Domani lungo l’intera mattinata sono in studio a TV2000 per le dirette del Papa da Maurizio, ultima tappa del viaggio di cinque giorni che l’ha già portato nel Mozambico dell’aids e della lunga guerriglia e nel Madagascar dell’estrema povertà. Oggi sarà a Maurizio. Martedì rientra a Roma. Nei commenti al post precedente ho riportato alcuni passaggi della predicazione svolta da Francesco tra giovedì e ieri. Nel primo commento a questo post dico la mia percezione d’insieme della trasferta: il Papa dei poveri nei paesi più poveri.
Lunedì 9 mattina sono a TV2000 per il Papa in viaggio
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Itineranza ai poveri. Ho seguito per televisione la diretta dei principali eventi delle due visite già complete: gli incontri con i bisognosi, i malati, i giovani, gli operai, gli ospiti dei centri di aiuto, gli abitanti della “Città dell’amicizia” di Antananarivo; e soprattutto le celebrazioni con le grandi folle. Se ci sono circostanze che possono giustificare grandi adunate in nome del Vangelo, queste sono senz’altro le visite papali alle comunità più bisognose del pianeta. Già Paolo VI, con le visite in Africa, in India, nelle Filippine e in America Latina, mise al centro dei viaggi papali l’abbraccio con le moltitudini diseredate. Giovanni Paolo II e Benedetto prolungarono quell’itineranza ai più poveri e oggi Francesco si fa erede del loro impegno. La predicazione papale incoraggiante di questi giorni sono un dono ai fratelli più bisognosi ed è un dono di ritorno per noi la loro festa con il Papa, che è laggiù in rappresentanza di tutti. Viaggi papali come manifestazione della presenza dei cristiani sulla scena del mondo e come occasione di solidarietà tra le famiglie della Comunione cattolica.
82 anni compiuti. Sono grato a Francesco per la vigoria con cui – a 82 anni compiuti – conduce le sue trasferte. Lungo questo 2019 è già stato a Panama, negli Emirati Arabi Uniti, in Marocco, in Bulgaria e nella Macedonia del Nord, in Romania. Ora è in Africa e nell’Oceano Indiano. A novembre dovrebbe andare in Giappone e in Thainlandia.
Preghiera per i lavoratori
Dio di giustizia, tocca il cuore di imprenditori e dirigenti:
provvedano a tutto ciò che è necessario
per assicurare a quanti lavorano un salario dignitoso
e condizioni rispettose della loro dignità di persone umane.
Prenditi cura con la tua paterna misericordia
di coloro che sono senza lavoro,
e fa’ che la disoccupazione — causa di tante miserie —
sparisca dalle nostre società.
Ognuno conosca la gioia e la dignità di guadagnarsi il pane
per portarlo a casa e mantenere i suoi cari.
Crea tra i lavoratori uno spirito di vera solidarietà.
Sappiano essere attenti gli uni agli altri,
incoraggiarsi a vicenda, sostenere chi è sfinito,
rialzare chi è caduto.
Sono tre capoversi della “Preghiera per i lavoratori” pronunciata da Francesco l’8 settembre nel cantiere di Mahatazana, aperto dalla “Città dell’amicizia –
Akamasoa” su una cava di granito per assicurare un’occupazione a
ottocento persone impegnate nell’estrazione delle pietre. La Città dell’Amicizia che conta 25 mila abitanti sorge nei pressi di una grande discarica nella periferia più povera di Antananarivo. E’ stata fondata dal missionario argentino in Madagascar padre Pedro Opeka nel 1989.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/09/08/0675/01366.html
Povertà non è fatalità. Visita alla Città dell’Amicizia – Akamasoa, 08.09.2019. Questa grande opera è l’espressione della presenza di Dio in mezzo al suo popolo povero […]. Vedendo i vostri volti radiosi, rendo grazie al Signore che ha ascoltato il grido dei poveri e che ha manifestato il suo amore con segni tangibili come la creazione di questo villaggio. Le vostre grida generate dal non poter più vivere senza un tetto, vedere i figli crescere nella malnutrizione, non avere un lavoro, generate dallo sguardo indifferente per non dire sprezzante di molti, si sono trasformate in canti di speranza per voi e per tutti quelli che vi guardano […]. Diciamolo con forza: la povertà non è una fatalità. Questo villaggio, infatti, porta in sé una lunga storia di coraggio e di aiuto reciproco […]. Alla base troviamo una fede viva che si è tradotta in azioni concrete capaci di “spostare le montagne”. Una fede che ha permesso di vedere possibilità là dove si vedeva solo precarietà, di vedere speranza dove si vedeva solo fatalità, di vedere vita dove tanti annunciavano morte e distruzione.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/09/08/0674/01365.html
Traduttore preciso e libero. Incontro con i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose, i Consacrati e i Seminaristi al Collège de Saint Michel, ad Antananarivo, 08.09.2019. Beati voi, beata Chiesa dei poveri e per i poveri, perché vive impregnata del profumo del suo Signore, vive gioiosa annunciando la Buona Notizia agli scartati della terra, a quelli che sono i favoriti di Dio […]. E prima di finire, vorrei compiere un dovere di giustizia e di gratitudine. Questo è l’ultimo discorso dei nove che sono stati tradotti da padre Marcel. Gli farò provare un po’ di vergogna perché lui dovrà tradurre anche questo, ma vorrei ringraziare il traduttore, padre Marcel, [si rivolge a lui ] per questo lavoro che tu hai fatto, ringraziarti per il modo preciso e anche per la libertà di dare senso alle parole della traduzione. Ti ringrazio tanto e che il Signore ti benedica.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/09/08/0676/01367.html
Al commento seguente una buona interpretazione del saluto al traduttore svolta da Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano.
Andrea Monda sull’Osservatore Romano di martedì 10 a pagina 11: Questo approccio di cui parla il Papa, in cui si avverte forte il retaggio della sua formazione gesuitica, è quello che egli cerca e apprezza in tutte le persone che incontra, a partire dai suoi collaboratori: attenzione e cura nello svolgimento del lavoro ma anche creatività, capacità di investire e anche scommettere. Il compito lo devi fare bene, in obbedienza alla consegna ricevuta, dice il Papa, ma per farlo bene bisogna anche personalizzarlo un po’, altrimenti perché sarebbe stato chiesto proprio a te di farlo?
Questo della precisione e della libertà (molto importante la congiunzione: la libertà non esclude ma accompagna la precisione) è un dettaglio significativo, che forse ancora sfugge a molti che si avvicinano al Papa con troppa disinvoltura o troppo timore eppure è in fondo l’approccio che ritroviamo nella storia biblica: continuamente Dio chiama gli uomini a particolari missioni (profeti, apostoli… e ricordiamoci che il Papa domenica stava parlando a un pubblico di persone animate da una precisa vocazione religiosa) e la risposta giusta nasce sempre da questa presenza di libertà nella fedeltà, altrimenti la religione sarebbe una prigione priva di vita e di senso. La vita religiosa, ma la vita tout-court è invece una libera interpretazione di un “testo” che poi è una chiamata, a cui è vitale rispondere con il proprio nome, responsabilmente e creativamente, rimanendo fedeli a essa con quella costanza fatta di cadute e ripartenze quotidiane.