«Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un Dio né un punto fermo sulla Terra da cui poter attirare un Dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui io dubito e sull’uomo che venera il suo dubbio come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre colpirebbero anche me»: così il narratore e drammaturgo svedese Stig Halverd Dagerman, che si uccise a 31 anni nel 1954. Quel brano, preso dal volume Il nostro bisogno di consolazione, è stato citato poco fa dal cardinale Ravasi a “Canale 5”. L’innocenza dell’ateo sono le parole che mi danno una mano a intendere comportamenti rari ma che ho sempre incontrato, in ogni ambiente, persone che non dubitano e non cercano, non scommettono sulla non fede come Pascal scommetteva sulla fede, ma sono semplicemente atei, naturaliter atei. Atei per natura come vi sono i cristiani per natura. Solo toglierei dal motto di Dagerman l’aggettivo “ardente”: gli atei ardenti che ho conosciuto io non erano per nulla innocenti.
L’innocenza dell’ateo
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Hai lanciato un tema di non poco conto, Luigi.
Io concordo pienamente con la definizione “l’innocenza dell’ateo”. Lungi dal voler fare di tutta l’erba un fascio, dico che gli atei “innocenti” esistono, e nessuno ha il diritto di criticare il loro non credere in alcun Dio, nessuno deve guardarli con malcelato disprezzo o con senso di superiorità.
Ti dirò di più: gli atei che si comportano con onestà di intenti sono per me mille volte migliori di chi crede nell’esistenza di Dio, ma fa di tutto, forse senza rendersene conto, per smentirla con atti e parole che dimostrano il loro volgere le spalle a quel Dio che dicono di adorare.
Parlo a ragion veduta. Io, a differenza di te, ho conosciuto atei convinti, “naturaliter”, che si facevano perfino ammirare per la loro onestà, e atei scettici–forse è più esatto definirli “agnostici”– in cui si leggeva il desiderio di conoscere un Dio nel quale credere, senza peraltro riuscirci.
Anche questi ultimi avevano molto da insegnare, in fatto di onestà e di prodigalità, a tanti credenti.
Se si crede ad una remunerazione in termini escatologici da parte di Dio sulla base di fatti concreti, non si può che asserire che questi atei un giorno saranno “salvi”, ed io ne sono convinta più che mai, a dispetto di chi è fermamente convinto che “non c’è salvezza al di fuori della Chiesa”.
Si è soliti sentir dire da parte della Chiesa che la fede è un dono. Bene. La prima obiezione ovvia, ed anche critica, è sul perché mai alcuni o molti tale dono l’abbiano avuto mentre molti altri no.
E la risposta altrettanto ovvia non può che essere che il Creatore agisce a sua discrezione, e che la Sua volontà è imperscrutabile.
La tipica scappatoia di chi non sa trovare risposte certe e si appiglia
ad argomentazioni alquanto fragili e poco convincenti, secondo il mio modesto parere.
C’ è un dettaglio non trascurabile, inoltre, da tenere in considerazione.
Gli atei “innocenti” ascoltano un imperativo della coscienza che li
porta a comportarsi con correttezza e con onestà.
E fino a prova contraria la voce della coscienza è voce di Dio. Anche per loro il richiamo di Dio è forte, anche se non lo sanno.
A coloro che la fede ce l’hanno non resta altro che pregare il Padre anche per chi non ce l’ha.
Le discussioni, i tentativi di dimostrare non servono, secondo me,
ad avvicinare a Dio. È necessario che Dio si riveli in un modo o in un altro.
“ho sempre incontrato, in ogni ambiente, persone che non dubitano e non cercano, non scommettono sulla non fede come Pascal scommetteva sulla fede, ma sono semplicemente atei,”
Caro Luigi, è sempre un gioco di parole. Quando due persone che parlano la stessa lingua attribuiscono significati diversi alle parole è sempre difficile che si capiscano.
“Atei per natura e Cristiani per natura” Chi è ateo e chi è cristiano ? Anche se ci rifacciamo al Dizionario, Ateo è “chi nega l’esistenza di Dio,” ma di quale Dio ? Di quello dei cattolici o degli ebrei, o dei pellirossa ? Ciascuno lo immagina a modo suo. I cattolici pensano al Dio buono, quello che perdona sempre e salva tutti e continueranno a fare il male senza fare nessuno sforzo per modellare la propria personalità e cercare di capire essendo affascinati dal rito e dalla tradizione. Gli ebrei invece continueranno ad essere ubbidienti allo stesso Dio che aveva detto loro di non ascoltare o seguire alcun profeta diverso dal Dio che ha promesso di abbattere Amalec. Come vedi la questione si complica.
Così l’Ateo, nega l’esistenza di quel dio, ma se ne costruisce uno a sua misura chiamandolo “natura o scienza”.
Se per cristiano si intende “colui che crede in Cristo” ma di Cristo non sa niente, come puoi pensare che ci possano essere cristiani che per credere in Cristo e se lo mangiano ? quando quello ha detto di pregare nella cameretta ? Come potrà mai, uno che si definisce cristiano accettare che il cappellano militare cristiano vada a benedire quelli che tirano le bombe sapendo che Cristo ha detto che chi usa la spada morirà di spada ? Come potrà mai un cristiano essere seguace di un “mistero” quando di misterioso non c’è nulla dato che il mistero è stato svelato ? Si chiama “rivelazione” proprio per questo altrimenti che rivelazione sarebbe ? E l’angelo mi disse: “Perché ti sei meravigliato? Io ti dirò il mistero della donna” ( Riv. 17.7) Quindi è stato detto cosa c’è di ancora tanto misterioso ?
E spiegami, cosa significa scommettere sulla fede ? Andare in chiesa e svolgere un rito sanguinario e misterioso e poi turlupinare la gente con furti rapine gozzoviglie e simili come fanno la gran parte dei politici nostrani con la benedizione di santa madre chiesa ? oppure fare altro ?
Sai che ti dico, meglio un ateo ardente che un religioso corrotto, almeno non è ipocita. Ma poiché non devo giudicare nessuno. Non sono interessato né all’uno né all’altro.
Preferisco riferire ciò che è scritto e ciascuno valuterà se è capace di prendere in considerazione queste cose con la propria cervice :
“Poiché se qualcuno pensa di essere qualcosa quando non è nulla, inganna la propria mente. Ma ciascuno provi qual è la propria opera, e allora avrà motivo d’esultanza solo riguardo a se stesso, e non in paragone con l’altra persona. Poiché ciascuno porterà il proprio carico. – non solo di quelli che aderiscono alla circoncisione, ma anche di quelli che camminano ordinatamente nelle orme di quella fede che il nostro padre Abraamo ebbe mentre era nello stato incirconciso – non solo a quello che aderisce alla Legge, ma anche a quello che aderisce alla fede di Abraamo – non solo per lui, ma anche per noi – Continua a dare questi comandi e a insegnarli – continua ad applicarti alla lettura pubblica, all’esortazione, all’insegnamento.- Continua dunque a dare questi comandi, affinché siano irreprensibili.- Continua a insegnare queste cose e a dare queste esortazioni – Pondera queste cose; sii assorto in esse, affinché il tuo progresso sia manifesto a tutti.”
(Gal.6.3-5; Rm 4.12; 4.16; 4.23; 1 Tim 4.11; 4.13; 5.7 ; 6.2; 4.15)
Tutti gli altri pensano ai riti per placare il proprio dio e per piacergli. In fondo è sempre questione di gusti. Sapevi che gli italiani in genere non amano la cucina diversa dalla loro ? Salvo quandopoi scoprono che anche gli altri cucinano bene, allora si sperticano in elogi. Mi pare si dica campanilismo…
Se esistono uomini naturaliter atei, è Dio che non esiste.
Dio Esiste; non è connaturale all’uomo l’ateismo.No! Non lo è. L’uomo è un creatura religiosa, lo è intrinsecamente. Diciamo che l’ateismo entra nella storia dell’uomo come un cancro, ed inizia con la “dogmatica” dell’ateismo materialista. Siamo in pieno illuminismo, Ancien Regimé,1770…e… un anno prima della rivoluzione francese, Hegel, di famiglia, guarda caso, protestante, aridissimo intellettuale -come tanti oggigiorno- infarcito di quella deologia cosiddetta ” riformata” poneva le prime basi del cristianesimo “razional-naturale”…tutto proteso a discutere di oscurantismo ecclesiale et, proiettato all’infuori -come un balcone- deciso a dimostrare l’incapacità della religione a procurare la felicità, una felicità soffocata da un Dio scrutatore e tiranno, una felicità da accaparrare a tutti i costi. Era il 1778..anno della definitiva destituzione parigina di Dio….poi seguirono Kant ed altri campioni sui generis…Corsi e ricorsi storici!
Tuttavia , cara Clodine , gli atei o miscredenti esistevano anche al tempo di Pascal ( circa un secolo prima dell’illuminismo)”
ecco un gustoso dialogo fra “incredulo” e “credente” tratto dai pensieri di
Pascal.
L’incredulo: ma come? Non dite anche voi che il cosmo, il cielo e gli uccelli provano Dio?
Il credente : NO
L’incredulo: ma la vostra religione non dice questo?
Il credente. No. Perchè se anche ciò è vero per alcune anime cui è data una luce speciale, è falso per la maggioranza degli uomini”
Io sono della vecchia scuola di Pascal e penso che aver la fede sia un “dono”
fatto da Dio come , evidentemente , essere atei voglia dire che per imprescrutabile disegno divino questa “luce speciale” non è stata data.
ciò non toglie che si dovrebbe vivere etsi Deus dateretur, cioè anche se non si crede, come se si credesse. Ma il dono della fede , quello nessuno può darselo da se’. In questo caso si può parlare di “innocenza dell’ateo”, perchè persone come questo povero Dagerman che dice “mi manca la fede e quindi non potrò mai essere un uomo felice” mi sembra nella stessa condicione di chi dice “mi mancano le gambe e quindi non potrò mai camminare” o mi mancano gli occhi e quindi non potrò mai vedere” un ateo è come un cieco e infatti la parabola del cieco nato che Gesù guarisce è secondo me un simbolo della fede in Cristo che ci salva dalla nostra ceci tà congenita)
ma come il cieco nato , l’ateo non ha alcun colpa: non hanno peccato ne’ lui , ne’ i suoi genitori.. in questo senso si può parlare di innocenza dell’ateo.
Un post fantastico,
Un tema troppo importante.
Ma gettato in pasto
tra fondamentalisti e ragionevolisti,
la vedo dura!
🙂
“E fino a prova contraria la voce della coscienza è voce di Dio”….
Fino a prova contraria …appunto…
.., perchè…il concetto di coscienza è assai vasto, mai univoco. Si va dalla “coscienza di sé” alla “coscienza morale” e se non si fa delle due un unicum non si può avere alcuna consapevolezza, alcuna conoscenza o intelligenza [“intelligere”].
Questo per dire che non sempre la coscienza è il luogo dove Dio parla e agisce. Esiste la “buona” e la “cattiva” coscienza così come nello stesso individuo potrebbe convivere la “vera” come la “falsa”, e questo in base al valore che si da al concetto di verità oppure di falsità che è del tutto individuale…
Ma esiste anche la coscienza “insincera” che non agisce secondo le conoscenze che possiede, oppure la coscienza “certa” [che può essere falsa o vera, buona o cattiva] alla quale si contrappone quella “dubbiosa” e questa a quella “scrupolosa”, che rende la vita spirituale davvero impossibile a chi la possiede…
La coscienza non è un concetto, ma un assunto, e in quanto tale è necessario che intervenggano figure formative ottime, uomini di fede in grado di curare la retta coscienza…
Cara discepolo, proprio stamane leggevo i “Pensieri” di Pascal…e li leggevo a proposito del dialogo interreligioso con l’Islam che sembra stare tanto a cuore al CVII. Un dialogo che può restare tale umanamente,certo, ma non potrebbe esistere in ambito religioso in quanto ne mancano totalmente i presupposti Teologici…e siccome mi interessa molto questo aspetto ho consultato Pascal che ne parla nei Pensieri, appunto.
Ma riguardo al tema del post…aggiungerei a margine del tuo anche questo:
” Se vi si unisce a Dio è per Grazia non per natura. Se vi si abbassa è per penitenza non per natura….
Osservate i vostri movimenti, meditate su voi stessi, e vedete se non ci trovate i caratteri viventi di queste due nature [umano-divina] -Incomprensibile?- tutto ciò che è incomprensibile non cessa di esistere . Incredibile che Dio si unisca a noi? Questa osservazione deriva soltanto dalla visione della nostra bassezza”…
Pensiero 430 -pag339 [che ho davanti]
“Se esistono uomini naturaliter atei, è Dio che non esiste.”
È una forzatura.
Ricordo di aver letto un bel libro di André Frossard, il quale testimoniava una esperienza straordinaria. Per lui, prima, era certa una sola cosa:la “non esistenza di Dio”. Lui, educato da sempre alla religione della salvezza dell’uomo operata dall’uomo, era naturalmente ateo.
Nessun dubbio, nessuna domanda, nessuna ricerca, nessun interesse di carattere religioso.Totale indifferenza nei confronti di un ipotetico Dio.
Un giorno, a vent’anni, entrato in un edificio religioso per trovarvi un amico, accadde l’imprevedibile, che mai avrebbe immaginato un istante prima.
Una specie di folgorazione, non voluta né cercata.
Dal fondo della cappella in cui era esposto il Santissimo Sacramento (una sorta di sole splendente), vide sorgere all’improvviso davanti a sé un mondo
di splendore, la cui luce rivelava e nascondeva ad un tempo la presenza di Dio, di quel Dio ignoto e solo immaginato da molti altri uomini. Una luce spirituale, non vista con gli occhi del corpo.
Insieme, un’onda di gioia e dolcezza mai dimenticate, neanche nei momenti più cupi della vita.
Da allora un solo compito: rendere testimonianza a questa dolcezza, “a questa straziante purezza di Dio”.
Esiste un’altra realtà, al di là del mondo che ci circonda, di fronte alla quale non ci sono più domande.
Che cosa voglio dire con tutto ciò che ho riportato?
Che l’ateismo naturaliter esiste.
Come ho detto prima, Dio si fa trovare, se vuole, nel modo in cui vuole.
Raramente con conversioni improvvise, come in questo caso, più spesso con una ricerca che implica una evoluzione interiore più o meno lenta, a cui si è liberi di dare adesione o meno.
La questione è che non tutti hanno la pazienza o la disposizione– anche questa naturaliter– per fare la ricerca di Dio.
Io parlo di “coscienza morale”. Questa “buona” coscienza si fa sentire sempre, a mio parere.
Io so, io sento, quando faccio qualcosa che va bene o non va bene, ovvero– per me credente– secondo Dio o contro di Lui.
Il concetto di coscienza è tutt’altro che semplice…spesso la coscienza falsa o erronea viene equiparata a quella a vera o retta, ciascuno ha l’obbligo con lo studio e con l’indagine a formarsi una coscienza vera o retta.
“Sebbene io non mi senta colpevole di nulla, non per questo sono già riconosciuto giusto. Chi mi giudica è il Signore.”
(1 Cor. 4,4).
E poiché nella coscienza si annida pur sempre la possibilità dell’errore, «Non è sufficiente – come ha precisato Giovanni Paolo II – dire all’uomo: «Segui sempre la tua coscienza!». È necessario aggiungere subito e sempre: «Chiediti se la tua coscienza dice il vero o il falso, e cerca instancabilmente di conoscere la verità!». Se non si facesse questa necessaria precisazione, l’uomo rischierebbe di trovare nella sua coscienza una forza distruttrice della sua umanità vera, anziché il luogo santo ove Dio gli rivela il suo bene…
Se posso, tu Leopoldo, che ne dici?
Da come condividi qui nel blog, mi sei sembrato spessissimo “un ateo innocente”: non nel senso di “strano”; nel tuo dichiararti non-credente mi sei parso cosi’ permeato di rettitudine, di rispetto, di bonta’….da definirti (dentro di me) questo e’ piu’ cristiano di me…magari a sua insaputa… 🙂
(E scusa se mi sono permesso di tirarti in ballo senza chiederti il permesso)
P.S. La coscienza morale puo’ fare cilecca al credente e all’ateo.
Esattamente mabu…esattamente…cilecche clamorose!
Ciao Clodine.
A proposito di Hegel, o i Pascal o i maledetti illuministi o i vattelapesca come “fondatori/inventori” dell’ateismo…, sono felice di segnalare questo articolo di Ravasi…
http://www.stpauls.it/jesus/0908je/0908j102.htm
E un saluto a Fiorenza!
Ciao Mabu,Grazie per l’artico…bellissimo…
E’ il silenzio di Dio che genera la domanda capitale: «Dov’è Dio?», come attestano spesso le suppliche salmiche: «Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono tutto il giorno: Dov’è il tuo Dio?» (42,4);
Stessa invocazione all’indomani dello sterminio nazista, e ancora oggi davanti all’orrore delle guerre, genocidi e massacri che si registrano da sempre e attualmente in Siria. Ma tratti nella nostra vita : lutti, malattie, depressioni…
Quante volte sperimentiamo l’assenza di Dio, il deserto. Eppure, la cartina al tornasole della fede è proprio in queste prove estreme. Credere quando si è nell’aridità è difficile, una contraddizione quasi insuperabile. Tenere la barra dritta,sperare contro ogni speranza tenacemente aggrappati alla certezza che Lui c’è, che mi ama….è dura !
Eppure Giovanni Paolo II ebbe a dire benevolmente una volta a Pertini, suo amico dichiaratamente non credente, e che affermava di ascoltare la propria coscienza: “anche la coscienza è trascendenza”.
Insomma, questi papi vogliono o no mettersi d’accordo con sé stessi?
Che poi l’avere una retta coscienza, o credere di averla, non significhi doversi sentire sempre giustificati da Dio, questo è un altro discorso.
Il giudizio di Dio sovrasta di gran lunga quello degli uomini.
Proprio per questo ci è chiesto di non giudicare.
E così siamo arrivati alla coscienza. Allora è utile sapere che traduce il greco synèidesis, da syn (con) ed èidesis (conoscenza), alla lettera con-conoscenza, o conoscenza di sé.
E’ una consapevolezza o percezione interiore che scusa o accusa.E lo fa secondo l’educazione ricevuta, dai pensieri, dalle azioni, dalle convinzioni che si sono impresse nella mente mediante lo studio o le tradizioni familiari.
E’ sulla base di questi convincimenti che la coscienza opera infatti ad un cannibale la coscienza non rimprovererà il fatto che si è mangiato un suo simile, mentre ad un altro farà ribrezzo il solo pensiero e la coscienza lo condannerà se mai osasse farlo.
Il Vangelo suggerisce: “ma abbiamo rinunciato alle cose subdole di cui c’è da vergognarsi, non camminando con astuzia, né adulterando la parola di Dio, ma rendendo la verità manifesta, raccomandandoci ad ogni coscienza umana dinanzi a Dio.” ( 2Cor. 4.2) Occorre quindi spiegare affinchè ci sia un mutamento di coscienza, come nel caso di Paolo che dapprima perseguitava i cristiani poi ne divenne un difensore. Ne deriva che la coscienza dev’essere illuminata, e istruita, altrimenti può sbagliarsi e auto-ingannare se non è stata educata secondo le giuste norme, secondo la verità. Potrebbe giudicare giuste cose sbagliate e vv. senza tenere conto delle norme e i valori espressi dall’Unico Maestro.
Per es. Gesù predisse che alcuni sarebbero arrivati al punto di uccidere i servitori di Dio, pensando di rendere un servizio a Lui.( Gv 16.2) Gli ebrei furono indotti in grave errore e si trovarono a combattere contro Dio per mancanza di conoscenza della Sua Parola. (Ro 10:2, 3; Os 4:1-3; At 5:39, 40) Solo una coscienza dovutamente educata dalla Parola di Dio può valutare con esattezza le cose e correggere veramente. (2Tm 3:16; Eb 4:12)
“Poiché se qualcuno è uditore della parola, e non operatore, costui è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio. Poiché si guarda, e se ne va e immediatamente dimentica quale sorta di uomo egli sia. ” ( Gc 1.23-25)
Poi ci sono quelli che la coscienza se la fanno guidare da altri “prestando attenzione a ingannevoli espressioni ispirate e a insegnamenti di demoni, mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne, segnati nella loro coscienza come da un ferro rovente; i quali proibiranno di sposarsi, comandando di astenersi da cibi che Dio ha creato per essere presi con rendimento di grazie da quelli che hanno fede e conoscono accuratamente la verità. “ ( 1Tim 4.4-5)
E così la Verità ha rivelato anche chi sono quelli che ingannano la coscienza propria e quella degli altri. Basta crederci è Parola di Dio !
@ Marilisa
“Insomma, questi papi vogliono o no mettersi d’accordo con sé stessi?
E brava Marilisa….le sinapsi funzionano !
Ravasi forse non sa che Il filosofo britannico Antony Flew coniò, la definizione di Ateismo, nella metà degli anni settanta del XX secolo.
Egli distingueva l’ateismo positivo, ovvero l’asserzione che non esistano dèi, dall’ateismo negativo, ossia l’impossibilità di verificare con l’esperienza qualsivoglia asserzione teologica; la positiva affermazione dell’esistenza di Dio.
per ulteriori v. Wikipedia – Ateismo.
Poi c’è l’apateismo, che caratterizza chi considera irrilevante o priva di significato qualsiasi discussione sull’esistenza o meno di una divinità e, in senso più esteso, qualsiasi discussione su religione o sistemi valoriali o morali legati a credenze religiose; che si riassume nell’asserzione: «Dio esiste? Non lo so e non m’interessa»
Nell’antichità il termine “ateo” era spesso usato dai credenti in una religione per indicare coloro di un credo diverso; a titolo d’esempio, il padre della Chiesa Clemente Alessandrino (II-III secolo) riferisce nei suoi Stromateis che i greci dell’epoca consideravano «atei» i primi cristiani
Ciascuno ha i sui occhiali. Però la coscienza ce l’hanno tutti e magari tutti credono di essere nel giusto. Sia chi fa i riti di un tipo o di un altro sia chi non li fa. Come può essere ? La Verità è una sola….. magari quella di ciascuno per lui è verità, ma lo è davvero ?
”Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero nessun peccato; ma ora non hanno nessuna scusa per il loro peccato. ( Gv 15.22) Basta leggere, ma i dogmi non li ha mai proclamati. Si sarà dimenticato ?
“Vorrei abbracciarvi tutti, uno per uno: la mia famiglia, gli amici, i colleghi e i compagni del mio partito e non solo. Le tante persone che ho incontrato e apprezzato in questi anni, con le quali abbiamo fatto azioni ed opere, sempre guardando al bene comune. A quanti mi hanno sostenuto e voluto bene, da Macerata Feltria al Montefeltro, alla nostra provincia bella ed alle Marche. Vi abbraccio. Ciao, Massimo“: è un brano della lettera con cui il parlamentare del Pd Massimo Vannucci, di Macerata Feltria, morto per grave malattia il 4 ottobre, ha salutato gli amici e che si può leggere qui. Forse può aiutare la nostra conversazione su Dio, sulla vita e sulla morte.
“Dopo essere stato reso perfetto divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono responsabile di salvezza eterna,” ( Ebr 5.8-9)
Credo che vada considerato che questa salvezza essendo per “quelli che gli ubbidiscono” debba essere appaiata al “tempo favorevole”
“ Realmente, dunque, finché ne abbiamo il tempo favorevole, operiamo ciò che è bene verso tutti”- “ Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; viene la notte, quando nessuno può operare.” ( Gal 6.10; Gv 9.4)
Ormai non ha più tempo per operare è venuta la notte. Tutte le sue opere sono andate con lui e non potrà farne di ulteriori. Colui che ha operato la salvezza eterna le valuterà.
E non ci sarà ingiustizia poiché Gesù disse anche : “ ‘Amico, non ti faccio nessun torto. Ti sei messo d’accordo con me per un denaro, non è vero? Prendi ciò che è tuo e vattene. Io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare quello che voglio con ciò che è mio? O il tuo occhio è malvagio perché io sono buono?’
Tutti hanno avuto la medesima opportunità di vita, non è stato fatto torto a nessuno, ma non tutti l’hanno sfruttata utilmente. Chi dovrà valutare deciderà a chi concedere ulteriore tempo dato che il tempo è solo tutto Suo !
In effetti anche a me sembra che nel cuore e nella mente di chi resta valgano di più le opere piuttosto che la fede di chi se ne è andato.
Difficile sentir dire di uno che ha fatto il grande viaggio: quanta fede aveva; più facile sentirne esaltare le azioni, l’amore, la generosità, gli insegnamenti, la disponibilità verso gli altri, lo sguardo, il sorriso, le battute.
E su queste basi concrete si può arrivare a decretarne la beatificazione, almeno in famiglia.
La vita, anche attraverso i ricordi, alimenta chi vive. La morte è affidata a Dio come evento ineluttabile su cui si sono chiuse definitivamente le pagine di un libro. Il grande Mistero.
Di solito si ricordano i lati positivi dello scomparso, mentre sbiadiscono quelli negativi.E meno male!
A me però è successo anche di sentir dire ripetutamente di un defunto per me sconosciuto, al termine di un funerale : quanto era cattivo, Dio lo perdoni!
E lo diceva la moglie a gran voce senza versare una lacrima.
Sul principio rimasi di stucco, poi non potei fare a meno di ridere. Mai sentita una cosa simile.
Tuttora al ricordo rido di gusto.
La coscienza a certamente un suo valore, ma deve essere rettamente formata, altrimenti diventa un espediente per mascherare il proprio soggettivismo e fare in definitiva ciò che piace di più senza troppi scrupoli: la coscienza dice ad alcuni di abortire per il bene del bambino, ad altri di separarsi dal coniuge per il bene della famiglia, ad altri di ricorrere all’eutanasia perchè la vita di un malato non è più degna di essere vissuta…
Come può la coscienza dire a una persona una cosa e a un’altra il suo opposto? Appellarsi alla coscienza, specie a una coscienza istintiva, naturale, priva di qualsiasi riferimento religioso, porta inevitabilmente al relativismo.
Non so se esistano atei innocenti. Riesco a comprendere le difficoltà a credere di un agnostico che cerca Dio e stenta a trovarlo, ma non riesco a pensare che una persona dichiaratamente atea e non credente, cioè consapevole e convinta di una scelta che presume definitiva, sia veramente innocente. Non si ricerca Dio perchè in fondo si preferisce considerare se stessi al di sopra di qualsiasi dio: capaci di negare l’esistenza di Dio e di negare la propria, suicidandosi a trentun anni. L’infelicità di Dagerman è conseguenza della pretesa di una creatura finita e limitata di poter concepire un Creatore infinito e onnipontente. Forse, se Dagerman avesse voluto incontrare e saputo ascoltare la testimonianza di una persona come Tarcisio Bonati, la sua vita avrebbe potuto prendere una strada diversa…
Marilisa, i papi non litigano! 🙂
Da uno dei post del padrone del pianerottolo. Aprile 2010:
“Ma soprattutto parla il padre Bartolomeo (ndr. Sorge) , ottant’anni combattivi, che frequento da quarant’anni e che stasera mi ha catturato con un lapsus. Ha rievocato – tra l’altro – un incontro con il presidente Pertini che gli narrò della sua ammirazione per Giovanni Paolo II, che aveva invitato a pranzo nella tenuta di Castel Porziano, e che l’aveva “colpito” perchè – parole di Pertini – “non ha cercato di convertirmi”. “Santità, io seguo sempre la mia coscienza” aveva detto il presidente. Giovanni Paolo: “Segua sempre la sua coscienza, perchè la coscienza è Trascendenza”. Pertini a Sorge: “Sapesse, padre, quante volte faccio meditazione su queste parole del papa!”
La coscienza come Trascendenza e’ un “ponte” che anche gli atei sono chiamati ad attraversare…e non so dove loro arrivino…!
L’educazione cristiana della coscienza morale poi, va bene… ma e’ un passo ulteriore condizionato da cosi’ tanti fattori…
Esiste non solo l’innocenza dell’ateo.
Esiste anche una possibile e bellissima ” cristianità inconsapevole ” dell’ateo.
Ed esiste anche una santità possibile dell’ateo (Matteo 25).
Molti degli atei “naturaliter” atei, così come dei credenti ” naturaliter” credenti, sono tali per via di nascita, di crescita, di condizionamenti e di educazione. Ricordo anche che non c’è nessuna colpa, nessuna colpa, nel non essere credente. Se parliamo di fede, la fede è un dono libero e perfettamente gratuito. Abbiamo sempre la sottile tentazione di facene un vanto, della nostra fede, quanto semmai è una botta di fortuna che implica poderose responsabilità: nessun merito, nessuna scelta. Non io scelgo Cristo, ma viceversa. Parola sua. A me, piuttosto, la libertà e la responsabilità di cosa fare, dopo la sua scelta.
Quanto alla coscienza, concordo anch’io che vuo dire tutto e niente. Spesso, precedute da quelle inquietanti parolette ” sono a posto con la mia coscienza”, ” ho agito secono la mia coscienza”, mi sono state fatte, o ho visto fare, o ho fatto alcun delle cose piu’ grette e riprovevoli ch conosco.
Ne diffederei saldamente. Ne diffido saldamente. E’ cosa molto eterea, e mutevolissima. E coincide , o perlomena confina in modo compromettente, con il mio ego che, se non la asfissia, la colonizza duramente.
Infine mi permetto di dire a Federico che non solo la coscienza relativizzata che teme, ma pure la fede, permette di fare nel suo nome le peggio efferatezze e puo’ essere usata come comodo alibi per rivestire le nostre intenzioni assai meno limpide: pensiamo alle guerre sante? ai ghetti?
O, per andare negli esempi spiccioli, alle vite salvate giustamente e sacrosantemente dagli aborti, fottendosene poi allegramente delle madri poveracce abbandonate a se stesse? O delle campagne sacrosante a difesa del feto, e dellla parallela criminalizzazione delle mamme spesso da aiutare e sostenere in contemporanea? O della giustissima lotta contro l’eutanasia, per poi consegnare genitori, nonni e bisnonni a un esercito di badanti e gettare via la chiave?
Non esiste , a priori, l’innocenza del credente.
Non esiste, a priori, la cristianità del cristiano.
Non esiste, a priori, la santità della fede.
Dipende tutto dal grado della tigna con cui ho voglia di starmene abbarbicato a Gesù. Sena di lui, non posso niente. Non poco, non male.
NIENTE.
@Lorenzo,
sono d’accordo e infatti non è cristiano lasciare sole le madri che decidono coraggiosamente di non abortire, non è cristiano abbandonare gli anziani negli ospizi, non è cristiano andare a messa tutte le domeniche e picchiare la moglie, non è cristiano non bestemmiare e dire il male del prossimo…
E’ una questione di coerenza: non dobbiamo essere “legalisti”, “farisei” che seguono alla lettera la legge dimenticandosi di tutto il resto, a cominciare dalla carità.
L’incoerenza e l’imperfezione degli uomini, comunque non può mettere in discussione i principi, specie quando si parla della difesa della vita.
Quanto all’innocenza degli atei, mi sento di richiamare il vangelo di oggi, che accenna alla conversione degli abitanti di Ninive di fronte all’invito di Giona.
Possibile questi atei di cui stiamo parlando non abbiano mai udito un appello, un invito, come quello di Giona? E’ proprio innocente l’indifferenza nei confronti delle parole che Dio, attraverso i suoi profeti di ieri e di oggi, rivolge anche a loro?
«Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!».
Mt 12, 39-42
Tutte molto interessanti le opinioni di chi si esprime sulla coscienza e sulla sua validità o meno ai fini di una condotta di vita che sia specchio, anche per un non credente, di un richiamo magari inconsapevole della voce di Dio.
Allora propongo le parole in merito del card. Ravasi:
“chi obbedisce alle ingiunzioni della propria coscienza, pur avendo sopra di sé cieli apparentemente vuoti o al massimo affollati soltanto dai satelliti della tecnica, è come se accettasse già l’Essere assoluto di Dio, pur affermando il suo agnosticismo (si ricordi la famosa tesi del “cristiano anonimo” suggerita dal teologo Rahner). Questa esperienza dell’assenza divina, per altro, può appartenere non solo alla stessa fede – che è talora simultaneità di luce e di tenebra, di certezza e di dubbio – ma persino alla mistica, come è testimoniato dalle pagine indimenticabili di san Giovanni della Croce o dalle riflessioni ardite di Meister Eckhart o dai versi incandescenti di Angelo Silesio.”
Io concordo pienamente e sottolineo questo passaggio:”chi obbedisce alle ingiunzioni della propria coscienza…è come se accettasse già l’Essere assoluto di Dio, pur affermando il suo agnosticismo…”
Inoltre voglio ricordare quanto è affermato nel catechismo.
“La coscienza morale, presente nell’intimo della persona, è un giudizio della ragione, che, al momento opportuno, ingiunge all’uomo di compiere il bene e di evitare il male…Quando ascolta la coscienza morale,l’uomo prudente può sentire la voce di Dio che gli parla.
E più oltre: “La persona deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza, ma può emettere anche giudizi erronei, per cause non sempre esenti da colpevolezza personale. Non è però imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza involontaria, anche se esso resta oggettivamente un male. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.”
Non credo che si possano fare obiezioni a quanto sopra.
Caro Federico, non per salamelecco, ma …concordo anch’io con te!
🙂
Nel senso che certo, puo’ esistere benissimo, e non mi azzardo a fare percentuali, una indifferenza NON innocente da parte degli atei. Insomma: non tutti gli atei sono innocenti, sono giusti, sono “santi “. Alcuni, però, possono anche esserlo.
D’altra parte, esiste anche una indifferenza NON innocente da parte dei credenti, e pure dei cristiani, alle parole di Cristo! Il richiamo alla conversione io me lo sento rimbombare nelle orecchie come rivolto personalmente a me, che la fede ce l’ho già…E quante volte , povero pirla, mi sono trovato e mi ritrovo a cercare o a chiedere segni, nella mia storia, a Gesù in cui credo?
Insomma, quando io sento Gesù che parla di generazione adultera e perversa, ti confesso che io non penso affatto che si rivolga solo a chi da Lui è lontano e che la sua voce chissà se e come e quando la riceve ( tra l’altro: non sarebbe anche compito mio, questo?:::): ma penso che si rivolga in primis a chi gli è vicino e vicinissimo,a chi ha consegnato Parola, profeti e santi, e che non esita comunque a cornificarlo con se stesso o a pervertire le sue parole secondo i suoi radicati convincimenti personali…
Io mi ci ritrovo abbastanza; e, sperando di non offendere nessuno, a certi furibondi scambi di opinione cui diamo vita qui e altrove per esempio ( io per primo) mi sentirei di apporre sotto proprio questa didascalia : “generazione cristiana adultera e perversa “.
🙂
@ lorenzo
“ sperando di non offendere nessuno, […] mi sentirei di apporre sotto proprio questa didascalia : “generazione cristiana adultera e perversa “.”
Sorprendente, sig. lorenzo, davvero sorprendente :
“ciò che si richiede dagli economi è che uno sia trovato fedele. […] Anzi non esamino nemmeno me stesso. Poiché non mi rendo conto di nulla contro me stesso. Ma non per questo sono provato giusto, bensì chi mi esamina è Jehovah Quindi non giudicate nulla prima del tempo stabilito, finché venga il Signore, il quale porterà le cose segrete delle tenebre alla luce e renderà manifesti i consigli dei cuori, e allora ciascuno riceverà la sua lode da Dio.” ( 1 Cor 4.1-5)
“D’altra parte esiste anche una indifferenza NON innocente da parte dei credenti, e pure dei cristiani, alle parole di Cristo!”
Già ! Proprio così ! Distinto lorenzo.
Esageri, Lorenzo. I “furibondi scambi di opinione” non hanno niente a che fare con “la generazione cristiana adultera e perversa”.
Quando non sono dettati da malafede ( ma purtroppo spesso lo sono), essi sono legittimati dalla volontà di esprimere quella che viene avvertita come verità in contrapposizione con la menzogna, con una erronea lettura di scritti e di fatti, e con pregiudizi e giudizi pretestuosi.
La melassa del buonismo rientra, a mio parere, nella categoria di un cristianesimo banale, dolciastro e stereotipato.
Una sana indignazione è cristiana senza perversione alcuna.
Gesù stesso si indignava talvolta, e anche parecchi santi lo facevano.
Se mi permetti la franchezza, cara Marislisa: un conto è indignarsi, un conto è smerdarsi reciprocamente.
Se esagero, ne sono lieto.
Contento tu !!
@ Marilisa
“Non credo che si possano fare obiezioni a quanto sopra.”
No, distinta Marilisia. Ha Ragione, almeno in parte.
“La coscienza morale, presente nell’intimo della persona, è un giudizio della ragione, che, al momento opportuno, ingiunge all’uomo di compiere il bene e di evitare il male…Quando ascolta la coscienza morale,l’uomo prudente può sentire la voce di Dio che gli parla.”
Del tutto condivisibile, ma forse non ha riflettuto abbastanza su ciò che ha scritto dopo:
“La persona deve sempre obbedire al giudizio “certo” della propria coscienza, ma può emettere anche giudizi erronei, per cause non sempre esenti da colpevolezza personale.”
Quali sarebbero queste cause non esenti dalla “colpevolezza personale” ?
La questione, inerente la conoscenza del bene e del male è 1. l’addestramento della coscienza e 2. la crescita spirituale.
1. La coscienza è il giudice interiore, ma ogni giudice deve conoscere le leggi da rispettare per poter esprimere un giudizio. Ho fatto il banale l’esempio del cannibale per il quale non è reato mangiare un suo simile, la cui coscienza non lo redarguisce se lo fa.
2. Se : ““Non è però imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza involontaria, anche se esso resta oggettivamente un male.”
a) Chi ha stabilito cos’è male ? b) come si riconosce ? c) come fare in modo che la coscienza reagisca correttamente ?
a) Il male è tutto ciò che provoca sofferenza, dolore o afflizione, anche in senso morale. E’ Dio che stabilisce ciò che è male. Il male è generalmente ciò che è contrario al bene. Es. dar da mangiare all’affamato è bene, ma darne troppo potrebbe essere male. Educare disciplinare i figli è bene, ma farlo troppo potrebbe essere dannoso. Ecc.
Anche Dio fa il male nel senso che avendo stabilito la morte a causa della disubbidienza ha fatto il male. Quindi male non è sempre sinonimo di trasgressione dato che Dio fece il male anche quando mandò il diluvio, o le piaghe sugli egiziani. Per cui anche da un male può venire un bene.
b) Paolo si espresse così con il governatore Felice : “Ma ti confesso questo, che, secondo la via che essi chiamano ‘setta’, in questa maniera rendo sacro servizio all’Iddio dei miei antenati,[…] A questo riguardo, in realtà, mi esercito continuamente per avere la consapevolezza di non aver commesso nessuna offesa contro Dio e contro gli uomini” ( Atti 24.10) – “Ma il cibo solido è per le persone mature, per quelli che mediante l’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male.”( Ebr 5.14)
c) “Veramente, nessuna disciplina al presente sembra essere gioiosa, ma dolorosa; tuttavia a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia.” ( Ebr 12.11) “Pondera queste cose; sii assorto in esse, affinché il tuo progresso sia manifesto a tutti. Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Attieniti a queste cose, poiché facendo questo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.” ( 1Tim 4.15) ( l’addestramento alla giustizia)
Conclusione
“Questa testimonianza è verace. Per questa stessa ragione continua a riprenderli con severità, affinché siano sani nella fede, non prestando attenzione a favole giudaiche e a comandamenti di uomini che deviano dalla verità. Tutte le cose sono pure per i puri. Ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro, ma la loro mente e la loro coscienza sono contaminate.” ( Lettera a Tito [ non il generale] 1.13-15)
@ Federico B.
“La coscienza a certamente un suo valore, ma deve essere rettamente formata, altrimenti diventa un espediente per mascherare il proprio soggettivismo e fare in definitiva ciò che piace di più senza troppi scrupoli:”
Del tutto condivisibile il suo pensiero. Molto acuto. !
Le ricordo, Gioab, che io ho riportato le parole esatte del catechismo, anche se so bene che per lei è irrilevante.
Che cosa è male?
Caro Gioab, c’ è una regola d’oro per stabilirlo, e non è neppure difficile da capire. Certamente è molto più difficile metterla in atto.
“Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”: questo è il metro principale per capire.
Qui la coscienza dell’individuo ha un ruolo essenziale per guidare la volontà, senza bisogno di ricorrere a tante giustificazioni astruse e contorsioni cerebrali, nonché a citazioni bibliche.
E non ci sarebbe neanche bisogno di pensare ad una legge divina .
Ecco perché io sostengo che gli atei onesti, quelli che sentono “le ingiunzioni della propria coscienza”, sono “innocenti” anche se non si appellano ad un Dio che non riescono a concepire o a intravedere.
@ Marilisa
1. “Le ricordo, Gioab, che io ho riportato le parole esatte del catechismo, anche se so bene che per lei è irrilevante.”
E che sarà mai, il catechismo non è mica Parola di Dio !
2.“Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”: questo è il metro principale per capire.
Ancora una volta ha mancato il bersaglio, non c’è mica scritto così !
“Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro; questo è infatti ciò che significano la Legge e i Profeti.” ( Mt 7.12) – E’ al contrario. Le lo ha posto al contrario come sempre nel cattolicesimo. Al negativo.
2. “Qui la coscienza dell’individuo ha un ruolo essenziale per guidare la volontà, senza bisogno di ricorrere a tante giustificazioni astruse e contorsioni cerebrali, nonché a citazioni bibliche.”
Se le piace così ? La prossima volta che fa una preghiera, glielo dica a Lui, al Signore che si è sbagliato a far scrivere tutta quella roba…. Magari pubblicherà una versione riveduta e corretta meno astrusa. Più per chi non vuole fare alcuno sforzo….. che ne so magari l’ascolta.
3. “E non ci sarebbe neanche bisogno di pensare ad una legge divina .Ecco perché io sostengo che gli atei onesti, quelli che sentono “le ingiunzioni della propria coscienza”, sono “innocenti” anche se non si appellano ad un Dio che non riescono a concepire o a intravedere.”
Come dice Federico, la coscienza deve essere formata altrimenti uno non ci fa casa neanche se diventa cannibale e trangugia sangue a catinelle senza saperlo.
Gioab scusi, ma lei mi considera scema? Non vada a cavillare come al solito.
Io so bene che il “non fare agli altri…” equivale pari pari al “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Anche il cattolicesimo dice questo, cosa crede?
Lasci perdere il bersaglio, per favore. È lei che non lo centra mai.
Se la coscienza deve essere formata, le assicuro che questo può esser fatto anche nell’ambito di una famiglia non religiosa e che non conosce la Bibbia, o ad opera di altri educatori.
Del resto, è anche vero che non di rado persone che si dicono religiose e cristianissime spesso sembrano non averla la coscienza. Non crede?
Ne abbiamo esempi tutti i giorni.
E comunque, vada lei fra i cannibali a dir loro che non devono mangiare i propri simili. Tanto quelli la Bibbia di certo non la leggono.
@ Marilisa
Non la prendo per scema, ma il “non fare agli altri” NON equivale pari pari al fare agli altri. Se ci pensa… Non fare significa “astenersi” mentre “fare agli altri” significa NON astenersi, attivarsi. Sono contrari – opposti.
Consideri la parabola di Gesù del buon samaritano. Un ebreo fu malmenato e lasciato mezzo morto lungo la strada. Un sacerdote e un levita lo videro ma passarono oltre. Non fecero nulla per peggiorare la situazione dell’uomo, e quindi si potrebbe dire che agirono secondo la forma negativa della regola. Per contro, un samaritano che passava di lì si fermò per soccorrerlo, curò le sue ferite e lo portò in una locanda. Fece all’uomo ciò che avrebbe voluto fosse fatto a lui. Applicò la regola al positivo. ( Lc 10.30-37)
Si può applicare in molti modi, per es. se incontra qualcuno può sceglire se rimanere passiva non fare nulla o se attivarsi rivolgendo la parola dimostrandosi amichevole. Chiedere se ha bisogno diqualcosa per es.
Cmq ha ragione anch’io manca spesso il bersaglio, ma confido nella sua comprensione e sono certo che vorrà perdonarmi se sono pieno di difetti e non uso Chanel.
“Se la coscienza deve essere formata, le assicuro che questo può esser fatto anche nell’ambito di una famiglia non religiosa e che non conosce la Bibbia, o ad opera di altri educatori.”
E’ vero, anche qui ha ragione, ma in questo caso l’addestramento non produrrà il risultato voluto. In certe culture per es. si usa fare il “rutto” quale segno di apprezzamento quando si è invitati a pranzo. Lei lo farebbe ? Qualcuno usava concede la propria figlia all’ospite in segno di gentilezza o di ricambio per la considerazione avuta, ( ricorda Lot ?) In Israele per es. c’era il matrimonio del cognato. La vedova doveva avere rapporti col fratello del marito morto per avere dei figli. Lei lo accetterebbe ? E così via,
“Del resto, è anche vero che non di rado persone che si dicono religiose e cristianissime spesso sembrano non averla la coscienza. Non crede? Ne abbiamo esempi tutti i giorni. E comunque, vada lei fra i cannibali a dir loro che non devono mangiare i propri simili. Tanto quelli la Bibbia di certo non la leggono.”
Beh, non c’è bisogno di andare lontano, anche fra i lettori della Bibbia ce ne sono tanti ! Non ha mai pensato che nell’eucarestia si ciba del “corpo” e del sangue “ di Cristo ? Non è spirituale. E’ fisico. Reale. Anche se magari lei non ci crede !
“L’eucaristia è l’azione sacrificale durante la quale il sacerdote offre il pane e il vino a Dio, che, per opera dello Spirito Santo, diventano realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, lo stesso Corpo e lo stesso Sangue offerti da Gesù stesso sulla croce” – Wikipedia
Basta riflettere.
Scusate il grassetto. Errore di digitazione non voluto.
Che tema difficile, Luigi.
Se mi guardo attorno molte delle mie amicizie, fin dalla fanciullezza, sono state e sono con persone atee o agnostiche. Ho apprezzato in molti di loro un rispetto tale per la fede, che spesso non ho trovato nemmeno in molti battezzati e cresimati.
Ho conosciuto anche alcuni atei militanti e accesi di astio verso la Chiesa. Alcuni di essi hanno lo stesso ardore e lo stesso zelo dei religiosi. E dentro di loro probabilmente hanno il desiderio profondo di credere. Ma è stata data loro una immagine distorta di Dio. E a questo hanno contribuito e contribuiscono spesso i credenti. Tanto che si può dire che l’irreligione sia un prodotto della religione.
Ne conosco un paio di atei così, solo un paio credo. Non capisco come facciano a mantenersi così. Nel vuoto.
D’altra parte, vedo la stessa condizione di assoluta indifferenza, inamovibilità spirituale in tanti cristiani della domenica. Tantissimi. Anche loro nel vuoto, con l’etichetta.
Lei continua a cavillare, Gioab, ma con me non funziona.
“Non fare agli altri” significa, nell’accezione comune di questa frase, “evita di fare agli altri quel male che non vuoi che sia fatto a te”; e questo riflette ovviamente l’altra faccia della medaglia : “opera per il bene”.
E del resto, già il non fare il male è, anch’esso, un bene in sé, o almeno il primo passo verso il bene.
La passività di cui parla, in questo contesto è del tutto fuori luogo. Ci rifletta, se vuole.
E qui chiudo.
PS.
Potrei raccomandarle di usare Chanel, ma non lo faccio. In primo luogo perché è un profumo per donna, e se non sbaglio lei è un uomo; inoltre perché, facendole una confidenza, io uso profumi più moderni e per i miei gusti preferibili.
“Ma è stata data loro una immagine distorta di Dio. E a questo hanno contribuito e contribuiscono spesso i credenti.”
Concordo in pieno, Alexandros.
@ Alexandros
“Ma è stata data loro una immagine distorta di Dio. E a questo hanno contribuito e contribuiscono spesso i credenti. Tanto che si può dire che l’irreligione sia un prodotto della religione”
Lei solleva un interessante dibattito sig. Alexandros.
Il difetto però è che manca l’inquadramento dei termini. Dovrebbe definire qual è l’immagine NON distorta e compararla con quella distorta allora emergerebbe con chiarezza la questione, ma fino a che non è chiaro quale sia l’irreligione non si può definire l’altra.
Per es. la FSSPX è irreligione ? Oppure l’Islam ?
Ma per rimanere sull’astio verso la chiesa, quello di Gesù si può definire astio ?
“Serpenti, progenie di vipere, come sfuggirete al giudizio della Geenna? 34 Per questa ragione, ecco, vi mando profeti e saggi e pubblici insegnanti. Alcuni li ucciderete e metterete al palo, e alcuni li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 affinché venga su di voi tutto il sangue giusto versato sulla terra,” ( Mt 23.33) Ce l’aveva con i sacerdoti. Perché era così astioso che
Continuava a borbottare : “Guai a voi, scribi e farisei, ipocriti! perché somigliate a sepolcri imbiancati, che in realtà di fuori appaiono belli ma dentro son pieni di ossa di morti e di ogni sorta d’impurità. 28 In tal modo anche voi, di fuori in realtà apparite giusti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e illegalità.” ( Mt 23.27)
Secondo lei, quando Dio mandò il diluvio, era astioso ? e quando disse che dovevano scacciare i popoli di quel territorio, lo era altrettanto ? – “ Quest’oggi comincerò a porre il terrore di te e il timore di te davanti ai popoli sotto tutti i cieli, che udranno notizia di te; e davvero si agiteranno e avranno dolori come quelli del parto a causa di te’.” ( Deut. 2.25)
E il povero faraone… gliene ha fatte di tutti i colori fino a fargli morire il figlio primogenito. Che dice è un’immagine distorta di Dio ?
@ Mabuhay
Io penso che cercare di provare l’esistenza di Dio sia non tanto sbagliato quanto inutile. Del resto, non lo dico io, se è vero che “neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”. Penso che non ci sia un’altra vita oltre a questa. Penso che non ci sia anima distinta dal corpo. Penso che se veramente ci fosse un Dio sarebbe diverso da come lo immaginiamo noi. Sono convinto che la libertà non esista e che ci illudiamo di prendere delle decisioni solo perché siamo all’interno di un processo di cause che non conosciamo se non in minima parte. Penso che la nostra idea di bontà e di cattiveria siano così legate alla condizione umana da partecipare della sua finitezza e precarieta (ho già avuto occasione di parlare della condizione dell’uomo rispetto all’universo). Penso che la pazzia di Gesù mi piace e che il suo messaggio sia stato adattato e piegato all’uomo. Penso che anche io l’avrei considerato un pazzo, perché immagino che cosa direi oggi se venisse un mio compaesano a dirmi che lui è Dio e per di più il Dio che tutti aspettavano. E penso, infine (ma è un “infine” solo di questo post perché penso tante altre cose), che non mi interessa dimostrare che Dio non esiste, perché è indimostrabile almeno quanto il fatto che esiste, e anche perché se qualcuno dice di averlo incontrato e di essere felice per questo, non capisco perché dovrei io, in nome di quale verità, convincerlo del contrario. Ah, un’altra cosa, penso che l’uomo sia molto di più di ciò che fa e che quindi se ci fosse una salvezza o una dannazione (ma è un’idea che proprio rifiuto) non dipenderebbero per niente dal comportamento tenuto in vita.
@ Marilisa
“Lei continua a cavillare, Gioab, ma con me non funziona.”
Veramente non stavo cavillando distinta Marilisa, le ho spiegato la differenza. Non è un cavillo. Astenersi o Non astenersi mi pare sostanziale.
“questo riflette ovviamente l’altra faccia della medaglia :” Infatti quello riflette. Conosce i sinonimi e i contrari ? Non fare non è sinonimo di fare. E’ contrario. Però non deve credermi sulla parola. Si può informare da altre fonti. Chieda a Luigi, lui dovrebbe essere in grado di spiegare.
p.s. Si chiama regola d’oro o regola aurea. “Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro” ( Mt 7.12)
“NON fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te”. Questo aforisma è attribuito a Confucio, famoso maestro e filosofo cinese. Ancora oggi dopo circa 2.500 anni, si crede che basta non fare…. Il codice lo definisce peccato d’omissione e si collega a Giacomo : “Perciò, se uno sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.” (Gc 4.17) Ho rivelato qualcosa di nuovo ?
Il Fare sconfigge l’egoismo ela pigrizia …. “Non fare” lo incrementa.
ps.1 a proposito di profumi, le andrebbe mitzuko o preferisce Shalimar, magari J’adore o flower by kenzo ?
Trovo scritto da un alto pelato:
“…è come se accettasse già…”.
Facile, troppo facile.
Dispensa da tutto, si tiene fuori e tiene fuori.
@ Leopoldo
“E penso, infine (ma è un “infine” solo di questo post perché penso tante altre cose), che non mi interessa dimostrare che Dio non esiste, perché è indimostrabile almeno quanto il fatto che esiste,”
Solo gli spiriti liberi hanno il coraggio di rivelare se stessi con sincerità, ma non è difficile dimostrare che Dio esiste. Per evitare il problema basterebbe che dimostrassero da dove viene la vita. Non la materia, ma la vita pure organizzata. La Bibbia la pone così:
“ Poiché le sue invisibili [qualità], perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte, così che sono inescusabili;” ( Rm 1.20)
La scienza la pone così : “La vita nasce sempre da altra vita. La biologia molecolare ha dimostrato che la struttura fondamentale del sistema cellulare è essenzialmente la stessa in tutti i sistemi viventi sulla terra, dai batteri ai mammiferi. I ruoli del DNA, dell’mRNA e delle proteine sono identici in tutti gli organismi. Anche il significato del codice genetico è praticamente lo stesso in tutte le cellule. Le dimensioni, la struttura e il modo in cui sono fatte le parti che compongono il meccanismo per la sintesi proteica sono praticamente uguali in tutte le cellule. Perciò, in termini di struttura biochimica fondamentale, nessun sistema vivente può essere considerato primitivo o ancestrale rispetto a qualsiasi altro sistema, né c’è il minimo indizio empirico di una sequenza evoluzionistica fra tutte le cellule incredibilmente diverse della terra”.. Evolution: A Theory in Crisis, pp. 268-9.
I ricercatori hanno scoperto che per la sopravvivenza della cellula è necessaria l’azione congiunta di almeno tre tipi di molecole complesse, ovvero DNA (acido desossiribonucleico), RNA (acido ribonucleico) e proteine. Oggi ben pochi scienziati asserirebbero che, all’improvviso, da un miscuglio di sostanze chimiche prive di vita si sia formata per caso una cellula vivente completa. Ma quante probabilità ci sono che a formarsi per caso siano stati l’RNA o le proteine? La molecola dell’RNA. È costituita da molecole più piccole chiamate nucleotidi, che sono diverse dagli amminoacidi e solo leggermente più complesse. La probabilità che una molecola di RNA capace di autoreplicarsi si formi casualmente a partire da un brodo primordiale di costituenti chimici “è così infinitamente piccola che anche se [ciò] avvenisse una sola volta in tutto l’universo visibile si potrebbe già parlare di un eccezionale colpo di fortuna”. Le molecole proteiche sono composte da amminoacidi, in numero variabile da una cinquantina a diverse migliaia, legati in una sequenza molto precisa. Mediamente, le proteine funzionali che si trovano in una cellula “semplice” hanno 200 amminoacidi. Perfino in queste cellule ci sono proteine appartenenti a migliaia di tipi diversi. Secondo un calcolo, la probabilità che una sola proteina di appena 100 amminoacidi si sia formata per caso sulla terra è di uno su un milione di miliardi.
Per visitare una cellula procariotica dovrebbe diventare centinaia di volte più piccolo del punto alla fine di questa frase. L’interno della cellula è protetto da una membrana flessibile ma resistente che ha una funzione simile a quella del muro di cinta di una fabbrica. È 10.000 volte più sottile di un foglio di carta, eppure è molto più sofisticata di un muro di mattoni. Come il muro di cinta di una fabbrica, la membrana protegge l’interno della cellula da un ambiente potenzialmente ostile. La membrana però non è impermeabile; consente alla cellula di “respirare” permettendo a piccole molecole (come l’ossigeno) di entrare e uscire. Al tempo stesso, senza l’autorizzazione della cellula la membrana non lascia entrare molecole più complesse e potenzialmente nocive. Oltre a ciò, impedisce che le molecole utili alla cellula fuoriescano. Come fa la membrana a svolgere tutti questi compiti straordinari?
Ecc. ecc.
Se ne vuole sapere di più posso suggerire di leggere on line .pdf L’orgine della vita 5 domande Senza pretese solo per riflettere.
Oh si che conta il comportamento tenuto in vita. Conta in questa vita, per chi non crede con la legge del contrappasso, e nell’altra con il giudizio di Dio sulle nostre azioni. Il male inferto agli altri lo subirà per intero l’anima purgante.
L’uomo è una creatura perfetta: contare tutte le sinapsi, i collegamenti, le infinite microscopiche interconnessioni che costuiscono il tessuto neurologico ad stesso dell’universo. La scienza ad esempio conosce solo il 5% delle realtà il resto…è mistero..mistero fitto. Solo il movimento , ad esempio,di una mano mette in moto una infinità di nervi, nervetti, muscoli, cartilagini e quant’altro -parlo della mano,perché,meraviglia della creazione denota uno scatto di dignità tra l’essere umano e gli animali, è simbolo di lavoro e mezzo di santificazione poichè con essa si invoca l’altissimo e questo in tutte le religioni. Nel cristianesimo, per tradizione viene imposta sul capo supplicando la discesa dello Spirito Santo ma questo solo per dire…-
Riguardo al mistero della morte [perché di mistero si tratta] la differenza tra il credente e il non credente è sostanziale. Io avevo un nonno ateo, ma un ateo vero, di quelli combattenti…si è sempre comportato bene, venerava i morti e rispettava i vivi togliendosi il cappello [eccetto dannanzi alle camicie nere e caro gli costò: tortura e confino] però…non lo vidi mai ridere,o sorridere. Di tutti i ricordi di lui, ciò che mi resta a mente è la serietà e quel velo di tristezza come se in lui regnasse il nulla : nessuna speranza futura, nessuna attesa se non la morte fine a se stessa. Ecco, io credo che lo spartiacque sia proprio la speranza di una vita che travalica il bardo, la morte, oltre la quale ci attende la gioia di un collegamente con l’Eterno che tutto permea e del quale siamo tutti usciti..
Sapere che la morte è sconfitta grazie a Nostro Signore Gesù Cristo, è una cosa straordinaria!!!
corrige..e dal quale..siamo usciti..
Bella questa discussione! Lo dico a priori, senza aver letto la maggior parte dei messaggi. Però ho fatto due conti: su un totale provvisorio di 50, 13 sono tracimazioni della cosa innominabile e 12 sono repliche della sua bella! Se si tiene conto delle dimensioni che le esondazioni della cosa solitamente hanno, il duetto occupa ben più della metà dello spazio!
Per questo mi dico che dev’essere una gran bella discussione …
eh….e già…!
@ Leonardo
“Bella questa discussione! Lo dico a priori, senza aver letto la maggior parte dei messaggi.”
Distinto Leonardo, mi pare di notare una punta di sottile critica, se vuole partecipare anche lei, cercherò di essere esaustivo….ha qualche curiosità ? O Anche lei pensa che la vita sia il prodotto del mero “caso” come sostengono alcuni evoluzionisti ? tipo BXVI sostenuto dalla Pontificia accademia delle scienze ?
Non le sembra una curiosa contraddizione ?
Che bello! Apro la pagina e trovo che di buon mattino qualcuno non ha trovato di meglio che “fare due conti” circa gli interventi sul post.
Bello ed arricchente!
Gioab, mi rivolgo a lei per pareggiare:13 (ora 14) i suoi interventi, 13 le repliche della “sua bella”, che naturalmente non sono degni di attenzione, se non per il numero.
Ho ragione, Gioab, quando dico che a volte gli atei sono mille volte migliori dei credenti, almeno di quelli che dimostrano un indubbio vuoto in testa, nella fattispecie l’ineffabile “genietto del cavolo”?
E poi Lorenzo dica pure che qui ci si “smerda”. Ha ragione!
Luigi caro, perdonaci se puoi.
Per dare il mio contributo a questi bei discorsi, talvolta elevati e adatti ad un dibattito di teologia fondamentale, ma troppo spesso caratterizzati da una bassezza non degna di Luigi e del suo blog, mi permetto di citare una frase dello scrittore russo Aleksandr Zinov’ev, che diceva:
«Ti supplico, mio Dio, cerca di esistere! Vivere senza testimoni, quale inferno! Per questo, forzando la voce io grido, io urlo: Padre mio, ti supplico e piango: Esisti!».
@ Luca73
“Ti supplico, mio Dio, cerca di esistere! Vivere senza testimoni,”
Purtroppo sig. Luca, dovrà informare il sig. Aleksandr Zinov’ev, che la sua lamentela non ha trovato ascolto:
“Voi siete i miei testimoni”, è l’espressione di Jehovah, “pure il mio servitore che io ho scelto, affinché conosciate e abbiate fede in me, e affinché comprendiate che io sono lo stesso. Non abbiate terrore e non siate stupefatti. Non ve [l’ho] fatto udire individualmente da quel tempo in poi e [non l’ho] dichiarato? E voi siete i miei testimoni. Esiste un Dio oltre a me? No, non c’è nessuna Roccia. Non ne ho riconosciuto nessuna’ .” (Isaia 43.10; 44.8)
@ Marilisa
Ha notato la contraddizione ? Dapprima si lamentano, poi fanno gli gnorri e sbeffeggiano “quello là” l’innominato e scelgono di ignorarlo, poi si lamentano se il dialogo si fa interessante, uscendo dai soliti formalismi sciocchi e inutili del complimento reciproco e cantilenate delle meravigliose meraviglie della curia.
Però non capisco perchè mi definisce ateo, forse perché non sono un vero credente ? Ha visto il filmato che terrorizza tutta la curia ?
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=6-3X5hIFXYU
Magari i veri credenti sono loro, come dice il fu Gheddafi !
“Poiché non come vede l’uomo [vede Dio], perché il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi;” (1 Sam 16.7)
Chi può dire ?
Caro testimone di geova dalla coda di paglia,
ti sei subito accorto che quando parlavo di bassezze intollerabili, mi riferivo a te ed al tuo insulso bla-bla.
Basta sal-geoab o come ti chiami! La tua bibbia taroccata non fa più nessun effetto, nessuno ci crede. Chi chiami geova è una tua (vostra) invenzione che nella nostra Bibbia non si trova!
Sii onesto e parla con coerenza dei temi del blog. Sennò sta zitto e torna a bussare alle case con torre di guardia sotto le braccia!
P.S. ti consiglio anche di studiare un pò di poesia che non fa mai male.
Concordo con leonardo. Mi fa piacere per l’effetto, che capita molto di rado, ma un vero peccato per la causa!
Uno dei pensieri più poetici di Pascal dice ( all’incredulo che lo cerca)
“TU non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”
L’ateo che cerca Dio, o almeno si interessa al problema di Dio, o almeno si chiede se ha il diritto di essere ateo senza aver investigato le ragioni per essere credente, è in realtà un uomo che cerca Dio senza trovarlo.
Diverso è l’ateo ideologico. Quello che ha già deciso , a priori, generalemente secondo una schema ideologico o una filosofia ( materialismo, empirismo, marxismo, ) che Dio non fa parte del suo schema mentale e filosofico ERGO non esiste.
sugli atei ideologici c’è poco da dire, come anche sui credenti ideologici. E’ gente che scambia il proprio limitato cervello con l’universo.
ma costoro, gli ideologici, ci si sono sia nel campo degli atei che dei credenti. e quanti ne ho incontrati nel campo dei credenti ! gente naturaliter ideologica, naturaliter terrigna e poco spirituale .
Come anche il contrario: quelli che Gesù definisce “come bambini” cioè quelli sempre aperti e in stupore davanti alla realtà, sempre pronti a coglierne la meraviglia , la rivelazione, quelli il cui cervello non si chiude a riccio in se’ stesso ma si apre all’esperienza e all’esistenza, costoro che
si potrebbero definire naturaliter religiosi, ci sono sia fra gli atei che fra i credenti.
Lo stupore infantile, simbolo e premessa di ogni religiosità.
ho letto che Baudelaire, poeta maledetto, autore dei “Fiori del male”, ovviamente ateo, soleva spesso pregare , non solo ma chiedeva anche ad amici e parenti di “pregare per lui”. In una lettera alla madre dice di aver molto pregato per se’ per allontanare la tentazione del suicidio e per la madre perchè vivesse molti molti anni.
Ecco un esempio di un ateo con sensibilità, profondità e spiritualità degna di un credente. Spero per lui che nell’aldilà Dio l’abbia accolto con le consolanti parole di Pascal “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”
Vero fino a un certo punto, discepolo. Ho conosciuto persone che hanno saputo conservare fino in tarda età lo ” stupore infantile “, la capacità di sapersi sinceramente stupire e commuovere e meravigliare davanti alla realtà e all’esistenza, ed essere serenamente, compostamente e pienamente atei. Una di queste persone, molto vicina e molto cara, in tarda età, sul punto di morire perfettamente lucida, dopo una lunga vita piena di moltissime cose, mi disse serenamente , e di sua iniziativa: capisco perfettamente che , arrivati a questo punto, una persona che pure non ha mai creduto in nulla che non fosse dimostrabile e certo, si ponga- senza affanno- la domanda fatidica: ma sarà poi proprio così? E se non finisse tutto qui? Perché sembra davvero impossibile l’idea di “finire”. E io me la sono posta, la domanda. E mi sono data , in piena tranquillità, la risposta che ho sempre saputo: sì, è possibile. E’ così. Mi raccomando a te che credi: che i funerali siano laici e senza nessun minimo segno religioso…
Ci sono atei in ricerca, atei barricaderi ( i meno convinti, in realtà, così come i credenti. La violenza nella manifestazione dei credi, in postivo o in negativo, è sempre sintomo di una serpeggiante insicurezza e paura di essere contraddetti) e atei in ricerca.
Io resto dell’idea che avere la fede- e parlo di una fede vera,con nome e cognome, non di un vago senso religiosoide che puo’ essere tutto o niente- non dipende da me. La fede è dono. O c’è, o non c’è. Pascal dice una bella cosa, nel pensiero che tu hai citato, ma diversa da quel che dice il Vangelo.
Secondo cui si potrebbe dire all’ateo in ricerca: ” Tu non mi cercheresti, se Io non ti avessi già chiamato.”
Bravo, mattlar! E così anche tu hai dimostrato una “coerenza” degna di miglior causa. Complimenti !
Mi ha molto colpito quello che ha scritto Clodine nel suo intervento delle 8,45. Perché fino a ventisei anni fa, io avrei scritto, paro paro, un intervento uguale, fin nelle virgole. Quello per la perfezione del corpo umano fin nei suoi microscopici meccanismi era, in buona parte- intendiamoci- lo è ancora, un mio grande entusiasmo , una fonte continua di stupore e di meraviglia, e, pur nella mia rozzezza, una causa di lode spontanea a Chi tutto questo splendore aveva creato e voluto.
Oggi, non è piu’ così.
L’uomo è una creatura perfetta, vero. Eppure che dire quando le sinapsi saltano, i collegamenti si interrompono, le infinite microscopiche interconnessioni che costuiscono il tessuto neurologico vanno incredibilemente e irreversibilmente in malora? Quando il movimento , ad esempio,di una mano, si inceppa, si blocca, scompare? Quando tutta quella infinità di nervi, nervetti, muscoli, cartilagini e quant’altro impazzisce nel funzionamento e nella coordinazione e si ribella ai piu’ elementari e naturali comandi? Quando quella che per davvero consideravi la meraviglia della creazione,si accartoccia? Quando quello splendido “scatto di dignità” tra l’essere umano e gli animali si perde,come sotto la forza di una volontà ribelle e capricciosa? Quando viene meno l’armonia originaria della persona , costretta a muoversi come una marionetta impazzita?
Se io cerco e credo di trovare Dio nella perfezione della creazione, che cosa troverò nell’orrore insensato e capriccioso di un corpo che , ancor vivente, degenera grottescamente?
No. Oggi sono convinto che non basta piu’ la perfezione inconcepibile di ogni organismo vivente, di ogni legge naturale, di ogni bellezza del mondo, per farmi arrivare a Dio. Perché per ogni perfezione c’è una imperfezione crudelissimamente indifferente e casuale, per ogni legge c’è un fenomeno che la altera rovinosamente, ogni bellezza di natura puo’ dar vita a una catastrofe sanguinosa.
“Ovunque il guardo io giro, immenso Dio ti vedo.Nell’opre tue ti ammiro, ti riconosco in me.” Che sarebbe a dire: basta che tu apra gli occhi, e Dio te lo vedi davanti, sveglia! Lo dicevo anch’io. E invece non è vero per niente.
Sicuramente non dove io giro il guardo. Non nelle opre che vedo io. Non nella marea di soffernza innocente e continua che sale da tutte le parti del mondo e della storia.
In questo ( se non ci fosse Gesù Cristo) oggi darei ragione ai miei amici atei.
Se non avessi la croce di Gesù Cristo, sarei ateissimo anch’io, e di quelli incazzati. Onestamente, solo Cristo ammazzato, morto e risrorto mi viene in risposta e in aiuto.Ma a Cristo, non ci si arriva, se non è lui stesso a fartici arrivare.
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/12/24/news/scalfari_martini_ges-27141465/
Il senso della vita
nelle parole di Gesù
Eugenio Scalfari e il cardinale Martini ragionano sui nodi che stringono fede ed esistenza terrena. Due punti di vista partiti da premesse diverse cercano nella giustizia nella carità e nel perdono una prospettiva comune
di EUGENIO SCALFARI
….
Finale dell’articolo:
“Mi alzo. Anche lui si alza aiutato da don Damiano. Ci abbracciamo. Lui mormora qualcosa e don Damiano traduce: “Ha detto che prega spesso per lei”. Io rivolgendomi a lui gli dico: “Io la penso molto spesso, è il mio modo di pregare”. Lui si avvicina al mio orecchio e con un filo di voce dice: “Prego per lei, e anch’io la penso spesso”, sorride e mi stringe la mano. Forse voleva dire che pensare l’altro è più che pregare. Io almeno ho capito così. ”
(24 dicembre 2011)
@ luca73
Capisco il suo punto di vista sig. Luca, ma sebbene ogni opinion è legittima non ogni opinione è corretta e lei non fa nemmeno la fatica di andare ad informarsi eppure Wikipedia, che è facile da consultare ed è veloce, a portata di click. Poiché l’accusa è sua, credo che sia lei ad avere l’onere della prova. Non può esprimere un giudizio che non è in grado di documentare.
Se l’unica giustificazione che vanta è che “nella nostra Bibbia non si trova ”, non mette nel conto che potrebbe essere la sua Bibbia taroccata. Quindi per quanto la sua opinione è legittima, non ha dimostrato che la mia è taroccata perché nella sua non c’è perché potrebbero anche essere sbagliate tutte e due e ci potrebbe essere ancora una terza possibilità.
Quindi a lei l’onere della prova, visto che tutti sono innocenti fino a che siano riconosciuti colpevoli. Lei ha accusato, lei deve dimostrare.
Detto questo, posso dirle che il Tetragramma in caratteri ebraici (????) è scritto sia nelle scritture ebraiche o VT 6.973 volte e in quelle in greco o NT 237 volte e fu sostituito con la dizione Kyrios (Signore) per una superstizione.
Per esempio, L’Esapla di Origene 245 ev.– vedi link lo conserva nella sua forma ebraica originale di quattro lettere detta Tetragramma. Questa è una prova significativa che i primi cristiani conoscevano e usavano il nome personale di Dio, JHWH – Geova.
Per un suo approfondimento può consultare Il Tetragramma biblico o Tetragràmmaton Qui.” In latino Jehovah è visibile nelle decorazioni della chiesa cattolica di S. Agata a Santhià (Vercelli), nella forma Jehova è visibile nella volta di uno degli altari minori del duomo di Fossano (Cuneo) e nella forma Jeova sulla soglia del presbiterio della chiesa di Vezzo, frazione di Stresa (Novara).
Nel IV secolo E.V., Girolamo, il traduttore della Vulgata latina, dice nel prologo ai libri di Samuele e Re: “In certi volumi greci troviamo tuttora il nome di Dio, il Tetragramma [cioè, ????], espresso in caratteri antichi”. In una lettera scritta a Roma nel 384 E.V., Girolamo dice: “Il nome di Dio è composto di quattro lettere (tetragramma); lo si pensava anecfòneton, cioè ineffabile, e si scrive con queste lettere: iod, he, vau, he. Ma alcuni non l’hanno decifrato a motivo della rassomiglianza dei segni; e quando lo hanno trovato nei libri greci l’hanno letto di solito [????, lettere greche che corrispondono alle romane PIPI]”. — Le lettere, Roma, 1961, vol. I, pp. 237, 238; cfr. J. P. Migne, Patrologia latina, vol. 22, coll. 429, 430.
Forse dovrebbe chiedere ai traduttori della sua perché l’hanno nascosto. Pugio Fidei adversus Mauros et Judaeos of 1270 CE (page 559).
Io una teoria ce l’ho !
Dovendo raccontare i misteri mica potevano dire che i misteri avevano un Nome !
Quando uno cerca Dio, non significa che l’abbia già trovato;vuol dire, piuttosto, che ha il desiderio di trovarlo, ed è già molto, a mio parere.
Ma se mancano, appunto, ricerca e approfondimento,il desiderio può anche affievolirsi.
Ricordo che una volta chiesi ad una persona “credente”, a me molto vicina e carissima, il perché si dicesse tale. Mi rispose che lo era perché “desiderava”(testuale) che Dio ci fosse.
Oggi questa persona è molto più scettica di allora, sulla base di un’esperienza negativa causata–guarda caso–da un religioso, di quelli vecchio stampo.
Non va più a messa, però credo che preghi. Tutto sta a vedere quale tipo di preghiera pratica. Come entrare nell’intimo della coscienza?
Se questa persona avesse avuto una fede forte, molto più che un desiderio, di certo non si sarebbe lasciata condizionare,io penso.
Ecco perché io insisto sempre sulla necessità di una fede adulta, che non sia quella di chi crede per paura di castighi divini, o quella di chi coltiva un pio desiderio e magari dice di credere “per il sicuro”( anche questa ho sentito!).
Ai miei occhi ha più merito un ateo che, sconcertato dalle contraddizioni di una vita nella quale si trova ad essere non per sua volontà, senza esserne richiesto ma come “gettato” in un campo di battaglia dove fare i conti, per l’intera esistenza, con un mare di dolore, non riesce a capacitarsi dell’esistenza di un Dio che il più delle volte sembra assente o sembra ignorare quel Male che noi vediamo molto bene e di fronte al quale restiamo scandalizzati. E lo restiamo di più proprio perché ci sentiamo dire ad ogni passo che Dio vede tutto, che tutto conosce, che ci ama e che ci ha creati per Amore. Un Dio insondabile per noi.
Se non fosse venuto fra noi Gesù il Cristo a farci capire qualcosa, saremmo del tutto all’oscuro. Ma ancora molto di misterioso resta.
Detto per inciso,la frase “non cercheresti Dio se non lo avessi già trovato” a me risulta che per primo l’abbia detta sant’ Agostino. Ma potrei sbagliarmi.
Ma certo, perchè Scalfari pensa di essere al di sopra di tutti e di tutto.
Inutile pregare, quando pensare a qualcuno (non come facciamo noi, ma come fa Eugenio Scalfari) è più che pregare…
Ma va là!
Marilisa, non ti capisco. non so di quale coerenza tu stia parlando, ma va bene così. Posso soltanto dire che ricordo benissimo il radicale cambiamento di aria sul pianerottolo da un anno a questa parte…
@ Marilisa
1.“Quando uno cerca Dio, non significa che l’abbia già trovato;vuol dire, piuttosto, che ha il desiderio di trovarlo”
Ha mai letto questo ?
“Chi ha i miei comandamenti e li osserva, egli è colui che mi ama. A sua volta, chi ama me sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi mostrerò chiaramente a lui”.” ( Gv 14.21) “Poiché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.” ( Mt 7.8)
Il dialogo fra Martini e Scalfari è notevole, Nino.
Lo conoscevo ma non mi stancherei mai di rileggerlo.
Nelle parole del grande Martini mi ritrovo in pieno.
E quindi, mattlar? …A chi lo imputeresti? Parla chiaro.
Gioab, conosco bene quei versetti, ma non sono convinta che accada sempre ciò che vi è enunciato.
@ Lorenzo
“Perché per ogni perfezione c’è una imperfezione crudelissimamente indifferente e casuale, per ogni legge c’è un fenomeno che la altera rovinosamente, ogni bellezza di natura puo’ dar vita a una catastrofe sanguinosa….In questo ( se non ci fosse Gesù Cristo) oggi darei ragione ai miei amici atei.
Se non avessi la croce di Gesù Cristo, sarei ateissimo anch’io, e di quelli incazzati. Onestamente, solo Cristo ammazzato, morto e risrorto mi viene in risposta e in aiuto”
Scusi sig. Lorenzo, non capisco…., perché secondo lei, avendo Cristo si estinguono le catastrofi, si aggiusta la “marionetta impazzita” ? Si ripristina l’armonia iniziale ? si estingue l’orrore insensato di un corpo degenerato grottescamente ?
Mah, se non lo sa Cristo è andato via duemila anni fa. E nulla è cambiato.
Non se n’è accorto ?
@ Marilisa
“Gioab, conosco bene quei versetti, ma non sono convinta che accada sempre ciò che vi è enunciato.”
Allora non crede che sia Parola di Dio !
se sapesse, Gioab, quanto me ne accorgo ogni giorno…
Non mi venga a fare scioglilingua almeno sui fatti miei, please.
🙂
Caro Federico, ovvio.
Quello che fa Eugenio Scalfari,, o meglio, quello che crede di fare il bianco e pensoso vate, sfugge ai comuni mortali…. Scalfari, come Ferrara, entra in quella categoria che io definirei atei “per necessità”: un dio, qualunque, SOPRA di loro? Ma che , scherziamo?!!
🙂
Non paragonerei Scalfari a Ferrara. Ferrara è molto intelligente.
Scalfari è intelligente, Ferrara è un pallone gonfiato, che di più non potrebbe.
L’altro giorno, nel programma di Lerner sul Concilio Vaticano II, non è riuscito a spiccicare due parole in croce. Ma è un papista che levati!
«Scalfari è intelligente».
Detto da Marilisa.
Appunto …
ahahahahahah…
A proposito di atei intelligenti, mi piace riportare queste parole di Natalia Ginzburg, ricordate dal card. Ravasi nel programma citato dal nostro Luigi ad introduzione del post:
«La fede non è una bandiera da portarsi in gloria, ma una candela accesa che si porta in mano tra pioggia e vento in una notte d’inverno. I credenti non devono sentirsi come un esercito di soldati che cammina in trionfo».
Conferma quel che ho detto tante e tante volte, e non può che farmi piacere.
Ci riflettano quei credenti che si sentono esenti da dubbi di fede.
E, a dire il vero, mi pare che qui qualcuno ci sia.
Arrivo un po’ tardi.
Marilisa, non concordo in pieno con il tuo primo intervento. Quando si dice che la Fede è un dono di Dio, non credo proprio che Dio la dia “a caso”, o “giocando a dadi” come diceva Einstein quando non era d’accordo sulla teoria dei quanti. Se fosse così Dio non sarebbe giusto, e tantissime parabole ci dicono il contrario, caso mai è “ingiusto” perché paga anche di più di quanto “dovrebbe”.
E ci sono anche tante parabole che dicono che basta sfiorare la sua veste per essere salvati, lo sfiorare lo intendo anche come cercarlo, desiderarlo, e spero proprio sia così.
Certo la fede non la possiamo dare noi, non è nelle nostre capacità. Noi possiamo cercare di fare capire che Dio esiste e che è bello vivere con Lui, ed è quanto fa Luigi quando ci presenta tanti casi così significativi.
Forse, peraltro, non possiamo fare come gli struzzi, cha cercano di nascondere il male, ed affrontare il male è estremamente più difficile che raccontare il bello.
Ma questo è un altro discorso.
L’ateo.. per me è impressionante osservare tra amici ed altrove, quante persone (ma sempre troppo poche) hanno delle espressioni, dei comportamenti di amore verso il prossimo che magari tutti gli “osservanti” avessero. Ma non me la sento proprio di addentrarmi in analisi se, dopo, andranno in cielo o meno. Certamente non abbiamo gli elementi nemmeno di base per imbastire un ragionamento.
E non tutti gli atei sono innocenti, anzi.
Non credo che la voce della coscienza sia sempre la voce di Dio: troppi, in coscienza, ne fanno di tutti i colori, e poi talvolta se ne pentono.
La coscienza è una “funzione di valutazione e controllo” delle nostre azioni, che deve avere come fondamento i famosi buoni principi, per i credenti la Fede, altrimenti può portare a grandi mali.
Ma sono sempre sulla tua linea.
A proposito di credenti per niente intelligenti, anzi proprio tonti.
Io reputo tali quelli che aprono bocca SOLO per dire cavolate e quelli che gli fanno eco con risate false, di quelle che lasciano l’amaro in bocca.
Dio li abbia in gloria!
@ Marilisa
“«La fede non è una bandiera da portarsi in gloria, ma una candela accesa che si porta in mano tra pioggia e vento in una notte d’inverno. I credenti non devono sentirsi come un esercito di soldati che cammina in trionfo».”
No so se è veramente corretto ….
“Popoli tutti, battete le mani.
Gridate in trionfo a Dio col suono di un grido di gioia.”
( Sl. 47.1)
“Oh gridate di gioia a Dio nostra forza;
Urlate in trionfo all’Iddio di Giacobbe.”
(Sl.81.1)
“Urlate in trionfo a Jehovah, [genti di] tutta la terra.”
( Sl.100.1)
“ Ma siano rese grazie a Dio che sempre ci conduce in trionfale processione in compagnia del Cristo e per mezzo nostro rende percettibile in ogni luogo l’odore della conoscenza di lui!” ( 2 Cor. 2.14)
Mi sa di no !
“Gridate gioiosamente, cieli, poiché Jehovah ha agito! Urlate in trionfo, infime parti della terra” (Isa 44.23)
Marcello.n, tu hai tutto il diritto di dissentire da me e da chiunque con cui tu non sia d’accordo. Ci mancherebbe altro.
Tu parti dalla posizione di chi ha un credo religioso. Prova a metterti dall’altra parte invece. Bisogna sempre cercare di mettersi nei panni degli altri, di chi ha vedute diverse dalle nostre, per cercare di capire.
Che la fede sia un “dono” l’hanno detto– e lo dicono– tanti uomini di Chiesa prima di me.Chi ce l’ha in misura maggiore, chi in misura minore. D’altronde nel catechismo è scritto che è “dono gratuito di Dio” ed è anche un “atto umano, cioè un atto dell’intelligenza dell’uomo”.
Ora, il catechismo per noi cattolici deve essere preso sul serio. Ma è pur vero che non tutti gli uomini sentono la necessità di aderire alla nostra( o ad un’altra religione) e quindi fanno a meno benissimo del catechismo.
E da quel che ho potuto constatare da quando mi trovo sulla faccia della terra, molti la fede non ce l’hanno, è inutile girarci intorno.
Tu questo “non credere” come lo chiami? Come definisci questa impossibilità di ritenere che un Dio esista? Dove è il “dono gratuito”, scusa?
Ma li hai letti tutti i post? Te lo chiedo solo perché rifare i ragionamenti è un po’ dura. Rileggili uno per uno per farti un’idea.
Gli atei “innocenti” non esistono, dici. Sbagli, a mio parere.
Certo, non tutti lo sono, ma quelli cui hai accennato tu stesso lo sono, per esempio.
“Innocenti” è detto, naturalmente, in senso figurato più che reale.
Perché, i credenti sono innocenti?
Solo i bimbi piccolissimi sono davvero innocenti, perché non hanno ancora l’idea del male e quindi non possono compierlo.
Come dovrei chiamarli quelli che si adoperano per il bene, senza credere? Che colpe hanno, a tuo parere, se proprio non riescono a credere in un Dio creatore e Signore di tutte le cose ? Io ne conosco, sai?
Anche per quanto riguarda la voce della coscienza, ti rimando ad altri post, e comunque anche a questo proposito ti invito a leggere il catechismo.
Certo è che “quelli che ne fanno di tutti i colori” non ascoltano la voce di Dio.
Le condizioni in cui ci troviamo a parlare sono ancora le solite, sempre quelle, ma l’aria si è fatta un pochino più respirabile, da un preciso momento di stamani in poi. Grazie a chi ha reso possibile questo.
Il fondo era stato toccato ieri sera… Dopo l’orrore del 13 ottobre con le sue “bassezze intollerabili”, come dice Luca73, davvero innominabili e indicibili…Ed è stato davvero troppo.
Volevo intervenire, ieri, volevo salutare Leopoldo, dopo aver atteso la sua risposta a Mabuhay (ciao, Mabu), ma come si fa? non potevo. Si rimane ammutoliti…
Eppure avrei avuto anche voglia di commentare quel titolo del post (“L’innocenza dell’ateo”) su cui mi ero fatta tante domande…
“Innocente”: colui che non può nuocere. Chi, di noi? Al di là di quanto ci proponiamo, noi siamo capaci soltanto di fare il male (“il male che non voglio”). Noi possiamo solo essere di danno: inesauribile la nostra capacità di nuocere. E nemmeno siamo capaci di rientrare in noi stessi, in genere, e di accorgercene.
Se qualcuno compie il bene, fa il bene, è perché, lo sappia o non lo sappia, l’abbia esplicitamente invocato nella disperazione o non ce l’abbia fatta nemmeno a invocarlo, ha comunque fatto spazio a Dio, ed è Dio in lui che agisce.
“L’innocenza dell’ateo” è un’espressione paradossale, liminare, ossimorica e, per quanto mi sembri di capire in che senso il povero Dagerman la usava, io direi di esitare mille volte, prima di farla nostra: può incoraggiare tutta quella retorica degli “atei che sono più buoni dei cristiani”. Nessuno è buono.
Nessuno è buono. Ma il cristiano, almeno, questo lo sa. E può prendere le sue precauzioni:
Lavabo inter innocentes manus meas:
et circumdabo altare tuum, Domine.
…
Domine…
…
Ne perdas cum impiis, Deus, animam meam
Et cum viris sanguinum vitam meam.
…
Redime me, et miserere mei.
…
Sono d’accordo con te fiorenza… saluto con l’abbraccio del mattino…
P.S
..hahahahahaha….
mi rimangio il sorriso tra i denti [nessuna risata falsa] che osai alla battuta di Leonardo e che tanta indignazione procurò! Ho sorriso alla freddura sic, a prescindere, come sempre a quelle di Leonardo del resto, se l’avesse fatta a me… avrei sorriso allo stesso modo…tutto qui!
Caro gioab,
la solita manfrina del nome di geova oramai non colpisce più nessuno.
Forse più che “vomitare” citazioni assolutamente fuori contesto – con il solo scopo di gettare fango sulla Chiesa di Gesù Cristo – faresti meglio a contestualizzare il tutto.
Sai, se uno apre un libro – qualsiasi libro – e ne estrapola un brano, può far dire a questo libro qualsiasi concetto. Ma così si tradisce la verità del libro (e del suo autore) e si trasmette solo la “propria verità” (nel caso de quo la presenza di un tale geova nella bibbia).
Ma questi discorsi ti sono stati fatti decine di volte e tu imperterrito continui.
Io la smetto e che mi sono veramente rotto. E torno a commentare e leggere i commenti seri del blog.
Prego solo Dio che tu possa essere più intellettualmente onesto.
Addio.
Marilisa: vorrei precisare qualcosa.
Certo che parto dalla posizione di chi ha un credo religioso, e certo che dobbiamo cercare di capire come la pensa uno che non ce l’ha, ci mancherebbe.
Io interpreto il termine “dono gratuito di Dio” così: Dio solo può dare la Fede, non noi uomini. La gratuità del dono la interpreto come interpreto l’affermazione che l’uomo non ha meriti quando segue i comandamenti, discorso che mi ha sempre fatto un po’ pensare, e che ho chiuso osservando che, poiché seguire Dio è sempre l’alternativa più “conveniente”, (sempre per un credente), dopo tutto non abbiamo molti meriti a seguirla. Cercherò comunque di approfondire il catechismo.
Che il credere sia un atto anche umano, mi pare ovvio: senza la nostra accettazione della Fede, certo essa non viene. Fides et ratio: Dio no lo possiamo conoscere solo con la ragione, è trascendente. Ma senza la ragione non possiamo mettere in atto la Fede, operare secondo la Fede, anche se i dubbi non finiscono mai, come giustamente dici da qualche altra parte. (Vedi S. Agostino o S. Tommaso, non ricordo ch dei due ne scritto)
Non ho assolutamente detto che gli atei innocenti non esistono, e non lo penso proprio, anche perché nessuno di noi può essere in grado di formulare questo tipo di giudizio.
Ho solo detto che certamente ne esistono anche di non innocenti, anzi sono i più.
Ed ho incontrato anch’io degli “onesti” che mi hanno chiesto: come faccio a trovare la Fede? E’ stato un discorso molto interessante, ma non mi dilungo, il relativismo imperversa.
La coscienza. Certamente andrò a rileggermi con più cura gli altri post.
Dico solo che la coscienza, di per sé, è una elaborazione cerebrale che nulla a che fare con lo spirito, con il trascendente, la coscienza significa decidere cosa è bene e cosa è male, in base all’esperienza, alla conoscenza acquisita. Ed in modo più o meno automatico, in-cosciente è anche quello che non rispetta il semaforo rosso, il che certamente non è una questione solo di fede.
Una specie di coscienza la mettiamo noi umani in tante nostre realizzazioni, quando cerchiamo di far valutare da sensori e computer quando qualche attività funziona bene o corre dei rischi, non c’è nulla di trascendente nella funzione di per sé. La coscienza fatta in casa è al silicio, ed è molto rozza, la coscienza umana ed animale è fatta da neuroni, biochimica, e molto più raffinata e potente.
La coscienza però, per funzionare correttamente richiede dei principi guida, anche quella al silicio. E qui interviene il trascendente, Dio, la Fede, che sola può dare i giusti principi giuda a noi umani.
E’ così, come dici tu: quelli che “ne fanno di tutti i colori non ascoltano la voce di Dio”, ma altre voci, altri idoli, altri “principi guida”, ed il nostro è semplice semplice: ama il prossimo tuo.
Aiuto !
@ luca73
Umberto Eco, filosofo e linguista, ha scritto qualche tempo fa sull’Espresso (23 febbraio 1986) che due lettori lo hanno rimproverato. Perché? A quanto egli afferma, “mi hanno fatto notare che non devo dire Geova per indicare il dio dell’Antico Testamento, ma ‘Iahveh’ o ‘Yahveh’, perché Geova lo dicono solo i testimoni del medesimo”. La sua risposta? “Questa è una balla, perché i dizionari registrano ‘Geova’ come la italianizzazione corrente di Iahveh”.
http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/geova.aspx?idD=1&Query=Geova&lettera=G
“Gèova. – Adattamento fonetico e grafico di Iehova (o Iehovah o Iehouah), forma molto diffusa nella cultura ital. e europea, a partire dal 16o sec., del nome del dio ebraico, Y?h?w?h, lettura vocalizzata del tetragramma Yhwh la cui esatta lettura dovrebbe invece essere Yahweh (v. questa voce).
http://www.treccani.it/vocabolario/geova/
Scusami, Marcello.n, non posso obiettare a tutto quel che dici.
Mi ripeterei.
Ti dico solo che, se qualcuno non riesce ad aver fede, per me non ha nessuna colpa, e a mio parere si salva per le opere. Perché non sarebbe giusto, questo sì, che tante opere buone in aiuto del fratello andassero “perse”.
Lo penso io che non sono nessuno, e dovrei credere che Dio valuta diversamente? Quel Dio che è Amore infinito?
Ti dico inoltre che prima di me molti altri, fra cui papa Giovanni Paolo II, hanno affermato che la coscienza è Trascendenza, tant’è che questa asserzione è inclusa perfino nel catechismo.
Ma , a parte il catechismo ed altri testi sacri, io ne sono convinta.
La coscienza, anche se va educata, ti dice sempre quando agisci bene o male. È Dio che ti richiama, che si fa sentire.
Se uno non si rende conto, ma davvero davvero, che qualcosa è “male”, vuol dire che non ha nozione del male implicito in quella determinata azione. E a quel punto non commette il male.
Per commettere il male bisogna averne piena avvertenza e consapevolezza, lo sai vero?
La confessione è stabilita per tali peccati.
Ricordati della frase di Gesù : “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ripeto: non sanno quello che fanno.
@ Marilisa
“Ricordati della frase di Gesù : “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ripeto: non sanno quello che fanno.”
Bella riflessione sig.ra Marilisa, proprio bella !
Ma secondo lei, Dio li ha perdonati ?
A me “me” sa de no ! Gerusalemme fu distrutta e quelli che scamparono alla strage andarono in esilio.
Lo sapeva ?
“Secondo una stima fu ucciso più di un settimo di tutti gli ebrei che vivevano sotto l’impero romano. Dopo cinque mesi d’assedio, Gerusalemme cadde. La città e il suo maestoso tempio furono saccheggiati,e dati alle fiamme e completamente distrutti.”
“Morirono in totale circa 1.100.000 persone e 97.000 furono ridotte in schiavitù. “Tutti [quelli] di età superiore ai diciassette anni, li mandò in catene a lavorare in Egitto, ma moltissimi Tito ne inviò in dono nelle varie province a dar spettacolo nei teatri morendo di spada o dilaniati dalle belve feroci” – Giuseppe Flavio “Guerre Giudaiche” nell’edizione a cura di G. Vitucci, Mondadori, 1974, 2 vol.
Magari potrà leggere qualcosa di Masada “Tutti uccisero l’uno sull’altro i loro cari . . . quindi, estratti a sorte dieci fra loro col compito di uccidere tutti gli altri, si distesero ciascuno accanto ai corpi della moglie e dei figli e, abbracciandoli, porsero senza esitare la gola agli incaricati di quel triste ufficio. Costoro, dopo che li ebbero uccisi tutti senza deflettere dalla consegna, stabilirono di ricorrere al sorteggio anche fra loro . . Giuseppe Flavio – VII 393-400.
In Giudea non rimasero quasi più ebrei. Fu davvero una tragedia nazionale senza precedenti, una terribile svolta nella vita politica, religiosa e culturale degli ebrei.
Sarà stato un caso ?
@ Gioab
Mi stupisce che citi, a favore della presenza di un tal “geova” nella bibbia, addirittura Umberto Eco.
Sinceramente, non credo che Eco sia un grande intellettuale, forse è un bravo scrittore, ma nulla più.
Ma il mondo in cui ci tocca di vivere funziona così: per parlare e dire qualcosa basta avere i polmoni, essendo opzionale il collegamento all’organo preposto, di norma, allo sviluppo del pensiero.
Chiunque (ovviamente anche tu, gioab) può dire qualunque cosa, in nome della libertà di espressione. Ma poi questa massima si rivela falsa e bugiarda, perché se tu (ed Eco) avessi detto quelche cosa di offensivo riferendoti al Corano, apriti cielo.
Siccome invece hai gettato discredito sull’intelligenza dei cristiani – appellandoti ad un fantomatico “geova” -, allora godi dell’immunità, derivante dal relativismo di oggi.
Eco è una persona indubbiamente colta, affabulatrice, affascinante, ma ossessionata dal desiderio di ascoltarsi e di essere sempre d’accordo con se stessa. Tolto di mezzo Dio, in mezzo al mondo ci resta solo lui, Umberto.
[Come si intuisce anche da uno degli ultimi libri di uno dei nipotini di Eco, quel Vito Mancuso che sceglie come titolo del suo saggio “Io e Dio”; proprio così, mettendo prima se stesso e solo dopo il Creatore, con una maleducazione, anche grammaticale]
Eco, che ha studiato – si dice – Tommaso d’Aquino, e un giorno è uscito dalla Chiesa proclamandosi orgogliosamente ateo, o se si preferisce, agnostico. E’ questo vuoto dell’anima che fa da movente a un romanzo bello, ma falso come Il Nome della Rosa, che in materia di Medioevo esprime un’attendibilità storica inferiore ai fumetti di Asterix. Dieci, venti, forse cinquant’anni, e poi nessuno si ricorderà di Eco.
Caro gioab, scegliti un altro scrittore che sponsorizzi le tue assurde interpolazioni del testo biblico.
P.S.: dizionario Treccani: “Geova” […] la cui esatta lettura dovrebbe invece essere Yahweh
Marilisa, guarda che sono d’accordo con te, non mi permetterei mai di dire che una persona che non crede in Dio ma si comporta conforme,mente a quanto Lui ci ha chiesto andrà all’inferno. Chi sarei io per fare una tale affermazione? Sarebbe quanto meno un grosso peccato di superbia e, forse, anche di poca fede, come dici.
E funziona anche con quanto ho detto sulla coscienza, ci mancherebbe.
Volevo solo dire, accennando al relativismo, che ci sono, e ne conosco, atei che hanno un senso dell’amore per il prossimo che lo avessimo tanti di noi che diciamo di credere! Ma, se poi vai a trattare temi quali il divorzio o l’aborto, non li considerano fatti negativi.
Stranamente, o forse non tanto, l’amore per il prossimo si capisce più facilmente.
Grazie per il tuo commento
Ancora Marilisa:
nel post di poco fa, ho omessa la doverosa chiusa: parlando di atei che non condividono in pieno i nostri principi, non ho aggiunto ache anche per questi non possiamo dare il giudizion delfinitivo, è ovvio ma ho tenuto a ribadirlo.
@ luca73
“P.S.: dizionario Treccani: “Geova” […] la cui esatta lettura dovrebbe invece essere Yahweh”
Mi stupisce sig. Luca, non sapevo che lei si esprimesse sempre in ebraico. Vedo che scrive in italiano. “Yahwèh” è in ebraico !
E mi stupisce anche, che menzionando Gesù lei non dica Jeshuà. E’ evidente che “Yhawèh” non corrisponde all’italiano ma all’ebraico e lei non si esprime in ebraico nei suoi discorsi.
Ho citato Umberto Eco per dirne uno, ma se consulta per es. la Traduzione King James troverà scritto: “That men may know that thou, whose name alone is JEHOVAH, art the most high over all the earth.”(Psalm 83.18) Che trova quì come in moltri altri luoghi.
Mentre la CEI traduce : “sappiano che il tuo nome è “Signore” tu solo l’Altissimo su tutta la terra.” ( Sl 83.18) E’ davvero strano, perché:
1 – Signore non è un nome, ma come riporta il diz. : “ signóre “ s.m. 1 sm appellativo con cui ci si rivolge rispettosamente a un uomo 2 sm uomo ricco o di buona condizione sociale 3 sm padrone; persona autorevole, principe, in particolare chi governava in Italia una signoria.
2 – dato che tramite il profeta Malachia Dio mise in guardia i sacerdoti dicendo: “E ora questo comandamento è per voi, o sacerdoti. Se non ascolterete, e se non prenderete a cuore di dar gloria al mio nome”, ha detto Jehovah degli eserciti, “certamente manderò su di voi anche la maledizione, e di sicuro maledirò le vostre benedizioni. ( Mal 2.1-2)
3 – Gesù stesso disse : “Ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi, e tu li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola.” ( Gv 17.6)
Non è quindi facile capire perchè preferiscono ignorarlo o nasconderlo. Magari gli fa paura !