Lei 17 anni come Eloisa lui evirato come Abelardo

Fulberto si chiamava lo zio di Eloisa che nel 1117 a Parigi fece evirare da tre sicari Abelardo che aveva amato, rapita, messa incinta, sposata e chiusa in un monastero la ragazza di cui era precettore. Helmut Seifert si chiama il tedesco 47nne di Bielefeld che il 2 novembre con due complici ha evirato l’amante 57nne della figlia, Phillip Genscher. Non avessimo letto le otto lettere di Abelardo ed Eloisa non sapremmo immaginare la grazia e l’abisso che possono aver attratto i due di Bielefeld nonostante che l’uno avesse quarant’anni quando l’altra nasceva. [Segue nel primo commento]

55 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Qui la storia di Eloisa e Abelardo e qui quella di Bielefeld. Tra le similitudini che se ne possono cavare c’è anche questa: che per evirare un amante ci vogliono tre uomini oggi come allora.

    15 Dicembre, 2010 - 10:02
  2. mamma

    Ah,ah,ah, niente di nuovo sotto questo sole!

    15 Dicembre, 2010 - 10:08
  3. Marcello

    “… per evirare un amante ci vogliono tre uomini, oggi come allora”.

    E’ satira politica?

    15 Dicembre, 2010 - 17:09
  4. Mi sono addormentato in auto tornato dalle prove del coro della precettrice di undici anni più giovane di cui sono Eloiso (dopo un passo falso di tentato Pigmalione part-time..) [E trovo il post di Luigi..]… Informato da un suo ancor più giovane amico (che nel frattempo è diventato grande mio amico) , sono stato dissuaso dal proseguire sulla strada dell’abisso, trattandosi (confermando certe mie incipienti impressioni) di un tipico caso di “Lorelei” ;

    http://it.wikipedia.org/wiki/Lorelei

    Infatti non è possibile che una ragazza di QI superiore, fisico perfetto (di quelle sul metro e settanta) , ineffabile aspetto cerbiatto-pierrrottesco a metà strada fra Alessia Merz ed Asia Argento (con incursioni in Jacqueline Kennedy e Audrey Tatou) , e che fa girare la testa a mezzo mondo (ma concedendosi da ultimo ‘quasi’ e ‘poco’ a nessuno) possa essere oggetto delle mie attenzioni senza che mi svegli la mattina dandomi dell’autolesionista allo specchio.. Perlomeno mi appello al Nondum Matura Est. Che funziona sempre. (Tipo il gadget vestiario che” si intona un pò con tutto”.) Ma d’altronde non posso sempre essere un personaggio da Pupi Avati (e va bene che sembro Marcoré quando fa l’ingenuone, però… il mio metro e 85 di altezza per 90 kg potrei spenderlo diversamente..)

    Scusate il delirio delle tre, ma Luigi mi ha teso una trappola: leggevo la storia di quell’evirazione all’età di Eloisa, nel libro “Gli intellettuali del Medioevo” di Jacques Le Goff -in cui mi immergevo sul bus mentre andavo a scuola.. E un secondo prima di aprire un attimo il blog dopo aver controllato la posta (dovevo vedere se mi era giunto uno spartito dalla innominabile..) , stavo ancora pensando a quanro scrissi per sms poche ore prima al suo amico : “Vedi, se è dell’87 va ancora bene, perché a ventotto anni mi infatuati di una di diciassette..”

    Mah. Ora sarebbe piuttosto come se Matteo Renzi si innamorasse di Stefani Germanotta (ovvero il Roctamator, di Lady Gaga) …

    Va bene, ho finito l’all-bran in latte intero uht e coppa di plastica blu notte. Posso andarmene. (Comunuqe, Luigi, questa non te la perdono..:)

    (Ah, Leonardo, il tuo discorso faceva -in linea del tutto teorica, s’intende- poche pieghe: alla prossima mettiamo i puntini sulle i..:)

    16 Dicembre, 2010 - 2:27
  5. Comunque la lettura più “pallosa” (ma aveva un suo perché, se no non mi sarei ostinato a finirlo) della mia vita, fu, una decina d’anni fa, un’edizione italiana ottocentesca del romanzo epistolare di Rousseau “La novella Eloisa”. (Perlomeno la rilegatura in mezza pelle non era male: neanche l’odore di muffa e il rilievo dei caratteri sulla carta sottile che neanche il braille, lo erano..)

    Non so perché la vita sia così bastarda, davvero. Anche in piccoli dettagli. Per esempio: prima volevo scrivere “mi appello alla Convenzione di Ginevra” (intendevo però quella di Lancillotto…)

    Cosa ti trovo?

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c2/Queen_Guinevere.jpg

    Che nel tal dipinto di Morris, tale preraffaelitica Ginevra pare ispirata della Pianista Misteriosa.

    Talvolta il Fato dovrebbe semplicemente vergognarsi..

    16 Dicembre, 2010 - 2:44
  6. E quando , con la chioma ondulata come quella del ritratto, si mette ad arricciarsi i boccoli in una compulsiva quanto innocente e blanda tricotillomania, magari mentre ascolta Brahms al teatro con sguardo da fanciulla fatale di Waterhouse, l’effetto Lorelei (no, Ruby no) rubadestini è al suo culmine..

    [NO, ragazzi. la vita è troppo bella. Grazie a questa Lorelei ho appena scoperto un meraviglioso Lied di Clara Schumann sul fantastico testo di Heine..:

    http://www.youtube.com/watch?v=xxAipBbMzDw

    ..(E io che scrivevo alla Ineffabile un sms, l’altro giorno: “Mi hai fatto fare un sacco di cose da quando ti ho incontrata. Precisiamo: non dico che tu sia per me una Clara Wieck -anche perché io non sono Robert Schumann..”)

    Sono distrutto e disilluso a priori, ma il timor sacro è d’obbligo davanti alla ineffabilità di questo coacervo di vasi comunicanti, che è il mondo.

    Timore e tremore. Lacrime. Silenzio.]

    16 Dicembre, 2010 - 3:02
  7. [Però: http://it.wikipedia.org/wiki/Ondina_%28mitologia%29

    Grazie, Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim -overo Paracelsus- . Si vede che sei un infinitamente più illustre collega. Oggi noi alchimisti abbiamo perso il polso della realtà. Tu, incontrandomi adesso, mi avresti consolato dicendomi “Vedi, almeno ti stavi innamorando di una Ondina!” (che è detto tutto) . “Non piangere, domani prendo il mio libro di cucina, e facciamo un bel gelato filosofale, che a quei slow-alchimists di Grom gli fa un baffo….” ]

    16 Dicembre, 2010 - 3:13
  8. « Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit.
    Dosis sola facit, ut venenum non fit. »

    16 Dicembre, 2010 - 3:19
  9. Luigi Accattoli

    Syriacus timens tremens flens ac silens. Il fato e io ci vergogniamo, in risposta alle lamentazioni delle 2,27 e delle 2,44. Almeno io, chè l’indeffinita natura dell’altro non ne assicura di nulla. Ma forse il gioco a cui tutti – tu quoque – siamo posti è di scegliere una donna e tenerla stretta, se mai si riesca, invece di cercarne – e trovarne – ogni volta sette in una, anzi settanta.

    16 Dicembre, 2010 - 8:52
  10. Luigi Accattoli

    “Io voglio questa” diceva nella riffa matrimoniale conclusiva uno dei quattro giovani di GATTO NERO GATTO BIANCO (Kusturica 1998).

    16 Dicembre, 2010 - 8:59
  11. Luigi Accattoli

    “Io prendo te” si dice in altra lingua.

    16 Dicembre, 2010 - 9:00
  12. fiorenza

    Ma se uno si chiede “What potions have J drunk of Syren tears?”, perché mai volerlo subito convincere che è meglio -“forse”- il gioco della “riffa matrimoniale”?
    Siete solo in due, Luigi e Leonardo: non riuscirete -“forse”- ad evirare Syriacus di quel “something rich and strange” in cui l’archetipo muta la sua anima.

    16 Dicembre, 2010 - 11:45
  13. Leonardo

    Solo due, sì, ma due mariti e due padri di famiglia: una forza che tiene su il mondo, se ci impegniamo. Il problema di quel ragazzo (ragazzone, anzi, visto che ha declinato le sue misure: e dovrebbe ricordare che in un uomo “altezza è mezza bellezza”) è che non dorme abbastanza. Ieri notte mandava messaggi alle 3.39, ma sarà possibile? A quell’ora bisogna assolutamente essere a letto a dormire.

    16 Dicembre, 2010 - 14:22
  14. Leonardo

    A proposito del messaggio originario di Luigi, invece, sono piuttosto perplesso: non ricordo quale fosse la differenza di età tra Abelardo ed Eloisa Nè ho voglia di ricercarlo perché i due mi sono sempre stati cordialmente antipatici (come immaginerete ho sempre tifato Fulberto), ma i quarant’anni tra il vecchio orco tedesco e la ragazzina con cui se la faceva mi paiono solo un abisso, senza alcuna grazia possibile, se non quella falsa di loro eventuali intenerimenti senili/adolescenziali, che non salvano niente e nessuno. Come ha definitivamente dimostrato Dante, trattando Francesca e Paolo come meritano.

    16 Dicembre, 2010 - 14:28
  15. Leonardo

    Gloriosa, cattolica intelligenza di Dante: mette all’inferno la dolcissima Francesca e in paradiso quel puttanone di Cunizza da Romano. Se leggessimo tutti i giorni la Commedia!

    16 Dicembre, 2010 - 14:31
  16. mamma

    non sono d’accordo, Leonardo. con la storia di Paolo e Francesca, Dante parla d’amore nell’inferno, e non star a guardare che li contestualizza nell’inferno ma piuttosto che l’inferno è comunque uno spazio in cui si ama, … “che, come vedi, ancor non m’abbandona”, nonostante stia qui, nonostante il prezzo che pago, io amo. per me vuol dire, al di là di tutto, anche nell’inferno, c’è amore.
    In mezzo all’inferno della povertà di un disoccupato, della solitudine di un barbone, del cinismo disperato di un omicida, nonostante nessuna speranza emerga da queste figure, spero per ciascuno di loro, nell’incontro con un’occasione d’amore. Francesca ama Paolo anche se ne avesse voluto far a meno. ”
    Ancor non’abbandona”, nell’esegesi estetica, può voler dire.. “anche se ho fatto di tutto per lasciarmi passare quest’amore, non ci riesco, e infatti sto ancora qui”, ma può anche voler dire “vedi nonostante l’errore verso la persona, l’amore è Amore, e anche qui seppur in questo posto d’inferno, l’Amore non perde mai, sopravvive sempre”. Amore giusto… amore sbagliato . tra il Dio giusto e il Dio misericordioso io tifo per il secondo

    16 Dicembre, 2010 - 16:41
  17. Leonardo

    Ovviamente può pensarla come vuole, ma quello è un Dante totalmente immaginario (e largamente inutile, mi permetto di aggiungere). Può anche darsi che a scuola glielo abbiano spiegato così, ma a scuola insegnano così tante sciocchezze che verrebbe voglia di non andarci …

    16 Dicembre, 2010 - 17:05
  18. Leonardo

    Syriacus, ragazzo mio, non potresti promettermi che il latte con i fiocchi lo prendi diciamo non piuù tardi di mezzanotte e poi vai a dormire? Starei più tranquillo.

    16 Dicembre, 2010 - 17:09
  19. mamma

    mah! immaginario… totalmente inutile… se non ricordo male queste parole le usava Indro Montanelli in un’intervista televisiva parlando di Dio

    16 Dicembre, 2010 - 17:40
  20. Grazie, Fiorenza. Solo tu mi capisci. (E oggi la Syren mi ha fatto cantare nel suo coretto accademico -in quelli germanici ci vanno anche gli studenti pensionati settantenni assieme ai ventenni..- solo ed interamente da tenore -per la prima volta in vita mia, capisci? per aiutare il solo tenore presente..- . Per un “basso profondo” , una evirazione de facto. Mentre avrei una discreta voce, come accade a diversi bassi-baritoni, da contraltista-controtenore. Le farò arrivare dalla Germania raccolte di carols noti o meno, variamente arrangiati.. Inoltre, una sua amica ‘fisiognomista’, ha dato il la al femmineo linciaggio: “Ma tu assomigli a qualcunooo!”.

    Io: “No, ti prego, ‘Per un pugno di libri’, noooo” (quando mi metto le lenti a contatto la somiglianza aumenta, anche se io ho dieci anni di meno, e un più bel naso senz’altro.)

    Poi magari vi racconterò un aneddoto legato a questa somiglianza..

    (E per risposta ho detto ad una delle tipe che sembrava un pò la sua coetanea Maria Sharapova, tennista russa di notevole fascino.. -questa ovviamente è andata a dire entusiasta alla Syren -quasi indifferente- et alterae che io avevo ravvisato tale somiglianza.. Ma meglio così: meglio passare per uno “a cui piacciono un pò tutte”, anziché per uno che ti muore dietro senza speranza alcuna. -Anche perché mica le muoio dietro: mi son fermato in tempo. Ma la mia stima e sostegno per lei e le sue meritorie attività e apparentemente disinteressati incoraggiamenti per me restano. Poi vi spiegherò con calma..)

    Il consiglio di Leonardo sull’orario era ineccepibile. La camera da letto approva.
    (Poi però , “forse”, scriverò la mia autoapologia de kellog’s nocturno..)

    Comunque, dedico a tutti buona serata e nottata con un…:

    Leonardo Leo (1694 † 1744)

    Opera Farnace Acts.3
    Aria Se mi dai morte

    Se mi dai morte
    no, non pavento
    lieto e content
    della mia sorte
    sapro morire,
    tiranno barbaro,
    mostro crudel.

    Solo, inumano,
    non so soffrire
    che Iamorosa
    diletta sposa
    mi sia infidel.

    ___________

    CARESTINI
    The Story of a Castrato
    L’Histoire d’un castrat
    Die Geschichte eines Castrato

    Philippe Jaroussky (countertenor)
    Le Concert d’Astree
    Emmanuelle Haïm (direction)

    [Ciao!]

    16 Dicembre, 2010 - 19:33
  21. mamma ha scritto:

    ” In mezzo all’inferno della povertà di un disoccupato, della solitudine di un barbone, del cinismo disperato di un omicida, nonostante nessuna speranza emerga da queste figure, spero per ciascuno di loro, nell’incontro con un’occasione d’amore.”

    E un’ora fa -cercando un reading di Shakespeare- ho letto e ascoltato “per caso “-commuovendomi sino alle lacrime- il sonetto di un poeta inglese, di William coevo, che ahimé (o per fortuna?) non conoscevo ancora : “Love is Love” .


    «…And love is love, in beggars and in kings.
    …The turtles do not sing, and yet they love…»

    ( Raro incontrare parole più concisamente belle -e metafisicamente reali.
    Capita, ma in una relativamente breve vita puoi contare le volte sulla dita di quattro mani…
    Grazie, Sir Dyer. )

    17 Dicembre, 2010 - 21:02
  22. Visto che Luigi scrisse : “timens tremens flens ac silens”.

    Visto che ci hanno parecchio angustiato con “Ruby Rubacuori”.

    Mi son detto: perché non ricordare il “Dolens Dowland”?

    Scopro fra l’altro che Dowland musicò (da par suo) la poesia di Dyer sull’Amore che è Amore.

    Ma scopro anche che -un pò come le scritte sui muri di Luigi- ci aveva già pensato qualcuno, pochi anni fa, a ‘riesumarlo’ (“”da par suo””).

    http://www.youtube.com/watch?v=N_4ZZj72Dio

    (Anche se ti adoravo ai tempi del liceo e non solo, Pungiglione, e hai sconfinati meriti, la operatione dowlandica di qualche anno addietro poco mi piacque…)

    17 Dicembre, 2010 - 21:24
  23. The lowest trees have tops, the ant her gall,
    The fly her spleen, the little spark his heat,
    And slender hairs cast shadows though but small,
    And bees have stings although they be not great.
    Seas have their source, and so have shallow springs,
    And love is love in beggars and in kings.

    Where waters smoothest run, deep are the fords,
    The dial stirs, yet none perceives it move:
    The firmest faith is in the fewest words,
    The turtles cannot sing, and yet they love,
    True hearts have eyes and ears no tongues to speak:
    They hear, and see, and sigh, and then they break.

    §

    Cime hanno gli alberi più bassi, soffre la formica,
    pure la mosca è triste, e la scintilla è rovente,
    e un ciuffo di capelli sottili fa ombra, anche se poca,
    e le api, anche se piccole, hanno un’arma pungente.
    I mari hanno una sorgente, poco profonda pure
    Nei poveri e nei re l’amore è sempre amore.

    Sotto le acque tranquille, più alto è il fondale,
    la meridiana si muove, ma non si può vedere:
    la fede più salda è di poche parole,
    le tartarughe non cantano, ma si innamorano pure,
    i cuori sinceri hanno occhi e orecchie ma rimangono muti:
    Ascoltano, osservano, soffrono, e sono poi spezzati.

    Dal (grandioso) sito:

    http://www.recmusic.org/lieder/get_text.html?TextId=54012

    17 Dicembre, 2010 - 21:47
  24. [(Traduzione non mia) . Un giorno forse la tradurrò come le conviene.]

    17 Dicembre, 2010 - 21:51
  25. Che poi, si dice, Bach abbia usato per una sua famosa cantata, classificata come BWV 12, in cui, per il primo coso, sia testo che musica hanno fortissime analogie con quelli del Vivaldi… (allora era cosa più che lecita..) :

    “Weinen, Klagen,
    Sorgen, Zagen,
    Angst und Not
    Sind der Christen Tränenbrot,
    Die das Zeichen Jesu tragen.”

    L’intera traduzione della cantata, molto luterana, ‘per la III domenica di Pasqua’, di cui quello è solo l’incipit dopo l’iniziale sinfonia (musicalmente preziosa come un diamante, tanto per cambiare..), è :

    Lacrime, lamenti,
    angosce, tormenti,
    paura e dolore
    sono l’amaro pane dei cristiani
    che portano il segno di Gesù.

    [E’ necessario attraversare molte sofferenze
    per entrare nel regno di Dio.

    Croce e corona sono legate
    combattimento e vittoria sono inscindibili.
    I cristiani subiscono in ogni momento
    i tormenti e i nemici che li assediano,
    ma la loro consolazione è nelle piaghe di Cristo.

    Seguo le orme di Cristo,
    non voglio separarmi da lui
    nel bene e nel male,
    nella vita e nella morte.
    Bacio il Cristo ferito,
    voglio abbracciare la sua croce.
    Seguo le orme di Cristo,
    non voglio separarmi da lui.

    Sii fedele, tutte le pene
    non sono che piccola cosa.
    Dopo la pioggia
    fiorisce la benedizione,
    tutte le tempeste si allontanano.
    Sii fedele, sii fedele!

    Ciò che Dio fa è ben fatto
    là io voglio restare,
    anche se lungo la strada incontro
    miseria, morte e disperazione,
    io so che Dio
    come un Padre
    mi prenderà tra le sue braccia:
    e’ Lui che voglio lasciar agire.]

    17 Dicembre, 2010 - 22:15
  26. Quello di prima era il coro iniziale, eseguito (da par suo!) da Koopman & Al.

    L’ho fatto sentire così, isolato, senza la imprescindibile sinfonia (ouverture, diremmo) iniziale. Ora, ecco i dieci minuti di assoluta estasi, di sinfonia e coro iniziale .

    (L’esecuzione è del gruppo nipponico di Suzuki, già brillantissimo allievo di Koopman in Olanda, e ora punto di riferimento, da diversi anni ormai, col suo ‘Bach Collegium Japan’, a livello mondiale per l’interpretazione di Bach.
    In Giappone hanno molto più rispetto per questa musica che da noi. Noi che… Vabbé, passiamo ad altre cosiderazioni. Tipo: quando ascolto certa musica, penso che Bach sia, rispetto alla totalità degli altri compositori, nella stessa proporzione che vi è fra i Santi di tutte le epoche e luoghi, e Nostro Signore il Verbo Incarnato.
    Vi è la Communio Sanctorum, tutta una economia di meriti, ma da ultimo… E’ Lui.)

    [In fondo alla traccia si sente anche il recitativo del contralto subito dopo il coro, che introduce un’aria successiva, con parole tratte da Atti 14 :

    ” 22 rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.”]

    17 Dicembre, 2010 - 22:33
  27. Avete ascoltato?

    Bene, passiamo allo step successivo -come dicono oggidì gli oratori più anglofili- , lo stadio ultimo e definitivo di distillazione di bellezza da quell’italianissimo “lamento barocco” .

    Bach, con quel “materiale musicale”, ci ha impastato il “Crucifixus” della sua Messa (“cattolica”) in si minore:

    (confronta con quanto compreso fra 2:35 e 5:12 della traccia sopra..!)

    “Crucifixus etiam pro nobis, sub Pontio Pilato passus, et sepultus est.”

    [Due avvertenze: è l’interpretazione più veloce e ‘calcata’ che abbia mai ascoltato del brano, e oltretutto non so da parte di chi.. Rende però benissimo il tormento della crocifissione. Un pò come nelle grandi Passioni bachiane.. (e l’interprete qui ha forse cercato delle analogie con l’esordio della Johannes-Passion..) ]

    17 Dicembre, 2010 - 23:16
  28. “Signore, nostro sovrano, la cui gloria
    è magnifica per tutta la terra!
    Mostraci con la tua Passione
    che tu, vero Figlio di Dio,
    in ogni tempo,
    anche nella più grande umiliazione,
    sei stato glorificato”

    La Johannes-Passion de’ Tartari!

    “The Chorus of Kazan State Conservatoire,

    The Chorus of the Opera Studio of Kazan State Conservatoire,

    The Chamber Orchestra of
    Kazan State Conservatoire,

    Conductor

    Leo Kremer

    The Salikh Saydashev Great Concert Hall,
    Kazan, Tatarstan, Russia
    May 26, 2005 ”

    [“That music, it? REALLY sends chills down my spine. Bach was THE GREATEST composer of all time, the father of classical composers.” (Chissà perché lo commentano sempre così, Bach..;)]

    (Meravigliosa interpretazione.)

    17 Dicembre, 2010 - 23:34
  29. Non avrei mai pensato, in una gelata e ventosa serata d’Avvento, di giungere, a partire da una traduzione latina di parole spontaneamente formatesi in un mio intervento troppo notturno a seguito di post su moderna castrazione teutonica, e ispirate da amore “profano” (?) … di giungere -dicevo- dal lamento barocco, alla sintesi di due cose apparentemente agli antipodi: la Johannes-Passion di Bach e la Gibson-Passion :

    http://www.youtube.com/watch?v=WDV94Iti5ic

    (l’interpretazione musicale di Herreweghe e quella di recitazione – ad esempio- di Maia Morgenstern -bel cognome: la ‘stella del mattino- , attrice ebrea romena che nel controversissimo film gibsoniano interpreta il ruolo della Madonna -ma non la dimentico mai nel ruolo che ebbe nel film biografia su Edith Stein, “La Settima Stanza”- , fanno molto. Ma davvero, mi sconvolge come venga fuori qualcosa da film muto inizio ‘900… Che connubio inaspettato! Ma è incredibile l’esito.. Soprattutto se lo si guarda e ascolta pensando che:
    1) La Johanness-Passion, rispetto alla Matthaeus-Passion è più incentrata sulla “regalità” di Cristo ;
    2) Mentre senti ripetere la parola “Herrscher” (‘Signore’ che ‘padroneggia’ su di noi..) , vedi un Uomo massacrato che ‘regna dalla croce’ ;
    3) Quel bambino che il 24 notte scopriremo nella greppia, e che coi boccoletti biondi farà felici grandi e piccini portando tanti regalini, verrà ridotto -piaga e/o ecchimosi in più o in meno- in quello stato, solo fra qualche mese. E da noi. Mica da altri..!
    Godiamoci intanto l’Avvento..)

    18 Dicembre, 2010 - 0:04
  30. Ho capito dove ho già visto quegli occhi del Gesù nel film, un istante prima di spirare.. Erano gli occhi che aveva mio padre un’ora prima di morire, quando lo salutai quella mattina d’estate prima d’andare al lavoro. Rispose solo con un cenno dellla mano. E con un ultimo bagliore di quegli occhi. Umano, troppo Umano.

    18 Dicembre, 2010 - 0:28
  31. Cara Fiorenza, questa quindicina di ultimi commenti sono stati realizzati solo ed esclusivamente per Te. O meglio, anche per chiunque altro, ma: in ragione di Te.
    Io penso infatti che, in questo mondo popolato da miliardi di individui, tu sia una delle pochi singole persone che realmente mi ha capito, e realmente mi vuol bene.

    Stasera non sarei dovuto essere qui a digitare commenti. Sarei dovuto essere ad un concerto. O meglio: il concerto natalizio (con incluso medley che spaziava dal sacro “Adeste fideles” al profano “Last Christmas”..) è stato annullato per maltempo. Doveva anche esserci la ‘Syren’ col coretto da lei diretto.. Invece il maltempo non solo mi ha tenuto a casa la sera, ma anche mi ha lasciato il tempo di andare alla Novena di oggi. Ci sono andato di corsa, per la Sapienza.

    Tornando dalla Novena a Santo Stefano, passando per una delle più belle vie storiche di Genova, passo davanti ad un posto dove son stato la prima volta domenica scorsa.

    Domenica scorsa finiva una piccola mostra di pittura antica in un Palazzo. Ma, per essere stato ad un concerto di Natale, dopo le prove del concerto saltato oggi, domenica ho superato l’orario di chiusura della mostra.. Ecco che allora sono entrato in un negozio antiquario di nuova apertura, in quel Palazzo, a chiedere lumi..
    Ci trovo una ragazza, sui venticinque o più, non so, ma sveglia e gentile e delicata, che mi consola dicendo che anche lei le mostre le va a vedere all’ultimo.. E allora, per ulteriore consolazione, mi metto a fare un giro dell’esposizione quasi pezzo per pezzo. Un viaggio in stili ed epoche, con ‘expertises’ improvvisati, ma che spesso collimavano con quelli diligentemente annotati dalla giovane donna laureata in beni culturali..
    Lei la Chimica del Restauro (di cui ha dato l’esame con lo stesso prof con cui la diedi io) mal la digerì. Bene. Ma io infatti preferivo andare giù pesante di intuizione. Quella intuizione che -forse- ho anche un pò ematicamente ereditato da secoli di artisti artigianali che hanno decorato e indorato e dipinto e restaurato non poca Genova sacra e profana. (Di recente ho notato che un quadro su “San Pio X e i fanciulli” di cinquant’anni fa, diipinto da un mio vecchio cugino, ultimo valido rappresentante della estinguenda stirpe, cui mi legò la nonna paterna, è posto su un altare a San …Siro!) (Stirpe quasi estinta in Italia. Ma continuano ad esempio, come ebanisti, in Argentina.) Si tramandava la leggenda di famiglia su delle radici ‘greche’ o ‘armene’ (parrebbero queste, in realtà: da maestranze armene veneziane trasferitesi nel ‘6-‘700 a Genova..) . Quindi io che pensavo “Questo sembra un paesaggio romano del ‘600” . E lei che mi anticipava dicendo: “Pur di fine settecento, questo pittore bolognese si esprime in un linguaggio da paesaggista romano..”
    E io che, facendo notare le finestrine e le casette e il fiume stile pittura romantica tedesca, lei che rincara la dose: “E infatti ha un forte inlusso nordico..”

    Pensa che lei, non-ebrea con bel nome ebraico, pare un pò una versione elegantissima di Ruby-quella-là..

    (E il bunga-fattaccio mi ha guastato un pò tale categoria, mannaggia lui!)

    Fatto sta che un’oretta vola, commentiamo pressoché tutto, arriva qualche cliente potenziale, lei lo segue, e poi ritorniamo a commentare -io pauroso di disturbarla, ma avido di conoscere ogni cosa lì.. da ultimo lei stessa.

    Le voglio lasciare il numero -cosa che non faccio quasi mai alla prima- Ma solo “per poter mettersi daccordo per vedere mostre assieme prima che chiudano”. E’ vero. Avevo ancora in testa la Syrenetta vista solo due ore prima, che quel pomeriggio mi aveva introdotto alla sua maestra di canto (che sapevo già desiderosa di essere mia insegnante, ma è una storia lunga..) -e per la qual cosa le sarò sempre riconoscente. Comunque: numero annotato.

    Poi lei mi dice “Potresti passare ogni tanto, qui..” E si sente che è sola. I vecchi amici si sono eclissati, come troppo spesso accade a Genova, dopo i venti-venticinque. Genova vetusta città d’umana obsolescenza..

    Lei sola, senza neanche un registratore di cassa con cui parlar. Concentrata sui suoi quadernetti pieni di meticolosi appunti da casa d’aste..

    Oggi, allora, tornando dalla Sapienza cantata a Santo Stefano, defletto me stesso all’improvviso verso il suo ampio quanto elegantemente seminascosto negozio : “Ciao, sono passato di qui, perché volevo salutarti e farti gli auguri prima che sia Natale..”

    [Che magnifica occasione, l’Avvento, per seppellire asce e donare fiori e aver pretesti per ‘vivere come se fosse l’ultimo giorno’. Nevvero? Si dice così spesso, mai come nel resto dell’anno: “Se poi non ci vediamo di nuovo…”]

    “Ma non ce la fai a passare di nuovo prima di Natale, la settimana prossima?” -mi dice, tenera ma sobria, senza affettazione, non appena l’ho salutata in quel modo.

    “Non so, vedrò..” Però mi vien spontaneo andare a baciarla sulle gote bianche, lei con un berretto elegante di lana bianchissima, da fidanzata di principe inglese.

    Smack-Smack, veloce. In questa gelida giornata i cui piovve chiaccio dal cielo, in cui pure le bottigliette d’acqua -gelide d’estate- parevano persin tepide al tatto, ebbene, il mio gelo ha trovato un pò di calore su quella pelle delicata sfiorata qualche istante. Una donna felice di rivedermi. Sinceramente tale. Sobriamente felice nel salutarmi.

    Non so che ne sarà (un messaggio, d’altronde non me lo ha ancora inviato, e il suo numero non ce l’ho: ma lei vorrebbe rivedermi e rivedermi nel suo negozio..) Non mi interessava, come potenziale affetto, invero un gran ché. Come conoscenza certo sì. Ma putroppo (?) l’avevo già capito da un pezzo che “è la donna che sceglie”. E per quanto noi maschi possiamo ‘indirizzare’ o ‘facilitare’ la scelta…
    Appunto.

    Non mi importa che sarà. Basta, per ora o per sempre, un minuto di felicità.

    Comunque voglio bene sempre a tutte. La gara d’appalto per il mio cuore è aperta. Non vince l’offerta più bassa, ma chi più mi fa sentire un essere umano.

    Il fine.

    18 Dicembre, 2010 - 1:43
  32. The firmest faith is in the fewest words,
    The turtles cannot sing, and yet they love.

    18 Dicembre, 2010 - 1:59
  33. Precisazione: the ‘turtles’, a differenza di quanto dice la inaffidabile traduzione riportata sopra, non sono -in questo contesto- le “tartarughe” (tantomeno le ninjia-turtles:) , ma sono “tortori”/”tortore” , dette appunto in inglese ““turtle doves” .

    (Comunque anche gli errori di traduzione e le trappole tese dai ‘falsi-amici’ a volte fanno veri miracoli.. Che meraviglia estendere alle ‘tortoises’ la gioia d’amare anche se “non sanno” propriamente cantare il loro amore!
    Io le tortore in giardino , me le ricordo fare qualche verso, forse goffo e ripetitivo, ma… meglio ancora -in un certo senso, a fortiori- l’analogia con le ‘goffissime’ e ‘impacciatissime’ e ‘lentissime’ testudinae..!)

    E allora, cantiamo tutti in coro (anche gli stonati, dài!) :

    “Tortoises cannot siing, and yet they loooove!”

    18 Dicembre, 2010 - 11:26
  34. Vabbé, Sting (aka Gordon Matthew Thomas Sumner) , ego te absolvo in nomine Eratonis, et Melpomeneae, necnon Terpsichoris..

    (..però, se non fosse per il tipo Rómulo ispanico coi baffetti -che “mi ha fatto sentire le note”, e non solo- , non avrei potuto apprezzare appieno la tua peripatetica, labirintica, rauca nonché concentrica interpretazione del dolens Dowland..:)

    “And bees have stings although they be not great.”

    18 Dicembre, 2010 - 12:17
  35. Melpomenae: però, che casino declinare le Muse!

    18 Dicembre, 2010 - 12:17
  36. Per compensare parzialmente la crocifissione estrema in si minore di stanotte, riparo sempre con Lui, stesse note, ma interpretate ineccepibilmente da giovani polacchi diretti da una bella paciosa quanto mimica russa che sorride e ammonisce e sorride mentre dirige il Crocufixus (forse perché sa che verrà dopo, musicalmente e non solo..) :

    http://il.youtube.com/watch?v=JU-MsV1kF7c

    “J.S. Bach’s Mass in B minor BWV 232 –
    17. Crucifixus
    University of Warsaw Choir
    Beethoven Academia Orchestra
    conductor – Irina Bogdanovich
    audio – live recording from Polish Radio Studio S1, Warsaw, 24th April 2008,
    video – All Saints Church, 26th April 2008”

    [Che meraviglia i video di cori e orchestre -anche osservarli dal vivo, certamente- : ti senti un pò un padreterno che ha facoltà di guardare in faccia, uno a uno (o una a una) l’animo (o l’anima, o entrambi) delle dramatis personae della tragicommedia umana..]

    18 Dicembre, 2010 - 12:32
  37. Sono atterrito, Fiorenza, e non scriverò più qui, nel locus di questo post. In questo post sono successi fatti paranormali, qualche alchimista lo ha contaminato?

    “What potions have I drunk of Siren tears,
    Distill’d from limbecks foul as hell within..”

    O forse il Fato (che dovrebbe vergognarsi, talvolta) è ben al di sopra di ogni Alchimia? Ma è cieco davvero? Ma, d’altronde, si può parlare, anche in questo caso, -giudeo-cristianamente- di Provvidenza? O si deve? E dove finisce la Provvidenza e inizia il “pensiero magico” dei ‘pazzi’?

    No, perché, mi son successe appena due cose che hanno dell’incredibile..

    Mai come adesso invoco e ribadisco “il timor sacro è d’obbligo davanti alla ineffabilità di questo coacervo di vasi comunicanti, che è il mondo.”

    Davvero

    Cosa è successo?

    1) Volevo postare per finire in gloria il Resurrexit bachiano interpretato dai medesimi poacchi di sopra. Bene: noto prima però che, al video di sopra, il commento più votato è quello, acido, in tedesco:

    “Chor muss singen und denken über echte deutsche Vokale!Warum Dirigent lacht,das ist Kirche Musik aber keine Operette?”

    (‘Il coro deve cantare pensando a quel che sta dicendo! Perché la direttrice ride -è musica da chiesa, mica operetta!?’)

    Al che risponde uno -parrebbe inascoltato:

    “That is NOT “smile” – but “Eternal? Joy”..

    NOT listening but Performing – It can be experienced…

    LOOK at the Girl at 2’30” – appearing in the Middle…”

    Bene. E ora viene l’in-credibile :

    ho fatto come l’utente “net244” suggerì “1 anno fa “. Ho cercato quella Girl “appearing in the Middle” (bellissimo, quel maiuscolo…) , ebbene, sono ancora adesso sotto shock. Quella ragazza, che si trasfigura in un raggio di luce in mezzo agli altri coristi (che paiono figuranti, relativamente a Lei) , è l’esatta imago di Rachele, la ragazza dell’antiquariato. Non scherzo. Quando ieri l’ho salutata, she beamed – though in a sober way- exactly like that Girl in the Middle..

    Sono annichilito. Non c’è neanche un elemento probabilistico che tenga. Infatti, mica l’ho trovata per caso: è stato un anonimo commento. E in che contesto!

    2) Divengo curioso di sapere che vuol dire Rachele in ebraico, e, digitando su Google “Rachel” , vedo comparire piccole immagini da ingrandire, tutte di un’attrice britannica di origine ebrea: Rachel Weisz. Ebbene, ci clicco sopra. Più di una indica come la Syrena musica , sia la giovane sosia di tale attrice..

    In particolare, qui paiono due gocce d’acqua:

    http://kalafudra.files.wordpress.com/2009/04/rachel-weisz.jpg

    Il crossover è totale, il crocevia assoluto, i vasi comunicanti, visibili e invisibili, ‘cablano’ quel che gli scienziati definiscono Universo (=tutto ciò che ti circonda).

    Non ho più parole.

    O forse sì: stiracchiando un pò le cose, potrei dire che, a pensarci bene, il nome di quell’utente anonimo suggeritore “net244” non sia poi così casuale.. Almeno per me.

    Se vado infatti in un parcheggio immenso -come mi è già capitato- e lascio la macchina al posto 244, per ricordare il numero, mi basta pensare alla Passione Secondo Matteo di Bach. Numero di catalogo BWV 244.

    Sul “net”, poi, ci si potrebbe sbizzarrire ad libitum…

    Ma finisce qui. Ho imparato una cosa (e non solo). Come quegli esploratori che han paura della “maledizione del Faraone”, non accederò alla semi-tombale esposizione antiquaria della “mite” “pura” “pecorella” (e la lana bianca che la copriva ieri suggeriva proprio quello, vera ‘agnes’..) ???… senza “timore e tremore”. Andrò alle mostre con lei, se vorrà.

    Quanto alla Sirena, lascio la sua enigmatica bellezza e la sua intelligenza superiore a chi se la merita. Se un giorno sarò io, bene. Se no: meglio, no?

    E non parlerò più -almeno per un pò: “se prometti poi rompi le promesse ancor più facilmente”, mi disse una donna…- di queste due giovini Muse. Ma farò loro dei bei regali di Natale. Lo prometto coram Deo.

    O Mystica casta polygamia!

    O Sapientia!

    Amen.

    18 Dicembre, 2010 - 13:52
  38. Leonardo

    Mah, speriamo bene. Questo ragazzo mi preoccupa, ma temo di non poter fare nulla per aiutarlo. Comunque a Genova c’è la Madonna della Guardia, preghiamo che lo protegga lei. Si merita ogni premura.

    18 Dicembre, 2010 - 14:12
  39. Mi preoccupi te, piuttosto. Te lo dico sinceramente.

    18 Dicembre, 2010 - 14:27
  40. Lascio davvero il blog.

    18 Dicembre, 2010 - 14:27
  41. Merry Christmas in advance.

    (Comunque, Leonardo ha ragione. A prescindere.)

    18 Dicembre, 2010 - 14:28
  42. Sono immanentista, teista, fideista, esteta, casto puttaniere, ma non cristiano, nevvero?

    E un (ipo?)maniaco (magari in deficit ipnotico) da neurodeliri, pure.

    Me le sarò dette da solo. Ma almeno finiamo in
    Gloria
    .

    (Sono TUTTE trasfigurate. Una più bella dell’altra. “Le sposerei tutte”: così almeno Leonardo ha decine di monogamiste tirate d’orecchie da dispensare… – La sosia dell’antiquaria, ne esce comunque in forma smagliante…)

    In ogni caso ho -toh!- davati all’uscio di casa una curiosissima e non piccola vecchia rappresentazione della Madonna della Guardia. Grande, datata 1816. Invero un pò marinarescamente pacchiana ma deliziosa: una nicchia circondata da gusci dei più svariati frutti di mare…

    Mi faccio pena. Ma altri me ne fanno ancor di più.

    Che Dio mi perdoni.

    Buon Suo Natale in anticipo, a tutti.

    18 Dicembre, 2010 - 14:41
  43. Luigi Accattoli

    Syriacus come i Magi: favoloso e molteplice. Con i doni in mano. Per una via arriva e per un’altra se ne va. Seguendo la stella.

    18 Dicembre, 2010 - 15:56
  44. Leonardo

    Mi sta bene: quando uno apre bocca solo per dire cattiverie e trivialità, se per una volta si lascia andare ad una “tenerezza in gran parte sincera” non c’è da stupirsi se viene preso in malam partem. Ad ognuno il suo: a Luigi tocca sempre esser buono, a me fare il cattivo. Ci vuole un fisico bestiale.

    18 Dicembre, 2010 - 16:17
  45. Grazie, amici, fratelli, padri, cugini, e chi più ne ha più ne metta.

    Vi voglio bene.

    [Ieri mi son scannato -che in linguaggio aziendale si traduce in “alzato la voce” per 1 minuto- col mio capo- di sei anni più grande- stile oggi con Leo, ma poi ha fatto virilmente la pace, come i maschi dei branchi che si azzuffano, ma poi, finisce -di solito- non troppo male, o meglio di prima. “Scusa per il linguaggio, ma ti ricordo che come io mi sono permesso ciò” -lui, timido e inibito- “anche tu hai diritto di rispondermi per le rime…” Così sia.]

    Me ne sarei stato da utimo zitto zitto, se non fosse che Luigi delle 15:56 mi ha fatto venire in mente un pezzettino di Liturgia che ho letto stamane, inabissandomi superficialmente nel Messale antico.
    Oggi, Sabato delle Quattro Tempora di Avvento, giornata penitenziale come ieri e non solo, c’era una lunga liturgia, ricchissima di elementi profetici…

    L’elemento che più mi ha colpito, è stato però (ma sono primi inter pares!) , i Graduali dopo la Prima e Seconda lettura (su sette..) e il Communio, entrambi tratti dal Salmo 18:

    “Da un estremo dei cieli sorge e fino all’altro estremo compie il suo giro. I cieli narrano la gloria di Signore, e il firmamento canta le opere della sua mano.”

    “Nel sole ha posto la sua tenda; ed Egli viene come uno sposo che esce dalla stanza nuziale. Egli compare da una estremità del cielo e la sua corsa si compiue all’altra estremità.”

    “Esultò come un atleta che s’accinge alla corsa; Egli compare da una estremità del cielo e la sua corsa si compie all’altra estremità.”

    Per l’astrale e l’atletico (è il caso di dirlo) latino del testo (e per tutti gli altri, meravigliosissimerrimi) testi, rimando a:

    http://www.maranatha.it/Feriale/tempora/avvsab.htm

    E questo è, per il 2010, l’ultimo link di Syriacus. (Che, è vero, Leo, “ha bisogno di riposo”. -Che non sarà però completo, perché magari qualche corbelleria o baggatella la troverete ancora sul mio blogghino. Ad Adonai piacendo…)

    Preces pópuli tui, quæsumus, Dómine, cleménter exáudi: ut, qui juste pro peccátis nostris afflígimur, pietátis tuæ visitatióne consolémur: Qui vivis.

    [Ciao!]

    18 Dicembre, 2010 - 16:55
  46. fiorenza

    “meravigliosissimerrimi” commenti di Syr che, “inabissandomi superficialmente”, solo oggi ho potuto leggere.
    Sono lì: potrò rileggerli ogni volta che avrò bisogno di gioia, di bellezza, di stupore.
    Cioè sempre.

    18 Dicembre, 2010 - 20:56
  47. fiorenza

    “Quando, alla fine, la compagnia si sciolse, non nevicava più. La città e le montagne erano immerse in uno splendore bianco che nulla aveva di terreno e il cielo era illuminato da migliaia di stelle. In strada la neve era così alta che si stentava a camminare. Gli ospiti della casa gialla ondeggiavano, barcollavano, cadevano bruscamente a sedere o a faccia avanti e carponi ed erano coperti di neve, come se i loro peccati fossero stati davvero lavati sino al candore della lana, e in questo riconquistato aspetto d’innocenza saltellavano come agnellini. Per ognuno di loro era gran felicità esser diventati come bambini, ed era anche uno spasso benedetto osservare vecchi Fratelli e vecchie Sorelle, che si erano sempre presi tanto sul serio, travolti da questa celestiale seconda infanzia. Inciampavano e si rialzavano, proseguivano o restavano immobili, tenendosi per mano fisicamente quanto spiritualmente…”Dio vi benedica, Dio vi benedica” echeggiava da ogni parte come un’eco dell’armonia delle sfere.
    Martina e Filippa rimasero a lungo sui gradini di pietra, fuori di casa. Non sentivano il freddo. “Le stelle sono venute più vicine”, disse Filippa.
    “Verranno più vicine ogni notte”, disse Martina serenamente. “Probabilmente non nevicherà mai più”.
    In questo, però, sbagliava.”
    (Karen Blixen, Il pranzo di Babette)

    Perché mi è venuto in mente questo racconto (e anche il bellissimo film che ne è stato tratto) ?
    Perché, Syriacus, a me pare che, a noi che ti leggiamo, la ricchezza e la generosità dei tuoi scritti giungano prodigiose come giunse prodigioso -e prodigiosamente, e con prodigiosi effetti- agli abitanti del piccolo paese di Berlevaag il pranzo di Babette.

    18 Dicembre, 2010 - 21:54
  48. fiorenza

    Ancora da Karen Blixen:
    “Cara Babette,” disse con dolcezza, “non dovevate dare tutto quanto avevate per noi.”
    “Per voi?” replicò. “No. Per me.”
    Si alzò dal ceppo e si fermò davanti alle sorelle, ritta.
    “Io sono una grande artista”, disse.

    18 Dicembre, 2010 - 22:04
  49. fiorenza

    Mi sono appoggiata alla vetrina di un negozietto che era chiuso, ieri, mentre aspettavo l’autobus che non passava. Ad un tratto tutto si mette a sussultare, come per un piccolo terremoto, dietro di me. Mi volto di scatto e vedo: è un bambino -non italiano. Orientale- che sta picchiando furiosamente con le manine sul vetro, da dentro il negozio. E mi guarda. E, come io lo guardo a mia volta, incuriosita, lui riprende a picchiare sul vetro, ma più dolcemente, e ride. Anche io rido, e gli rispondo. Battiamo uno strano alfabeto. Io mi allontano un po’ per far passare una fila di persone sul marciapiede pieno di neve, poi torno: ed ecco che lui si è divertito pazzamente, come tutti i bambini, a questo sparire- riapparire, e ride, ride, soprattutto con gli occhi. E picchia di nuovo sul vetro, e mi guarda. Mi sta insegnando, con grande sapienza. Sparisco di nuovo e ricompaio ridendo, e così fa anche lui, tante e tante volte. Alterniamo questo gioco a quello del misterioso alfabeto. In questa misteriosa sera d’Avvento che sembra già un Natale. Grazie, Bambino.

    19 Dicembre, 2010 - 9:25

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