Sull’aereo che lo portava in Cile lunedì 15 Francesco ha fatto distribuire questa foto ai giornalisti spiegando il gesto con le parole che riporto nei commenti insieme ad altri gesti e parole della visita in Cile che termina oggi.
La cartolina del Papa sul “frutto della guerra”
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Più di mille parole. Francesco in aereo lunedì 15 gennaio: “La foto di questa la cartolina l’ho trovata per caso. È stata scattata nel 1945, sul retro ci sono i dati. È un bambino, con il suo fratellino morto sulle spalle, mentre aspetta il suo turno davanti al crematorio, a Nagasaki, dopo la bomba. Io mi sono commosso quando ho visto questa [foto], e ho osato scrivere soltanto “Il frutto della guerra”. E ho pensato di farla ristampare e darla, perché un’immagine del genere commuove più di mille parole. Per questo ho voluto condividerla con voi”. Il cartoncino – o cartolina – era già stato diffuso il 30 gennaio dalla Sala Stampa vaticana con analoghe parole di presentazione.
Pregato e pianto con loro. Il 16 gennaio a Santiago Francesco incontra un gruppo di vittime di abusi e così ne dà notizia il portavoce vaticano: “Il Santo Padre Francesco ha incontrato oggi nella Nunziatura Apostolica di Santiago del Cile, dopo il pranzo, un piccolo gruppo di vittime di abusi sessuali da parte di preti. L’incontro si è svolto in forma strettamente privata. Nessun altro era presente: solamente il Papa e le vittime. E questo perché potessero raccontare le loro sofferenze a Papa Francesco, che li ha ascoltati e ha pregato e pianto con loro”. Quello stesso giorno il Papa aveva parlato degli abusi nell’incontro con le autorità: “Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna, vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta”.
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/january/documents/papa-francesco_20180116_cile-santiago-autorita.html
Dare alla luce il futuro. Alle detenute del “Centro Penitenciario Femenino” di Santiago, 16 gennaio. Grazie Janeth per aver avuto il coraggio di condividere con tutti noi i tuoi dolori e quella coraggiosa richiesta di perdono. Ti cito: “Chiediamo perdono a tutti quelli che abbiamo ferito con i nostri delitti”. Grazie perché ci ricordi questo atteggiamento senza il quale noi ci disumanizziamo. Tutti noi dobbiamo chiedere perdono, io per primo, tutti. Questo ci umanizza. Senza questo atteggiamento di chiedere perdono, perdiamo la coscienza di aver sbagliato e che ogni giorno siamo chiamati a ricominciare, in un modo o nell’altro […]. Molte di voi sono madri e sapete cosa significa dare la vita. Avete saputo “portare” nel vostro seno una vita e l’avete data alla luce. Oggi a voi è chiesto di dare alla luce il futuro. Di farlo crescere, di aiutarlo a svilupparsi. Non solo per voi, ma per i vostri figli e per tutta la società. Voi, donne, avete una capacità incredibile di adattarvi alle situazioni e di andare avanti. Vorrei oggi fare appello alla capacità di generare futuro che vive in ognuna di voi.
Clericalismo e mondi ideali. Ai vescovi del Cile, 16 gennaio. I sacerdoti di domani devono formarsi guardando al domani: il loro ministero si svilupperà in un mondo secolarizzato e, pertanto, chiede a noi pastori di discernere come prepararli a svolgere la loro missione in questo scenario concreto e non nei nostri “mondi o stati ideali”. Una missione che avviene in unione fraterna con tutto il Popolo di Dio. Gomito a gomito, dando impulso e stimolando il laicato in un clima di discernimento e sinodalità, due caratteristiche essenziali del sacerdote di domani. No al clericalismo e a mondi ideali che entrano solo nei nostri schemi ma che non toccano la vita di nessuno. E qui chiedere allo Spirito Santo il dono di sognare; per favore, non smettete di sognare, sognare e lavorare per una opzione missionaria e profetica che sia capace di trasformare tutto, affinché le abitudini, gli stili, gli orari, il linguaggio ed ogni struttura ecclesiale diventino strumenti adatti per l’evangelizzazione del Cile più che per un’autoconservazione ecclesiastica. Non abbiamo paura di spogliarci di ciò che ci allontana dal mandato missionario.
Peccato e dolore. Omelia al popolo Mapuche, 17 gennaio. In questo contesto di ringraziamento per questa terra e per la sua gente, ma anche di sofferenza e di dolore, celebriamo l’Eucaristia. E lo facciamo in questo aerodromo di Maqueue, nel quale si sono verificate gravi violazioni di diritti umani. Offriamo questa celebrazione per tutti coloro che hanno sofferto e sono morti e per quelli che, ogni giorno, portano sulle spalle il peso di tante ingiustizie. E ricordando queste cose, rimaniamo un istante in silenzio, pensando a tanto dolore e a tanta ingiustizia. Il sacrificio di Gesù sulla croce è carico di tutto il peccato e il dolore dei nostri popoli, un dolore da riscattare […]. Abbiamo bisogno della ricchezza che ogni popolo può offrire, e dobbiamo lasciare da parte la logica di credere che ci siano culture superiori e culture inferiori ed è imprescindibile sostenere che una cultura del mutuo riconoscimento non si può costruire sulla base della violenza e della distruzione che alla fine chiedono il prezzo di vite umane. Non si può chiedere il riconoscimento annientando l’altro, perché questo produce come unico risultato maggiore violenza e divisione […]. Perciò, fratelli, per i figli di questa terra, per i figli dei loro figli, diciamo con Gesù al Padre: che anche noi siamo una cosa sola: Signore, rendici artigiani di unità.
Invita i giovani a scuotere la Chiesa. Ai giovani nel Santuario Nazionale di Maipú – 17 gennaio. Per questa realtà di voi giovani, vorrei annunciarvi che ho convocato il Sinodo sulla fede e il discernimento in voi giovani, e inoltre l’Incontro dei giovani. Perché il Sinodo lo facciamo noi vescovi, riflettendo sui giovani, ma, sapete, io ho paura dei filtri, perché a volte le opinioni dei giovani per arrivare a Roma devono passare attraverso varie connessioni e queste proposte possono arrivare molto filtrate. Per questo si fa questo Incontro dei giovani, in cui voi sarete protagonisti: giovani di tutto il mondo, giovani cattolici e giovani non cattolici; giovani cristiani e di altre religioni; e giovani che non sanno se credono o non credono: tutti. Per ascoltarli […] e parlate con coraggio, e dite quello che pensate […] per aiutarci a far sì che la Chiesa abbia un volto giovane […]. Ed è questo di cui noi, la Santa Madre Chiesa, oggi ha bisogno da parte vostra: che ci interpelliate. Diteci quello che sentite, quello che pensate, e questo elaboratelo tra di voi nei gruppi di questo incontro. Quanto ha bisogno di voi la Chiesa, e la Chiesa cilena. Questo è ciò che vi chiediamo: di scuoterci se siamo statici, di aiutarci a essere più vicini a Gesù.
Sfruttamento dei migranti irregolari. Omelia della messa a Campo Lobito (Iquique) – 18 gennaio. Il grido del popolo di Dio, il grido del povero, che ha forma di preghiera e allarga il cuore e ci insegna ad essere attenti. Siamo attenti a tutte le situazioni di ingiustizia e alle nuove forme di sfruttamento che espongono tanti fratelli a perdere la gioia della festa. Siamo attenti di fronte alla precarizzazione del lavoro che distrugge vite e famiglie. Siamo attenti a quelli che approfittano dell’irregolarità di molti migranti, perché non conoscono la lingua o non hanno i documenti in regola. Siamo attenti alla mancanza di casa, terra e lavoro di tante famiglie.
La foto mostrata dal Papa è un’immagine del Cristo che sta per essere crocefisso. E questa non è retorica.
E mi pare strano che nessuno dei cristiani che sono presenti nel blog abbia voluto trovare qualche parola di commento.
Forse è un’immagine che ha lasciato senza parole, perché in verità vedere dei bimbi che stanno per essere uccisi ( ma uno è già morto) può chiudere la bocca e stringere il cuore e far piangere.
Vittime, anche loro, della crudeltà degli uomini di guerra.
Gli animali-uomini sono assai simili agli altri animali, ma in casi come questi sono molto peggiori degli altri animali, che uccidono solo per istinto.
Gli uomini no, non seguono l’istinto; seguono una logica perversa, ideata da una mente razionale che induce ad uccidere il nemico anche quando si tratta di un bambino che poco sa di una guerra e delle morti che segnano la guerra.
Ogni uomo ha il diritto di percorrere il cammino intero della vita secondo il suo destino, ma i bambini hanno maggior diritto degli altri essere umani perché la loro vita è sbocciata da poco.
Ancora oggi le guerre striano di sangue molte parti della Terra, e molti bambini muoiono.
Potrà mai Dio lasciar cadere nel vuoto il grido inespresso di queste creature che hanno conosciuto soltanto il lato più atroce della vita?
“No al clericalismo e a mondi ideali che entrano solo nei nostri schemi ma che non toccano la vita di nessuno. ”
Questa è, a mio parere, una indicazione giustissima data dal Papa ai vescovi del Cile. E va estesa a tutti i vescovi cattolici.
Non “mondi ideali” ma “mondo concreto”. Qui devono formarsi i pastori della Chiesa. La loro è una missione fra uomini e deve essere evangelizzazione concreta, non data dai pulpiti facendo risonare le parole del Cristo mostrato come un’ icona statica.
Gesù ha predicato l’Amore e ha dato mandato ai discepoli di “andare nel mondo” a fare lo stesso.
Se un uomo di Chiesa si limita a riferire quel che ha detto Gesù, il suo discepolato è monco.
Questo sarebbe, appunto, clericalismo, simile a quello di chi, anche fra i laici, mostra e segue la dottrina svincolata dalla vita delle persone, ognuna delle quali è unica e irripetibile.
Ognuna, tuttavia, fatta ad immagine e somiglianza di Dio.
Non si tratta solo di insegnare una dottrina rigidamente elaborata ed etichettata, ma anche di saper discernere quel che in essa può essere passibile di adattamento a certe situazioni concrete nel mondo degli uomini, che non sono creature angelicate che vivono in un cielo solo spirituale.
Gli uomini non hanno ali.