Sono lontano da casa. Ho con me – come libro delle vacanze – “Il Castello di Udine” di Carlo Emilio Gadda (1934). Vi regalo un motto che è alla pagina 45 dell’edizione Einaudi del 1971: “L’anima si governa per alfabeti”. Nel primo commento due possibili richiami interpretativi sicuramente inappropriati.
L’anima si governa per alfabeti
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Dalla Montessori a don Milani. La prima referenza che segnalo è il motto “La potenza dell’alfabeto” che Maria Montessori pose a bandiera della sua battaglia contro l’analfabetismo mondiale. La seconda è un sommario rimando alle tante sentenze di don Lorenzo Milani ispirate al “potere della parola” e mirate ad arricchire la capacità di lingua dei suoi contadinelli. “Solo la parola ci fa uguali”, diceva don Milani. “L’uomo che non conosce l’alfabeto rimane fuori dalla società”, era il convincimento della Montessori.
Anche Google e tutto il digitale vanno per alfabeti.
E l’Italia si governa per analfabeti.
Rif. 14.41 – Analfabeti
Ma no!!!
Verissimo che conoscere la lingua e possedere una cultura è di grandissima importanza. Senza una adeguata conoscenza linguistica non si riesce ad esprimere il proprio pensiero.
Oggi mi pare che sia un poco diminuita l’inflazione del “cioè”. Qualche tempo fa, quando avevo un maggior contatto con i giovani, mi colpiva il fatto che il loro parlare era infarcito di “cioè” , dimostrazione del fatto Di non riuscire a esprimere in modo adeguato il loro sentire.
L’assenza di cultura linguistica è un gran male.
Ma anche è un gran male quella che io chiamo la “mezza cultura” : quella di chi avendo appreso quattro cose ritiene già di “sapere tutto” .
Tante volte mi viene da pensare che anche io, ma sono in buona compagnia, talvolta sono affetto da questo male.
È come quando il portiere di una azienda esprime giudizi sull’operato dell’amministratore delegato!
Tante volte gli “analfabeti” sono depositari di una sapienza popolare che rischiano di perdere con l’acquisizione dell’alfabeto. L’acquisizione dell’alfabeto dovrebbe andare di pari passo con l’acquisizione di un po’ di “socraticita’” ( = so di non sapere )
Inventare un alfabeto e’ inventare un mondo: basti pensare alla straordinaria avventura dei Santi Cirillo e Metodio che inventando l’ alfabeto cirillico per le popolazioni slave dell’ antica Rus, ne permisero il sorgere di una civilta’ autonoma, di una lingua, di una cultura , di una fede, di un MONDO.
Gli antichi ebrei pensavano che all’ Inizio , prima di ogni altra cosa. Dio avesse creato le Lettere dell’ Alfabeto ebraico, tracciandole nell’ ’ aere infinito ed indeterminato.
Nel libro dello Zohar si interpretano tutti i primi versetti di Genesi come un grandioso
sorgere di un Linguaggio, cioe’ di un alfabeto. All’ Aleph , prima lettera dell’ alfabeto ebraico, Jorge Louis Borges ha dedicato un vertiginoso racconto.
Le anime si governano per alfabeti forse equivale a dire che attraverso il Verbo tutto e’ stato fatto. Non so se il grande Carlo Emilio Gadda fosse credente, temo fosse ateo, ma la sua e’ una intuizione stupenda.
Fondamentalmente mi trovo in sintonia con entrambi i commenti,mi riferisco a Beppe e Maria Cristina, e sono certa che Emilio Gadda dica il vero quando afferma che “l’anima si governa per alfabeti”. Ma è anche vero che non basta l’alfabeto, non può bastare la sola preparazione scolastica e, neppure credo che la sola sia in grado di creare cultura.
Intanto penso che aver superato i traumi della infanzia,sopravvissuti alla scuola primaria e secondaria sia già una gran cosa. Per il resto, solo alla fine della vita se guardando a ritroso avremo compreso qualcosa di noi. Se dal buio della caverna nel quale siamo stati, nostro malgrado, immersi saremo stati in grado di uscire alla luce, smascherare le temute ombre che il “burattinaio” proiettava sul fondo, allora, e dopo un lungo cammino a testa bassa potremmo dire di aver recepito qualcosa . Ma fino ad allora, ce ne staremo dietro ai muretti con le teste immobili del tutto ignari della prigionia,vittime di una ignoranza spesso causata da barriere imposte dall’ establishment ad esempio, perché occorreva che la cultura fosse impostata così e non colà, che della storia si sapesse questo e non quello…
Che la mente non fosse un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere lo diceva Plutarco. Sosteneva che se la natura ci ha dato due orecchie ma una sola lingua, è per la ragione che siamo tenuti più ad ascoltare che a parlare…Saper ascoltare le realtà ai margini, accanto ai nuovi vinti di questo tempo, segnato da crisi di ogni genere, ad esempio. Dove il linguaggio gergale usato da ragazzi, scevro da filtri – ragazzi che non hanno doti particolari né proprietà di linguaggio, almeno non secondo i canoni imposti dalla scuola, dalla società- che esplode in maniera istintiva, immediata. Un registro linguistico in cui si possono cogliere aspetti di autentica purezza, vene a tratti poetiche, se in un discorso c’è sintonia tra chi parla e chi ascolta, e se, chi ascolta è più attento alla sostanza che alla forma…
Da visitatore che non firma ricevo questo richiamo degli alfabeti ai Padri del Deserto.
Un giorno il padre Arsenio sottopose i suoi pensieri a un padre egiziano. Uno che lo vide gli disse: «Padre Arsenio, come mai tu che possiedi una tale cultura greco-romana interroghi sui tuoi pensieri questo sempliciotto?». Rispose: «Certo possiedo la cultura greco-romana, ma non ho ancora imparato l’alfabeto di questo semplice contadino! (PJ XV,7)
Un tale disse al beato Arsenio: «Come mai tanta cultura e scienza non ci servono a nulla e questi zoticoni di egiziani possiedono tali virtù?». Il padre Arsenio gli dice: «A noi non serve a nulla la cultura mondana, ma questi zoticoni di egiziani hanno conquistato le virtù con le loro fatiche» (88d-89a ; PJ XV,5)