La malefica tosse e il letto 25 che porta fortuna

Avendo ripreso un po’ di energia e ritrovata – o quasi – la voce, chiedo spiegazioni sulla tosse che mi tormenta e che i medici danno per scontata, considerandola anzi un segno positivo: “Vuol dire che i tuoi polmoni riprendono a funzionare”. Sarà così, ma questi quattro o cinque assalti quotidiani della tosse mi spaventano: squassano il torace e l’addome, il cervello. Mi fanno esplodere in singulti e lacrime. Mi uccidono. Interroga questo e interroga quello, arrivo a un medico che mi legge da anni – dice lui – e che è stato anch’egli ricoverato, tre settimane prima di me, nello stesso reparto Covid 2 del San Giovanni e – incredibile a sentirmelo dire – è stato nello stesso mio letto: “Il letto 25 porta fortuna”, mi rassicura. Si chiama Michelangelo Bartolo [vedilo al primo commento] e mi spiega al telefono “quella stupida tosse” e altre cose. Diventiamo amici di cellulare e un poco mi conforta avere spiegazioni da uno che ha vegliato e temuto di morire nel letto dove quei movimenti dell’anima e del corpo li ho vissuti io per un tempo esattamente equivalente.

2 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Michelangelo Bartolo è il responsabile del Servizio di Telemedicina dell’Ospedale San Giovanni. Appartiene alla Comunità di Sant’Egidio e si occupa molto di Africa, come spiega per esempio in questa intervista al Sir: “La telemedicina sta già rivoluzionando la cooperazione sanitaria in Africa e i margini di sviluppo sono ancora amplissimi”.

    https://www.agensir.it/mondo/2019/06/01/cooperazione-bartolo-global-health-telemedicine-onlus-la-telemedicina-sta-rivoluzionando-la-sanita-in-africa/

    2 Gennaio, 2021 - 9:54
  2. giorgiobellieni

    Nelle pieghe e strettoie impervie dei racconti di testimonianza sul vissuto della pandemia, impegnativi e interpellanti anche per chi non è stato colpito direttamente (discutevamo con i miei figli, abbastanza adulti, sull’opportunità di documentari “precoci” come quello televisivo di Gabriele Salvatores, che io sostenevo siano da diffondere nelle scuole superiori), in punta di piedi colgo un qualche risvolto “ecclesiale” bello, tra tanta opacità, stanchezza e appannamento comunitario non meno che civile nazionale.
    In questo Paese “cattolico” e disgregato, la rete invisibile di amicizia fraterna e comunione spirituale della fede “funziona” e rimane radicalmente viva, oltre ogni istituzionalizzazione o legge canonica, come un fenomeno carsico ma molto reale. Me lo fa ancora credere il piccolo episodio, ridonatoci da Luigi, sull’incontro “virtuale” con Michele Bartolo, oggi suo consulente pneumatologico, ma soprattutto compagno asincrono del “letto d’ospedale” al Reparto Covid, in tempi e modi pur diversi. Conosco anche Michele da tanti anni, per la sua presenza “missionaria” in Calabria con la promozione e la cura fraterna-paterna delle Comunità di S. Egidio (anche se non vi appartengo) in questo territorio. Ma soprattutto sono state numerose le collaborazioni nell’impegno con gli anziani e la cultura “contro” la pena di morte svolta nelle scuole dove lavoravo, oltre alla sensibilizzazione instancabile e appassionata sull’Africa e sulla lotta all’AIDS… Riconosco perciò nelle parole di Luigi l’intreccio dei rapporti con un volto generoso di testimonianza etica ed evangelica che scorre nelle maglie del tessuto ecclesiale, che ci riconcilia e rasserena inalando fiducia davanti alle ambivalenze della Chiesa italiana. Si tratta di relazioni profonde, che rappresentano una grande risorsa da capitalizzare nella società “liquida”, oltre ogni più superficiale ambizione “politica”.

    3 Gennaio, 2021 - 18:15

Lascia un commento