Domenica il papa era a Viterbo e nell’omelia ebbe a dire parole di grande forza sui segni che fanno presente Dio nel mondo: “Il più immediato dei segni di Dio è certamente l’attenzione al prossimo”. Commentando quel motto in un post del 6 settembre mi impegnai ad approfondire il riferimento al “piano pastorale” della Chiesa di Viterbo dal quale Benedetto aveva preso lo spunto per quella sua riflessione. Ho trovato qualche buona pagina riguardante l’attenzione al prossimo in un “progetto pastorale” del vescovo Lorenzo Chiarinelli che ha la data del 23 giugno. In esso è scritto che “l’uomo è la passione di Dio” e che “l’amore per l’uomo è il Dna del cristianesimo”. Se ne deduce per i cristiani il compito di “cercare l’uomo”, che non è solo “aiutarlo” e “fargli del bene”, ma anche “ascoltare gli altri, comprenderli, includerli nel nostro affetto, riconoscerli, rompere la loro solitudine ed essere loro compagni: insomma amarli”. Perchè tutti gli essere umani – a partire dai sofferenti – “hanno bisogno dell’attenzione del cuore”. Questa attenzione “nella sua gratuità è la migliore testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare”. Essa “rende visibile l’amore di Dio nel mondo”. Rappresenta dunque il più immediato – cioè il più vicino a noi – tra i segni di Dio. [Segue nel primo commento]
L’attenzione del cuore come un segno di Dio
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[Segue dal post] Il vescovo Chiarinelli costruisce il suo “progetto” con citazioni bibliche, patristiche, del cardinale Martini e di Benedetto XVI che io ho tralasciato nel mio ragguaglio perchè mi premeva il contenuto della proposta e non volevo attizzare diatribe. Conosco il vescovo di Viterbo dagli anni della Fuci, quando per noi ragazzi era “don Lorenzo”. Puoi vedere un mio ritratto di lui nella pagina PREFAZIONI E CAPITOLI elencata sotto la mia foto, a prefazione del suo volume Padre dimmi una parola.
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. (Giovanni 13,35)
Progetto pastorale mooolto datato, ma che fa piacere venga “riproposto”.
Il motivo, credo, che da tanto tempo non riesca ad essere “attuato”, è perchè purtroppo cì son sempre stati quelli che si sono “attizzati in diatribe” su:
chi sono gli uni… e chi sono gli altri…
Buona notte
P.S. Chi non medita è come colui che non si specchia mai.
(S. Pio da Pietrelcina)
Il problema è come dici tu, Humilitas … Gli altri da “amare” sono quelli che ci scegliamo noi, che è abbastanza facile. Per questo io preferisco non profanare quella parola, non dirla invano, nè commentarla. Se mai, conoscendo bene le mie incongruenze, mi soffermo ironicamente sulla quota di disamore presente nei piani pastorali, forse nell’idea stessa di piano pastorale.
Forse non è in tema, ma segnalo un interessante articolo del card. Ruini apparso ieri sul Sole24 ore: «Io cardinale vi spiego la laicità». Nel caso in cui a qualcuno fosse sfuggito…
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=NCHNW
«Quando i padri hanno dei progetti, i figli hanno dei destini».
(Sartre, se non ricordo male).
OT
http://www.060608.it/it/content/itemEvent/area/eventi_e_spettacoli/itm/43905
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Alberto Melloni: Roma del Concilio Vaticano II
Il concilio, tutti ne hanno un’ opinione, tutti ne hanno una storia: il vento che scuote i panni vecchi della Chiesa; l’inizio della fine; il grande rischio corso; la grande opportunità mancata. Ma la storia del concilio è qualcosa d’altro: è una sequenza di enorme complessità, una partitura a cinquemila voci, un suono che raccoglie secoli di attesa e si proietta nel futuro. Un concilio senza condanne e senza dogmi, diceva papa Giovanni: come fosse una cosa facile. Ma proprio quel vecchio papa aveva capito che i tempi che cambiavano richiedevano una risposta alta.
Alberto Melloni insegna Storia del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia. È segretario della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna.
Anche perché tutto è stato dato a quest’uomo tanto amato e cercato da Dio: l’esistenza, la ragione, la libertà, tutto quello che l’uomo riceve in dono deve anche diventare un suo compito: il compito, cioè, di spandere lo stesso amore ricevuto. E’ una sorta di fiducia di fondo, una realtà, quella della fede in Dio, della certezza della Sua presenza che ci coinvolge e ci condiziona. La radice di ogni male, purtroppo, risiede in quella sorta di “razionalità esteriore” per cui l’uomo contemporaneo -ma non solo, è il problema annoso del nichilismo, dell’ateismo o materialismo imperante-si sente al sicuro, quasi in una botte di ferro lontano dall’idea che esiste un Dio, un al di la, un giudizio. Se con la fede in Dio compiamo, amando, la cosa più ragionevole e normale di questo mondo, la mancanza di questo presupposto disorienta, e nella generale incertezza, insicurezza, desolazione, inquietudine la stessa esistenza divenendo fine a se stessa non la si vive come dono per cui , anche la bontà, l’amore gratuito, il dono di sé, diventa un’assurdità, si sperimenta la precarietà, la provvisorietà, l’isolamento. E’ un cane che si morde la coda, perché, di fatto, come sarebbe possibile sperimentare Dio quando non si è capaci di accogliere, di fare il bene per il gusto di farlo, d’amare, adoperarsi per gli altri. In fondo in fondo questa propensione al “dono” e al per-dono ci permette anche di vivere, di rispondere a quella realtà, primissima e insieme ultimissima di Dio nel quale riponiamo la fiducia, una consapevolezza della Sua esistenza che ci viene da quella razionalità profonda, interiore. La realtà nascosta di Dio, il Suo amore, non si può imporre di prepotenza alla ragione…è un dono. La realtà mi è data, se non ci chiudamo possiamo accettare fiduciosamente il Suo profondissimo sostegno nella nostra vita.
Ueh ! Che discorsi profondi stasera, “chez” Luigi !
Grazie, intanto, a Massimo per l’articolo del Cardinale Ruini su “Il Sole 24 Ore”, e grazie pure a Nino per la “dritta” sulla conferenza dell’ottimo Alberto Melloni: io sono un pò troppo distante per recarmici, però mi piacerebbe.
Dunque: non sono certo – data, diciamo così, l’età ed anche l’ora tarda – d’aver ben compreso il pensiero di Clodine, però io non vedrei antitesi tra l’amore che sorge dalla nostra fede in Dio e la ragione (dimmi, Clo, se t’ho capito); mi pare, in proposito, che tra gli aspetti più convincenti del pensiero del nostro Papa vi sia proprio il costante richiamo la legame indssolubile tra Fede e Ragione, intesa – parlo della Ragione – come espressione di una razionalità non puramente “terrena” (e, pertanto, limitata) ma più “grande” perchè aperta alla trascendenza.
Sbaglio, Clo ?
Non so, poi (mi rivolgo sempre a Clo ed a tutti gli esperti del “pianerottolo”), se possa conferire contributo al tema il pensiero di Francesco d’Assisi, quando affermava che l’uomo è, di per sè, sempre rapporto, relazione, con Dio e con gli uomini, e la propria personalità è sempre, e necessariamente, “interpersonale”: ecco, dunque, che l’amore dell’uomo verso Dio ed il proprio simile è anche strumento di reciproca promozione e sviluppo della persona del proprio fratello in Cristo.
Va bè, se m’è scappata qualche scemenza, mi scuserete: apposta, sto in ultimo banco.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Meditando su quello che ha scritto Lycopodium.
Certo, “nell’idea stessa di piano pastorale” una “quota di disamore” deve esserci: come potrebbe più fare piani chi fosse totalmente nell’amore, che sconvolge ogni piano?
E’ giusto, anche, non “profanare quella parola, non pronunciarla invano”: non avevo mai pensato a quanto spesso, nominando l’amore, che è Dio, dimentichiamo il secondo comandamento.
Roberto55, sei nel primo banco. Il più dialogante. Buona notte anche a te.
Grazie, Fiorenza: troppo buona, davvero !
Ma, per caso, siamo gli unici dell’intero “pianerottolo”, io e te, ancora su a quest’ora ?
Forse è il caso di provare a vincere l’insonnia (almeno, da parte mia): buona notte, Fiorenza.
Roberto 55
P.S.: non so come c’entri con questa nostra bella discussione, ma c’entra, la notizia che, in questi ultimi giorni, nel Veneto, si sono registrati 4 suicidi da parte di lavoratori licenziati, o che stavano per esserlo, od anche solo che temevano d’esserlo; non so come c’entra, ripeto, però c’entra.
Buon sabato a tutti !
grazie Nino per l’OT