La frutta la zappo e la cojo io

“Le marmellate le fa la mi moje ma la frutta la zappo e la cojo io e pure le ceste regalo le faccio io de tutti i prezzi”: così un cartello al banco “Succhi e confetture” del mercato “Campagna amica” di via di San Teodoro (vedi post del 19 dicembre). Nei commenti un’altra parlata dal vivo del venditore di formaggi e una mia paroletta di compratore più curioso delle parole che dei prezzi.

5 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ciavemo er gregge. “Buongiorno dottore, lo rivedo volentieri. Che te tajo? Sempre mezza forma di Primo sale? Questo l’abbiamo fatto ieri, vede com’è fresco? Intanto che peso e prezzo assaggia questi pecorini che ho messo sul tajere. Ce venga a rovà a Fiano Romano, lo sa dove se trova? Lì ciavemo er gregge e il labboratorio”: così m’accoglie il venditore di formaggi e formaggelle.

    5 Gennaio, 2018 - 9:32
  2. Luigi Accattoli

    Scuola di lingua. I mercati rionali a Roma sopravvivono bene alle nuove regole fiscali e igieniche ma anche all’invadenza dei super mercati e alla concorrenza delle bottegucce degli arabi, degli indiani, dei pakistani che tengono aperto fino a mezzanotte. Al “Nuovo mercato di piazza Vittorio” – ne ho parlato spesso qui nel blog – una metà dei chioschi è in mano agli immigrati e immigrati sono quasi tutti i garzoni dell’altra metà gestita da romani. Invece “Campagna amica” (Coltivatori diretti) al momento è ancora tutta italiana. Gli aiutanti spesso mi paiono studenti universitari che il sabato e la domenica vengono dalla campagna romana a dare una mano ai genitori o ai conoscenti che hanno un banco. Amo i mercati rionali. Sono per me una scuola di lingua e un osservatorio dell’integrazione tra noi degli immigrati.

    5 Gennaio, 2018 - 9:32
  3. Luigi Accattoli

    Eccomi ad altra scuola di lingua e d’arte casearia: siamo a Castelbasso, Teramo, con l’uomo dei formaggi che mi mostra la stagionatura del “Tesoro di cantina”, l’ottimo prodotto di colà. Deve stare per mesi stivato nelle botti tra foglie di castagno – se ricordo bene – e poi per altri mesi sulle scaffalature di legno. Sempre in cantine sotto terra. Notare il gesto del formaggiaro e l’obbedienza del mio sguardo al modo dei Magi che seguivano la stella.

    La foto mi è stata mandata appena ora – a commento del post sul formaggiaro di Fiano Romano – da Giuseppe di Merchiorre che m’invitò a Castelbasso nel luglio del 2016 et ivi più fiate mi pittò.

    5 Gennaio, 2018 - 11:11
  4. Clodine-Claudia Leo

    I formaggi abruzzesi sono genuini, stupefacenti, con quel sapore intenso che ti lascia un non so che di piccantello e un retrogusto dolce e forte allo stesso tempo.Ne so qualcosa essendo i miei suoceri nativi del posto e mio suocero trascorse parte di gioventù pascendo greggi tra i rigori della transumanza verso i pascoli, a valle, direzione Puglia nella stagione invernale tra lupi e fame: tanta da barattare un castrato intero per un piatto di minestra calda e un bicchiere di vino. Di quelle “pizzette” di formaggio ne ebbi a chili, nella dispensa, nel periodo in cui vissero. Talmente tanto da avere la soffitta inondata d’Abruzzo: odore forte, pungente, indimenticabile. Delicato e leggermente bucherellato da fresco, per quanto compatto, giallo, pastoso e grasso in piena stagionatura. Presso il Santuario di S.Gabriele dell’Addolorata c’è un piccolo esercizio che ne vende,il proprietario è compaesano di mio suocero così me ne procuro quanto basta per me e i miei figli, che lo adorano e lo divorano nel giro di un giorno. ” Ehh compà, chije magne prème, magne ‘ddu vodde” ( eh compà, chi mangia prima mangia due volte). Mi ci sono voluti 12 anni per capire il dialetto, alla fine, quando perfino lo parlavo i mie suoceri -due querce: forti, piene di grinze e rughe,analfabeti e intelligenti, buoni ma non fessi, dalla fede semplice e profonda, dignitosi e rispettosi del prossimo, sono tornati nella casa del Padre lasciandomi un grande patrimonio di saggezza…

    6 Gennaio, 2018 - 13:54

Lascia un commento