Sono stato a Vicenza per un dibattito con il biblista Giacomo Perego su “I volti dell’annuncio e le news di Dio”: puoi vedere il testo nella pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto. Era l’ultimo giorno del Festival biblico arrivato alla quinta edizione, un’esperienza che spero trovi imitatori e diffusione in ogni città d’Italia. Aperta da Enzo Bianchi e chiusa dal cardinale Scola, con mostre e concerti, lectio e tavole rotonde. Tra gli ospiti Lidia Maggi, Serena Noceti, Alberto Maggi, Fernando Bandini, Umberto Curi, Marco Trabucchi, Francesco Saracino, Aldo Maria Valli. Per i bambini è tornato “Il disegno sulla Bibbia più lungo del mondo”, che già l’anno scorso aveva avuto un bel successo: una bobina di carta che si snoda a terra per un chilometro. La Notte biblica per i giovani e tante altre idee per ogni gruppo o ambiente. Responsabili la diocesi e i padri paolini. Un “bravo” a tutti da parte mia.
La festa della Bibbia che viene da Vicenza
54 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
io credo che neanche un ventenne riuscirebbe tener il ritmo del vulcanico Luigi
Boh! Io al confronto di Luigi mi sento una “nullafacente”!!! 🙁
Ho stampato il tuo intervento e domattina, sul treno che dal Veneto mi porterà, come ogni settimana, o quasi, a Milano (per una “due giorni” ambrosiana: tornerò a casa venerdì notte), lo leggerò.
Mi piacerebbe, Luigi, conoscere qualche tua riflessione sul Nordest: sono certo – t’ho già espresso uesto mio parere – che la tua sensibilità saprebbe scrutare gli aspetti meno convenzionali e, proprio per questo, più “veri” del carattere delle terre (mie e di Plpl8).
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Luigi, il tuo intervento a Vicenza non fa una grinza.
Prendo atto con amarezza che dici cose che sono assodate da decenni,
ma il fatto che alle soglie del 2010 devi ancora parlarne,
aimèh! non sono ancora recepite.
Se le cose vanno con questi tempi….
mi sà che le risentirò dal prossimo vaticanista del corsera …in pensione anche tra 20 anni.
Prendo atto, che Woitila, pur NON essendo un uomo specializzato in mediologia(!)
non sfondava la comunicazione con le parole che erano importanti, ma con gesti e segni, immediatamente captabili dagli uomini di ogni derivazione,
gesti soprattutto non rituali,
che hanno comunicato una prossimità/vicinanza,
di cui evidentemente l’umanità varia sente il bisogno.
In questo si ricordano in modo particolare, tutti quei vescovi che sono entrati nell’immaginario umano, proprio per essere usciti da formalità paludamentate, per essere concretamente prossimo, abolendo ogni aurea di sacralità divina.
Grazie Luigi.
Ecco dove si finisce “abolendo ogni aurea di sacralità divina”.
L’Eurabia ha una capitale: Rotterdam.Qui interi quartieri sembrano Medio Oriente, le donne camminano velate, il sindaco è musulmano, nei tribunali e nei teatri si applica la sharia. Un grande reportage dalla città più islamizzata d’Europa. di S. Magister
ROMA, 19 maggio 2009 – Uno dei frutti più incontestabili del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa è stato il migliorato rapporto con l’islam. I tre giorni passati in Giordania e poi la visita alla Cupola della Roccia a Gerusalemme hanno fatto circolare anche tra il grande pubblico musulmano – per la prima volta in misura così diffusa – l’immagine di un papa amico, attorniato da leader islamici visibilmente felici di accoglierlo e di collaborare con lui per il bene della famiglia umana.Ma altrettanto incontestabile è la distanza tra questa immagine e la cruda realtà dei fatti. Non solo nei paesi a dominio musulmano, ma anche là dove i seguaci di Maometto sono minoranza, ad esempio in Europa.Nel 2002 Bat Ye’or, una studiosa nata in Egitto e di nazionalità britannica, specialista della storia e della condizione delle minoranze cristiane ed ebraiche – dette “dhimmi” – nei paesi musulmani, coniò il termine “Eurabia” per definire il destino verso il quale vede incamminata l’Europa. Un destino di sottomissione all’islam, di “dhimmitudine”.Oriana Fallaci riprese nei suoi scritti la parola “Eurabia” e diede ad essa una risonanza mondiale. Il 1 agosto 2005 Benedetto XVI ricevette la Fallaci in udienza privata, a Castel Gandolfo. Lei rifiutava il dialogo con l’islam, lui lo voleva e lo vuole. Ma si trovarono d’accordo – come poi riferì la Fallaci – nel riconoscere “l’odio di sé” che l’Europa mostra, il suo vuoto spirituale, la sua perdita d’identità, proprio mentre aumentano in essa gli immigrati di fede islamica. L’Olanda è un test di verifica straordinario. È il paese in cui l’arbitrio individuale è più legittimato ed esteso – fino al punto di consentire l’eutanasia sui bambini –, in cui l’identità cristiana si è più dissolta, in cui la presenza musulmana cresce più spavalda. Qui il multiculturalismo è la regola. Ma drammatici sono anche i contraccolpi: dall’uccisione del leader politico anti-islamista Pim Fortuyn alla persecuzione della dissidente somala Ayaan Hirsi Ali, all’assassinio del regista Theo Van Gogh, condannato a morte per il film “Submission” di denuncia dei crimini della teocrazia musulmana. Il successore di Fortuyn, Geert Wilders, vive da sei anni protetto minuto per minuto dalla polizia.In Olanda c’è una metropoli dove questa nuova realtà si vede a occhio nudo, più che altrove. Qui interi quartieri sono pezzi di Medio Oriente, qui sorge la più grande moschea d’Europa, qui nei tribunali e nei teatri si applica la legge islamica, la sharia, qui molte donne camminano velate, qui il sindaco è musulmano, figlio di un imam.Questa metropoli è Rotterdam, la seconda città d’Olanda per popolazione, il primo porto d’Europa per volume di traffico.Quello che segue è un reportage da Rotterdam uscito sul quotidiano italiano “il Foglio” il 14 maggio 2009, seconda di sette puntate di una grande inchiesta riguardante l’Olanda.
L’autore, Giulio Meotti, scrive anche per il “Wall Street Journal”.
Nella casbah di Rotterdam,di Giulio Meotti
A Feyenoord si vedono ovunque donne velate che sfrecciano come lampi per le strade del quartiere. Evitano ogni contatto, soprattutto con gli uomini, perfino il contatto visivo. Feyenoord ha le dimensioni di una città e vi convivono settanta nazionalità. È una zona che vive di sussidi e di edilizia popolare, è qui che si capisce di più come l’Olanda – con tutte le sue norme antidiscriminazione e con tutta la sua indignazione morale – è una società completamente segregata. Rotterdam è nuova, venne bombardata due volte nella seconda guerra mondiale dalla Luftwaffe. Come Amsterdam è sotto il livello del mare, ma a differenza della capitale non ha fascino libertino. A Rotterdam sono i venditori arabi di cibo halal a dominare l’estetica urbana, non i neon delle prostitute. Ovunque si vedono casbah-caffè, agenzie di viaggio che offrono voli per Rabat e Casablanca, poster di solidarietà con Hamas e lezioni di olandese a buon prezzo.È la seconda città del paese, una città povera, ma è anche il motore dell’economia con il suo grande porto, il più importante d’Europa. È una città a maggioranza immigrata, con la più alta e imponente moschea di tutta Europa. Il sessanta per cento degli stranieri che arrivano in Olanda vengono ad abitare qui. La cosa che più colpisce giungendo in città con il treno sono queste enormi affascinanti moschee su un paesaggio verdissimo, lussurreggiante, boschivo, acquoso, come corpi alieni rispetto al resto. La chiamano “Eurabia”. È imponente la moschea Mevlana dei turchi. Ha i minareti più alti d’Europa, più alti persino dello stadio della squadra di calcio Feyenoord. Rotterdam è una città che ha molti quartieri sequestrati dall’islamismo più cupo e violento. La casa di Pim Fortuyn spicca come una perla in un mare di chador e niqab. Si trova al numero 11 di Burgerplein, dietro la stazione. Di tanto in tanto qualcuno viene a portare fiori davanti alla casa del professore assassinato ad Amsterdam il 6 maggio del 2002. Altri lasciano un biglietto: “In Olanda si tollera tutto, tranne la verità”. È stato un milionario di nome Chris Tummesen ad acquistare la casa di Pim Fortuyn perché rimanesse intatta. La sera prima dell’omicidio Pim era nervoso, lo aveva detto in televisione che si era creato un clima di demonizzazione contro di lui e le sue idee. E così avvenne, con quei cinque colpi alla testa sparati da Volkert van der Graaf, un militante della sinistra animalista, un ragazzotto mingherlino, calvinista, capelli rasati, occhi cupi, vestito da ecologista puro, maglia lavorata a mano, sandali e calze di lana caprina, vegetariano assoluto, “un ragazzo impaziente di cambiare il mondo”, dicono gli amici. Nel centro di Rotterdam non molto tempo fa sono apparse foto mortuarie di Geert Wilders, poste sotto un albero, con una candela a lumeggiarne la morte prossima ventura. Oggi Wilders è il politico più popolare in città. È lui l’erede di Fortuyn, il professore omosessuale, cattolico, ex marxista che aveva lanciato un partito per salvare il paese dall’islamizzazione. Al suo funerale mancava soltanto la regina Beatrice, perché l’addio al “divino Pim” diventasse un funerale da re. Prima lo hanno mostrificato (un ministro olandese lo chiamò “untermensch”, subuomo alla nazista), poi lo hanno idolatrato. Le prostitute di Amsterdam deposero una corona di fiori all’obelisco dei caduti in piazza Dam.”The Economist”, settimanale lontano dalle tesi antislamiche di Wilders, tre mesi fa parlava di Rotterdam come di un “incubo eurabico”. Per gran parte degli olandesi che ci vivono l’islamismo è oggi un pericolo più grande del Delta Plan, il complicato sistema di dighe che previene l’inondazione dal mare, come quella che nel 1953 fece duemila morti. La pittoresca cittadina di Schiedam, attaccata a Rotterdam, è sempre stata un gioiello nell’immaginazione olandese. Poi l’alone fiabesco è svanito, quando sui quotidiani tre anni fa è diventata la città di Farid A., l’islamista che minacciava di morte Wilders e la dissidente somala Ayaan Hirsi Ali. Da sei anni Wilders vive 24 ore su 24 sotto la protezione della polizia.A Rotterdam gli avvocati musulmani vogliono cambiare anche le regole del diritto, chiedendo di poter restare seduti quando entra il giudice. Riconoscono soltanto Allah. L’avvocato Mohammed Enait si è appena rifiutato di alzarsi in piedi quando in aula sono entrati i magistrati, ha detto che “l’islam insegna che tutti gli uomini sono uguali”. La corte di Rotterdam ha riconosciuto il diritto di Enait di rimanere seduto: “Non esiste alcun obbligo giuridico che imponga agli avvocati musulmani di alzarsi in piedi di fronte alla corte, in quanto tale gesto è in contrasto con i dettami della fede islamica”. Enait, a capo dello studio legale Jairam Advocaten, ha spiegato che “considera tutti gli uomini pari e non ammette alcuna forma di ossequio nei confronti di alcuno”. Tutti gli uomini ma non tutte le donne. Enait è noto per il suo rifiuto di stringere la mano alle donne, che più volte ha dichiarato di preferire con il burqa. E di burqa se ne vedono tanti a Rotterdam.Che l’Eurabia abiti ormai a Rotterdam lo ha dimostrato un caso avvenuto in aprile allo Zuidplein Theatre, uno dei più prestigiosi in città, un teatro modernista, fiero di “rappresentare la diversità culturale di Rotterdam”. Sorge nella parte meridionale della città e riceve fondi del comune, guidato dal musulmano e figlio di imam Ahmed Aboutaleb. Tre settimane fa lo Zuidplein ha consentito di riservare un’intera balconata alle sole donne, in nome della sharia. Non accade in Pakistan o in Arabia saudita, ma nella città da cui sono partiti per gli Stati Uniti i Padri Fondatori. Qui i pellegrini puritani sbarcarono con la Speedwell, che poi scambiarono con la Mayflower. Qui è iniziata l’avventura americana. Oggi c’è la sharia legalizzata.In occasione dello spettacolo del musulmano Salaheddine Benchikhi, lo Zuidplein Theatre ha accolto la sua richiesta di riservare alle sole donne le prime cinque file. Salaheddine, editorialista del sito Morokko.nl, è noto per la sua opposizione all’integrazione dei musulmani. Il consiglio municipale lo ha approvato: “Secondo i nostri valori occidentali la libertà di vivere la propria vita in funzione delle proprie convinzioni è un bene prezioso”. Anche un portavoce del teatro ha difeso il regista: “I musulmani sono un gruppo difficile da far venire in teatro, per questo siamo pronti ad adattarci”.Un altro che è stato pronto ad adattarsi è il regista Gerrit Timmers. Le sue parole sono abbastanza sintomatiche di quella che Wilders chiama “autoislamizzazione”. Il primo caso di autocensura avvenne proprio a Rotterdam, nel dicembre 2000. Timmers, direttore del gruppo teatrale Onafhankelijk Toneel, voleva mettere in scena la vita della moglie di Maometto, Aisha. Ma l’opera venne boicottata dagli attori musulmani della compagnia quando fu evidente che sarebbero stati un bersaglio degli islamisti. “Siamo entusiasti dell’opera, ma la paura regna”, gli dissero gli attori. Il compositore, Najib Cherradi, comunicò che si sarebbe ritirato “per il bene di mia figlia”. Il quotidiano “Handelsblad” titolò così: “Teheran sulla Mosa”, il dolce fiume che bagna Rotterdam. “Avevo già fatto tre lavori sui marocchini e per questo volevo avere degli attori e cantanti musulmani”, ci racconta Timmers. “Poi mi dissero che era un tema pericoloso e che non potevano partecipare perché avevano ricevuto delle minacce di morte. A Rabat uscì un articolo in cui si disse che avremmo fatto la fine di Salman Rushdie. Per me era più importante continuare il dialogo con i marocchini piuttosto che provocarli. Per questo non vedo alcun problema se i musulmani vogliono separare gli uomini dalle donne in un teatro”.Incontriamo il regista che ha portato la sharia nei teatri olandesi, Salaheddine Benchikhi. È giovane, moderno, orgoglioso, parla un inglese perfetto. “Io difendo la scelta di separare gli uomini dalle donne perché qui vige libertà d’espressione e di organizzazione. Se le persone non possono sedersi dove vogliono è discriminazione. Ci sono due milioni di musulmani in Olanda e vogliono che la nostra tradizione diventi pubblica, tutto si evolve. Il sindaco Aboutaleb mi ha sostenuto”.Un anno fa la città entrò in fibrillazione quando i giornali resero nota una lettera di Bouchra Ismaili, consigliere del comune di Rotterdam: “Ascoltate bene, pazzi freak, siamo qui per restarci. Siete voi gli stranieri qui, con Allah dalla mia parte non temo niente, lasciatevi dare un consiglio: convertitevi all’islam e trovate la pace”. Basta un giro per le strade della città per capire che in molti quartieri non siamo più in Olanda. È un pezzo di Medio Oriente. In alcune scuole c’è una “stanza del silenzio” dove gli alunni musulmani, in maggioranza, possono pregare cinque volte al giorno, con un poster della Mecca, il Corano e un bagno rituale prima della preghiera. Un altro consigliere musulmano del comune, Brahim Bourzik, vuol far disegnare in diversi punti della città segnali in cui inginocchiarsi in direzione della Mecca.Sylvain Ephimenco è un giornalista franco-olandese che vive a Rotterdam da dodici anni. È stato per vent’anni corrispondente di “Libération” dall’Olanda ed è fiero delle sue credenziali di sinistra. “Anche se ormai non ci credo più”, dice accogliendoci nella sua casa che si affaccia su un piccolo canale di Rotterdam. Non lontano da qui si trova la moschea al Nasr dell’imam Khalil al Moumni, che in occasione della legalizzazione del matrimonio gay definì gli omosessuali “malati peggio dei maiali”. Da fuori si vede che la moschea ha più di vent’anni, costruita dai primi immigrati marocchini. Moumni ha scritto un libercolo che gira nelle moschee olandesi, “Il cammino del musulmano”, in cui spiega che agli omosessuali si deve staccare la testa e “farla penzolare dall’edificio più alto della città”. Accanto alla moschea al Nasr ci sediamo in un caffè per soli uomini. Davanti a noi c’è un mattatoio halal, islamico. Ephimenco è autore di tre saggi sull’Olanda e l’islam, e oggi è un famoso columnist del quotidiano cristiano di sinistra “Trouw”. Ha la miglior prospettiva per capire una città che, forse anche più di Amsterdam, incarna la tragedia olandese.”Non è affatto vero che Wilders raccoglie voti delle periferie, lo sanno tutti anche se non lo dicono”, ci dice. “Oggi Wilders viene votato da gente colta, anche se all’inizio era l’Olanda bassa dei tatuaggi. Sono tanti accademici e gente di sinistra a votarlo. Il problema sono tutti questi veli islamici. Dietro casa mia c’è un supermercato. Quando arrivai non c’era un solo velo. Oggi alla cassa ci sono soltanto donne musulmane col chador. Wilders non è Haider. Ha una posizione di destra ma anche di sinistra, è un tipico olandese. Qui ci sono anche ore in piscina per sole donne musulmane. È questa l’origine del voto per Wilders. Si deve fermare l’islamizzazione, la follia del teatro. A Utrecht c’è una moschea dove si danno servizi municipali separati per uomini e donne. Gli olandesi hanno paura. Wilders è contro il Frankenstein del multiculturalismo. Io che ero di sinistra, ma che oggi non sono più niente, dico che abbiamo raggiunto il limite. Ho sentito traditi gli ideali dell’illuminismo con questo apartheid volontario, nel mio cuore sento morti gli ideali d’eguaglianza di uomo e donna e la libertà d’espressione. Qui c’è una sinistra conformista e la destra ha una migliore risposta al pazzo multiculturalismo”.Alla Erasmus University di Rotterdam insegna Tariq Ramadan, il celebre islamista svizzero che è anche consulente speciale del comune. A scovare dichiarazioni di Ramadan critiche sugli omosessuali è stata la più celebre rivista gay d’Olanda, “Gay Krant”, diretta da un loquace giornalista di nome Henk Krol. In una videocassetta, Ramadan definisce l’omosessualità “una malattia, un disordine, uno squilibrio”. Nel nastro Ramadan ne ha anche per le donne, “devono tenere lo sguardo fisso a terra per strada”. Il partito di Wilders ha chiesto lo scioglimento della giunta municipale e la cacciata dell’islamista ginevrino, che invece si è visto raddoppiare l’ingaggio per altri due anni. Questo accadeva mentre al di là dell’oceano l’amministrazione Obama confermava il divieto d’ingresso a Ramadan nel territorio degli Stati Uniti. Fra i nastri in possesso di Krol ve ne è uno in cui Ramadan dice alle donne: “Allah ha una regola importante: se cerchi di attrarre l’attenzione attraverso l’uso del profumo, attraverso il tuo aspetto o i tuoi gesti, non sei nella direzione spirituale corretta”.”Quando venne ucciso Pim Fortuyn fu uno shock per tutti, perché un uomo venne assassinato per quello che diceva”, ci dice Krol. “Non era più il mio paese quello. Sto ancora pensando di lasciare l’Olanda, ma dove potrei andare? Qui siamo stati critici di tutto, della Chiesa cattolica come di quella protestante. Ma quando abbiamo mosso critiche all’islam ci hanno risposto: State creando nuovi nemici!”. Secondo Ephimenco, è la strada il segreto del successo di Wilders: “A Rotterdam ci sono tre moschee enormi, una è la più grande d’Europa. Ci sono sempre più veli islamici e un impulso islamista che viene dalle moschee. Conosco tanti che hanno lasciato il centro città e vanno nella periferia ricca e bianca. Il mio quartiere è povero e nero. È una questione di identità, nelle strade non si parla più olandese, ma arabo e turco”.Incontriamo l’uomo che ha ereditato la rubrica di Fortuyn sul quotidiano “Elsevier”, si chiama Bart Jan Spruyt, è un giovane e aitante intellettuale protestante, fondatore della Edmund Burke Society, ma soprattutto autore della “Dichiarazione di indipendenza” di Wilders, di cui è stato collaboratore dall’inizio. “Qui un immigrato non ha bisogno di lottare, studiare, lavorare, può vivere a spese dello Stato”, ci dice Spruyt. “Abbiamo finito per creare una società parallela. I musulmani sono maggioranza in molti quartieri e chiedono la sharia. Non è più Olanda. Il nostro uso della libertà ha finito per ripercuotersi contro di noi, è un processo di autoislamizzazione”.
Spruyt era grande amico di Fortuyn. “Pim disse ciò che la gente sapeva da decenni. Attaccò l’establishment e i giornalisti. Ci fu un grande sollievo popolare quando scese in politica, lo chiamavano il ‘cavaliere bianco’. L’ultima volta che parlai con lui, una settimana prima che fosse ucciso, mi disse di avere una missione. La sua uccisione non fu il gesto di un folle solitario. Nel febbraio 2001 Pim annunciò che avrebbe voluto cambiare il primo articolo della costituzione olandese sulla discriminazione perché a suo dire, e aveva ragione, uccide la libertà di espressione. Il giorno dopo nelle chiese olandesi, perlopiù vuote e usate per incontri pubblici, venne letto il diario di Anna Frank come monito contro Fortuyn. Pim era veramente cattolico, più di quanto noi pensiamo, nei suoi libri parlava contro l’attuale società senza padre, senza valori, vuota, nichilista”.Chris Ripke è un’artista noto in città. Il suo studio è vicino a una moschea in Insuindestraat. Scioccato nel 2004 dall’omicidio del regista Theo Van Gogh per mano di un islamista olandese, Chris decise di dipingere un angelo sul muro del suo studio e il comandamento biblico “Gij zult niet doden”, non uccidere. I vicini nella moschea trovarono il testo “offensivo” e chiamarono l’allora sindaco di Rotterdam, il liberale Ivo Opstelten. Il sindaco ordinò alla polizia di cancellare il dipinto perché “razzista”. Wim Nottroth, un giornalista televisivo, si piazzò di fronte in segno di protesta. La polizia lo arrestò e il filmato venne distrutto. Ephimenco fece lo stesso nella sua finestra: “Ci misi un grande telo bianco con il comandamento biblico. Vennero i fotografi e la radio. Se non si può più scrivere ‘non uccidere’ in questo paese, allora vuol dire che siamo tutti in prigione. È come l’apartheid, i bianchi vivono con i bianchi e i neri con i neri. C’è un grande freddo. L’islamismo vuole cambiare la struttura del paese”. Per Ephimenco parte del problema è la decristianizzazione della società. “Quando arrivai qui, negli anni Sessanta, la religione stava morendo, un fatto unico in Europa, una collettiva decristianizzazione. Poi i musulmani hanno riportato la religione al centro della vita sociale. Aiutati dall’élite anticristiana”.Usciamo per un giro fra i quartieri islamizzati. A Oude Westen si vedono soltanto arabi, donne velate da capo a piedi, negozi di alimentari etnici, ristoranti islamici e shopping center di musica araba. “Dieci anni fa non c’erano tutti questi veli”, dice Ephimenco. Dietro casa sua, una verdeggiante zona borghese con case a due piani, c’è un quartiere islamizzato. Ovunque insegne musulmane. “Guarda quante bandiere turche, lì c’è una chiesa importante, ma è vuota, non ci va più nessuno”. Al centro di una piazza sorge una moschea con scritte in arabo. “Era una chiesa prima”. Non lontano da qui c’è il più bel monumento di Rotterdam. È una piccola statua in granito di Pim Fortuyn. Sotto la testa lucente in bronzo, la bocca che accenna l’ultimo discorso a favore della libertà di parola, c’è scritto in latino: “Loquendi libertatem custodiamus”, custodiamo la libertà di parlare. Ogni giorno qualcuno depone dei fiori.
…..pensavo che fosser ritornato affus…..
ehhhhh, quanto casino, co’ sta paura de perde’ li valori….,
chissà che non si siano persi sotto il letto o il comodino.
Bello ieri vedere lo spot pub di Casini, con dietro lo striscione che faceva riferimento ai valori cristiani…
ma valori de che?
è solo bigiotteria pe’ vecchie matrone ritronate….
Incapaci di coerenza si attaccano ai valori (cristiani)….. che devono valere solo per gli altri.
Ma ci faccino il piacere…..!!!!
Per chi ha problemi con la desacralizzazione,
mi limito solo a osservare che il primo che ha desacralizzato è stato Dio,
che nel Figlio si è spogliato, per incarnarsi nel completamente umano.
Madonna che scandalo!!!!!!!!
Di fronte ad una esondazione così imponente e fuori stagione, ho preso spavento, così ho dato immediatamente l’allarme alla protezione civile della Sardegna perchè intervenga.
per chi ha problemi con la “desacralizzazione”
beh, io ho problemi con la desacralizzazione, nel senso che non mi sembra giusta.
Dio si è fatto uomo, ma per rendere l’uomo più simile a Dio, quindi non per desacralizzare la vita umana, ma per sacralizzarla…
riporto le parole di un abate ortodosso del Monte Athos come riportate nell’articolo di Magister.
“A forza di umanizzare Dio, le Chiese d’Occidente lo fanno sparire.
Un Dio che non deifichi l’uomo non ha nessun interesse, che esista o meno”
Condivido.
basta guardare l’ultima, orribile, creazione architettonica adibita a Chiesa,
il Cubo di Foligno di Fuksas, per capire la perdita assoluta del senso del sacro, non c’è neanche una croce..sembra un supermercato.. un hangar
più umano di così!
Ma chi vedeva Gesù figlio di Giuseppe, l’Ebreo, non vedeva assolutamente Dio !!!!!!
Vedeva soltanto un uomo…..
Si tratta di umanizzare Dio? sul serio?
Fino a prova contraria è stato Dio che si è umanizzato divenendo uomo, incarnandosi…
Per le chiese…..
mi sembrava che fosse l’Ebreo Gesù,
che diceva che non adoreranno Dio nè nel tempio di Gerusalemme nè altrove… (presumo anche il tempio di s.Pietro..)
perchè Lui è il tempio vivente……
più umano di così…????
Già è Dio,
è lui che sceglie….
non gli uomini che hanno sempre bisogno di rifondare nuove religioni….
qualcuno lo ha visto anche durante la Trasfigurazione….
e presumi malissimo dato che nella S. Messa si celebra il Santo Sacrificio di Cristo, Altare Vittima Sacerdote, per comunicarlo e applicarlo a tutti gli uomini, di qualunque epoca.
Tutto questo accade nell’unica Chiesa che Cristo ha fondato su Pietro.
Comoplimenti a Luigi!
Sulla “desacralizzazione” dico anch’io la mia. Gesù non ha abolito il sacro, ma una certa concezione del “sacro” inteso come separatezza; ed al tempo stesso ha distinto il tempo e lo spazio di Dio da quelli dell’uomo, desacralizzando (questo sì!) il potere terreno.Si può dire che dal “sacro” si è passati al “santo”. Gesù poi non è solo uomo né solo Dio: è uomo e Dio. L’unione teandrica (del tutto sconosciuta all’ebraismo rabbinico come alle altre religioni antiche) è il mistero fondamentale della nostra fede.
Attraverso Gesù uomo il credente vede Dio: tutta la teologia dell’immagine si fonda su questo principio vristologico (che in teologia viene anche chiamato “comunicazione degli idiomi”). Ma qui sul pianerottolo c’è chi ne sa più di me o può dire con parole più appropriate ciò che io ho “balbettato”.
A Mandis: il modello olandese non piace neppure a me (è una simbiosi confusa di estremo laicismo e di mescolanza di etnie senza integrazione). Ma il “sacro” cristiano non significa usare simboli cristiani per escludere altri, bensì consapevolezza delle proprie radici e al tempo stesso rispetto delle identità “altre”.Lo storico musulmano Fouad Allam ha detto e scritto cose che condivido.
Sul multiculturalismo apprezzo la prospettiva aperta e saggia del card. Scola.
Concordo con quanto scritto da Matteo.
Inotre aggiungo:
“Tutto questo accade nell’unica Chiesa che Cristo ha fondato su Pietro.”
Alberto Maggi, biblista citato sopra, propone una differente interpretazione del versetto Mt 16:18 che hai parafrasato, basandola su una più precisa traduzione del testo greco. In particolare, Gesù non edifica la sua comunità su Pietro ma sulla roccia, immagine di Lui stesso.
@Discepolo
“basta guardare l’ultima, orribile, creazione architettonica adibita a Chiesa,
il Cubo di Foligno di Fuksas, per capire la perdita assoluta del senso del sacro, non c’è neanche una croce..sembra un supermercato.. un hangar
più umano di così!”
———————————————-
Permettimi alcune osservazioni:
-La scelta dell’architetto, la progettazione e la costruzione di un edificio del culto, in particolare una Chiesa Cattolica, è sotto la giurisdizione e la responsabilità del vescovo locale e sentiti i pareri vincolanti degli organismi centrali della Chiesa e di quelli della Sovrintendenza ai Beni culturali dello Stato italiano
-Come in tutte le opere costruttive l’architetto prende nota delle esigenze e delle direttive del committente quindi presenta una prima bozza di progetto. Sta al committente proseguire o meno.
-Non è che i Fuksas o i Meyer di turno ( l’architetto della chiesa delle Tre vele bianche a Tor Tre Teste – Roma), si svegliano al mattino e decidono di fare di testa loro.
Il Cubo è stato commissionato dal vescovo di Foligno con la benedizione dell’allora Segretario della CEI, Mons Betori, oggi Arcivescovo di Firenze.
E la chiesa cosiddetta delle Tre Vele, quella che a molti appare come una indecifrabile cattedrale nel deserto, nientepopodimenochè dall’Eminentissimo e Reverendissimo Card. Ruini.
Da: http://www.lavoce.it/articoli/20090424651.asp
Questo il commento del vescovo di Foligno:
“Quando la vedi da fuori ti chiedi: cos’è sta roba? Basta varcare la soglia e la domanda si trasforma in stupore perchè quel cubo di cemento, tanto imponente quanto diverso dalle chiese romaniche dell’Umbria, rivela un cuore fatto di luce dove lo sguardo s’innalza, immediato, verso l’alto. Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, domenica 26 aprile consacrerà la nuova chiesa di Foligno”
I gusti sono gusti, capisco.
Ma se è vero che Dio uno se lo porta dentro di se allora i gusti sono un optional.
E in ogni caso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono in ogni luogo e vanno dove vogliono incluso il Cubo e le Tre vele. O no?
Se poi ti dovesse interessare di approfondire l’argomento e ascoltare dalla viva voce di Fuksas la storia del Cubo, puoi farti un giro su:
http://www.radio.rai.it/radio3/elenco.cfm?Q_PROG_ID=860
Si tratta della trasmissione Faccia a Faccia su Radiorai 3 del 28/05/2009 Ritanna Armeni intervista l’architetto Massimiliano Fuksas
Massimiliano Fuksas, di origine lituana, nasce a Roma nel 1944, dove si laurea in architettu…
{leggi tutto} ascolta
@ Pika
l’interpretazione che Alberto Maggi riprende, già ha una lunga storia…,
Cristo è “pietra viva”, e noi veniamo “impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo”.
(1Pietro 2)
Bene, questo significa parlar chiaro! Altro che lamentazioni sulla desacralizzazione, Pika parla chiaro: non c’è Chiesa fondata su Pietro, ma comunità fondata su lui stesso, il Cristo. Le conseguenze sono chiare e logiche. Ed è altrettanto chiaro che su questa strada non ci si può appellare al CVII, che d’altronde non potrebbe essere altro – come i precedenti Concili e come qualsiasi altra fonte magisteriale – che espressione di uomini, di cristiani che esprimono loro opinioni, senza alcuna autorità che non sia quella scientifica (teologica, ecc.) che ogni interprete può avere.
Non è una novità sconvolgente: nessuna struttura, nessuna autorità, culto libero nelle forme e nei contenuti. Basta essere chiari e trarne le conseguenze.
Incidentalmente, caro Matteo, certo, “Lui è il tempio vivente”, ma perchè con il suo Sacrificio, con la sua morte e resurrezione, compie l’unico vero e definitivo atto di culto, perchè Lui è l’unico Sacerdote (e ogni sacerdote nella Messa non fa altro che rinnovare, in persona Christi, in modo incruento quell’unico sacrificio di Gesù Cristo).
eeeeeehhhhhh!
Gerry,
che esagerato!
non si può fare un po’ di discussione accademica,
subito il randello a fender l’aria,
o con me o contro di me….
suvvia…
Comunque è interessante….
“nessuna autorità”….
questo bisogno inconscio radicato di un papi, unto dal Xignore,
che guida verso una poltrona in parlamento, o una entrata nello spettacolo televisivo….
🙂
Per Nino (e l’arch. Fuksas)
Certo che ognuno ha i suoi gusti, ma mi pare che anche il card. Schönborn si sia domandato perché tanta arte “sacra” moderna sia così brutta, compresa quella collezionata nei musei vaticani… La sua risposta, ovvia peraltro, è che si tratti di arte che non ha chiara percezione del mistero di Dio (senza voler fare i critici d’arte, mi par chiaro ci sia – e ci sia stata anche in passato – differenza tra un’opera di un artista credente (come Michelangelo, con la sua fede grandiosa e tormentata) e quelle di uno studio di architetti o di una moderna archistar come Fuksas.
Credo che nessuno, neanche Discepolo ritengo, sia tanto sprovveduto da non sapere o capire che la committenza sceglie (se poi soggiaccia anche al fascino delle archistar non saprei dire…), ma non si tratta di dare risposte formali o burocratiche. Prendo atto che Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, ha parlato di uno sguardo che “s’innalza, immediato, verso l’alto”. Lui ha questo senso di verticalità (quello così ovvio nelle antiche navate, in cui il popolo di Dio comprendeva così facilmente – forse troppo – quale fosse l’orizzonte e la direzione), a tanti sembra che in quella chiesa si guardi in alto per timor panico che la struttura posta sopra l’altare abbia a precipitare. Senza dubbio sarà conseguenza della mia profonda mancanza di cultura e di sensibilità, sia specifica che generale, ma io consiglio a tutti di farsi un’opinione personale guardando esterno e interno della chiesa (anche solo su internet).
@ Gerry
ho dato un’occhiata a esterno e interno della chiesa su internet
e ti dirò che non mi sembra niente male … sarà che ho visto qualche
chiesa del Michelucci e di Renzo Piano che mi hanno abituato a questo uso massivo del cemento a mo’ di pongo (scusa il paragone) ma soprattutto a
un concetto di chiesa completamente diverso da quello tradizionale.
Non so, ma credo che una visita a questa chiesa mi lascerebbe a bocca aperta !
@ plpl8
Beh, si può restare a bocca aperta anche per il timor panico!
Comunque è chiaro che dietro c’è una visione diversa di chiesa (anzi, di Chiesa), non è una querelle solo artistica, seppur quella di Foligno mi da un autentico senso di angoscia che altre chiese moderne (senza navate e senza abside, non sia mai) non mi danno.
Al di là del fatto che ci sia o no presbiterio, della complessa simbologia sottesa alle singole strutture, un tempo era chiara non solo la verticalità, ma l’immagine di una Chiesa corpo di Cristo alla sequela di Cristo suo capo. Di fatto mi piacerebbe un po’ di logica, come lo sono i NC nelle loro chiese (almeno in questo sono chiari, l’architettura parla da sola).
Insomma è la dichiarazione del vescovo di Foligno (excusatio non petita?) sul senso di verticalità che mi fa davvero sorridere. Forse avrebbe potuto parlare di un senso di arcano mistero, di enigma, che le strutture di Fuksas di cui stiamo parlando muovono (almeno a me). Ma una chiesa, o aula liturgica che sia, è questo che deve ispirare al popolo?
Del cubo di cemento si sono occupati due blog che io frequento anche se meno di quanto vorrei:
1) http://www.de-architectura.com/ [benemerito per la battaglia controcorrente che svolge sulla c.d. ricostruzione dell’Abruzzo] (post del 25 e del 26 aprile)
2) http://delvisibile.wordpress.com/ (post del 23 e 24 aprile).
C’è ampia materia di approfondimento.
In sintesi, dico che sto all’incirca con Discepolo, Gerry e Savigni. Immagino non ci fosse dubbio …
p.s. @ Matteo, non ci siamo proprio. Confessare il Figlio del Padre e stare con Pietro insegna a secolarizzare il potere di questo mondo e a smitizzare tutti quei “papi” incoronati in partybus infidelium.
nel medioevo per costruire le cattedrali prendevano delle maestranze che erano cattoliche e anzi, si tramandavano da padre in figlio, i segreti della costruzione che erano simbolici, profondi, una specie di Bibbia in pietra ..
I mestri costrutturi delle cattedrali medioevali erano una corporazione
sacra…
adesso per fare una chiesa prendono un architetto famoso, Fuksas, magari bravissimo e alla moda, ma non religioso, a cui non gliene può fregare di meno del SIGNIFICATO simbolico della costruzione che fa…
risultato. quando entri nella cattredale di Chartres la tua fede si amplifica, si approfondisce, si dilata, gioisce., le pietre cantano la gloria di Dio…..
quando entri nelle brutte chiese moderne un senso di tristezza, di squallore si impadronisce della tua anima.. a ciò si sommano i canti brutti, sciatti, le
terribili candele elettriche e la luce elettrica….
e’ vero che la religione non sta nell’architettura delle chiese o nella musica che vi si fa dentro.. ma è proprio indispendabile la bruttezza, la mediocrità?
Una religione che perde del tutto il senso del sacro.. cosa gli resta?
In Oriente l’arte sacra non è opera di artisti o architetti, ma solo ed esclusivamente della Chiesa, che la regola con i Concili a partire dall’epoca della vittoria sugli iconoclasti. Molti orientali addirittura affermano che in Occidente non esiste più un’arte sacra, ma -semmai- solo “un’arte religiosa”… e questo a partire dal gotico! Insomma, se proprio dobbiamo fare i “tradizionalisti”, facciamolo bene. Il Bramante -che iniziò la distruzione della basilica costantiniana di San Pietro per volere di papa Giulio II (e se ci penso mi sento male)- era giustamente detto il “ruinante”… poco più di 500 anni fa.
Ecco, mentre scrivevo non mi sono reso conto del commento di discepolo. Per gli orientali (o meglio per alcuni di loro) i cantieri delle cattedrali (età gotica) sono già un tradimento della tradizione!
posso osare dire che le “corporazioni”, tanto più se sacre, mi mettono inquietudine?
(sono appassionato amatore di storia, e sono consapevole che… i secoli, i costumi, la cultura etc etc)
Si effettivamente in quella sub periferia, in aperta campagna edificata con mini villette abitabili da Biancaneve e i sette nani, a valle di una montagna si poteva, anzi si doveva fare di meglio.
Ad esempio costruire un clone del Duomo di Orvieto con quadri e suppellettili recuperate dagli scantinati della ricchissima curia diocesana di Foligno e delle altre cittadine umbre.
Oppure, a seconda dei gusti, una chiesa simil barocca.
Così finalmente i fedeli parrocchiani : “quando entreranno nella loro cattredale di Chartres, fac simile, la loro fede si amplificherà, si approfondirà, si dilaterà, gioirà, e le pietre canteranno la gloria di Dio…..”
Ma che bello!
@ Marcello
Qualche “piccola” differenza con gli orientali c’é! Ovviamente il punto non è questo. Forse il tuo post ha uno spirito ecumenico e vuol mostrare una convergenza con loro sul fatto che in occidente non esista più un’arte sacra…
Al di là delle battute il gotico è una pietra miliare della religiosità dell’uomo occidentale; si potrà dire altrettanto di noi – tra qualche secolo – di fronte al cubo di Fuksas? (Per quel poco che conta, preciso di non essere certo fautore di un neogotico e tanto meno di corporazioni di costruttori, le uniche che ci sono oggi, tra i “maestri muratori”, sono le logge massoniche).
P.S. Rileggendo ho pensato al (bellissimo) film di Kubrick “2001: Odissea nello spazio”: lì l’enigmatica astrattezza della chiesa di Fuksas avrebbe avuto senso.
Savigni dove avrei mai detto che il multiculturalismo non va bene? il problema è che dalle false credenze religiose (o dall’assolutismo della ragione, vedi illuminismo) vengono fuori “culture” e “civiltà” disumane, l’esempio olandese dovrebbe allarmarci a sufficienza; “libertà” al di fuori di ogni controllo: droga libera, prostituzione, eutanasia (anche per bambini), proposte di partiti pedofili; e adesso gli immigrati musulmani che grazie alla stessa malintesa “libertà” impongono la sharia nei tribunali, gli avvocati islamici che non riconoscono l’autorità dei giudici dello Stato, i teatri coi settori per uomini e per donne.
L’unica vera Fede (cattolica, universale) che si incarna in molteplici culture va bene, tante culture nate da false religioni non vanno bene.
Pika l’interpretazione da te riportata non è cattolica, ma protestante. Ed è già stata bocciata dalla Chiesa (e dalla Storia visto lo stato penoso a cui sono ridotti gli eredi di Lutero).
@GiovanniMandis
Veramente l’interpretazione è di fra Alberto Maggi, presbitero della chiesa cattolica.
Dici che riprende esegesi del mondo protestante? Quali biblisti esattamente?
Perchè dici che è stata “bocciata dalla Chiesa”? Cosa significa?
Pika,
l’importante è bocciare,
l’importante è bocciare in nome di una Chiesa Universale/Romana (ossimoro?),
l’importante è avere la chiave divina per definire chi è cattolico/universale(?) e chi è protestante,
chi è cattolico/con Dio (?)
chi è protestante/con Satana (?)
Poi i biblisti…
cosa vuoi che capiscano….?
Loro sono fissati con la Bibbia….
al posto di passarlo con il “Sillabo”
Ah che tempi….
Un bel falò di eretici e protestanti !!!!!
che bell’aiuto a ricreare l’identità cattolica,
a ridare le radici cristiane….
Dio è con noi,
A’ noi !
Pika esiste il Magistero della Chiesa, dal Catechismo alle Encicliche e molto altro ancora, dove non farai fatica a trovare la giusta interpretazione che la Chiesa ha sempre dato di sè stessa.
nessun ossimoro Matteo, “romana” sta semplicemente ad indicare la Sede fisica della Chiesa nella città del martirio di San Pietro e San Paolo.
se la giramo come ce pare….
Gerry, il senso del mio commento era che non vale proprio la pena di stare a rimpiangere i bei tempi passati, visto è che è dal Medio Evo (con o senza il gotico) che in Occidente c’è un problema tra arte e sacro.
E, comunque (vale infatti anche per altri campi), la “tradizione” è sì una bellissima cosa, ma quella che spesso si evoca è in genere (e sottolineo “in genere”) soltanto la “tradizione dei tempi delle nostre nonne in Italia”… un po’ pochino per una Chiesa bimillenaria e sparsa in tutto il mondo.
Immagino che Nino alle 10,19 volesse fare dello spirito, per come può. In realtà le cose sono molto più semplici: se in quel posto c’era bisogno di una chiesa e non si era in grado di far di meglio bastava chiamare un geometra (vabbé, poi ci vuole la firma dell’ingegnere ecc. ecc.) e dirgli di tirar su una cosa come quella che ogni bambino disegna (pardon: disegnava) quando gli si chiede (pardon: chiedeva) di fare una chiesa. Si risparmiavano tanti soldi che invece di andare a Fuksas potevano andare ai poveri (e questo dovrebbe piacervi) e si aveva un edificio semplice e modesto, che la pietà dei fedeli (?) avrebbe provveduto a render bello a forza di preghiere, col passare del tempo.
Su una cosa Nino ha ragione: la colpa non è di Fuksas (lui ha la colpa di essere un architetto, ma questo è un altro discorso), è dei vescovi.
si! è meglio,
che c’entra il Papa,
a meno che per vescovi non si intenda anche colui che esercita il ministero petrino.
Oh! my god!
Minuscolo?
con il Papa maiuscolo accanto….
Tutti coloro che vogliano farsi un’idea del pensiero di p. Alberto Maggi (dei Servi di Maria) cui Pika fa più volte riferimento, potranno leggere le 35 pagine di questo suo commento al Vangelo di Giovanni (11, 1-44) riguardo alla “resurrezione” di Lazzaro (metto le virgolette perché l’assunto del “presbitero della chiesa cattolica” è che si tratti di una resurrezione solo simbolica):
http://www.studibiblici.it/Gv11%20e12_Montefano4_5_2003.pdf
Per i più pigri un assaggio:
“É chiaro, non è che Lazzaro debba ancora andare dal Padre, c’è già. È la comunità che deve lasciarlo andare senza trattenerlo come un morto. Fintanto che noi piangiamo disperati, per la morte di una persona cara, la teniamo legata, immobilizzata, nelle funi della morte.”
La sintesi:
“Il messaggio cristiano è che Gesù non resuscita i morti, ma comunica ai vivi una vita che è capace di superare la morte. Pertanto i cristiani non credono che resusciteranno, ma credono che sono già resuscitati.”
C’è da chiedersi quale sarà il pensiero dell’autore sulla più importante delle resurrezioni, quella di Cristo. Sarà simbolica, se poi la nostra fede sarà vana, come dice Paolo, ci sarà qualche altra interpretazione, tipo quella – ricordata da Pika nel suo post di ieri alle 16:18 – desunta da Mt 16:18 della comunità fondata sulla roccia e non su Pietro (ma questo sant’uomo non poteva continuare a chiamarsi Simone?)
Il sito citato da Gerry (www.studibiblici.it) contiene un sacco di spunti interessanti, soprattutto perchè legati ad un approfondito studio dei testi dei vangeli. L’assaggio riportato naturalmente non permette di cogliere tutta l’interpretazione, vi invito a leggere tutto il testo!
Non mi risulta che nel testo si parli di resurrezione simbolica di Gesù.
Sempre dall’esegesi di Alberto Maggi, riporto che Gesù chiama Simone “Pietro” in quanto “testa dura”, “pietra”, ovvero tardo a capire la buona novella più degli altri discepoli. Non a caso Simone è chiamato “Pietro” quando si oppone all’azione di Gesù (es: Mt 16:23), mentre è chiamato con il suo nome nel caso di Mt 16:17 “Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.”. Subito dopo: “Tu sei pietro…”, cioè sei un mattone, per costruire la comunità (sulla roccia che è Gesù).
Leggo Maggi da sempre.
Mi rendo conto di quando Gesù scandalizzava i sacerdoti e i religiosi zelanti del suo tempo e della sua fede ebraica,
accade ancora oggi,…….
Suggerirei a Pika,
che gli studi vanno presi come studi,
cioè avere la disponibilità di approfondire le conoscenze e la dialettica,
non necessariamente quello che è studio, approfondimento in divenire è conoscenza in atto.
La virtù sta nel mezzo….
Scandalizzare i sicuri nel loro potere….
perchè non abbiamo paura della conoscenza,
e continuare a rendersi conto di non sapere…
:).
Pika se ti va potresti leggere l’enciclica di Pio XII “Mystici corporis christi”
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_29061943_mystici-corporis-christi_it.html
Come diceva Discepolo, da un’altra parte,
“l’amore spesso si tramuta in odio, astio, rancore e a soffrirne sono proprio i figli…sballottati e divisi, confusi e infelici”.
FRATEL ALBERTO MAGGI ED ALTRI PROFETI
Fino a l’anno scorso su SKY si poteva vedere in chiaro il canale ARCOIRIS che ha anche il sito http://www.arcoiris.tv in cui sono stati registrati alcuni interventi del caro amico Fra Alberto Maggi.
All’epoca ho potuto registrare le sue trasmissioni direttamente in DVD dalla TV.
Sul sito Arcoiris, oltre agli interventi di Maggi che vi segnalo qui sotto, si trovano e possono essere scaricati in formati eseguibili gli interventi di altri come Padre Balducci, Don Tonino Bello, Alex Zanotelli ed altri.
Si tratta di documenti/testimonianze assi interessanti e sopratutto toccanti.
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Search&testo=ALBERTO MAGGI&tipo=testo&lb=10
Fra Alberto Maggi: Costruttori di pace. Felici! Perchè?
1)-Perchè (solo) Gesù. Cristianesimo: religione del libro o fede nell?uomo?
2)-Perchè (solo) Gesù. Cristianesimo: religione del libro o fede nell?uomo?
3)-Perchè (solo) Gesù. Cristianesimo: religione del libro o fede nell?uomo?
4)-Perchè (solo) Gesù. Cristianesimo: religione del libro o fede nell?uomo?
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Search&testo=ALBERTO MAGGI&tipo=testo&lb=40
Alberto Maggi – Io farò nuove tutte le cose
Alberto maggi – NON VI CHIAMO PIU’ SERVI MA AMICI
Alberto Maggi – CAMMINATE NELLA NOVITA’ DI VITA
Alberto Maggi – Nuova introduzione alla lettura dei vangeli
@Principessa
oggi pomeriggio transitando per via del Mascherino lato Paoline, dop il negozio una lunga scritta sul muro:
Principessa ti amo
20.05.2008
Sarai mica tu che fai stragi di cuori a due passi dai sacri palazzi?
Un caro saluto.
O Ninoooo!!!!
Adesso preparati alla scomunica “latae sententiae”….
sigh!
Visto il livello esegetico, una semplice imputazione di … “sputa sentetiam”.
una sputazzellata?
Per Gerry e Marcello (per gli altri interessati):
http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/06/una-chiesa-che-sembra-una-chiesa-e-roma.html
Da notare: l’argomento del “sembra una chiesa” è tutt’altro che banale!
Grazie mille per il link, lycopodium! Voglio aggiungere: l’arte, l’architettura e la musica (vogliamo parlare di musica?) sacre dovrebbero essere componenti essenziali della liturgia e non fronzoli estranei… a mio parere, in Occidente da alcuni secoli non è così o -almeno- non c’è quella unione armonica che si registra in Oriente. Senza lasciarsi andare a fanatismi o a pregiudizi (anche in Oriente ci sono molti problemi), una discussione aperta sull’argomento a livello ecclesiale mi sembra opportuna e sono anche convinto che i tempi e le persone (i cattolici di oggi) siano maturi per “soluzioni” ottimali.
Nell’omelia di Alberto Maggi sopra citata sulla resurrezione ci sono spunti interessanti, ma anche aspetti a mio abvviso discutibili, ome la contrapposizione un po’ manichea tra “immortalità dell’anima” e “resurrezione dei corpi”: preferisco pensare che la fede cristiana abbia saputo integrare gli aspetti migliori del pensiero greco (l’immortalità dell’anima) e di quello ebraico (i valore del corpob e la fede escatologica).
Non mi convince inoltre l’insistenza eccessiva sull’idea che “con la morte non cambia nulla”: è vero che per i credenti (soprattutto per i santi) la resurrezione comincia sin da ora, per cui in un certo senso sono già in paradiso. Bella anche l’immagine del gatto che ci fatrà compagnia in paradiso. Ma non mi sembra un dettaglio secondario la resurrezione finale dei corpi (non solo simbolica ma reale!) e la liberazione finale da ogni sofferenza.
Caro Luigi,
ho letto il suo articolo su La voce dei berici che mi ha passato una cara amica vicentina: davvero bello! 🙂
Mi sarebbe piaciuto partecipare al festival ma non sono riuscito a venire… magari il prossimo anno!
Andrea
Grazie Andrea! Ne puoi leggere un rifacimento ampliato nella pagina di questo blog CONFERENZE E DIBATTITI, cliccando sul titolo LA BIBBIA E LE NEWS DI DIO.