Dal treno. Prima nebbia sulle vigne vendemmiate e primo giro della seminatrice nel campo qui davanti.
La seminatrice esce a seminare
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Dal treno. Prima nebbia sulle vigne vendemmiate e primo giro della seminatrice nel campo qui davanti.
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Queste sono le scene che sto venendo a cercare… per guardare la mia terra ,parlare con la mia gente, ritrovare una parte di me… cosi’ che il mio passato e le mie radici mi sappiano ridare coraggio e forza per il mio futuro, oltre a darmi un po’ di riposo dai miei affanni quotidiani.
Un abbraccio forte, Luigi, per sapere sempre cogliere il passaggio della vita che scorre nei suoi elementi piu’ semplici e piu’ veri…
Luigi tu stupisci sempre,
sai cogliere nell’attimo, attimi di icredibile umanità
E’ il tempo delle ombre d’autunno, che si allungano di pomeriggio dall’appennino verso i villaggi e i borghi pedemontani.
Per le strade comincia a sentirsi l’odore della legna che arde, e dentro le case ci sono i primi crepitii nel camino, magari col profumo di qualche castagna abbrustolita.
La luce oltre le finestre lascia intravedere famiglie quiete, di più generazioni, che vivono ancora insieme o vicine, in un legame tra vecchi e giovani molto più profondo di quanto non si racconti.
Poco distante c’è il rumore dei trattori, che seminano o che trasportano sull’aia delle case le prime provviste di legna, di ritorno dalla macchia o dalla comunanza.
A giorni si festeggia il tempo del tartufo, e ci si ritrova nei cimiteri, a visitare i morti.
In campagna è così: al cimitero non si va mai solo per i morti propri, ma quasi sempre si passa a salutare anche gli altri, perchè sono tutti volti e nomi conosciuti, in un certo senso autobiografici, persino per i più piccoli d’età.
Poi si apre la strada dell’Avvento, e il Natale, con i forni che cuociono i dolci tipici superstiti.
E a ridosso le settimane del maiale, in un rito ormai modernizzato eppur non privo di quella solennità, mezzo festosa e mezzo macabra, che la macellazione di questo amico di un anno aveva nelle case dei contadini.
Su tutto, magari sopra un’altura vicina, vigila accogliente una piccola pieve, con le sue campane che fanno ancora da orologio.
Non sono belli questi mondi?
Stamani mia moglie era a Bracciano per alcune commissioni, io in bici sulla ciclabile che attraversa la campagna da ponte Milvio alla diga di Castel giubileo. Da una parte il Tevere, pigro e silenzioso, dall’altra la ferrovia Roma-Viterbo e la Flaminia rumorosa, delimitata a monte da costoni di grotte di tufo e piante selvatiche. Un bel sole illuminava la scena, una brezza fresca e pulita arrivava dal fiume e i colori pastello delle foglie a segnalare l’apice dell’autunno.
Alla fine della ciclabile a Castel giubileo anziché tornare indietro e poi a casa, ho proseguito fino al capolinea del Cotral. Ho caricato la bici sul pullman che conduce a Bracciano, sono sceso al bivio tra al Radio Vaticana e Santa Maria di Galeria.
Ho chiamato mia moglie dandogli appuntamento alla trattoria situata al centro del borgo di S.M di Galeria, e sotto il rigoglioso pergolato con il sole che filtrava tra foglie di edera e glicini abbiamo pranzato. Una gran bella giornata autunnale, in un tempo lento, conclusa in mezzo alla campagna a quattro passi dal caos della metropoli, in quella che potrei definire l’isola che non c’è. Incredibile!
Ad maiora.
per la serie scritte sui muri:
“ti adoro ciliegia”
Milano, vista questa mattina mentre si prendeva il caffè.
” No all’enteroGelmina che riduce la flora scolastica”, uno slogan scritto su di un grande lenzuolo sorretto da una decina di studenti: l’ho trovato geniale!
mah… il genio è differente.
sta protesta è davvero incomprensibile o forse no: è solo gente che non vuole lavorare, non vuol studiare, non vuol pensare.
effettivamente..vedo come al solito una certa strumentalizzazione…anch’io come te sono confusa.
Agli studenti non sembra vero: ogni occasione è buona per non fare un tubo! Anche perché..non è che i governi di sinistra che si sono succeduti da una decina d’anni a questa parte abbiano fatto molto per la scuola. Quali migliorie hanno apportato alla ricerca? Nessuna! Io ho studiato per anni grazie ad alcune borse di studio che mi hanno accompagnata nel percorso, soprattutto per i 5 anni di liceo artistico quando a Roma c’era il sindaco Carlo Giulio Argan -tra l’altro ho studiato sui suoi libri (tosti, moltissimo)- dopo di che…la scuola ha perso sempre più colpi. Colpa di una distribuzione delle risorse davvero oscena e arbitraria? Mah! di fatto non c’è più una lira..grazie: han fatto a chi mangnava di più, diciamocelo, ed ora? “il coccodrillo come fa’…non c’è nessuno che lo sa’”….è il caso di dirlo.
mah….Ignigo74… se quella è la tua certezza,
sarebbe molto più costruttivo intervenire sulla scuola,
ascoltando i diretti interessati, docenti e studenti,
che non intervenire ad-extra, soltanto per partito preso, come stanno facendo tutti i governi.
Alla fine le vittime rimangono sul campo, e sono sempre i più deboli: gli studenti, perchè sono sempre i più ricattabili da chi ha in mano tutte le diverse forme di potere su di loro.
Uno studente è in genere in via di formazione,
ma dal potere, qualunque esso sia (talvolta anche di chi doce) viene trattato come un imbecille, un contenitore, senza mai domandarsi abbastanza chi è veramente.
Allo stesso tempo gli studenti sono rappresentativi di una società che vogliamo e che permettiamo, attraverso le cassandre-de filippi, e tutto ciò che si spara attraverso le tv,
sono rappresentativi di quei genitori incapaci di esserlo,
non può essere che il malessere sia tutta colpa degli studenti, ora.
Dubitare e capire in questo momento è molto utile,
perchè si cercano troppo facilmente capri espiatori,
di questa crisi sociale, economica e finanziaria.
Non sono gli studenti ad avere in mano le redini della finanza, delle comunicazioni, dell’economia, del governo,
ma sono alcuni altri che ce l’hanno da decenni,
che hanno fatto il bello e il cattivo tempo come e quando hanno voluto,
prima in alcune formazioni politiche,
poi esaurite quelle, sono ricicciati in nuove formazioni politiche, mantenendo nelle loro mani ben salda la governance e i soldi.
Ora perchè devono pagare in tutti i tempi sempre gli studenti e la realtà più debole del paese?
Matteo ha ragione! Sono sempre i poveri disgraziati a rimetterci, i figli di papà, state tranquilli, anche se “raponzoli” troveranno il pertugio …sempre!
Ma ora, per restare in tema e con una fava, come si suol dire, prendere due piccioni…mi chiedo come mai, nel nuovo sistema didattico dove si studia lo spagnolo, l’inglese, e di tutto di più si è tralasciato lo quello della letteratura canonica. Non si sente bambino imparare a memoria le classiche poesie, che fanno un gran bene alla cultura: quelle del Carducci ad esempio la famosa…nebbia che “agli irti colli piovigginando sale,e sotto il maestrale urla e biancheggia il mare; a per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar….gira sui ceppi accessi ..ecc.eccc..” sentite qunt’è bella! Quella visione di natura autunnale proprio come descritto da Luigi nel post, e che non evoca tristezza ed abbandono malinconico ma ha una sua tematica interna, è conviviale, profumata, mirabile….perché i grandi poeti romantici (Foscolo, Leopardi) fino ai così detti “decadenti” e “crepuscolari” con Gozzano, Pascoli, che sono pietre miliari imprescindibile per la formazione umana e culturale di ogni generazione vengono snobbati, messi da parte…non sono più argomenti da trattare!
Scimmiottare il sistema americano non porta da nessuna parte, la scuola italiana sarebbe la più completa se fosse veramente sostenuta e incentivata dallo stato…invece non si investe un bel niente per la scuola pubblica, i professori sono demotivati, siamo alla frutta!! ed ora come riparare allo sfacello? questo il nodo!
dice Clodine:
“effettivamente..vedo come al solito una certa strumentalizzazione…anch’io come te sono confusa.”
————
anch’io sono confusa, ma la scritta che hai segnalato, Clodine, resta ‘geniale’ 🙂
Un saluto speciale a Nino e a sua moglie: il suo post mi ha intenerita, mi ha fatto ‘vedere’, le immagini e le atmosfere che evocava, ‘sentire’ il suo sentire, in breve; un bellissimo dono di ‘condivisione’… scaturito dall’input di Luigi: un poetico frammento dagli orizzonti immensi
Grazie!
e un saluto per tutti!
Prime nebbie: Mi “innamorai” della nebbia durante il mio Servizio Civile svolto in una zona della Lombardia, dove in autunno ve ne è molta.
Lo so, può sembrar strano che una persona si innamori della nebbia(basta pensare alle mille difficoltà che la nebbia crea agli automobilisti.)Eppure la “scighera”, così si chiama in dialetto lombardo, ha qualcosa di romantico, dolce e un pò malinconico.
Così scriveva una scrittrice lombarda, Caterina Sangalli Bianchi.
Scighera grisa e tanto caprizziosa
che guzza j oeucc e che la taja el fiaa…,
scighera malinconica e preziosa
perché lee la me scond quand mì gh’hoo maa…
Traduzione: Nebbia grigia e tanto capricciosa
che fa aguzzare gli occhi e taglia il fiato…
nebbia malinconica e preziosa
perché lei mi nasconde quando io ho male.
E poi come non ricordare:
La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’ esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Un caro saluto al Dott. Luigi e a tutti voi!
Ciao principessa.
Clodine, ti abbraccio!
F.
Il bel “post” di Luigi m’ha ricordato quel verso, intenso, scritto da Francesco Guccini (e tratto dalla canzone “Incontro”, del 1972): “Le luci / nel buio / di case / intraviste da un treno”.
Il mio personale e modestissimo “Premio speciale della critica” di stasera va, ex – aequo, al racconto di Nino (complimenti per la vena letteraria !) ed allo slogan anti-Gelmini riferito da Clodine.
A questo proposito, cari amici di pianerottolo, il mio approccio verso quest’onda studentesca che ha preso, un pò improvvisamente, ad agitarsi nelle scuole e nelle piazze italiane degli ultimi giorni è, vi confesso, un pò diverso; preciso che non sono riuscito a trovare molto tempo per infomarmi sui contenuti di questa protesta studentesca e, quindi, non ho ancora avuto modo di formarmi un’opinione definita: quel che so l’ho, più che altro, appreso da mia nipote, diciottenne, studentessa liceale di una città del Venetro, e che, con il tipico, generoso entusiamo dell’età, sta partecipando alle varie manifestazioni, iniziative e cortei studenteschi della sua città; può darsi che i contenuti di questa protesta siano giusti come, invece, può pure darsi che il Ministro Gelmini abbia le sue ragioni, e ci sarà pure, chissà !, il rischio che questo movimento sia strumentalizzato (anche se, per quel che ho capito, esso mi pare soprattutto a-partitico e culturalmente “trasversale”).
Ciò detto, mi pare, però, del tutto positivo, questo sì, che i ragazzi dei nostri licei, istituti tecnici, università, etc., vogliano riappropriarsi di un protagonismo che sembrava dimenticato e discutere dei contenuti che debbono animare l’istruzione pubblica (e sottolineo “pubblica”) in Italia: dovremo, forse, cercare di capire un pò meglio (lo dico prima di tutto a me stesso) ragioni ed argomenti (buoni o cattivi che siano) di questo movimento, invece che (e prima di) bollarlo con “luoghi comuni” vecchi come il cucco.
O no ?
Avete letto delle conclusioni del Sinodo ?
Mi par d’aver capito che viene proposta l’istituzione di un apposito ministero non consacrato per le donne laiche impegnate nell’opera pastorale (“Si auspica – recita la proposta n° 17 – che il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne, in modo che nella comunità cristiana sia riconosciuto il loro ruolo di annunciatrici della Parola”: in realtà, però, la lettura della Bibbia, durante la Santa Messa, da parte di donne è già ampiamente diffusa, e, ad esempio, nella mia parrocchia è assolutamente normale).
Una particolare attenzione ai diritti delle donne mi pare possa rinvenirsi anche in altro punto delle conclusioni del Sinodo, relativo al tema del dialogo interreligioso con, in particolare, i fedeli di religione islamica.
Mi sa che stasera ho parlato pure troppo.
Buona notte e buon riposo domenicale !
Roberto 55
Roberto 55 anch’io partecipo alle vicende della scuola attraverso i familiari: moglie maestra assai scontenta della riforma Gelmini, due figli che stanno facendo il dottorato e gli sembra di sognare quando sentono che vengono tagliati i fondi alla ricerca, un’altra figlia è nel normale corso di laurea, un’altra al ginnasio. La conversazione dunque è serrata. Una cosa l’ho capita con sicurezza: non condivido il taglio della spesa per la scuola. Tremonti dice che non possiamo permetterci una scuola elementare che costa “molto più” di quella di altri paesi simili al nostro e forse ha ragione, ma come possiamo permetterci di tagliare sulla ricerca dove spendiamo molto meno dei paesi simili al nostro?
Luigi
“Tremonti dice che non possiamo permetterci una scuola elementare che costa “molto più” di quella di altri paesi simili al nostro e forse ha ragione, ma come possiamo permetterci di tagliare sulla ricerca dove spendiamo molto meno dei paesi simili al nostro?”
SEGNALI DI FUMO
Ritengo che questa e altre non meno gravi “devianze” dei fondi pubblici verso alternative privatistiche sia il vero corno del problema.
Le parole danno senso e sostanza alle cose e quando cambiano, cambiano anche sostanza e significato.
Esempi delle denominazioni di alcuni ministeri:
Prima : Grazia e Giustizia
Dopo : Giustizia
Prima 1 : Sanità
Dopo 1 : Salute
Prima 1: Lavoro
Dopo 1 : Politiche Sociali
Dopo 2 : Lavoro, Salute e Politiche Sociali (un solo ministro per tre aree gigantesche, vorrà dire qualcosa o no?)
Prima: Pubblica Istruzione
Dopo : Istruzione Università e Ricerca
Altri paesi che “spendono” di meno nella scuola primaria non raggiungono l’eccellenza e sono decisamente indietro della nostra, al primo posto in Europa e tra le prime al mondo.
Forse quei paesi simili al nostro una volta tanto dovrebbero imitarci .
Altrettanto significativo usare “spendere” anziché “investire” per settori strategici della “spesa pubblica”, come l’Istruzione e la Ricerca.
Del resto anche chi ha difficoltà di comprendonio forse riesce a capire che qualcuno intende amministrare e gestire la cosa pubblica alla stregua di un’azienda che però ha finalità opposte.
Ad maiora
scighera è la nebbia in milanese, come ci è stato detto.
L’etimo è incerto e ondeggia tra un vago latino “caecària” forse legato all’idea del non vedere e un più recente e meno aulico “sigàro” il cui fumo denso ricorda questo padano fenomeno dell’umidità.
A dire il vero quei bei nebbioni anni ’80 che in piazza Giulio Cesare non ti vedevi la mano davanti alla faccia, sono ormai un ricordo molto lontano.
Anche la nebbia se n’è andata da Milano, restano solo donne sessantenni con le labbra e le tette rifatte, stilisti, modelle anoressiche, palestre e supermercati.
Il discorso sul decreto Gelmini mi coinvolge professionalmente. Proverò a dire la mia, ma avrò bisogno di un po’ di spazio. (Se qualche frequentatore vorrà saltare a piè pari, si abbia tutta la mia solidarietà).
Dunque, se ho capito bene gli stanziamenti per l’istruzione sono in Italia non molto diversi da quelli dei paesi nostri alleati e concorrenti. Però il sistema dell’istruzione funziona mediamente molto peggio e la spesa per la ricerca è drammaticamente inadeguata. Il 97 per cento della spesa – pare – è assorbita da una voragine: gli stipendi del personale; per gli investimenti rimangono gli spiccioli. E comunque, i docenti lamentano giustamente il livello bassissimo dei loro stipendi, molto inferiori alla media europea.
L’apparente paradosso si spiega col fatto che:
– i docenti sono troppi rispetto alla media europea; lavorano, mediamente, meno; per questo sono sottopagati;
– le materie d’insegnamento sono troppe (con alcuni evidenti doppioni, utili solo a moltiplicare il numero degli insegnanti;
– le ore settimanali d’insegnamento sono troppe (40 negli istituti professionali, da 36 a 38 negli istituti tecnici!).
La scuola – con la complicità delle forze politiche e dei sindacati del settore – è stata trasformata, negli ultimi cinquant’anni, in una camera di compensazione della disoccupazione intellettuale: si è scelto di assumere molto, si è aumentato il tempo-scuola, si è di fatto favorita una politica di stipendi bassi e orari di lavoro altrettanto bassi.
Se almeno i risultati fossero soddisfacenti… Ma tutti gli indicatori dimostrano che i nostri studenti conseguono un livello di nozioni e di competenze seccamente inferiore alla media europea (e non solo).
(Segue)
(Seguito)
Sarebbe necessario:
– non tagliare i fondi per l’istruzione pubblica, nonostante le difficoltà generali;
– ridurre gradualmente il numero dei docenti (garantendo comunque il posto di lavoro per tutto il personale in servizio);
– ridurre in misura significativa le materie e le ore di tempo-scuola;
– aumentare gradualmente le ore d’impegno settimanale dei docenti;
– impegnarsi a reinvestire nel settore dell’istruzione tutte le somme risparmiate coi provvedimenti di cui sopra: in particolare, nella ricerca, nella qualità dell’insegnamento, in strumenti aggiornati di apprendimento, negli stipendi dei docenti;
– garantire comunque i diritti dei meno garantiti: tempo pieno, borse di studio, assistenza agli immigrati, sostegno all’handicap.
Il decreto Gelmini viene incontro a queste esigenze? In parte sì, a mio parere. Resta, come è giusto, lo spazio per una contrattazione affidata a forze sindacali responsabili e riformiste. Certo che se – invece – i sindacati preferiscono coprire posizioni populiste e ultraconservatrici, non si va molto lontano.
(Segue)
(Seguito e fine)
Al di là di queste considerazioni, resta il fatto – e qui mi pare che Roberto abbia perfettamente ragione – che le manifestazioni studentesche di questi giorni hanno restituito un ruolo attivo a rappresentanze che sembravano destinate a subire passivamente iniziative risapute e stanchi slogan ripetitivi. Quando un gruppo sociale si fa protagonista, a mio parere diviene secondaria la fondatezza del programma di partenza: quello che non si capisce oggi si capirà meglio domani, l’importante è che ci si senta solidalmente responsabili intorno a un progetto.
Ecco perché per come posso e finché posso sono al fianco degli studenti con cui lavoro, con la funzione di ragionare e spingere all’uso della ragione, di controllare costantemente l’adeguatezza dei mezzi con gli obiettivi, di trasformare ogni occasione in un momento di crescita culturale, di smascherare i falsi amici e gli strumentalizzatori di qualunque provenienza.
Ed ecco perché giovedì prossimo, pur senza fare sconti alla piattaforma sindacale per me sbagliata, aderirò allo sciopero: voglio che gli studenti sappiano che è giusto agire in prima persona, pagando il congruo prezzo per le proprie idee e rinunciando a una parte dello stipendio anche quando (come è il mio caso) lo sciopero capita proprio nel giorno libero settimanale…
Grazie Sump dell’ottima spiegazione.
Grazie anche da parte mia Sump, hai esposto la situazione, che condivido, perfettamente.
Ti abbraccio
Ho letto con giusta attenzione le articolate e molto interessanti considerazioni di Sump, che ha parlato con tutta la cognizione di causa dell’operatore professionale e professionista della materia e – poichè, come sai, tengo molto al tuo parere – sono anche molto contento di trovarti in sintonia con il contenuto del mio “post” di ieri sera (oltre che, poi, di saperti vicino ai tuoi studenti in occasione dello sciopero di giovedì prossimo).
Aggiungo un’ulteriore osservazione, anch’essa “metodologica”, più che “di merito”: mi colpisce, di fronte a queste proteste (giuste o sbagliate, ripeto, che siano: forse, come spesso succede, saranno in parte giuste ed in parte sbagliate), l’incapacità del Governo di saper aprire e gestire, sui contenuti della riforma – Gelmini (che, magari, sarà pure buona, o forse no, o, forse, come dice Sump, è, in parte, buona e, in parte, no), un confronto positivo con le forze del settore (gli insegnanti, gli studenti, i ricercatori, il personale scolastico in genere), se non altro, allo scopo (e nello stesso interesse dei nostri governanti) di trovare la (anche solo parziale) condivisione degli operatori del settore su di un grande progetto di cambiamento dell’istruzione pubblica (ammesso che la riforma – Gelmini lo sia, del che, a leggere i “post” di Sump e di Luigi, mi viene da dubitare).
Dimenticavo (e cambiando completamente discorso): complimenti all’amico Fabricianus per le citazioni (e non è strano, Fabricianus, che la nebbia ti piaccia: affascina anche me che vivo in un paese ed in una zona immersi nella nebbia per 4 mesi l’anno) !
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Desidero ringraziare anch’io Sump per l’ottima spiegazione della “questione scolastica”.
Ed ecco perché giovedì prossimo, pur senza fare sconti alla piattaforma sindacale per me sbagliata, aderirò allo sciopero: voglio che gli studenti sappiano che è giusto agire in prima persona, pagando il congruo prezzo per le proprie idee e rinunciando a una parte dello stipendio anche quando (come è il mio caso) lo sciopero capita proprio nel giorno libero settimanale… Sono parole che scaldano il cuore! Mitico prof. Sump!
Caro Roberto55,(grazie di cuore per i complimenti che mi rivolgi nel post delle 20.57). Condivido la tua osservazione sull’incapacità del Governo di saper aprire e gestire un confronto con il settore scolastico(studenti, insegnanti..etc..etc…). Solo il dialogo può permetterci di andare avanti, solo il parlarsi e il guardarsi “visu a visu”, ci aiuterà a migliorare la scuola! Ma il Governo pare faccia fatica ad ascoltare…..No, così non va bene…
Un caro saluto a tutti!
F.
Non ho competenza in materia scolastica, ma ascolto molto in casa da moglie e figli e in base a quell’ascolto apprezzo le motivazioni della partecipazione allo sciopero espresse da Sump e Fabbricianus. Mi piacerebbe sentire il parere di altri visitatori che operano nella scuola. Che ne pensa Leonardo per esempio? O Iginio? A mio parere lo scamnbio in un blog non serve a ripetere in esso il grande dibattito, di certo non faremmo meglio dei leaders nazionali, o mondiali; ma a dire la prospettiva personale sulle varie questioni: io la vedo così in forza di questa esperienza.