Ho letto il Caproni della maturità ieri mentre con la Metro B andavo verso la Città universitaria, avendo vicine tre ragazze iscritte a Scienze naturali che ne facevano gran festa: “C’è il lamantino, che caro e c’è anche il galagone! E’ bravo questo poeta, come si chiama?”. E io che sapevo benissimo come si chiamasse e non sapevo per nulla che fossero il lamantino e il galagone. Così si intrecciano sulla terra le generazioni le parole e i sentimenti. Nei commenti la poesia, le foche, le proscimmie e la morale della favola.
Lamento del lamantino Caproni tre ragazze e io
23 Comments
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Versicoli quasi ecologici
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.
Giorgio Caproni, Res amissa, Garzanti 1991
Il Battaglia – abituale rimedio all’ingoranza – mi informa che il lamantino è una specie di foca gigante [“mammifero dellordine Sireni”] cosi nomato dal francese “lamantin” (lamento) con riferimento al “grido lamentoso dell’animale”. “Il lamento del lamantino” è un dono di poeta che vorrei tenere con me. Il galagone – dice sempre il provvido Battaglia – è una proscimmia [mammifero simile alla scimmia] della famiglia Nitticebi, grande come uno scoiattolo.
Morale della favola. “Se ero io facevo questo tema” diceva una ragazza. Le altre a lodarla e anch’io tra me. Tu puoi arrivare a Caproni perché ami il lamantino e te invece per amore dei poeti t’affacci al lamantino. Vai a capire dove ti porta una parola.
Ad Apollo Beach – una ventina di chilometri da dove abito – c’e’ la centrale elettrica che serve tutta la contea. La centrale espelle acqua calda che si riversa in mare e crea un habitat perfetto per i lamantini. Vengono persone da tutta l’America a vederli, tanto che TECO ( la centrale elettrica) ha costruito un ponticello che collega due piccoli promontori dove le persone si trattengono per guardare e fotografare i lamantini. Che, peraltro, sono l’animale simbolo della Florida.
A me ricordano molto un gigante buono e gentile.
http://kids.nationalgeographic.com/animals/west-indian-manatee/#west-indian-manatee-group.jpg
Cinzia bentornata.
Lo sapevi che il lamantino si chiama così per il lamento?
Vieni più spesso.
“La fontana malata” di Aldo Palazzeschi, non suscita certo l’interesse per i lamantini e del galagone , che non conoscevo. Però, ascoltarla, più che leggerla , è sempre una riscoperta, perché qui il lamento è quello di una fontana che riproduce l’affanno di una persona malata. E’ incredibile l’abilità di Palazzeschi di riprodurre qualsiasi suono, rumore, ticchettio, attragga il suo udito sensibile: tante onomatopee che usa in modo magistrale per creare suoni bizzarri, strofe, senza un nesso semantico fra di loro, ma, divertenti. Si divertiva Palazzeschi, e divertiva pure me, chissà se continua a far divertire con il suo lessico originale e unico….
LA FONTANA MALATA
Palazzeschi
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchette,
chchch……
E’ giu’,
nel cortile,
la povera
fontana
malata;
che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace….
di nuovo.
tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
non getta
piu’ nulla.
Si tace,
non s’ode
rumore
di sorta
che forse…
che forse
sia morta?
Orrore
Ah! no.
Rieccola,
ancora
tossisce,
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
chchch….
La tisi
l’ uccide.
Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco
va bene,
ma tanto….
Che lagno!
Ma Habel!
Vittoria!
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari…
magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più.
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch…
‘Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.’
Finale assolutamente inaccettabile per un cattolico.
Qualcuno ha fatto notare che la bellezza è inutile senza l’uomo perché solo l’uomo è in grado di apprezzarla.
La poesia mi fa venire in mente ‘Il vecchio e il bambino’ di Guccini.
Clodine,
me l’ero dimenticata la fontana, grande Palazzeschi.
Forte eh….mi sa che noi due, Enrico, abbiamo condiviso le stesse esperienze scolastiche…
ahhh…che bella…testo da meditare
https://youtu.be/ocHEuHrYp2U
Mi piace molto la poesia di Caproni, ma mi piace parecchio anche la morale della favola: “se ero io facevo questo tema”. Proprio così genuina come è scritta, questa frase, e che può significare il non espresso.
L’amore per la natura incontaminata e che, quando arriva l’uomo, la “guasta” e la sfigura. O cancella crudelmente l’amore.
Però, caro Luigi, non dirmi di perdonarti quel “te…t’affacci”. No, da te non lo accetto. 😀
Ovviamente Palazzeschi prende in giro La pioggia nel pineto di D’Annunzio… Si sente subito. Palazzeschi è simpatico e irriverente, oltre che intelligente. Ma io preferisco la poesia di D’Annunzio, l’unica che ami.
Ecco, fate così: parlate di poesia un po’ di più e … rilassatevi!
Un caldo saluto a Luigi e a tutti voi.
Marco Statzu
Enrico, se così fosse, i primi cinque giorni di creazione raccontati in Genesi sarebbero inutili, con quella chiosa finale dopo ogni sera: E vide che era cosa buona
“E vide che era cosa buona e giusta”, caro Marco, diceva il mio Prof di antropologia filosofica (Sabino Palumbieri) che il dolore e il male sono di casa nella casa del mondo e l’uomo, pur non rassegnandosi alla presenza di questo inquilino conturbante, coestiste con l’uomo,sotto il regime del male, da sempre…
Ma per tornare a Palazzeschi, premesso che trovo “La pioggia nel pineto” una delle poesie più sublimi , voglio farti ascoltare ” I Fiori” , di Palazzeschi, dalla voce di uno degli amici più cari della mia infanzia, non troppo felice, ma serena: Poalo Poli,ascolta..è straordinario! Lo adoro…
https://youtu.be/h_t2yfKH0Po
Marco,
ovviamente parlavo di esseri viventi sulla Terra, ovvio che Dio apprezza la bellezza.
Mi rendo conto che non fosse chiaro ma ho scritto tre frasi slegate tra loro.
La tesi della poesia è inaccettabile per un cattolico perché Dio non ha posto l’uomo nel mondo come un di più, ma l’ha posto al centro del creato. Che l’uomo a volte non lo custodisca, come richiestogli, ma lo distrugga, rientra nella libertà che Dio gli ha dato.
È accettabile, invece, se si pensa al paradiso terrestre prima della creazione dell’uomo.
Ecco appunto: l’uomo è colui che ancora oggi distrugge quel paradiso terrestre che tutti vorremmo che fosse. E del quale restano “angoli di paradiso”, come si sente dire, in certe parti della Terra.
C’è un certo signore biondo-rossiccio che se ne infischia altamente del paradiso terrestre e se ne strafrega degli accordi sul clima.
Forse è convinto che con le sue enormi ricchezze il paradiso terrestre se lo può comprare. E a tutti gli altri abitanti della Terra, presenti e futuri, non ci pensa neanche un po’.
Mi chiedo che cosa si aspetti a farlo cadere, quell’idiota.
Grazie Clodine.
Purtroppo non so apprezzare tanto Palazzeschi… mi stufa. Paolo Poli è molto bravo, da far invidia!
Grazie
Enrico,
non so se dico una cosa esagerata, ma le poesie non hanno una tesi. Piuttosto fanno emergere qualcosa di molto profondo, che viene dall’autore, dalla sua osservazione del mondo, certo anche dalla sua cultura e dalla sua spiritualità.
Caproni è un genio del paradosso e della parola, come nella splendida
ERRATA
Non sai mai
dove sei.
CORRIGE
Non sei mai
dove sai.
Ancora è ovvio che Caproni sia pessimista, per questa vita e credo anche per l’Altra.
Un po’ come Leopardi.
Però credo sia un grande della poesia e i suoi versi debbono essere comunque ascoltati anche da un cristiano.
Marco,
non avranno una tesi ma esprimono quello che il poeta pensa o sente.
In questo caso mi parre che l’uomo a Caproni non stia molto simpatico. Io non sono un esperto ed un amante della poesia, tuttavia penso che se una poesia è bella la possano leggere tutti, cattolici e non. L’avvertenza deve essere quella di apprezzare l’opera artistica senza per forza condividere il pensiero dell’autore.
E’ stato un caso che alla maturità ci fosse questa poesia? Chi l’ha messa:
a) voleva solo stimolare gli studenti
b) l’ha messa perché come te la ritiene bella
c) l’ha messa perché riteneva come me che ci fosse una tesi (che magari a lui piaceva)?
Anche nell’ultimo caso, tuttavia, chi l’ha messa può averlo fatto per stimolare lo spirito critico dei maturandi, e portarli a considerare che no, senza l’uomo la terra non sarebbe bella…
Non è che per forza bisogna inginocchiarsi davanti a Caproni e al suo stile.
Altrimenti dovremmo espungere anche Qoelet dalla Bibbia
Marco, sei un ottimista.
Toglietemi tutto ma non Qoelet 🙂
Appunto. Servono anche i Qoelet e i Caproni… 😉