Per la terza puntata della serie “L’Amazzonia siamo noi” [vedi post del 18 e del 22 agosto] propongo alcuni passaggi dello Strumento di lavoro sinodale riguardanti la vita consacrata, segnalando che mi pare – in idea – adatta a noi la “vita consacrata intercongregazionale e interistituzionale” di cui al paragrafo 129.d.1. Se non oggi certo domani risulterà fuori luogo anche da noi proporre venti o quaranta vie di consacrazione, ma la vita consacrata sarà comunque essenziale e dunque occorrerà prepararsi a farne una nuova proposta. Nei commenti le citazioni e le mie domande ai visitatori.
L’Amazzonia siamo noi 3: nuova forma di vita consacrata
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Intercongregazionale. 129.d. Ruolo della vita consacrata. 1. “I popoli dell’America Latina e dei Caraibi si aspettano molto dalla vita consacrata che mostra il volto materno della Chiesa. Il loro desiderio di ascolto, accoglienza e servizio, e la loro testimonianza dei valori alternativi del Regno, dimostrano che una nuova società latinoamericana e caraibica, fondata in Cristo, è possibile” (Aparecida 224). Si propone quindi di promuovere una vita consacrata alternativa e profetica, intercongregazionale, interistituzionale, con un senso di disponibilità a stare dove nessuno vuole stare e con chi nessuno vuole stare.
Prima viene il popolo. 129. d. 2. Sostenere l’inserimento e l’itineranza delle persone consacrate vicino ai più poveri ed esclusi e la partecipazione politica per trasformare la realtà.
3. Proporre ai religiosi e alle religiose che vengono dall’estero di essere disponibili a condividere la vita locale con il cuore, la testa e le mani per disimparare modelli, ricette, schemi e strutture prefissate e per imparare lingue, culture, tradizioni di saggezza, cosmologie e mitologie autoctone.
6. Si suggerisce di dare priorità alle necessità delle popolazioni locali rispetto a quelle delle congregazioni religiose.
Chiedo a chi sa di più che voglia dire vita consacrata intercongregazionale e interistituzionale: promossa insieme da più famiglie religiose [congregazioni, istituti], o promossa in proprio dalle comunità diocesane? Qualcosa di simile all’Ordo Virginum che mi pare stia dando buona prova qui da noi? Esiste, da noi, un analogo esperimento maschile? Come si risponde all’obiezione sull’oscuramento o la perdita del carisma fondazionale che ne seguirebbe?
Sull’Ordine delle Vergini, la sua configurazione nelle Chiese particolari e nella Chiesa universale, vedi l’istruzione “Ecclesiae sponsae imago”:
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccscrlife/documents/rc_con_ccscrlife_doc_20180608_istruzione-ecclesiaesponsaeimago_it.html
Il Regno 5/2019 stima che attualmente l’Ordine delle Vergini sia in rapida crescita e conti già più di cinquemila aderenti (p. 147).
Rif. 26 agosto ore 13.11 – Priorità alle popolazioni locali
Mi sento chiamato in causa non tanto da Accattoli quanto dall’urgenza espressa dal documento stesso. Si chiede alle congregazioni di collaborare tra loro, di pensare più a iniziative comuni e utili alle genti che ognuna alle proprie (questo vuol dire presenza intercongregazionale o interistituzionale). Certo già da molto tempo, soprattutto nel “terzo mondo”, ci sono iniziative formative “inter” anche di lungo respiro, e attività di cui il soggetto responsabile è un gruppo di religiose/i di diversi istituti. Ma mi pare che il documento chieda molto di più, a partire soprattutto dalla rinuncia al “tornaconto di istituto”. Non è decisivo e prioritario – mi pare dica il documento preparatorio – il fare vocazioni locali proprie, il superare altri istituti in crescita di opere e di forze numeriche.
Ma conta il condividere la vita locale “con testa, cuore e mani”; rinunciando ai propri modelli di origine. E’ il caso di dire: prima quelli della Amazzonia, poi la fortuna dei singoli religiosi/e e istituti religiosi. Le frasi sono forti e un po’ anche scontate in quell’ambiente. Ma – nell’incendio di risorse e pure di un po’ di ipocrisia – si può sperare in qualche atto di coraggio in più. Io non sono e non sono mai stato “sul campo”; posso solo esprimere un augurio e offrire ammirazione per quanti già operano e opereranno nello “spirito amazzonico” delineato.