“Io sono il vostro ultimo parroco. Se non accettavo di venire qui io, che sono in età da pensione, la parrocchia sarebbe stata soppressa perché il vescovo non aveva nessuno da mandare. L’età media dei preti della nostra diocesi è di 68 anni”: così parlava oggi alle 11.00 don Paolo Sconocchini, parroco di San Carlo di Osimo. Bella chiesa moderna, vasti locali parrocchiali, una corale giovanissimi, famiglie con bimbi, tanti chierichetti e chierichette, bambini del catechismo che correvano in sacrestia dopo la messa a prendere dal simpatico don l’ostia non consacrata. Due volte la settimana don Paolo celebra un’affollata “Messa di guarigione”. Perchè una comunità viva non genera preti?
“Io sono il vostro ultimo parroco”
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Don Paolo Sconocchini è esorcista e studioso dei Testimoni di Geova. Ci conosciamo da decenni. Io gli ho dato il mio libretto su Papa Francesco e lui ha ricambiato con l’ultima sua pubblicazione: “Testimoni di Geova. Storia Bibbia dottrina testimonianze”, Shalom Editrice 2014, pp. 255, euro 5.00.
Perchè una comunità viva non genera preti? Grossa domanda, Luigi.
Ma i giovani c’erano? Voglio dire la generazione 18-30, quelli che potrebbero esprimere una vocazione (non necessariamente al sacerdozio, anche al matrimonio, che scarseggiano sempre più anche quelle…)
Credo che alla base ci sia una distorta percezione della “vocazione”,intesa come “chiamata” specifica al servizio sacerdotale..
Da che il Concilio Vaticano II allargò la visuale con l’immagine di “Chiesa-Popolo di Dio ” [e basterà a proposito consultare la Gaudium et Spes ai punti 10/22 ] per capire come si andò sempre più insinuando l’idea, del tutto fuorviante dal punto di vista pastorale che “l’universale partecipazione di tutti i battezzati alla triplice missione di Cristo profeta, sacerdote e re”, e la conseguente “partecipazione attiva di tutti alla missione e alla vita della Chiesa” rendesse del tutto ininfluente, se non inutile, secondaria direi, la figura del prete. Per cui è la stessa Chiesa a dover fare “mea culpa” per questa carenza dI preti che va minare la stessa “struttura sacramentale” , punto fermo imprescindibile della Chiesa Chiesa Cattolica. Quando si dice che «Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (GS 22) il “Rogate Ergo”comandato da Cristo (Mt 9,38; Lc 10,2 va a farsi friggere!
La stessa situazione è sempre più frequente dappertutto. Forse nelle città si avverte di meno, ma in provincia si avverte sempre di più la scarsità di sacerdoti e soprattutto la mancanza di sacerdoti giovani.
Come dice Nico il sacerdozio è legato al matrimonio, in crisi il matrimonio in crisi il sacerdozio.
Comunque meglio almeno non sentiremo più dire che la colpa tutta del clericalismo..
…e si…perché il “Rogate” non è una generica chiamata di tutti, ma un comando di Cristo affinché Dio -Lui solo non altri – “mandi fuori” dal gregge, con forza anche (ecbàllein, mittere, verbo che indica lo spinger fuori qualcuno tirandolo per la giacchetta) affinché accetti la difficoltà che deriva dalla missione affidata. Perché non è affatto facile diventare un prete, santo per giunta. L’ansia di Cristo che “dicebat, ripeteva, andava dicendo” descritta nel Vangelo di Luca in quel “Rogate” all’inizio della missione dei settantadue non è affatto cambiata…
” La Chiesa, quale Cristo l’ha voluta, non vive senza ministri.. manda degli umili eroi che credono nello Spirito Santo e che per la Chiesa di Cristo, come Cristo, sono pronti a dare la vita: Ma dove sono questi eletti? Dove questi chiamati? Quali sono e quanti sono? La sociologia ecclesiastica segna qua e là statistiche conturbanti, talora desolanti! Dove sono queste vocazioni, che sembrano decidere delle sorti del cristianesimo nel nostro mondo e nel nostro tempo? Questo è il dramma..”
Paolo VI il 5 marzo 1967 al IV anno dal pontificato,
Si, è questo il dramma…rotti gli argini con smantellamenti affrettati il processo di matrice protestante prese e il fenomeno di secolarizzazione è ormai irreversibile. ” God sends us what we deserve”, ovvero : “Dio ci manda ciò che ci meritiamo”.
I giovani fanno fatica a trovare la propria vocazione non perché manchino esempi luminosi o sacerdoti, religiosi e coppie di sposi carismatici e capaci di trasmettere la gioia della propria (e di ogni) vocazione.
Faticano per come sono educati e come sono cresciuti, per come noi adulti li stiamo educando: senza riferimenti, senza certezze, in un soggettivismo esasperato, in un individualismo incapace di vedere una comunità con tanti ruoli diversi in comunione. Il problema è serio.
Per quanto riguarda la “nostra” discussione, credo che varrebbe la pena pensare al fatto che una Chiesa sempre più misericordiosa e “tollerante”, che rispetta tutti senza esprimere giudizi, possa finire per rinunciare a indicare il bene e il male, a parlare di inferno e paradiso… E che una società sempre più impermeabile alla morale cattolica finisca per diventare convintamente amorale e poi magari domani persino permissiva e tollerante verso l’immoralità (già è cosi su alcuni aspetti che non elenco per evitare le solite polemiche).
“Perchè una comunità viva non genera preti?”.
Forse perché non è poi così tanto “viva”! Forse si “Vive” nella comunità cristiana proprio come nella società civile: stessa litigiosità, stessi problemi di simpatie o antipatie, stessa ricerca di posti di autorità e per ciò è morta in partenza e non esiste come tale.
Per quanto riguarda la carenza di vocazioni sacerdotali. mi sembra sintomatico che dei 19 preti ordinati domenica da Papa Francesco: http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-40671/
ben 9 provengano dal Seminario diocesano missionario “Redemptoris Mater”, che com’è noto fa riferimento al Cammino Neocatecumenale. Nel senso che le vocazioni, a quanto pare, sono fiorenti tra i movimenti (vedi anche Focolarini, Rinnovamento, C.L….) dove si cerca di vivere, in famiglia e in gruppi, la vita cristiana e si ha una direzione spirituale, generalmente più presente che nella vita parrocchiale usuale, vuoi per il tipo di struttura e per tutto il lavoro, anche non pertinente al sacerdozio, che i poveri parroci devono svolgere.
@ Clodine,
non credo che sia solo quello. Conoscevo un sacerdote molto carismatico, attivissimo e che si faceva amare da tutti. Nei primi anni di sacerdozio, intervenendo probabilmente su percorsi vocazionali già “avviati” (persone già in ricerca e accompagnate da altri direttori spirituali) si era fatto la fama di “mandare in seminario” un giovano all’anno. Passati i primi due/tre anni non è accaduto più: un paio di giovani hanno anche intrapreso percorsi vocazionali seri (anche in seminario e presso un ordine religioso), ma poi sono tornati a casa. Sulla comunità di origine, le famiglie, la testimonianza di sacerdoti e religiosi non c’è niente da dire. Sono i giovani che si ritrovano a 30/35/40 anni irrisolti, confusi, incapaci di prendersi responsabilità e di scegliere. Non tutti, fortunatamente, ma molti giovani vivono questa difficoltà e faticano a riconoscere la chiamata del Signore.
“ben 9 provengano dal Seminario diocesano missionario “Redemptoris Mater”, che com’è noto fa riferimento al Cammino Neocatecumenale. ”
Il rischio infatti è che nella confusione generale i nuovi sacerdoti siano per assurdo più identitari, se devi remare sempre controcorrente ti devi insomma fare la corazza.
Dovendo scegliere tra secolarizzazione e settarismo non so sinceramente cosa preferirei.
Parlare di settarismo mi sembra esagerato.
Ho conosciuto alcuni neocatecumenali tra i parenti di mia moglie e devo dire che si capisce come possano nascere vocazioni sacerdotali: vivono molto la comunità, hanno a cuore la testimonianza e incoraggiano percorsi vocazionali (compresi periodi di studio in monasteri) nei giovani.
C’è poi da dire che i Seminari “Redemptoris Mater” sono “missionari” cioè dovrebbero formare sacerdoti destinati alla missione e alla “nuova evangelizzazione”, in piena aderenza alla “Chiesa in uscita”, alle “periferie esistenziali”, auspicata da Papa Francesco. Forse i giovani sono più attirati da un sacerdozio missionario, che si sporca le mani coi lontani, che evangelizza, piuttosto che fare i preti burocrati nelle nostre parrocchie. Con questo voglio dire anche che ci sono nelle parrocchie fior di preti che, non per loro volontà, NON fanno i sacerdoti, ma devono fare gli amministratori, i burocrati ecc., col rischio (ne ho purtroppo conoscenza diretta) di finire nei casini col denaro, spesso non per fini personali, ma perché non riescono a coniugare misericordia/carità con le necessità di bilancio !
Piccola nota positiva:
Pontificio Seminario Regionale Pugliese Pio XI con sede a Molfetta: sono in 250.
Good!! Very good!
Meglio i preti burocrati delle nostre parrocchie che lo stile testimoni di Geova se con missionarietà intendiamo questo.
Se penso a noi mi piace lo stile del nostro nuovo vescovo, di nomina bergogliana, aperto e solido nello stesso tempo, ce ne fossero…
Cosa c’entrano i testimoni di Geova con la missionarietà dei neocatecumenali e altri movimenti ?
Mi sembra che Papa Francesco non la pensi come la gentile Sara. Vedi:
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/march/documents/papa-francesco_20150306_cammino-neocatecumenale.html
ed anche:
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/june/documents/papa-francesco_20140601_rinnovamento-spirito-santo.html
Dove, tanto per il riferimento alla presunta somiglianza della missionarietà dei movimenti con quella dei testimoni di geova, il Papa dice:
“Nei primi tempi si diceva che voi carismatici portavate sempre con voi una Bibbia, il Nuovo Testamento… Lo fate ancora oggi? [la folla:] Sì! Non ne sono tanto sicuro! Se no, tornate a questo primo amore, portare sempre in tasca, nella borsa, la Parola di Dio! E leggere un pezzetto. Sempre con la Parola di Dio.”
Se è per questo gli ha anche detto di essere gentili con quelli che escono dal cammino, di rispettare le culture locali e di seguire il vescovo.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/02/01/tre-tirate-dorecchio-del-papa-a-kiko-e-carmen/
In ogni caso non mi riferivo a loro in particolare, vedo solo il rischio di chiudersi in un mondo in cui si diventa sempre più minoranza.
Proviamo a considerare le cose da un punto di vista diverso.
Perché prima, quando io ero bambina e ragazza, c’erano tanti preti mentre oggi no?
Davvero siamo convinti che tutti quei preti fossero “vocati” al sacerdozio?
Non credo proprio.
Molti, soprattutto nei paesini, prendevano la via del sacerdozio indotti dai parenti, devotissimi per carità, che li istradavano prima di tutto al seminario per non avere grandi spese per gli studi ed anche perché farsi preti era il primo gradino per una possibile carriera ecclesiastica.
Avere in famiglia un alto prelato era un onore. Poter dire: mio figlio, mio nipote è un vescovo, un cardinale, era motivo di orgoglio.
Si inseriva, cioè, un bel pizzico di vanità mondana nella spinta al sacerdozio.
Si entrava in seminario, si riceveva un’ educazione ovviamente tutta volta alla vita clericale, e poi si doveva fare una scelta: continuare negli studi teologici o chiuderla lì. Alcuni abbandonavano mentre molti altri , anche suggestionati dagli educatori di seminario, si convincevano di aver trovato la strada giusta.
Salvo poi, divenuti adulti e preti, rendersi conto che forse proprio giusta quella strada non era. Ma ormai era fatta, e se pochi trovavano, dopo lunghe riflessioni angosciose, il coraggio di spretarsi, molti altri invece proseguivano. E sappiamo che non pochi proseguivano indegnamente. Ma i panni sporchi restavano chiusi nella grande famiglia ecclesiastica per non essere motivo di scandalo.
Oggi le cose vanno ben diversamente, e non sempre in peggio, come certi sono portati a credere.
Innanzi tutto c’è un calo demografico enorme rispetto al passato, per cui è più difficile trovare ragazzi che si sentano portati ad abbracciare, dopo gli studi in seminario, il ministero sacerdotale.
In secondo luogo i giovani sono maggiormente abituati ad essere franchi con sé stessi e con gli altri. Se non sono convinti di una certa scelta, che è, o dovrebbe essere, molto impegnativa, non la affrontano. Punto.
In terzo luogo, è, sì, la Chiesa stessa ad avere responsabilità circa il calo dei mietitori. Perché quando si viene a conoscenza– ed è giusto che sia così– della sporcizia che alberga in certi angoli della Chiesa, non si può restarne edificati, e caso mai ci si può sentire lontani da essa.
Ma naturalmente tutti questi aspetti che giocano a sfavore, non verranno mai presi in considerazione da chi vede altre ragioni nella crisi vocazionale.
Allora, lasciamo che arrivino tempi migliori per vedere rifiorire l’albero delle vocazioni. Dio sa, solo Lui, quando è il tempo giusto.
Per intanto è meglio, piuttosto che alzare al cielo grandi lamentazioni, rendersi conto che questo nostro tempo, visto tutto in negativo, potrebbe essere necessario come ponte di passaggio, forse voluto da Dio stesso, verso una stagione di vocazioni più consapevoli, alla luce di una reale maturazione dell’umanità in ogni ambito della vita, compreso quello del servizio ministeriale dentro la Chiesa.
Anticlericalismo ottocentesco.
Analisi pienamente realistica di Marilisa.
Molto bella anche la conclusione.
La risposta non ce l’ho, ma basta guardare i numeri (scarsi) e la provenienza (davvero poco romana) dei preti ordinati ieri dal Papa (una volta questo appuntamento era tutto della e per la diocesi di Roma) per rendersi conto che qualcosa in Vaticano dovranno inventarsi.
In Occidente il presbiterato non c’è più, ragazzi.
Un contributo al dibattito:
http://www.santalessandro.org/2014/06/messa-finita-crisi-dei-preti-e-futuro-della-chiesa/
“Non è la fine del Cristianesimo ma di un certo Cristianesimo. E se uno ha gli occhi della fede può cominciare a intravedere i germi di un ricominciamento.”
Bisogna proprio avere gli occhi della fede per vederlo.
🙂
A me la chiesa senza preti può andare anche bene, non vedo però i laici pronti a sostituirli..
Cara Sara1 i preti non ci mancheranno…Solo che non avremo più un prete-una parrocchia…Questo modello sarà molto difficile possa mantenersi.
Altro contributo al dibattito….
http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788810508503/e-cambiato-qualcosa.html
Chi non è di Roma,
non capisce una ceppa della Chiesa di Roma,
e se per caso fosse di Roma
vuol dire che non ha mai capito una ceppa della Chiesa de’ Roma….
Una parte enorme del presbiterato romano,
(io posso parlare solo dal periodo post-bellico)
era enormemente NON-ROMANO.
Infatti
forse sono in molti a sapere che Roma per il clero è debitrice soprattutto alle diocesi del nord-Italia,
grazie
ai sacerdoti “fidei donum”.
Per chi ha sempre seguito il movimento del clero in Roma,
può rendersi conto che buona parte dei preti viene incardinato a Roma
anche se proveniente da altre diocesi,
ne abbiamo avuto tanti, per esempio provenienti dall’Abruzzo, ma anche dalla bergamasca, dal veneto, etc….
Mi viene in mente il parroco di s.Maria Maggiore che è di Avezzano,
mi viene in mente il parroco di s. Marco che è di Casarano e suo viceparroco della bresciana.
A Roma è stato quasi sempre così.
Roma con il suo seminario o l’almo collegio, non potrebbe mai soddisfare la fame di preti della città….
L’entroterra italiano, è stato sempre un grande serbatoio per Roma.
Ma ora il serbatoio italiano dei preti viene dall’Africa o dalle Indie,
dove vengono lasciate sguarnite le comunità locali degli altri continenti,
per coprire le esigenze di città e paesini italiani.
Se qualcuno ha il bene dell’intelletto,
può ricordare che il boom di preti e religiosi e suore,
si sono avuti fra il 1800 e la metà del 1900.
Prima nella storia non si era mai visto un boom simile di vocazioni,
che ha portato l’ottimismo di migliaia di vescovi
a costruire all’inizio 1900 tanti seminari intestati poi a Pio X.
Vescovi di corta vista,
perchè con la fine degli anni ’60,
i seminari si sarebbero irrimediabilmente portati a contenimenti modesti
e tanti svuotati, soprattutto le tante costruzioni di seminari minori e preseminari (lager di bambini), quando si cominciava a 8 anni…. sulla strada del sacerdozio…. (dicesi a 8 anni).
Marisa ha dato una parte di analisi che condivido moltissimo, che solo chi nel mondo cattolico ha vissuto con il prosciutto sugli occhi non può capire.
Peccato
che il film bellissimo, in stile neo-realista, mi pare dello scorso anno, “il seminarista” non abbia trovato un grande circuito, per far vedere ad un pubblico molto più vasto un frammento di porzione di vissuto affettivo e sociale in una narrazione di vita seminaristica nella provincia italiana degli anni ’50.
Spesso penso, a quanti preti, ormai invecchiati, portati in quelle mura tra gli 8 e i 13 anni, hanno rimosso il vissuto nei preseminari e seminari minori, l’affettività castrata se non ammalata e nascosta ai più,
e
nonostante questo,
tanti hanno avuto il dono dello Spirito di Gesù di dare il meglio della propria umanità fino alla santità,
ma
altri
ne sono usciti ordinati preti malati e psichicamente deformati
continuando a formare in parrocchie
a una religiosità di contenimento e di egoistica soddisfazione per il proprio ego
e lì dove non bastava..
abusi nell’ alcool,
frammenti di abusi con donne o uomini,
abusi nel denaro.
Nel mio vissuto
posso dire di aver incontrato sacerdoti che hanno ricevuto il dono della vocazione dopo l’ordinazione,
e altri che il dono non l’hanno mai avuto,
alcuni sono stati straordinari,
alcuni altri degli stronzi, purtroppo indimenticabili,
e
ormai vecchi e illusi d’esser stati straordinari…
Fra 1000 anni
il discepolato cristiano avrà ancora bisogno dei preti ?
Todo cambia !
Cambia ciò che è in superficie
cambia il profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo
cambia il clima nel tempo
cambia il gregge del pastore
è così che tutto cambia
che io cambi non è strano
cambia il brillante più prezioso
la sua luce, di mano in mano
cambia il nido l’uccellino
cambia l’amante il suo sentire
Cambia rotta il pellegrino
anche se allunga la sua strada
è così che tutto cambia
che io cambi non è strano
cambia il sole nel suo corso
quando la notte se ne va
cambia la pianta e si veste
di verde a primavera
cambia il manto del leone
cambia del vecchio il colore dei capelli
è così che tutto cambia
che io cambi non è strano
ma non cambia il mio amore
per quanto lontano sia
né il ricordo né il dolore
del mio paese e della mia gente
quello che è cambiato ieri
cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana
Godetevela !
Mercedes Sosa – Todo cambia (Tutto Cambia – Sottotitoli in italiano)
https://www.youtube.com/watch?v=_erZOIFrym0
Il relativismo non basta più.
Siamo tornati a Eraclito e alla filosofia presocratica.
Panta rhei.
In Oriente
non va affatto meglio,
nelle Chiese orientali
dopo il crollo del comunismo, hanno pensato di chiudere il comunismo stesso dentro una sorta di parentesi storica,
e sono ritornati a giocare alla Chiesa di Stato, ma non hanno comunque vita facile.
Nonostanti santi pope storici,
ci sono pope che hanno avuto la grazia dell’ordinazione per sbarcare il lunario.
Dopo il fallimento di tutta la società comunista e post-comunista-liberista,
non sono “pochissimi” quelli attaccati ai beni, le terre, le case soprattutto perchè tengono famiglia,
non sanno cosa sia l’ecumenismo,
vedono i cattolici e gli altri cristiani di altre denominazioni come il diavolo,
nel mondo dell’entroterra Rumeno sembra di assistere
alla versione anni ’40 dell’Italia,
il pope manipola le coscienze soprattutto con le persone anziane…
ma
siamo nel 2015….
La maggioranza dei pope russi sono contro il riavvicinamento con la Chiesa dei Cattolici e lo stesso Patriarca di Mosca che vive la “sinodalità” di fatto deve cercare di non mostrare alcuna simpatia per il Papa di Roma a differenza del Patriarca di Costantinopoli.
In Oriente, dopo il comunismo,
hanno pensato di riprendere semplicemente
come se 70 anni fossero mai trascorsi,
almeno per loro,
la loro tradizione ecclesiale
è indietro di 500 anni…..
Ringrazio il Signore
di essere nato
nella Tradizione Cattolica e in Occidente….
E’ questione di tempo,
ma
va crollando anche la loro impalcatura bizantina…..
Per preti romani non intendo nati a Roma.
Intendo però formati e ordinati dalla e per la Diocesi.
E’ verissimo che poi l’Urbe ha una quantità di clero proveniente da altrove, magari qui per ragioni di servizio alla Santa Sede o alle Università o alla CEI. Senza poi considerare i religiosi.
Ma per preti romani si intende invece persone cresciute nelle nostre parrocchie, nei nostri quartieri, e allevate nei nostri Seminari per essere poi destinati soprattutto alla pastorale.
Sui 19 di ieri, un numero davvero scarso per una città di qualche milione di abitanti, mi pare che le caratteristiche di cui sopra siano davvero limitate.
Faccio presente che c’erano solo 3 (tre) candidati provenienti dal Seminario Maggiore, che è il Seminario “del Papa”, uno dei quali, mi sembra, appartenente ad altra Diocesi italiana.
Vedete un po’ voi.
Buon Francesco,
il Seminario Romano
e
l’Almo Collegio Capranica,
non hanno mai (dico mai) potuto fornire la copertura
alle esigenze pastorali di Roma
sia in passato,
e
soprattutto oggi che conta circa 330 parrocchie,
senza contare cappellanie per preti stanchi o pigri o…togliere prudentemente dal giro….
L’attuale ViceRettore del Seminario Romano è della mia zona,
se vuole sentirsi
consolato dalla romanità dei preti,
ma non si consoli troppo
lui fa parte della seconda generazione,
suoi genitori vengono dalla Lombardia,
ma
se ancora le è di consolazione,
è stato ordinato prete in san Pietro.
e
ieri discorrevamo con la sua parente
ricordando quando andavamo agli incontri di preghiera negli anni ’80
al Romano
e il Rettore era un prete fiorentino.
Ma si consoli Francesco,
il parroco della parrocchia confinante con la mia, è romanaccio di Torre Maura, Paolo LOJUDICE
lo ricordo seminarista,
agli inizi di marzo
il papa lo ha nominato vescovo ausiliare di Roma
e il 23 maggio pomeriggio se vieni a san Giovanni
c’è pure la sua consacrazione episcopale.
Buon Francesco
non ti fermare solo a quello che hai visto per televisione,
prova a ricordare la storia… 🙂
” se il 23 maggio vieni a San Giovanni”… Diciamo che è più facile essere serafico sulla scomparsa dei preti quando dai Gesuiti al Vescovo di Roma hai solo l’imbarazzo della scelta.
In certi paesi ormai giusto la messa di Domenica e il resto pazienza.
In regioni africane
fanno una nottata di kilometri a piedi per giungere al villagio dove si terrà l’Eucarestia,
e
da noi …..abbiamo l’auto,
abbiamo la 4×4,
ed è così difficile andare all’Eucarestia domenicale ?
Quanto era bello avere il prete dentro casa,
e tempi
in cui i Signori
avevano la cappella gentilizia nel proprio palazzo con prete a servizio…
Come capisco il pianto
di chi non ha più il prete in casa….
e
non sa che farsene dei vangeli intonsi da tenere in vista all’ingresso di casa,
celebrare la Parola in famiglia o in gruppo ???
La Lectio ?
Incontrarsi per leggere e meditare la S.S.
tipo Vangelo e agape con pizza ?
Incontrarsi e fare la liturgia dell’adorazione alla Croce ?
macchè !
vuoi mettere andare a prendere un’ostia
che grazie ad un prete è diventato una cosa miracolosa ?
Come rinunciare al sapore di quell’ostia sulla lingua ?
Io noto solo che lei va dal Papa e dai gesuiti nella pontificia questo e quello mentre molte persone che vorrebbero qualche sacerdote più vicino devono farne a meno.
Come il solito a chi troppo e chi poco..
Penso che occorre riformare profondamente l’intero sistema. Qualche idea in ordine sparso.
Consentire l’accesso all’ordine anche a candidati non provenienti da Seminario, prevedendo la possibilità di percorsi diversi.
Aprire il sacerdozio agli uomini di tutte le età, abbreviando il tempo di formazione (attualmente va dai 6 anni ai 10 anni, con una media di 8): un cammino così lungo, e incerto, può essere intrapreso solo da chi è in giovane età. Occorre cambiare anche le materie di formazione, togliendo un po’ di filosofia e inserendo un po’ più di scienze umane.
Recuperare il ruolo delle comunità e la possibilità di conferire l’ordine a uomini appartenenti alle singole comunità, come si sta iniziando a fare con i diaconi. C’è stato un tempo in cui era la comunità che individuava al suo interno la persona che poteva svolgere il servizio del presbitero. Non c’era qualcuno che si proponeva e chiedeva di fare il prete.
Riscoprire il valore della libertà, che è la grande paura della chiesa gerarchica: la sua assenza nella vita degli ordinati allontana molto i giovani, nati e cresciuti respirando libertà. Penso al giuramento che ancor oggi viene fatto fare prima dell’ordinazione, che preso alla lettera trasforma il prete in un automa.
Mettere al centro dell’attenzione la persona che è chiamata al servizio: non volerne fare l’ingranaggio di una macchina. Ancor oggi non si tiene in nessun conto degli interessi, delle inclinazioni, e delle aspirazioni personali del candidato. Tale mancanza genera fra i preti rivalità, conformismo, adulazione dei superiori.
Grazie alexandros per il bel intervento che nel complesso condivido.
La parte finale del tuo intervento è inoltre il nervo scoperto e più “dolente” del presbiterato della nostra Chiesa Cattolica Apostolico Romana.
Un abbraccio.
La parte sul valore della libertà…(intendo).
“Papa Francesco, specie – ma non soltanto – nell’autunno scorso – ha spesso citato nelle sue omelie mattutine a Santa Marta i ‘farisei’ dipingendoli come “simbolo dell’ipocrisia”: “Non sapevano carezzare”, ha detto una volta. Insomma erano tratteggiati agli antipodi della misericordia. Lei quanto ha gradito tali ripetute comparazioni? Da qualche tempo sembra si siano rarefatte…
Non avevo per niente gradito tali accenni. In altra occasione ho anche spiegato il perché a papa Francesco, che ha preso atto delle mie osservazioni. Posso dire che questo è un Papa che ascolta.”
http://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/485-dopo-l-udienza-intervista-al-rabbino-capo-riccardo-di-segni.html
Poichè queste frasi hanno più volte colpito anche me sono contenta che il rabbino Di Segni ne abbia parlato con Francesco.
🙂
Buona Sara,
io non vado mai dal papa,
se poi partecipo al convegno diocesano dove ogni anno c’è anche lui,
non è colpa mia,
ho un vescovo anche io.
Sono in parrocchia, qui in periferia,
ma buoni preti che ci sono non mi sono indispensabili,
mentre sento indispensabile
che nel territtorio fossimo più “comunità”
e… invece ci divoriamo l’un l’altro
e i preti si barcamenano…
mentre siamo in un territtorio di periferia totale
con a pochi metri di distanza il tempio indu e la moschea con a fianco l’edicola dell’immacolata dove nel mese di maggio ogni martedì sera recitiamo il rosario, il parroco ci tiene tantissimo in questo territtorio a forte presenza islamica…
Non è colpa mia se sono a Roma,
ma prima di vedere le tue lacrime
ti farei stare almeno 20 anni
in questa periferia che pare un immenso suk…
Non è colpa mia se sono a Roma,
ma
la maggioranza assoluta dei cattolici romani “impegnati” o domenicali
non usa delle disponibilità di approfondimento che le università teologiche romane mettono a disposizione.
Il problema di fondo
non sono nè la presenza
nè la mancanza di preti,
siamo noi cattolici laici
che vorremmo i badanti,
vorremmo fare i bambini a vita,
incapaci di incuriosirci dei Vangeli,
se non abbiamo vicino un prete con l’ostia in mano…
Poco prima di scrivere questo commento
stavo ascoltando in web l’mp3
un vescovo della …. che conosco da …anni,
l’estate fa gli esercizi spirituali biblici al suo popolo,
vengono nel suo oratorio persino dalla sua vecchia parrocchia romana,
vengono da diversi posti,
ha una capacità favolosa di frazionare la Parola come l’Eucarestia,
ma
i catechisti formatori nella sua diocesi, hanno altri impegni….
non vengono
ma lui non molla,
ogni momento di incontro
è catechesi biblica e umana
ma mica sono tantissimi… ad accorgersene nella sua diocesi…
del suo lavoro infaticabile…
Quindi
cara Sara,
tutta sta fisima sui preti….
è tutta una scusa
per la nostra pigrizia….
A dire il vero, i farisei erano, e sono, quelli che se ne vanno spocchiosi della loro conoscenza della legge, e guardano dall’ alto in basso coloro che giudicano come ultimi di fronte a Dio coloro che magari non conoscono la legge ma, standosene negli ultimi posti, cercano la vicinanza reale col Signore tramite la preghiera, la carità e la misericordia.
C’ è misericordia in chi davanti a Dio pone il proprio ego pieno di dottrina? Non direi.
Mi piacerebbe conoscere le obiezioni del rabbino Di Segni al Papa.
Ieri mia madre mi ha confermato che mio nonno conosceva bene Don Mazzolari, credo che conoscesse tutti i preti della Lombardia.
Anche mio zio era sacerdote mio nonno lo aiuto’ a studiare in seminario dopo che erano rimasti orfani poco più che ragazzi.
@ Alexandros 27 aprile 2015 @ 19:14
Mettiamo in ordine un poco le idee ? 🙂
Il sacerdozio è aperto agli uomini di tutte le età
I vescovi si ritrovano ad ordinare preti uomini di 24/30/40/50/60 anni.
Percorsi diversi già ci sono.
Un mio collega di lavoro è diventato prete con un percorso personalizzato anche se all’interno del Seminario Romano ma facendo fronte fin dove è stato possibile alle sue esigenze di lavoro che poi ha lasciato.
Già da anni, per i seminaristi Romani è importante il legame con il territorio della parrocchia affidata per collaborare con il parroco.
All’interno della propria formazione agli studi e alla vita spirituale, il seminarista all’inizio dell’anno pastorale assume un incarico pastorale
In parrocchia
In ospedale
In carcere
etc.
Tu scrivi dell’ordine degli studi nella formazione al sacerdozio,
non è tanto un togliere da una parte,
e al momento non manca la discussione nelle secrete camere che ogni tanto esce anche fuori……
e
a questo proposito c’è un articolo interessantissimo anche relativo a quest’argomento fammi sapere se ti interessa a livello di conoscenza:
“Una teologia in uscita” da Rosmini a papa Francesco tre direttrici per il futuro della Chiesa – Piero Coda (Il Regno – Attualità n.3)
Se ti interessa te lo mando.
Sinceramente non riesco a capireil problema.
nostro Signore Gesù Cristo ha detto che l’albero buono e santa produce frutti buoni e santi .
se dunque la Chiesa come albero è rimasta connessa alle sue sacre radici apostoliche, se nelle sue membra scorre ancorala lalinfaibfa vitale che da Pietro arriva fino a noi, se non c’è stata una cesura, se malaguratamente non si sono tagliatele radici, allora quale è il probema???’ I Rami fioriranno come a primavera fioriscono sempre!Ci sarà naturalmente una FIORITURA DI NUoIVI GERMOGLI, DI GIOVANI SACERDOTI, DI NIME CIONSACRATE a DIO!
O forse il problma è che le radici SONO STATA TAGLIATE?
Forse il problema è che la linfa vitale non scorre più per i rami che diventano ogni giorno più secchi secchi? forse il problema è stato un tremendo colpo di scute che ha tagliato l’albero alla base?
se così fosse , nulla , nulla varrebbe. I rami non rifioriscono più se non arriva loro la linfa delle radici. Una pianta secca non fa fiori o frutti. MUORE.
una pianta secca, perchè ha reciso il suo legame con le radici, inaridisce e muore.
http://traditiocatholica.blogspot.it/2015/04/i-benedettini-di-norcia-un-piccolo.html
“A dire il vero, i farisei erano, e sono, quelli che se ne vanno spocchiosi della loro conoscenza della legge, e guardano dall’ alto in basso coloro che giudicano come ultimi di fronte a Dio coloro che magari non conoscono la legge ma, standosene negli ultimi posti, cercano la vicinanza reale col Signore tramite la preghiera, la carità e la misericordia.”
All’interno dell’ebraismo il fariseismo è qualcosa di più che andrebbe meglio conosciuto, lo stesso il ruolo della legge mosaica (vedi Benigni).
Diciamo che le parole del Papa contro i farisei sono comprensibili nel messaggio che vuole lanciare ma non molto aggiornate agli attuali studi biblici.
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/separati-e-universali-così-erano-i-farisei.aspx
Ad esempio ma anche alcuni studi su Paolo tendono a mettere in maggiore evidenza le sue radici ebraiche.
Non saprei davvero immaginare come, ma è chiaro che questo sistema attuale non regge più.
Fra l’altro, ci sono due conseguenze della carenza visibilissime, già ora.
La prima è che i talenti personali dei candidati vengono compressi, perché la mancanza di organico per coprire le parrocchie costringe i vescovi a destinare gli ordinati a un lavoro pastorale spesso massacrante, iperattivistico, e del tutto necessariamente sconnesso da possibilità di studio o da altri percorsi (non è un caso che cala, ad esempio, il personale di qualità destinabile all’insegnamento, al lavoro culturale o al servizio diplomatico).
La seconda è che abbiamo un’invasione di clero straniero, assai spesso proveniente da latitudini socio-culturali assai diverse dalle nostre, con tanta fatica conseguente a un vero inserimento pastorale fruttuoso.
Ma OGGI i farisei spocchiosi della loro supposta conoscenza della legge cara Sara non siete proprio voi i modernisti intellettuai alla Melloni, i relativisti alla marilisa, picchio e compagnia?
non siete forse voi così spocchiosi e sicuri di voi della conoscenza del vero cristianesimo?
per fortuna nella mia vita ho conosciuto anche dei veri cristiani, ho avuto il privilegio di parlare con persone realmente spirituali, con sacerdoti santi, con laici veramenti santi, ho avuto l’immenso dono della certezza dell’esistenza di Dio . E ciò mi basta .
Con tutto il rispetto per la cultura ebraica, Sara, noi cristiani ci rifacciamo al Vangelo di Gesù dove è descritto, con intento pedagogico, l’episodio di coloro che si definivano, orgogliosamente, “perfetti” e guardavano di traverso quelli che loro ritenevano dei disgraziati. Il rabbino Di Segni dovrebbe tenere presente questo aspetto.
Lui è ebreo, noi siamo cristiani, ovvero seguaci di quel Gesù che, pur essendo ebreo, non era perfettamente d’accordo con la legge ebraica e agli ebrei si rivolgeva per cambiare alcuni loro atteggiamenti e comportamenti.
In quanto a spocchia discepolo non sei seconda a nessuno: da mesi su questo blog ti presenti come rappresentante del vero cristianesimo arrivando a dare dell’ipocrita e dell’eretico persino al papa !
Se con fariseo intendi uno che si mette sul piedistallo ha ragione Discepolo a dire che fariseo può esserlo chiunque, se invece usi il termine fariseo e giudeo per attaccare i tradizionalisti rendi un cattivo servizio al dialogo interreligioso e alla comprensione dell’ebraismo.
Non credo che capirà ma pazienza, Francesco è intelligente e avrò sicuramente capito quanto detto da Di Segni.
Cosa nd pensate dei diaconi permanenti? Negli usa ci sono diocesi che, secondo le ultime statistiche, hanno un numero esagerato di diaconi.nella diocesi di Trenton ci sono 313 preti e 291 diaconi, nella diocesi di salt lake city ci sono 80 preti e 71 diaconi. Perché così tanti diaconi rispetto all’Italia? Perché cosi tanti diaconi in generale? Perché è una vocazione più facile non essendoci jl celibato? Certo che se ci fosse un piccolo upgrade il numero di preti di quelle diocesi raddoppierebbero.
Catholic-hierarchy.org
Lei, discepolo, può avere avuto tutte le fortune del mondo, ma certo non quella–mi sembra–di avere ragionevole sensatezza.
Per il semplice fatto che non ha capito, e credo che non capirà mai, che le radici del cristianesimo continuano ad esserci. Solo che hanno bisogno, per ravvivarsi, di acqua nuova e pura, non di acqua di palude che ristagna e dove si muore davvero. E se lei non si era ancora accorta che la Chiesa era in asfissia, è chiaro che proprio a causa di persone come lei la Chiesa del Signore era vicina all’agonia.
Cioè lei ha un grosso problema di comprensione su quale deve essere il fondamento della Chiesa.
Il Vangelo, col suo centrale messaggio di amore per il prossimo, ovvero della carità FATTIVA, e non solo predicata dal pulpito, è tale fondamento amplificato da Gesù.
Ed è sempre lo stesso, cara discepolo. Da secoli è lo stesso.
Lei invece, e ahimè tanti altri, restate estranei ai fatti rappresentati concretamente da Gesù nelle parabole –basta tener presente quella (formidabile) del buon samaritano– e preferite rimanere agganciati alle parole solo pronunciate ed elaborate per fini puramente teologici. Con contorno di pompose liturgie e cerimoniali.
Questa è solo “religione” ed è diversa dalla “fede”, cara discepolo. Quando riuscirà a capirlo? Questa è soltanto parvenza di fede ed è “legame” con un’idea di Dio, impropriamente scambiato per vera fede.
Ma se lei si dichiara cristiana, dovrebbe seguire il Cristo che disse: “non chi dice Signore Signore entrerà nel Regno dei Cieli…” Ricorda?
Oggi c’è un Papa che sta cercando di riportare al centro del cristianesimo e davanti a chi crede di essere cristiano (solo perché segue rigidamente certe regole), il cuore del messaggio del Maestro. E moltissimi lo seguono perché capiscono che la Verità è dalla sua parte.
E lei osa definire queste persone, Papa in testa, “relativiste”? Siete voi ad essere stoltamente “relativisti”, altro che storie!
Qualche consiglio: vada a rileggersi con attenzione le parabole dette da Gesù il Cristo, le metta in cornice e le rilegga ripetutamente. E vada a farsi ricatechizzare–gliel’ ho detto più volte– da un prete che, pur essendo all’altezza di quelli da lei conosciuti e messi sugli altarini, hanno parole nuove che fanno capire bene il senso della parola del Signore.
Certo che con discepolo ci vuole la pazienza di cento Giobbe messi insieme.
Signore, ti prego: riservami un posticino nel Cielo per avere avuto tanta pazienza con discepolo. Me lo merito o no?
Nella nostra comunità neocatecumenale ha avuto la vocazione un giovane figlio di un musulmano e battezzato tre anni fa, ma ha scelto di andare al seminario regionale per diventare parroco in diocesi. Le vie del Signore sono infinite.
Sì, Antonella, le vie del Signore sono infinite e inspiegabili per noi umani , limitati nella mente e incapaci di abbandono ai disegni di Dio che scompaginano le certezze di chi vorrebbe sostituirsi a Dio.
“Cosa ne pensate dei diaconi permanenti?”
Noi abbiamo un diacono molto presente (e in gamba) e alcuni ministranti (anche donne) che suppliscono alla mancanza di sacerdoti, penso che questa però, come l’uso di sacerdoti stranieri, sia una mossa “tampone” che può solo rinviare il problema del calo di vocazioni. (siamo sicuri che tra un po’ non mancheranno anche diaconi e altre figuri laicali? aumentando la secolarizzazione prima o poi)
Mi ero dimenticata che il figlio di mio cugino è in seminario ( non sono sicura però diventerà sacerdote è entrato in seminario adolescente chissà se finirà tutto il percorso o ci ripenserà)
Nei paesi di provincia la mancanza di sacerdoti non significa solo “prendere la macchina” e fare dieci chilometri in più, ma significa perdere il senso di appartenenza a una comunità. Quando una parrocchia viene soppressa (e capita) o viene aggregata in unità pastorali troppo ampie accade che si perda non tanto il riferimento al parroco, ma proprio alla comunità, con la sua storia, le sue tradizioni, le sue particolarità, la sua identità.
Chi vive in città non lo percepisce, ma nei paesi è così: siamo abituati a prendere la macchina per spostarci, non ci pesa percorrere qualche chilometro in più per la messa domenicale, ma ci pesa perdere quella parte di noi che ci lega alla nostra comunità.
Non è un problema irrisolvibile, si può provare a costruire unità pastorali che valorizzino le comunità di origine coinvolgendo i laici e le associazioni del territorio, ma non è semplice: è un processo che va accompagnato, senza fretta, gradualmente. Non si può “imporre” per necessità, con la motivazione che mancano i preti!
Dissento totalmente dall’intervento di Alexandros.
Il problema non è “allentare la presa”, far studiare meno anni i candidati al seminario o addirittura togliere il celibato (la solita perla di picchio), non è annacquando che si risolve il problema di comunità come sempre meno sacerdoti. Lo Spirito Santo saprà suggerire come superare queste difficoltà.
Io credo che sia utile una graduale riorganizzazione delle parrocchie, che lasci ai sacerdoti solo le attività più pastorali insieme magari alla responsabilità ultima (in altri termini: la regia, il coordinamento, la visione di insieme) di diverse attività che possono benissimo essere delegate ai laici.
Siamo già in questa fase e se c’è una resistenza (da parte di alcuni sacerdoti o alcuni laici) è solo per ragioni anagrafiche: le proverbiali vecchie abitudini che si fatica a cambiare. Andando avanti dovrebbe essere sempre più semplice.
Dal mio punto di vista, cioè di un residente di un paesotto di campagna, è più problematica la questione delle pur necessarie unità pastorali.
Lo Spirito Santo saprà suggerire come superare queste difficoltà.
Esattamente Spiletti, (insieme magari alle indicazioni di Alexandros).
Stai bene.
Le nostre precedenti generazioni
si erano pigramente abituate a fare identità attorno ad un prete,
santo o disgraziato che fosse.
Il trio di eccellenza di un paesetto era
sindaco/prete/medico.
Beh!
il 1800 è passato !
il 1900 è passato !
I seminari costruiti tra il 1900/1960
vengono trasformati in foresterie
o date al demanio/regione/stato/comune.
Ci attendono tempi diversi.
Cambia todo
e todo cambia senza chiedere il permesso a nessuno.
Si può passare il tempo a piangere
o
rimboccarsi le maniche.
Dalla mia parrocchia qualche anno addietro è arrivata una vocazione che si è compiuta nel sacerdozio.
La parrocchia affianco la mia, il parroco nativo del quartiere Torre Maura a maggio verrà consacrato vescovo.
Il mondo si muove,
lentamente,
assicurando il presente,
e
cominciando a chiederci nuovi modi
per vivere nella prassi l’ecclesialità cattolica.
Per il naturale declino
si riflette su cosa dovrà essere il Ministero
nel secolo a cui ci siamo affacciati.
Dal 30 d.C. è cambiato di tantissimo il servizio apostolico.
I Vangeli e gli Atti e le lettere paoline,
non accennano minimamente al sacerdozio,
ma la lettera agli Ebrei è l’unicum che affronta il discorso,
e
inseguito la contaminazione con le religioni dell’impero romano
ha dato anche agli eredi di Gesù
la figura di un sacerdote intermediario del sacro.
Dopo varie mutazioni…
Si deve arrivare al 1500 CIRCA perchè pensassero ad una formazione per i preti…
I futuri 1000 anni
vedranno ancora tante migliaia di cambiamenti….
Nuovismo senza limitismo…
Si deve arrivare al 1500 CIRCA perchè pensassero ad una formazione per i preti…
Infatti era quello che chiedevano i riformatori cattolici da Erasmo in giù, sacerdoti ben formati e preparati che abitassero insieme ai fedeli di cui si dovevano occupare.
Il postmodernismo nel cancellare la modernità cancella anche il buono che era stato costruito e pazienza.
Secondo me queste teorie sono solo adeguamento al liberismo imperante, come si vuole smantellare lo stato sociale e le tutele così i liberisti ecclesiastici vogliono smantellare le parrocchie e ogni struttura che si possa occupare anche dei più fragili sul territorio.
Tanto loro sono forti e se ne fregano.
Così è.
Si spaccia per nuovo quello che è già stato provato, sperimentato e superato.
già,
infatti l’Ebraismo aveva già i suoi preti
e
infatti l’Ebreo Gesù non ebbe alcun motivo per riinventarli di nuovo.
E’ lo stesso Ebreo Gesù la Vittima sacrificale e il Sommo Sacerdote,
quindi non erano stati previsti preti….
Le parrocchie
sono state l’estensione dello sviluppo storico delle comunità
dei discepoli di Gesù.
Possono cambiare denominazione
ma il fondamento
non può mai essere abolito o smantellato,
la comunità che forma il Corpo di Gesù….
@ Fabricianus, grazie, ricambio l’abbraccio.
@ Matteo, dalle mie parti il limite di ammissione al percorso è a circa trent’anni, non è possibile formarsi fuori dal seminario e gli anni sono almeno otto. Roma offre sicuramente possibilità maggiori e diverse. L’articolo di Piero Coda l’ho trovato in rete, me lo leggerò con calma.
@ Spiletti, immaginavo che non saresti stato d’accordo. Mi spiace che per te e per chi la pensa similmente a te si tratti sempre di “non allentare la presa”, “tener duro”. Avete una visione davvero opprimente. Dio troverà il modo di far cambiare la Chiesa, servendosi dello stato di necessità. Gli ecclesiastici sono troppo attaccati a ciò che hanno creato da sé, tanto che è impossibile che riformino di loro iniziativa qualsiasi cosa. Nella mia diocesi l’ultima riforma del seminario risale al 1970, e fu dettata dal suo completo svuotamento. Temo che bisognerà arrivare di nuovo a questo perché cambi qualcosa.
Ricordo peraltro che nei formidabili anni ’50, quando ancora il cattolicesimo non aveva conosciuto il Concilio, per diventare prete bastavano 3 o 4 anni. Leggete la biografia di qualche prete ordinato in quel periodo, che non sia entrato bambino in seminario.
La tua diocesi, Alexandros deve aver perso qualche colpo….
Quel che io so di Roma avviene abbondantemente in tutto il resto del mondo,
ma
se dei vescovi hanno paura
e preferiscono i ragazzetti,
che aspettino….. !!!!!
L’età media degli ingressi nei seminari è cambiata abbondantemente !!!
ma chi ha paura tiene ben recintato il suo fortino….
Per i seminaristi bambini sappiamo….sappiamo….
alcuni sono diventati persino santi,
altri….
hanno cercato e trovato proprietà, donne, denaro, uomini, droga, bambini…
grazie all’istituzione Chiesa….
Credo che fosse in Paraguay un vescovo che ti faceva un prete in 4 anni,
ne ha fatti una vagonata…
(qualità ???)
poi si è messo a litigare con un altro vescovo….
e
poi nolente è stato mandato lo scorso anno a casa….
Forse un po’ di equilibrio …. 🙂
Esseri umani ed equilibrio: in questi giorni mi pare un ossimoro…
🙁
Anche l’esperienza che ho io è come quella descritta da Matteo: si entra in seminario senza limiti di età, c’è solo un limite minimo: non si può essere ordinati preti prima dei 25 anni. Per la durata: se non hanno fatto il seminario minore, i candidati frequentano almeno per un anno la comunità propedeutica, poi ci sono i cinque+1 anni dello studio teologico. Di norma entro i sei/sette anni si completa, fatte salve condizioni particolari. Sempre però con esperienze pastorali durante l’intero cammino.
Una lettura interessante (anche se un po’ lunga) è la ratio studiorum attualmente in vigore
https://www.chiesacattolica.it/cci_new_v3/allegati/4608/La%20formazione%20dei%20Presbiteri%20nella%20Chiesa%20Italiana%202006.pdf
http://www.biblico.it/doc-vari/pres_corsi_sem_14-15.pdf
http://www.unigre.it/zz2_applicazioni/framework_it.php?adg_utente=unknown&adg_pgm=204&adg_ua=2
Anche senza uscire di casa: se interessa un approfondimento voilà a portata di tutti i laici uomini e donne, di tutto e di più.
Cara Nico,
se non c’è equilibrio,
almeno sense of humor.
Con il nuovo parroco da me,
si sono affacciate persone che erano sparite da una decina di anni…
uno è un buon militare è il “consigliere” per la liturgicità degli atti liturgici.
Ultimamente sono stati aboliti diversi segni che venivano fatti nella “messa con i ragazzi”,
tipo:
alcuni ragazzi simbolicamente si avvicinavano al celebrante, raccoglievano il segno della pace e lo riportavano all’assemblea,
ma il militare ha detto che non era liturgico,
i ragazzi non devono salire all’altare,
niente scambio segno con il celebrante,
e
il parroco si barcamena….
e ha deciso di non farlo più……
il nostro militare ha persino preso di petto un vescovo invitato dal parroco ad una celebrazione accusandolo di non essere fedele alla liturgia,
e
il vescovo ?
“figliolo ma il vescovo sono io”
🙂 🙂 🙂
@Alexandros,
il punto è che non possiamo lamentarci dei nostri sacerdoti per i più disparati motivi, ma soprattutto per carenza nella formazione e poca “esperienza” pastorale, e poi suggerire che i futuri sacerdoti siano formati in tempi più stretti. E’ chiaro che la formazione deve essere adeguata ai tempi e alle esigenze delle comunità delle quali i seminaristi dovranno occuparsi, ma è anche evidente che il momento della formazione è fondamentale e non si può pensare di ridurla all’osso per raccogliere più “adesioni” (che poi è sempre la tentazione della ricerca dei consensi del mondo). Non conosco la tua realtà, ma non è detto che sia rappresentativa di quello che accade in tutta Italia o nel mondo.
Le “vocazioni adulte”, quelle dei candidati seminaristi ultratrentenni, necessitano più delle altre di formazione e verifiche. Non si può immaginare di riempire i seminari con persone irrisolte, immature (a dispetto dell’età) che hanno trascinato una decisione così importante per tanti anni.
Mi sembra che la Chiesa si stia interrogando seriamente da anni sul tema del calo delle vocazioni sacerdotali e religiose. Inoltre i recenti drammatici scandali sulla pedofilia hanno posto con forza il problema della formazione e della selezione dei sacerdoti: l’orientamento dei seminari diocesani oggi non è quello del reclutamento di massa, ma la preoccupazione di ordinare buoni sacerdoti. Non disperiamo.
Matteo
😀 😀
Io sono anzitutto convinto che se i preti potessero sposarsi e avere una professione come i laici sarebbero in numero molto maggiore. O almeno il celibato dovrebbe essere una scelta e non una costrizione.
E credo anche che il fatto che solo agli uomini sia concesso il sacerdozio sia il residuo di una vecchia cultura e quindi da rivedere. Mi piace ricordare che il Diritto al Suffragio Femminile è stato sancito dalle Nazioni Unite non prima del 1979.
Credo che anche il Sacramento della Penitenza che oggi vede necessaria la presenza del Presbitero debba essere rivista, non fosse altro perché quand’anche uno si volesse confessare da noi non trova un prete neanche a morire e non credo che il buon Dio per perdonarti debba aspettare che qualche prete si renda disponibile.
Fides,
le tue richieste sono già ampiamente realizzate da numerose confessioni protestanti. Non vedo perché dovremmo seguire il loro esempio: il ministero del sacerdote cattolico non è paragonabile al ruolo e ai compiti di un pastore protestante.
http://www.annussacerdotalis.org/pls/clerus/v3_s2ew_consultazione.mostra_paginat?id_pagina=2392&target=0
Vale ancora quanto scrivevo alle 11.48.
Ma possibile?
le tue richieste sono già ampiamente realizzate da numerose confessioni protestanti. Non vedo perché dovremmo seguire il loro esempio
Beh, intanto perché non credo abbiano il brevetto o l’esclusiva… e questo risponde anche al tuo commento delle 11:48.
Non hanno l’esclusiva ma è una loro peculiarità come la Chiesa ortodossa ne ha altre.
Il sacerdozio cattolico ha le sue caratteristiche il laicato ne ha altre e basta.
È poi i protestanti classici hanno meno vocazioni di noi al massimo crescono i pentecostali che sono tutto sommato conservatori.
Tra parentesi si chiede una formazione più semplice ma i gesuiti che sono forse i più aperti in questo momento hanno un percorso molto solido e molto lungo.
Bisognerebbe cercare invece di formare meglio il laicato.
Poi certo dipende da che tipo di formazione ma se guardo i programmi delle varie scuole di teologia mi sembra ci sia un’impostazione molto più “ariosa” di quanto tanti potrebbero pensare.
O.T.
“La Chiesa verrà distrutta”…
Napoleone e il Card. Consalvi:
«Eminenza, voi sapete che io non conosco ostacoli. Posso distruggere chi voglio, uomini, cose , istituzioni. E se domani mi proponessi di distruggere la Chiesa? Ditemi quel che avverrebbe. Dite …»
A cui il Consalvi, senza scomporsi, rispose:
“Maestà, disse, fareste una fatica inutile. Sareste vinto. Non siamo riusciti noi, noi preti, noi cristiani, con le nostre debolezze, con le nostre infedeltà, a distruggere la Chiesa! E vorreste riuscirci voi?»
🙂
Ciao Fab
Ciao Fides,
do per accertata la tua buona fede.
Celibato/sacerdozio/donne
metti un fracco di carne al fuoco.
La comprensione della donna come non-proprietà dell’uomo è una roba che ancora si discute in tanta parte del pianeta…. 🙂
La monosessualità nell’istituzione dei preti nella chiesa sarà destinata con il tempo a crollare.
Ma….
tu fai un’affermazione assolutamente non corretta.
“se i preti potessero sposarsi e avere una professione come i laici sarebbero in numero molto maggiore”
La Tradizione Anglicana, la più vicina a noi ha gli stessi problemi di deficienza del clero, nonostante si sposino e divorzino.
La stessa cosa vale per la Tradizione Luterana i/le pastori sposati-e/divorziati-e nel nord-Europa conoscono la stessa crisi vocazionale.
E se provassimo a pensare ad una crisi generale di “rappresentazione” del Sacro ?
In questa epoca di conoscenze scientifiche, di razionalità, non è più il tempo del prete/”stregone”
dei nostri vecchi paesetti anni ‘40
e
forse l’evangelizzazione deve rispondere a queste nuove sfide….
L’esigenza del sacro continua a permanere,
ma forse c’è bisogno di rispondere senza orpelli
e
in modo più autentico,
in modo non scontato,
troppi in passato,
con una sottana nera o pavonazza,
facevano i fra’ c..…o da velletri,
ora
è giusto pagare pegno. 🙂
Fides
Ache io sono favorevole al celibato facoltativo, mentre ritengo fondamentale che continuino ad esistere i religiosi/e con il loro voto di castità segno profetico di un tempo che verrà.
Penso che tutte le vocazioni al diaconato permanente che in alcune diocesi , soprattutto usa sono imolto più numerose di quelle al sacerdozio sono proprio dovute al fatto di poter tenere famiglia.
Chi dice che un sacerdote cattolico non può essere sposato perché il suo ruolo è diverso da quello dei pastori dimentica che già ora i preti cattolici di rito greco, come di altri riti, si possono sposare.sono forse preti peggiori di quelli di rito latino?
sono favorevole al celibato facoltativo anche perché numerosissimi rotture del celibato di cui ho conoscenza diretta mi fanno ritenere che sia ben poco osservato.
Fides
Riguardo al sacerdozio femminile , divieto che riguarda numerosissime denominazioni, sono convinta anch’io che sia sia esclusivamente dovuto ad un fatto culturale che come hai fatto rilevare tu trascende la religione. Le motivazioni adottate da GPII per negare la possibilità del sacerdozio femminile sono ridicole.
Stasera ho sentito un giovane prete (sulla quarantina) dire che la sua vocazione è nata in biblioteca e che ora c’è un seminarista – bibliotecario. Io spero solo di trovare un prete quando sarà il momento.
“sono convinta anch’io che sia sia esclusivamente dovuto ad un fatto culturale”
Se è un fatto culturale uno vale l’altro però. (E Non farei il paragone con il voto e la marcia del progresso perchè donne regine molto potenti ci sono state anche prima del 1979 in pratica Maria Teresa D’Austria è stata imperatrice regnante molto prima che si inventasse il suffragio universale maschile).
(tra l’altro già Benedetto XV chiedeva il voto per le donne nel 1919 anche se per motivi opportunistici: http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/08/Quando_Benedetto_invocava_voto_alle_co_9_060208102.shtml)
p.s. mio marito si è scontrato su Facebook con un gruppo di tradizionalisti tema la comunione in ginocchio prima volta in vita sua è sconvolto.
🙂 🙂 🙂
Purchè una comunità viva generi preti …
“Abbiamo bisogno di preti, Signore, ma di preti fatti sul tuo stampo; non vogliamo sgorbi, non vogliamo “occasionali”, ma preti autentici, che ci trasmettano te senza mezzi termini, senza ristrettezze, senza paure. Vogliamo preti “a tempo pieno”, che consacrino ostie, ma soprattutto anime, trasformandole in te; preti che parlino con la vita, più che con la parola e gli scritti; preti che spendano il loro sacerdozio anziché studiare di salvaguardarne la dignità.
Sai bene, Signore, che l’uomo della strada non è molto cambiato da quello dei tuoi tempi; ha ancora fame; ha ancora sete; fame e sete di te, che solo tu puoi appagare. Allora donaci preti stracolmi di te, come un Curato d’Ars, preti che sappiano irradiarti; preti che ci diano te. Di questo, solo di questo noi abbiamo bisogno.
Perdona la mia impertinenza: tieniti i preti dotti, tieniti i preti specializzati, i preti eloquenti, i preti che san fare schemi, inchieste, rilievi. A noi, Signore, bastano i preti dal cuore aperto, dalle mani forate, dallo sguardo limpido. Cerchiamo preti che sappiano pregare più che organizzare, preti che sappiano parlare con te, perché quando un prete prega, il popolo è sicuro.
Oggi si fanno richieste, si fanno sondaggi su come sarà, su come la gente vuole il prete. Non ho mai risposto a queste inchieste, ma a te, Signore, posso e voglio dirlo: il prete io lo voglio impastato di preghiera.
Donaci, o Signore, preti dalle ginocchia robuste, che sappiano sostare davanti a te, preti che sappiano adorare, impetrare, espiare; preti che non abbiano altro recapito che il tuo tabernacolo. E dimenticavo: rendici degni di avere tali preti.”
Mi immagino Sara, sono terribili.Ha un bel coraggio tuo marito….
🙂 🙂 🙂
Luigi chiede perché una comunità viva non abbia generato preti.
Al Seminario di Mileto (VV) nel 1962 erano in 120. I preti totali furono 3 o 4 al massimo.
E i tempi stavano cambiando anche allora: nel mezzo ci fu il Pontificio a Reggio Calabria, l’abolizione dell’uscita in talare, il numquam duo tirato via dai severissimi Gesuiti di allora, ma… di quei 120 bambini del 1962, nel 1971 ne restarono 3 o 4.
Perché? Perché fu il ’68, perché all’epoca si studiava in seminario meglio di come si potesse studiare in altre strutture, perché i paesi erano piccoli e andare in seminario era come andare in collegio… ma sempre 3 o 4 preti sono venuti fuori.
Ora siamo alla comunità viva ma senza preti. A me pare un segno dei tempi anche questo: tutti hanno ormai una loro fede e pensano in tema di religione di saperne più del Papa e di tutta la Congregazione del Sant’Uffizio in persona (lasciatemi citare il mio amatissimo Sciascia, per favore), ma nessuno sente l’appeal della vita da prete.
Perché il prete è solo.
Perché il prete non ha una donna.
Perché il prete è il primo medico dell’ospedale da campo.
Perché il prete deve dire a volte no per molti incomprensibili, specie per quelli che gli sbattono a muso duro Papafrancescohadetto…, ma per il resto non sanno manco come sia fatta una chiesa.
Perché i preti forse è meglio averli sposati.
Perché i preti erano preti prima del Vaticano II, oh yeah…
Perché i preti oggi lo fanno per mestiere.
Perché i preti non hanno più la fede.
Perché mio fratello è figlio unico.
E il discorso potrebbe continuare
(Mattè, non t’incazzare se per un momento ti ho imitato con tutti ‘sti a capo, ma bisogna pur scegliersi dei modelli diceva Woody Allen).
Una volta nelle famiglie c’era il desiderio di avviare un figlio o una figlia al sacerdozio o al monacato. Oggi è una dimensione completamente perduta da noi.
Che cosa non ha funzionato in tutto questo tempo? Forse manca una pastorale in questo senso, una pastorale non delle vocazioni, ma della crescita delle vocazioni.
E qui mi taccio. Un saluto a tutti, scusate se vado e vengo, ma vi seguo comunque.
«Le motivazioni adottate da GPII per negare la possibilità del sacerdozio femminile sono ridicole». Detto da una cretina, ha il controvalore di una conferma della giustezza di quel diniego. Ne siamo confortati.
Le “perle” delle 21.19 di ieri dimostrano che picchio è molto più “terribile” dei tradizionalisti che hanno “sconvolto” il marito di Sara.
E’ “terribile” che discutendo di questi temi si metta in primo piano il proprio punto di vista e il consenso delle masse (che sappiamo non immuni dalle tentazioni del mondo) piuttosto che la volontà di Dio.
” Anche io sono favorevole a… , mentre ritengo fondamentale che …
Penso che … sono favorevole a … perché … mi fanno ritenere che …”.
Insomma la Verità in persona, la Pravda dei bei tempi passati, per picchio è picchio. Terribilmente superba e terribile.
E’ “terribile” anche il commento su San Giovanni Paolo II, sul quale si è già espresso opportunamente Franti.
I santi e la sapienza della Chiesa, duemila anni di teologia e di studio delle Scritture, due millenni di fede e intere vite dedicate alla ricerca della volontà di Dio sono NULLA a confronto dell’intuizione di picchio!
Terribile.
Naturalmente picchio non è l’unica frequentatrice di questo blog che offre una tale “terribile” testimonianza di quanto la tentazione del soggettivismo e addirittura il relativismo si siano radicati nelle nostre comunità, anche tra coloro che restano convinti di essere ancora cattolici.
Sono sconvolto anch’io. Devo raccontarlo a mia moglie.
C’è un tradizionalismo che è fuori dall’ortodossia cattolica e sconfina nella superstizione pura e semplice.
A questo mi riferivo.
Tipo: “il diavolo ha detto a padre Amorth che se tocchi l’eucarestia con le mani vai all’inferno” alla faccia di tutti i documenti magisteriali che permettono la comunione con le mani.
E non c’è alcuna possibilità di farlo capire, se non è relativismo questo…
(tra parentesi un esorcista non dovrebbe credere a quello che gli dice il diavolo è il minimo)
Grande Sara!
Anche (e soprattutto) dopo queste spiegazioni di Sara, resto convinto che sia più “terribile” la testimonianza dei vari “picidi” di questo blog…
@Nico
come sempre mi è piaciuta la tua ultima riflessione su VN, “il sogno di Adamo e quello di Giuseppe”.
La prima reazione che ho avuto, comunque, è stata che se quelle stesse parole che tua hai evidenziato fossero state pronunciate da Benedetto XVI si sarebbe scatenata l’apocalisse… A prescindere dal merito e dai contenuti.
Papa Francesco gode veramente di una simpatia e di una benevolenza incredibile.
Dall’articolo di Nico:
“È solo lui il protagonista? È la sua esigenza ad essere determinante?
E la donna? È creata come risposta ad un bisogno? Può solo essere trovata? ”
mio marito mi ha detto la stessa cosa Mercoledì quando gli ho letto il testo.
In un certo senso ho pensato rivendicasse il diritto di essere anche lui sognato e cercato come segno di una vera complementarietà
Così mi è tornato in mente questo passo del Cantico:
“[1]Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amato del mio cuore;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
[2]«Mi alzerò e farò il giro della città;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amato del mio cuore».
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
[3]Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
«Avete visto l’amato del mio cuore?».
[4]Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finché non l’abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice.
Franti lo sanno tutti quanto ci consideriamo… zei solo un povero coglione sfigato.
Sara padre amorth teneva anni fa una rubrica su radio maria dove diceva cose terribili ,dove il confine con la superstizione era molto labile. Sembrava ppiù un mago impegnato a togliere fatture che un prete. Non mi stupisce che i tradizionalisti si servano di lui ,.
@Spiletti e @Sara
grazie dei vostri commenti.
Credo che dobbiamo far tesoro della simpatia di cui gode Francesco, proprio per far passare il messaggio evangelico. Lo sapeva bene anche Benedetto che chiedeva (senza trovarla) ‘quell’anticipo di simpatia senza il quale non è possibile nessuna comunicazione’ (Prefazione al suo primo libro su Gesù).
Nello stesso tempo, l’apertura di questo pontefice che lascia aperta la porta ad ogni obiezione, al confronto franco, consente di esprimere anche i dissensi. E’ una libertà preziosa, di cui essere grati.
Padre Amorth su Radio Maria racconta(va) la sua lunga esperienza di esorcista.
Se non si crede al diavolo e all’inferno, è facile scambiare la preghiera di esorcismo per superstizione.
Ancora una volta si deride la religione cattolica in nome delle proprie opinioni soggettive o di certe correnti di pensiero non cristiane.
Spiletti: ma tu sei vero?
Spiletti con Radii Maria tempo fa si arrabbio anche Bertone che non metterei tra i non cristiani:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/02_Febbraio/24/medjugorje.shtml
Diciamo che spesso sono un po’ troppo sopra le righe
Nicoletta,
ma con tutte le maschere e le macchiette che passano da qui, proprio a me chiedi se sono vero?
Sara,
non difenderò Radio Maria, ma ricordo che certe “riserve” sono limitate solo sull’entusiasmo intorno alle apparizioni di Medjugorje. Padre Amorth raccoglie un consenso e una stima unanime. Il fatto che alcune sue parole siano strumentalizzate da alcuni gruppi non significa che lui sia “sopra le righe”.
Zì, lo chiedo proprio a te, Spilectus. Forse perché ti adoro.
Ricambio il saluto di nicoletta zullino e ne approfitto per salutare l’amico Tonizzo.
Soltanto dalle reazioni dei commentatori
scopro l’ultimo articolo su Vinonuovo di Nico,
che generalmente leggo su carta dai miei abbonamenti ….
Bene, Nico,
leggero anche quest’ultimo
con calma più tardi,
mi incuriosisci sempre….
ma sono contento che gli altri commentatori fondamentalisti
non ti leggano su carta come me….
meglio così….
🙂
C’è solo un “commentatore” veramente e profondamente “fondamentalista” ed è quel tale che scrive con lo pseudonimo di matteo.
@ Nicoletta,
Ridendo dicere verum (Orazio).
Un altro brano della bibbia che amavo da ragazza è preso dal libro di Rut:
6 Scese all’aia, e fece tutto quello che la suocera le aveva ordinato. 7 Boaz mangiò e bevve e, con il cuore allegro, se ne andò a dormire all’estremità del mucchio di covoni. Allora lei venne pian piano, gli alzò la coperta dalla parte dei piedi, e si coricò. 8 Verso mezzanotte, quell’uomo si svegliò di soprassalto, si voltò, ed ecco una donna era coricata ai suoi piedi. 9 «Chi sei?» le chiese. E lei rispose: «Sono Rut, tua serva; stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto». 10 Ed egli a lei: «Sii benedetta dal SIGNORE, figlia mia! La tua bontà d’adesso supera quella di prima, poiché non sei andata dietro a dei giovani, poveri o ricchi. 11 Non temere, dunque, figlia mia; io farò per te tutto quello che dici, perché tutti qui sanno che sei una donna virtuosa. 12 È vero che io ho il diritto di riscatto; ma ce n’è un altro che ti è parente più prossimo di me. 13 Passa qui la notte; e domattina, se quello vorrà far valere il suo diritto su di te, va bene, lo faccia pure; ma se non gli piacerà di far valere il suo diritto, io farò valere il mio, com’è vero che il SIGNORE vive! Sta coricata fino al mattino».
E’ Rut stessa che chiede a Boaz di sposarla è lei che prende iniziativa in modo audace e franco, una scena incredibilmente dolce.
Ho ascoltato padre amoth dire questo : se hai della biancheria macchiata in modo strano che non viene pulita anche dopo un bel lavaggio è molto probabile che qualcuno ti abbia fatto una fattura demoniaca. Rimedio :devi prendere la biancheria in oggetto e bruciarla.fuori casa, non nella stufa per evitare che il demonio resti in casa. Mentre bruci la biancheria devi dire alcune preghiere.
Mi immagino la reazione di qualche persona superstiziosa a sentire queste cose. Quelli che ti levano le fatture dicono le stesse cose….
Spiletti scrive,
29 aprile 2015 @ 13:04
C’è solo un “commentatore” veramente e profondamente “fondamentalista” ed è quel tale che scrive con lo pseudonimo di matteo.
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quando c’è la coda di paglia ……….. ovviamente….
a Tonizzo
non ho alcun modo personale per farti sapere perchè scrivo con “interlinee”
mi accontento del tuo sorriso.
ma
ho apprezzato moltissimo il tuo commento.
@Spiletti: mmm, sai pure il latino… lo vedi…
@ Nicolè,
la sapienza antica si esprime con parole antiche…
🙂
Matteo, siccome stavo ammonticchiando i perché riga per riga ho pensato a te. Una bonaria battuta, lo sai 😀
Allora, vedo che qua ci stiamo spostando verso Amorth e le sue uscite. A me pare si stia mettendo il dito in una bella piaga: perché se mancano i preti, dall’altro lato esiste un cattolicesimo quasi a livello della superstizione. E’ appunto quello che si basa sulle rivelazioni private spacciandole per Magistero o: “Padre Amorth dice che…”. Di solito peraltro queste cose si usano per screditare il Concilio Vaticano II, come se 2.600 padri conciliari – l’ho detto e lo ripeto – fossero strafatti di LSD mentre votavano i documenti conciliari. Si vabbè, ciaone proprio.
Detta la mia boutade, segnalo che questo tipo di cattolicesimo fai da te è molto più pericoloso di quanto si possa immaginare. Perché anziché credere al Magistero scende molto facilmente nella superstizione. C’è un evidente deficit di catechesi che ha bisogno di andare oltre l’omelia domenicale e un generico invito ad essere buoni. Un cordiale saluto a Fabricianus ed a tutti gli amici del pianerottolo.
PS: A quando l’Acca-Raduno? Sono anni che ne parlo al vento, voce di uno che grida nel deserto…