Ma furono Giacomo e Giovanni o fu la loro madre a chiedere i primi posti?
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Luigi Accattoli
Giacomo e Giovanni chiedono i primi posti ma Gesù comanda di scegliere gli ultimi – Marco 10, 35-45. Eccoci a un brano che ha due fuochi portanti: uno narrativo, sui “figli del tuono” che chiedono a Gesù i primi posti nel Regno; un altro affermativo della regola d’oro che deve guidare la vita dei discepoli, chiamati a farsi ultimi e servi di tutti. Una regola che il Maestro aveva già enunciato nel capitolo precedente, ai versetti 33-37, ponendo un fanciullo a modello ideale dell’ultimità proposta ai discepoli. In ambedue i casi Gesù reagisce alla tendenza dei dodici a rivendicare ruoli primari: nel capitolo 9 si trattava della disputa, lungo la strada, “su chi tra loro fosse più grande”; qui il Maestro reagisce all’indignazione degli altri dieci che assistono alla rivendicazione avanzata dai figli di Zebedeo.
Mediteremo sulla sordità dei discepoli al triplice preannuncio della passione venuto da Gesù. Annoteremo che la contesa sui posti da occupare i Dodici continueranno a condurla persino nel Cenacolo, come attesta Luca 22, 24.
Segnaleremo che quella contesa attraversa l’intera storia delle Chiese cristiane. Citeremo il titolo papale “servo dei servi”, che nel contenuto si ispira al brano che stiamo leggendo ma che paradossalmente fu anche usato nei secoli come affermazione del primato di Roma sulle altre Chiese, come per primo fece Gregorio Magno nella controversia del 587/88 con Giovanni IV Nesteutes patriarca di Costantinopoli che si era attribuito il titolo di Patriarca ecumenico, con l’appoggio dell’imperatore Maurizio.
Più a lungo ci fermeremo sul rovesciamento dei criteri mondani che qui Gesù afferma ancora una volta, esortando i discepoli a non comportarsi come i “governanti delle nazioni”: “Tra voi però non è così” (versetto 43). Al primato del potere cercato dai discepoli, Gesù contrappone il primato del servizio.
10 Giugno, 2023 - 11:25
Luigi Accattoli
Marco 10, 35-45. Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. 36Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. 37Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. 38Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. 39Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
10 Giugno, 2023 - 11:26
Luigi Accattoli
Calice e battesimo. v. 35: Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni. Nel racconto di Marco l’incredibile domanda dei figli di Zebedeo viene avanzata immediatamente dopo le drammatiche parole di Gesù sul Figlio dell’uomo: “lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà”. Una collocazione che vuole segnalare l’inopportunità della richiesta. Lo stesso fa Matteo, che mette la richiesta in bocca alla madre dei due.
v. 37: Concedici di sedere, nella tua gloria. In Marco 9, 33s i discepoli avevano discusso tra loro su “chi fosse più grande” nel tempo presente, mentre qui la richiesta riguarda il tempo futuro, quello della pienezza del Regno.
v. 38: Potete bere il calice che io bevo. Si tratta del calice della sofferenza, o del dolore, o dell’ira di Dio. Isaia 51, 17: “Alzati Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira”. In Marco 14, 36 Gesù così invocherà il Padre: “Allontana da me questo calice”.
v. 38b: o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato. Cioè immersi – questo è il significato della parola “battezzati” – nella morte: “Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?” (Romani 6, 3s).
10 Giugno, 2023 - 11:36
Luigi Accattoli
Giacomo aveva già subito il martirio. v. 39: Lo possiamo. Occorre cogliere la forza di questa risposta, quale doveva essere percepita dai lettori del Vangelo di Marco, che viene redatto circa l’anno 70, cioè 26 anni dopo che Giacomo era stato messo a morte da Erode Agrippa nella prima persecuzione subita dalla comunità cristiana di Gerusalemme, quella stessa che aveva portato all’imprigionamento di Pietro (vedi Atti degli apostoli 12, 2).
v. 42: coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni. Una punta di ironia è in queste parole. Ironia che è ancora più esplicita in Luca 22, 25: “I re delle nazioni le governano e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori”.
v. 43: Tra voi però non è così: parola chiave della pedagogia di Gesù verso i discepoli, che possiamo commentare con questa esortazione di Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Lettera ai Romani 12, 2).
v. 44: chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. L’espressione “schiavo di tutti” è solo in Marco, il passo parallelo di Matteo 20, 27 ha: “Chi vuole essere primo tra voi sarà vostro schiavo”. Schiavo di tutti è un’espressione paradossale, in quanto lo schiavo ha un solo padrone. L’iperbole serve a Gesù per segnalare che il servizio a cui dovranno dedicarsi i suoi discepoli dovrà avere una destinazione universale.
10 Giugno, 2023 - 11:37
Luigi Accattoli
Libertà degli Evangelisti. Il brano che abbiamo letto si presta per una minima digressione sulla libertà con cui sono stati redatti i Vangeli:
– L’episodio è riferito da Matteo e Marco ma non è in Luca e in Giovanni
– In Matteo a fare la richiesta a Gesù è la madre dei due discepoli prediletti mentre in Marco sono i due a parlare;
– In Luca le parole di Gesù sul primato del servizio – che Matteo e Marco collocano a conclusione di questo episodio – sono invece riportate a commento della disputa dei discepoli su chi tra loro fosse “più grande”; disputa che avviene durante l’ultima cena e che gli altri evangelisti non conoscono;
– In Giovanni le parole sul primato del servizio sono poste a commento della lavanda dei piedi (13, 4-15), episodio che i Sinottici non raccontano;
– Da questo episodio – come da tanti altri – appare chiaro che l’importanza maggiore è posta dagli Evangelisti sulla trasmissione dell’insegnamento di Gesù, ma con grande libertà quanto ai gesti e alle parole con le quali l’insegnamento viene trasmesso.
10 Giugno, 2023 - 11:37
Luigi Accattoli
Variazioni convergenti. Stringendoci all’insegnamento sul primato del servizio, potremmo così indicare la versatile convergenza dei quattro Vangeli sulle parole con le quali Gesù l’ha formulato:
– Matteo: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo” – Matteo 20, 26s
– Marco aggiunge alle parole “sarà vostro schiavo” l’iperbolica proiezione “sarà schiavo di tutti” (10, 43s)
– Luca nel contesto dell’ultima cena: “Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (20, 26s)
– Giovanni nel contesto dell’ultima cena e in riferimento alla lavanda dei piedi: “Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (13, 12-15).
10 Giugno, 2023 - 11:38
Luigi Accattoli
Si parla di pizza ma nessuno l’ha vista. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
10 Giugno, 2023 - 11:43
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 12 giugno. L’appuntamento precedente fu lunedì 22 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 23 maggio:
Bellissima la riflessione di padre Giampaolo.
In effetti se ci pensiamo come possiamo presumere di essere “piu’ vicini a Dio” di un bambino o di un alienato? Se Dio e’ l’ Infinito ognuno di noi e’ di una misura infinitesimale rispetto all’ infinito: fra Einstein e il contadino piu’ ignorante la distanza da Dio ,che e’ l: Intelligenza,la Conoscenza assoluta, e’ uguale.
Certo Einstein e: piu’ intelligente del contadino analfabete ,ne da di piu’ ,ma questo “di piu’ ” e’ irrisorio di fronte a una grandezza ,l’ Infinito, che e’ incommensurabile.
Dunque la “vicinanza con Dio” ,ossia sedere alla sua destra come chiedevano i poveri patetici apostoli( vabbe’ ,poveracci, non avevano ancora capito nulla, non c’ era ancora stata la Morte, Resurrezione e poi la Pentecoste) non e’ una questione di “grandezza” ma anzi di piccolezza .
Il piu’ piccolo ,infinitesimale, umile e reietto, e’ il piu’ paradossalmente vicino all’ Infinito.
10 Giugno, 2023 - 18:59
maria cristina venturi
Invece noi viviamo oggi ,duemila anni dopo la Morte ,Resurrezione e la Pentecoste ,eppure ci comportiamo ancora cosi’ : chiediamo i primi posti ,sempre. I laici chiedono di poter avere piu’ voce in capitolo ,piu’ potere, piu’ prestigio, le donne chiedono di essere anche loro nei “posti che contano”, i semplici preti brigano per essere vescovi, i vescovi per essere cardinali.I cardinali per essere papa.
Gli apostoli sono scusati perche’ ancora non avevano capito la portata storica ed escatologica del “Regno” e ne avevano una idea rozza da poveri ebrei cresciuti con l’ idea del Messia, un Re molto terrestre, un potente che poteva distribuire favori.
Ma noi dopo duemila anni di cristianesimo, siamo inescusabili. Perche’ brighiamo ancora, laici e preti, e protestiamo e facciamo carte false pur di aver i posti di potere?
Giacomo e Giovanni chiedono i primi posti ma Gesù comanda di scegliere gli ultimi – Marco 10, 35-45. Eccoci a un brano che ha due fuochi portanti: uno narrativo, sui “figli del tuono” che chiedono a Gesù i primi posti nel Regno; un altro affermativo della regola d’oro che deve guidare la vita dei discepoli, chiamati a farsi ultimi e servi di tutti. Una regola che il Maestro aveva già enunciato nel capitolo precedente, ai versetti 33-37, ponendo un fanciullo a modello ideale dell’ultimità proposta ai discepoli. In ambedue i casi Gesù reagisce alla tendenza dei dodici a rivendicare ruoli primari: nel capitolo 9 si trattava della disputa, lungo la strada, “su chi tra loro fosse più grande”; qui il Maestro reagisce all’indignazione degli altri dieci che assistono alla rivendicazione avanzata dai figli di Zebedeo.
Mediteremo sulla sordità dei discepoli al triplice preannuncio della passione venuto da Gesù. Annoteremo che la contesa sui posti da occupare i Dodici continueranno a condurla persino nel Cenacolo, come attesta Luca 22, 24.
Segnaleremo che quella contesa attraversa l’intera storia delle Chiese cristiane. Citeremo il titolo papale “servo dei servi”, che nel contenuto si ispira al brano che stiamo leggendo ma che paradossalmente fu anche usato nei secoli come affermazione del primato di Roma sulle altre Chiese, come per primo fece Gregorio Magno nella controversia del 587/88 con Giovanni IV Nesteutes patriarca di Costantinopoli che si era attribuito il titolo di Patriarca ecumenico, con l’appoggio dell’imperatore Maurizio.
Più a lungo ci fermeremo sul rovesciamento dei criteri mondani che qui Gesù afferma ancora una volta, esortando i discepoli a non comportarsi come i “governanti delle nazioni”: “Tra voi però non è così” (versetto 43). Al primato del potere cercato dai discepoli, Gesù contrappone il primato del servizio.
Marco 10, 35-45. Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. 36Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. 37Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. 38Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. 39Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
Calice e battesimo. v. 35: Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni. Nel racconto di Marco l’incredibile domanda dei figli di Zebedeo viene avanzata immediatamente dopo le drammatiche parole di Gesù sul Figlio dell’uomo: “lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà”. Una collocazione che vuole segnalare l’inopportunità della richiesta. Lo stesso fa Matteo, che mette la richiesta in bocca alla madre dei due.
v. 37: Concedici di sedere, nella tua gloria. In Marco 9, 33s i discepoli avevano discusso tra loro su “chi fosse più grande” nel tempo presente, mentre qui la richiesta riguarda il tempo futuro, quello della pienezza del Regno.
v. 38: Potete bere il calice che io bevo. Si tratta del calice della sofferenza, o del dolore, o dell’ira di Dio. Isaia 51, 17: “Alzati Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira”. In Marco 14, 36 Gesù così invocherà il Padre: “Allontana da me questo calice”.
v. 38b: o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato. Cioè immersi – questo è il significato della parola “battezzati” – nella morte: “Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?” (Romani 6, 3s).
Giacomo aveva già subito il martirio. v. 39: Lo possiamo. Occorre cogliere la forza di questa risposta, quale doveva essere percepita dai lettori del Vangelo di Marco, che viene redatto circa l’anno 70, cioè 26 anni dopo che Giacomo era stato messo a morte da Erode Agrippa nella prima persecuzione subita dalla comunità cristiana di Gerusalemme, quella stessa che aveva portato all’imprigionamento di Pietro (vedi Atti degli apostoli 12, 2).
v. 42: coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni. Una punta di ironia è in queste parole. Ironia che è ancora più esplicita in Luca 22, 25: “I re delle nazioni le governano e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori”.
v. 43: Tra voi però non è così: parola chiave della pedagogia di Gesù verso i discepoli, che possiamo commentare con questa esortazione di Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Lettera ai Romani 12, 2).
v. 44: chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. L’espressione “schiavo di tutti” è solo in Marco, il passo parallelo di Matteo 20, 27 ha: “Chi vuole essere primo tra voi sarà vostro schiavo”. Schiavo di tutti è un’espressione paradossale, in quanto lo schiavo ha un solo padrone. L’iperbole serve a Gesù per segnalare che il servizio a cui dovranno dedicarsi i suoi discepoli dovrà avere una destinazione universale.
Libertà degli Evangelisti. Il brano che abbiamo letto si presta per una minima digressione sulla libertà con cui sono stati redatti i Vangeli:
– L’episodio è riferito da Matteo e Marco ma non è in Luca e in Giovanni
– In Matteo a fare la richiesta a Gesù è la madre dei due discepoli prediletti mentre in Marco sono i due a parlare;
– In Luca le parole di Gesù sul primato del servizio – che Matteo e Marco collocano a conclusione di questo episodio – sono invece riportate a commento della disputa dei discepoli su chi tra loro fosse “più grande”; disputa che avviene durante l’ultima cena e che gli altri evangelisti non conoscono;
– In Giovanni le parole sul primato del servizio sono poste a commento della lavanda dei piedi (13, 4-15), episodio che i Sinottici non raccontano;
– Da questo episodio – come da tanti altri – appare chiaro che l’importanza maggiore è posta dagli Evangelisti sulla trasmissione dell’insegnamento di Gesù, ma con grande libertà quanto ai gesti e alle parole con le quali l’insegnamento viene trasmesso.
Variazioni convergenti. Stringendoci all’insegnamento sul primato del servizio, potremmo così indicare la versatile convergenza dei quattro Vangeli sulle parole con le quali Gesù l’ha formulato:
– Matteo: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo” – Matteo 20, 26s
– Marco aggiunge alle parole “sarà vostro schiavo” l’iperbolica proiezione “sarà schiavo di tutti” (10, 43s)
– Luca nel contesto dell’ultima cena: “Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (20, 26s)
– Giovanni nel contesto dell’ultima cena e in riferimento alla lavanda dei piedi: “Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (13, 12-15).
Si parla di pizza ma nessuno l’ha vista. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 12 giugno. L’appuntamento precedente fu lunedì 22 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 23 maggio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/saliamo-a-gerusalemme-con-gesu-e-con-i-salmi-dellascensione/
https://gpcentofanti.altervista.org/lo-sguardo-di-dio-vangelo-di-sabato-10-giugno-e-commento/
Bellissima la riflessione di padre Giampaolo.
In effetti se ci pensiamo come possiamo presumere di essere “piu’ vicini a Dio” di un bambino o di un alienato? Se Dio e’ l’ Infinito ognuno di noi e’ di una misura infinitesimale rispetto all’ infinito: fra Einstein e il contadino piu’ ignorante la distanza da Dio ,che e’ l: Intelligenza,la Conoscenza assoluta, e’ uguale.
Certo Einstein e: piu’ intelligente del contadino analfabete ,ne da di piu’ ,ma questo “di piu’ ” e’ irrisorio di fronte a una grandezza ,l’ Infinito, che e’ incommensurabile.
Dunque la “vicinanza con Dio” ,ossia sedere alla sua destra come chiedevano i poveri patetici apostoli( vabbe’ ,poveracci, non avevano ancora capito nulla, non c’ era ancora stata la Morte, Resurrezione e poi la Pentecoste) non e’ una questione di “grandezza” ma anzi di piccolezza .
Il piu’ piccolo ,infinitesimale, umile e reietto, e’ il piu’ paradossalmente vicino all’ Infinito.
Invece noi viviamo oggi ,duemila anni dopo la Morte ,Resurrezione e la Pentecoste ,eppure ci comportiamo ancora cosi’ : chiediamo i primi posti ,sempre. I laici chiedono di poter avere piu’ voce in capitolo ,piu’ potere, piu’ prestigio, le donne chiedono di essere anche loro nei “posti che contano”, i semplici preti brigano per essere vescovi, i vescovi per essere cardinali.I cardinali per essere papa.
Gli apostoli sono scusati perche’ ancora non avevano capito la portata storica ed escatologica del “Regno” e ne avevano una idea rozza da poveri ebrei cresciuti con l’ idea del Messia, un Re molto terrestre, un potente che poteva distribuire favori.
Ma noi dopo duemila anni di cristianesimo, siamo inescusabili. Perche’ brighiamo ancora, laici e preti, e protestiamo e facciamo carte false pur di aver i posti di potere?
https://gpcentofanti.altervista.org/come-linnesto-nella-vite-selvatica-ss-corpo-e-sangue-di-cristo/
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https://gpcentofanti.altervista.org/solo-il-bene-arriva-ovunque-vangelo-di-martedi-13-giugno-2023-e-commento/