Inchinatevi per la benedizione

Papa Francesco stamane per la prima volta in visita a una parrocchia romana, quella dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Prima Porta. “Il Papa è in Vaticano, qui è venuto il vescovo” ha detto nel saluto iniziale. Alla fine della celebrazione i bambini della Prima Comunione gli hanno cantato la “Benedizione di San Francesco”, che dice “Il Signore benedica te” e il Papa nell’atto di ricevere quella benedizione si è tolto la mitria e si è inchinato come aveva fatto nel primo affaccio dalla Loggia di San Pietro dopo l’elezione. Nel primo commento richiamo un “inchino per la benedizione” – anzi un inginocchiamento – da parte del cardinale Bergoglio che è all’origine dei suoi inchini da Papa.

Aggiornamento al 27 maggio. Qui si può leggere un mio irrilevante articolo di commento al gesto del Papa pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” con il titolo La nuova liturgia dell’inchino.

20 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Quand’era il cardinale Bergoglio a inchinarsi per la benedizione. “Il pastore evangelico chiese che tutti pregassero per me (…). Mentre tutti pregavano, la prima cosa che mi venne in mente fu di inginocchiarmi – un gesto molto cattolico – per ricevere la preghiera e la benedizione delle settemila persone che si trovavano lì. La settimana dopo, una rivista titolava: Buenos Aires, sede vacante. L’arcivescovo è incorso nel reato di apostasia. Per loro pregare insieme ad altri era apostasia”: così il cardinale Bergoglio nel volume “Il Cielo e la terra”, Mondadori 2013, racconta a pagina 197 un suo incontro con un raduno di evangelici nello stadio Luna Park della capitale argentina.

    26 Maggio, 2013 - 11:41
  2. FABRICIANUS

    A mio modesto avviso, papa Bergoglio è ben consapevole di quanto siano “forti” i movimenti Evangelical in Sud America e, non solo.

    Vi è sicuramente un intento ut unum sint nei gesti del Santo Padre, ma, nello stesso tempo, conoscendo bene quanti “attacchi” arrivino dalle persone di credo Evangelical al Cattolicesimo, (in particolare alla figura del papa) sta cercando piano piano di “scardinarli” per mettere primi mattoncini di un nuovo rapporto tra i credenti in Cristo.

    Il mio personale plauso a papa Francesco.

    26 Maggio, 2013 - 16:10
  3. Sara1

    Che ci sia un’influenza di questi movimento mi pare evidente. Però anche questi movimenti, dietro una certa libertà di forma, sono abbastanza conservatori, con alcuni non è facile fare ecumenismo e tendono un po’ al settarismo.
    Per cui, bho, certo non si può ignorarli.

    26 Maggio, 2013 - 16:28
  4. FABRICIANUS

    E’ vero Sara1, il cammino non è certo facile.

    26 Maggio, 2013 - 16:50
  5. Luigi Accattoli

    L’appello fatto oggi dal Papa, in nome del martire Puglisi, ai mafiosi e alle mafiose:

    Cari fratelli e sorelle, ieri, a Palermo, è stato proclamato Beato Don Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire, ucciso dalla mafia nel 1993. Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto. Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie. Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio e lodiamo Dio per la luminosa testimonianza di don Giuseppe Puglisi, e facciamo tesoro del suo esempio!

    26 Maggio, 2013 - 21:20
  6. Sara1

    Non è facile Fabricianus, però capisco che non si può ignorare questa realtà.
    Un’intervista di Clodovis Boff di qualche tempo fa che mi sembra molto positiva.

    http://www.we-are-church.org/it/mondo/BoffMC1.htm

    26 Maggio, 2013 - 22:07
  7. FABRICIANUS

    Grazie Sara della segnalazione.

    26 Maggio, 2013 - 22:34
  8. Nino

    Ciao Fabri
    “sta cercando piano piano di “scardinarli” per mettere primi mattoncini di un nuovo rapporto tra i credenti in Cristo.”
    —-
    La diagnosi è corretta e la terapia intrapresa da Francesco, pure.
    Lo si capiva benissimo dall’espressione di sgomento di Andrea Riccardi in una breve inquadratura televisiva mentre il Papa rispondendo a una delle 4 domande nel corso della vigilia di Pentecoste ridefiniva il senso e lo scopo delle vocazioni movimentiste.
    Del tutto chiese nella Chiesa, con tanto di mini IOR ( in certi casi non proprio mini ) con leaders-papetti e seminari propri

    27 Maggio, 2013 - 8:13
  9. FABRICIANUS

    E’ vero carissimo Nino, e’ anche compito dei movimenti Cattolici rivedersi e “scardinarsi” un po’ essi stessi.

    27 Maggio, 2013 - 10:44
  10. FABRICIANUS

    E’ un gesto rivoluzionario questo inchino, me ne convinco sempre di più.

    27 Maggio, 2013 - 21:45
  11. Luigi Franti

    «Gesto rivoluzionario»: può darsi … o magari è un pio salamelecco. Anche questo può essere.

    28 Maggio, 2013 - 9:11
  12. Se anche fosse un salamelecco…

    “Salam aleikum”=la pace sia con voi

    …mi andrebbe bene lo stesso.

    28 Maggio, 2013 - 10:09
  13. Mi rivolgo a Nino e a Luigi.

    A Nino perchè conosce della Compagnia di Gesù.

    Ho nella mia libreria, ma non riesco a trovare,
    un libro dei Gesuiti, copertina rossa, forse anni ’90,
    in cui si esaminava l’evangelizzazione e la pastorale
    dalle periferie.
    Credo che fossero atti di un convegno.

    Quando lo lessi, all’epoca, lo trovai impoortantissimo per la mia comprensione.

    Mi ricordo che all’epoca quando parlavo in parrocchia degli stimoli che ebbi,
    da quella lettura,
    sembravo agli altri che ero fuori dal tempo.

    Il lavoro pastorale è in parrocchia,
    quello di mantenimento dell’esistente,
    già alla fine degli anni ’80,
    quando io vedevo si stava entrando in un post cristianesimo,
    che nelle parrocchie del centro di Roma, soprattutto nella fascia della Roma Umbertina,
    era già visibilissimo,
    per chi non aveva gli occhi foderati di prosciutto.

    Mi ricordo che ne parlavamo al vescovo di settore, Giannini, brava persona,
    ma tutto andava al vento,
    In Vicariato, avevamo una sponda in Canestri, molto sensibile ai giovani,
    ma… di lì a poco, Canestri ando’ a Genova…..
    Vento….

    Si parlava di unificare le forze tra le parrocchie intorno alla Stazione Termini,
    una sorta di Unità pastorale,
    per far fronte ai cambiamenti veloci nel territtorio….

    Non accadde nulla…..
    erano gli anni ’80, poi arrivarono i ’90….
    per fortuna, la gioia di un grande innamoramento,
    mi distrasse da un impegno cher prendeva tutte le mie forze,
    un impegno che vedendo nel globale,
    aveva come risposta dai responsabili clericali,
    solo individualità,
    mantenimento…..

    E’ rimasto come memoria di quella bellissima epoca,
    che i giovani, oggi maturati e con famiglia,
    si incontrano ancora,
    pellegrini nelle varie parrocchie dove sono come territtorio,
    per momenti di preghiera,
    hanno educato nuove generazioni alla libertà in Cristo,
    e
    negli incontri,
    sono costretti a vedere,
    una Chiesa, ancora bloccata,
    come negli anni ’80/90.

    Quello che accadeva nella mia parrocchia umbertina
    negli anni ’80/90,
    è quello che vedo ancora nella mia attuale parrocchia
    di media periferia.

    E’ molto scoraggiante.

    Fa venire il pensiero di

    Scusate,
    mi sono allargato da quel libro, interessante e che sto ricercando,
    per ricomprendere,
    quanto
    la periferia,
    era già profondo oggetto di lavoro dei Gesuiti,
    da molto tempo.

    28 Maggio, 2013 - 12:07
  14. Luigi Accattoli

    Matteo non mi pare di conoscere quel libro che stai cercando.

    28 Maggio, 2013 - 14:41
  15. Nino

    Matteo,
    nemmeno io conosco quel libro, anche se come dici, l’argomento è tra quelli più frequentati dalla Compagnia.

    Assai probabile che si tratti di atti di un convegno.

    Se vuoi toglierti il dubbio, puoi chiamare la segreteria abbonamenti della Rivista Civiltà Cattolica a villa Malta, che gestisce anche la parte edizioni.

    28 Maggio, 2013 - 16:00
  16. discepolo

    Per SergioVentura e per chi fosse interessato all’ l’inchino come stile.
    Ricordo che nella S. Messa secondo il Rito Antico ( che io seguo nella Chiesa
    del Gentilino a Milano) gli inchini , SIA del Sacerdote celebrante che dei fedeli sono molto frequenti, un po’ come nelle Liturgie ortodosse.
    I fedeli in particilare si inchinano profondamente ( come nella Liturgia della Chiesa Ortodossa, cioè con tutto il busto piegato e la fronte rivolta a terra) tutte le volte che si nomina Gesù Cristo, inoltre ci si inchina profondamente quando nel Credo si pronunciano le parole “Et incarnatus est”
    Si fa poi un inchino profondo anche ogni volta che si nomina nella Liturgia lo Spirito Santo.
    Scusate, se vi ho tediato con questi particolari della S. Messa secondo l’antico Rito , ma siccome Sergio Ventura ha parlato dell'”inchino come stile” forse a qualcuno potrebbe venire la curiosità di sapere come era questa S. Messa secondo l’antico rito così demonizzata ai giorni nostri….

    29 Maggio, 2013 - 14:25
  17. sergio ventura

    Cara Discepolo,
    sono stato un po’ assente dalla rete in questi due giorni causa impegni in ‘periferia’ da neo-zio. Ribaltando una recente e bella provocazione di Luigi, non vorrei perciò essere scortese come ‘cristiano da salotto’ e mi scuso della tarda risposta.

    Lungi da me demonizzare l’antico rito! Non solo perché uno del ’73 (quale sono) vive – forse colpevolmente – come lontane le questioni progressisti-tradizionalisti, ma soprattutto perché dal punto di vista liturgico sono almeno due decenni che rifuggo celebrazioni illuminate a neon condite da sonore schitarrate. Quando sono dalle parti di Tarquinia, unisco la passeggiata domenicale ad una splendida messa di rito antico con chiaroscuri e gregoriano decisamente evocativi. Sperando di non confondere il bisogno di una messa più sobria, intima, umile con un inconscio desiderio di una celebrazione un po’ new-age (come a noi ‘giovani’ potrebbe risultare l’antico rito).

    La cosa curiosa però è che l’interesse per una liturgia di questo tipo è nata molto tempo fa proprio a Bose, dove a proposito di liturgia ci sono meno ‘cose curiose’ di quante, un po’ malignamente, si chiacchieri nella rete. E proprio a Bose ho anche sperimentato i primi esempi di ‘inchino come stile’. Con questa espressione, però, intendevo non tanto il giusto gesto di umiltà (ed anche di umiliazione) di fronte al Santo (Padre, Figlio, Spirito), bensì piuttosto il piegarsi (l’abbassarsi di cui parla spesso Francesco) da parte di colui che in quel momento detiene il potere (giuridico, ecclesiale, relazionale, etc.), e dal quale ti aspetteresti tutto tranne quel gesto di ‘riverenza’ nei tuoi confronti.

    Ecco. Non so se il gesto sia rivoluzionario o tradizionale. So che è bello. So che mi ha fatto bene e che, quando lo ricevo tutt’oggi, mi fa ancora tanto bene. So che mi ha anche insegnato a chinarmi di più e meglio – a Messa e non solo…

    Buona domenica

    2 Giugno, 2013 - 14:42

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