“L’amore di mia figlia è l’unica cosa più forte del mio dolore”: parole di Francesca Fioretti, compagna del calciatore Davide Astori, morto improvvisamente il 4 marzo scorso. Le ho lette il 14 ottobre in un’intervista al Corriere della Sera e le propongo ai visitatori in questi giorni che ci avvicinano alla memoria dei morti. Nel primo commento il link alla bella intervista e il brano che vi segnalo.
L’amore di mia figlia è più forte del mio dolore
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Vittoria è la vita che non smette. Ora Francesca tornerà lentamente al suo lavoro, al teatro a Milano e poi al cinema […]. Deve ricominciare, per loro due. Sarà dura ma ce la deve fare. «Io guardo Vittoria e so che il mio dovere è trasmetterle serenità e felicità, in questo caos. Ogni tanto penso che senza di lei forse avrei potuto gestire più facilmente il mio dolore. Sarei andata lontano, dove nulla mi riportava nel gorgo. L’amore di mia figlia è l’unica cosa più forte del mio dolore. Così deve essere. Devo riuscirci […]. Ora la mia vita deve ricominciare. Ce la metterò tutta. Di una cosa sola sono certa. Di avere reso felice Davide nel tempo che abbiamo vissuto insieme. Nei momenti di sconforto penso che il destino con noi sia stato davvero ingiusto, ma sono disposta a sostenere il peso del dolore perché se non avessi incontrato Davide non ci sarebbe stata la gioia del nostro amore che ha reso possibile che lui si realizzasse e completasse come uomo e come padre. Se ne è andato, ma era nel momento più pieno e felice della sua vita, e se il mio dolore deve essere il pegno da pagare per questo, lo potrò sopportare per sempre. Dovevamo camminare insieme, fino a perderci. Invece siamo soli. Tutti e due. C’era una vita possibile, per me e per lui. Ora, almeno per me, ce n’è un’altra, che non ho scelto. La costante gioiosa è Vittoria. Vittoria, la vita che non smette».
https://www.corriere.it/cronache/18_ottobre_14/davide-astori-parla-compagna-nei-ricordi-trovo-forza-nostra-figlia-d9e19430-cf20-11e8-a416-b8065213a278.shtml
Io desidero ricordare anche nelle nostre preghiere la povera Desiree, morta a sedici anni a Roma in modo orribile, proprio mentre a pochi kilometri di distanza suoi coetanei piu’fortunati vengono coccolati e blanditi al Sinodo dei Giovani. Non una sola parola di pieta e d i preghiers e’stata detta finora sulla povera Desiree, ne’dai padri sinodali ne dal vescovo di Roma. Certo hanno altre cose piu importanti a cui pensare, una agenda da portare avanti,
Ma noi che non abbiamo altre agende che quella di cercare di seguire Cristo , ricordiamola almeno nelle nostre preghiere .Preghiamo che almeno qualche prete ancora cattolico non affaccendato in intrighi di palazzo e e seminaristi gay, si trovi nel cuore della Citta’Santa per accompagnare almeno nella morte questa sedicenne che nella vita e’stata lasciata sola, come un agnello in mezzo ai lupi.
Maria Cristina hai ragione. Qualcosa ha fatto la comunità parrocchiale coinvolta – Santa Maria Immacolata – che conosco e che è attiva: vi sono stato due volte a tenere incontri. Qualcosa c’è stato anche nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, che è vicina. Ma si tratta di qualcosa che non parla alla città. E’ il limite di sempre della comunità cattolica romana. Dopo la morte di Luigi Di Liegro non ha più trovato voce pubblica. E ancora di più tace e si ritira quando su un fatto c’è conflitto. La città conflittuale scaccia la Chiesa. Dovrebbe invece attirarla. Ti ringrazio di aver chiamato l’attenzione su questo silenzio. Tra poco andrò a inginocchiarmi sul luogo dov’è morta quella figlia. Lo farò anche a tuo nome.
https://www.romasette.it/san-lorenzo-ricorda-desiree/