesso di Papi santi e beati nel ‘900.
Chieda il copyright!
Ecco qui l’articolo di Massimo Firpo. Purtroppo non è disponibile su internet.
“«Santo subito» fu il grido popolare che più o meno spontaneamente echeggiò all’indomani della morte di Giovanni Paolo II nel 2005. E santo subito fu, poiché il suo successore diede il suo assenso a non rispettare le rigorose norme ecclesiastiche sulla canonizzazione per avviare senza indugi il processo per la beatificazione, conclusosi felicemente in soli sei anni, il 1° maggio 2011. Pio X era stato proclamato santo nel 1954; Giovanni XXIII beato nel 2000, e con lui Pio IX, mettendo insieme i papi del Vaticano I e del Vaticano II nel palese e acrobatico intento di assicurare la gloria celeste sia a chi aveva negato ogni compromesso possibile fra la Chiesa e il mondo moderno sia a chi invece aveva cercato di promuovere l’esatto contrario. Si dice che anche Pio XII sia in dirittura d’arrivo, mentre già avviati sono i processi per la beatificazione di Paolo VI e Giovanni Paolo I. Nessun pontefice assurto alla gloria degli altari nel Trecento, nessuno nel Quattrocento, uno nel Cinquecento (san Pio V, il papa dell’Inquisizione e della battaglia di Lepanto, della Controriforma militante), nessuno nel Seicento, nessuno nel Settecento, nessuno nell’Ottocento, e poi quasi tutti quelli del Novecento.
A voler essere irriverenti, si potrebbe dedurne che negli ultimi decenni i papi sono nettamente migliorati rispetto ai loro predecessori, e compiacersene. Ma evidentemente le cose non stanno così. Il problema è infatti di natura storica e impone di capire perché nel secolo scorso la santità sia diventata una sorta di «attributo peculiare del papato romano». Non esiste infatti una santità in quanto tale, com’è noto, ma solo quella che viene riconosciuta e proclamata a seconda dei tempi, dei momenti, dei contesti e che da essi trae il suo significato politico, religioso, pastorale. Al di là della loro autentica identità umana e religiosa, infatti, i santi sono anzitutto immagini esemplari prescelte dall’autorità ecclesiastica, che nelle sue scelte rivela se stessa e i suoi mutamenti storici. Ed è su questo terreno che un valente studioso come Roberto Rusconi in “La gloria degli altari. I papi santi nella storia della Chiesa” (in uscita da Mondadori, Milano, pagg. 216, € 19,00) traccia un disegno che risale fino alle origini del Cristianesimo per approdare fino al giorno d’oggi, ricostruendo le tappe di un processo che dalla Chiesa dei martiri e delle catacombe (tutti i papi fino al 335 e altri venti fino al 530 sono stati canonizzati), dall’età costantiniana e dalla trasformazione della Roma imperiale nella sedes apostolorum, anche attraverso stagioni di drammatico degrado ai suoi stessi vertici intervallata da lunghi periodi di subalternità agli imperatori carolingi e germanici, approda infine alla rivendicazione della libertas Ecclesiae e alla proclamazione dell’universale supremazia del successore di Pietro nel Dictatus papae e alla riforma gregoriana.
Ne scaturì anche una vigorosa ripresa del culto della santità dei papi di Roma, che da allora rivendicarono il monopolio sui processi di canonizzazione (in precedenza affidati ai vescovi) e ne definirono via via la normativa. Sarebbero poi venute altre stagioni di crisi, la lunga subalternità avignonese alla corona di Francia, l’età degli scismi e dei concili, il nuovo insediamento a Roma e la corruzione rinascimentale, la drammatica frattura della Riforma protestante, il concilio di Trento e la reazione controriformistica fino ai giorni nostri.
Cinque secoli di papi santi, poi Celestino V eletto e abdicato nel 1296, santificato nel 1313, Pio V eletto nel 1566 e santificato nel 1712, per giungere infine all’esplosione novecentesca. Fu non a caso l’austera e severa Chiesa postridentina a poter nuovamente additare ad esempio di santità un pontefice, il cui nome sarebbe stato ripreso da ben sette papi tra la fine del Settecento e la metà del Novecento, a sottolineare la tenace persistenza dei modelli controriformistici nella lunga stagione dell’intransigentismo cattolico e del suo scontro frontale con la cultura moderna. E paradossalmente fu il venir meno del ruolo temporale della Chiesa, grazie alla Rivoluzione francese, a Napoleone, al processo di unificazione italiana a cancellare la dimensione politica del papa-re che ostacolava pesantemente il riconoscimento della santità.
L’Ottocento fu il secolo della devozione ai papi, che asserragliati nello Stato della Chiesa e poi in Vaticano scagliavano i loro strali contro il mondo moderno, il liberalismo, la democrazia, il socialismo, si atteggiavano a vittime di un processo di secolarizzazione al fondo del quale c’era soltanto il baratro in cui la scristianizzazione aveva precipitato i valori morali, la compattezza sociale, l’autorità politica. Fu una lunga e tenace battaglia di retroguardia, che tuttavia rafforzò il prestigio dei papi di Roma, non più impastoiati nella politica internazionale e nel malgoverno dei propri Stati, una volta che quel baratro si spalancò davvero tra gli orrori senza fine delle due guerre mondiali.
Al tempo stesso, di fronte ai rischi di frantumazione delle sue mille componenti, della sua dilatazione mondiale, delle rivendicazioni di autonomia delle conferenze episcopali, delle sue varie e a volte contrastanti anime, di fronte ai drammatici conflitti interni aperti dal Vaticano II, di fronte ai processi di secolarizzazione e all’affermarsi del primato della coscienza anche tra le file dei credenti e praticanti, il primato papale è diventato un indispensabile punto di riferimento, di aggregazione, di unità, di carismatica sacralità. In questa prospettiva è probabile che l’infittirsi delle canonizzazioni papali, e con esse l’esigenza dei vertici della Chiesa di proclamare urbi et orbi la propria santità, non siano affatto una prova di forza, ma di fragilità e di incertezza.
Tanti saluti e grazie a principessa per la sua tenerezza e saggezza.
Un abbraccio e una preghiera per Elsa.f
Un caro saluto a tutti gli amici e le amiche del blog.
Contento di risentirti, carissima principessa.
Ciao Clo.
OT, ma fino ad un certo punto. Ho letto su “Il Regno” un articolo di Luigi Accattoli dove si dice che non è stato possibile trovare alcuna notizia su Aurelio Andreoli, uomo che ha molto sofferto e del quale si sa solo che è morto. Alcuni hanno biasimato questa ricerca di notizie, considerandola contraria al rispetto della privacy di ognuno. Ma ci sono persone che ancora cercano il proprio familiare disperso in Russia durante la seconda guerra mondiale, o in Africa, o in altri luoghi lontani. Penso che sia giusto pensare ad Aurelio, cercarlo, anche se non più in questa terra, in quel Paradiso del quale Celentano, sia pure in forma molto caotica, ci ha parlato.
Un saluto a Clodine, e speriamo nell’arrivo della primavera.
Se Celentano avesse parlato solo del Paradiso, la gente si sarebbe addormentata. Per dare un po’ di “pepe” al suo intervento ha tirato in ballo “Avvenire” e “Famiglia cristiana”, del tutto incolpevoli.
Secondo il giornalista Michele Brambilla “Celentano ha dimostrato di essere legato a uno schema vecchio, quello secondo cui per proporre bisogna opporre; per parlare di una cosa buona, bisogna mostrarne una cattiva che tende a soverchiare, a soffocare.”
Questo è giusto, ma diciamolo francamente, siamo tutti prigionieri di questo schema.
A Marco.
Non la conosco, spero di non essere inopportuno.
Forse so di che parla.
Provi a leggere “Sii mia luce”: la missiva tra Teresa di Calcutta ed il suo padre spirituale.
«Se mai diventerò una santa, sarò di sicuro una santa dell’oscurità. Sarò continuamente assente dal Paradiso per accendere la luce a coloro che, sulla terra, vivono nell’oscurità».
Buona Quaresima.
Eccezion fatta per gli Ambrosiani, siamo ormai in Quaresima, sono le 00.27
Buona Quaresima a tutti.
“La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamo dal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido”. (S. Agostino)
Marco oggi non leggerà, ma lo dedico comunque a lui e a noi tutti.
Buona Quaresima
Carissimi !!!!!
Forse è passato in sordina e non se ne è accorto nessuno, ma sembra che Marco abbia fatto il miracolo, ‘o miracolo: ha permesso a Gioab di prendersi un tempo di riposo !!!!!
antonella lignani scrive,
21 febbraio 2012 @ 23:00
Credo che se Celentano sapesse che su questo blog sono passati ben 112 post sulle sue performance sanremesi, si farebbe matte risate.
Purtroppo quando si glissano i tanti argomenti seri di cui parlare, tutti i mezzi di distrazione di massa come questa pagliacciata annuale del festival , che è tutto fuorchè canoro, ecco che si scatenano nel popolo bue, risse pseudo intellettual psicologiche perfino a sfondo religioso su di un guitto da baraccone che diventa un poderoso contenitore e rifugio degli adepti della società liquida.
Bye.
@Marco,
grazie per le tue confidenze. Ricambio il tuo affetto, nonostante le divergenze e le discussioni.
Per non smentirci, ti segnalo che l’opposizione delle diaconesse è dovuta al fatto che nei primi secoli della storia della Chiesa il diaconato avesse caratteristiche diverse da quello che poi si è definito nel corso dei secoli.
Per semplificare, a quei tempi il diacono era paragonabile a quello che oggi è un membro della Caritas che porta soccorso materiale ai poveri; si rese necessario creare delle diaconesse perchè tra i più bisognosi c’erano le vedove e le orfane e si riteneva più opportuno che fossero delle donne ad occuparsi di loro. Con il passare dei secoli la figura del diacono si è definita come ministro di primo grado dell’Ordine Sacro e pertanto è rimasta riservata ai soli uomini. Alle donne rimangono altre vocazioni, altrettanto preziose nella Chiesa. Un conto è chiedere maggiore coinvolgimento e responsabilità delle donne (religiose e laiche) nell’organizzazione ecclesiale, un conto è stravolgere il Vangelo e la tradizione della Chiesa chiedendo l’ordinazione femminile solo per sentirsi “moderni”.
Del resto, che cosa avrebbe impedito a Gesù di avere almeno una donna tra i 12 apostoli?
Grazie a Luigi per la risposta: concordo sul senso generale, ma Corinti dice una cosa, Efesini, il brano commentato nella Mulieris dignitatem, ne dice un’altra (“le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore” indica chiaramente non un rappporto non di sottomissione-dominazione: “non vi chiamo più servi ma amici”): i 2 passi dicono cose applicative diverse.
Grazie a Nico: il suo commento e l’esegesi che ha riportato sono interessanti e rispondono alla domanda che avevo fatto.