“Non si vuole rispettare la ragione profonda per la quale io mi sono convertito. Nel momento in cui affermo che l’islam è fisiologicamente violento, fornisco la ragione profonda per la quale mi sono convertito. Se io fossi stato convinto dell’esistenza di un islam moderato, non lo avrei fatto, non ci sarebbe stata ragione“: così parla Magdi Cristiano Allam in un’intervista del 3 aprile al settimanale “Tempi”. Più avanti, nella stessa intervista, riafferma il concetto in forma di domanda retorica: “Ma mi sarei convertito se avessi avuto un solo dubbio serio sul fatto che tra islam e valori che ritengo inviolabili (la vita, la libertà, la verità) non ci sia qualcosa di fisiologicamente incompatibile?” Sono sorpreso di queste parole e scrivo una lettera aperta a Magdi Cristiano per chiedergli un chiarimento. Credo di aver letto tutto quanto il collega ha detto e scritto sulla conversione e ho difeso le sue affermazioni, esprimendo esultanza per l’evento: vedi post del 23 e del 28 marzo. Ma le parole che ho riportato sopra non le condivido, o forse non le capisco. Allora, mio caro Magdi Cristiano, la “ragione profonda” della tua conversione al cristianesimo sarebbe il tuo giudizio sull’islam? Pare che tu dica questo e infatti aggiungi con procedimento rovesciato che se avessi potuto convincerti dell’esistenza di un islam moderato non ti saresti fatto cristiano: “non ci sarebbe stata ragione”. Se dunque interpreto bene non ti sei convertito per l’attrazione della figura di Cristo e per la promessa della resurrezione che la caratterizza ma per insoddisfazione dell’islam. E’ così? Debbo concludere che hanno ragione quelli che ti accusano di aver compiuto un passaggio al cristianesimo non per motivazioni di fede ma per rafforzare con un nuovo argomento la tua battaglia politica? Non voglio questa conclusione, preferisco pensare che ti sia espresso male o che male ti abbia interpretato l’intervistatore. La vera conversione al cristianesimo dovrebbe dipendere dalla scommessa sulla figura di Gesù, non dal giudizio su altre religioni. Dimmi che così è stato anche per te. In attesa della risposta rinnovo l’abbraccio che ti avevo mandato alla notizia del battesimo. Luigi Accattoli
Lettera aperta a Magdi Cristiano Allam
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…
Sono senza parole,
con tutte le perplessita’ di Luigi.
Ho sempre creduto che il mio essere cristiano
e’ aderire alla speranza della resurrezione in Cristo,
diversamente vana sarebbe la mia fede.
Diversamente,
un giornalista, avrebbe fatto quello che fanno tanti altri sedicenti cattolici-cristiani,
scambiano
emozioni per fede.
Non entro nel merito dei fatti, ma dico che Luigi ha probabilmente messo il dito nella piaga. E’ una lettera pesante, questa, che costringerà Allam a uscire allo scoperto. Voglio pensare che si sia convertito per Cristo, non per altro. A me basta questo. Poi le sue opinioni sull’Islam sono un altro paio di maniche.
C’è uno straordinario testo del III secolo, la Tradizione Apostolica, che enumera le attività non conciliabili con 1’essere cristiano, da verificarsi prima del battesimo (scrutini, che si fanno anche oggi seppur in modo abbastanza formale):
” Si esaminino i mestieri e le occupazioni di coloro che sono condotti a ricevere l’ istruzione. Se uno gestisce un postribolo, smetta o sia rimandato. Se uno é scultore o pittore, gli si dica di non rappresentare idoli : smetta o sia rimandato. L’auriga che gareggia o colui che partecipa a giochi pubblici smetta o sia rimandato. Chi é gladiatore o insegna ai gladiatori a combattere, o é un funzionario che si occupa dei giochi gladiatori, smetta o sia rimandato … La prostituta, il lussurioso, il dissoluto e chiunque altro faccia cose di cui non sta bene parlare, siano rimandati perché impuri. Il mago non sia ammesso all ‘esame. L’ incantatore, l’astrologo, l’indovino, l’interprete dei sogni, il ciarlatano, il falsario, il fabbrìcante di amuleti, smettano o siano rimandati … Chi ha una concubina smetta e prenda moglie secondo la legge;se non vuole, sia rimandato” .
Smetta o sia rimandato.
Pertanto l’Allam l’avrei rimandato.
Condivido le perplessità di Luigi (anche se vorrei leggere per intero l’intervista prima di dare una valutazione più netta): non ci si può convertire per ragioni politico-culturali e “per reazione” contro qualcosa, ma dev’essere una scelta “per” Cristo.Negli anni ’70 fece molto rumore l’abbandono del marxismo e la “conversione” al Cristianesimo da parte di Roger Garaudy, che pubblicò qualche libro presso la Cittadella di Assisi. Ma qualche anno più tardi (suscitando perplessità anche in esponenti progressisti come padre Balducci) dichiarò che si era “convertito” all’Islam in quanto “religione dei popoli oppressi del Terzo mondo”, ed approdò anche a posizioni tendenzialmente antiebraiche. Anche in quel caso, pur rispettando il tormento interiore di chi “cerca”, ebbi l’impressione di una certa confusione tra il piano spirituale e quello politico-culturale, e di una successione di scelte annunciate in modo precipitoso, senza un vero approfondimento dei contenuti religiosi in quanto tali.
Non si può impugnare una fede religiosa come una clava per colpire qualcuno.
Io credo sia molto difficile entrare nell’intimo di una persona, riuscire a capire il perché, ad un certo punto della vita, i pensieri mutino. Penso che il “credo” non sia come la fede politica, per cui, si può decidere di abbandonare un’idea quando questa – essendo, la politica, soggetta a mutamenti- può non corrispondere più ai nostri principi, si discosta dai nostri valori e in un processo talora irreversibile ci si senta rappresentati più da questo piuttosto che dall’altro schieramento politico.
No! La fede in Cristo figlio di Dio è un processo interiore, lento, frutto di maturazione, e lotte intime laceranti. E se questa scoperta è luce abbagliante per un ateo che deve ri-formulare, dal nulla, una serie di convinzioni radicate, non oso immaginare quanto di più possa esserlo per coloro i quali, nati e cresciuti con una impostazione islamica, entrano nel dinamismo del Cristianesimo, con tutte le contraddizione insite, che sono l’asse portante dell’intero messaggio Evangelico, che non è di facile digestione, nè in teoria nè men che meno nella prassi.
Questo è il motivo per il quale non credo che la conversione di Allam dipenda da una critica a posteriori della sua religione originaria, o quanto meno, non è stato questo l’imput, a meno che non si voglia fare un processo all’intenzione…ma questo porrebbe dei seri dubbi!… Se così fosse, allora, dovremmo criticare tutte le conversioni, poiché tutte, al pari, sono straordinarie e dubitabili.
Sono ormai migliaia i musulmani che in molti Paesi del mondo – attraverso incontri a volte cercati, a volte casuali – s’imbattono nella fede cristiana e nei suoi testimoni, restandone colpiti.
Lo stesso S.Paolo, il “convertito” per eccellenza fu vessato ripetutamente ed escluso inizialmente dalla cerchia dei dodici, ne sono prova le innumerevoli dispute tra Lui e quelli che egli definiva i “super-apostoli”. Dovremmo anche criticare Edit Stein….quella di Toni Blayr e così via! No, io non farei una scissione così salomonica sulle motivazioni :se dettate da un rifiuto circa l’ideologia islamica rispetto a quella nel Dio dei cristiani.
Alla base di ogni conversione c’è sempre-necessariamente- una folgorazione, una chiamata, un anelito d’amore per Colui che tutto può: Gesù Cristo. E’ Lui che scrive dritto sulle righe storte. Sarà una frase fatta, ma è quello che penso: che ne sappiamo noi dei piani di Dio per questo nostro fratello. Se è vero che “non cade foglia che Dio non voglia” [altra frase fatta ma rende l’idea] ci sarà un motivo legato a questa conversione straordinaria.
Scusa Clodine, ma tu hai trovato nel mio post un processo alle intenzioni? In quali mie parole si nasconderebbe? Io interrogo Magdi Cristiano su quello che – forse – ha detto a “Tempi”: che non avrebbe avuto “ragione” di convertirsi non fosse stato per la violenza che caratterizza l’Islam. Se non l’ha detto, mi basta che dica che non l’ha detto. Se l’ha detto immagino che potrà spiegarlo in altro senso. Se resta il senso che a me pare evidente, allora restano i miei dubbi. Tutto qua. Guardo alle sue parole, non alle sue intenzioni nè al fatto, che già ho lodato con esultanza. E mantengo l’esultanza in attesa di capire.
A Savigni e a tutti, questo è il link all’intervista: http://www.tempi.it/intervista/00718-magdi-cristiano-allam?page=1
Non mi riferivo a “quella” specifica del post, parlavo in generale, e più che altro nell’ambito di una visione a tutto tondo riguardante il tema “conversione” nella sua specificità e dubitabilità.
Nella fattispecie, invece non trovo nulla di riprorevole né illeggittimo in un chiarimento, sia per la frase “incriminata” (che a dire il vero lascia spazio a non pochi malintesi ) visto che l’evento è stato così importante, spettacolare e controverso per certi aspetti, per cui, sarebbe un’ occasione per dissipare eventuali nebbie.
Ha ragione ! Tra l’altro lei dott Luigi è in ottimi rapporti con Magdi , il quale sono certa non tarderà, anzi, troverà motivo per esprimere ancora una volta il proprio convincimento, che non sminuisce anzi, onora il suo essere cristiano; sarebbe una ulteriore prova per dimostrare al mondo la sua vocazione e fede in Cristo, che va vissuta sulla propria pelle affinché risulti autentica: frutto di ardente amore.
Questa discussione mi coinvolge drammaticamente da vicino: sono coinvolto in un processo di ritorno alla fede dopo quarant’anni di agnosticismo consapevole, che avevano raso al suolo i presupposti razionali ed emotivi della mia formazione cattolica: il Dio che allietava la mia giovinezza era ridotto a mito; gli autori del Vangelo con tutti i loro esegeti, la Patristica e la Scolastica erano diventati – per dirla con Borges – una branca della letteratura fantastica. In questa situazione esistenziale e culturale, credetemi, non mi trovavo poi così male: l’impegno a interpretare e cambiare la realtà attraverso gli strumenti che per comodità potremmo chiamare marxisti (un po’ più ampi, in verità, non senza una contaminazione forse confusa ma vitale con Kant, i grandi dell’esistenzialismo e dell’empirismo) forniva uno sfondo credibile alle mie scelte pratiche, a favore degli ultimi, nella costruzione di una società “a misura d’uomo”.
Ora, quale credete che possa essere il punto di avvio della ricostruzione, l’acquisto del biglietto per il viaggio di ritorno del figliol prodigo? L’incontro luminoso con Cristo risorto, splendente e trionfatore? La caduta da cavallo sulla via di Damasco? Bellissimo: mi pare di vedere il sorriso sornione di Jorge Luis Borges. E se la caduta, il lampo di luce, l’accecamento e la voce di Cristo non arrivano, che si fa? Ci si crogiola nell’attesa?
(Mi adeguo alla regola delle venti righe. Fine della prima puntata. Segue).
(Seconda puntata: seguito e fine.)
A me la spinta è arrivata con le parole sorridenti, comprensive e caritatevoli del cardinal Ratzinger a Subiaco; poi, certo, con le riletture ansiose del Vangelo, col rassicurante magistero di papa Benedetto, con le encicliche e i libri compulsati col cuore che batte, col ritorno alla Messa, la riscoperta della preghiera, la liturgia. Ma, cari amici, credete che la disponibilità all’ascolto si sarebbe manifestata, mi avrebbe fatto cogliere questi stimoli se, prima, Dio non mi avesse fatto toccare con mano l’inutilità, anzi l’arida e feroce imbecillità di tutti i marxismi, l’oscena e presuntuosa balordaggine di tutti gli empirismi, gli scientismi, i relativismi che per anni hanno riempito la mia vita rendendomi incapace di avviare una risposta sensata alle domande ultime (e prime, e uniche) dell’esistenza?
Quando, se Dio vuole, io dovessi arrivare al termine di questo processo di riconversione, alla pratica dei Sacramenti; quando potessi senza forzature e senza scommesse dire a me stesso e agli altri: sono un credente; trovereste sbagliato e inaccettabile che io parlando con gli amici e i fratelli ripercorressi le tappe del mio processo, evidenziando anche la pars destruens? ricordando gli errori e le idiozie che mi hanno intralciato mente e cuore per tanti anni? Come potete, dunque, stupirvi, per le parole di Magdi Cristiano sull’Islam? A me sembra chiaro che, rispondendo alle domande dell’intervistatore, si sta riferendo al punto di partenza del suo percorso: che senso avrebbe avuto, altrimenti, ricordare la lunghezza e la complessità del suo itinerario? Di che parlava, secondo voi, con vescovi e maestri: dell’inesistenza dell’Islam moderato e basta là?
Magdi Cristiano Allam risponderà alla lettera affettuosa e fraterna di Luigi: noi leggeremo e cercheremo di capire. Se il mio appoccio si rivelerà sbagliato, lo riconoscerò senza problemi. Ma permettetemi, intanto, di chiudere con due osservazioni: ringrazio Clodine per le parole che ha dedicato con rispetto e partecipazione al “processo interiore, lento, frutto di maturazione, e lotte intime laceranti” dei catecumeni d’oggi; esprimo disagio, invece, per la citazione di ignigo74: a quale categoria inchioderesti Magdi Cristiano, che tu ritieni degno – se capisco bene – della sentenza: “Smetta o sia rimandato”?
Bene Sump: infatti io chiedo al collega e amico e ora fratello di dire ancora una parola. Ho scritto che forse non ho capito le sue parole, ma se le ho capite non le condivido. Non pensi che valga la pena chiarire?
Sì.
Sono anzi convinto che Magdi Cristiano ti ringrazierà di cuore, per la possibilità di chiarire che gli offri con la tua lettera, che torno a definire “affettuosa e fraterna”.
«Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci» «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi è per voi».
È divertente questo rovesciamento delle parti: questa volta io direi che un battesimo è un battesimo, comunque uno ci arrivi, che gli esami li ha già fatti, che ha (come tutti noi) tutta la vita che gli resta per capire che cosa veramente gli sia accaduto quando è stato battezzato, che «la bontà infinita ha sì gran braccia che prende quel che si rivolge a lei», che il tempo brucerà le scorie e raffinerà l’oro … e tante altre belle cose piene di apertura, magnanimità e accoglienza, quali di solito si sentono sulle vostre labbra dialoganti, non su quelle di noi arcigni e chiusi conservatori.
ho letto l’intervista (della cui messa in evidenza ringrazio Luigi) e sono rimasto (anch’io) senza parole. Si parla di tutto – del papa, di CL, di San Cristiano vescovo, di Afef ecc. ecc. – ma non una parola su Gesù Cristo.
chissà se i fucili padani e i fucili siciliani entreranno in azione per la guerra di religione, motivi se ne potrebbero trovare a iosa. Per esempio, chi ha potuto conoscere qualche ospizio di religiosi che raccoglie ragazze palestinesi che sfuggono alla morte per mano dei familiari per essere rimaste incinte non potrà non convenire con l’affermazione della nostra superiorità civile. Oppure, se io affermo di essere nel giusto e ritengo che gli altri siano “geneticamente” diversi, se sono coerente comincerò ad armare anche i fucili del centro Italia. Insomma, possiamo costruirci la logica che vogliamo, possiamo persino chiamarla sacra difesa dei valori cristiani e occidentali. Forse c’è addirittura una ragion di Stato che possiamo ragionevolmente invocare. Tutto logico e coerente, ma idolatrico: scendi dalla croce e combatti!
Vedi Anastasio, io non credo che Magdi Allam abbia voluto snobbare Nostro Signore in quell’intervista, semplicemente ha risposto alle domande che gli venivano formulate! Sinceramente -parlo per me- non rintraccio doppiezza nelle sue risposte. Rispetto a quella “incriminata” dove il dott. Luigi vi rintraccia lo scivolone, per intenderci, anche quella era in risposta alla provocazione della vip Afef la quale più bella figura avrebbe fatto se avesse taciuto visto che non è affatto il massimo esempio di mussulmana zelante.
Del resto non è forse vero che l’islam possiede una matrice violenta? E non è forse vero che, tacciato di apostasia, è costretto a vivere blindato, continuamente minacciato? Ragazzi, sfido chiunque….
Dovunque c’è egemonia di un governo filoislamico amico e protettore delle coorti islamiche libere di “canonizzare all’islam” ci sono violenze e ingerenze.E’ così, checchè se ne dica;
basti guardare l’Eritrea: un popolo da sempre orgoglioso della sua religione Copta dove le sue donne con altrettanto orgoglio portavano a vita ,tatuata sulla fronte, una croce copta simbolo di una storia e di un modus vivendi.
Tutto cancellato: i diritti umani vengono quotidianamente calpestati attraverso arresti , deportazioni, torture e mutilazioni. Secondo le ultime fonti ci sono tuttora 2000 cristiani in carcere per motivi di fede ed altrettanti per motivi politici;un inferno! Dunque, cosa avrebbe detto di impreciso il povero Magdi: nulla che non denoti l’adesione alla verità e il coraggio di denunciarla, lo stesso che ha avuto Benedetto XVI in quel frangente, una presa di posizione che ho ammirato profondamente!
Poi, un’altra cosa volevo dire: ” lasciamo che questo uomo, appena convertito, entri nell’immanenza di questa nuova realtà, lasciamo il tempo a Dio di agire in lui attraverso i sacramenti in modo speciale nell’Eucaristia. Non è forse vero che il più delle volte, proprio noi, cristiani da sempre, come i discepoli di Emmaus stentiamo a riconoscere il Maestro?
Così come ad Emmaus Gesù spiega le Scritture, apre le l’intelligenze; attraverso lo spezzare del pane possono finalmente capire cosa è veramente successo… È un momento di grande tensione.
Perché allora non dovremmo pensare che anche questo fratello Magdi si trovi immerso in un processo di una tale profondità per cui ha bisogno di tempo, così come per i primi discepoli ci volle tempo per comprendere. Ci vuole tempo perché il tepore divampi, e diventi fuoco incontenibile.
È successa a molti, questa cosa. La Parola si insinua e inquieta, ci obbliga a verità. E più troviamo argomenti contrari a questa verità che avanza, più i nostri granitici pregiudizi vacillano, finché ci arrendiamo.
Caro Accattoli, ho molto apprezzato il suo post e lo sottoscriverei. Sereno, chiaro, fraterno. Ma il contenuto delle parole di Allam, purtroppo, in me, come, mi pare, in altri, hanno confermato un’impostazione che mi sembrava trasparire già nelle sue prime dichiarazioni post-pasquali. Come un atteggiamento più “contro” che “per”. Ma, al di là di ogni possibile, “allamologìa”, se potessi, parlerei con gioia a questo fratello per crescere nel dialogo franco e nella conoscenza reciproca. Grazie, e stia bene.
“ha” confermato, al singolare. Certo. E via quella virgola. Scusate tutti.
Leonardo ho sempre apprezzato la tua prosa e quando vai nel senso della magnanimità mi piaci ancora di più. Ma davvero la mia domanda – da collega: Magdi Cristiano e io siamo due giornalisti dello stesso giornale, la sua stanza è a dieci passi dalla mia – ti suona arcigna e chiusa? Io esulto per la sua conversione e nulla mi cale che il battesimo l’abbia avuto dal papa, sotto il fuoco delle telecamere, anzi esulto anche per questo, ma mi interessa moltissimo sapere se si è convertito per scelta di Cristo o per ripudio dell’islam. Io fino a questa intervista avevo difeso la scelta di Cristo, ne fanno fede i due post precedenti. Ora però ho bisogno di un conforto per continuare a difenderla. Confido che l’intervistatore abbia forzato e che lui, Magdi Cristiano, intendesse altro. Ma che male c’è a fare una domanda? E’ più giovane di me, lavora accanto a me, è cristiano come me: non gli posso rivolgere la parola? Mettiamo pure che io abbia equivocato tutto, in un attimo chiarisce.
In effetti si pretende forse troppo da un neofita, quanto pochi “radiografato” e “messo a nudo anche vestito” (come una lontana canzone di Mina).
Esemplare per un approccio senza sconti, ma misericordioso è, invece, questo testo di Pietro De Marco, dove è messa in rilievo la cruciale distinzione tra “soglia”, “viaggio” e “approdo”.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/195781
«In effetti la conversione è sempre un passaggio di soglia. Essa disegna tale soglia, la mostra là dove prima non appariva, la rende visibile a chi per abitudine o per opacità di visione non la riconosceva più, oppure a chi, conoscendola, la nega per ideologia, nihilisticamente. Contro teologie, letterature e “mistiche” che intendono la Salvezza come immobile autocontemplazione e regno dell’indifferenza, la conversione religiosa dichiara decisiva la differenza. La soglia nega l’indifferenza dei punti del percorso, come fossero tutti di eguale valore.
La soglia implica l’umano-divino della ricerca che vuole trascendimento. Lo stesso agostiniano “ritorna in te stesso” è per eccellenza un percorso e un passaggio ad Altro, poiché l’anima è aperta, teocentrica. La differenza attribuisce alla Speranza l’unico suo possibile significato.
Diceva il convertito Paul Claudel che la soglia rivelata dalla conversione si attraversa per lenti, piccoli successi. È una traversata, spesso penosa, di terre incognite, dopo il fulgore di una chiamata, dopo l’apparire di una “certezza d’una Presenza pura” (Louis Massignon) che giudica e brucia il cuore. È l’uscita da un Egitto spirituale, per un viaggio il cui approdo trascende la ricerca, e rivela una terra che non è quella di partenza.
Che l’approdo non sia garantito, che debba essere sempre desiderato come non fosse posseduto, come dono che resta sotto la sovranità del Donatore, tutto ciò non nega, anzi conferma la realtà della soglia. La precarietà del dono, infatti, è tale per l’uomo solo. Ma, dall’attraversamento della soglia, sappiamo che Egli, l’Amante divino (come i veri mistici lo conoscono, oltre l’ineffabilità) “ci prende come per mano, ci introduce nella vita duratura, in quella vera e giusta”. E quindi: “Teniamo stretta la sua mano!”. Suonano tenere, perfette, queste parole dedicate al battesimo da Benedetto XVI nell’omelia della veglia pasquale in cui Allam è stato battezzato»
Chi evoca i fucili, specialmente dell’autonomia siciliana, dovrebbe ripassarsi un poco di storia. Per scoprire che il sedicente colonnello dell’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana), tale Salvatore Giuliano, è accusato mani e piedi di aver sparato il 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra, per fare un piccolo esempio. Avete riso per il manager Telecom che definisce Waterloo un successo di Napoleone? Ora provate a ridere di questo, se ci riuscite.
perchè mi viene voglia di scrivere “l’avevo detto io”? Lasciamo perdere.
E questo lecito (spero) scetticismo, in che modo è irrispettoso nei confronti di Allam e sopratuttto del suo battesimo, che per fortuna “immerge” tutto in Cristo, sia che lo si capisca sia che lo si “subisca”????
Io credo che la sollecitudine di chi pone domande come quelle di Luigi sia quella di chi dice ad un fratello a cui tiene: guarda che FORSE ti stai perdendo la parte bella della storia… e gli domanda se FORSE ha capito male. Quale processo? Ma insomma, dai.
Caro Sump, io apprezzo molto il modo in cui poni le questioni. E credo di capire un po’ il senso del tuo percorso, e perchè ritieni tanto importante la “parte destruens”… ma Allam non ha raccontato tra amici e fratelli, nell’intimo di una casa o financo di una comunità parrocchiale, come lentamente si sta avvicinando a incontrare Cristo.
Non si è limitato a tacere di fronte al Mistero che ancora, come per tutti, si deve compiere, giorno per giorno… non si è limitato a dire (o pensare): “Ancora non capisco fino in fondo ma c’è del Bello…”.
Forse, chi lo ha accompagnato fino ad oggi, magari solo per entusiasmo, ha caricato un po’ troppo l’evento, rendendolo fine a se stesso e facendolo percepire financo allo stesso Allam come fine a se stesso (anche se dubito che una persona dell’esperienza di Magdi Allam, possa essere portato in giro così).
…e se convertirsi al cristianesimo “contro” qualcosa fosse il punto di partenza per convertirsi “a” qualcosa (ovvero, ovviamente, a Qualcuno)?
Comunque dal basso della mia routine di cristiano abitudinario guardo sempre con invidia a chi riesce a convertirsi (se poi riesce anche a non eccedere in senso opposto e a non diventare fanatico, come spesso purtroppo avviene, tanto meglio..)!!
PS grazie a Sump per aver accolto le venti righe…. mi sto convincendo di aver detto una cosa quasi intelligente…
“Tra un fiore colto e l’altro donato / l’inesprimibile nulla”
Ecco l’ “Eterno” secondo Ungaretti. La grandezza della conversione è per me in quell’inesprimibile nulla, che riposa nell’ascolto e nasce, come Parola, dal grembo del Silenzio. Il resto è vanità.
porca miseria, Ezio, hai ragione… la mia vanità (Iapino) è andata fuori di tre righe!
Prometto futura continenza, sulle orme di Sump.
Avanzo 16 righe dal mio post precedente….le posso cedere a Sump?
Caro Luigi,
arcigno e chiuso conservatore mi ritraevo io (ironicamente), per dire che dovremmo essere noi i “cattivi” che fanno l’esame finestra della fede altrui. Le tue domande ad Allam sono più che legittime: solo non mi sembrano da lettera aperta. Se no si rischia di riaprire il dibattito se la sua veste così bianca non si può o se invece abbia sbagliato candeggio.
Io poi, nell’arrière-pensée, ce l’avevo con quelli che il dialogo, il dialogo;quelli che i segni dei tempi, l’apertura all’altro; i compagni di strada, i cristiani anonimi (una volta, adesso mi pare non si portino più) … insomma quelli buoni buoni, che però se uno, mettiamo Giuliano Ferrara, fa tanto di avvicinarsi alla chiesa, per di più senza venire dalla parte giusta … vade retro, Satana!
Correggo: se la sua veste sia così bianca che più bianca non si può.
Caro Luigi credo che sia importante avere una risposta alla sua lettera aperta da parte di Magdi Cristiano vista la sua vicinanza anche fisica la chieda a nome di tutti frequentatori del blog.
PS: da siciliano mi sento di dire che non ho fucili nel mio armadio e con la crisi economica in cui versa la mia regione vi posso assicurare che ci andrebbe a finire come mussolini in abbissinia.
Ho letto l’intervista di Fuad Allam, della signora Sbai su Io Donna di sabato, la notizia che Rushdie aveva finto di riconvertirsi all’Islam nella speranza gli fosse tolta la condanna. E credo che qualche buon motivo lo avranno per comportarsi così, visto che il fondamentalismo è più forte nei paesi con governi filoccidentali. Mentre Pallavicini, Scialoja, Cat Sevens, Cassius Clay, sono blanditi anche sull’Avvenire. Perciò credo sia scusabile l’atteggiamento di Magdi. Per quanto mi riguarda, sono contenta di essere nata in Italia e battezzata da bambina perchè ora sarei stata rimandata.
Caro dott Luigi, mi ha colpito tanto la passione con la quale chiede a Leonardo se la sua domanda ad Allam nascondesse quel “quid”che potesse in qualche modo dare adito a fraintendimento.
Lo rivela la sua accorata partecipazione quando dice :” ho difeso la sua scelta di Cristo, ora però ho bisogno di un conforto per continuare a difenderla”.
Ho analizzato la sua frase, c’ho pensato tutto il giorno, mi tornava alla mente in continuazione, l’ho fatta mia e mi ha messo in crisi. La scelta di Cristo non è una cosuccia di poco conto, mi son chiesta :” io, personalmente, difendo veramente il mio credo, cos’è per me Cristo, cosa cerco da Lui? Un po’ come ebbe a dire Giovanni Paolo II sulla spianata di Tor Vergata ai giovani accorsi per il giubileo:” cosa siete venuti a cercare ?”.
Ho meditato, mi è sovvenuto il brano della samaritana al pozzo di Giacobbe, quando Gesù per metterla alla prova le dice:” Tu non sai chi è che ti ha chiesto da bere e non sai che cosa Dio può darti per mezzo di lui. Se tu sapessi, saresti tu a chiederglielo, ed egli ti darebbe acqua viva”, lei risponde :”Signore, dammela quest’acqua, così non avrò più sete e non dovrò più venire qui a prenderla”. Forse è questo che cerco : l’acqua che da la vita!
La vera tentazione d’ogni credente è sempre quella di chiudere il dono di Dio entro la propria attesa, ma Il culto dello Spirito non è un culto interiore, spirituale, individuale, in contrapposizione al quello esteriore e pubblico. Lo Spirito è la realtà divina che solleva l’uomo dalla sua impotenza dalla sua cecità secolare. E la Verità è la rivelazione di Dio manifestatasi nelle parole, nella storia e nella persona di Gesù. Quindi il culto “in spirito e verità” è il culto dell’uomo nuovo che ha gettato l’abito vecchio, colui che ha accolto la Parola ed è stato rinnovato dallo Spirito.
Nei primi secoli, fino al x ed oltre, ai catecumeni non era permesso entrare in chiesa, dovevano restare in fondo, in un posto apposito, nel narcete; erano considerati impuri,quindi indegni di varcare l’area sacra dell’edificio, gli stessi battisteri venivano costruiti fuori le basiliche per lo stesso motivo. Solo dopo anni preparazione, di ascesi, di solitudine,di preghiera e lunghe ore di catechesi potevano essere battezzati e quindi accedere!
Questo perché? Perché Cristo è una cosa seria. Quando lei nel post dice :” mi interessa moltissimo sapere se si è convertito per scelta di Cristo o per ripudio dell’islam”, capisco la ragione che la spinge a comprendere di più, che non è il volere risolvere un dubbio, entrare nell’intimo o voler sollevare una qestione per un nonnulla, ma, è qualcosa di molto più serio: è preoccupazione che rimanda ad una più grande verità: l’amore per il Signore, e la preoccupzione per quel collega e fratello, più giovane di lei, che lavora poco distante dalla porta del suo ufficio..
Con affetto dott Luigi
Lei un è un grande.
nartece.
L’antica mistagogia conosceva perfettamente la differenza tra “soglia”, “viaggio” e “approdo”.
narcete = porticato, vestibolo.
Clo, mi spiace “ci ha” ragione ‘Gnigo: NARTECE!
OK…è più preciso in riferimento ai catecumeni…
Scusate ma…non per insistere sul dettaglio -che alla fine poco importa non fosse altro per una maggiore comprensione -ma..una volta, quando la Chiesa adibiva al culto degli “edifici sacri”, l’abside era il posto più riservato dell’edificio. Il posto che simboleggiava il cielo verso cui tendeva la folla dei fedeli raccolti devotamente in preghiera nella navata.
Prima della navata, se non addirittura prima della chiesa stessa, e cioè fuori di essa, vi era il luogo ove si accoglievano i neofiti per essere battezzati. Ho sempre chiamato questa “bacchetta” (chiamiamola così) narcete o vestibolo, che poi si possa chiamare anche nartece ci sta, certo, ma non pone in errore il “narcete”. E’ una parte delle basiliche che serviva ad accogliere ciò che era profano :pro fanum = davanti al sacro = fuori dal tempio,e il narcete o nartece descrive proprio questa collocazione, non come ora che si costruiscono i battistero nel bel mezzo dello spazio sacro: evidentemente vi si battezzano non i “profani”, bensì i credenti, i chierici, i santi… chissà!
Si perde di vista una cosa troppo importante -ed è quella di cui sopra abbiamo avuto modo di riflettere a lungo- che sta a cuore al dott. Luigi in merito alla scelta di Cristo: la salvezza, la vita eterna. C’è in gioco una posta tropo alta..troppo alta!
Buona giornata al dott Luigi e a tutti voi..ciao Lyco, ciao Gnigo..ciao..
… ma forse Ignigo voleva dire che il catecumeno, ormai Cristiano, dovrebbe restare un altro po’ nel nartece 😉 (Leonardo capisce… è ironia)
Grazie di tutto Clodine che sei piena di simpatia. Mi ritrovo in quello che dici tranne quando mi definisci “un grande”: non è vero ma non fa male. Il colmo della simpatia lo colloco nel “narcete” dove mi sei parsa come Gesù tra i dottori, con tutti i licenziati e dottorandi del pianerottolo che si adopereavano a ricondurti al “nartece” e tu che garbatamente insistevi per restare nel tuo narcete, dimostrando un’insospettata flessibilità accettavi che altri potessero dire “nartece” e concludevi con l’argomento – ottimo nella “scuola” – della lunga consuetudine: “Ho sempre chiamato questa ‘bacchetta’ narcete”. Ineccepibile.
Confesso di aver consultato due volte il Battaglia che non registra “narcete” e dà 18 accezioni di “bacchetta” ma nessuna che somigli a un nartece. Scusa, a un narcete. Un bacio.
In questa battaglia contro il Battaglia in cui mi schiero, tomo tomo cacchio cacchio, dietro la brava Clodine, sarà d’uopo che tutto il pianerottolo sappia che digitando “narcete” su Google appaiono 162 voci, con belle immagini e notizie storico-artistiche non peregrine.
Battaglia contro il Battaglia (seconda puntata). A onore imperituro di Clodine, nella voce “nartece” della Wikipedia viene recuperato anche il termine “bacchetta”!
“Il termine deriva dal greco ?????? (nárth?x), “bacchetta, cassetta” (latino: narthex)”.
SuUuMp..hello ! fiufiuu sto fichiettando…hai visto per caso Gnigo e Lyco ??
Dott. Luigi: ha visto Lyco e Gnigo ??? Qualcuno ha avvistato sul pianerottolo Lyco e Gnigo per caso? Ma dove si saranno cacciati…mah…nascosti nell’ascensore forse, chissà (?!!?)
ma insomma!? “narcete” o “nartece”… dove deve stare (in castigo) sto povero catecumeno??? 🙂 Non ci capisco più niente.
Sump, vedi un po’ se Google o Wikipedia registrano Gnigo come variante di Ignigo.
Simo.. ciao ! Dove lo mettiamo sto catecumeno ? Guarda, fosse per me, dopo tutto…rispolvererei il narcete (nartece) ristabilendo le regole tramandate per secoli dalla tradizione della chiesa: in fondo, giù li metterei, anzi “fuori”, tutt’al più nel sagrato, e immessi nel luogo di culto dopo lunga e attenta revisione da parte dei ministri preposti.
Caro Luigi,
niente da fare per Gnigo variante. Su Google c’è però, in compenso, lo spartito di un nobilissimo Valzer, che recita così:
“E questo è il valzer
che fa gnigo gnago,
vieni in pista a ballar!
E questo è il valzer
che fa gnigo gnago,
vieni a ballare con me!”.
Il pianerottolo come pista da ballo? Be’, perché no? (Esclusi, naturalmente, l’avvento, la quaresima, le quattro tempora, le vigilie e tutti i venerdì).
consegneremo alla storia del blog di Accattoli il valzer di Gnigo Gnago, trovato su Google dal gande Sump..grande Sump !!
Chiedo scusa ma non capisco.
Io ho suggerito la forma più corretta e originale di NARTECE.
Clodine ha scritto NARCETE, parola che è il semplice prodotto di una inversione sillabica e che pertanto non ha in questa forma una etimologia propria. Per trovare l’etimo bisogna ritornare alla forma corretta che è NARTECE, in arch. paleocristiana atrio, vestibolo, che può essere esterno (esonartece) o interno (endonartece).
Il significato di bacchetta è corretto, tant’è che in latino esiste la Nartecia, una pianta che l’italiano traduce con “ferula” o “tirso”, parola che allude al bastone (anche liturgico dell’abate non vescovo o dell’arciprete): il tirso della Baccanti di Euripide è proprio il nartex (Eu,. Bacch. 147 ecc).
Altrimenti, quale sarebbe l’etimologia della parola NARCETE?
Se qualcuno la conosce apprenderò qualcosa di nuovo.
Ma credo proprio che la forma corretta sia NARTECE, dal latino, dal greco nartex. Euripide è il grande maestro della divina ambiguità, in particolare linguistica, ma non credo che lo si possa accusare di non conoscere il greco.
eh… ma non c’hai detto se apprezzi lo “Gnigo Gnago valzer”… comunque, a naso, mi pare che Ignigo sia sulla strada giusta…
dal De Mauro Paravia.
nar|tè|ce
s.m.
1 TS arch., atrio addossato alla facciata delle basiliche paleocristiane o talvolta interno all’edificio stesso, riservato in origine a catecumeni e penitenti
2 TS stor. ?tirso | piccola verga usata dai maestri per punire gli scolari
3 TS archeol., nell’antica Grecia e in Roma antica, cassetta per riporre unguenti e preziosi
… narcete, non risulta sul vocabolario…
… mai verificare le notizie con Google 🙂
Ragazzi, ma, ma veramente..ma stiamo scherzando?! Ma vorreste dire che il “narcete” non rientra nell’architettura delle basiliche paleocristiane e sia un nomignolo inventato, o una stortura grammaticale!? Ma, insomma…
…SUuUuMmP…dove sei??? ….Urge il tuo intervento!
Vedi?..Mi stanno trattando male Gnigo e Moralista…
M chi ha verificato su Google?
Ho usato l’eterno padre Rocci SJ per il greco e IL per latino.
Ne ho piacere del clima sereno e non voglio intorbidirlo.
Tantè… c’è qualcuno che non ama ascoltare la realtà.
NarCEte è uso popolare di parola alta e un pò tecnica: “narTEce” (che è la forma corretta e per questo l’unica presente su vocabolario).
Chiunque abbia fatto il classico e tradotto le Baccanti in III non può dimenticare il nartex.
Ecco perchè sono certo che narTEce sia corretto: ricordavo la bacchetta euripidea, il nartex, ho verificato: nartece c’è, narcete non c’è nemmeno come forma popolare.
Se qualcuno ha dei testi che provano l’utilizzo di narCEte li produca: riconoscerò la mia ignoranza.
Credo che narCEte sia un localismo.
LA CHIESA
piante,sezioni,prospetti
La chiesa è formata da un’unica navata coperta da incavallature lignee e conclusa da un coro coperto da una cupola.Ad immetterci nel luogo sacro è una sorta di NARCETE,un vano rettangolare probabilmente aggiunto in epoca successiva a quella della costruzione della chiesa(1474).Questo comunica con la navata mediante tre grandi arcate ornati da stucchi.L’ingresso è sormontato dalla cantoria e ai due lati troviamo due altari:sul destro erano appese le zanne,il sinistro è,invece,coperto da volta a crociera su cui si imposta,al livello successivo,il campanile.
L’alternanza di parti aggettanti e arretrate nelle pareti della navata introduce accenti chiaroscurali accentuati dalla ricchezza delle decorazioni in oro e in stucchi che ricoprono ogni parte della chiesa.
La zona presbiteriale si innesta nell’aula della chiesa in posizione non assiale ed è conclusa da una cupola impostata su un tamburo circolare e più elevato del corpo della chiesa.L’illuminazione del coro,assicurata dalle finestre torno torno il tamburo e dall’ampia finestra sull’altare maggiore,agvola la visione degli affreschi che ricoprono per intero l’intradosso della cupola.
Clodine, non leggere di fretta gli interventi: nessuno ha trovato “narcete” sul vocabolario, nemmeno il dott. Accattoli.
Gnigo: uffa!
Clodine, scusa, forse non sai che le parole di lingua italiana si ritengono tali quando hanno una etimologia verificata, da qualunque lingua, non obbligatoriamente da latino, greco o neolatino.
Ad esempio salamelecco è puro ceppo arabo-semitico: salam a’mmelek: inchini e saluti /salàm, shalòm, al re, melek.
Narcete è un localismo prodotto da inversione sillabica di nartece, la parola in forma corretta. Fare copia incolla con testi privi di autorità pigliati a caso su internet non ha alcun senso: dobbiamo riconoscere valore alla Treccani, al Devoto OLi, a dizionari riconosciuti, non a testi che possono contenere imprecisione linguistica – non grave – come quella che tu hai espresso usando narcete. Tra l’altro ti faccio notare che hai usato narcete ma comprendendo in pieno e in modo corretto il significato di nartece: bacchetta.
Perchè vuoi avere ragione per forza?
Comunque gnigo gnago non la conoscevo.
ma preferisco Ignigo che è il nome originale di Ignazio di Loyola.
O vuoi che cominci a chiamarti Detta? o Lodetta? Anzi ti chiamerà Narceta.
Mi viene in mente che in genovese orientale bastone si dice “ferla”, dal latino ferula.
ignigo, non mi riferivo a te a proposito di Google… credo che Sump abbia evocato le rischiosissime “fonti” Google e Wikipedia… sono pratiche, ma a volte sdrucciolevoli… lo dico per mie “sdrucciolate” passate…
e poi Google (se paghi…) becca qualsiasi cosa sul web… se ci sono 1000 testi con scritto “narcete” (magari per semplice errore di digitazione), lo pubblica.
ps. W il Rocci dei miei incubi liceali!
ps2 potete chiamarmi “M” d’ora in poi, se volete… (inaugurato da ignigo)… fa molto servizi segreti.
Ammazza Gnigo, ma sei de’ coccio!! E’ una vita che studio la storia dell’arte, eh..sarai pure un letterato un latinista bravissimo in greco ma non puoi mettere in discussione la validità delle regole architettoniche delle basiliche. Ho volutamente preso a caso tra internet una tra le centinaia di pagine che riportano la parola “narcete” per quel preciso riferimento architettonico!
Non è una imprecisione linguistica, in tutti i libri di storia dell’arte è riportata la funzione del narcete punto
… clodine, a parte gli scherzi, ma anche io che sono una scamorsa in materia (dizionario citato a parte) ho sentito parlare di “nartece”… tra l’altro – potete ridere – l’ho trovato recentemente anche leggendo I pialstri della terra di Ken Follet… fonte illuuuustriiiissiiima… avete riso?
……Ken Follet..mi piace Ken Follet….
…Ignigo, pace fatta dai..eh….non ti chiamerò più Gnigo Ok?
P.S
Cercasi Sump disperatamente!
Sono di coccio, mah.
Nel senso che porgo l’altra guancia ma non mi sposti di un millimetro? Può essere. Narcete E’ UN ERRORE, o se vuoi una MUTAZIONE prodotta da un localismo. Tu studi Storia dell’Arte “da una vita”: bene allora sappi che sui testi di storia dell’arte c’è un errore, una svista abbastanza comune poichè l’inversione sillabica è frequente.
Narcete, come la intendi tu, è parola senza etimo: può esistere solo perchè esiste nartece. Se questo vuol dire essere di coccio…
Anche Geova esiste come parola, ma vogliamo arrivare a dire che è giusta?
Ah, a me Ken Follet fa proprio schifo.
Anzi, sicut dixit Magister Manganelli “Non l’ho letto, e non mi piace”.
E vabbé dai ignigo, vabbene, nella maggior parte dei testi della storia dell’arte ( Argan nonché Adorno ecc) hanno sempre riportato sia narcete che nartece, ne deduco, pertanto, che non può essere per errore…
di Ken Follett lessi “la tempesta perfetta” …mi piace come scrittore.
A vedere finalmente una bella guerra di parole godo come un ricco. Penso anch’io che narcete sia una metatesi di nartece (non saprei quanto entrata nell’uso, io francamente non la conoscevo ma può darsi che sia più frequente in area centromeridionale: lì dicono anche “interpetrare”) però, Ignigo, non ti basta sapere di aver ragione? Non fare il pedante, soprattutto con Clodine: se vuole narcete, essendo una donna, glielo si deve dare …
A proposito, tanto per non farmi gli affari miei, come sempre … visto che hai asserito di non essere un prete (ma un piccolo dubbio mi resta), la morosa ce l’hai? Guarda che se fai così rischi di restare scapolo.
Che lapsus! Non rileggo mai quello che scrivo prima di inviare il comando di invio e così vengon fuori stupidate come “godo come un ricco” (mentre è noto che i ricchi godono poco e male): la frase era “godo come un riccio”, che dalle mie parti si usa dire (non so perché, ma suppongo per l’antifrasi ipotetica che i ricci copulino con poco gusto e qualche sofferenza)
… in effetti, ho il vizio di legge tutto quel che mi relagano… mia moglie, che è una che ha 5 libri selezionatissimi, incominciati e mai finiti sul comodino, non mi può sopportare per questo… Ken Follet non è malissimo, soprattutto nelle ricostruzioni storiche (mi piace la storia). Decisamente meglio di quella bufala di Dan Brown…
“tutto quel che mi relagano” ?! Ah, ma allora fate apposta, laggiù a Roma.
Caro Leonardo, io ho il voto di celibato.
questo ti basti!
Clodine sa che la amo (platonicamente, si intende) pertanto tra noi si discute così.
Ah e grazie per metatesi non mi veniva io poi sono esperto di anaptìssi caro Leoniardo.
Dunque, vediamo, vediamo … voto di celibato ma non prete, assistente di teologia in Cattolica …. “Memores Domini” direi proprio di no … “Opera della Regalità”?
Ho vinto qualche cosa?
(Adesso però smetto, perché va bene essere curiosi, però quando basta basta, caro I-ghigno)
Questo post ha avuto uno sviluppo davvero imprevedibile. Ti prego, Magdi Cristiano, rispondi alla lettera aperta di Luigi, altrimenti qui chissà dove andremo a finire!
Detto questo, riprendo la mia postazione dietro le insegne di Clodine, dopo un’interruzione dovuta a consigli di classe vari (quel simpaticone del fico fiorone attualmente ministro all’istruzione ci sta facendo girare come trottole!).
Certo che narcete-nartece è una metatesi; certo è anche che nartece è la forma più diffusa, per evidenti motivi legati all’etimologia. Ma, caro Ignigo, non è stata Clodine ad adoperare la matita rossa e blu su nartece: sei stato tu a farlo, negando a narcete il diritto ad esistere (a torto, a mio parere: la sua presenza è minoritaria ma discretamente diffusa, e non solo in rete).
Il criterio dell’etimologia, peraltro, è scivoloso e pericoloso. Da “parabola” gli spagnoli hanno fatto “palabra”: vagli a dire che non debbono! Da “expingere” noi abbiamo fatto, correttamente, “spengere”, ma poi per metatesi abbiamo cominciato a preferire “spegnere”, e questa è oggi la forma più diffusa, in barba all’etimologia. Non parliamo poi della doppia forma “interpretare-interpetrare”, la cui etimologia è incerta.
Insomma: se vuoi dire nartece, dillo pure. Ma se Clodine o altri preferiscono narcete, perché non dovrebbero poter adoperare una parola minoritaria ma corretta?
No! Ragazzi, il lapsus Leonardiano è fantastico ! Avevo lasciato il post su quel ” godo come un ricco”..con un mezzo sorrisetto, diciamo, tra il serio e il faceto. Riaccendo e …correzione ortografica: toglie una vocale e da ricco appare “riccio” con debita spiegazione…che ridere, stavo bevendo, per ridere mi è andata di traverso l’acqua!!!
Ignigo, caro, anch’io ti amo, platonicamente, s’intende.
A proposito di padre Rocci: oltre al vocabolario ricordo con grande nostalgia la sua ardua ma formidabile “Grammatica greca”, con tutta la prima parte dedicata alla linguistica (all’epoca non si chiamava così): ah, l’ampiezza e la completezza della voce “metatesi”, con certe squisitezze sulla “metatesi quantitativa” che ti sballottavano qua e là fra i dialetti e gli usi… Tremo all’idea del livello cui sarebbero giunti i godimenti di Leonardo: altro che ricci!
Ma amo di più Sump: Grazie Sump…smaK..e smaK …
Clo, sono tornato ora dal lavoro e come Timeline sono stato riportato indietro di 7 lustri: grazie.
Ignigo, “Opera della Regalità”, padre Falsini: adesso capisco perchè mi hai un po’ sulle …; comunque “W Cristo Re” e W tutti!
Sump, Rocci era un prete? Esiste ancora QUELLA grammatica?
Caro Lycopodium:
prete e gesuita. Il grande Lorenzo Rocci (1864-1950) impiegò 25 anni per preparare il suo straordinario vocabolario greco (l’unico in Italia, per molti decenni; tuttora, a mio parere, di gran lunga il migliore): tutto lavoro individuale – niente équipe – e tutto a mano, su accurate schede scritte integralmente di suo pugno; l’edizione definitiva vide la luce nel 1943, per la Società Dante Alighieri. Nel frattempo insegnava, nel Collegio gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati. Anche dopo aver concluso l’opera, continuò a insegnare, e quando aveva bisogno di consultare il vocabolario chiedeva agli studenti di aprirlo dicendo semplicemente: “Vediamo cosa dice l’impiastro”.
La grammatica cui ho fatto riferimento (sempre della Società Dante Alighieri) non esiste più in commercio da molti decenni: uno studente liceale di oggi avrebbe, credo, uno svenimento solo ad apertura casuale di libro. Quando sopra scrivevo “ardua” non esageravo.
Grazie a Sumpontcura, per avermi illuminato con pò di storia sul mitico vocabolario greco ROCCI. Quanti ricordi e quante versioni tradotte con il magico dizionario blu.
Un caro saluto a tutti,
F.
Leggo sul Corriere e Repubblica che il nostro eroe Magdi, invece di stazionare nel narcete/nartece, avrebbe voluto andare in Spagna; ma, senza scorsa in loco, ha preferito la nostrana più sicura sala d’aspetto. Ora non ho capito se la mancata scorta sia imputabile agli zapateristi o al Mae: comunque potrebbe sempre fingere di riconvertirsi come Rushdie. Cordiali saluti.
Sump, guarda cosa ho trovato!
http://rutiruti.spaces.live.com/blog/cns!E8ACC3C21DB6DF68!168.entry
e
http://rutiruti.spaces.live.com/blog/cns!E8ACC3C21DB6DF68!177.entry
Cari amici e fratelli nella fede,
questo pomeriggio mi ha chiamato la mia più cara amica per dirmi che padre Filippo Clerici, gesuita, è morto cadendo in montagna vicino a Lecco.
Filippo è, nella mia povera e contradditoria vita, la persona alla quale devo di più. Se ci vedremo un giorno di persona vi racconterò chi era padre Filippo di Villapizzone: pregate per me, perchè questo pomeriggio in uno di quei modi così reali perchè superano la più sfrenata delle fantasie, ho perso un caro amico, un uomo del vangelo, un pezzettino grande e dolcissimo di Incarnazione. Lo ricordo questa sera contemplando le note dell’Ave Maria Guaranì di Morricone, splendide, ti portano in alto e poi si fermano improvvisamente. Sono triste, perchè sento che mi manca Filippo, un prete dagli occhi azzurri e penetranti che rivedrò e riabbraccerò solo in Dio.
Grazie per le vostre preghiere, tesoro davvero prezioso.
Caro ignigo74, pregherò per Padre Filippo e per te.
Proprio stasera, una mia amica mi parlava della comunità di Villapizzone.
Un caro saluto a tutti.
F.
Carissimo Ignigo, mi dispiace, e ti sono accanto in questo momento di particolare afflizione per la morte del tuo amico. Tra l’altro, la morte di un sacerdote riguarda tutti noi, è una di quelle perdite..forse la più grande per l’intera comunità ecclesiale. Ogni volta che la Chiesa, infatti, perde uno dei suoi ministri penso sia come una madre che perde un suo figlio: seppure ne avesse tanti nessuno potrà, né potrebbe, mai sostituire quell’uno mancante, che sarà sempre unico e insostituibile.
“Per arrivare all’alba, non c’è altra via che la notte”
Continuerà a starci accanto, e pregare per noi dal cielo.
Ti abbraccio
volevo fare lo scemo su “relagano” e “regalano”… ma la notizia di p. Filippo merita un po’ di silenzio. Mi dispiace, ignigo.
Ciao Moralista..eh…anch’io volevo fare una battuta sul quel “relagano”…poi ho saputo di padre Filippo e…dispiace..
mi si è spento il sorriso..vabbé..ciao..
Oh, buon Dio! E noi che abbiamo giocato e scherzato tutto il pomeriggio!
Ignigo, un abbraccio fraterno in aggiunta alle mie povere preghiere.
Eufemia, Lycopodium: grazie, comunque.
Sincere condoglianze anche da parte mia, Ignico, per la morte del tuo amico.
Sullo scherzare a giocare in prossimità della morte vorrei però ricordare quel pio aneddoto riferito (se la memoria non mi inganna) proprio a un santo gesuita, san Luigi Gonzaga, che, bambino, mentre giocava si sentì chiedere da un compagno che cosa avrebbe fatto se avesse saputo di dover morire quel giorno stesso e rispose: «continuerei a giocare».
per riprendere l’investigazione biografica:
sono secolare diocesano e senza l’etichetta di nessun movimento.
Conoscevo il p. Filippo Clerici e la notizia della sua morte l’ho appresa proprio leggendo il commento di Ignigo. L’ho conosciuto durante un corso estivo a Selva Val Gardena, dove i Gesuiti hanno una casa per ferie; qui teneva corsi di esercizi soprattutto per giovani, anche durante l’inverno. Mi colpì subito la sua umanità, il suo amore per la vita e per il Vangelo, la sua capacità di parlare ai giovani, con parole che sgorgavano dall’esperienza. Era anche una guida alpina ed uno straordinario scalatore, si arrampicava sulla roccia con una leggerezza che lasciava esterrefatti. In montagna una distrazione può essere fatale anche alle guide più esperte.
Ad oggi, della notizia della morte di questa bella figura di educatore, non è uscito alcun comunicato neanche sulle agenzie di stampa cattoliche. Immagino (e spero) che, tra qualche giorno, ne sapremo di più.
Mi unisco alle preghiere di Ignigo ed a quelle di quanti hanno avuto la grazia di conoscere l’opera di questo uomo di Dio.
Sei secolare diocesano ignigo? Ammazza, un bell’impegno ti sei preso eh ! Io invece sono “cooperatrice salesiana”.
Prima lo era con minore vigore, ero quasi una presenza. Ma poi, paradossalmente, nel momento in cui i salesiani hanno dato alla mia comunità una bastonata di quelle da restare stramazzati al suolo [hanno messo in vendita l’oratorio parrocchia dopo 50 anni di presenza sul territorio da un mese all’altro, senza preavviso] mi sono ritrovata a dovermi rimboccare le maniche, raccogliere i pezzi frantumati, rispolverare il mio ruolo di salesiana lasciato troppo spesso in soffitta e…continuare l’opera tra mille difficoltà!
Comunque, complimenti! Sei diocesano…caspita..ma guarda un po’ Ignigo, che sorpresa!
Sandro, un abbraccio: hai ragione, una grazia incontrarlo.
diocesano sì, ma ambrosiano.
x Clodine… tu conosci don Alfonso Alfano, vero?
I salesiani (nel bene e nel male) hanno segnato diversi pezzi della mia vita: oratorio da piccolo (poi sono fuggito altrove), servizio civile al Borgo Don Bosco (dove, “per caso”, ho conosciuto mia moglie), l’amicizia con le suore di San Biagio a Subiaco (ora “divise”), il legame (attraverso mia moglie) col Centro Minori Don Bosco (anche questo recente oggetto delle “cure” finanziarie dei salesiani). Io e mia moglie (+ Pietro e Teresa) abbiamo anche fatto una comparsata (dai contorni un po’ imbarazzanti… ma non mi dilungo qui) in un ritiro per i cooperatori salesiani del Lazio, credo 1 anno e mezzo fa… c’eri?
Eh..caro moralista, anche per me vale lo stesso. Nel senso che hanno segnato la mia vita nel bene e -purtroppo- pure nel male. Sono cresciuta con loro, sono stati la mia famiglia i Salesiani, soprattutto le figlie di Maria Ausiliatrice, straordinarie, con le quali ero a stretto contatto. Poi verso la metà degli anni 80/90 ho deciso di far parte dei cooperatori. Certo, non posso dire che lo fossi a tempo pieno,nel senso che oltre la catechesi, dei piccoli prima e degli adulti poi -servizio che ho portato avanti per ben 14 anni- tuttavia non andavo. In primis perché oltre al lavoro mi ero iscritta alla facoltà di teologia (Istituto Superiore di Scienze religiose) e questo comprometteva la mia presenza costante e poi, ti dico la verità, sono sempre stata molto restia alle adunanze,pur restando fedelissima sia alla famiglia che allo spirito di don Bosco.
Don Alfano l’ho conosciuto perché proprio in quel periodo era stato nominato Ispettore, è venuto a farci visita un paio di volte ma non l’ho frequentato, e non sono stata neppure a quella riunione di cui mi parli perché ero troppo arrabbiata con loro. Comunque è uno in gambissima don Alfonso, sai che’ stato uno dei primi tra i salesiani che si è adoperato per gli aiuti umanitari in Madagascar, assieme a molti altri amici mie confratelli salesiani adesso, mi sembra, sia il responsabile del centro di accoglienza per ragazzi difficili in via Marsala vero? Invece chissà se tu conosci don Enzo, il parroco del Sacro Cuore? Sono straordinari i salesiani molto preparati, li amo, anche se…mi hanno un po’ (tanto) deluso…per una cosa che non avrebbero duvuto mai fare se avessero veramente amato i giovani.
Ma voglio tacere su questo aspetto e lasciare che sia Don Bosco stesso a giudicare quando sarà il momento.
Ignigo, che differnza tra un diocesane e basta e un diocesano ambrosiano? Illuminami…
Salesiani Parte II
..Insomma..il nostro oratorio/parrocchia venne venduto. Tutti noi -una comunità abbastanza consistente- ci vedemmo costretti ad essere ospitati da i diocesani, in un chiesa piccola che conteneva a mala pena un quarto degli abitanti, e in quella -che sarebbe divenuta la nostra nuova parrocchia- avremmo dovuto celebrare battesimi, comunioni, cresime e funerali. Così fu ed è a tutt’oggi. Il risultato? Un disastro. Se si pensa che la maggior parte dei bambini e ragazzi diserta sistematicamente la catechesi a causa della distanza e dei problemi, notevoli, legati allo spazio che è praticamente inesistente, bivaccano sui muretti e non hanno alcun punto di riferimento.
Una parte dei sacerdoti residenti venne trasferito in altri oratori, ed alcuni -i più anziani- in un altro edificio con annesso istituto tecnico e cappella che formava un unicum con il complesso venduto -scampato alla vendita per via dell’istituto tecnico- dove vivono il comunità una decina in tutto la maggior parte dei quali molto anziani e soli.
Sotto inistenza di un sacerdote salesiano autorevoli, molto rispettato, i superiori hanno dato il consenso che ci venisse messa a disposizione la cappella , e ringrazio Dio per questa concessione che permette a tanta gente di venire a Messa altrimenti, non oso immaginare.
Certamente la gestione di questa chiesa: pulizia, fiori, candele, messalini domenicali,pulizia dei paramento sacri e quant’altro; insomma tutto quanto occorre alla celebrazione non può essere demandato ai salesiani, anziani per altro, che ci ospitano, ma è invero opera di volontariato da parte delle cooperatrici.
Inizialmente è stata dura, perché non veniva nessuno. Eravamo come un gregge percosso e smarrito, la comunità non sapevamo dove andare. Poi, piano piano, una parte del resto d’Israele si è aggragato attorno a questo sacerdote aiutato da me e da qualche altra persone e lentamente si è ricostruta parte di quel tessuto strappato. vengono molti ragazzi, si sono formati dei gruppi. Con la costruzione di nuovi palazzi poi la gente è aumentata è tanta e spero soltanto che i salesiani continuino a lasciarci aperta almeno questa porta altrimenti….
Scusate la lunghezza..vi ho tediato, lo so…merito 19 frustate per questo
..
So di avervi tediati e intristiti ma, sono cose che succedono. Non siamo la sola comunità a non avere una chiesa. Certo, la paura che ci possano sottrarre anche questa è molta, e non del tutto remota.
P.S
rileggendo mi sono accorta di avere scritto con i piedi, i soliti errori di digitazione che odio!…perdono !
Buonanotte agli amici del pianerottolo
Nessuna noia, cara Clodine. Un caro saluto…e buonanotte a tutti!
“AL TERMINE DEL GIORNO,
O SOMMO CREATORE,
VEGLIA SUL NOSTRO RIPOSO CON AMORE DI PADRE.
DONA SALUTE AL CORPO E FERVORE ALLO SPIRITO,
LA TUA LUCE RISCHIARI LE OMBRE DELLA NOTTE.”
E per “par condicio” Ambrosiana:
“TU CHE LE TENEBRE AL GIORNO,
SAPIENTEMENTE ALTERNI,
COSI’ ALLEVIANDO NEL SONNO
LE MEMBRA AFFATICATE,
ASCOLTA CHI NELLA NOTTE, TIMOROSO TI IMPLORA:
SE IL CORPO NEL TORPORE SI ABBANDONA,
VEGLI LO SPIRITO NELLA TUA LUCE.
Un abbraccio a Ignigo.
Vorrei portare un piccolo contributo all’interessante discussione aperta da Luigi sulla quale ho a lungo riflettuto, raccontando un episodio di cui sono stato stato testimone come inviato della “Stampa” all’ultimo Meeting di Cielle a Rimini. Ricordo, in un’affollata sala della Fiera, un’intensissima tavola rotonda su “L’Islam e le donne”. Le relatrici erano tre ammirevoli donne arabe che in patria avevano trovato la forza e il coraggio (attraverso i blog e i dibattiti su Internet) per denunciare il vergognoso stato di subordinazione in cui sono costrette a vivere nei loro paesi. Magdi Allam era seduto in platea accanto a me e rimasi colpito dallla visibile, intensa, palpabile partecipazione emotiva con la quale seguiva in assoluto silenzio tutti gli interventi. Un pathos difficile da descrivere. Dai suoi occhi affiorava la personale sofferenza nell’ascoltare terribili frammenti di un mondo, quello islamico, da lui conosciuto, studiato, raccontato. A poche ore di distanza, nel salone principale del Meeting, il commovente, intimo racconto di monsignor Rino Fisichella della conversione in punto di morte della scrittrice Oriana Fallaci. Le ultime parole della Fallaci: . E la risposta del vescovo che è guida spirituale anche di Magdi Cristiano Allam: . Il battesimo di Magdi è un complesso, affascinante mosaico le cui sue tessere sono state forgiate da questa progressiva presa di coscienza. Ne sono convinto oltre ogni dubbio e sento Magdi come un mirabile modello (umano e professionale)di coerenza perché gli riconosco il merito di aver testimoniato, scritto, sperimentato ciò che ha sempre scritto in modo onesto e limpido. Una manciata di anni fa, ad un pranzo all’ambasciata egiziana a Roma, ho avuto l’opportunità di conversare a lungo con lui sulle difficoltà del dialogo interreligioso e mentre tornavamo chiacchierando in macchina nelle nostre redazioni (lui a piazza Indipendenza a “Repubblica”, io alla “Stampa” a via Barberini) fu in me chiara l’impressione di trovarmi al cospetto di una personalità eccezionale, di uno studioso di rara preparazione e serietà d’analisi. Tutto il contrario insomma del losco opportunità-provocatore-arrampicatore che alcuni livorosi colleghi descrivono in giro per i giornali. Ritengo che la scelta di Magdi nasca sicuramente da un fortissimo travaglio interiore, perciò mi sento ancora più suo fratello e condivido le riflessioni sul “caso Allam” di Pietro De Marco, secondo il quale infelici decenni hanno cercato di sciupare, di estinguere in noi, la gioia per una conversione alla Chiesa cattolica, persino la gioia più grande per un nuovo battezzato; le due cose possono infatti non corrispondere. Per un battezzato di altra confessione cristiana o per un ritorno alla fede di un battezzato non credente resta decisivo l’unum baptismum già ricevuto, il segno incancellabile, la cui unicità proclamiamo nel Credo. E la conversione non è amata. Magdi Cristiano Allam avrà modo di accorgersene; nelle pieghe dello splendore della Città di Dio apprenderà l’amaro della complexio oppositorum cattolica. In effetti la conversione è sempre un passaggio di soglia, e in certo modo, profondamente, la disegna la dove non era apparente, la rende discernibile a chi per abitudine o per opacità di visione non la riconosce più. O a chi, conoscendola, per ideologia la nega, nihilisticamente. Contro teologie, letterature e “mistiche” che intendono la Salvezza come immobile resistenza autocontemplativa, e regnum indifferentiae, la Conversione religiosa dichiara la differenza decisiva. La soglia nega l’indifferenza (fosse pure l’eguale valore) dei punti del percorso. La soglia indica l’umano-divino della ricerca che vuole trascendimento; lo stesso agostiniano in te ipsum redi è per eccellenza un percorso e un passaggio ad Altro, poiché l’anima è aperta, teocentrica. La Differenza attribuisce alla Speranza l’unico suo possibile significato. La soglia che la conversione rivela si attraversa per lenti, piccoli successi, diceva Claudel. È traversata, spesso penosa, di una terra incognita dopo il fulgore di una chiamata, di quella certitude d’une Présence pure (Louis Massignon) che giudica e brucia il cuore, che è uscita dall’Egitto spirituale e perciò si rivela presto come (solamente) inizio. La Conversione manifesta, allora, scandalosamente il viaggio e ancora più l’approdo, dice che l’approdo è e trascende la ricerca, che la terra raggiunta non è nihilisticamente ancora e sempre quella di partenza. Che l’approdo non sia garantito, che debba essere sempre desiderato come non fosse posseduto, come dono che resta sotto la sovranità del Donatore, non negano anzi confermano la realtà della soglia. La precarietà del dono, infatti, è tale per l’uomo solo. Ma, dall’attraversamento della soglia, sappiamo che Egli, l’Amante divino (come i veri mistici lo conoscono, oltre l’ineffabilità) “ci prende come per mano ci introduce nella vita duratura, in quella vera e giusta”.
“Teniamo stretta la sua mano!” suona tenero, perfetto, un passaggio dedicato al Battesimo nell’omelia di Benedetto XVI, per la veglia pasquale in cui Magdi è stato battezzato. Dunque, contro insopportabili luoghi comuni, diventati talora predicabili, la Conversione religiosa ci annuncia che la casa del Padre non è identica alla sua Lontananza, e la stretta delle sue braccia non è identica alla solitudine in terra lontana. Solamente la Chiesa sa coniugare il percorso nel deserto e i bisogni della persona”. In essa la incredibile (e insopportabile per i sempiterni “inquieti”) “perfetta pace e tranquillità” che Newman attestava dopo la sua conversione al cattolicesimo romano. “Al momento della conversione non mi rendevo conto io stesso del cambiamento intellettuale e morale operato nella mia mente (o: nel mio spirito, Mind). Non mi pareva di avere una fede più salda nelle verità fondamentali della rivelazione, né una maggiore padronanza di me; ma avevo l’impressione di entrare in porto dopo una traversata agitata; per questo la mia felicità, da allora, è rimasta inalterata”, nonostante che la sua penetrante intelligenza cogliesse le infinite difficoltà di “ogni articolo del credo cristiano”. Appare in questa evocazione della gioia dell’approdo la celebre formula dell’Apologia: “Diecimila difficoltà, secondo me, non costituiscono un solo dubbio”. L’equilibrio, frutto della duplice funzione e cura della Chiesa, Maternità e sovranità, secondo Clérissac. Tanto più se l’attraversamento del Mar Rosso spirituale è segnato dalla (e attuato nella) sua figura cristiana eminente, il Battesimo. Ha ricordato lo stesso Magdi Cristiano Allam, che l’evento battesimale è evento pubblico per eccellenza, è fatto dell’intera Città di Dio; si estende dalla comunità particolare alla Città celeste, dai presenti alla intera comunione dei santi. Si cita spesso il brano di Origene: “Quando il sacramento della fede ti è stato dato le virtù celesti, i ministeri degli angeli, la chiesa dei primogeniti erano presenti”. Vi è gioia tra gli angeli … È certo che questo si avvertisse in San Pietro nella notte pasquale. In questo ordine di bellezza, l’intensità della interpretazione che Magdi Cristiano ha offerto (non, comunque, nel tempo/spazio dell’azione sacramentale) del proprio battesimo non è fuori luogo. Allam ha attraversato una soglia obiettiva, da un ordinamento di senso ad un altro, da un’appartenenza ad un’altra. La Casa cui è giunto, l’abbraccio del Padre in cui si è lasciato serrare, lo segnano e confermano in una novità, che non è il nuovo utopico o evolutivo, ma è antichissima (la “chiesa dei primogeniti” in Cristo risorto). E non è facile riconoscere e accettare al termine di un percorso di libertà un Padre, un amore sovrano; l’atto decisivo di accoglimento della fede fu, in Louis Massignon se non ricordo male, nella capacità di inginocchiarsi di fronte al suo direttore spirituale e con lui a Dio. Se Allam ha scoperto questa Casa, universalmente destinata all’uomo, come luogo di Libertà e Verità rispetto al proprio passato, egli non fa che muoversi all’altezza del significato essenziale del suo Battesimo. Forza Magdi Cristiano.
Giacomo Galeazzi
Oggi scopro un altro “vaticanista” di razza. Complimenti, Galeazzi: in effetti la conversione se non è l’ultimo, oggi è certo un TABÙ.
e ottimi gli interventi qui: http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2008/04/09/lultima-cena-di-vienna-il-cardinale-ci-scrive/#comments
x Clodine: su don Enzo (che conosco benino)… no comment… don Alfano non è più a via Marsala, perchè il Cdb per minori a rischio sta facendo più o meno la fine del tuo oratorio… venduto, si dice, per un progetto commerciale… don Alfonso è andato a Napoli.
su Allam, mi permetto tra cotali esperti, di ribadire un concetto per l’ultima volta. Perchè ci riguarda tutti e non è solo voglia di chiacchiera . La domanda centrale (e non è un giudizio su Allam, ma anzi un tentativo di condividere un cammino) “a Chi o a cosa si è convertito Magdi?”. è la domanda che farei anche al mio amico che porta a battezzare la figlia senza essere mai stato cristiano… è solo una domanda. Non trovo ancora le risposte che vorrei sentire, in questo dibattito. Le può dare solo lui.
La storia di Allam è stata strumentalizzata da ogni parte. Secondo me, senza sua colpa. E a causa di una certa ideologizzazione militante della “religione cattolica” che alcuni vogliono o istintivamente cercano nel tempo in cui, pare (come se nella storia fosse cosa nuova che i Cristiani “danno fastidio”), bisogna “difendersi dagli attacchi anticristiani”.
Come ho già scritto altre volte, essere cristiani è cosa un po’ più ampia e bella di una sorta di partecipazione alla “fazione cattolica”. Spero che su questo tutti si possa concordare. (19 righe…pfui! )
In attesa di avere una risposta da Magdi Cristiano, dico a Giacomo Galeazzi che condivo la sua lettura dell’evento conversione e gli chiedo come interpreta le parole del collega da cui parte il mio post. Ringrazio Giacomo della passione con cui partecipa alle ciarle del pianerottolo.
Grazie a Giacomo Galeazzi anche da parte mia per aver contribuito a togliermi qualche pregiudizio.
Caro Luigi, tu fai riferimento ad una dichiarazione effettivamente un po’ forte di Magdi Cristiano Allam (“Non si vuole rispettare la ragione profonda per la quale io mi sono convertito. Nel momento in cui affermo che l’islam è fisiologicamente violento, fornisco la ragione profonda per la quale mi sono convertito. Se io fossi stato convinto dell’esistenza di un islam moderato, non lo avrei fatto, non ci sarebbe stata ragione”), però ti inviterei a contestualizzarla in un travagliato e profondo percorso interiore fatto di sofferenza e personale testimonianza. Tu sai in quali condizioni (guardato a vista tutto il giorno e scortato ovunque) sia costretto a vivere da cinque anni Magdi. E tutto ciò solo per aver fatto con scrupolo e coraggio il suo, nostro lavoro. Non mi scandalizzo più di tanto, quindi, se qualche suo commento al battesimo possa suonare “emotivamente influenzato” da questa inaudita situazione. Per qualche barone universitario intervenuto sui giornali è un dibattito accademico, per Magdi Cristiano è testimonianza quotidiana.
Consentimi poi di ricordare le condivisibili precisazioni del direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi in risposta alla nota del direttore del “Royal Islamic Strategic Studies Center”, il prof. Aref Ali Nayed. Magdi Allam, che si è convertito al cattolicesimo dopo una lunga ricerca personale dall’islam, ha subito accettato le parole di padre Lombardi “Sono completamente d’accordo con la Santa Sede. Le mie posizioni impegnano solo me stesso. Basta strumentalizzazioni», ha immediatamente replicato Magdi. Inoltre, considero motivate e sagge le parole del suo padrino di battesimo, Maurizio Lupi. “Smettiamola di strumentalizzare gesti che sono importanti e semplici e che appartengono alla storia della Chiesa. Non c’è nessuna retromarcia della Santa Sede, come nessuna fuga in avanti nel battesimo alla veglia pasquale. Non c’è nessuna provocazione da parte del Papa nell’aver battezzato Magdi Allam. Solo chi vuole tirare per la giacca in mala fede il Papa e il Vaticano parla di retromarcia. Il richiamo di padre Federico Lombardi è non solo condivisibile ma anche totalmente corretto. Nessuno di noi laici può avere la pretesa di rappresentare, nelle sue libere e responsabili posizioni, le idee della Santa Sede e del Papa. Nulla toglie al grande gesto compito durante la veglia pasquale che appartiene alla conversione personale. Non posso non solo condividere ma approvare totalmente le dichiarazioni di padre Lombardi”.
Giacomo Galeazzi
Gentile dott. Galeazzi, davvero in serenità, vorrei farle delle domande da bar o se si vuole ciarlare come sul pianerottolo.
Cosa ne pensa del fatto che il sig. dott. Lupi rappresenti esplicitamente un modo di essere chiesa (CL) che appare problematico alla maggioranza del clero italiano e in particolare milanese? Come risponde alla boutade che Allam si è convertito a CL e non al cattolicesimo? Come valuta il rapporto-divisione tra il totale assenso di CL sulle posizioni politiche di Formigoni (destra – centro) e la vasta base cattolica (anche presbiterale, anche episcopale) che voterà Veltroni (sinistra – centro)? Come valuta il fatto che numerosi parroci non di sinistra ma buoni operai nella vigna del Signore vivano con imbarazzo certa visibilità politica ed economica e di potere di esponenti di CL? Va proprio tutto bene? Mi vuole melassare con la frasetta belante “la chiesa è grande è ricca di opinioni di sfumature che bello c’è proprio posto per tutti…” ?
Infine mi pare che lei tiri per la manica le affermazioni di Newman sulla inquietudine, anzi – mi scusi – lei la sottana prelatizia dell’amatissimo Newman proprio la squarcia. Newman si riferiva in modo estremamente puntuale ad un passaggio della sua vita, non alla propria avventura spirituale e umana tout court, nella quale ha sempre coltivato l’inquietudine del pellegrino, che non è mai giunto alla meta se non agostinianamente: “inquietum est cor meum, donec requiescat in Te”. La “sana inquietudine” è espressione patristica, agostiniana, benedettina, è la continua lotta spirituale alimentata dal purissimo frumento della nostra fede cattolica. Davvero fastidioso che lei se la prenda con gli inquieti e li liquidi un po’ come dei rompipalle, davvero fastidioso e – toh! – apologetico.
Qualcuno che certamente lei conosce, Green, nei suoi splendidi diari, riporta: “finchè si è inquieti, c’è da star tranquilli”.
Non è altro che una stupenda versione della beatitudine “beati gli afflitti”, beati gli inquieti.
In fraternità.
Caro Ignigo,
scusa se m’intrometto nella tua richiesta di confronto con Giacomo Galeazzi, ma alcune tue frasi mi hanno fatto rintorcinare le budella e mi sembrerebbe irrispettoso (nei tuoi confronti) evitare di risponderti.
Premetto che non ho nulla a che fare con CL, che a tutt’oggi non ho ancora deciso per chi (e se) votare nella scheda per il Senato (per la Camera voterò per la lista contro l’aborto), che non ho schieramenti politici da difendere e propagare.
1 – Nella tua polemica contro le frasette belanti, intendi dire che per CL non ci deve essere posto nella Chiesa?
2 – Al di là di questioni di simpatia/antipatia, davvero te la senti di negare che i libri di don Giussani rappresentino una ricchezza della Chiesa?
3 – Poiché il modo di essere Chiesa dei ciellini è “problematico alla maggioranza del clero italiano e in particolare milanese”, che si fa? Un referendum per decidere se CL è cattolica o no? Decide la maggioranza?
4 – Sei sicuro che solo CL voterà PDL, mentre “la vasta base cattolica” è lì pronta, con la matita copiativa in mano, stregata dall’idea del voto a Veltroni? Non è il caso di aspettare qualche giorno per averne conferma?
5 – E se pure fosse così: diamo la croce addosso alla componente minoritaria? Li dichiariamo tutti indegni di fare da padrini in un battesimo? E di fronte a un ribaltamento di maggioranza invertiamo le parti? E la maggioranza su che base la calcoliamo: parrocchiale? diocesana? nazionale? continentale? universale?
6 – E infine: sempre e comunque singoli e gruppi che siano occasione di divisione devono essere dichiarati in torto?
“Alla boutade che Allam si è convertito a CL e non al cattolicesimo” rispondo che mi sembra:
1 – una stronzata;
2 – una mancanza di rispetto per un fratello che da cinque anni vive sotto scorta a causa di un serio e impellente pericolo di vita;
3 – una mancanza di rispetto per il papa e la Chiesa.
L’avevi già scritta, la boutade: credo sia arrivato il momento di vergognartene.
Scusa, Ignigo: al post precedente è sfuggita la riga conclusiva, che ripeto:
Con affetto, perplessità e profonda indignazione.
caro sum.
intanto l’affetto è reciproco e indissolubile, figuriamoci.
Mi hai anche fatto ridere dicendo che è una stronzata, ma ridere perchè in effetti qualcosa di vero nella tua osservazione c’è.
Vediamo se riesco ad argomentare in sintesi:
1) non ho mai detto che CL deve andarsene dalla chiesa cattolica.
Sono (alcuni) tra loro che dicono o come noi o siete strani (leggi Tempi…)
2)don Giussani e i suoi testi sono una cosa.
CL un’altra.
3)Il punto 3 è una vaccata detta da te: trova un parroco non di CL, un parroco semplicemente diocesano al quale capita un viceparroco di CL, trovamene uno felice. Uno.
4)Chi vota Veltroni, ovvio, è “stregato dall’idea del voto” ovvio, uno stolto ammaliato dal nulla nichilista travestito da buonismo. Invece chi vota Silvio è un consapevole apostolo di Cristo che si affida alla sapienza di Calderoli e alla trasparenza evangelica di Fini.
5)Questa “componente minoritaria” almeno in lombardia è maggioritaria negli affari econominci.
6) Se non si può criticare CL, se per caso c’è scritto nel catechismo e mi è sfuggito fammelo sapere che vado subito a confessarmi, non sia mai.
7) Lo aggiungo io. Ho qui il numero 15 di aprile di Tempi.
C’è un bellissimo articolo su Todorov e altre cose argute.
Ma c’è anche scritto che il PD e l’UDC sono Fetidi (pag. 78).
Oh, che lezioni di rispetto e tolleranza!
Caro Ignigo,
sono (forse) un po’ tonto e certamente inesperto, ma non così ingenuo da cercare “lezioni di rispetto e tolleranza” nel mensile di CL!
La questione era un’altra (o meglio: io l’avevo intesa in altro modo): tu hai esplicitamente accusato di belante melassa la frase “la chiesa è grande è ricca di opinioni di sfumature che bello c’è proprio posto per tutti…”; mi sembrava di dover concludere che a tuo parere per qualcuno non ci dovrebbe essere posto, nella Chiesa. Se a questo aggiungi l’accentuazione sull’appartenenza a CL del padrino di Magdi Cristiano Allam, direi che forse siamo un po’ oltre la semplice e più che legittima “critica”.
Sul punto 4, mai e poi mai ho inteso distinguere gli elettori cattolici del PD da quelli del PDL: posso, se vuoi, precisare che a mio parere fare una scelta o l’altra richiede comunque un bello stomaco. Calderoli e Fini, certo; ma pensa che capolista al Senato, qui in Piemonte, mi ritrovo la signora Bonino!
Un abbraccio.
Ignigo e Sump carissimi, è naturale che la campagna elettorale in chiusura si faccia più calda e anche il pianerottolo ne risenta… Ne approfitto per dire la mia sulla contesa tra cattolici di diverso schieramento: la situazione è sana quando i tipi si ingegnano a far presente l’idea cristiana nella propria zona (poniamo: a sinistra sui temi della vita e della famiglia, a destra su quelli della giuistizia e della pace), è balorda quando usano l’idea cristiana per dare addosso ai cristiani dell’altro schieramento. Non volevo dire che lo state facendo voi, per carità – ma che a volte succede ed è il guaio dell’attuale – per altri aspetti felice – presenza diffusa dei cattolici.
Concordo perfettamente con Luigi. Personalmente mi considero un uomo di “centro”: cerco sempre di ricordare ai cattolici “progressisti” il valore della Tradizione, l’esigenza di difendere e promuovere (accanto alla giustizia sociale) la vita e la famiglia; ed ai cattolici più tradizionalisti (che votano a destra) i valori della ricerca teologica, del dialogo ecumenico ed interreligioso, della pace, della giustizia sociale. Il risultato è che spesso vengo etichettato da Iginio, Gianluca ed altri come un “cattocomunista”, “cattolico adulto”, “dossettiano” (e talora anche insultato in modo poco cristiano); mentre alcuni “progressisti” mi accusano di difendere troppo l’istituzione ecclesiastica, di essere poco “aperto” al dialogo con i non credenti.Vedo poi che i cosiddetti “teodem” (Bobba, Binetti, Pezzotta…) sono sbeffeggiati a destra come a sinistra…
Aggiungo che negli anni ’70-’80 ho tentato (unvano) di fare qualcosa per frenare l’ostilità reciproca tra CL e l’Azione Cattolica. Quando ero studente universitario, pur essendo iscritto all’AC, ho provato simpatia per alcuni aspetti di CL, ma non ho mai condiviso il “leaderismo” troppo accentuato ed i giudizi troppo taglienti sulla modernità. Quando Socci attaccò Lazzati mi è scappata la pazienza… Continuo però a credere che un ciellino sia meglio della Bonino, e la Bindi (di cui non condivido l’eccessiva timidezza nei confronti della sinistra) meglio di Berlusconi e anche di Lupi.
Carissimo Luigi, a me più che a un pianerottolo il tuo spazio virtuale fa tornare alla memoria le estenuanti, avvincenti e sempre rimpiante dispute tra studenti lazzatiani (poi martiniani) e ciellini all’Università Cattolica di Milano. Torno sempre con nostalgia al ricordo di quegli anni nei quali ho imparato, per contrasto (quasi per reazione ai derby intraecclesiali) a sentire compiutamente la Chiesa come una solida unità sotto le increspature di dilanianti divisioni. All’attenzione di Ignigo, anche per (come avrebbe detto Enzo Biagi) solidarietà generazionale (se quel 74 al termine del suo nick è la classe d’appartenenza) vorrei semplicemente sottoporre una riflessione. Ma se uno si converte frequentando un gruppo di Cl, forse che la sua conversione vale meno di quella di chi si converte in parrocchia, in un oratorio salesiano o in una missione comboniana? Sarebbe come dire che le vocazioni al sacerdozio valgono più o meno a seconda del contesto in cui sbocciano: e ciò evidentemente è assurdo. Il Vangelo è verità e la verità vale indipendentemente da chi ce la porge. p.s. Sarò distratto ma da una ventina d’anni seguo come cronista il Meeting di Rimini e altre iniziative cielline e non ho mai avuto l’impressione di trovarmi in pericolosi covi di malviventi…
A modo di battuta e come “fucino autocritico ma non pentito”, offro queste citazioni, in ordine assolutamente autobiografico.
1. «L’immediatezza è sempre derivata …: tutto comincia con una mediazione» (M. Ferraris)
2. «Della mediazione peraltro si ha un sacro orrore, come se, quando non ci si limiti ad affermare che essa non è niente di assoluto e non si trova nell’assoluto, si debba rinunziare alla conoscenza assoluta. Ma, in effetto, quel sacro orrore deriva dall’ignoranza della natura della mediazione e della stessa conoscenza assoluta. Infatti la mediazione non è altro che la moventesi eguaglianza con sé o la riflessione in se stesso, il momento dell’Io che è per sé, la negatività pura o abbassata alla sua pura astrazione, il Divenire semplice. L’Io o il divenire in generale, questo atto del mediare, in virtù della sua semplicità è appunto l’immediatezza che è in via di divenire, nonché l’immediato stesso» (Hegel)
3. «Nulla vi è, nulla nel cielo o nella natura o nello spirito o ovunque sia, che non contenga tanto l’immediatezza quanto la mediazione» (Hegel)
4. «La struttura originaria è l’essenza del fondamento. In questo senso è la struttura anapodittica del sapere e cioè lo strutturarsi della principialità, o dell’immediatezza. Ciò comporta che l’essenza del fondamento non sia un che di semplice, ma una complessità, o l’unità del molteplice» (E. Severino).
5. «Poiché ogni mediazione presuppone la “ovvietà” di una immediatezza da mediare, la mediazione – se intesa in modo assoluto, e cioè separato dalla immediatezza – si trasforma in una immediatezza pericolosa, perché quanto più è incompresa come immediatezza tanto più è illusoria come mediazione. Questa unilateralità del pensare e dell’ agire – che ritiene di aver già fatto i conti una volta per tutte con il mediato e con l’immediato – è la parte più decisiva della cecità teologica dell’ epoca (post)moderna» (Andrea Grillo).
6. «La “presenza” è la “persona”» (don Giussani).
74 è proprio un riferimento anagrafico.
Ma chi ha mai dato del delinquente a CL?
Credo di essere stato molto chiaro: ho parlato di visibilità economica, coinvolgimenti espliciti nella gestione del potere ( e queste due cose per fortuna che c’è chi le fa.. per carità, mica è un male in se avere un pò di potere, però c’è un certo stile che mi allontana, tutto qui) e problematiche ecclesiali simili a quelle di ogni movimento ma con un quid particolare.
Ma chi ha parlato di delinquenti?
Scusa Galeazzi, ma dove avrei scritto che CL è fatta da delinquenti? Perchè se tu lo leggi tra le righe è molto interessante come fenomeno.
Ignigo, perdonami, ma io anche questa leggenda nera del potere economico e dell’influenza politica (estremizzando, non da parte tua, “gangster-delinquenti”) la sento ripetere da quando avevo i calzoni corti anche per l’Opus Dei, eppure non riesco a capire dove sta lo scandalo. Soldi e cariche sono strumenti neutri, dipende tutto dall’uso che se ne fa. “A me non interessa da dove arrivano i soldi, a me interessa dove vanno”, ripeteva Madre Teresa. Personalmente più che con gli assessori prealpini ho consuetudine coi missionari ciellini in Siberia e mi sono commosso sulla tomba di Giussani davanti ai cuori appesi per grazia ricevuta. «Dopo tre giorni dal tuo funerale mi è arrivato un rene (da sei mesi facevo la dialisi) ed ero sicuro che me l’avessi donato tu perché te l’ho chiesto al tuo funerale, quindi vorrei ringraziarti perché adesso posso fare molte più cose di prima». Marco, 9 anni, di Merate ringrazia don Giussani come fanno i ventiquattro devoti che, ritenendosi miracolati dal fondatore di Comunione e liberazione, hanno affisso i loro «ex voto» sulla sua tomba. Il francescano pavese padre Francesco Calvi, cappellano del Cimitero Monumentale, associa un volto e una storia ad ogni cuore d’argento con l’effigie GR (grazia ricevuta) consegnata nelle sue mani. «Si rivolgono a me nel massimo riserbo, spinti dall’entusiasmo della fede e dalla convinzione di essere guariti grazie a lui», racconta il frate pochi istanti prima della gremitissima messa pomeridiana in suffragio di don Giussani. Una sequela, tenuta riservatissima, di «favori spirituali e materiali» conseguiti per intercessione del prete di Desio. «Molti di questi “ex voto” mi sono stati affidati da persone che hanno seguito percorsi interiori difformi da quelli abituali di Cielle e ciò ne accresce il valore poiché sono testimonianze di fede sgorgate al di fuori del movimento- spiega il rettore della cappellania arcivescovile-.Ogni giorno assistiamo ad un pellegrinaggio ininterrotto: arrivano da tutto il mondo e lo pregano già come un santo. Una venerazione assoluta, incondizionata che precede persino il riconoscimento ufficiale delle autorità ecclesiastiche». Tra loro un intellettuale ateo spagnolo che attraverso don Giussani ha scoperto Cristo e cambiato radicalmente la sua vita. Storie di «illuminazione» sbocciate all’incontro con don Giussani come quella della brasiliana Cleuza Ramos che ora insieme al marito Marcos guida i «Lavoratori senza terra» di San Paolo o di Sobhy, Marta, Samar divenute voci in Terra Santa del messaggio salvifico del fondatore di Cielle. «Vengono qui al Famedio da tutta Europa, seguono la messa, recitano il rosario davanti alla tomba, intonano il Salve Regina e alcuni vengono in sagrestia a confidarmi il loro segreto», puntualizza padre Francesco. Salvezza dalla malattia o dal peccato. Gisella Corsico, per trent’anni segretaria di «don Gius», raccoglie nel suo impenetrabile silenzio gli atti per la causa di beatificazione. Ma basta entrare al Monumentale per capire quanto don Giussani abbia già conquistato gli onori degli altari per migliaia di suoi devoti. La lapide spoglia e austera (con la scritta «Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza») è sommersa di icone, immagini votive, corone del rosario, un cesto di vimini pieno zeppo di grazie impetrate in una decina di lingue, incluso l’arabo, attraverso il padre di Cielle. E soprattutto, lo «scrigno dei miracoli», una teca sigillata sovrastata da fiocchi-annunci di nascite azzurri e rosa, bouquet nuziali, croci pettorali di defunti. Dentro è custodito il «tesoro» di Don Giussani: gli «ex voto» che potrebbero condurlo presto a diventare Beato se una sola guarigione verrà certificata autentica dalla congregazione vaticana per le Cause dei santi. Intorno si dipana uno spontaneo «tazebao» di invocazioni, intenzioni, suppliche pubbliche e privatissime («Fai che ami Gesù come te», «Proteggi mamma Elisabetta da voci allarmanti», «Aiutami a fare le giuste scelte», «Difendi la famiglia dai politici che si dicono cattolici senza ascoltare il Papa», «Salva il nostro amato Libano dalla guerra»). Messaggi in bottiglia nel mare sconfinato di una devozione clamorosa, senza volto, infinitamente più vasta della cerchia ciellina. «Molti sono estranei al movimenti ma dimostrano di aver cambiato vita per merito di don Giussani», sottolinea padre Calvi. Guarigioni del corpo e dell’anima. «Dopo averti ascoltato, ho lasciato la strada del peccato», lascia scritto sulla tomba di «don Gius» Marta F..Un giovane missionario in Africa lo invoca per «non aver paura di ciò a cui Cristo mi ha chiamato». E in fondo anche l’appuntamento fisso della messa delle 16 è uno spaccato dell’originalissimo carisma giussaniano. Mentre il sacerdote celebra la funzione c’è chi piange in preghiera sotto il crocifisso o si blocca sull’altare per l’emozione di declamare la prima lettura e viene rincuorato dagli altri fedeli, l’ostia non è distribuita in chiesa bensì all’aperto, in cortile, alla lettura del Vangelo del cieco miracolato da Gesù ci si inginocchia e si stringe un’immaginetta sacra. «Ciò che sconvolge è la varietà del popolo dei suoi devoti, in tanti sono ragazzi che prima non avevano mai messo in chiesa», osserva il cappellano riecheggiando le parole dello «scandaloso» commediografo Giovanni Testori che ad un Meeting di Rimini gridò dal palco: «Io devo tutto a Giussani perché ha avuto la carità di accogliere anche un figlio di puttana come me». A ricordare ogni giorno don Gius, caro Ignigo, è un «patchwork» indefinibile di fedeli: famigliole in gita, studenti dal look stravagante ben difficilmente assimilabili ai Papa-boys, comitive arrivate da alcuni dei settanta paesi stranieri nei quali si è radicata Cielle. Il miracolo di Giussani è proprio questo popolo senza etichette che, come duemila anni fa, agisce seguendo le orme di un rivoluzionario, di “un uomo che è morto, ma alcuni invece affermano essere vivo”.
credo che l’elenco delle opere meritorie suscitate dal movimento potrebbe essere moltiplicato facilmente. Personalmente ho collaborato ad alcune raccolte del “banco alimentare”, organizzate da persone di CL. Altrettanto ho avuto occasione di sperimentare lo spirito settario, rispetto all’associazionismo cattolico, di alcune istituzioni di CL. Non sono in grado ovviamente di avanzare un giudizio sintetico. Spero solo che il giornalista eserciti sempre l’esercizio di una ragione libera e aperta ad ogni notizia, anche la più sgradita alla propria convinzione o pre-convinzione. Altrimenti saranno sufficienti i bollettini ufficiali dell’associazione.
A chi critica il battesimo che il Papa ha impartito a Magdi Allam, il cardinale Ersilio Tonini risponde giustamente che il Vaticano non voleva dimostrare la «vittoria» del cristianesimo sull’islam. «Quel battesimo è stato un evento personale, non un atto politico», afferma il porporato-La Chiesa non voleva in alcun modo dimostrare la vittoria del cristianesimo su un’altra religione». E anche il vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Luigi Negri, non ha gradito la “sovraesposizione mediatica” sulla sua collaborazione alla
conversione di Magdi Allam al cattolicesimo, perchè ritiene che
«la conversione sia un problema che passa dalla coscienza di
Dio alla coscienza della persona e che si può soltanto aiutare,
ma molto marginalmente. Non mi risulta che Sant’Ambrogio
si sia mai vantato della conversione di Sant’Agostino. Tutto
ciò che è stato fatto è stato fatto senza il mio parere e,
vorrei dire, contro il mio parere. Ma la stampa è oggi l’unico
punto in cui sono sacerdoti, re e profeti, come eravamo una
volta noi». «Più tranquillo e lieto – ha detto ancora – sono stato per
la posizione che mi è stata riconosciuta circa l’aver iniziato
nell’opinione pubblica occidentale una sensibilità alla
vergogna della situazione esistente in Cina, a quella
sistematica violazione dei diritti dell’uomo che getta un’ombra
inquietante su questo che rimane un grande Paese e che nessuno
vuole sminuire. Ma ci è accaduto l’opposto di quello che
profetizzava il Manzoni, quando diceva: `non sarai tu povero
untorello che spianterai Milanò. Bene! Un pò di untorelli
sparsi qua e là, tra i quali il sottoscritto, sono riusciti
almeno a rendere sensibile l’ opinione pubblica, non solo
dell’Occidente, sul fatto che ci sono situazioni di attacco alla
coscienza e libertà personali che sono intollerabili non solo
per la fede, ma anche per una sana laicità. Faranno quello che
vogliono, ma non potrà più essere come prima. Di questo sono
assolutamente certo».
Giacomo Galeazzi
Credo che il “caso Allam” vado contestualizzato. Il concetto-base per analizzare la «guerra tra credenti» è quello di fondamentalismo. Compare nel Vangelo di San Luca un caso tipico e interessante di un concreto comportamento fondamentalista: «Gesù e i discepoli entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?” Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio” (Lc 9, 51-55). In questo episodio i due discepoli dimostrano certamente un tangibile atteggiamento fondamentalista: un villaggio di Samaritani non accoglie Gesù e così Giacomo e Giovanni, che ancora non avevano compreso lo spirito di Gesù, vogliono semplicemente bruciare il villaggio col fuoco venuto dal cielo. Questo è uno dei tanti aspetti del fondamentalismo: la condanna di coloro che hanno una fede diversa. È l’incapacità di accettare e rispettare colui che è diverso. All’interno del Cristianesimo, del Giudaismo, dell’Islamismo e di altre fedi, il termine fondamentalismo è utilizzato per indicare l’ala più conservatrice della religione. Florien Wineriter, capo di un Istituto Umanista a New York, in risposta al libro «Defenders of God» di Bruce B. Lawrence, offre la sua definizione: «Il fondamentalismo è l’affermarsi dell’autorità religiosa come olistica e assoluta, che non ammette né critiche né limitazioni; tramite richiesta collettiva si dichiara che specifici dettami religiosi ed etici, derivati dalle Scritture, debbano essere riconosciuti pubblicamente e fatti rispettare legalmente». Per cui, paragonando il fondamentalismo con l’umanesimo, afferma: «Il principale punto di controversia tra il fondamentalista e l’umanista è l’autoritarismo e il ruolo della religione nella politica e nel governo. I fondamentalisti delle tre religioni rivelate sentono che la propria missione è quella di stabilire la teocrazia sulla terra, per preparare il terreno alla venuta del Messia. Utilizzano l’influenza politica per indurre a emanare leggi e regolamenti di governo che diano al proprio credo la forza di una legge secolare, con la quale convincere tutti a vivere secondo i loro precetti morali». Nel Cristianesimo, il fondamentalismo rappresenta la parte conservatrice del Cristianesimo evangelico che, a sua volta, è l’ala conservatrice del Cristianesimo protestante. A seguito delle principali revisioni all’interno della Chiesa cattolica romana durante il Secondo Concilio Vaticano, il termine «fondamentalista» passò a indicare quei cattolici che non accettavano i cambiamenti e voleva no conservare credo e pratiche tradizionali. Quindi divenne un termine comunemente usato per indicare i gruppi più conservatori all’interno del Cristianesimo: protestante e cattolico. Wineriter, parlando del fondamentalismo evangelico, afferma: «I fondamentalisti combattono contro nemici interni. Il loro grido di richiamo è “Commenta e comunica”. Il fondamentalismo storico è l’interpretazione letterale di tutte le affermazioni e di tutti i comportamenti contenuti nella Bibbia e la denuncia militante di tutte le affermazioni e di tutti i comportamenti non biblici». Infine conclude dicendo: «Il successo del fondamentalismo annienterebbe i diritti di auto-espressione, di libertà di scelta, di uguaglianza, di giustizia e di ricerca della realizzazione individuale». I cristiani fondamentalisti rifiutano gli approcci moderni e scientifici alla Bibbia. Preferiscono attenersi al significato letterale del testo, specialmente di quelli apocalittici, che fanno riferimento alla fine del mondo: l’ultima battaglia di Armaghedon, il regno millenario del Messia, la conversione e il battesimo del popolo ebraico e, quindi, l’affermazione finale del regno di Dio. Lo Stato di Israele come tale è considerato lo strumento divino per ottenere queste conquiste e il precursore che annuncia questi tempi messianici. Per questo gode di un incondizionato appoggio religioso e politico. Per il fondamentalismo giudaico, costituisce un utile riferimento il libro di Israel Shahak e Norton Mezvinsky, «Jewish Fundamentalism in Israel», a cura di Allan C. Brownfeld. «Negli ultimi anni si è verificato uno straordinario sviluppo del fondamentalismo giudaico in Israele, che si è manifestato attraverso una fiera opposizione al processo di pace e ha svolto un ruolo essenziale sia nell’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin, sia nell’omicidio di 29 musulmani in preghiera, a opera del fondamentalista americano Baruch Goldstein- sostengono Sharak e Mezvinsky-.I seguaci del fondamentalismo giudaico si oppongono all’uguaglianza di tutti i cittadini, specialmente dei non ebrei. E’ evidente il totale disprezzo che i fondamentalisti giudaici dimostrano nei confronti dei non ebrei». Ancora più importante è l’atteggiamento del fondamentalismo giudaico nei confronti della pace e della guerra. I fondamentalisti giudaici sostengono le guerre in Israele e si oppongono a qualsiasi ritiro dal territorio palestinese. Membri del Gush Emunim sostengono che ciò che sembra una confisca della terra appartenente agli Arabi da parte degli Ebrei per il loro stanziamento, è in realtà un atto di santificazione, non di furto. Dal loro punto di vista quella terra viene redenta passando dalla sfera satanica a quella divina. I fondamentalisti giudaici credono che Dio abbia dato tutta la Terra di Israele (incluso il Libano dei nostri giorni e altri territori) agli Ebrei e che gli Arabi che vivono in Israele debbano essere considerati ladri. Il rabbino Israel Ariel, un leader fondamentalista, pubblicò un atlante in cui erano indicati tutti i territori che appartenevano agli Ebrei e che dovevano essere liberati. Questo atlante comprendeva tutti i territori a ovest e a sud del fiume Eufrate e si estendeva per gran parte della Siria, dell’Iraq e dell’attuale Kuwait. Il rabbino Shlomo Aviner ha affermato: «Dobbiamo vivere in questa terra anche a costo della guerra. Inoltre, anche se ci fosse la pace, dobbiamo istigare una guerra di liberazione per conquistare i territori». Sebbene i fondamentalisti costituiscano una parte relativamente piccola del popolo di Israele, la loro influenza politica è in aumento. Se è vero che disprezzano i non ebrei, il loro odio nei confronti degli ebrei che si oppongono al loro punto di vista è anche più forte.
Giacomo Galeazzi
CONVERTITI CELEBRI AL CATTOLICESIMO
Lo scrittore John Ronald Reuel Tolkien (autore de «Il signore degli anelli»),
Lo scrittore Clive Staples Lewis (autore del «Le cronache di Narnia»),
Lo scrittore Gilbert Keith Chesterton (autore de «Il segreto di padre Brown»),
Il teologo anglicano John Henry Newman (diventa cardinale e ora è in via di beatificazione),
Il poeta Wystan Hugh Auden (autore de «L’età dell’ansia)
Il poeta francese Arthur Rimbaud (Autore de «Una stagione in inferno),
Lo scrittore francese Charles Péguy(autore del «Portico del mistero della seconda virù),
L’ebrea Edith Stein diventa suora carmeliatana e viene proclamata santa Teresa Benedetta della Croce,
L’ebreo Lorenzo Milani diventa il priore di Barbiana
Lo scrittore Giovanni Papini da ateo diventa terziario francescano
Un piccolo aneddoto che riguarda il mio nonno paterno. Persona colta. Discendente diretto per entrambe i genitori da una antica famiglia di erboristi deceduti giovanissimi lasciandolo in tenerissima età sotto la tutela di uno zio sciagurato, crepulone, il quale nel giro di un decennio decimò l’intero patrimonio di famiglia lasciandolo solo, in un colleggio, nel completo abbandono.Questo bambino, uscito 14enne dal colleggio crebbe di espedienti, ma la passione e l’intelligenza per lo studio gli fece raggiungere il diploma (traguardo ambito a quei tempi, in pieno analfabetismo). Per vivere si arruolò tra i legionari,lo troviamo in prima linea sull’Adamello [“non aveva famiglia”-diceva- “potevo anche crepare che nessuno avrebbe pianto” ] nel conflitto 14/18 e sulla sua identità così si legge :” Anarchico, ateo, pericolosissimo, pronto all’attacco” .
Ebbene, questo Ateo combattende in realtà aveva una religiosità fortissima che viveva come un terribile flagello interiore: provato dalla morte di un figlio giovane (mio zio morto a 19 anni,il cui nome venne dato in ricordo a mio fratello, il quale condivise,oltre al nome, lo stesso tragico destino) chiedeva a Dio, quasi bestemmiandolo, di mandargli un segno.
Era un giorno della settimana santa di molti anni fa, e si racconta che la notte cominciò a lamentare un fortissimo dolore, che partendo dal costato sciamava verso la schiena. Mia nonna lo scoprì e lo trovò completamente piagato.Piaghe rosse purulente e dolore che durarono l’intera settimana. Ma fu un giorno di gaudio per lui, quello. E guardando il crocifisso posto in alto che mia nonna devotamente e con lotte estenuanti aveva mantenuto esclamo:” AHhh allora ci sei!
Da quella esperienza ne usci trasformato e il suo atteggiamento cambiò decisamente.
a dirla tutta così esclamo :” Ahhhh, allora ci sei….eri ben bene nascosto ehh..vigliacco!” era un rimprovero per le pene subite, misto però all’intima soddisfazione di avere avuto la risposta tanto agognata.
con affetto
“A me non interessa da dove arrivano i soldi, a me interessa dove vanno”, ripeteva Madre Teresa. (cito Galeazzi)
Mia moglie ama moltissimo Teresa di Calcutta che è la “colpevole” principale del nome della mia seconda figlia (io sono più affascinato dalle altre due famose Teresa, ma poco importa).
Questa frase attribuita a madre Teresa è una delle sue cose che mi hanno sempre lasciato perplesso. Io credo che lei dicesse così pure perchè in fondo sperava che la “donazione” avrebbe in qualche modo convertito anche il donatore… Però, ho una formazione economico-aziendale… So che i “soldi” hanno un loro linguaggio, ti propongono implicitamente una loro metodologia (per farli “funzionare” bene). Ci vuole un grande sforzo di discernimento e grande libertà per usarli cristianamente. Se mi è lecito dire questa cosa così “moralista”.
Credo che nella Chiesa bisognerebbe dare a tutti qualche strumento in più per questo discernimento (riguarda a tutto campo la questione della difesa della vita dall’inizio alla fine). E credo che anche valutare bene il peso della loro provenienza sia molto significativo. Anche a costo, secondo me, di rinunciarvi.
La Provvidenza non è cieca.