In questi giorni, offrirò la Messa per gli ammalati di questa epidemia di coronavirus, per i medici, gli infermieri, i volontari che aiutano tanto, i familiari, per gli anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi. Preghiamo insieme questa settimana, questa preghiera forte al Signore: “Salvami, o Signore, e dammi misericordia”.Così Francesco stamane ha introdotto la celebrazione nella cappella della Casa Santa Marta che veniva data in diretta video dai media vaticani. Nel primo commento i link al video e al testo dell’omelia.
La messa di Francesco per gli ammalati del coronavirus
4 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Qui il video dell’intera celebrazione e la trascrizione dell’omelia:
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/papa-francesco-messa-diretta-casa-santa-marta-coronavirus.html
Qui il resoconto narrativo dell’omelia: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200309_messa-per-imalati.html
Vangelo 10 marzo 2020
Mt 23, 1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
La grazia ci orienta a comprendere che ogni minimo bene da noi vissuto è un immenso dono di Dio. Un regalo che dà vita a noi stessi e agli altri. E allora non possiamo giudicare nessuno perché non sappiamo che luci o meno può aver ricevuto dal Signore. Veniamo condotti verso il cercare di accompagnare a misura, con discrezione, la crescita di ciascuno invece di imporgli obiettivi prefabbricati. È umano il volersi esprimere, fare cose grandi e belle. La grazia gradualmente ci induce certo a sviluppare piste di azione ma sempre più, nel profondo, rimessi a Dio.
Una storia.
Un missionario sta inutilmente sbracando da un più serio impegno in quella zona piena di fedeli. Tali numerose persone non vanno lì per lui ma per la grazia di una mamma, in un’altra parte del mondo, che offre la sua vita piena di prove per il bene di tutti. Senza che nessuno se ne avveda, che nessuno la esalti nemmeno un pochino.
Lo spegnimento della libera maturazione può stimolare e venire aggravato da una chiusura nel “particulare” che ostacola l’accoglienza reciproca, il formarsi di reti dal basso, la partecipazione. Dall’attuale pandemia sorgono ulteriori domande sulla possibilità che il pensiero unico prenda rapidamente ancor più il sopravvento. Disposizioni pur talora necessarie potrebbero nascere da situazioni provocate ad arte e/o venire usate per altri fini. Uno stato emergenziale che può più facilmente isolare, confondere, le persone cogliendo il momento favorevole per esempio per far passare leggi capestro per il popolo, per un’autentica democrazia. La carenza di adeguati collegamenti tra la gente rivelerebbe ancor più il suo carattere esiziale. http://gpcentofanti.altervista.org/il-prossimo-sinodo-sulla-sinodalita-speranze-problemi-pericoli/
La messa dell’alba dalle mie parti – a Recanati, nelle Marche – si chiamava “prima messa”. Al paese di lei – che è Nerviano, nel milanese – si chiamava “messa prima”. Bisognava arrivarci prima che venisse “scoperto il calice”, cioè prima dell’offertorio, altrimenti la messa non rispondeva al dovere di “udir la messa la domenica e le altre feste di precetto”, che era il primo dei cinque “precetti generali della Chiesa” del Catechismo di Pio X.