Don Renato Passoni, parroco di San Marziano a Mede, ha vissuto momenti drammatici nelle settimane più dure della pandemia: la morte della mamma ricoverata nella stessa sua clinica, che non può assistere nè salutare; e poco dopo la Pasqua, fatta in rianimazione. Nel primo commento le parole con le quali ha annunciato dalla clinica, in facebook, a fine marzo, la morte della mamma; nel secondo quelle con cui ha salutato i parrocchiani al momento dell’uscita dalla clinica e di un primo ritorno in parrocchia, a fine maggio.
Don Renato di Mede che fa Pasqua in rianimazione
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Morte della mamma. «Con il cuore a pezzi ma credente nella vita eterna annuncio che mia mamma Giuseppina è appena tornata alla casa del Padre. Non solo non posso vederla, ma nemmeno accompagnarla al cimitero. Chiedo preghiere per l’anima di chi ha servito me e tanti sacerdoti in questi 23 anni di ministero, e chiedo conforto per mio fratello, che si è visto un po’ meno coccolato per questa scelta di servizio»: così don Renato Passoni nella sua pagina Facebook a fine marzo, essendo ricoverato con lei ma da lei separato alla clinica Beato Matteo di Vigevano.
https://necrologie.laprovinciapavese.gelocal.it/news/103171
Dramma e grazia. «E’ stata un’esperienza a tratti drammatica e nel contempo di grazia. Mi sono scoperto fragile e impotente ma anche capace di impegnarmi a vivere meglio i miei prossimi cinquant’anni donatimi nel giorno di Pasqua nel silenzio orante e sofferente, tra lacrime e gioia, di una sala di rianimazione”: così don Renato in Facebook a inizio giugno, saluta i parrocchiani lasciando la clinica e partendo – dopo una celebrazione in parrocchia domenica 31 maggio – per un periodo di convalescenza a Bellinzago, ospite di parenti. Più avanti, nella stessa pagina, fa questo riferimento alla morte della mamma Giuseppina, di cui al commento precedente: «A voi che mi siete stati vicino con la preghiera, la stima, l’affetto e qualche messaggio va il mio grazie perché, senza di voi, non ce l’avrei mai fatta. Dal Paradiso scorgo il sorriso (sì, ha cambiato “stile di vita”) di mamma Pina, papà Mario, nonna Maria, zia Rosanna e zia Teresina, insieme a Clemente e a tutti coloro che mi hanno voluto bene e ho amato, senza cui non avrei mai vinto questa battaglia. Vi seguirò con la preghiera e tanta nostalgia, “fate i bravi” e collaborate nella gioia e nella corresponsabilità con don Christian, don Giorgio e don Vladimir. Al mio ritorno mi inserirò di nuovo nel cammino fatto da voi pregustando sin da ora le “grandi cose che va facendo in noi l’Onnipotente”. Vi benedico. Ciao. A presto».
https://www.araldolomellino.it/lomellina/don-renato-e-tornato-a-casa/
Mia nota. Nelle parole di don Renato troviamo il fattivo e quasi esuberante parroco lombardo, ma troviamo anche l’invocazione per la mamma e per l’incredibile Pasqua. Due “passaggi” che gli lasciano un segno nell’anima. Della Pasqua in terapia intensiva parlano – nell’albo delle storie da me narrate – don Fabio Stevanazzi [http://www.luigiaccattoli.it/blog/don-fabio-stevanazzi-che-e-tornato-medico-in-pandemia/], don Piero Rattin [http://www.luigiaccattoli.it/blog/piero-rattin-siamo-foglie-secche-e-anche-la-fede-e-povera/]. Dell’impossibilità di accompagnare i familiari nella morte parla il magistrato Adriano Sansa [http://www.luigiaccattoli.it/blog/sansa-cosi-il-venerdi-santo-ho-accompagnato-mia-moglie/].
Venti storie. Questa di don Renato Passoni è la ventesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/
Molti sacerdoti sono caduti sotto la mannaia di questo killer, benedette anime, da annoverare tra i martiri dei nostri giorni.
Non credo che questo virus sia uno scherzo della natura. Una cosa tanto brutta solo dalla cattiveria umana poteva essere partorita. La natura, per quanto ci si possa impegnare, difficilmente resiste alla moderna scienza che di strada riguardo ai virus ne ha fatta davvero tanta. Giusto con l’ebola, e con l’ hiv ancora si tribola, ma esistono cure straordinarie. E come mai con questo coronavirus si brancola così tanto nel buio? Quando seppi che un’intera area dell’Università Pontificia Salesiana era stata dichiarata zona rossa pensai subito al peggio. Seppi, infatti, che molti preti erano stati ricoverai e qualche confratello era deceduto. Seppi anche, da una caro amico sacerdote, circa le disposizioni dell’Asl ; andarono bardati di scafandro e spogliarono tutti gli altari. Di fatto vennero requisite tovaglie,calici, manutergi, corporali, purificatoi e sostituiti da tovaglioli e bicchieri di carta. Mai, nella storia della Chiesa una simile ingerenza! Nell’Eucarestia si gioca la partita della salvezza, tutto posso capire, ma mettere le mani anche sui rituali l’ho travato veramente blasfemo.
Speriamo che tutto questo non ricominci!
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-22-agosto-2020/
Nasce dalla vita delle persone la speranza di una rinascita.
https://gpcentofanti.altervista.org/blogger-co-speranza-di-democrazia/