L’addio del cardinale Bertone a Carlo Di Cicco e una mia rilettura
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Luigi Accattoli
Bertone 1. Il cardinale Tarcisio Bertone mercoledì 17 aprile nella Chiesa di San Giovanni Bosco al Tuscolano. Ho conosciuto il carissimo Carlo di Cicco all’Ateneo Salesiano, dove lo ebbi studente e l’ho poi sempre apprezzato come il giornalista “della pace e del sociale”, che può essere cioè a buon diritto annoverato tra i comunicatori “della e per la pace”, e del sociale. Tra i pionieri di un settore, quest’ultimo, fino a poco tempo fa, poco considerato e raccontato dalla grande stampa. Una vita passata da cronista vaticano prima, e “sociale” poi all’agenzia Asca che contribuì a lanciare e per la quale svolse anche un importante lavoro sindacale nel Cdr.
Una professionalità la sua che ebbe una sorta di conferma, con la chiamata, nell’ultima fase della sua vita professionale, Oltretevere quale Vice-Direttore de “L’Osservatore Romano”, che contribuì a guidare negli anni non semplici del pontificato di Papa Ratzinger. Fu lo stesso pontefice tedesco a chiamarlo perché positivamente colpito da un suo argomentatissimo libro: “Ratzinger – Benedetto XVI e le conseguenze dell’amore” del maggio 2006, (per le Edizioni Memori) nel quale – controcorrente – descriveva un pontefice dai tratti e dagli indirizzi completamente differenti da quelli presentati dalla stampa in quegli anni.
Una lettura “altra” e del tutto inedita che colpì i vertici Vaticani per l’acutezza delle analisi oltre gli schemi ormai cuciti addosso a quello che fu subito bollato come “il Pastore tedesco”.
21 Aprile, 2024 - 9:54
Luigi Accattoli
Bertone 2. In questo percorso si inserisce anche l’impegno di Di Cicco per la pace. Una “vocazione” che visse sulla sua pelle da obiettore di coscienza. Anche qui una scelta radicale e senza compromessi che lo portò fin nelle celle di un carcere militare per non tradire le sue convinzioni di pacifista assoluto. Amico di Pax Christi, militante di questa realtà associativa (per 10 anni ne fu direttore del Bollettino nazionale), fu amico dei vescovi Tonino Bello e Luigi Bettazzi.
Le sue acute analisi, che non ha mai smesso di regalarci fino a pochi giorni prima della sua morte collaborando con alcuni siti, si sono anche esplicate attraverso la pubblicazione di alcuni libri. Oltre a quelli su Papa Ratzinger, sono da ricordarne altri. Tra questi: “I guardiani dei sogni con il dito sul mouse”, “Ti Credevo un altro”, “Se ti leggo amerò per sempre”, oltre ad una analisi su “Cuba, tra Francesco e Obama” del 2016.
Entusiasta del carisma di Don Bosco, ex allievo dell’Ateneo Salesiano, regalò per anni una interessante rubrica al “Bollettino Salesiano”. Scrisse anche un libro, “L’uomo del mare”, una rilettura attenta, attualizzata ai nostri tempi, del genio educativo di Don Bosco.
È venuto a visitarmi, quasi a congedarsi da me venerdì 5 aprile. Ora lo riconsegno a Don Bosco nel suo tempio romano, e alla Comunità salesiana celeste. A quel giardino salesiano del cielo sognato dal nostro fondatore e al quale ora siamo certi che sia approdato il nostro amico Carlo.
Benedici o Signore Flavia e i suoi figli, benedici tutti i suoi Amici. Riposi in pace. Tarcisio Card. Bertone
21 Aprile, 2024 - 9:59
Luigi Accattoli
Ti credevo un altro 1. Il titolo segnala che solo un accostamento ai Vangeli con occhi e cuore liberi da pregiudizi “può portare a scoprire un Dio altro, amore vivente”. Il libro narra l’incontro dell’autore con questo Dio altro che prese inizio da una lettura integrale della Bibbia condotta da giovane, nel Sessantotto: “l’anno degli studenti splendido e discusso”.
Procederò per frammenti, riportando nei commenti che seguono le parole più vive che credo d’aver incontrato in queste pagine del caro amico: parole che riguardano argomenti dei quali tanto, tantissimo abbiamo discusso insieme, il più delle volte a tavola, ma anche nelle redazioni, nella Sala Stampa Vaticana, in viaggio, in vacanza, in chiesa.
21 Aprile, 2024 - 10:18
Luigi Accattoli
Ti credevo un altro 2. Mettere Dio all’origine di tutte le cose è metterci l’amore. La libertà di scelta di fronte all’amore rende grande il Dio biblico e l’idea di uomo da lui pensata e realizzata – p. 10 L’amore si addice a ogni età della vita: è il vocabolo umano che più oscilla tra il banale assoluto e il divino assoluto. – p. 16 Amare gli altri è una suprema misura della capacità umana di responsabilità, del passaggio dell’uomo dall’età infantile all’età adulta, quando sull’istinto prevale la sapienza. E così l’amore cristiano diventa più esigente e rivoluzionario che mai: bisogna amare come Gesù anche i nemici. Questo è il segno distintivo di un discepolo di Cristo. – p. 75
21 Aprile, 2024 - 13:10
Luigi Accattoli
Ti credevo un altro 3. A Dio piace la libera sequela dell’uomo. Tanta è la forza di una libera sequela che pochi cristiani, innamorati di Cristo e del suo Vangelo, sono stati capaci di rovesciare il mondo. – p. 47 Pregare non è ripetere formule con le labbra: è dare credito all’amore, liberare le forze dell’amore. Rovesciare la vita. Voler uscire dalla condizione di schiacciamento – p. 105
21 Aprile, 2024 - 13:25
Luigi Accattoli
Ti credevo un altro 4. Tutti siamo deboli passerotti quando si intravede imminente la fine della nostra vita terrena. – p. 121 Stando all’esperienza della morte di Gesù, nell’abbandono a Dio si trova pace nella morte. Non una pace che ha sapore di cimitero, di rassegnata impotenza e di una irreparabile sconfitta, ma come attesa che qualcosa di nuovo germini dal nostro sfacelo. Fede è sperarlo sebbene non ne abbiamo esperienza: la vita non viene tolta ma trasformata. Più che rottura, la morte allora di- venta misterioso passaggio di una continuità trasformata. Come è accaduto per Cristo il giorno di Pasqua. – ivi
21 Aprile, 2024 - 14:36
Luigi Accattoli
Ti credevo un altro 5. E’ meglio parlar poco di Dio e sperimentarlo di più. Sarebbe minore la preoccupazione di negarlo e maggiore la felicità di viverlo. Se i mistici cristiani fossero più conosciuti e imitati dai cristiani, anche l’occidente sarebbe meno ateo. – p. 131 Vivere Gesù è più importante che dirlo. Come è più importante saper amare che scrivere di amore, manifestare nella vita la nostra fede nel Dio amore che descriverlo. Ma poi penso che scrivendo non ho alcuna presunzione di insegnare ad amarlo. È solo un punto di vista che mi aiuta anzi a valorizzare le tante persone che vivono concretamente l’amore. E magari sono anche poco praticanti e perfino atee, almeno a parole. C’è Flavia, mia moglie che è un esempio di amore perché senza dirlo vive con empatia per gli altri e le loro angustie. Il mondo è pieno di Flavie che san no prendersi cura di ognuno senza chiedere contropartite per sé. E, grazie a loro, il mondo gira piuttosto bene, nonostante in tanti ce la mettano tutta per mandarlo in malora. Persone comuni che si accorgono degli altri ce ne sono davvero e sono una testimonianza che da qualche parte c’è l’origine dell’amore. Di fronte a esempi di vita quotidiana molte parole di apparente sagacia vanno ripensate. “Se non diventerete semplici come bambini non entrerete nel Regno dei cieli” diceva Gesù ai suoi e poi ringraziava il Padre suo di aver nascosto i segreti del regno di Dio e di averli rivelati ai semplici. – pp. 131s
21 Aprile, 2024 - 16:32
Luigi Accattoli
Ti credevo un altro 6. Mi fermo qui con la mia antologia di brani del bel volumetto di Carlo, dimidium animae meae. Non faccio commenti. Ma dico che condivido ognuna delle parole che ho riportato. Il brano migliore, tra quelli che ho citato, è l’ultimo, nella parte che Carlo dedica alla sua Flavia.
21 Aprile, 2024 - 19:56
Luigi Accattoli
Bertone prefatore e lodatore del sessantottino Di Cicco. Il volumetto è anche una dichiarata apologia del Sessantotto, come lo sarà ancora più dichiaratamente un altro testo di Carlo, Il 68 e il testamento di Gesù. Due utopie a confronto (Il pozzo di Giacobbe 2018). Ecco un brano della prefazione di Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI, al volumetto di Carlo Ti credevo un altro:
Grazie a queste pagine di Carlo Di Cicco si può entrare in rapporto con un professionista nel campo della comunicazione, che coltiva una visione della vita autenticamente cristiana, non isolata ma permeata dall’esperienza di amicizie vere e profonde nel comune sentire cristiano. Saluto l’uscita del libro e auspico che procuri al lettore il fascino della scoperta, o riscoperta della Parola di Dio.
Bertone 1. Il cardinale Tarcisio Bertone mercoledì 17 aprile nella Chiesa di San Giovanni Bosco al Tuscolano. Ho conosciuto il carissimo Carlo di Cicco all’Ateneo Salesiano, dove lo ebbi studente e l’ho poi sempre apprezzato come il giornalista “della pace e del sociale”, che può essere cioè a buon diritto annoverato tra i comunicatori “della e per la pace”, e del sociale. Tra i pionieri di un settore, quest’ultimo, fino a poco tempo fa, poco considerato e raccontato dalla grande stampa. Una vita passata da cronista vaticano prima, e “sociale” poi all’agenzia Asca che contribuì a lanciare e per la quale svolse anche un importante lavoro sindacale nel Cdr.
Una professionalità la sua che ebbe una sorta di conferma, con la chiamata, nell’ultima fase della sua vita professionale, Oltretevere quale Vice-Direttore de “L’Osservatore Romano”, che contribuì a guidare negli anni non semplici del pontificato di Papa Ratzinger. Fu lo stesso pontefice tedesco a chiamarlo perché positivamente colpito da un suo argomentatissimo libro: “Ratzinger – Benedetto XVI e le conseguenze dell’amore” del maggio 2006, (per le Edizioni Memori) nel quale – controcorrente – descriveva un pontefice dai tratti e dagli indirizzi completamente differenti da quelli presentati dalla stampa in quegli anni.
Una lettura “altra” e del tutto inedita che colpì i vertici Vaticani per l’acutezza delle analisi oltre gli schemi ormai cuciti addosso a quello che fu subito bollato come “il Pastore tedesco”.
Bertone 2. In questo percorso si inserisce anche l’impegno di Di Cicco per la pace. Una “vocazione” che visse sulla sua pelle da obiettore di coscienza. Anche qui una scelta radicale e senza compromessi che lo portò fin nelle celle di un carcere militare per non tradire le sue convinzioni di pacifista assoluto. Amico di Pax Christi, militante di questa realtà associativa (per 10 anni ne fu direttore del Bollettino nazionale), fu amico dei vescovi Tonino Bello e Luigi Bettazzi.
Le sue acute analisi, che non ha mai smesso di regalarci fino a pochi giorni prima della sua morte collaborando con alcuni siti, si sono anche esplicate attraverso la pubblicazione di alcuni libri. Oltre a quelli su Papa Ratzinger, sono da ricordarne altri. Tra questi: “I guardiani dei sogni con il dito sul mouse”, “Ti Credevo un altro”, “Se ti leggo amerò per sempre”, oltre ad una analisi su “Cuba, tra Francesco e Obama” del 2016.
Entusiasta del carisma di Don Bosco, ex allievo dell’Ateneo Salesiano, regalò per anni una interessante rubrica al “Bollettino Salesiano”. Scrisse anche un libro, “L’uomo del mare”, una rilettura attenta, attualizzata ai nostri tempi, del genio educativo di Don Bosco.
È venuto a visitarmi, quasi a congedarsi da me venerdì 5 aprile. Ora lo riconsegno a Don Bosco nel suo tempio romano, e alla Comunità salesiana celeste. A quel giardino salesiano del cielo sognato dal nostro fondatore e al quale ora siamo certi che sia approdato il nostro amico Carlo.
Benedici o Signore Flavia e i suoi figli, benedici tutti i suoi Amici. Riposi in pace. Tarcisio Card. Bertone
Ti credevo un altro 1. Il titolo segnala che solo un accostamento ai Vangeli con occhi e cuore liberi da pregiudizi “può portare a scoprire un Dio altro, amore vivente”. Il libro narra l’incontro dell’autore con questo Dio altro che prese inizio da una lettura integrale della Bibbia condotta da giovane, nel Sessantotto: “l’anno degli studenti splendido e discusso”.
Procederò per frammenti, riportando nei commenti che seguono le parole più vive che credo d’aver incontrato in queste pagine del caro amico: parole che riguardano argomenti dei quali tanto, tantissimo abbiamo discusso insieme, il più delle volte a tavola, ma anche nelle redazioni, nella Sala Stampa Vaticana, in viaggio, in vacanza, in chiesa.
Ti credevo un altro 2. Mettere Dio all’origine di tutte le cose è metterci l’amore. La libertà di scelta di fronte all’amore rende grande il Dio biblico e l’idea di uomo da lui pensata e realizzata – p. 10
L’amore si addice a ogni età della vita: è il vocabolo umano che più oscilla tra il banale assoluto e il divino assoluto. – p. 16
Amare gli altri è una suprema misura della capacità umana di responsabilità, del passaggio dell’uomo dall’età infantile all’età adulta, quando sull’istinto prevale la sapienza. E così l’amore cristiano diventa più esigente e rivoluzionario che mai: bisogna amare come Gesù anche i nemici. Questo è il segno distintivo di un discepolo di Cristo. – p. 75
Ti credevo un altro 3. A Dio piace la libera sequela dell’uomo. Tanta è la forza di una libera sequela che pochi cristiani, innamorati di Cristo e del suo Vangelo, sono stati capaci di rovesciare il mondo. – p. 47
Pregare non è ripetere formule con le labbra: è dare credito all’amore, liberare le forze dell’amore. Rovesciare la vita. Voler uscire dalla condizione di schiacciamento – p. 105
Ti credevo un altro 4. Tutti siamo deboli passerotti quando si intravede imminente la fine della nostra vita terrena. – p. 121
Stando all’esperienza della morte di Gesù, nell’abbandono a Dio si trova pace nella morte. Non una pace che ha sapore di cimitero, di rassegnata impotenza e di una irreparabile sconfitta, ma come attesa che qualcosa di nuovo germini dal nostro sfacelo. Fede è sperarlo sebbene non ne abbiamo esperienza: la vita non viene tolta ma trasformata. Più che rottura, la morte allora di- venta misterioso passaggio di una continuità trasformata. Come è accaduto per Cristo il giorno di Pasqua. – ivi
Ti credevo un altro 5. E’ meglio parlar poco di Dio e sperimentarlo di più. Sarebbe minore la preoccupazione di negarlo e maggiore la felicità di viverlo. Se i mistici cristiani fossero più conosciuti e imitati dai cristiani, anche l’occidente sarebbe meno ateo. – p. 131
Vivere Gesù è più importante che dirlo. Come è più importante saper amare che scrivere di amore, manifestare nella vita la nostra fede nel Dio amore che descriverlo. Ma poi penso che scrivendo non ho alcuna presunzione di insegnare ad amarlo. È solo un punto di vista che mi aiuta anzi a valorizzare le tante persone che vivono concretamente l’amore. E magari sono anche poco praticanti e perfino atee, almeno a parole. C’è Flavia, mia moglie che è un esempio di amore perché senza dirlo vive con empatia per gli altri e le loro angustie. Il mondo è pieno di Flavie che san no prendersi cura di ognuno senza chiedere contropartite per sé. E, grazie a loro, il mondo gira piuttosto bene, nonostante in tanti ce la mettano tutta per mandarlo in malora. Persone comuni che si accorgono degli altri ce ne sono davvero e sono una testimonianza che da qualche parte c’è l’origine dell’amore. Di fronte a esempi di vita quotidiana molte parole di apparente sagacia vanno ripensate. “Se non diventerete semplici come bambini non entrerete nel Regno dei cieli” diceva Gesù ai suoi e poi ringraziava il Padre suo di aver nascosto i segreti del regno di Dio e di averli rivelati ai semplici. – pp. 131s
Ti credevo un altro 6. Mi fermo qui con la mia antologia di brani del bel volumetto di Carlo, dimidium animae meae. Non faccio commenti. Ma dico che condivido ognuna delle parole che ho riportato. Il brano migliore, tra quelli che ho citato, è l’ultimo, nella parte che Carlo dedica alla sua Flavia.
Bertone prefatore e lodatore del sessantottino Di Cicco. Il volumetto è anche una dichiarata apologia del Sessantotto, come lo sarà ancora più dichiaratamente un altro testo di Carlo, Il 68 e il testamento di Gesù. Due utopie a confronto (Il pozzo di Giacobbe 2018). Ecco un brano della prefazione di Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI, al volumetto di Carlo Ti credevo un altro:
Grazie a queste pagine di Carlo Di Cicco si può entrare in rapporto con un professionista nel campo della comunicazione, che coltiva una visione della vita autenticamente cristiana, non isolata ma permeata dall’esperienza di amicizie vere e profonde nel comune sentire cristiano. Saluto l’uscita del libro e auspico che procuri al lettore il fascino della scoperta, o riscoperta della Parola di Dio.