L’assassino ragazzino al giudice ragazzino

Rosario Livatino aveva 38 anni quando fu ucciso nel 1990 da quattro picciotti uno dei quali, Domenico Pace, aveva 23 anni. Quel ragazzo di anni ne ha ora 48 e scrive dal carcere una richiesta di perdono in cui sono queste parole: “Quando mi hanno arrestato la mia vita da pastore era fatta di solitudine e con pochi contatti umani. Credo che sia giunto il momento di dirvi chi ero e chi penso di essere oggi”. Nei commenti la lettera, alcune parole dell’arcivescovo di Agrigento, altre del postulatore della causa di canonizzazione di Livatino. Infine un link a un mio profilo del “giudice ragazzino”.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Solitudine e pochi sentimenti. Domenico Pace ha inviato la sua lettera all’Associazione “Amici del giudice Rosario Livatino” e al postulatore della causa don Giuseppe Livatino, cugino di Rosario: Mi chiamo Domenico Pace, sono nato a Palma di Montechiaro il 27 dicembre del 1966, e mi trovo attualmente recluso nel supercarcere di Sulmona con una condanna all’ergastolo a vita per l’omicidio del giudice Rosario Livatino, avevo 23 anni quando mi hanno arrestato e trascinavo una vita mediocre e banale. La mia vita da pastore era fatta di solitudine e pochi sentimenti con la natura a farmi compagnia ma con pochi contatti umani. Questo ero io un ragazzo vuoto senza vere motivazioni. Sono qui a scrivere questa lettera perché credo che sia giunto il momento di dirvi con sincerità chi ero e chi penso di essere oggi. Quando erano in vita i genitori del giudice ho pensato tante volte di chiedere loro il perdono, ma non sono riuscito a farlo.

    27 Aprile, 2016 - 16:22
  2. Luigi Accattoli

    Mi sono odiato. Chi come me è destinato al carcere a vita, e dunque alla morte in vita, cerca pace e io in questi anni l’ho sempre cercata. Ogni giorno pensavo al passato e sentivo una confusione di sentimenti e pensieri ai quali non riuscivo a dare né un ordine né un significato. Mi sono odiato. E’ stato insopportabile ma non ho evitato di confrontarmi con me stesso. Mi sono guardato dentro con la lente di ingrandimento per cercare tutti i chiaroscuri del mio animo. Ho provato dolore, tanto dolore. Ma a un certo punto, inaspettatamente, ho provato un poco di serenità. E’ accaduto quando il bene e il male che prima dentro di me si mischiavano, pian piano si sono distinti e chiariti per quello che sono e la coscienza è diventata di molte sfumature di colori diversi. Nei primi tempi erano assai oscuri e man mano si sono schiariti e precisati. Mi sono cosi liberato dal peso più grande delle mie colpe e mi sono sentito in pace.

    27 Aprile, 2016 - 16:22
  3. Luigi Accattoli

    Ogni istante è con me. Ecco perché ora sono qui a chiedere il vostro perdono. Lo faccio inginocchiandomi davanti a voi, strisciando ai vostri piedi. Se lo farete vi guarderò con gli occhi pieni di gratitudine perché mi avrete liberato dal resto del peso. Faccio mie, esortandovi, le parole di Gesù ‘perdona il fratello che ha sbagliato settanta volte sette, cioè sempre’. E quelle di Benedetto XVI ‘perdonare è un dono di Dio e non è ignorare ma trasformare’. La fede mi aiuta a sperare che il giudice Rosario Livatino mi abbia perdonato. Che sia presto beato. Non so se posso osare di dire che offro la mia testimonianza nel processo di beatificazione. Credetemi lo sento vicino, ogni istante è con me e mi aiuta a vivere con forza d’animo la pena infinita che sto scontando”.

    27 Aprile, 2016 - 16:23
  4. Luigi Accattoli

    Cardinale Francesco Montenegro arcivescovo di Agrigento: Ciò che avviene nella coscienza di un uomo nel bene e nel male è sempre impossibile decifrarlo. Però se dopo aver fatto del male, dopo avere ucciso un uomo, si sente il bisogno di chiedere perdono, per quel gesto così violento e crudele, quella richiesta di perdono non può che dare gioia nel constatare che dopo il male ci si possa rialzare. Ovviamente la giustizia umana fa il suo corso ma la giustizia di Dio segue altri sentieri. Questa richiesta di perdono va inquadrato nell’atteggiamento del Padre che accoglie il figlio e lo fa rientrare in casa.

    27 Aprile, 2016 - 16:23
  5. Luigi Accattoli

    Don Giuseppe Livatino postulatore della causa di Rosario Livatino: «Credo che questa richiesta di perdono vada accolta nella sua profondità e nella sua valenza. Può essere un forte segnale, un invito pressante alla conversione dei cuori di quanti hanno commesso orrendi delitti».

    La lettera è stata diffusa il 21 aprile dalla Postulazione della Causa. Le dichiarazioni del cardinale e del postulatore le ho prese da Avvenire: http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Il-killer-di-Livatino-chiede-perdono-.aspx

    27 Aprile, 2016 - 16:24
  6. Fabrizio Scarpino

    Una figura straordinaria quella del Giudice Livatino: altissimo uomo ed altissimo magistrato.

    Nella mia pochezza, fu sul suo esempio che decisi di intraprendere e portare a termine gli Studi Giuridici.

    Spero che Rosario Livatino possa presto diventare Beato.

    In merito alla lettera dal carcere dell’uomo che uccise il giovane magistrato, non giudico. Nel momento in cui si sta pagando il proprio debito con la giustizia umana, la giustizia divina segue la sua strada unita alla misericordia.
    Dio sa e saprà.

    Mi auguro comunque possa essere questa lettera un invito alla conversione per molti, come bene ha detto don Giuseppe Livatino.

    27 Aprile, 2016 - 20:38
  7. roberto 55

    Condivido, al solito, il pensiero di Fabrizio, e sarò sin d’ora grato a Luigi se ci terrà informati sul processo canonico di beatificazione di Rosario Livatino: segnalo solo a chi non l’avesse ancora visto il bel film di Di Robilant “Il giudice ragazzino”, con Giulio Scarpati e Sabrina Ferilli, dedicato, appunto, alla vicenda umana di questa grande figura di uomo, di credente e di Magistrato.

    Un caro saluto al “pianerottolo”.

    Roberto Caligaris

    30 Aprile, 2016 - 10:46

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