Nottata elettorale stregata dalla luna e incertezza sull’esito fino quasi alle 13,30! Grande impressione del paese diviso a metà. Partecipo alla febbre collettiva intervistando per il Corriere della Sera il vescovo Rino Fisichella prima che si sappia alcunché e – anzi – in uno dei momenti più ballerini, verso le 20, quando sembra che vinca tutto il centrodestra. Ma partecipo ancor più attraverso Matilde, 18 anni, che fa la scrutatrice al seggio speciale di Castelnuovo di Porto, riservato ai voti degli italiani residenti all’estero. che ci hanno tenuti sospesi per una decina di ore oltre il risultato della Camera. Alla fine di tanta tensione anch’io festeggio con Isa e i quattro figli maggiorenni, avendo tutti votato per l’Unione. Ma non condivido l’entusiasmo di chi grida “finalmente” e crede arrivato un “nuovo giorno”. Ricordo due battute scambiate con Gianni Baget Bozzo nel 2001, quando giubilava per la vittoria di Berlusconi e diceva che nulla sarebbe più stato come prima e io a obiettare che non valeva la pena di esultare per un evento effimero come un voto, che se va bene dura cinque anni. Stavolta poi i cinque anni sembrano una chimera.