Ho un’amica di nome Giuditta che è di Manfredonia ed è sempre elegante. Ai miei compliments risponde così: “Al mio paese, ai miei tempi, chi era ricco o povero non lo conoscevi al vestito perchè tutti quando andavamo in città eravamo eleganti. Mia mamma era povera ma quando uscivamo mi metteva sempre il vestito della festa e con quello ero elegante. Non si vedeva ch’eravamo poverelli”.
Ho un’amica di nome Giuditta
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Un po’ in tutti i paesi era così. Mia madre mi raccontava che negli anni della sua giovinezza le contadine del suo paese, che durante la settimana vestivano male (spesso addirittura con abiti da lavoro che erano stati dei mariti), alla dominica si lavavano con cura, si pettinavano bene, indossavano vestiti eleganti, cappellini e gioielli per fare bella figura a messa e alla passegiata che seguiva nella piazza del paese. Figuriamoci poi se il programma prevedeva una gita in città!
Anche mia madre ci vestiva bene e di difficoltà ce n’erano molte. Con sei figlie femmine e solo papà a sostenere la famiglia si trattava di fare i salti mortali. Ma la mia mamma non si perdeva d’animo, era sarta e confezionava lei stessa, e non solo per noi, anche per altre bambine del condominio e grazie alle suore della materna cuciva i grembiulini per i piccoli bisognosi . Con soldi, acquistava l’occorrente per noi. Comprava quanto necessario “dai giudii” -diceva- (che sarebbero i negozi degli ebrei che popolavano -ora oppiantati da cinesi e indiani- la via dei Giubonari e Piazza Vittorio via Arenula, Campo de’ Fiori) aveva i suoi punti fissi. Poi passava da “Casaline” in via Nazionale e si forniva dei modelli di punta e noi davamo una mano e imparavamo l’arte. Tutte sarte nella famiglia di mia madre, mia zia ha lavorato per anni dalle sorelle Fontana e anche mia nonna era una sarta straordinaria.
Quanto ha cucito povera mamma! Sempre con i fili tra le labbra, dappertuto. Ricordo una famosa Pasqua in cui, per terminare il lavoro, s’impegnò l’intera notta. La trovammo al mattina piegata sulla vecchia , amata, Singer con il sangue che le usciva dal naso…Quanto ha lavorato povera mamma mia, e quale eredità ci ha consegnato!
Ho un,amica di nome Clodine. Stanotte, al momento del terremoto, è stata l’unica a pensare a me è a mandarmi un messaggio!
Tutto bene, amici del blog?
Cara Antonella…mi hai fatto preoccupare!
Ti abbraccio.