Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” affronta lunedì 17 il brano degli “Atti degli apostoli” nel quale Paolo a Cesarea, davanti al governatore Festo, si appella a Cesare: Atti 24, 23-25, 12. Da questa pagina possiamo cavare informazioni che aiutano a intendere la situazione giuridica e politica della prima generazione cristiana. Nei commenti la scheda inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito di chi passa a bussare: la porta è aperta.
“Io mi appello all’Imperatore” dichiara Paolo a Cesarea
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Da Felice a Festo. Dopo due anni di carcere in attesa di giudizio, Paolo è di nuovo in tribunale, a Cesarea, davanti al governatore Festo subentrato a Felice. Il governatore “per fare un favore ai giudei” propone il trasferimento del processo a Gerusalemme: che era la richiesta dell’accusa. Ma l’apostolo rifiuta e fa valere il suo diritto, di cittadino romano, di essere giudicato da un tribunale dell’Impero: “Io mi appello a Cesare”.
Siamo nel 60 dopo Cristo e l’imperatore è Nerone, che regna dal 54 al 68. Secondo la tradizione Paolo subirà il martirio a Roma proprio sotto Nerone, nel 64 o 67. “Ti sei appellato a Cesare e a Cesare andrai” è la conclusione di Festo: i capitoli 27 e 28, gli ultimi del libro degli Atti, narrano il viaggio dell’apostolo, sotto scorta, verso il tribunale dell’Imperatore.
Tre i fuochi della nostra attenzione:
1. La prigionia temperata cui è sottoposto Paolo a Cesarea, che gli lascia “una certa libertà” di contatto con l’esterno; una condizione che aveva già caratterizzato la detenzione in Gerusalemme e che caratterizzerà quella romana: le comunità cristiane dei diversi luoghi non erano impedite di “dargli assistenza” (24, 23) e lui poteva continuare a svolgere, in qualche maniera, la sua missione di apostolo.
2. La perdurante minaccia di morte per mano giudaica alla quale Paolo si sa e si vede esposto e dalla quale può scamparlo solo l’appello a Cesare che comporterà l’abbandono della provincia della Giudea e il trasferimento a Roma.
3. La protezione giuridica romana, indifferente o quantomeno neutra rispetto alla dispute interne alle religioni praticate nelle province, che permette alla “via” cristiana di sopravvivere all’offensiva giudaica che si scatena quando viene percepita l’apertura di quella “via” a provenienti dal paganesimo.
Atti 24, 23-25, 12. Il governatore ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire ad alcuno dei suoi di dargli assistenza.
24Dopo alcuni giorni, Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fece chiamare Paolo e lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: “Per il momento puoi andare; ti farò chiamare quando ne avrò il tempo”. 26Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui.
27Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo. Volendo fare cosa gradita ai Giudei, Felice lasciò Paolo in prigione.
Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. 2I capi dei sacerdoti e i notabili dei Giudei si presentarono a lui per accusare Paolo, e lo pregavano, 3chiedendolo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto preparavano un agguato per ucciderlo lungo il percorso. 4Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito di lì a poco. 5″Quelli dunque tra voi – disse – che hanno autorità, scendano con me e, se vi è qualche colpa in quell’uomo, lo accusino”.
6Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, scese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. 7Appena egli giunse, lo attorniarono i Giudei scesi da Gerusalemme, portando molte gravi accuse, senza però riuscire a provarle. 8Paolo disse a propria difesa: “Non ho commesso colpa alcuna, né contro la Legge dei Giudei né contro il tempio né contro Cesare”. 9Ma Festo, volendo fare un favore ai Giudei, si rivolse a Paolo e disse: “Vuoi salire a Gerusalemme per essere giudicato là di queste cose, davanti a me?”. 10Paolo rispose: “Mi trovo davanti al tribunale di Cesare: qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. 11Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c’è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare”. 12Allora Festo, dopo aver discusso con il consiglio, rispose: “Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai”.
Invito all’incontro. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome ed è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo ai visitatori i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 17 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano nella preparazione della lectio. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma, o capita a Roma nei nostri lunedì, venga alle serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli dirò il dove e il come. Saremo felici di avere nuovi ospiti e non abbiate paura di non sfamarvi: la pizza ci avanza sempre.
Puntata precedente. Chi voglia un’idea di quello che abbiamo letto nell’ultimo incontro vada qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-paolo-che-si-difende-davanti-al-procuratore-felice/#comments
Dell’atteggiamento di Paolo si posso dare varie interpretazioni.
Paolo non aveva nessuna intenzione di farsi martirizzare prematuramente. Non cercava il martirio fine a se stesso. Ha cercato di evitarlo. Altrimenti si sarebbe consegnato ai Giudei.
Sperava appellandosi a Cesare di cavarsela proseguendo la sua opera di evangelizzazione.
Oppure sapeva che anche a Roma sarebbe stato condannato, ma nel frattempo avrebbe potuto continuare la sua opera di evangelizzazione tra i pagani. Potrebbero essere vere tutte e due le ipotesi. Certo ne esce la figura di un uomo tutt’altro che rassegnato di fronte al succedersi degli eventi, un uomo conscio dei propri diritti e capace di farsi valere e di intervenire per influire sul corso dela sua storia.
Insomma questo Cesare, o Imperatore Romano, o Massima Autorita’ dell’ epoca e’ citato tante volte nei Vangeli .. Gia’ Gesu’ aveva consigliato di pagargli le tasse ( date a Cesare quel che e’ di Cesare) in opposizione con quei giudei della setta degli zeloti che predicavano la ribellione al fisco esoso dell’ Imperatore Romano . In nome di Cesare poi i furbi capi dei giudei chiesero a Pilato la condanna di Gesu’ fingendo di essere scandalizzati dal suo dirsi “ Re dei giudei” ( e protestando non abbiamo altro Re che Cesare! Frase che dovette suonare ironica alle orecchie di Pilato che sapeva quanto i giudei odiassero i dominatori Romani ) e accusando Pilato stesso di non essere amico di Cesare se non giustiziava Gesu’ .
Paradossi della storia fu poi Il Cesare di turno ( Tito) che dette il colpo di grazia ai giudei con la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C.
Chissa’ se San Paolo avesse potuto prevedere quante sofferenze “ Cesare” avrebbe causato nel futuro agli ebrei e poi anche ai cristiani ( a Roma sotto Nerone) se si sarebbe appellato con tanta fiducia alla “ giustizia’ di Cesare.